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Autore: ClarWarrior    24/05/2022    2 recensioni
Alcuni anni dopo la morte di Lily e James, la madrina di Harry Potter lascia il paese per tentare disperatamente di rifarsi una vita, ma si ritrova a tornare quando Remus Lupin, suo fratello maggiore, le scrive per informarla che Lord Voldemort è risorto. A Grimmauld Place, Mina si ritrova davanti al suo primo amore e a tutti i problemi che ciò comporta.
Dalla prologo:
Lui esitò e si guardò intorno. - Si tratta di Sirius. - Disse, sussurrando. 
In quel preciso momento Mina ebbe l'impressione che il pub fosse crollato nel silenzio più profondo e assordante. Guardò Remus con un'espressione di rimprovero e sbuffò. - Lo sai che non devi pronunciare il suo nome davanti a me. - Lo riprese duramente, tirando via la mano da sotto quella di lui. - È stato lui ad aver aiutato Tu Sai Chi? Vuoi dirmi questo? È fuggito da Azkaban per questo? -
Remus si affrettò a scuotere la testa. - Mina, lui è innocente. -
Capitolo 6:
Mina si passò una mano sugli occhi, asciugandoli, poi lo guardò. - Ti amo. - Disse. 
Il viso di lui fu colto dalla sorpresa, [...] - Cosa? - [...]
- Ti amo, ma non mi piaci più. -
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Siamo finalmente giunti all'ultimo capitolo di questa fan fiction (ci sarà un piccolo epilogo tra qualche giorno ma la storia è praticamente finita); la cosa mi rende un po' triste,  ma mi sono divertita tantissimo a scriverla, ci ho speso molto tempo e alla fine mi ha dato qualche soddisfazione. Dunque adesso che siamo arrivati alla fine mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuta o se magari l'avete detestata, quindi se vi va lasciatemi un piccolo commento con le vostre impressioni! 
Adesso vi lascio al capitolo, buona lettura!  



Il vapore aleggiava attorno a loro, riempiendo tutto il bagno, rendendo l’aria satura, umida e profumata di vaniglia. Era il 26 marzo, il cielo preannunciava una giornata molto primaverile, e questa era un’ottima notizia, dato che Harry e Ginny avevano deciso di sposarsi all’aperto, in un bellissimo giardino affittato proprio per l’occasione, facendo una festa in grande stile. E mentre fuori brillava uno tiepido e basso sole, e gli uccellini cantavano dagli alti rami fioriti, in casa regnava ancora il silenzio sonnacchioso dell’alba.

Alle sue spalle, Sirius la strinse ancora un po’; lei sorrise e si voltò per poterlo guardare, scrutandolo per qualche istante. Era bellissimo; i capelli scuri erano bagnati e tirati indietro, gli occhi grigi erano arrossati e la sua bocca era piegata in uno di quei suoi sorrisi sghembi.  

Da quando erano tornati in quella casa, a Ottery St Catchpole, le cose tra loro avevano iniziato a prendere la giusta direzione. Insieme stavano cercando di vivere una versione di quella vita che, fino a pochi anni prima, avevano solo sognato di poter avere, una vita fatta di cose semplici, noiosi impegni familiari e piccoli piaceri, e a lei andava benissimo così. 

C’erano dei giorni in cui lui si oscurava ancora, rifiutandosi di uscire dalla loro camera da letto, notti in cui si svegliava urlando, spaventando perfino Alya, o momenti in cui si arrabbiava per qualsiasi cosa, ma anche giornate buone nelle quali Sirius Black sembrava di nuovo assurdamente pieno di vita, proprio come a vent’anni. E Mina, in quel momento, ancora immersa nell’acqua calda, sperò che quel giorno fosse una di quelle. 

- Se la Skeeter viene a parlarti… - Esordì lei ad un certo punto. - Cerca di essere educato, non come la settimana scorsa che le hai praticamente urlato contro. - 

Sirius sospirò. - Lo so: devo essere educato, tenermi sul vago e non risponderle male. Nemmeno io voglio un altro articolo in cui mi si da del pazzo. - Ribatté, alzando gli occhi al cielo. - Ma proprio non riesco a capire perché Harry l’abbia invitata. - 

- Perché altrimenti si sarebbe intrufolata, lo sappiamo tutti che è un animagus; almeno così sappiamo che c’è, possiamo tenerla d’occhio. - Spiegò Mina. - Ma non è lei che mi preoccupa. Quelli del Settimanale della Streghe, piuttosto… loro sono la vera piaga. - 

Sirius fece un sorriso amaro. - Ma come, non ti è piaciuto l’articolo di due settimane fa? - Le chiese. - Era così credibile. Tu che stai con me solo per mettere le mani sull’oro dei Black… - 

Mina gli lanciò un’occhiataccia, ma poi decise di stare al gioco, portandosi teatralmente una mano al petto. - Pensi che io sia stata scoperta? - Domandò, melodrammatica. 

- Altroché. - Sentenziò lui, annuendo. - Ero più che sicuro che tu stessi con me solo per le mie innate e illimitate doti di amante universalmente note, e invece… -  

- Una volta, forse, quando eri giovane e instancabile. - Obiettò Mina.  

Sirius socchiuse gli occhi, guardandola con sospetto. - Dimmi, cosa avresti da lamentarti adesso? - Le chiese, falsamente indignato. 

- Assolutamente nulla. - Rispose Mina, voltandosi del tutto nella sua direzione ed appoggiandosi con la schiena dall’altro lato della vasca. - In realtà sei molto meglio ora rispetto a prima. Sai eri un po’ troppo dominante e sicuro di te, da giovane. -  

Sirius inarcò le sopracciglia, guardandola perplesso. - Però non ti dispiaceva. - Disse. 

