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Autore: LadyHeather83    26/05/2022    1 recensioni
ATTENZIONE: LA STORIA CONTIENE SPOILER INERENTI ALLA QUARTA STAGIONE
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Chat Noir fa una promessa a Lady Bug. Una promessa che intende mantenere ad ogni costo, perchè sa che lei è la persona perfetta per ricoprire il suo ruolo.
Ora sono davvero solo loro due insieme contro il mondo.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Felix Agreste, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Promises

*

Capitolo 8

*

Lady Bug teneva lo sguardo perso nel vuoto ripensando a quell’orribile futuro a cui era stata costretta ad assistervi a causa di un suo errore, anche se ancora adesso non capiva come l’aver firmato un bigliettino innocente avesse potuto creare un caos di quella portata.

Forse Adrien aveva scoperto la sua identità e lo aveva confidato a qualcuno, come aveva già supposto… no, Adrien non le giocherebbe mai un colpo così basso, si fidava di lui.

Ma ora era totalmente inutile rinvangare quell’episodio, visto che lei aveva rimediato al suo sbaglio e tutto era tornato alla normalità. Almeno così credeva.

Perché lo spettro di Chat Blanc aleggiava ancora vivo più che mai nella sua mente, attendendo il momento opportuno per svelarsi e ritornare ad occupare i suoi incubi peggiori.

Eppure, Lady Bug non credeva affatto alle parole del suo compagno akumatizzato, in quanto le aveva sempre trovate non veritiere e che non rispecchiavano la realtà e i suoi sentimenti. Lady Bug trovava assurdo che in qualche modo si fosse innamorata di lui.

Fino a quel momento.

Ora aveva capito e aveva realizzato che Chat Noir per lei contava più di tutti in quel preciso momento, anche dello stesso Adrien di cui ne era innamorata.

Il cuore le batteva forte nel petto e il ventre vibrava ad ogni suo tocco che sembrò delicato e leggero.

Gli occhi verde smeraldo di lui, brillavano alla luce del sole riscaldandole il sangue nelle vene, che ricominciò a scorrerle fino a farla rinvenire del tutto.

Chat Noir continuava a scuoterla per farla rinsavire.

“Milady… milady… parla, dì qualcosa…” Era alquanto preoccupato e il pensiero di non poterla aiutare, lo stava mandando fuori di testa.

Lady Bug scosse per un attimo la testa ed inspirò profondamente un paio di volte fino a che il battito cardiaco non tornò alla normalità.

La coccinella non aveva niente di cui temere se al suo fianco aveva lui, ma era anche vero che ora più che mai erano soli contro tutti, nonostante potessero contare dell’aiuto dei loro compagni di classe, ed ovviamente questa cosa era nascosta all’altro.

Scu-scusami…” Balbettò tenendosi la testa.

Chat Noir tirò un sospiro di sollievo “Meno male. Mi aveva fatto preoccupare. Mi vuoi dire che ti è preso?” Chiese poi con voce calma e rassicurante sedendosi sul cornicione con le gambe penzoloni.

“E’… è complicato, e non sono ancora pronta. Scusami.” Lady Bug prese posto accanto a lui.

Spalla contro spalla.

“In una situazione normale ti direi che non me ne importa, e che potrai parlarmene quando sari pronta. Ma ora come ora, Milady, devo chiederti di farlo. Solo così potrò aiutarti veramente in questa missione. Se non so che cosa ti passa per la testa, non potremo essere sincronizzati… ed invece dovremo essere più uniti che mai.” Le scoccò un’occhiata languida che la fece arrossire e distogliere velocemente lo sguardo da lui.

Lady Bug strinse i pugni sulla superficie delle cosce e deglutì un po' di saliva che le bagnò leggermente la gola.

“Ho paura.”

“E’ normale averne…”

“… che tu venga akumatizzato!” Sputò fuori poi non degnandolo di uno sguardo.

Di tutta risposta lui iniziò a ridere lasciandola alquanto perplessa.

Chat Noir smise subito dopo notando la sua espressione seria e provata, non stava affatto scherzando e forse, lei, nascondeva qualcosa nel cuore che non voleva rivelargli.

“Nessuno cadrà vittima di quel megalomane.” Sentenziò lui mettendole una mano su uno dei due pugni facendola rilassare per poi intrecciarne le dita.

“Non sai di che cosa parli.”

“No, se non me lo dici.” Replicò.

Lady Bug esitò per qualche secondo, chiedendosi se fosse giusto o no rivelargli quello che era stata costretta a vivere.

