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Autore: Il cactus infelice    23/05/2022    2 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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MI PIACE LA TUA COMPAGNIA

 

Dominique sedeva in giardino con una tazza di tisana calda tra le mani, lo sguardo perso nel vuoto, ma senza particolari pensieri per la testa. Stranamente si sentiva rilassata. Era da un po’ di tempo che non provava quella sensazione di pace e tranquillità, senza alcun pensiero ansioso che la disturbasse. Sapeva già che non sarebbe durato molto, e quindi se lo voleva godere più che poteva.
Sentì dei passi venire verso di lei e quando alzò lo sguardo incontrò gli occhi grigi di Regulus. Non era una sorpresa che fosse lui, ormai riconosceva il suo passo e il suo modo di camminare solo con un orecchio. E il ragazzo era incredibilmente silenzioso quando camminava.
La presenza di Regulus era diventata confortante, come una coperta calda o una tisana rilassante. Ormai era impossibile negare di provare dei sentimenti per lui. La ragazza avrebbe tanto voluto che fossero sentimenti più amichevoli, come quelli che provi per un fratello, ma non era così… Perché ogni parte di lei voleva accarezzarlo, passargli le dita sulle braccia, sul collo e poggiare le proprie labbra sulle sue. Voleva abbracciarlo di notte, stringerlo tra le proprie braccia e tranquillizzarlo quando aveva gli incubi. Dominique sapeva che aveva degli incubi, lo sentiva svegliarsi di colpo la notte, e poi vagare per la casa per un’ora o due prima di riaddormentarsi di nuovo. Voleva conoscere i suoi segreti, le sue paure, la sua storia. Non le bastava quello che aveva letto nel libro di Storia della magia. 

“Mi sa che pioverà”, disse il ragazzo, piano, senza particolare intonazione nella voce. Dominique lanciò un’occhiata al cielo che si era oscurato ancora di più da quella mattina. Le ricordava gli occhi di Regulus, eccetto che gli occhi di Regulus erano decisamente più belli. Lui le si sedette accanto.
“Come mai ti tingi i capelli?” le chiese a un certo punto, girandosi a guardarla.
Dominique inarcò le sopracciglia a quella domanda strana e inaspettata. Prese una ciocca di capelli tra le dita, osservandola come se non ne conoscesse il colore e rispose, senza ricambiare lo sguardo dell’altro: “Non-Non lo so… Mi piacciono biondi. Mia sorella è l’unica ad aver ereditato i capelli di nostra madre. E come avrai notato ci sono molti capelli rossi nella mia famiglia. A un certo punto diventa noioso”. 

Regulus piegò un angolo della bocca verso l’alto, sfregandosi le mani sui pantaloni scuri. 

Dominique smise di tormentare la ciocca di capelli evitando di pensare al disastro che dovevano essere. Non sistemava la tinta da un bel po’ ed era sicura di avere una ricrescita dei suoi capelli naturali terribile. Evitava pure gli specchi se non per l’indispensabile.
La verità era che aveva invidiato sua sorella anche per quello, per quei dannati capelli biondi e setosi. Voleva averli come lei. E i capelli rossi la legavano troppo alla sua famiglia, era come essere un'etichetta ambulante. E poi, aveva sempre pensato che il biondo le indurisse i lineamenti, dandole quell’aria di ragazza fredda e irraggiungibile e per qualche motivo inspiegabile si era messa in testa che questo le facesse guadagnare più rispetto dagli altri, e non vista solo come una bella fanciulla con una percentuale di sangue Veela, figlia di due eroi di guerra e imparentata con delle leggende.

“Secondo me staresti meglio coi capelli rossi”, disse Regulus, di nuovo senza particolare tono. 

Dominique finalmente girò lo sguardo verso di lui. Non sapeva come prenderlo, era un complimento? Un’osservazione? Perché Regulus era così inscrutabile?
“Ci penserò”, rispose lei, cercando di nascondere come meglio poteva l’emozione di quella conversazione.
“Che ne dici se torniamo dentro? Poi devo passare da casa a prendere altri vestiti”. 

Dominique si alzò, allungando una mano verso il ragazzo.
“Non sei costretto a stare tutto il tempo con me”, fece lei mentre si incamminavano verso casa. Lo disse sforzandosi perché la verità era che l’unica compagnia che voleva era proprio quella di Regulus. “Sono sicura che puoi trovare di meglio da fare”.

“Non mi dispiace”, ribatté il ragazzo. “Mi piace la tua compagnia”. 

Mi piace la tua compagnia. 

