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Autore: Yurippe    29/05/2022    4 recensioni
Christie Bloom è riuscita, finalmente, ad andare negli Stati Uniti d'America. Oltre a visitare i posti più famosi come New York, Central Park ecc ha anche un altro obiettivo: visitare la chiesa di Sant'Uriel Arcangelo, colui a cui lei è consacrata. Qual'è il suo obiettivo? non resta che scoprirlo.
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Christie Bloom entrò dentro alla chiesa e, mentre lasciava che l’enorme portone di legno si richiudesse alle sue spalle, fattosi il segno della croce si guardò intorno.

Tre giorni fa era partita dalla sua città natale, Genova, per gli Stati Uniti D’America. Era da quando aveva memoria che sognava di visitare quella nazione, una nazione vista solo in tv, grazie ai film e alle serie televisive. Un posto fatto di enormi grattacieli, tavole dove i camerieri ti versavano il caffè nella tazza ogni qualvolta lo desideravi, i monumenti famosi, come la Statua della Libertà, e tante altre meraviglie che lo rendevano diverso dall’Italia.

Ma non erano solo quelle le cose che la ragazza voleva vedere, infatti aveva un obiettivo: andare nella Chiesa di Sant’Uriel Arcangelo.

Ma come mai, una ragazza come tante, si era spinta fin dall’altra parte del mondo per vedere una chiesa? Il motivo era semplice: di Uriel, l’arcangelo della terra e guardiano dell’inferno, a cui lei era consacrata, quella era l’unica chiesa esistente al mondo. Il motivo? Beh, un prete, anni fa, aveva ben pensato di evocarlo in un rito demoniaco. L’arcangelo della terra non si era presentato, ma, ne aveva pagato ingiustamente le conseguenze: non era quasi più riconosciuto ed era anche temuto, almeno in Italia. Quindi niente chiese intitolate a lui.

Christie aveva trovato veramente ingiusto tutto ciò, che colpa aveva Uriel se un prete aveva usato il suo nome in maniera scorretta?

Ella si era ripromessa che, non appena avrebbe avuto l’occasione, avrebbe fatto un viaggio in America e, già che c’era, andare anche a visitare la chiesa.

L’occasione si era finalmente presentata, aveva un sacco di soldi da parte e c’erano anche delle belle offerte per il volo. Così aveva deciso di approfittarne.

Inoltre, la sua amica Katherine l’aveva aiutata per l’alloggio. Infatti lì abitavano Margareth e John, due sue vecchi vicini che avevano accettato con piacere di ospitarla.

Così Christie era andata da loro.

L’armonia era partita da subito. Infatti John e Margareth, pur non conoscendola, l’avevano accolta da subito come una figlia e l’avevano portata a vedere i posti più importanti, quali: New York, la Statua della Libertà, Central Park, il Museo di Storia Naturale, il Monte di Rushmore che tanto aveva desiderato vedere e tante altre meraviglie.

Quel terzo giorno aveva, invece, deciso di dedicarlo alla visita della chiesa. La coppia, come anche gli altri giorni, l’aveva accompagnata senza alcun problema ma, Christie, aveva chiesto a loro di rimanere fuori, almeno per il momento. Il motivo? Nessuna cattiveria ma, sentiva che quello che voleva fare lo doveva fare da sola.  Fatto quello li avrebbe richiamati, ma per ora doveva operare senza nessuno vicino.

Quindi eccola lì.

La chiesa era piccola e molto antica. Davanti a lei stava un enorme “corridoio” che portava verso l’altare, dove un grande e imponente crocifisso era posto. Le panche, dove sedersi a pregare o ad ascoltare la santa messa, erano di legno, le colonne di marmo, nei muri vi era qualche dipinto raffigurante scene sacre, alcune statue, tra cui la Madonna con il bambino, e, finalmente, quella che lei cercava.

Infatti, la statua di Uriel stava sulla destra, appoggiata al muro. Grande e nera rappresentava l’arcangelo della terra, con le mani rivolte verso l’alto.

Christie non perse tempo e si avvicinò ad essa, per poi osservarla qualche secondo. La statua era davvero grande, più di quanto si immaginava, e aveva un aria imponente. Essa aveva il potere di incantarla e di metterle soggezione al tempo stesso. Era bellissima, senza ombra di dubbio.

A quel punto la mora non perse tempo. Aprì la borsa, che portava a tracolla, e prese il portafoglio. Dal portafoglio tirò fuori una moneta da 1 dollaro e la inserì nel buchino delle offerte. Fatto questo, una candela sulla destra, accanto a quella centrale, si accese.

A quel punto la ragazza fece nuovamente il segno della croce e, giungendo le mani in preghiera, complice anche il fatto che la chiesa era vuota rendendo quel momento più intimo, prese parola:

“Ciao Uriel…ti ricordi di me? Pff, che domanda sciocca la mia, sei un arcangelo, come fai a dimenticarti? Tralasciando gli scherzi…volevo ringraziarti. Di cosa? Beh, di tutto. Di Tutto quello che fai, per proteggermi, per quello che hai fatto, fai e che farai in futuro. So che all’inizio non ti consideravo molto, e non sai quanto me ne rammarico. Ma, quando hai detto a Katherine che tu sei legato a me…sono sicura che è stato il tuo modo per farmi avvicinare a te. Spero che tu non te la sia presa ai tempi, ma sono sicura che hai capito. Dunque…come vedi sono riuscita a venire qua. Ammetto che avevo immaginato questo dialogo un po’ diverso, e invece…mi accorgo di aver già detto le cose importanti, credevo di avere tanto altro da dire, ma così non è. Forse è proprio vero: non servono tante parole, ma più fatti. Inoltre la parola grazie, che già ti ho detto, racchiude tutto. Sento che va bene così, di aver detto quello che dovevo dire, quindi…a presto, e grazie ancora”.

Finita quella specie di preghiera Christie fece il segno della croce, per concluderla, e, dopo aver osservato un ultima volta la scultura gli diede le spalle, con l’idea di dirigersi verso l’uscita.

Ma, qualcosa di strano accadde.

Infatti, nel posare il piede, calpestò qualcosa.

Alquanto stranita la mora abbassò lo sguardo per vedere cosa aveva calpestato: un pezzetto di carta?

Tirò quindi su la scarpa da ginnastica, facendo così vide che non si trattava affatto di un pezzetto di carta ma, di qualcosa con raffigurante un immagine.

A quel punto la ragazza si abbassò, per raccoglierla e scoprire così di cosa si trattava.

Quello che lei aveva calpestato era un santino. Ma non uno qualunque, ma quello di Uriel! Cosa introvabile in Italia, talmente tanto che non lo aveva mai trovato nemmeno in qualche bancarella.

Egli rappresentava Sant’ Uriel Arcangelo, come recitava il testo, che accompagnava San Giovanni Battista nel deserto.

Christie sapeva bene che quello non era un caso. Gli angeli e gli arcangeli erano soliti a mandare segnali della loro presenza e questo era quello che Uriel aveva appena fatto. Però… non l’aveva mai fatto in quel modo, poteva giurare che quello fosse il segnale più bello che egli le aveva mai mandato. Era felice di questo, una felicità strana, che solo in casi come quelli provava, difficile da spiegare. Sapeva solo che era felice, facendo così Uriel le aveva fatto capire di averla ascoltata.

A quel punto la ragazza si rigirò verso la statua che si era lasciata alle spalle e, con le lacrime agli occhi di gioia, sussurrò.

“Grazie…”

 

 

  
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