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Autore: Ino chan    24/05/2022    2 recensioni
« Ero serio.» mormora «Non accadrà di nuovo.»
Phil gli rivolge un'occhiata scettica « Vuoi sapere se ho una camera qui?»
Clint mantiene la mano sul volto per una manciata di secondi, prima di rispondere un mesto « Sì.»
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: What if? - In questa storia Clint è single
Note: What if? - Non segue il canone di Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D.
Note: What if? - Non segue il canone dell'MCU
Ambientata dopo Captain America: Civil War

maggio 2016

«Vuoi davvero dirmi che non hai intenzione di aiutarmi?»
Clint si chiude nelle spalle, è quello che ha appena detto. Non ha intenzione di reggerla per le manine durante la sua prima missione come Avenger, non durante il week end del Super Bowl. Kate spalanca la bocca oltraggiata, Clint riesce a vederla attraverso il riflesso della finestra. Trattiene a forza una risata: se lui riesce a vederla, anche lei può farlo, e infatti basta il leggero tremolio del labbro superiore, mentre atteggia il volto nell'espressione più neutra che conosce, a farla infuriare . Batte un piede a terra, teatrale come solo lei sa essere, ed esce mulinando i capelli « Farò da sola, e se dovessi morire, verrò a farti solletico sotto i piedi da fantasma!»
Clint ride di gusto mentre la guarda uscire: « Che minaccia orribile, non sarà un po' troppo?»

Per tre giorni, Kate non da notizie e Clint non è affatto preoccupato per lei.
È solo che, ormai, non è più abituato a mangiare da solo, dormire da solo, praticamente vivere senza Kate Bishop attaccata alla sottana. Per sé stesso, quindi, per la sua stabilità emotiva, decide di contattare Hill e chiederle di rintracciare il telefono di Kate. È troppo vecchio per abituarsi ad un terzo stile di vita diverso nel giro di neanche un anno: da Avenger a sgherro di Thaddeus Ross, e ora che si è abituato a fare da babysitter ad una mocciosa chiaramente infatuata di lui, questa ha l'ardire di lasciarlo da solo solo? No, assolutamente, non se ne parla neanche!
Hill lo informa che il cellulare di Kate è ancora acceso e si trova a Little Rock in Arkansas: «Little Rock?» le fa eco sorpreso. È da quando era un semplice Agente dello S.H.I.E.L.D che non mette piede in quel posto. È lì che aveva il suo punto di rendez-vous con Coulson, quando la situazione andava male per il Team Delta e c'era da separarsi durante una missione. Una parte di lui, nonostante l' apprensione tentenna mentre legge le coordinate che Maria gli invia per e-mail. Del Delta è rimasto solo lui, prima Phil e poi Natasha,lo hanno lasciato indietro. Tornare in quel posto, sarà come ricevere una visita dello Spirito del Natale passato, cazzo...
Si morde il labbro inferiore mentre osserva Lucky,the Pizza Dog, seduto di fronte la porta della camera da letto di Kate, il muso sollevato verso la maniglia, come se si aspettasse di vederla aprire da un momento all'altro.
«Maledizione, sacco di pulci, questo è sleale.» ringhia.
Può resistere a tutto, tranne ad un cane che aspetta dietro una porta chiusa... È troppo triste!