Lei si strinse nelle spalle e fece un sorriso beffardo. - Certo che non mi dispiaceva; avevo sedici anni, ero molto insicura e senza nessuna esperienza, per giunta ero anche in preda ad una tempesta ormonale. - Rispose ridendo, un po’ imbarazzata. - Con il senno di poi direi che sei migliorato con il tempo, un po’ come… il whisky incendiario. La prima volta che lo abbiamo fatto a Grimmauld Place è stato pazzesco. - 

Anche Sirius sorrise, allungando una mano nella sua direzione. - Vieni qui. - Sussurrò, attirandola nuovamente a sé. 

Mina si avvicinò piano, facendo strabordare un po’ la vasca e bagnando il pavimento, per poi baciarlo, finendo sopra di lui con un ghigno malizioso. Lasciò che Sirius la toccasse e la stringesse, ancora ammollo nell’acqua che si stava facendo via via sempre più fredda, poi Mina si allontanò di qualche centimetro, quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi, improvvisamente seria. - Facciamo un altro bambino. - Disse, di getto. 

Lui trasalì, quasi spaventato da quella inaspettata affermazione, per poi fare una risatina nervosa. La guardò fisso, con i lati della bocca ancora alzati, tentando di capire se Mina dicesse sul serio o meno. - Non sei un po’ troppo vecchia? - Chiese poco dopo, pentendosene quasi all’istante. 

Mina strinse gli occhi e serrò le labbra, si alzò velocemente in piedi e uscì fuori dalla vasca, infilandosi nell’accappatoio senza dire una parola. - Datti una mossa, non voglio arrivare in ritardo. - Borbottò, tamponandosi i capelli con un asciugamano. 

Sirius sbuffò. - Guarda che non ho mica detto che non voglio. - Ribatté. 

- Hai detto che sono vecchia. - 

- Ma lo sei per fare dei figli, o no? - Rimbeccò Sirius. 

Mina si voltò, lanciandogli uno sguardo talmente brutto che avrebbe potuto ucciderlo in un secondo. - Ho quarant’anni! - Sbottò, indignata. - Senti, non parliamone più, fa finta che non ti abbia detto niente e datti una mossa; se arriviamo in ritardo Harry ci uccide. -

Sirius esitò per un secondo, ma poi si alzò in piedi, si avvicinò a lei e la abbracciò da dietro, lo sguardo rivolto al loro riflesso nello specchio mezzo appannato davanti a loro. - Sai cosa vedrei se questo fosse lo Specchio delle Emarb? - Mormorò, accarezzandola.  

- Cosa vedresti? - Chiese dunque lei, fissando il riflesso dei suoi occhi. 

- Esattamente quello che vedo ora. - Rispose Sirius. - Io e te insieme, nel bagno di casa nostra, che facciamo cose normali. -

Mina sospirò, voltandosi verso di lui. - Io credo che vedrei Remus, James, Lily e Dora. - Disse, tristemente. 

- Qui con noi, in un bagno, mentre siamo nudi? - Domandò Sirius, fingendosi sconvolto.  

Mina alzò gli occhi al cielo. - Quanto sei stupido, Sirius. - Lo bacchettò, prima di concedersi un sorriso un po’ triste. - Mi mancano tanto, soprattutto Remus. Spesso mi chiedo dove sia, dove siano andati a finire tutti. - 

Il viso di lui si incupì, come se Sirius fosse caduto in uno dei suoi innumerevoli momenti di assenza, lo sguardo vacuo, la bocca semi aperta, poi alzò gli occhi su Mina. - Non c’è niente dall’altra parte, se è questo che ti stai chiedendo. - Le disse, con una voce gelida e piena di rassegnazione. - Non c’è proprio niente. Io non ricordo nulla, solo buio e una vaga sensazione di oblio, come se stessi man mano perdendo me stesso. - 

- Ma tu non eri realmente morto, è diverso. - Ribatté Mina. - Io non ci voglio credere che non esiste qualcosa. Anzi, io credo il contrario: la morte non è la fine. - 

Sirius non rispose, ma si limitò ad abbracciarla, cercando in tutti i modi di liberarsi da quel senso di angoscia che lo attanagliava ogni volta che pensava a quei lunghi cinque anni di non vita. - Non voglio pensarci. - Mormorò, baciandola e facendo scivolare le mani sotto l’accappatoio che avvolgeva il corpo di lei - Ma quindi vuoi farlo adesso o no? - Le chiese.  

- Cosa? - Domandò Mina, a sua volta, quando l’accappatoio finì a terra. 

- Il bambino. - Rispose Sirius, come se fosse ovvio. 

Lei fece un sorrisetto, spingendolo indietro, guardandolo negli occhi. - Quindi vuoi farlo davvero? - Tentò di assicurarsi. - Non credi che siamo davvero troppo vecchi? -  

Sirius scosse la testa. - I genitori di James erano molto più vecchi di noi, e anche tuo padre. - Rispose. - Inoltre mi piacerebbe avere un figlio che non mi detesta. - 

- Alya non ti detesta. - Ribatté Mina, alzando gli occhi al cielo. 

Sirius la guardò scettico. - Lei mi chiama per nome, è ovvio che mi detesta. - Borbottò cupamente. - Inoltre, lo sai cosa mi ha detto ieri? “Perché non puoi essere un po’ più come il professor Piton?” - Disse, imitando la vocina di Alya. 

- E sappiamo tutti cosa le hai risposto, Sirius. - Obiettò Mina con un certo gelo nella voce, incrociando le braccia sul petto e raccogliendo l’accappatoio da terra, indossandolo nuovamente. - “Tu perché non puoi essere un po’ più come Teddy?” - 

Sirius sbuffò. - Non dicevo sul serio. - Disse, scocciato. - E comunque ha cominciato lei! - 

- Per Diana, lei ha cinque anni! - Sbottò Mina. - E… vestiti, per favore, non posso discutere con te se sei nudo. - Aggiunse, arrossendo. 

