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Autore: hart    22/05/2022    2 recensioni
La gelosia a volte fa brutti scherzi, soprattutto se sei Emma Swan, soprattutto se c'è un certo Sindaco di mezzo...
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quello era il giorno. Sì, doveva essere quello. Non poteva più rimandare. Aveva aspettato anche troppo, aveva perso troppo tempo ed era stanca di avere paura di nascondere quello che provava.
Il piano era semplice andare da lei e chiederle di uscire. Gli uomini lo facevano da secoli, perché per lei avrebbe dovuto essere diverso? Poteva farcela. Dannazione, era la Salvatrice, aveva combattuto contro draghi, orchi, streghe, fate, criminali, non poteva certo avere paura di chiedere un dannato appuntamento.
Aveva paura di un suo rifiuto. Sospirò guardandosi allo specchio. Era terrorizzata da quello che sarebbe successo se le avesse riso in faccia. No, non l’avrebbe fatto. Non era quel tipo di persona, al massimo le avrebbe detto di no. Sarebbe stato imbarazzante per un po’, circa mezzo secolo, il tempo per lasciare questo mondo, e poi sarebbe andato tutto bene.
«Puoi farcela» si ripeté prendendo la giacca e uscendo.
Mentre entrava al Granny’s si ripeteva il discorso nella testa; una cosa semplice, niente di esagerato: l’avrebbe salutata e poi le avrebbe chiesto di cenare con lei. Facile e indolore. Facile forse sì, indolore no, se avesse rifiutato, ma poteva sopportarlo. Ok, forse non poteva, ma continuare a restare nel limbo del non so, dei forse, e dei può darsi non poteva più essere un’opzione. Aveva tentato di dimenticarla, eccome se ci aveva provato, ma come poteva dimenticarla? Come poteva smettere di pensare ai suoi occhi, alla sua bocca, al suo corpo, al suo sorriso, alle sue battute…
«Devo andare.»
Emma si bloccò sentendo la sua voce, si fermò dietro l’angolo e forse sarebbe dovuta rimanere lì invece di affacciarsi e rimanere completamente bloccata per lo spettacolo che le si parò davanti.
Regina stretta tra le braccia di un uomo, Robin Hood. Si stavano baciando e lui aveva le mani praticamente sul suo fondoschiena. Emma serrò le mani a quella scena. No, non poteva essere vero. Era il suo giorno, si era preparata per quel giorno. Avrebbe dovuto essere lei lì, non quel ladruncolo che puzzava di foresta. Lei doveva stringerla, sfiorare le sue labbra e morire sulla sua bocca mentre finalmente poteva accarezzare il suo corpo.
Regina sorrise e si staccò da lui.
«Mi stanno aspettando» mormorò.
«Resta con me» replicò lui baciandola di nuovo.
Emma stava per vomitare. Quel bacio era suo.
Regina poggiò le mani sul suo petto e si allontanò.
«Ci vediamo dopo.»
«Va bene.»
Emma la osservò mentre saliva le scale per andare al piano di sopra.
 
 
 
