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Autore: Maranuska    23/05/2022    0 recensioni
Con Noè non ci assomigliamo per nulla, né fisicamente né caratterialmente. Io sono una tipica ragazza del sud dalla pelle olivastra; lui un biondino dagli occhi azzurri proveniente dall’estremo nord. Io mi autocommisero, lui si autoproclama. Io riservata, lui festaiolo. Io visibilmente depressa, lui visibilmente entusiasta. Un mix impossibile, in pratica. Ma allora, come si è conosciuta la coppia che scoppia?
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~ INIZO ~
 
Non ho idea di come si stia al mondo. Davvero nessuna. Zero. Nada. Nothing. Eppure ho vissuto, sto vivendo, sto respirando. Sono nel mondo.
Ho studiato, ho amato, ho viaggiato, ho mangiato – tanto – ho pianto, riso, gioito. Sono nel mondo.
Potrei anche dire di essere stata felice a volte. Alla nascita dei mie nipoti, alle celebrazioni cui ho partecipato, alla mia laurea. Ah! La laurea. Un agognato pezzo di carta che non mi ha portata da nessuna parte. Certo, ho lavorato, ma non sono arrivata mai dove volevo. E, sicuramente, è solo colpa mia. Ne sono certa.
Nonostante questa mia deprimente autocommiserazione, posso dire di stare bene – in fondo – e in realtà è solo merito suo. Di Noè.
~~~
Con Noè non ci assomigliamo per nulla, né fisicamente né caratterialmente. Io sono una tipica ragazza del sud dalla pelle olivastra; lui un biondino dagli occhi azzurri proveniente dall’estremo nord. Io mi autocommisero, lui si autoproclama. Io riservata, lui festaiolo. Io visibilmente depressa, lui visibilmente entusiasta. Un mix impossibile, in pratica. Ma allora, come si è conosciuta la coppia che scoppia?
Al centro, naturalmente!
Eravamo entrambi a Roma, la città al centro Italia nota per la sua vasta cultura nonché uno dei simboli dell’amore eterno. Io ero appena uscita da un colloquio di lavoro vicino piazza Navona e lo vidi gironzolare spaesato. Faceva un po’ pena. Così, mi avvicinai cautamente sperando di ricordare come si formula una frase di senso compiuto in inglese e, non appena fui a portata di orecchio biascicai un debole “do you need help?” Entusiasta come un bimbo davanti l’uovo Kinder, sgranò gli occhi e mi rispose che sì, aveva bisogno di un aiuto. Ma, nonostante le mie conoscenze linguistiche siano buone, a primo impatto non riuscì a capire cosa stesse dicendo. Dunque al mio “excuse me?” mi aspettavo un inglese britannico che nemmeno la regina Elisabetta parla, e invece…
   “Oh cazzo! E ora come si chiede la direzione in inglese? Ah sì… Where is Colosseum? Colosseum…ehm…the big house of gladiatori the house with tanti buchi!”
Lo ammetto, ero interdetta e scioccata allo stesso tempo. Mi aspettavo un accento British con riferimenti qua e là al thè e a Shakespeare, ma non un accento di Bolzano! Scoppiai a ridere per la figuraccia fatta da parte di entrambi e, mentre cercavo di non soffocare, notai lui che mi guardava scioccato, ma sorridente.
   “No no, wait!” insistetti in una lingua non nostra. “Scusa scusa! Pensavo fossi inglese, ma menomale non lo sei!” continuai fra le lacrime. Lui raddrizzò la schiena, capì la figuraccia fatta da entrambi e mi fece compagnia fra le risate.
   “Menomale sì! Sai che casino trovare il Colosseo con delle spiegazioni in inglese! Già mi oriento male in italiano.” Continuò lui, calmandosi.
   “Bè, tranquillo, saremmo stati nella stessa situazione” ripresi il mio aspetto pacato mentre stroncavo le ultime risate. “Ok, dunque, per arrivare al Colosseo passi anche per il Pantheon e i Fori imperiali e, dato che il tragitto dura 20 minuti circa, ti consiglio di prenderla con calma e visitare anche loro.” Con le ultime parole mi schiarì la gola e, tornata in me, vidi il suo aspetto. Era davvero molto carino. Arrossì e lui se ne accorse subito, si avvicinò a me e mi porse una mano sorridendo felice.
   “Grazie, mi hai salvato! Se non fosse stato per te, avrei visitato Roma senza mai arrivare dove volevo! Vieni con me, così mi posso sdebitare”
Ritrassi subito la mano, sorrisi timidamente e con un cenno della mano rifiutai.