Mi piace la tua compagnia.
Mi piace la tua compagnia.   

Avevano già raggiunto il portico quando Dominique parlò di nuovo, ridendo ironicamente: “Oh be’, allora hai degli standard veramente bassi”.

Regulus posò una mano sulla maniglia della porta.
“Si potrebbe dire lo stesso di te, visto che ti piace tradurre vecchi testi latini”. 

“Allora siamo davvero due idioti strambi”. 

Nel momento in cui richiusero la porta di casa dietro le proprie spalle, il rombo di un tuono attraversò il cielo. 


“Mamma, mamma!”
Victoria quasi saltò sulla sedia all’udire la voce del figlio. Era talmente assorta nella conversazione con Sirius e dal suo volto che quasi si era dimenticata di trovarsi nel suo piccolo appartamento e nella cucina male illuminata da un lampadario in cima al tavolo che emetteva un ronzio quando la luce era accesa e creava delle grandi ombre inquietanti negli angoli in cui non arrivava.
La strega si girò verso la soglia della porta dove suo figlio la guardava con occhi pieni di sonno, avvolto in un pigiama con disegnate le orecchie di Topolino. “Ho sete”, disse con voce piccola e un po’ piagnucolante. Il bambino ignorò completamente la presenza di Sirius, anche se questi cercò di fargli un piccolo sorriso. 

“Ti prendo dell’acqua”, Victoria si alzò dal tavolo e andò al secchiaio per versare dell’acqua corrente in un bicchiere. In due falcate raggiunse il figlio e gliela diede. “Vuoi che ti riaccompagni a letto?”
Il bambino annuì vigorosamente col capo e ridiede il bicchiere alla madre. “Ci metto un attimo”, disse Victoria a bassa voce girandosi verso Sirius. 

Quando madre e figlio sparirono nel corridoio, il mago svuotò la propria bottiglia di birra in cui era rimasto l’ultimo sorso, e fissò gli occhi sul bicchiere di acqua che Victoria aveva lasciato sul tavolo, ripensando alla serata appena trascorsa. Quando aveva accompagnato Victoria a casa dopo il lavoro, lei lo aveva invitato a restare per cena, con la scusa che era tardi e che le avrebbe fatto piacere avere un po’ di compagnia. Aveva cucinato una cosa veloce e lui aveva cercato di darle una mano il più possibile, considerate le sue misere doti culinarie. Avevano condiviso un paio di birre parlando del più e del meno, scherzando e ridendo. Iniziava a rendersi conto che trovava la compagnia della donna molto più che piacevole, e quello che stavano facendo ultimamente non era solo casuale. Ma non aveva idea di dove stessero andando a parare.
Sirius lanciò un’occhiata all’orologio appeso al muro e notò che si era fatto piuttosto tardi. Victoria ritornò in cucina in quel momento.
“Scusami, a volte vuole solo un abbraccio prima di dormire”. 

Sirius sorrise. “Non ti preoccupare. Lo capisco. Anzi, è meglio che io vada, si è fatto tardi”.

“Oh”. L’espressione di Victoria sembrò farsi dispiaciuta. “D’accordo. Forse è meglio non fare le ore piccole, considerato che domani lavoriamo”.
Sirius ridacchiò. “Esatto. Grazie della cena e… Della compagnia. Voglio verificare se mio fratello è tornato a casa o se è ancora con la sua quasi-ragazza”.
Victoria scoppiò in una risata sommessa. “Mi terrai aggiornata anche su quello”.

“Assolutamente. Considerando Regulus, ne sentirai delle belle”.
La donna lo accompagnò alla porta e si salutarono con due baci frettolosi sulle guance, un po’ impacciati. Era strano, ma nonostante i diversi appuntamenti, e nonostante si vedessero sempre al lavoro e fossero anche andati a letto insieme, c’erano alcune situazioni che li mettevano a disagio, e sembravano dimenticarsi come comportarsi l’uno attorno all’altro.
Si scambiarono un ultimo sguardo un po’ più lungo, uno sguardo che comunicava tutto e niente, e infine Sirius si smaterializzò sul posto, lasciando Victoria a fissare l’uscio appena rimasto vuoto.    