 
Regina entrò nella stanza con un sorriso sul viso. Mary Margaret la squadrò.
«Qualcuno è molto felice oggi» commentò la donna.
Regina le lanciò un’occhiataccia e si sistemò una ciocca di capelli.
«Non ho tutto il giorno, sono il sindaco, ho molte cose da fare. Di cosa volevi parlarmi?»
«Quanta fretta! Emma non è ancora arrivata.»
«È sempre ritardo…» iniziò a dire Regina.
«Sono qui» la voce di Emma era tagliente e piena di rabbia.
«Sarai mai puntuale?» le chiese Regina.
«Come se tu fossi qui da più di trenta secondi» ringhiò Emma lanciandole un’occhiata colma di rabbia.
«Ti sei alzata dal lato sbagliato del letto?»
«Il mio lato del letto era giusta, e il tuo?»
Regina incrociò le braccia al petto.
«Che vorresti dire?»
Emma continuò a fissarla.
«Non lo so, in quale letto hai dormito?»
Regina spalancò gli occhi sorpresa da quella domanda fin troppo simile ad un’accusa.
«Emma!» la riprese Mary Margaret. «Se sei nervosa non c’è bisogno di essere maleducate.»
«Per una volta sono d’accordo con Snow» sibilò Regina.
«Maleducata? Era solo una domanda.»
«Emma!» ripeté Mary Margaret «Non sono affari tuoi in ogni caso.»
«Si può sapere che vuoi da me?» sibilò Regina.
«Niente, non voglio niente da te.»
«Mi sembra che tu mi stia accusando di qualcosa.»
«Non ti sto accusando, spero solo che tu stia più attenta rispetto a quando facevi entrare Graham nella tua camera da letto, mentre Henry dormiva» sputò Emma con un ringhio.
Mary Margaret spalancò la bocca mentre le guance si tingevano di rosa.
«Emma!»
«Smettila di dire il mio cazzo di nome.»
«Non ammetto che mi si parli così» ringhiò Regina. «Nemmeno se sei tu a farlo.»
Emma le rise in faccia.
«Qualcosa da nascondere, maestà?»
«La mia vita privata non è affar tuo.»
«La vita di mio figlio è.»
«Tuo figlio? Quale, quello che hai abbandonato appena nato?»
«Per colpa tua.»
«Potevi tenerlo se avevi così paura che finisse in mani sbagliate.»
«Non pensavo che sarebbe finito tra le mani di una donna che si porta a letto chiunque.»
Lo schiaffo sibilò nell’aria e affondò nella sua guancia prima che riuscisse a capire quello che stava succedendo.
La mano di Regina era ancora sollevata a mezz’aria. Lo sguardo colmo di rancore, di delusione, di…
Cazzo.
«Regina, io… mi dispiace…» provò a dire.
La rabbia era svanita appena aveva guardato i suoi occhi. Lucidi e pronti a far sgorgare le lacrime che tratteneva a stento. Si odiò per quello che le aveva fatto, essere gelosa non le dava il diritto di ferirla. Era proprio un’idiota. Regina svanì in una familiare nube viola prima che riuscisse a dire un'altra parola.
Emma rimase immobile osservando il punto in cui un secondo prima c’era Regina.
«Emma?» la chiamò Snow. «Che ti è preso?»
«Io…» i singhiozzi le impedirono di continuare a parlare e si accasciò sul divano, dove sua madre la strinse.
«Perché le hai detto quelle cose?»
«Ero arrabbiata.»
«Avevate litigato?»
Emma scosse la testa.
«Allora?»
«L’ho vista… qui sotto» disse «con lui» ringhiò.
«E?»
«E si stavano baciando, maledizione, chiunque poteva vederli e lui la baciava, la stringeva e lei lo lasciava fare. Non è degno nemmeno di baciare la terra su cui cammina» sibilò.
«Emma, sei…» Snow prese un respiro profondo prima di continuare «…sei innamorata di Regina?»
Emma trasalì ma poi annuì nascondendo il viso nel petto di sua madre che la strinse.
«Va tutto bene, tesoro.»
«No, non va tutto bene. Era arrabbiata, ferita…»
«Le hai dato della poco di buono, direi che è normale.»
«Lo so, ero furiosa. Oggi avevo deciso di chiederle di uscire, avevo preparato un discoro e le avrei portato dei fiori e…»
«Oh tesoro» Snow la strinse.
«Non sei arrabbiata?»
«No, sorpresa forse. Ma credo di averlo sempre saputo. Sei sempre stata protettiva con lei e la osservavi un po’ troppo» commentò con un lieve sorriso la madre. Emma si incupì ancora di più.
«Ho fatto un casino.»
«Già, ma puoi rimediare.»
«E come? La prossima volta mi lancerà una palla di fuoco, e non farei niente per fermarla.»
«Parla con lei. Dille quello che provi. Urlerà, ti dirà di andare via, ma non farlo finché non le avrai detto quello che senti.»
«E se mi uccide?»
«Non ti ucciderà. Sei la madre di suo figlio, usa questa carta.»
Emma accennò un sorriso asciugandosi le lacrime.
«Vai.»
 