Il volto di Sirius si aprì in un sorrisetto compiaciuto, fece un passo in avanti, lasciando un bacio sulle sue labbra, beandosi del contatto dei loro corpi e passando piano le dita tra i capelli bagnati di lei. 

- Scusa se non sono esattamente il padre dell’anno con lei. - Le disse, dopo un po’, tornando a guardarla. - Solo che… Alya è molto diversa da come immaginavo i nostri ipotetici figli o magari sono io a non essere capace, in fondo non ho dei buoni esempi su cui appoggiarmi. Vorrei solo piacerle, tutto qui; invece a lei piace Piton e quello stupido gatto… - 

Mina sospirò. - Le piacerai. - Lo rassicurò. - Ma devi darle del tempo. Io credo che lei ti avesse un po’ idealizzato; in tutti i racconti che ha ascoltato negli anni tu eri Sirius Black, il padrino di Harry Potter, uno dei pochissimi che sono riusciti ad evadere da Azkaban, caduto in battaglia, dunque scoprire che sei solo un essere umano come tanti altri l’ha un po’... delusa. - 

- Adesso sì che sto molto meglio. - Ribatté Sirius, sarcastico.  

Mina fece un piccolo sorriso amaro. - Sai, forse non dovremmo fare altri figli. - Disse, mordendosi il labbro inferiore. - Siamo un disastro, tutti e due. - 

- Io sono un disastro, tu sei una madre fantastica. - Obiettò lui, un po’ imbronciato. - Ma… non lo senti il forte ticchettio inesorabile del tuo orologio biologico che ti ricorda che non abbiamo più tanto tempo per procreare? Insomma, pensaci su. - 

Mina sgranò gli occhi e poi scoppiò a ridere, portandosi una mano alla bocca. - Questa è la cosa meno eccitante che chiunque mi abbia mai detto, te ne rendi conto? - Obiettò, sconcertata e divertita insieme. 

- Se avessi voluto farti eccitare lo saresti già, lo sai. - Mormorò Sirius, con un tono di voce suadente, facendo scorrere piano le sue mani su tutto il corpo di lei. - Come adesso. - 

Mina sentì il profumo della pelle di lui, e le tornò subito in mente l’amortentia che aveva annusato ad Hogwarts non troppo tempo prima e, forse per riflesso, si ritrovò a pensare anche a Piton. Sospirando, Mina alzò lo sguardo su Sirius, guardandolo con una certa apprensione. - Ci sarà anche Severus al matrimonio, lo sai? - Gli disse. 

Lui sbuffò, facendo un passo indietro. - Sì, lo so. Si tratta di un altro invito che proprio non riesco a capire. - Rispose. 

- Stai scherzando, spero. - Obiettò freddamente Mina. 

- No che non sto scherzando, James si rivolterebbe nella tomba se venisse a sapere che suo figlio ha invitato Mocciosus al proprio matrimonio. - Disse Sirius, beccandosi un’occhiataccia. - Senti, Mina, odio il fatto che voi siate amici, va bene? Lo detesto; detesto anche tutte quelle lettere lunghissime che vi scrivete, ma so che per te è importante, quindi lo accetto. Ma questo non significa che lui debba piacermi per forza. - 

Mina sospirò e annuì, incrociando le braccia sul petto. - Sarai gentile con lui anche stavolta. - Disse, con un tono che non ammetteva repliche. - Promettimelo. - 

- Te lo prometto. - Borbottò lui, sbrigativo. - Adesso possiamo tornare alle cose davvero importanti? - 

- Ad esempio? - Domandò Mina, alzando gli occhi al cielo. 

Sirius sbuffò, afferrò il suo accappatoio e lo indossò. - Ad esempio perché ti sei messa a parlare di quello lì mentre tentavo di sedurti. Adesso pensi a Piton anche quando ti sfioro? - Sbottò, prima di uscire dal bagno senza aspettare una risposta, puntando dritto verso la camera da letto. 

Mina rimase immobile e perplessa per qualche istante, poi lo seguì svelta, ritrovandosi a fissarlo mentre si rivestiva, ferma sulla soglia della porta della loro stanza con le braccia incrociate sul petto, in attesa che lui dicesse qualcosa. Ma Sirius non proferì parola; si infilò i pantaloni, si abbottonò la camicia con cura e poi si lasciò cadere sul letto con un sonoro sospiro, come se fosse stanco. Fu in quel momento che Mina lasciò la soglia della porta, chiudendosela alle spalle e avvicinandosi finalmente a lui. Seduta sul letto, alle sue spalle, lo abbracciò, poggiando la guancia contro la sua schiena e lasciando che lui le stringesse forte le mani, una presa che sembrava dire solamente “resta”. 

- Lo vuoi capire o no che non hai niente da temere? - Sussurrò Mina, senza muoversi di un centimetro da quella posizione. - Il mio cuore è tuo, Sirius, da almeno vent’anni. - 

Sirius sospirò e poi annuì stancamente, voltandosi verso di lei senza però parlare. Si limitò a guardarla in silenzio per qualche attimo, come se stesse cercando di ritrarla per sempre nella sua mente, fermandosi sui dettagli di quel viso che ormai conosceva forse più del suo. Gli occhi di lei ricambiavano il suo sguardo, luminosi e verdissimi, il suo naso delicato sormontava le labbra chiare, che si piegarono in un piccolo sorriso, facendo sentire l’uomo, se possibile, ancor peggio: Sirius non riusciva proprio a capire dove Mina trovasse la forza e la pazienza per amarlo nonostante tutto. 

