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Autore: ester_potter    30/05/2022    0 recensioni
[Kaneda/Tetsuo] [5.2k words] [Fluff] [No Smut] [Established Relationship]
Secondo Gary Chapman, esistono cinque linguaggi dell'amore. Tetsuo li conosce tutti.
What if in cui Tetsuo non ha mai avuto l'incidente. Sono tutti sui vent'anni.
Il titolo è una canzone dal musical tick, tick... BOOM!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shotaro Kaneda, Tetsuo Shima
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’estate in cui Kaneda e Tetsuo si decidono a mettersi insieme non è una sorpresa per nessuno, e al contempo è un evento eccezionale. Sono già passati due mesi da allora, e a volte capita ancora che i loro amici li guardino di sottecchi, increduli e a tratti sollevati, come fosse qualcosa che aspettavano da tempo. C’è anche una certa aria di tensione – giusto un fiato, una brezza appena percettibile –, dovuto al timore che un ipotetico litigio fra loro due possa in qualche modo minare l’equilibrio di tutto il gruppo. Ma nessuno si aspetta il contrario. Di litigi ce ne sono e ce ne saranno sempre, perché sono Kaneda e Tetsuo. E litigare gli viene facile. Litigare è l’unico modo che Tetsuo ha per buttare fuori quello che si tiene dentro. Il problema è quando non litigano.

Ed è questo che lo opprime, da quando sta con Kaneda. Non ha idea di come fare a dimostrargli quello che prova, quando finora non si è mai posto il problema. Per Kaneda è facile, perché si è rivelato essere più ridicolosamente smielato di quanto nessuno si sarebbe aspettato: Kaneda gli ripete che lo ama almeno tre volte al giorno – anche di più, quando si ubriaca – e continua a stuzzicarlo fisicamente e verbalmente tanto quanto faceva prima, solo che ora lo fa con una tenerezza quasi scherzosa che scioglie in un attimo il fastidio di Tetsuo, rendendolo debole e più innamorato di quanto già non lo sia.

Il fatto è questo: è opinione unanime che Kaneda sia la persona più chiacchierona, espansiva e rumorosa di questo mondo. Chiunque può sapere cosa gli passi per la testa, e lui non ci prova nemmeno a tenerlo per sé. Non ha mai imparato a farlo e non ne sente l’esigenza. Fa battute sporche e fuori luogo e ride così forte che lo sentono fin dalla città vecchia. Non ha paura di alzare il tono quando ha bisogno farsi ascoltare dal gruppo. Gli basta aprire bocca e ha già attirato l’attenzione di qualunque persona nella stanza. È un libro aperto. È fottutamente trasparente. Forte è per questo che tutti gli vanno dietro.

E Tetsuo non è immune. Ama questa cosa di lui, ma in un certo senso la odia anche. La odia perché non la capisce a fondo. È qualcosa che ammira e a cui aspira, ma riconosce che non gli appartenga. E non importa quanto ci provi, non può trasformarsi in qualcuno che non è. È riservato, chiuso e introverso. Nessuno riesce a guardargli dentro eccetto Kaneda, e a volte neanche lui. E Tetsuo si sente in colpa, perché sa di non rendergli le cose facili. Perciò cerca disperatamente un modo per fargli sapere che lo ama senza dirglielo davvero. Si rivela essere più difficile di quanto pensasse.

 

 

  1. Regali

 

“Ho preso la pizza!” annuncia Kaneda trionfante una volta entrato a casa di Tetsuo.

Quando si volta dalla porta se lo trova davanti con il viso scarlatto e un pacchetto in mano, teso verso di lui.

“... Cos’è quello?”

“Per te”

Lo sguardo di Kaneda si illumina. Molla i cartoni a Tetsuo e sorride emozionato mentre afferra il regalo e lo scarta, impaziente. Più che un pacchetto è un ammasso di carta male assortito, ma non gli importa. È già troppo felice perché gli importi. Però la battuta deve farla lo stesso. È più forte di lui.

“Hai un talento invidiabile nell’impacchettare roba, complimenti” commenta con una risata ironica.

Prima che Tetsuo possa ribattere qualcosa sulla sua ingratitudine, Kaneda sgrana gli occhi. Sbatte le palpebre un paio di volte, lascia cadere la carta a terra e si rigira il manga tra le mani. Non è possibile. Non l’ha fatto davvero.

“Woah” dice in tono meccanico senza staccare gli occhi dal manga. “Ma è... Questo... Aspetta. Aspetta. COSA?”

Tetsuo sorride soddisfatto.

“Adesso hai la collezione al completo” conferma.

“Ma sei pazzo?” esclama Kaneda, prorompendo in un sorriso incredulo. “È introvabile!”

“Credimi, non hai idea della fatica che ho fatto”

Il primo volume di Berserk sembra brillare tra le sue mani, ma forse è solo l’emozione che gli fa questo effetto. Forse. Sì, no, col cavolo. Berserk brilla davvero. Non riesce a crederci. Poi gli viene in mente qualcosa che fa crollare tutta la sua emozione per un breve secondo.

“Tets, non dovevi...” gli dice, quasi volesse rimproverarlo. “Quanto cavolo ti è costato?”

“Non sono affari tuoi. Ti piace o no?”