In cuor suo sperava che quell’argomento non sarebbe mai saltato fuori, sistemata la situazione e tanti cari saluti, sarebbe stato un segreto che si sarebbe portata all’interno della tomba, se questo puntualmente non uscisse fuori. Non era la prima volta che Lady Bug aveva dovuto nasconderglielo, ma si sa… prima o poi i nodi vengono tutti al pettine, e quella era la situazione giusta per parlargliene.

Non servivano i dettagli.

“Volevo dirtelo tempo fa, ma… ma non trovavo mai le parole giuste.”

Chat Noir si mise comodo per ascoltare meglio quello che la compagna aveva da raccontargli.

“… un giorno… Bunnix è venuta a prendermi e mi ha portato in un futuro devastato dalla distruzione…”

“Dev’essere stato terribile!” Sospirò lui mordendosi il labbro inferiore.

“… il problema è che sei stato tu a causarlo.”

Chat Noir spalancò occhi e bocca per lo stupore.

“… Papillon ti ha akumatizzato e ti sei trasformato in Chat Blanc.” Continuò Lady Bug gesticolando con le mani non aggiungendo altro al racconto.

“Mio… Dio…” Ora gli era chiaro perché Lady Bug aveva paura.

Adesso che gli era rimasto solo lui a combattere al suo fianco, non poteva contare sull’aiuto di nessuno se lui si fosse fatto akumatizzare in qualche modo.

E sicuramente non sarebbe stata in grado di gestire due diverse situazioni di quella portata.

In ogni caso, Chat Noir doveva anche scoprire che cosa lo aveva portato ad obbedire alla volontà di Papillon, senza avere la possibilità di tirarsi indietro.

Sapeva che il controllo mentale esercitato da lui era grande, ma era anche vero che in più di qualche occasione, la stessa Chloè era riuscita a sbarazzarsi del suo potere, e l’ultima volta era accaduto proprio quando era stata akumatizzata in Penalteam, nel momento in cui la sua influenza non gli è più servita, e ormai aveva riconosciuto la sconfitta, Chloè si era liberata senza tanti complimenti di quel potere, a detta sua ormai inutile.

Quindi, ora, Chat Noir si stava interrogando su quali fossero state le possibili cause che hanno fatto sì che tradisse Lady Bug e tutte le persone che credevano in lui.

“Non so che cosa ti abbia detto Papillon per convincerti a ricevere il suo potere… sta di fatto che sei impazzito e il mondo che conosciamo così com’è, è andato distrutto.”

“E tu? Non hai fatto nulla per impedirlo?” Era lecito chiederglielo.

Lady Bug strinse nuovamente i pugni e anche il suo cuore fu chiuso in una morsa, ma doveva sapere che cosa le aveva fatto.

“Mi hai uccisa!” Scosse la testa cercando di trattenere le lacrime e Chat Noir si pentì subito dopo per averglielo chiesto, doveva immaginare che le fosse accaduto qualcosa di grave, ma scoprire che era stato per causa sua gli fece mancare improvvisamente l’aria attorno a lui, ed annaspò alla sua ricerca prima di stramazzare al suolo privo di sensi.

“Io… io… non ti farei mai del male, Milady.” Balbettò lui con un filo di voce che uscì a suon di stenti dalla sua gola.

Fu Lady Bug questa volta a mettergli una mano sopra la sua “Lo so, chaton”.

“Ma questo non cancella quello che è successo.” Mormorò lui mestamente.

“E’ solo un brutto ricordo, non accadrà.” Ma Lady Bug stava iniziando a provare veramente qualcosa per lui, e la consapevolezza che era stato il loro amore a causare la quasi fine del mondo, la metteva ansia addosso.

Alla fine Chat Noir aveva avuto ragione, prima o poi si sarebbe innamorata di lui.

Ma non c’era tempo per pensare ai suoi sentimenti, i due super eroi avevano una missione importante da svolgere, ora li doveva accantonare per pensare ad un bene superiore e soprattutto alla vera ragione di quell’incontro.

Ancora una volta la sua vita andava messa da parte, passando in automatico in secondo piano.

Chissà se sarebbe stata ancora in grado di uscire con le sue amiche per un pomeriggio spensierato, oppure se il dopo scuola sarebbe stato caratterizzato da scorribande e combattimenti, assieme a lui, per recuperare i Miraculous.

Almeno aveva Chat Noir al suo fianco ed infondo, era quello che dovevano fare.

Alla loro vita privata ci avrebbero pensato in un secondo momento, sempre che questo non li avrebbe influenzati per la normale riuscita della missione.