 

Dominique si era decisa ad affrontare quella cosa che le faceva paura. Non era una Grifondoro perciò non aveva motivo di esserlo e non aveva vergogna ad ammettere di non essere particolarmente coraggiosa, ma i discorsi agli incontri degli NA l’avevano ispirata, e se c’era una cosa che aveva capito - e che le aveva dato una forma di sollievo - era sapere che nessuno è perfetto, e che tutti commettono degli errori facendo soffrire quelli che hanno accanto o commettendo dei torti di cui poi si pentono.
La ragazza pensava ai propri genitori quando arrivò a questa realizzazione perché doveva chiedere scusa a loro per averli fatti preoccupare, per averli fatti soffrire e per averli delusi. Era sicura che si davano la colpa di quello che lei aveva fatto, anche se era stata solo lei a buttarsi in quella spirale di autodistruzione.
Ma, come detto, non era una Grifondoro e doveva racimolare un bel po’ di coraggio prima di decidersi a parlare con loro. Perciò aveva deciso di provare con Teddy e Vicky. Erano una buona via di mezzo. Era più facile con loro. 

“Mi dispiace averti urlato in faccia quel giorno”, disse Dominique, fissando gli occhi sulle piante nel vaso di Ginny. I tre erano fermi sotto il portico di casa Potter; ormai quel posto era diventato una specie di confessionale e dimora di riflessioni filosofiche.

“Oh, Dom”, fece la sorella, il tono dolce e caldo. “Non hai nulla di cui scusarti. Anzi, dovrei essere io a scusarmi. Non ti ho supportata come avrei dovuto, e parlarti della mia vita non è stato proprio il massimo”. 

La minore scrollò le spalle. “Diciamo che io stessa non sono stata molto d’aiuto”. Poi il suo sguardo si spostò su Teddy, più timoroso e imbarazzato. “E quello che ho detto su di te… Non avevo pianificato che lo sapessi. Mai”. 

Teddy fece un passo in direzione della ragazza, un’espressione quasi triste dipinta in volto.
“Sappi però che non è più così”, si affrettò a continuare Dominique, prima di lasciare il tempo all’altro di dire qualunque cosa. “Sì, ho avuto una cotta micidiale per te, ma… L’ho superata. Penso solo che tu sia il migliore ragazzo che una ragazza possa sognare di avere e… Diciamo che le mie esperienze non sono state le migliori. Mi sembrava solo ingiusto che toccasse proprio a mia sorella. Come tutte le cose belle. Ma so che è una cosa stupida e non è certo colpa di Vic o tua. I miei problemi con me stessa sono solo miei, non vostri”. 

“Domi”, fece Victoire piano, prendendo delicatamente le mani della sorella tra le proprie. “Capisco quello che provi, io…”. Fece una pausa e un’espressione di sforzo, come se trovare le parole giuste le costasse fatica. E forse era così, nonostante fosse una cantautrice. “Io capisco cosa intendi. E’ vero, ho avuto tante fortune nella vita e non mi posso lamentare. Ma la vita non è solo fortune ad alcuni e sfortune agli altri. La vita è quello che decidi di farne tu. Perciò… Dominique, tu sei intelligente e piena di talento. Sono sicura che troverai la tua strada e io sarò qui ad aiutarti, e anche Teddy e mamma e papà e tutta la nostra famiglia. Vedrai che andrà bene e riceverai tutto il bene che ti meriti”. 

Le due sorelle si strinsero in un abbraccio e Dominique si sentì immediatamente un po’ più sollevata. Non era stato così difficile. 

Quando si separarono, la più piccola guardò di nuovo verso Teddy che per tutto quel tempo se ne era rimasto in silenzio, a disagio e incerto su cosa dire. Mille parole diverse gli erano passate per la testa e nessuna gli sembrava appropriata.

Dominique gli sorrise. “So cosa stai pensando. Non è colpa tua. Tu non potevi fare nulla e non è che uno può decidere di chi innamorarsi”.

“Se potessi mi sdoppierei”, mormorò Teddy in tono scherzoso. 

L’altra scoppiò a ridere. “Oh, non ti preoccupare. Alla fine ho capito che… Non sei l’unico ragazzo perfetto su questo pianeta. Mi dispiace. E forse, sei anche fin troppo perfetto e perfettino per i miei standard”. 

Teddy rise, abbracciandola anche lui. “Questo mi consola”. 

“E comunque, voglio sentire le nuove canzoni di cui mi hai parlato”, fece Dominique guardando verso la sorella.   


I tre infine rientrarono in casa, contenti della chiacchierata e di buon umore. 

Vicky accontentò il desiderio della sorella e si mise al pianoforte. I tre fratelli Potter erano in sala seduti sul divano, James e Lily che giocavano alla PlayStation, ma che spensero per sentire le canzoni della cugina. Al chiuse il libro che stava leggendo. Ginny invece era seduta al tavolo della cucina davanti al computer, abbastanza vicina per sentire la musica, e decise di non intromettersi. 