«Non...»
Non dovrebbe essere sorpreso eppure, quando si trova ad alzare lo sguardo sul palazzo dall'altro lato della strada, non può fare a meno di strabuzzare gli occhi. È sempre un posto di merda, eppure Clint avverte un vago senso di nostalgia chiudergli la gola mentre si guarda attorno. L'ultima volta che è stato lì, Phil era ancora vivo, lui non si stava pagando il soggiorno fuori dal Raft aiutando Thunderbolt Ross e Natasha non era una fuggitiva assieme a Steve Rogers. Sospira. Chiunque sia stato a far prigioniera Kate, lo conosce abbastanza da conoscere, oltre ai suoi vecchi punti di rendez-vous, anche i suoi gradi di reazione. Perché ora è incazzato davvero e quando è incazzato, non ragiona come dovrebbe.
Sfila una freccia dalla faretra e, infatti, opta per il piano peggiore, non avere nessun piano. Sfonda il portone d'ingresso con una pedata così forte che sembra quasi far tremare tutto il palazzo ed entra. La tromba delle scale è stretta, ripida, e i gradini sono ridicolmente alti. Clint li affronta con passo pesante, gli occhi verso la cima di ogni rampa che sale : l'appartamento è all'ultimo piano, il terzo per senso antiorario una volta arrivati al pianerottolo. Phil, all'epoca, lo scelse per l'accesso diretto alla scala antincendio, una sicura via di fuga per qualsiasi assalto improvviso alla casa.
Nessuno lo ferma, ad ogni piano che sale, è convinto che si ritroverà di fronte schiere di nemici armati fino ai denti, e invece incrocia solo una vecchietta intenta a rovistare in una grossa borsetta di pelle alla ricerca delle chiavi di casa e un uomo che dorme raggomitolato sul tappeto d'ingresso con una bottiglia di whisky accanto.
«Mh...Sonnifero irlandese.» mormora spingendo la bottiglia con la punta della scarpa.
Una volta arrivato di fronte all'appartamento, per puro scrupolo, infila le dita fra il battente sinistro che incornicia la porta e il muro; ovviamente la chiave, che dovrebbe essere fissata lì con il nastro adesivo, non c'è. Sbuffa un imprecazione, un attimo prima di decidere di continuare con il piano originale: entrare con la delicatezza di una palla di cannone, salvare la sua allieva e poi ucciderla per averlo fatto preoccupare...Ma questa è un'altra storia.
Si fa indietro di un passo, tira su la gamba destra e carica il calcio contro il blocco della serratura che atterra all'interno dell'apparentamento come un proiettile. Nessuno in vista, non un rumore. Un buco nell'acqua? Possibile. Sfila il cellulare dalla tasca, secondo il GPS, però, il telefono di Kate è lì.
Si muove con cautela, quasi spalle alla parete, l'arco fra le mani, tenuto basso per non ostacolare la visuale, non può più fare affidamento sui rumori come un tempo, per via della sua sordità quasi totale, però... Oltre l'angolo del muro, sulla parete di fronte a lui, riesce a vedere perfettamente i contorni di un ombra. Per chiunque altro, sarebbe una macchia confusa, allargata dalla vicinanza delle luci alla figura, ma per lui è fin troppo chiaro che si tratta di una persona legata ad una seggiola che sta cercando di liberarsi ondeggiando furiosamente il busto avanti e indietro.

«Clint!»
Kate è nel mezzo della cucina, legata ad una seggiola e imbavagliata eppure Clint riesce a capire perfettamente che ha appena urlato il suo nome con tutto il fiato che ha in corpo. Le si avvicina perplesso e con un dito, aggancia lo strofinaccio che le hanno infilato fra i denti, aiutandola a liberarsi « Si può sapere che ...» Non finisce la frase.
È familiare, la sensazione di una pistola premuta contro la nuca; Kate smette immediatamente di agitarsi e cerca il suo sguardo. Nonostante non sia più la pivella che ha conosciuto qualche mese prima, è ancora abbastanza inesperta da farsi prendere dal panico, sopratutto quando è lui ad essere in pericolo. Le sorride, arricciando leggermente il naso e lei, deglutisce a vuoto annuendo.
Andrà tutto bene, non deve fare nulla e fidarsi di lui.
«Tutto questo per attirarmi in un posto isolato, si può sapere chi...»
L'unica persona capace di disarmarlo così facilmente è Natasha Romanoff . Per un attimo, cogliendo il lampo di una tuta integrale nera, ha la sensazione che sia lei la persona che ha di fronte . Ha perfino l'istinto di chiederle se le abbia dato di volta il cervello, prima di rendersi conto dell'orrore. Para la pedata che gli avrebbe distrutto la faccia con gli avambracci, ma è talmente forte che cade a terra in un mucchio, sbattendo contro i pensili bassi del mobile cucina dietro di lui.
«Non ti ricordavo così debole, ragazzo.»
Clint abbassa le mani e scorre, dal basso verso l'alto, il corpo della donna che incombe su di lui: errata corrige, c'è anche un'altra persona che può vantarsi di averlo picchiato,e più di una volta, a differenza di Natasha, ed è Melinda May.
«Signora!» esclama strabuzzando gli occhi.
«Signora?» ripete Kate a farfugli perplessi - per via della benda ancora mezza in bocca - mentre piega la testa verso una spalla.
May soppesa l'arco che gli ha strappato di mano come se stesse ponderando se sbatterglielo sulla testa o meno e Clint, di fronte a quello sguardo assorto, sente il sudore ghiacciarsi lungo la schiena. Sono passati molti anni da quando erano maestra e allievo, ma ricorda perfettamente ogni frattura, ogni ferita, ogni metodo al limite della tortura medievale per rimetterlo a posto: il ferro da stiro arroventato per suturare , le fratture rimesse assieme a strattoni , il tutto annaffiato con del whisky disinfettare e anestetizzare il dolore. Dio se brucia quella merda sulla carne aperta!
«Maestra?» la chiama con un filo di voce.
«Vieni. Lui era certo che sarebbe bastato prendere la piccola per farti uscire allo scoperto.»

