Promises
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Capitolo 8
Lady Bug teneva lo sguardo perso nel vuoto ripensando a quell’orribile
futuro a cui era stata costretta ad assistervi a causa di un suo errore, anche
se ancora adesso non capiva come l’aver firmato un bigliettino innocente avesse
potuto creare un caos di quella portata.
Forse Adrien aveva scoperto la sua identità e lo aveva confidato a qualcuno,
come aveva già supposto… no, Adrien non le giocherebbe mai un colpo così basso,
si fidava di lui.
Ma ora era totalmente inutile rinvangare quell’episodio, visto che lei
aveva rimediato al suo sbaglio e tutto era tornato alla normalità. Almeno così
credeva.
Perché lo spettro di Chat Blanc aleggiava ancora vivo più che mai nella sua
mente, attendendo il momento opportuno per svelarsi e ritornare ad occupare i
suoi incubi peggiori.
Eppure, Lady Bug non credeva affatto alle parole del suo compagno akumatizzato, in quanto le aveva sempre trovate non
veritiere e che non rispecchiavano la realtà e i suoi sentimenti. Lady Bug
trovava assurdo che in qualche modo si fosse innamorata di lui.
Fino a quel momento.
Ora aveva capito e aveva realizzato che Chat Noir per lei contava più di
tutti in quel preciso momento, anche dello stesso Adrien di cui ne era
innamorata.
Il cuore le batteva forte nel petto e il ventre vibrava ad ogni suo tocco
che sembrò delicato e leggero.
Gli occhi verde smeraldo di lui, brillavano alla luce del sole
riscaldandole il sangue nelle vene, che ricominciò a scorrerle fino a farla
rinvenire del tutto.
Chat Noir continuava a scuoterla per farla rinsavire.
“Milady… milady… parla, dì qualcosa…” Era alquanto preoccupato e il
pensiero di non poterla aiutare, lo stava mandando fuori di testa.
Lady Bug scosse per un attimo la testa ed inspirò profondamente un paio di
volte fino a che il battito cardiaco non tornò alla normalità.
La coccinella non aveva niente di cui temere se al suo fianco aveva lui, ma
era anche vero che ora più che mai erano soli contro tutti, nonostante
potessero contare dell’aiuto dei loro compagni di classe, ed ovviamente questa
cosa era nascosta all’altro.
“Scu-scusami…” Balbettò tenendosi la testa.
Chat Noir tirò un sospiro di sollievo “Meno male. Mi aveva fatto
preoccupare. Mi vuoi dire che ti è preso?” Chiese poi con voce calma e
rassicurante sedendosi sul cornicione con le gambe penzoloni.
“E’… è complicato, e non sono ancora pronta. Scusami.” Lady Bug prese posto
accanto a lui.
Spalla contro spalla.
“In una situazione normale ti direi che non me ne importa, e che potrai
parlarmene quando sari pronta. Ma ora come ora, Milady, devo chiederti di farlo.
Solo così potrò aiutarti veramente in questa missione. Se non so che cosa ti
passa per la testa, non potremo essere sincronizzati… ed invece dovremo essere
più uniti che mai.” Le scoccò un’occhiata languida che la fece arrossire e
distogliere velocemente lo sguardo da lui.
Lady Bug strinse i pugni sulla superficie delle cosce e deglutì un po' di
saliva che le bagnò leggermente la gola.
“Ho paura.”
“E’ normale averne…”
“… che tu venga akumatizzato!” Sputò fuori
poi non degnandolo di uno sguardo.
Di tutta risposta lui iniziò a ridere lasciandola alquanto perplessa.
Chat Noir smise subito dopo notando la sua espressione seria e provata, non
stava affatto scherzando e forse, lei, nascondeva qualcosa nel cuore che non
voleva rivelargli.
“Nessuno cadrà vittima di quel megalomane.” Sentenziò lui mettendole una
mano su uno dei due pugni facendola rilassare per poi intrecciarne le dita.
“Non sai di che cosa parli.”
“No, se non me lo dici.” Replicò.
Lady Bug esitò per qualche secondo, chiedendosi se fosse giusto o no rivelargli
quello che era stata costretta a vivere.
In cuor suo sperava che quell’argomento non sarebbe mai saltato fuori,
sistemata la situazione e tanti cari saluti, sarebbe stato un segreto che si
sarebbe portata all’interno della tomba, se questo puntualmente non uscisse
fuori. Non era la prima volta che Lady Bug aveva dovuto nasconderglielo, ma si
sa… prima o poi i nodi vengono tutti al pettine, e quella era la situazione
giusta per parlargliene.
