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Autore: acciosnape    27/05/2022    0 recensioni
Ricordava la figura maschile dal completo scuro, gessato, elegantissimo e probabilmente anche costosissimo seduta al fianco sinistro del letto, dove riposava un giovane Sherlock stremato dai sedativi e le mille domande che si pose e che vennero esaudite non appena la figura si alzò e si presentò.
[ Mystrade ispirata ad un roleplay. ]
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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File 18.
Temo che tu abbia sbagliato Holmes. ”

Il freddo pungente non accennava a diminuire, anzi. Le nuvole erano cariche di neve, ed una mattina, alzandosi, scoprirono una coltre bianca in giardino; Lestrade era felice... o almeno lo era prima di uscire di casa ed imbattersi in londinesi e turisti che avevano disimparato a stare al mondo, per via della suddetta neve.
Natale passò quasi in sordina come gli ultimi anni, ossia nessun accenno ad addobbi, lucette o qualsiasi oggetto che richiamasse quella festività. Riuscì però a convincere Mycroft ad appendere una piccola ghirlanda alla porta d'ingresso della tenuta; ebbe sicuramente più fortuna l'ultimo dell'anno, quando gli
concesse un brindisi e gli fece scoprire una parte della casa che ancora non aveva conosciuto: la terrazza sul tetto.
La terrazza sul tetto, Mycroft l'aveva accantonata in una stanza lontana del suo Mind Palace e lì la lasciò fino a poco tempo prima, quando chiese ad uno dei domestici di ripristinarla, o quanto meno metterla un po' in ordine per la notte di Capodanno. Lo yarder non fece domande alla richiesta di Mycroft di seguirlo, ma poiché mancavano pochi minuti allo scoccare della mezzanotte, preventivamente prese due bicchieri a tulipano e una bottiglia di spumante. Quando arrivarono di fronte ad una porta che probabilmente Lestrade non aveva mai neppure notato, Mycroft l'aprì. Con somma sorpresa, Gregory quella notte scoprì una terrazza grande quanto probabilmente tutta la casa e il fatto che questa avesse una zona addirittura riscaldata.
« Non utilizzavo questa terrazza da un po'. »
Mycroft schiarì la voce prima di parlare, prendendo posizione dalla ringhiera in linea d'aria con il Tamigi,
« Mi concedevo delle pause, a volte, lontano da tutto e da tutti, specialmente in estate. Poi l'ho accantonat
a e non sono più venuto. – Tirò fuori l'orologio da taschino, guardandone l'ora – Oh, ci siamo quasi. »
Non appena lo
infilò in tasca, Lestrade guardò in cielo e con somma sorpresa, scoprì che da quell'angolazione si vedevano in maniera discreta i fuochi d'artificio sparati lungo il fiume.