Lui?
Clint, una volta passata la soglia del polveroso magazzino dove May li ha condotti, è certo di trovarsi di fronte Fury, furioso per il suo essersi accordato con Thunderbolt Ross dopo quella faccenda all'aeroporto di Lipsia-Halle dove metà degli Avengers è stata arrestata e la restante parte è uscita così traumatizzata da far pisciare addosso qualsiasi terapeuta. Non lui.
Philip sonoundannatotraditore Coulson
«Non ci posso credere.» sussurra «Figlio della merda!»
Lo carica senza neanche stare a pensarci su. Scatta con una progressione tale da non farlo neanche alzare dalla seggiola, ed è talmente tanta la foga che rotolano assieme, in una sorta di capriola sbilenca, in cui Phil cerca di aggrapparsi ai suoi polsi per impedirgli di stringergli le mani attorno al collo. Quando Clint riesce a sedersi su di lui, ha un occhio chiuso per il colpo a terra e le guance arrossato per lo sforzo di cercare di toglierselo di dosso. «Barton!» urla rauco « Togliti dal...» Il primo pugno è così forte da, oltre zittirlo, fargli quasi rimbalzare la testa contro il pavimento; sputa per riflesso un grumo di saliva filante mentre Clint si scopre desideroso di fargli ancora più male.
È vivo, è vivo, cazzo, e come se fosse completamente impazzito, ora l'unica cosa che vuole, è ucciderlo.
Un nuovo pugno, mentre ignora le parole di May a Kate « Lasciamoli soli, hanno parecchio da dirsi.» e la porta che si chiude in uno sferragliare di cardini. Non è abbastanza forte per uccidere qualcuno con la sola forza delle mani, e non ha l'arco -May è stata abbastanza accorta da toglierglielo dalla schiena prima di entrare - ma può sempre sfasciargli così tanto il muso da non farlo riconoscere nemmeno da sua madre. Infatti cala un nuovo pugno, poi un altro, mentre impreca che doveva restare morto, dopo avergli rovinato la vita, maledizione, doveva fargli il favore di restare morto!
«Ora che sto bene. Ora che finalmente sto bene tu...» non ha intenzione di farsi rovinare di nuovo la vita, morirà dannato prima di permetterglielo ancora. Si lascia cadere di lato, la mano destra che duole, la sinistra che trema mentre Coulson tossisce e frolla sangue tra colpi di tosse «Clint...» lo sente mormorare.
«No.» ringhia.
«Clint devi farmi spiegare....»Non ha proprio un cazzo da fargli spiegare. Non ucciderlo sarà la sola grazia che gli concederà. Si alza puntellandosi ad un ginocchio, ma non riesce a fare che un passo, prima che Coulson decida di atterrarlo , aggrappandosi ai suoi fianchi con entrambe le mani e tirandolo a terra con tutto il suo peso. Sbatte la fronte e mentre medita su come imbrattare al meglio le mura con il sangue del suo ex amante, ex ufficiale superiore ed ex grande amore della sua vita, lo sente scalare il suo corpo per cercare di tenergli le braccia bloccate ai lati della testa prendendolo per i polsi.