Non servivano i dettagli.
“Volevo dirtelo tempo fa, ma… ma non trovavo mai le parole giuste.”
Chat Noir si mise comodo per ascoltare meglio quello che la compagna aveva
da raccontargli.
“… un giorno… Bunnix è venuta a prendermi e mi ha
portato in un futuro devastato dalla distruzione…”
“Dev’essere stato terribile!” Sospirò lui mordendosi il labbro inferiore.
“… il problema è che sei stato tu a causarlo.”
Chat Noir spalancò occhi e bocca per lo stupore.
“… Papillon ti ha akumatizzato e ti sei
trasformato in Chat Blanc.” Continuò Lady Bug gesticolando con le mani non
aggiungendo altro al racconto.
“Mio… Dio…” Ora gli era chiaro perché Lady Bug aveva paura.
Adesso che gli era rimasto solo lui a combattere al suo fianco, non poteva
contare sull’aiuto di nessuno se lui si fosse fatto akumatizzare
in qualche modo.
E sicuramente non sarebbe stata in grado di gestire due diverse situazioni
di quella portata.
In ogni caso, Chat Noir doveva anche scoprire che cosa lo aveva portato ad
obbedire alla volontà di Papillon, senza avere la possibilità di tirarsi
indietro.
Sapeva che il controllo mentale esercitato da lui era grande, ma era anche
vero che in più di qualche occasione, la stessa Chloè
era riuscita a sbarazzarsi del suo potere, e l’ultima volta era accaduto
proprio quando era stata akumatizzata in Penalteam, nel momento in cui la sua influenza non
gli è più servita, e ormai aveva riconosciuto la sconfitta, Chloè
si era liberata senza tanti complimenti di quel potere, a detta sua ormai
inutile.
Quindi, ora, Chat Noir si stava interrogando su quali fossero state le
possibili cause che hanno fatto sì che tradisse Lady Bug e tutte le persone che
credevano in lui.
“Non so che cosa ti abbia detto Papillon per convincerti a ricevere il suo
potere… sta di fatto che sei impazzito e il mondo che conosciamo così com’è, è
andato distrutto.”
“E tu? Non hai fatto nulla per impedirlo?” Era lecito chiederglielo.
Lady Bug strinse nuovamente i pugni e anche il suo cuore fu chiuso in una
morsa, ma doveva sapere che cosa le aveva fatto.
“Mi hai uccisa!” Scosse la testa cercando di trattenere le lacrime e Chat
Noir si pentì subito dopo per averglielo chiesto, doveva immaginare che le
fosse accaduto qualcosa di grave, ma scoprire che era stato per causa sua gli
fece mancare improvvisamente l’aria attorno a lui, ed annaspò alla sua ricerca
prima di stramazzare al suolo privo di sensi.
“Io… io… non ti farei mai del male, Milady.” Balbettò lui con un filo di
voce che uscì a suon di stenti dalla sua gola.
Fu Lady Bug questa volta a mettergli una mano sopra la sua “Lo so, chaton”.
“Ma questo non cancella quello che è successo.” Mormorò lui mestamente.
“E’ solo un brutto ricordo, non accadrà.” Ma Lady Bug stava iniziando a
provare veramente qualcosa per lui, e la consapevolezza che era stato il loro
amore a causare la quasi fine del mondo, la metteva ansia addosso.
Alla fine Chat Noir aveva avuto ragione, prima o poi si sarebbe innamorata
di lui.
Ma non c’era tempo per pensare ai suoi sentimenti, i due super eroi avevano
una missione importante da svolgere, ora li doveva accantonare per pensare ad
un bene superiore e soprattutto alla vera ragione di quell’incontro.
Ancora una volta la sua vita andava messa da parte, passando in automatico
in secondo piano.
Chissà se sarebbe stata ancora in grado di uscire con le sue amiche per un
pomeriggio spensierato, oppure se il dopo scuola sarebbe stato caratterizzato
da scorribande e combattimenti, assieme a lui, per recuperare i Miraculous.
Almeno aveva Chat Noir al suo fianco ed infondo, era quello che dovevano
fare.
Alla loro vita privata ci avrebbero pensato in un secondo momento, sempre
che questo non li avrebbe influenzati per la normale riuscita della missione.