*
La primavera ormai era alle porte, benché il freddo pungente non accennasse a diminuire e il clima era spesso uggioso, e così l'umore di Mycroft; non che fosse mai stato meteoropatico, ma quella giornata si era alzato svogliato, aveva svolto il suo lavoro svogliato, partecipato a meeting con l'apatia dipinta in ogni singola ruga d'espressione, e rientrò in casa svogliato. Quando sentì il nottolino della porta d'ingresso scattare, sapeva che Gregory lo avrebbe raggiunto da lì a breve. La sua routine era semplice: il saluto ai domestici era sacro, così come l'invito a prendersi il pomeriggio e la sera per loro; due chiacchiere per sapere che aria tirasse in casa e poi la giacca prese posto sull'appendiabiti, proprio di fronte alla porta d'ingresso.
Si lasciò cadere pigramente sul divano, quando sentì i passi dell'ispettore venirgli incontro.
« Mi sto annoiando terribilmente, Gregory. »
Il mento era poggiato sul pollice mentre l'indice picchiettava sullo zigomo, le gambe elegantemente accavallate una sull'altra, e lo sguardo e la mente persi nello spettacolino che le fiamme del camino avevano da offrirgli. Asserì così, Mycroft. Lestrade si prese alcuni istanti per guardare il compagno; non appena l'ispettore varcò la soglia del soggiorno, prima di avvicinarsi e accarezzargli la spalla, accennò un sorriso, prima di allontanarsi per andare ad appoggiarsi al tavolo ed incrociare le braccia.
« Cerchiamo di alleviarla, allora. »
Fu un attimo che voltandosi e vedendo uno dei libri riposti in libreria, a Greg tornò in mente uno dei tanti discorsi della Signora Holmes, un piccolo aneddoto certo, ma che ogni tanto gli balenava tra i pensieri; non si era mai osato parlarne, fino ad allora. Sarebbe stato perfetto per alleviare la noia di quella tremenda giornata grigia, pensò. Lo sguardo infine passò dai dorsi dei libri, a Mycroft, sempre nella stessa medesima posizione.
« Suonami qualcosa. »
Dopo pochi istanti, il maggiore degli Holmes, d'istinto cambiò posizione, accigliandosi impercettibilmente. Ora le gambe non erano più accavallate e la mano era adagiata sul bracciolo, picchiettandolo di tanto in tanto: l'attenzione di Mycroft era tutta di Lestrade, nonostante ancora non lo stesse neppure guardando.
« Temo che tu abbia sbagliato Holmes. »
Lentamente, spostò lo sguardo dal fuoco del camino al volto dell'ispettore visibilmente accigliato e sorrise, naturalmente sarcastico.
Suonare? Per carità. Erano ere che non lo toccava.
A Lestrade rimase impresso il momento in cui la Signora Holmes gli racconto, naturalmente lontano dalle orecchie di Mycroft, che all'età di cinque anni sapeva già suonare “Al Chiaro di Luna” di Beethoven, senza lo spartito di fronte. Per quanto Sherlock avesse il dono di saper maneggiare e suonare il violino in maniera magistrale, Lestrade era abbastanza sicuro che fosse lo stesso per Mycroft. Non rispose, ma si limitò a sorridere e negare lentamente, avvicinandosi.
« Tua mamma tempo fa mi ha accennato che quando eri piccolo hai preso delle lezioni di piano. »
Una volta di fronte a lui, gli porse una mano, intenzionato a non scostarla fin quando l'altro non l'avrebbe afferrata. Il sorriso sarcastico di Mycroft si fece più nitido in volto, ma sparì in brevissimo tempo, lasciando spazio ad un lungo sospiro, afferrando infine la mano dello yarder, alzandosi dal divano.
« Ahh, mia mamma. Non suono da anni, Gregory. »
Le loro dita si intrecciarono e Lestrade dovette reprimere l'impulso di baciargli il dorso della mano: già non era una bella giornata, in più gli aveva fatto una richiesta più che assurda... non avrebbe rovinato quel momento con dell'affetto non richiesto; si limitò ad incamminarsi verso il piano di sopra, in direzione della stanza in cui teneva il pianoforte.
« Riprendi adesso. Mi piacerebbe sentirti. »
Il maggiore degli Holmes non proferì parola, fin quando non si trovarono di fronte la porta e sospirò appena, mentre appoggiava la mano sulla maniglia della porta che, lentamente, aprì.
La stanza era buia, illuminata soltanto dalla luce che entrava dagli infissi chiusi. Greg si limitò a fermarsi sulla soglia, mentre l'altro andò ad aprire le persiane: in un attimo la stanza si illuminò. La prima volta che entrò in quella stanza, lo ricordava bene: fu poco dopo il rientro a casa di Mycroft dopo l'operazione alla testa, in cui quest'ultimo lo invitò a muovere due passi di danza. Sorrise, al ricordo di quella sera, che non poté finire diversamente da come effettivamente andò, considerando il fatto che Lestrade era un tronco, a muoversi: in pochi attimi, si ritrovarono sul tappeto, scoppiando in una risata.
In quel momento, Mycroft si avvicinò al suo pianoforte a coda, sfiorandone i contorni con l'indice e il medio, prima di prendere posto e alzare lo sportello. Greg non era molto ferrato in materia, a malapena sapeva distinguere un pianoforte a coda da quello verticale, ma da quando mise piede all'Opera per la prima volta, aveva deciso di tanto in tanto di documentarsi. Rimase per diversi istanti sulla porta ad ammirare il tutto, prima di avvicinarsi al piano, mentre l'altro prese posto sul seggiolino, rimanendo ad osservare per alcuni istanti i tasti bianchi e neri, fin quanto non prese un lungo respiro e fece una scala.
« A tuo rischio e pericolo, allora. »
La composizione di “Al Chiaro di Luna”, la ricordava alla perfezione, come se a suonarla fosse il sé stesso di tanti anni prima, quando l'aveva imparata, assimilandola dal vinile di suo padre. Gregory notò che sua mamma aveva ragione, non aveva neppure bisogno di uno spartito: i suoi occhi erano chiusi e le dita maestre sapevano perfettamente cosa fare, dove posarsi e quanta pressione adoperare.
Una volta terminata l'esibizione, Mycroft riaprì gli occhi, cercando con lo sguardo Lestrade, che trovò al suo fianco, con un'espressione sorpresa, stupefatta. Schiarì appena la voce, prima di parlare e distolse lo sguardo.
« Spero ti basti, Gregory. Sono un po' arrugginito. »
Lestrade dovette umidificarsi le labbra con la lingua prima di parlare, e cercare le parole per esprimersi.
« Io non ci capisco molto di piano, ma – accennò un sorriso, guardando Mycroft in volto – non si direbbe che non suoni da anni. Wow. »




   
 
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