La baciò con delicatezza, quasi come se avesse paura di romperla, per poi affondare il viso nel collo niveo di lei, lasciandosi accarezzare. - Grazie. - Mormorò piano. 

Rimasero in quella posizione per qualche minuto, godendosi il contatto tra i loro corpi, poi Mina si allontanò da lui quel poco che bastava per poterlo guardare negli occhi, senza però staccarsi del tutto. - Credo che adesso sia davvero l’ora di darci una mossa. - Disse sospirando. - Tra due ore inizia la cerimonia, Alya dorme ancora e i miei capelli sono un disastro. - 

Sirius si lamentò sommessamente, stringendola a sé. - E il bambino? - Le chiese. 

Mina si lasciò sfuggire un sorrisetto. - Se arriviamo in ritardo sarà per una buona causa. - 

 

Al tramonto di quella calda e tremendamente assolata giornata di fine agosto, Sirius Black, quasi ventenne e nel suo abito elegante da perfetto testimone dello sposo, guardava la folla, accorsa per il matrimonio di Lily e James, che invadeva ancora il giardino ben allestito dei signori Potter. 

I due sposini, bellissimi e raggianti, lei con un abito bianco molto tradizionale, e lui con la giacca, e la crava ancora ben stretta attorno al collo, si aggiravano tra gli invitati, intrattenendo con loro lunghissime conversazioni e prendendosi le congratulazioni di tutti, mentre in un angolo la pessima band che avevano assunto continuava a suonare una versione annacquata di una qualche canzone dei Beatles. 

C’erano proprio tutti: Hagrid, con il suo miglior completo che consisteva in un gilet peloso davvero osceno e una grossa cravatta rossa e gialla, la professoressa McGranitt, nel suo abito da strega verde smeraldo, Alastor Moody, che a quei tempi aveva ancora entrambi gli occhi ed entrambe le gambe. Dall’altro lato del giardino, Sirius riuscì a scorgere finalmente lo sguardo annoiato di Mina, che si sforzava di star a sentire quello che il professor Lumacorno aveva da dirle, stringendo in mano un bicchiere vuoto, nel suo vestito da damigella color menta che le stava davvero d’incanto. 

Si lasciò sfuggire un sorrisetto fin troppo sognante e, nello stesso momento, qualcuno gli lanciò uno scappellotto, facendolo voltare, di scatto ed irritato. - Ahia, Lunastorta! - Esclamò, massaggiandosi il collo. - Ma sei pazzo? - 

- Scusa, è che ancora ci devo fare l’abitudine. - Rispose Remus, mettendosi al suo fianco. 

- A cosa? - Domandò Sirius, guardandolo. 

Anche Remus, quel giorno, non era per niente male, i capelli chiari che gli ricadevano sulla fronte e il vestito buono, fatto proprio per giornate come quelle. - Tu e Mina. - 

Sirius alzò gli occhi al cielo. - Ma lo sai da mesi. - Sbuffò. 

Remus scrollò le spalle. - Sì, ma è mia sorella, e tu la guardi in quel modo. - Spiegò. 

- In che modo? - Chiese Sirius, ridendo. 

- Come se volessi saltarle addosso di continuo o roba del genere; che schifo. - Rispose Remus, storcendo il naso. 

- In realtà la stavo guardando, sì, ma nel mentre pensavo a quando io e lei saremo al posto di Lily e James. - Obiettò Sirius.  

Remus sussultò e sgranò gli occhi. - E da quando avresti cambiato idea sul matrimonio, Felpato? - Domandò, incredulo. 

Sirius fece spallucce. - Direi da quando ho visto tua sorella nuda, quindi circa un anno fa. - Disse, scoppiando a ridere e beccandosi un altro scappellotto.  

- Ma se stavate insieme da meno di un mese, un anno fa! - Esclamò Remus, indignato. 

Sirius sogghignò. - Va bene, scusa, allora direi nove mesi fa. - Ribatté. - La prima volta lo abbiamo fatto a novembre, mentre tu e gli altri eravate in gita ad Hosgm… -   

- Sirius… io giuro che alla prossima luna piena… - Sussurrò il ragazzo, guardando di sottecchi l’amico.

- Remus, la smetti di importunare il mio fidanzato? - Esclamò Mina, il tono divertito, che  nel frattempo era riuscita a liberarsi di Lumacorno, e che si era appena avvicinata ai due. 

- Guarda che è lui che mi importuna. - Obiettò Remus. 

- Come sei carina, che mi difendi. - Sogghignò invece Sirius. 

Lei lo baciò e Remus fece un’espressione schifata. - Siete orribili, indecenti. - Borbottò. 

Mina e Sirius risero, tenendosi per mano. - Secondo me dovresti trovarti una ragazza, davvero. - Disse lui, facendo un sospiro. - Ad esempio… la vedi quella lì? - 

Remus posò lo sguardo dove il dito dell’amico puntava, su una ragazza piuttosto carina, dai lunghi capelli neri e lisci. - Quella con il vestito azzurro? - 

Sirius annuì, appoggiando un braccio sulla spalla di Remus. - Sì, ti piace? - Chiese. 