Del resto a Chat Noir non dispiaceva passare del tempo in più con Lady Bug e in diverse occasioni le aveva confessato che gli unici momenti che preferiva era quando le stava accanto. E nemmeno a Lady Bug sarebbe dispiaciuto conoscerlo un po' meglio, ma questa non doveva essere una scusa per distrarsi.

Una volta portato a termine il  compito, Marinette avrebbe fatto chiarezza sui suoi sentimenti, che ora erano solo motivo di distrazione.

Tirarono entrambi un bel respiro e dopo aver scacciato via un po' di nuvole, Lady Bug chiese al suo compagno della visita a Felix.

“Un buco nell’acqua!” Grugnì a denti stretti per la rabbia.

Lady Bug si morse l’interno della guancia.

“Questa non ci voleva…”

“Mi dispiace, Milady. Mi ha detto che il Miraculous gli è stato rubato da Papillon.”

“Deve averlo seguito.”

“Immagino di sì” Fece spallucce inclinando leggermente le labbra “… fatto sta che lui non sa niente e che noi brancoliamo ancora nel buio.”

Mmm…” Lady Bug si portò le mani all’interno dei capelli abbassando il capo, sbuffando.

Al momento non aveva nessuna idea di come agire, per quanto ne sapeva, Papillon, magari li stava anche spiando, ne sarebbe stato perfettamente in grado.

E per lui scoprire come se la sarebbero cavati in quel momento sarebbe stato facile, se non fosse che entrambi i super eroi scattarono in piedi quando una figura adirata si palesò davanti a loro.

E sembrava non avere affatto buone intenzioni.

*

Chloè Bougeois si stava godendo gli ultimi attimi di tranquillità prima di coricarsi.

Quella giornata era stata lunga e decisamente stressante: estetista e parrucchiera tutto nello stesso pomeriggio, e meno male che ai compiti ci aveva pensato Sabrina come al solito, altrimenti chi l’avrebbe sentita la signorina Bustier l’indomani?

Si era già infilata il pigiama, un completo pantaloni corti e maglietta color sabbia con impresso su quest’ultima un carinissimo orsetto giallo, che ricordava molto il suo inseparabile pupazzo dagli occhi brillanti.

Perché quelli, erano diamanti veri. Un regalo di compleanno per i suoi cinque anni da parte di mamma che non aveva potuto presenziare alla sua festa a causa della cancellazione improvvisa del volo New York-Parigi.

Chloè se ne stava immobile sul divanetto, con le mani aperte, attendendo che lo smalto color rosa shocking si asciugasse.

Quello azzurro pastello che aveva applicato la mattina a scuola durante la noiosissima lezione di storia, non le piaceva più.

E guardava la replica sua soap opera preferita, immaginando anche lei un amore come quello che vivevano i protagonisti sullo schermo.

Erano arrivati ad un punto cruciale, ovvero alla tv stavano passando le immagini delle nozze e del fatidico bacio, quando qualcuno bussò alla porta, destandola da un sogno.

“Vattene via, Jeancoso” Starnazzò stizzita.

Ma a battere alla porta non era stato di certo il suo cameriere personale e per la cronaca non era nemmeno l’ingresso della stanza da dove proveniva il rumore.

Ribussò nuovamente e Chloè capì che il suono arrivava da qualche metro dietro di lei, ovvero dalla porta finestra che dava sul terrazzo, da cui si poteva godere di un’ottima visuale della città di Parigi.

La bionda, in preda allo spavento, saltò in piedi, e nel farlo fece cadere la boccetta di smalto rimasto semi aperto, posto sul tavolino di cristallo accanto alla poltrona, sul pavimento, riversandone l’intero contenuto sul tappeto bianco di pelliccia di ermellino.

Jeancoso ci avrebbe pensato l’indomani a pulire e a far tornare tutto pulito come se quel complemento d’arredo fosse nuovo, in caso contrario, lo avrebbe spedito subito nel negozio all’angolo ordinandogli di prenderne un altro, magari di volpe questa volta.

Chloè si avvicinò lentamente e appena poggiò la mano sulla maniglia, lo sguardo inorridito si posò sullo smalto rovinato.

Tirò l’impugnatura e fece entrare il suo ospite, non prima di avergli urlato che per colpa sua ora doveva togliere e rimettere lo schifo che aveva sulle unghie.

“Buonasera, signorina Bourgeois!” La salutò con aria di assoluta indifferenza.

*

continua

 

 

  
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