Regulus, Dominique e Teddy si accomodarono sul divano nello spazio libero, i primi due in ascolto; il Metamorfomagus decise che avrebbe ascoltato con un orecchio, tirando fuori il portatile per scrivere qualcosa per lavoro. 

Victoire partì con la prima canzone, una melodia piuttosto allegra e semplice, che parlava di una ricca ereditiera che sperperava i suoi soldi in modi assurdi. 

“C’è questa canzone che mi piace molto per come suona dentro la mia testa”, disse la ragazza a un certo punto. “Però non riesco a farla quadrare quando la suono. Fa più o meno così”.

Cominciò con degli accordi molto rapidi e veloci e una tonalità molto alta. 

I'm alone in my house / I'm out on the town / I'm at the bottom of the bottle / I've been knockin' them down”.

“Poi il resto fa così”.

I can't get back up on my feet / See the lights all on the street like stars / But look what I found / Look what I found / Another piece of my heart just laying on the ground”. Di tanto in tanto cantava senza toccare il pianoforte, e qualche volta provava a inserirci degli accordi.

“Aspetta!” La fermò Regulus. “Prova ad iniziare con un accordo in Do”. 

Vicky lo guardò confusa. 

“Ti faccio vedere”. 

Il ragazzo si alzò dal divano e si mise al pianoforte. Imitò la stessa melodia che la ragazza aveva fatto prima, ma cambiando leggermente gli accordi e con la mano destra le fece un veloce gesto per indicarle di partire con la voce. 

Vicky obbedì, schioccando le dita per darsi il ritmo e riuscì a cantare la prima strofa, l’espressione di pura gioia quando si accorse che finalmente la sua canzone aveva un senso. 

“Il resto andava bene, dovevi solo partire con una tonalità più bassa”.

“Oh, Merlino! Hai ragione”.

La ragazza si riposizionò al pianoforte, una mano accanto a quella di Regulus, e proseguì. 

Another foggy day / I'm looking for a light / And my only friend is working tonight / I can't get myself out of bed / Hear these voices in my head like a song”. 

I due erano perfettamente in sincronia e qualche volta la voce di Regulus si univa a quella di Vicky, un po’ più bassa e sommessa, per non disturbare la ragazza e per darsi il ritmo, scambiando di tanto in tanto qualche sguardo con la ragazza per capire che cosa faceva.

“Dovremmo scrivere insieme una canzone”, disse Vicky sorridendo. 

Gli spettatori li ascoltavano curiosi, anche Teddy aveva alzato lo sguardo dal suo lavoro, osservando i due con uno sguardo strano che probabilmente però era identico a quello che esibiva Dominique. 

Il ragazzo però richiuse di colpo il portatile e si alzò dal divano dicendo che doveva andare al lavoro e che era già in ritardo. Salutò velocemente tutti quanti, e Vicky gli lanciò un’occhiata curiosa ma non si distrasse troppo da quello che stava facendo con Regulus, ovvero cercare di capire come far andare avanti la canzone. 

Anche Dominique avrebbe voluto avere la stessa via di fuga di Teddy, e invece dovette rimanersene sul divano con un’orribile sensazione sul fondo dello stomaco e una vocina nella testa che le ripeteva “non di nuovo, non di nuovo”.

Perché sua sorella non poteva smettere di sorridere ogni volta che Regulus le proponeva qualcosa? Quegli occhi grigi dovevano guardare solo lei. 

 

***

Buondì!
Cos’è quello che vedo alla fine? Un po’ di gelosia, Dominique? ^^
Hahah

Comunque vedo che vi sta piacendo Regulus. Molto, molto, molto bene. Ne sono felice. Io lo adoro.
E finalmente abbiamo anche il chiarimento tra le sorelle e Teddy. Teddy sarà anche un bravissimo ragazzo, ma nessuno è perfetto e il mare è pieno di pesci. 

Grazie mille per avermi seguita fino a qui. Ci rivediamo Lunedì prossimo. Intanto vi lascio il link alla canzone che canta Vicky nel capitolo, che si chiama Look What I Found ed è quella che canta Lady Gaga in A Star Is Born. E qua c’è la traduzione (dovete scorrere un po').
Giusto perché non voglio farvi mancare niente, vi lascio anche una foto alla prestavolto che ho scelto per Dominique, nel caso ve la foste scordata. Una versione bionda e una rossa. 

Bionda

Rossa

Aspetto i vostri commenti.
A presto,
C.
   
 
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