L’altro alzò le spalle. - Non lo so… immagino di sì. - 

- È la cugina babbana di Lily, ci ha provato con me due ore fa e io ovviamente ho detto di no quindi è ferita nell’orgogl… - 

- Cosa? - Trasalì Mina, interrompendolo, improvvisamente interessata. - Quella ci ha provato con te e tu hai detto di no? Sono commossa. -  

Sirius alzò gli occhi al cielo, tornando a rivolgersi a Remus. - Dicevo… lei è ferita nell’orgoglio, quindi è il tuo momento. - Gli diede una forte pacca sulla spalle. - Avanti vai, così io e tua sorella possiamo andarci ad imboscare in camera di James. - 

Mina scoppiò a ridere, un po’ imbarazzata, un po’ divertita, e Remus, indispettito, incrociò le braccia sul petto. - Sirius, prima o poi ti ucciderò. - 

 

Sirius sospirò nostalgico, seduto a uno dei tanti tavolini rotondi che affollavano l’ampio parco che Harry e Ginny avevano scelto per il banchetto del loro matrimonio, mentre il sole tramontava piano piano sopra le loro teste. Si trattava di un giardino all’italiana caratterizzato da suddivisioni geometriche degli spazi mediante filari alberati e siepi, sculture vegetali di varia forma ottenute con la potatura di cespugli sempreverdi e fontane, che brillavano sotto la calda luce di quel perfetto giorno di primavere. In fondo, poco prima dell’entrata della grossa villa che sormontava l’ampio spazio aperto, alcuni musicisti intrattenevano gli ospiti e, proprio davanti a loro, nel bel mezzo della pista, Harry e Ginny si stavano concedendo l’ennesimo ballo da marito e moglie, sorridendo felici. 

Lui, con i capelli insolitamente ordinati e pettinati, indossava un completo molto elegante che aveva tutta l’aria di essere stato scelto da qualcun altro, e quel giorno, più di qualunque altro giorno da quando lo conosceva, Harry gli ricordava James tanto da farlo stare male. Ginny, invece, con la sua bella acconciatura che le dava un aspetto da principessa, indossava un lungo vestito da sposa bianco, a maniche lunghe, con il corpetto ricamato e la gonna in tulle. 

Passando lo sguardo sulla folla che circondava i due sposini, e poi nuovamente sul giardino, Sirius si rese conto che avevano fatto proprio le cose in grande: montagne di cibo continuavano ad essere portate sul tavolo del buffet, mentre i calici si riempivano magicamente sotto gli occhi degli invitati. 

L’Ordine della Fenice, o meglio, quei pochi membri rimasti, erano stati invitati tutti, dal Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt ad Arabella Figg; c’erano gli ex compagni di scuola di Harry al completo, tutti i professori di Hogwarts e, per finire, qualche giornalista della Gazzetta del Profeta e del Settimanale delle Streghe, da cui Sirius era riuscito a scampare dileguandosi ogni volta che qualcuno gli si avvicinava troppo. E ovviamente, tra quella folla di visi conosciuti o sconosciuti, c’era anche quello di Mina, che in quel momento stava intrattenendo una conversazione dall’aria noiosa con Lumacorno, proprio come il giorno del matrimonio di Lily e James, e che ogni tanto lanciava nella sua direzione occhiate disperate a cui lui rispondeva sorridendo: non aveva nessuna intenzione di invischiarsi in una chiacchierata tediosa con il vecchio Horace. 

E poi lo vide, Severus Piton, che fino ad allora ancora non aveva fatto la sua comparsa, camminare con passo spedito nella direzione di Mina e del professor Lumacorno. 

Sirius rimase immobile ma allerta, come un segugio che fiuta la preda, senza mai staccargli gli occhi di dosso. Lo guardò salutare in modo formale il vecchio insegnante, per poi rivolgere a Mina un sorriso, cosa che lo turbò, dato che era certo che Piton non fosse capace di sorridere; insomma, lui al massimo ghignava.  

Sirius li guardò, cercando in tutti i modi di rimanere impassibile e calmo, ma soprattutto di non immaginarli insieme, di non immaginare le labbra di lui su quelle di lei, trattenendosi dalla voglia di attraversare il giardino, raggiungerli e prendere quello stronzo a schiantesimi finché non gli fosse entrato in quella testa unticcia che non doveva avvicinarsi a lei, che non doveva guardarla nemmeno, figuriamoci parlarci. 

Ma non poteva, doveva fare il bravo, essere gentile. 

Sirius non fece in tempo a finire di formulare quel pensiero, che Andromeda Tonks, nel suo bel vestito da strega verde bottiglia e quell’atteggiamento elegante che la accomuna a Sirius, si sedette al suo fianco, facendo saettare lo sguardo da Piton al cugino e viceversa. 

- Sirius, riesco a sentirti pensare. - Esordì, dopo un attimo di esitazione. 

L’uomo divenne, se possibile, ancor più teso. - Va tutto bene. - Buttò lì, tentando di liquidare la questione in fretta. - Piuttosto tu come te la stai passando ultimamente, cugina? - 

Andromeda alzò le spalle. - Non c’è male. - Rispose con nonchalance. - Sai, qualche giorno fa Narcissa mi ha chiesto di te. Dopo la guerra ci siamo più o meno riappacificate, e adesso vado da lei a prendere il tea una volta a settimana. Dovresti venire anche tu. -  

Sirius fece una smorfia disgustata. - Non ci penso proprio. - Rispose. 

Andromeda alzò gli occhi al cielo, e sulle sue labbra apparve un piccolo ghigno. - Non fare il sostenuto, che lo sappiamo tutti che avevi una cotta per lei, da ragazzino. Era la tua preferita. - Disse, il tono canzonatorio. 

- Casomai era lei ad avere una cotta per me. - Ribatté Sirius. - E non era per niente la mia preferita, volevo solamente farmela. - 

- Ahimé, questo lo so bene. - Sogghignò Andromeda. 

Sirius guardò la cugina stringendo un po’ gli occhi. - E come lo sai, scusa? - Domandò. 

