S.O.S. dal futuro
*
Capitolo
10
*
Adrien
e Marinette, con sguardo attonito, continuavano a
guardare dalla loro finestra dello studio, quel muro di fumo nero che raggiunse
presto il cielo.
“E’
opera tua, Plagg?” Scherzò Adrien guardandolo di sottecchi.
Di
risposta il kwami negò lentamente con il capo “No, e
poi sai bene che è nulla questa cosa in confronto a quello che potrei scatenare
con un sol tocco.”
“Sei
sempre il solito sbruffone!” Incalzò stizzita Tikki.
“Sono
solo realista, zuccherino mio.” Ammiccò.
“Non
chiamarmi zuccherino!” Starnazzò stizzita la kwami
della creazione.
“Basta
voi due! Dobbiamo pensare se intervenire o no” Mormorò Marinette
accendendo la televisione per controllare la situazione, se Parigi era stata
presa di mira da un super cattivo, sicuramente al telegiornale lo avrebbero
detto.
Ed
infatti così fu.
Un
inviato alquanto spaventato era già stato mandato sul posto e stava commentando
quanto stava accadendo alle sue spalle.
Marinette non credeva ai
suoi occhi: dal nulla era comparsa una palla trasparente gigante con
all’interno un numero indefinito di ratti che correvano sul tapis roulant,
sotto gli ordini di un topo gigante e spaventoso.
Adrien
scoppiò irrimediabilmente a ridere.
“Stiamo
scherzando???” Chiese ironico continuando a sbellicarsi dalle risate.
“Non
è il momento, Adrien!” Lo rimbeccò la moglie seguendo il notiziario preoccupata.
“Scusa.”
Mormorò asciugandosi una gocciolina salata che gli si era formata al lato
esterno dell’occhio “… ma questa cosa è troppo diverte” Poi si portò due dita
sul mento ritornando serio “… e mi ricorda qualcosa”.
Quello
che sembrava un lurido topo gigante scese dal suo mezzo di trasporto, si
avvicinò al cronista con aria minacciosa, o forse questo era dettata dal suo
aspetto insipido, gli strattonò il microfono dalle mani.
Dopo
un fischio iniziale stridulo che gli fece socchiudere gli occhi, iniziò a
parlare.
“Lady
Bug, Chat Noir. So che mi state ascoltando. Se mi porterete il Miraculous del coniglio, prometto che non farà alcun male
alla città di Parigi. Avete un’ora!”
La
trasmissione s’interruppe di colpo, lasciando Adrien e Marinette
attoniti.
“E’
il cattivo più imbranato di sempre oppure è solo una mia impressione?” Domandò
ironico il biondo grattandosi la testa dall’imbarazzo.
Marinette sospirò “Non lo
so, ma quel che è certo è che dovremo andare a controllare.”
“Cos’è?
Vuole far piovere formaggio per mesi interi?” Ipotizzò Adrien.
Plagg aprì gli occhi
dallo stupore immaginandosi mentre il suo amato camembert scendeva giù dal
cielo, e lui con la bocca spalancata a prenderlo per farselo scendere giù per
l’esofago.
“Se
la sua intenzione è quella, per me lo può anche fare!” Mormorò con aria
sognante venendo subito smontato da Tikki.
“Non
essere stupido… ha ragione la mia padrona, devono andare a controllare.”
“Però
non dobbiamo andare da soli, ho come l’impressione che questo individuo non sia
così stupido come voglia far credere.” Marinette si
portò due dita sul mento per poi dirigersi verso la cassaforte dov’era
custodita la Miracle Box.
Spostò
il quadro che ritraeva lei e Adrien nel giorno del loro matrimonio e l’aprì con
la combinazione segreta.
“Marinette…” Chiamò la moglie con voce tremolante, sapeva
che avrebbe dato ad Emma il pettine dell’ape, ne era certo.
Sua
moglie lo guardò e capì subito la sua preoccupazione.
“Stai
tranquillo, non avevo pensato a lei… ci serve una seconda occasione.” Pigiò il
tasto centrale della palla ovale e ne estrasse il bracciale.
Sass si stiracchiò e
sbadigliò rumorosamente. “Aaawww… Buongiorno, Guardiana.”
Il serpentello sibilò facendo un inchino di circostanza.
“Ciao,
Sass. Pronto ad entrare in azione?” Chiese Marinette sorridendogli.
“Certo!”
Rispose con convinzione.
*
Marinette ed Adrien si
avvicinarono alla stanza del figlio Louis, che in quel momento stava studiano,
l’indomani avrebbe avuto una verifica molto importante prima degli esami di
fine anno.
“Avanti!”
Disse quando sentì bussare alla porta “Mamma, papà. Va tutto bene?”