Del resto a Chat Noir non dispiaceva passare del tempo in più con Lady Bug
e in diverse occasioni le aveva confessato che gli unici momenti che preferiva
era quando le stava accanto. E nemmeno a Lady Bug sarebbe dispiaciuto conoscerlo
un po' meglio, ma questa non doveva essere una scusa per distrarsi.
Una volta portato a termine il compito, Marinette
avrebbe fatto chiarezza sui suoi sentimenti, che ora erano solo motivo di
distrazione.
Tirarono entrambi un bel respiro e dopo aver scacciato via un po' di
nuvole, Lady Bug chiese al suo compagno della visita a Felix.
“Un buco nell’acqua!” Grugnì a denti stretti per la rabbia.
Lady Bug si morse l’interno della guancia.
“Questa non ci voleva…”
“Mi dispiace, Milady. Mi ha detto che il Miraculous
gli è stato rubato da Papillon.”
“Deve averlo seguito.”
“Immagino di sì” Fece spallucce inclinando leggermente le labbra “… fatto
sta che lui non sa niente e che noi brancoliamo ancora nel buio.”
“Mmm…” Lady Bug si portò le mani all’interno dei
capelli abbassando il capo, sbuffando.
Al momento non aveva nessuna idea di come agire, per quanto ne sapeva,
Papillon, magari li stava anche spiando, ne sarebbe stato perfettamente in
grado.
E per lui scoprire come se la sarebbero cavati in quel momento sarebbe
stato facile, se non fosse che entrambi i super eroi scattarono in piedi quando
una figura adirata si palesò davanti a loro.
E sembrava non avere affatto buone intenzioni.
*
Chloè Bougeois si stava godendo gli ultimi attimi di
tranquillità prima di coricarsi.
Quella giornata era stata lunga e decisamente stressante: estetista e
parrucchiera tutto nello stesso pomeriggio, e meno male che ai compiti ci aveva
pensato Sabrina come al solito, altrimenti chi l’avrebbe sentita la signorina Bustier l’indomani?
Si era già infilata il pigiama, un completo pantaloni corti e maglietta
color sabbia con impresso su quest’ultima un carinissimo orsetto giallo, che
ricordava molto il suo inseparabile pupazzo dagli occhi brillanti.
Perché quelli, erano diamanti veri. Un regalo di compleanno per i suoi
cinque anni da parte di mamma che non aveva potuto presenziare alla sua festa a
causa della cancellazione improvvisa del volo New York-Parigi.
Chloè se ne stava immobile sul divanetto, con le mani aperte, attendendo che lo
smalto color rosa shocking si asciugasse.
Quello azzurro pastello che aveva applicato la mattina a scuola durante la noiosissima
lezione di storia, non le piaceva più.
E guardava la replica sua soap opera preferita, immaginando anche lei un
amore come quello che vivevano i protagonisti sullo schermo.
Erano arrivati ad un punto cruciale, ovvero alla tv stavano passando le
immagini delle nozze e del fatidico bacio, quando qualcuno bussò alla porta, destandola
da un sogno.
“Vattene via, Jeancoso” Starnazzò
stizzita.
Ma a battere alla porta non era stato di certo il suo cameriere personale e
per la cronaca non era nemmeno l’ingresso della stanza da dove proveniva il
rumore.
Ribussò nuovamente e Chloè capì che il suono
arrivava da qualche metro dietro di lei, ovvero dalla porta finestra che dava
sul terrazzo, da cui si poteva godere di un’ottima visuale della città di
Parigi.
La bionda, in preda allo spavento, saltò in piedi, e nel farlo fece cadere
la boccetta di smalto rimasto semi aperto, posto sul tavolino di cristallo
accanto alla poltrona, sul pavimento, riversandone l’intero contenuto sul
tappeto bianco di pelliccia di ermellino.
Jeancoso ci avrebbe pensato l’indomani a pulire e a far tornare tutto pulito come
se quel complemento d’arredo fosse nuovo, in caso contrario, lo avrebbe spedito
subito nel negozio all’angolo ordinandogli di prenderne un altro, magari di
volpe questa volta.
Chloè si avvicinò lentamente e appena poggiò la mano sulla maniglia, lo sguardo inorridito
si posò sullo smalto rovinato.
Tirò l’impugnatura e fece entrare il suo ospite, non prima di avergli
urlato che per colpa sua ora doveva togliere e rimettere lo schifo che aveva
sulle unghie.
“Buonasera, signorina Bourgeois!” La salutò con aria di assoluta
indifferenza.
*
continua