- Mi ha raccontato di una volta le hai rubato un paio di mutandine, mentre eravate tutti insieme in vacanza alla tenuta in Cornovaglia. - Rispose, Andromeda. - E che poi ti ha beccato con le mani sul fall… fatto. Le mani nel fatto. - 

Sirius sbuffò, incrociando le braccia sul petto, arrossendo leggermente. - Quella di rubargliele fu un’idea di Regulus, non mia. - Borbottò, cercando di trattenere un piccolo sorrisetto imbarazzato. - Che poi mi sia sfuggita di mano la situazione… be’, quello è un discorso che non si addice per niente ad una lady come te, Meda. Anzi è un discorso che non si addice per niente nemmeno all’ora del tea in casa Malfoy, insomma cosa direbbe quel sociopatico ad alto funzionamento di Lucius se vi sentisse parlare di certe cose? - 

- Guarda che c’era anche lui quando Cissy me lo ha raccontato. - Obiettò Andromeda, divertita.  - Comunque tu pensaci su e poi dimmi. - 

- A cosa devo pensare, alle mutandine di Cissy? Non credo di averne bisogno, ormai. - 

Andromeda alzò gli occhi al cielo. - No, razza di pervertito che non sei altro, parlavo del tea. - Disse, cercando di apparire seria. - Io e Narcissa ci vediamo il giovedì alle cinque a Malfoy Manor. Porta anche Mina ed Alya, ovviamente. - 

Sirius sospirò, e poi i suoi occhi si mossero tra la folla che gli si palesava davanti, fino a posarsi su Alya, che giocava insieme a Teddy e agli altri bambini. La osservò per un po’, in silenzio, senza dare alcuna risposta ad Andromeda. La bambina indossava un vestitino elegante, di un tenue rosa perla, che le arrivava più o meno alle ginocchia, aveva i capelli scuri legati ma un po’ spettinati e si muoveva tra gli altri bambini come se fosse lei a comandare quella piccola banda. 

- Credo che Alya mi odi. - Mormorò cupamente, senza smettere di fissarla. 

Andromeda assunse un’espressione un po’ scettica. - Perché? - Chiese.

Sirius scrollò le spalle. - Non ne ho la più pallida idea, davvero. - Disse, e poi sbuffò. 

- Intendevo dire perché pensi che lei ti detesti. - Spiegò meglio la strega. 

Lui esitò per qualche secondo, pensandoci su. - Mi parla appena; e quelle rare volte in cui lo fa è solo per rinfacciarmi qualcosa, oppure usa quella strana lingua per non farsi capire, lo fa apposta. - Spiegò, dopo un sospiro. - Con Teddy è stato tutto così facile, lui è un bambino dolce e simpatico, mentre Alya è sempre sfuggente e distaccata e fredda. È praticamente impenetrabile. - 

- È una Black. - 

Sirius guardò la cugina ed annuì. - Già. - Disse cupamente. - Manca solo che finisca in Serpeverde o che si metta a ballare il valzer o a parlare in francese. - 

- A proposito di francese, forse è ora di cambiare quel motto. - Commentò lei. - Anche Narcissa pensa che sia ora di staccare il nome dei Black da certe cose. - 

Sirius apparve piuttosto sorpreso. - Vorresti dire che non le importa che Alya sia mezzosangue? Ma dai. - 

- Non le importa niente, anzi lei vorrebbe conoscerla, farle conoscere Draco. - Rispose Andromeda. - Sai cosa la turba, invece? Il fatto che tu e Mina non siate ancora sposati. - 

Sirius guardò dall’altra parte del giardino, dove Mina era ancora impegnata a conversare con Piton e Lumacorno, e in quello stesso momento Harry Potter si lasciò cadere sulla sedia al suo fianco, l’aria stremata, attirando la sua attenzione e quella di Andromeda. 

- Non ne posso più. - Esordì il ragazzo, più a se stesso che ai due, prima di rivolgere a Sirius una rapida occhiata, notando che lui a sua volta stava fissando Piton che si rivolgeva a Mina, mentre Lumacorno ascoltava. - Di cosa stavate parlando? -

- Del fatto che Sirius e Mina non sono ancora sposati. - Lo informò Andromeda. 

- Sai com’è, Andromeda, ero un po’ impegnato con la morte. - Borbottò Sirius. - Prima o poi lo faremo, anche se non so se lei lo voglia ancora. -

Harry guardò il suo padrino e poi sembrò colto da un'improvvisa illuminazione. - Perché non lo fate ora? - Chiese, entusiasta. 

- Ora? - Ripeté Sirius, sorpreso. 

Harry annuì in fretta, per poi indicare con le mani lo spazio intorno a loro. - Siamo circondati da ufficiali del Ministero, c’è perfino il Ministro della Magia. - Spigò, allegro come un bambino. - Inoltre ci sono anche tutti quelli che vi vogliono bene. - 

- A me sembra un’ottima idea! - Esclamò Andromeda, allegra. - Sai cosa c’è di meglio di un matrimonio? Due matrimoni! E poi così mi eviterò di venire anche alla vostra festa. - 

Sirius esitò per un lungo attimo. - Non abbiamo gli anelli. - Disse poi. 

- Minerva trasfigurerà sicuramente qualcosa per voi. - Rispose subito Andromeda. - Vai a chiederle se vuole ancora sposarti, Harry cercherà una pergamena ed una piuma, mentre io mi occuperò di Kingsley e poi penseremo ai testimoni. - 

- Harry, tu sarai il mio. - Sentenziò subito Sirius, come per prenotarlo. 

- Va bene. Ci vediamo dentro tra qualche minuto! - 

I tre si alzarono nello stesso momento, Harry corse verso la villa, Andromeda puntò dritta verso il Ministro della Magia e Sirius attraversò il giardino, tentando di non incontrare nemmeno per un attimo gli occhi neri e vuoti di Mocciosus. Quando poi fu abbastanza vicino da essere notato, Mina sussultò e divenne tesa, Lumacorno agitò la mano in aria salutandolo e Piton gli lanciò uno sguardo torvo.