Marinette porse il
bracciale.
“Oh!
Capito… che è successo sta volta?” Chiese curioso alzandosi dalla sedia per
indossare il gioiello.
“Un
pazzo dalle sembianze di topo vuole seminare il panico.” Rispose Adrien quasi
riluttante.
“Non
è meglio che sia Vesperia ad intervenire?
Potrebbe paralizzare l’avversario con il suo veleno.” Propose il maggiore dei
fratelli.
“Ci
serve una seconda occasione, non sappiamo con chi abbiamo a che fare.” Rispose Marinette.
“Con
un cretino… hai mai visto un cattivo dalle sembianze di topo?” Constatò Adrien
“… e poi che razza di piano è: Lady Bug e Chat Noir voglio il Miraculous del coniglio? Potevamo anche non aver visto il
telegiornale e essere fuori città.” Scimmiottò “… a parte il fatto che non lo
abbiamo noi il gioiello.” Sottolineò.
“Topo?”
Domandò Louis quasi incredulo, per poi cambiare del tutto espressione “… i
serpenti mangiano i topi… Sass…squame striscianti!”
“Plagg, trasformami”
“Tikki, trasformami”
I
tre super eroi erano pronti ad entrare in azione, quando una voce ferma ed
imperativa fermò il terzetto pronto ad uscire dalla finestra.
“E
IO???” Chiese con un’espressione imbronciata ed iraconda per essere stata
evidentemente esclusa dalla missione.
Lady
Bug si avvicinò alla quattordicenne con aria materna.
“E’ pericoloso,
tesoro. E poi andiamo solo a dare un’occhiata.” Le schioccò un tenero bacio sulla
fronte. “Torneremo in men che non si dica, promesso.”
“Si,
ma non è giusto che Louis possa venire, e io no.” Protestò mettendo il broncio
e pestando i piedi.
L’eroe
dalle sembianze di serpente si schiarì la voce “Serpeverde,
grazie.” Sottolineò con lo stesso charm che era solito ad usare il padre.
“Anch’io
potrei esservi utile, potrei paralizzare l’avversario con il veleno.”
“Non
è questo, tesoro.” Intervenne Lady Bug “… non sappiamo con chi abbiamo a che
fare, dobbiamo andarci molto cauti. La prossima volta verrai con noi, ok?”
Chat
Noir deglutì il nulla sentendo la moglie parlare così e una strana sensazione
nelle viscere si fece strada in lui.
Avrebbe
voluto dirle che non avrebbe mai più preso parte ad una missione, ma prima di
essere troppo impulsivo, contò fino a dieci mentalmente.
“Si,
si.” Rispose poco convinta la biondina guardandosi la punta delle scarpe dopo
aver incrociato quello verde del padre.
Emma
aveva capito dalla sua espressione che non avrebbe mai più indossato i panni di
Vesperia.
“Bada
a tuo fratello!” Gli ordinò Chat Noir facendole segno col capo che il settenne
era proprio accanto a lei.
Poi,
tutti e tre i super eroi spiccarono il volo verso la propria destinazione.
Hugo
tirò su con la cannuccia il succo di frutta che stava bevendo.
“Per
fortuna non stai mangiando quel formaggio puzzolente.” Sospirò l’adolescente
tornandosene in camera sua, seguita a ruota dal fratello.
“Uhm…
no. Non sono riuscito a trovarlo, mi sa che Plagg me
lo ha nascosto di nuovo.”
Emma
non riuscì proprio a trattenere una sghignazzata. Il sol pensiero di quel
piccolo kwami nero che ruba il formaggio al fratello
la faceva sbellicare dalle risate.
Eppure
anche Hugo non era da meno, riusciva sempre a trovare le scorte nascoste del
dio della distruzione sparse per casa, e non era di certo un appartamento da
quaranta metri quadri.
“Oppure
sei talmente ingordo che te lo sei fatto fuori oggi a pranzo e non te lo
ricordi nemmeno.” Emma si accomodò sulla poltroncina della scrivania ed accese
il pc.
Hugo
si portò due dita sul mento “Forse hai ragione… partita?” Propose poi credendo
che la sorella volesse giocare ad un qualche videogioco.
“No.
Devo vedere che sta succedendo a quei tre.”
“Tanto
tu non puoi intromettersi!” Sottolineò il fratello più piccolo con somma
innocenza.
Ma
quelle parole toccarono l’animo di Emma nel profondo, perché sapeva che se sua
madre non le aveva dato il pettine dell’ape era tutta colpa di suo padre, e
della sua mania di proteggerla… dal niente.
Voleva
intervenire ed in qualche maniera lo avrebbe fatto.