«Mi devi far spiegare!» ansima « Per favore.»
«Spiegati, ma in fretta.»
Coulson è un fiume in piena: Il progetto TAHITI, il protocollo di salvataggio per un Avenger ferito a morte, ha un tono di voce sempre più alto, quasi mangia le parole per la foga che impiega nel raccontargli tutto quello che gli è capitato negli ultimi anni.
«Praticamente, manco crepare in pace avremmo potuto secondo Fury.» ride.
«Già...» Phil annuisce lasciandogli andare le braccia e coprendosi il volto con le mani.
«Nei ricordi fittizi che mi sono stato impiantati subito dopo la mia resurrezione, era tutto a posto fra di noi, tu avevi deciso di lasciarmi e io mi ero messo dal ruolo di ufficiale coordinatore del team Delta per non vederti più.»
Niente di più lontano dalla verità. Nonostante non voglia ammetterlo, Clint avverte una fitta di rabbia bucargli lo stomaco . Poco prima della battaglia di New York, aveva deciso di parlare con lui una volta per tutte. Basta mezze verità, sveltine sterili post-missione e sopratutto, fidanzate di comodo come la dannata Audrey Nathan . Voleva avere una relazione con lui, senza paraventi dietro nascondersi, lo amava, cazzo e perderlo è stato un vero dolore. «Ok.» prende fiato « Ok.»
«Ok?»
«Che altro vuoi da me Phil?»
Phil si alza dalla sua schiena «Nulla.» risponde dopo un momento, guardandosi attorno palesemente a disagio. Clint gli rivolge un'occhiata scettica: che diavolo si era immaginato? Che avrebbero fatto sesso e che poi sarebbero scappati al tramonto in una cornice di gigli in fiore?
« Ora che mi hai detto che sei vivo, hai bisogno di qualcosa o...»
«No, niente. Volevo solo vederti.» e all'improvviso gli sembra stupido, è palese. Clint lo vede abbassare lo sguardo, come fa sempre quando è a disagio e guardarsi le scarpe gli pare la cosa più intelligente da fare. Non vorrebbe trovarlo adorabile mentre passa il peso del corpo da un piede all'altro, eppure non riesce a trattenersi.
«Forse è meglio che me ne vada, mi dispiace per Kate, ma non sapevo come altro fare per allontanarti dal radar del generale Ross.»
Prima che possa darsi dell'idiota, Clint allunga una mano verso il braccio di Phil e la chiude attorno al suo gomito come per trattenerlo accanto a sè.
Si fissano sbalorditi: Clint come se si stesse chiedendo se è impazzito tutto in una volta e Phil, con le labbra socchiuse e gli occhi azzurri comicamente spalancati. La sorpresa, però non dura che un attimo, Phil lo tira a sé , afferrandolo per il davanti della maglietta e lui si dice che va tutto bene, è solo un bacio . Due ex amanti che si rivedono dopo tanto tempo e che non riescono a tenere le mani a posto, la memoria fisica che sorpassa il buon senso . È solo un bacio in nome dei vecchi tempi e nulla di più.