   “Ti ringrazio, ma a breve ho il treno di ritorno e non posso rischiare di perderlo. Spero che la città ti piaccia. Ciao!” senza aspettare una risposta, mi incamminai nella direzione opposta alla sua. Che strano incontro però. Si dice che i ragazzi del nord siano estremamente riservati, ma lui è così espansivo! Bè, si dice il contrario dei ragazzi del sud ma come potete vedere, non vale per me..
D’improvviso sentì un clacson e mi voltai istintivamente e…mi stava seguendo! Perché? Che intenzioni aveva? Sperava di seguirmi senza essere visto? Voleva pedinarmi fino alla stazione? Non potevo farmi i fatti miei!? Mentre pensavo a mille congetture, lui felice e sorridente continuava a farmi cenno di prendere un caffè con lui. Mi stancai ben presto di questo giochino, perciò feci marcia indietro e gli andai nuovamente incontro.
   “Bè? Si può sapere perché mi segui? Non ho nulla per te!” sbraitai.
   “Vorrei solo sdebitarmi. Voi del posto dovreste essere calorosi con chi viene a visitare la vostra bella città.”
   “Si da il caso che io non sia di qui, ma conosco bene la città. E comunque il tuo discorso non sta in piedi!”
Sorrise spavaldo, come se avesse appena fatto una grande conquista.
   “Ah si? E di dove sei?” ecco, mi ero fregata da sola. Mi voltai nuovamente e ripresi a marciare nella mia direzione. “Sei del sud vero?” urlò “Sai, pensavo che le ragazze del sud fossero più calorose di così. E anche meno arrabbiate. E più giocose. E sensuali…” Ovvio! Era ovvio che dicesse cose del genere. “Volevo venire giù a fare un bel bagno, magari conosci qualche bella ragazza da presentarmi e…” Ecco! Infuriata girai i tacchi e tornai verso di lui, gli puntai il dito contro e dissi una di quelle frasi da film trite e ritrite.
   “Non conosco nessuna ragazza che faccia per te e comunque non te la presenterei nemmeno se fossi l’ultimo uomo sulla terra!” Sentivo la mia faccia avvampare. Disperata nel chiudere quella farsa, lo presi per un braccio e lo trascinai di nuovo verso il centro di piazza Navona. Mi sedetti al primo tavolino disponibile, ordinai due caffè per entrambi e mi voltai dall’altra parte cercando di calmarmi. Il cameriere portò la nostra ordinazione, lui bevve con tutta la tranquillità del mondo mentre io non toccai neppure il cucchiaino. Non appena vidi che ebbe finito, lasciai una banconota da 5 sul tavolo e me ne andai.
Sapete già cosa fece lui, vero? Esatto, riprese a seguirmi. Ero ormai esausta dalla giornata perciò non feci nulla e proseguì verso la stazione. Arrivai con 15 minuti di anticipo, mi sedetti al binario atteso, feci un profondo respiro e cercai di calmarmi. Ma, con la coda dell’occhio lo vidi che si avvicinava a me. Lo ignorai mentre poggiava sulla panchina un sacchetto bianco con il logo del bar, per poi voltarsi e scomparire fra la folla. Lo presi e dentro ci trovai un biscotto al cioccolato ed un paio di fazzolettini. Su uno c’era un numero di telefono ed un account Instagram seguiti da “scrivimi se vuoi, mi farò perdonare per tutto. Noè.” Sospirai, misi il fazzoletto in tasca e mangia il biscotto. Era davvero buono.
~~~
Bè, se in una delle prime frasi scritte lo nomino, direi che quel piccolo dolce stratagemma ha funzionato. Gli scrissi qualche giorno dopo, mandandogli una foto del mare cristallino che diceva di voler visitare. Da quel giorno, ci conosciamo da 5 anni ormai. Stiamo insieme ogni giorno, dormiamo nello stesso letto, mangiamo alla stessa tavola, abbiamo gli stessi progetti e giochiamo assieme. Lui è molto stancante, come un bambino che vuole continue attenzioni. Io ho una visione diversa della vita, ma ci vuole ancora tanta strada per la felicità eterna.
Comunque sia, sono contenta di averlo conosciuto, ha portato in me una ventata di gioia. Conservo ancora il bastoncino che mi ha portato quel giorno alla stazione e da allora stiamo bene insieme e spero di passare serenamente con lui questi 7 anni, sperando siano di più. Ma, purtroppo, i Golden Retriver vivono al massimo 12 anni.
Ah, non l’avevo detto? Noè è un cane.
 
~ FINE ~
 
 
  
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