- Signor Black! - Esclamò l’ex professore di pozioni. - Stavamo giusto parlando di lei. - 

- Professor Lumacorno, Mocc… Piton. - Fece Sirius, in segno di saluto. - O preferisci che anche io ti chiami per nome, Severus? - 

Piton gli lanciò uno sguardo di fuoco, riducendo i suoi occhi a due strette fessure scure e torve. - Il cognome va benissimo, Black. - Disse, gelido. 

Mina incrociò le braccia sul petto, guardando Sirius con uno sguardo vagamente indispettito. 

- Meno male, è proprio la risposta che speravo. - Disse Sirius, soave, guardando Piton con uno strano sguardo che appariva quasi compiaciuto, prima di spostare gli occhi su Mina, che invece sembrava più tesa di una corda di violino. - Scusate l’interruzione ma… Mina, vuoi ancora sposarmi? - Le chiese, davanti agli altri due. 

Lei aggrottò la fronte, guardandosi attorno, imbarazzata. - Perché? - Domandò.  

Sirius sbuffò, alzando gli occhi al cielo. - Vuoi ancora sposarmi o no? - Disse, di nuovo. 

- Sì, certo che lo voglio ma perché ne stiamo parlando ade… - 

- Perché potremmo farlo ora. - Spiegò lui, interrompendola, il tono urgente. Poi le prese entrambe le mani, stringendole nelle sue e, guardandola dritto negli occhi, formulò di nuovo la domanda: - Vuoi sposarmi? Questa è la terza volta che te lo chiedo, potrebbe essere quella buona, tu non credi? - 

Piton sembrò rabbrividire, mentre lo sguardo di Lumacorno si accese con una scintilla di entusiasmo. - Andiamo, Lupin, di’ di sì! - Esclamò il più vecchio.

Mina sgranò gli occhi e spalancò la bocca. - Vuoi farlo proprio adesso? Adesso in questo momento? - Domandò, incredula e quasi divertita. 

- Sì, adesso in questo momento. - Ripeté Sirius. - Abbiamo a disposizione perfino il Ministro della Magia, inoltre ci sono anche tutti quelli che ci conoscono. Anzi, forse siamo fin troppi. - E dicendo questo, lanciò un fugace sguardo verso Piton. 

Mina, quasi senza parole, prese un lungo respiro profondo. Si voltò per un secondo verso Piton, che se ne stava a fianco a Lumacorno, immobile e imperturbabile, ma con gli occhi fissi sul suo volto. Per un attimo, Mina scorse negli occhi vuoti di lui qualcosa, come una scintilla, un fremito, ma si riscosse e si voltò verso Sirius, che la guardava ancora, in attesa di una risposta. 

- Sì. - Disse semplicemente, lasciandosi andare ad un sorriso. - Facciamolo. - 

Sirius non aggiunse altro, ma la prese per mano e, letteralmente, la trascinò verso la villa, nella sala in cui, poco prima, Harry e Ginny li avevano anticipati. 

Si trattava di un spazio rettangolare, ampio almeno quanto la Sala Grande di Hogwarts, ancora pieno di fiori rosa e bianchi, dove una piccola folla si era riunita ad attenderli. Facendosi spazio per raggiungere Kingsley Shacklebolt, fermo in fondo alla sala, Mina guardò le facce di tutti: Hagrid, grosso e peloso come sempre, spiccava tra tutti, Molly Weasley, insieme ad Arthur e ai suoi figli, già pronta per sciogliersi in un fiume di lacrime, Alya e Teddy, incuriositi al fianco di Andromeda, la professoressa McGranitt, Harry, che li guardava felice, Ron da una parte e Ginny dall’altra, e poi Hermione, che come Molly già sembrava ad un passo dalla commozione. C’era perfino suo padre, che stava guardando Sirius con lo stesso sguardo torvo di sempre. 

- Bene, adesso ci siamo proprio tutti. - Esordì Shacklebolt, quando i due si fermarono a pochi passi da lui. - Avete gli anelli? - Domandò. 

- Certo, eccoli qui. - La McGranitt si fece avanti, mettendo nelle mani del Ministro due tappi di burrobirra trasfigurati in fedi, anche piuttosto carine a dirla tutta.  

- E i testimoni? - Continuò il Kingsley.  

Sirius si voltò verso Harry, che ricambiò il suo sguardo, mentre Mina passò nuovamente gli occhi sul gruppo di persone che li stavano guardando, e fu quello il momento in cui scorse Piton, appena sulla soglia della massiccia porta di legno di quella grande sala. Per un momento si guardarono; non dissero niente, ma lei fu quasi tentata di chiamarlo, di chiedergli se voleva fargli lui da testimone. Ma poi lo vide fare un passo indietro, esitare e voltarsi, prima di allontanandosi dall’uscio, il solito mantello nero che sfiorava il pavimento, camminando spedito finché non sparì dalla sua vista. 

Poi Mina tornò con lo sguardo sulla piccola folla davanti a sé, alla ricerca di un testimone. Se solo ci fosse stata Lily… o Dora. Dora.

- Andromeda, vuoi essere la mia testimone? - Domandò, guardando la strega. 

- Ma certo, quasi signora Black. - Rispose Andromeda, facendo un passo in avanti. 

