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Autore: ame tsuki    25/05/2022    6 recensioni
EruRiRen | ModernAU | Flashfic [542 parole]
Dal testo: “«Non morirai, quindi smettila di fingere».
Levi usa il tono duro di quando vuole essere dolce, spera che almeno così Eren smetta di sudare freddo.
Per uno tanto fissato con la libertà, il moccioso reprime un sacco di cose.[…]
”.
Genere: Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Eren Jaeger, Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Flashfic scritta per l’Ouchchallenge del gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO.
Prompt: “strana idea”, “non accettabile”, “libertà”.

 
 
 
Il prezzo da pagare
 
 
 
«Non morirai, quindi smettila di fingere».
Levi usa il tono duro di quando vuole essere dolce, spera che almeno così Eren smetta di sudare freddo.
Per uno tanto fissato con la libertà, il moccioso reprime un sacco di cose. Questa volta è il dolore: Eren lo trattiene come fosse una colpa, e se ne sta immobile a fissare il soffitto di quel parcheggio al coperto tra le garze imbevute di sangue come una principessa in una bara tra le rose. Levi sa perché lo fa: è ancora abbastanza adolescente da pensare che mostrare emozioni sia segno di debolezza.
Non che lui o Erwin siano buoni esempi, in questo. È il prezzo da pagare per essere ottimi sicari.
«Stai tranquillo, Eren: non è profonda, ha solo sanguinato molto. La tua morte per noi non è accettabile in nessun caso, intesi?». Che ci creda o no, suo marito sorride al ragazzo e gli effetti delle sue parole si riflettono sul modo in cui Eren si rilassa, guarda prima lui, poi Erwin, e alla fine si lascia andare a un piccolo lamento.
Levi si limita al proprio compito e prende la boccetta dell’acqua ossigenata; la versa sulla ferita poco sotto l’ombelico senza troppi complimenti, e le urla di Eren, a quel punto, sarebbero da considerarsi una vittoria, ma la verità è che non sono accettabili nemmeno quelle.
«Resisti», dice a denti stretti – e forse sta solo parlando a se stesso. «Ho quasi fatto».
Ed è vero: Levi finisce in fretta di disinfettare, arriva troppo presto alla parte più difficile. Con ago e filo tra le dita, osserva il taglio per prenderne le misure – e adesso è lui quello a reprimere ogni cosa. È la prima coltellata, per Eren – la prima cicatrice: sente di dover fare un lavoro accurato.
«Se almeno avessimo un anestetico», borbotta – e quasi rimpiange l’esercito dal quale lui ed Erwin sono stati cacciati per qualcosa di inaccettabile come il cazzo nel culo di un altro uomo. Lì, almeno, c’erano i giusti strumenti, e non un kit di pronto soccorso arrangiato alla bell’e meglio.
Ma la libertà di amare chi vuole – e, che ironia: non uno, ma due uomini – quella, sì, è più importante di tutto.
«Ecco, a questo proposito», dice Erwin all’improvviso. «Ho un’idea».
Levi si ferma per ascoltarlo, perché è certo ne valga la pena.
«Il sesso è un ottimo anestetico».
Sulle prime Levi è sicuro che suo marito stia scherzando; ne ammira anche l’audacia, data la situazione. Ma poi lo guarda meglio negli occhi: no, Erwin è serio da morire.
«Che idea…», inizia Levi.
Erwin lo interrompe con un’alzata di spalle: «Strana, lo so».
«No, di merda, stavo dicendo».
Erwin sorride appena, poi: «Meglio di niente, no?».
Levi ha talmente tanti insulti in mente che non riesce più a pensare – quindi guarda Eren, lascia a lui la scelta.
Il ragazzo è pallido per le urla e il sangue perso, ma risponde: «Sì, ok», in un battito di ciglia.
Nella testa di Levi gli insulti si moltiplicano, ma Erwin si sistema tra le cosce di Eren, gli abbassa i pantaloni e si china – e allora qualsiasi commento sarebbe superfluo.
Levi inizia a cucire e le urla di Eren ora sono meno forti – più sopportabili. Per quanto assurdo sia, va bene così.

 
 
 
 
Questa cosa non ha senso. Doveva essere comica e mi è uscita un mezzo delirio pieno di dramah, sono un po’ tutti OOC ed è solo una scena a caso a cui ho cercato (fallendo) di dare un filo logico. In realtà volevo solo una scusa per scrivere di una relazione poliamorosa con loro tre, perché in giro non ci sono abbastanza storie che ne parlino.
 
Potrei pentirmi amaramente di averla pubblicata, così come già mi pento amaramente di averla scritta, ma tant’è.
 
Alla prossima,
Tsuki
   
 
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