Cazzate.

Phil trattiene a fatica un verso sorpreso quando Clint lo afferra per la stoffa dei pantaloni e lo costringe ad avvolgergli le gambe attorno ai fianchi, non hanno nulla a cui appoggiarsi, se non il muro e così è lì che lo preme. Non c'è tempo di fare le cose per bene, Phil sgroppa contro di lui per farsi mettere a terra, e quando Clint lo accontenta, si volta fra le sue braccia con una mano già alla cintura per spogliarsi.
Clint sente il cervello accartocciarsi mentre lo guarda abbassarsi pantaloni e boxer fino a sotto i glutei, ci sarà tempo per la dolcezza , forse, ma non può neanche spaccarlo in due . « Da quant'è che non scopi?»
«Con un uomo?» c'è una certa incertezza nella voce di Phil, le mani premute sulle pareti in metallo del capannone si chiudono per un attimo, prima di tornare ad aprirsi a ventaglio sulla lamiera« Aprile duemiladodici.»
«Aprile duemilado...» Clint trattiene il respiro: cazzo, è stato l'ultimo uomo con cui ha fatto sesso.
«E con una donna?» gli chiede seppellendo il volto contro il retro del suo collo, fra il colletto di camicia e giacca e la pelle già coperta da un leggero velo di sudore. Domanda pericolosa, se lui si è più che divertito in giro, saltando da un letto all'altro, cambiandone a volte anche più di uno a settimana, e non avrebbe alcun diritto quindi di fargli la morale, si conosce, si incazzerebbe lo stesso a saperlo a saltare da un letto all'altro come ha fatto lui.
«Anche prima.»
Non dovrebbe essere così semplice ritrovarsi dopo tanto tempo. Dovrebbe fare male, e non solo fisicamente.
Phil geme forte , la testa abbandonata all'indietro contro la sua spalla e una mano ancorata al suo giubbotto che strattona ad ogni colpo più deciso contro di lui. In uno stato di abbandono totale, come non gli credeva possibile, non che abbiano mai potuto permettersi altro che sterili sveltine.
Questo non dovrebbe essere nient'altro che un momento di follia a due, un modo come un altro per sfogare la rabbia, il dolore, la delusione per l'abbandono. Eppure una parte di Clint parla d'amore, parla di legami solidi che vanno oltre lo scopare bene assieme. Si morde forte l'interno della guancia mentre cerca di scacciare l'idea di stare facendo l'amore e non solo sesso, ma Phil pare del tutto intenzionato a buttare giù ogni sua roccaforte mentale.
«Mi sei mancato.» sussurra e Clint sa di essere fottuto.
Lo afferra per la nuca e lo spinge la fronte contro la parete, gli impedisce di guardarlo, di dire qualsiasi altra cosa che potrebbe rovinare il cervello a entrambi: Phil soffoca una risata e lui vorrebbe iniziare a fargli male davvero, oltre al semplice sesso violento.
«Perchè ridi?» gli chiede in un ringhio, bloccandogli entrambe le braccia oltre la testa per impedirlo di darsi sollievo toccandosi.
«Ti ho sempre amato anche io.» la voce di Phil si spezza in un gorgoglio di piacere mentre i fianchi di Clint premono così forte contro di lui da fargli sbattere il volto contro la parete.
«Io no. Mi piaceva solo fare sesso con te.» e gli piace tutt'ora, nonostante tutto il tempo passato, i partner cambiati, la sofferenza e i sensi di colpa di essere stato soggiogato dallo stesso uomo che l'aveva accoltellato a morte. Ma morirà prima di dargli una simile soddisfazione.
«Non accadrà mai più.» geme prima di mordergli con forza un lato del collo « Hai capito?»

Cazzate.
Di nuovo cazzate.

Quando escono da quel dannato capannone, è quasi sera. Hanno fatto sesso, si sono picchiati, e poi lo hanno fatto di nuovo. Per quasi tre ore, non si sono mollati se non per il tempo fisiologico per poter ricominciare – tempo che hanno speso a insulti e botte – e ora Clint sente solo il bisogno di bere, mangiare e poi bere di nuovo. Sfatto non solo fisicamente, ma anche , e sopratutto, mentalmente, trova la spalla di Phil con il gomito e si appoggia a lui per un attimo mentre con l'altra mano si stropiccia il volto.
« Ero serio.» mormora «Non accadrà di nuovo.»
Phil gli rivolge un'occhiata scettica « Devo prenderti in parola?»
Clint mantiene la mano sul volto per una manciata di secondi, prima di rispondere un mesto « Ti odio, cazzo!»

aprile 2018

Phil svanisce qualche secondo dopo Kate.
Clint non ha tempo di dirgli nulla. Ha avuto due anni per ricambiare quel Ti ho sempre amato anche io e ora non c'è più tempo. Phil gli sorride, solo con gli occhi, le labbra tremano leggermente mentre il suo corpo diventa coriandoli di polvere e Clint urla con tutto il fiato che ha in corpo. Non muore, non gli viene concesso, tempo dopo verrà a sapere che anche gli altri Avenger sono sopravvissuti, come se Thanos si fosse premurato di lasciarli in vita per farli meglio assistere alla loro più grande disfatta.
Clint veste i panni di Ronin e cerca di morire. Phil è stato capace di tornare indietro dalla morte, ma lui non è in grado di fare altrettanto, ad ogni nemico che abbatte, l'idea del suicidio vigliacco si fa sempre più lontana, fino a quando, cinque anni dopo, Natasha lo trova sotto la pioggia.
«Non darmi speranza.» mormora mentre stringe la mano attorno alla sua.
«È l'unica cosa che posso darti.»




FINE

Dopo anni, torno a pubblicare su questa coppia, spero che la storia vi sia piaciuta, fatemi sapere se vi va ❤
Headcanon and more:
✘ Melinda maestra di Clint è un mio headcanon
✘ 25 aprile 2012 - Data di uscita di The Avengers
✘ Audrey Nathan, ex fidanzata di Phil Coulson

   
 
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