Shacklebolt guardò Andromeda e Harry e poi Mina e Sirius. - Possiamo cominciare? Bene, ottimo. - Dichiarò, prima di schiarirsi la voce, iniziando a frugarsi nelle tasche del suo vestito elegante, alla ricerca di qualcosa. - Non ho avuto molto tempo per prepararmi un bel discorso come al solito, ma comunque eccoci qui! - Disse, quando tirò finalmente fuori un tovagliolino da cocktail bianco su cui aveva appuntato qualcosa. - Siamo qui riuniti oggi per celebrare l’unione di due anim… -   

- Kingsley, sei il mio Ministro della Magia preferito, ma possiamo evitare tutta questa parte melensa e molto imbarazzante, andando subito al sodo? - Lo interruppe Mina. 

Sirius invece sbuffò. - Non essere senza cuore, si è scritto il discorso. - Ribatté alzando gli occhi al cielo. - Continua pure Kingsley. - 

Shacklebolt fece saettare lo sguardo tra i due, indeciso sul da farsi. - Siamo qui riuniti oggi per celebrare l’unione di due anime affini: Sirius e Mina, che, come sapete tutti, non si sono lasciati dividere da niente. - Iniziò a leggere, in tono solenne. - Tra loro c’è quella cosa che tutti noi abbiamo cercato almeno una volta nella vita, quel tipo di amore di cui sentiamo tanto parlare, un amore imperfetto, un amore vivo, un amore spesso non facile da sopportare. Per questo, vorrei citare un estratto di un libro babbano, Anna Karenina, di Tolstoj. - Kingsley girò il tagliolino, si schiarì la voce e poi tornò a leggere: - “Credo che non ti amerei tanto se in te non ci fosse nulla da lamentare, nulla da rimpiangere. Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno mai inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita.” Questa è, a mio parere, l’essenza del sentimento che lega queste due persone che ho davanti in questo momento, queste due persone che si sono amate in tempi difficili e che continuano a farlo tutt’ora e con la stessa passione di sempre. Dunque, in qualità di Ministro della Magia, ma anche da vostro amico, mi sento onorato di poter ufficiare il vostro matrimonio, quindi credo che sia giunto il momento di fare la fatidica domanda: Mina, vuoi prendere S… -  

- Sì. - Rispose lei, impaziente, senza farlo finire. - Scusa, continua pure. - 

Shacklebolt sospirò, scuotendo la testa, per poi posare lo sguardo su di lui. - E tu, Sirius, vuoi prendere Mina come tua sposa? - 

Un suono di trombone dal fondo annunciò a tutti che Hagrid aveva estratto uno dei suoi fazzoletti-tovaglia, commosso; Mina si ritrovò a domandarsi perché la gente piangesse durante i matrimoni e, nello stesso momento, Sirius rispose: - Decisamente sì. - 

Ci fu lo scambio degli anelli-tappi e poi Shacklebolt mosse la bacchetta in aria e un nastrino bianco apparve a mezz’aria, per poi legare le mani unite di Sirius e Mina. - Allora vi dichiaro ufficialmente uniti per sempre. - Disse, e il nastrino scomparve senza emettere alcun suono, rilasciando un lieve fumo argenteo, simile a quello prodotto da un patronus. Ci fu un breve applauso e qualche gioiosa congratulazione, poi il Ministro aggiunse: - Adesso lo sposo può b… ah, vedo che siete già arrivati a quel punto. - 

- Bleah, si stanno baciando! - Esclamò Teddy, disgustato, i capelli tutti rossi. 

- Certo, fanno così perché si amano o roba del genere. Tu non lo capisci perché sei troppo piccolo. - Ripose altezzosamente la cugina, dall’alto dei suoi cinque anni.  

- A me mi sembra una cosa schifosa. - Ribatté Teddy, facendo tornare la sua capigliatura di un brillante blu elettrico. 

Alya annuì. - Anche a me, un pochetto. Io infatti non lo farò mai. - Sentenziò. 

- Che cosa non farai mai? - Chiese Sirius, che intanto si era avvicinato insieme a Mina. 

- Baciare qualcuno. - Rispose Teddy, al posto della bambina. 

Sirius e Mina si scambiarono uno sguardo intenerito. - Brava, piccola. - Disse lui. - Non dovrai baciare nessuno almeno finché non compirai trent’anni, altrimenti tuo padre potrebbe mettersi a piangere, e tu non vuoi farmi piangere, vero? - 

Alya scollò le spalle, scoccandogli uno sguardo che sembrava quasi dire “chissene frega”. 

- Sirius, così la traumatizzi. - Si mise in mezzo Mina, alzando gli occhi al cielo. 

- Tu invece, Teddy, puoi fare ciò che vuoi, ma… va bene, credo che non sia ancora il momento giusto per il discorso. - Continuò il mago, facendo un sorrisetto imbarazzato. 

- Che discorso, zio? - Chiese il bambino, curioso. 

Sirius mugugnò qualcosa di poco comprensibile, alla ricerca di una risposta, mentre Alya prese a giocare con una delle piccole roselline che addobbavano la sala, con fare annoiato e pensieroso. E poi, senza alcuna vera motivazione, accadde: il bocciolo che aveva sul palmo prese ad aprire e chiudere i petali, come una sorta di buffa medusa. 

Alya sobbalzò, lasciandola cadere, e Mina, al suo fianco, si portò una mano alla bocca. - Aly, hai fatto una magia. - Disse, incredula. 

- Hai fatto una magia? - Chiese Sirius, guardandola, il tono urgente. 

La bambina boccheggiò. - I-io… credo di sì, non lo so. Credo di sì. Sì! - Rispose, facendo un grande sorriso. - Quindi andrò per davvero a Hogwarts? - 

Sirius annuì, fiero. - Sì, e sarai una perfetta Grifondoro. - Rispose. 

- O qualsiasi altra cosa. - Lo corresse Mina. - Non metterle ansia già da adesso. - 

- Magari sarò una Serpeverde, come il professor Piton. - 

Sirius trasalì, come se fosse stato colpito da un schiantesimo. 



 
   
 
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