 
 
Dire che Regina era furiosa sarebbe stato un eufemismo. La cripta era ridotta ad un ammasso di mobili distrutti, libri sparpagliati ovunque.
«Regina?»
«Sparisci» urlò.
«Ti prego, fammi spiegare» disse Emma fermandosi a qualche passo da lei.
«Cosa devi spiegare? Hai già illustrato ampiamente cosa pensi di me. Una puttana senza morale.»
Emma si strinse nelle spalle, i sensi di colpa che le pesavano sui muscoli.
«Non avrei dovuto, io non lo penso…»
«Oh lo pensi eccome. E sai una cosa? Non mi interessa, non sai niente di me e della mia vita. Solo perché hai letto quello stupido libro…»
«No» Emma la bloccò «Non è stato per quello…»
«Non mi interessa.»
«Ti prego. Due minuti.»
«Forza, dimmi ancora quanto io sia indegna come madre.»
«Non lo sei. Sei la madre migliore del mondo e non avrei potuto sperare in niente di meglio per Henry.»
Regina la fulminò con lo sguardo ma rimase in silenzio.
«Ti ho vista con» Emma strinse le mani a pugno e prese un respiro «con Robin» sibilò il suo nome.
«E per questo sarei una poco di buono?»
Emma scosse la testa mentre tentava di arginare la rabbia, la gelosia e le lacrime.
«No, non hai fatto niente di sbagliato. Sono io che ho sbagliato. Quando ti ho vista con lui… non ho capito più niente…»
«Ti piace Robin?» le chiese Regina.
Emma aprì la bocca in una smorfia disgustata.
«No, che schifo.»
«E allora?»
«Davvero non l’hai ancora capito?» chiese Emma esterrefatta.
Regina scosse la testa.
«Tu.»
«Io?»
«Oh dio, Regina, per essere una persona intelligente sei davvero ottusa» commentò Emma esasperata e prima che Regina potesse davvero incenerirla con una palla di fuoco continuò: «Tu! Mi piaci tu» confessò infine. Regina la guardò come se le fossero cresciute le ali e le corna. «Lo so, sono un’idiota. Oggi avevo deciso di invitarti a cena, e quando ti ho vista con lui… sono andata fuori di testa e ho fatto quello che faccio sempre: ti ho attaccata. Ti ho ferita e mi dispiace immensamente. Ferirti era l’ultima cosa che volevo e non penso niente di quello che ho detto. Ero solo gelosa.»
Regina continuò a rimanere in silenzio.
«Ok, mi sono resa ridicola me ne rendo conto, volevo solo scusarmi e chiederti di perdonarmi, so che non provi lo stesso ma volevo spiegarti perché avevo reagito in quel modo…»
«Non sono andata a letto con lui» la interruppe Regina.
«Non mi devi spiegazioni Regina, sei libera di frequentare chiunque tu voglia» si sforzò di dire.
«Lo so, ma volevo che lo sapessi. Ci siamo solo baciati.»
«Lo so» mormorò.
«Non sapevo che tu…»
«Non potevi saperlo. Voglio che tu sia felice e se lui ti rende felice va bene…» disse Emma prima di girarsi per andare via.
«Non lo sono.»
Emma si bloccò e tornò a guardarla.
«Che stai dicendo?»
Regina fece un passo verso di lei, mordicchiandosi il labbro inferiore.
«Se mi avessi chiesto di uscire, avrei detto sì» rivelò.
Emma sobbalzò.
«Mi stai prendendo in giro? Ti stai vendicando per quello che ho detto? Ne avresti tutti i diritti ma, ti prego, dimmelo ora…»
Regina scosse la testa.
«Non so per quale strano scherzo del destino, ma mi piaci, Emma.»
«E Robin?»
«Non credevo di piacerti, non mi hai mai fatto capire niente…»
«Regina ti sbavo dietro da quando sono arrivata in città come hai fatto a non notarlo?»
Regina arrossì. Emma fece un passo verso di lei e le accarezzò il viso.
«Posso?»
Regina annuì e un istante dopo le labbra di Emma erano sulle sue. Morbide, gentili. La sfioravano come se fosse fatta di vetro, come se fosse la cosa più delicata e fragile del mondo. Le braccia di Emma si strinsero intorno ai suoi fianchi e Regina si trovò stretta tra le sue braccia. Le loro bocche continuarono a cercarsi, esplorarsi come due calamite che non potevano separarsi.
«Vuoi uscire con me?» le chiese Emma quando si staccarono per riprendere fiato.
«Potevi portarmi almeno dei fiori» scherzò Regina.
«Era il mio piano originario ma a quanto pare non facciamo niente come le persone normali.»
«Infatti.»
«Allora, verrai a cena con me?»
«Solo se prendiamo la mia macchina.»
Emma rise.
«Tutto quello che vuoi.»
«È una cosa pericolosa da dire alla regina cattiva.»
«Sei Regina, solo Regina» disse prima di baciarla di nuovo.
 
 
   
 
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