Non
aveva il permesso di toccare la Miracle Box e non
conosceva affatto la combinazione della cassaforte, un piccolo accorgimento che
Marinette aveva adottato. Non si sa mai.
Gli
unici a conoscerla erano proprio i due coniugi Agreste, ed in caso di estrema
urgenza, Plagg o Tikki
sarebbero riuscita in ogni caso ad aprire il piccolo portoncino nera blindata.
“Tanto
tu non puoi intervenire!” Scimmiottò Emma ripetendo le parole del fratello
“… beh! Questo lo vedremo!” Aggiunse poi continuando ad osservare il notiziario
sul monitor.
“Smettila
di prendermi in giro.” Hugo mise il broncio.
“Avanti
scimmietta… stavo scherzando” Gli scompigliò i capelli neri.
*
Il
Signor Ratto se ne stava beatamente seduto dentro la sua sfera trasparente in
attesa che i super eroi si facessero vedere.
Nel
frattempo, la polizia era accorsa sul posto e stava pensando a come agire per
bloccare quel pazzo, ma appena si muovevano, il gigantesco ratto sparava nella
loro direzione della sostanza verde e acida, con un dispositivo installato al
di fuori della Ruota del Tempo che scioglieva qualsiasi cosa, costringendoli ad
arretrare e ad ideare un nuovo piano.
Stavano
per riprovarci, quando all’improvviso apparvero Lady Bug e Chat Noir.
Serpeverde era rimasto appostato
di vedetta su un tetto lì nelle vicinanze ed osservava la situazione, pronto ad
intervenire.
“Seconda
occasione!” Azionò il meccanismo del bracciale.
Il
Signor Ratto capitombolò dalla seduta quando vide i due super eroi davanti a
sé.
“Finalmente!”
Sibilò tra i denti.
“Certo
che sei brutto forte anche dal vivo!” Esclamò Chat Noir notando il suo aspetto.
“Chat
Noir, non è il momento” Lo rimproverò Lady Bug alzando la voce per poi
fulminarlo con lo sguardo.
“Ma
come ti permetti?” Domandò alquanto irritato il Signor Ratto scendendo dalla
sua invenzione.
“Senti!
Ho altre cose da fare, più importanti di questa pagliacciata” Iniziò Chat Noir
con tono altezzoso, riferendosi ovviamente alla questione in sospeso con la
figlia “… dicci che cosa vuoi e facciamola finita.”
Il
Signor Ratto tirò su le maniche della camicia pronto a suonargliele a quel
gatto da strapazzo.
“Te
la faccio vedere io la pagliacciata!”
“SMETTETELA!”
Intervenne Lady Bug, sicuramente quella con la mente più lucida dei due.
Chat
Noir e il Signor Ratto si zittirono all’istante, poi guardarono la super eroina
con sguardo da cane bastonato.
“Signor…”
L’eroina coccinella lo invitò cortesemente a presentarsi.
“Ratto…
sono il Signor Ratto.”
Chat
Noir non ce la fece proprio a trattenere una risata fragorosa che stizzì non
solo il loro nuovo nemico, ma anche Lady Bug, la quale cercava un modo gentile
per risolvere la situazione.
“Si-signor…
Ratto… ma che razza… di nome… è???”
L’eroe
gatto non ce la faceva più, la pancia gli faceva male, e più ripensava a quel
nome ridicolo e più rideva a crepapelle.
Solo
l’intervento provvidenziale di Lady Bug, salvò la situazione.
Gli
prese il suo bastone d’acciaio e glielo suonò in testa.
“Smettila
subito!”
“Ok,
la smetto!” Si fermò all’istante massaggiandosi la testa, nel punto preciso
dove era stato colpito.
“Mi
scusi, Signor Ratto…” Anche Lady Bug trattenne a stento una risata questa volta
“… perché vuole il Miraculous del Coniglio?” Domandò
gentilmente.
“Per
tornare indietro nel tempo, è ovvio… a qualche attimo prima che mi trasformassi
in questa mostruosità!” Rispose riluttante guardandosi le mani pelose e
appuntite.
“Che
cosa le è successo?”
“Il
sindaco mi ha avvelenato!” Fece una breve pausa “… non gli è bastato umiliarmi
e bandirmi dalla città, doveva trasformarmi in questo mostro! E poi… ci sono
altre cose che non sapete…” Scavalcò i due super eroi andando dritto dal
cronista nascosto dietro un cespuglio, guardò dritto in telecamera con quegli
occhi gialli iniettati di sangue, prendendogli il microfono “…inquadrami,
babbeo!” Ordinò al cameraman “… quello che non sapete è che sotto le fogne
c’è…”
Uno
sparo raggiunse il Signor Ratto dritto al petto.
*
continua