“Se mi—” Kaneda lo guarda come se fosse impazzito. “Cazzo, vieni qui”

Lo stringe a sé con un braccio mentre gli bacia ripetutamente una tempia.

“Grazie grazie grazie”

Tetsuo nasconde il rossore sulle sue guance nell’incavo del collo del maggiore.

“Non è niente di che” dice.

“Scherzi? Lo cercavo da anni!”

Kaneda decide di aver sentito abbastanza: lancia il manga da qualche parte sul tavolo e prima che Tetsuo possa raccomandargli di trattarlo bene lo stritola ancora di più contro il suo corpo.

Ugh... Kaneda...”

“Idiota. Ti amo”

Kaneda non ha alcun bisogno di sentirselo dire in cambio. Conosce Tetsuo abbastanza da sapere qual è il significato di quel regalo. Inizia a dondolarsi con lui, e Tetsuo lo lascia fare per un po’, non riuscendo a reprimere le risate.

 

 

 

  1. Contatto fisico

 

Da quando sta con Kaneda, Tetsuo fatica a riconoscere tante cose di sé stesso. Prima fra tutte, la voglia di contatto fisico che sviluppa nei suoi confronti. Una roba morbosa, ai limiti del ridicolo. Eppure, stranamente, per lui non rappresenta un problema. Anzi. Adesso finalmente capisce quanto gli sia mancata durante la sua vita. Quanto ne avesse bisogno – e non solo del contatto che deriva dal sesso, da una pomiciata post o pre-orgasmo o semplicemente dallo starsene abbracciati sul divano. Il contatto quotidiano. Quello sì che si rivela essere pazzesco.

Come era facile prevedere, Kaneda è un tipo maledettamente fisico: spesso Tetsuo se lo ritrova alle spalle mentre lavora sulla moto, o quando se ne sta assorto nei suoi pensieri e lo sguardo concentrato verso il basso – e non è che gli arrivi alle spalle a basta: Kaneda incolla il petto alla sua schiena e gli si appoggia contro deliberatamente, senza preoccuparsi di invadere il suo spazio. Gli mette un braccio intorno alle spalle mentre camminano per strada. Gli molla baci fugaci sulla fronte e sul collo mentre gli passa accanto, incurante – e probabilmente divertito – dal rossore violento che tinge le guance di Tetsuo all’istante, per poi rivolgersi subito a Yamagata o qualcun altro nella più assoluta indifferenza.

Poche settimane dopo, Tetsuo inizia a rispondere a tutto.

Risponde al braccio intorno alle sue spalle circondando i fianchi di Kaneda con il suo. Avvicina il ginocchio a quello del maggiore da sotto il tavolo quando sono seduti vicini e lo lascia lì, appoggiato contro il suo. Gli sfiora le dita con l’indice mentre gli passa affianco anche quando sono in presenza degli altri – cosa che non avrebbe mai pensato di riuscire a fare. È solo per un tocco fugace, nient’altro che un lieve contatto per far notare la sua presenza. Kaneda gli intrappola le dita con la mano, lasciandola morbida ma rifiutandosi di lasciarlo andare. Tetsuo lo guarda di sottecchi e Kaneda gli fa l’occhiolino, prima di tornare a concentrarsi su chiunque stia parlando, le dita di Tetsuo ancora nelle sue.

Adesso, mentre Tetsuo se ne sta appollaiato con le gambe sopra le sue e la testa sulla sua spalla, e Kaneda gli accarezza i capelli distrattamente mentre guardano la TV, Tetsuo pensa che sarebbe un buon momento per dirglielo. In fondo, sono solo due parole.

Poi Kaneda smette di accarezzargli i capelli all’improvviso. Tetsuo solleva la testa con uno sguardo di disappunto.

“Cosa?” chiede Tetsuo, curioso di sapere cosa gli passi per la testa.

Kaneda prende fiato e lo fissa a bocca semi-aperta come se stia per porgli il quesito della vita. È raro vederlo così assorto. Quasi preoccupante. Kaneda si prende ancora qualche secondo prima di domandargli:

“Ti va una canna?”

È un idiota. Gli è capitato il peggior idiota che esista. Si è innamorato di un idiota.

Kaneda aggrotta le sopracciglia, confuso. “Che c’è?” domanda.

Tetsuo non fa una piega. Non si scompone minimamente, si lancia in avanti e lo bacia. Kaneda emana un verso di sorpresa contro le sue labbra ma lo lascia fare, ricambiandolo con entusiasmo. Tetsuo si sposta a cavalcioni su di lui, le mani di Kaneda che lo tengono fermo da sotto la maglia, andando a ricalcare i segni che gli ha lasciato ieri notte. Tetsuo rabbrividisce e sospira forte.

Va avanti per un bel po’, finché non sente qualcosa di duro sotto di sé. A quel punto si stacca per riprendere fiato, mentre Kaneda fa scivolare le mani sotto i pantaloni e strizzargli il sedere.

“Hai voglia?” gli chiede Tetsuo.

Kaneda annuisce, ma quando Tetsuo sta per baciarlo ancora tira appena indietro la testa.

“Lo sai che ti amo, vero?”

Questo prende Tetsuo del tutto in contropiede. Kaneda lo guarda con una punta di rammarico che quasi gli spezza il cuore. “Perché a volte penso che magari non...”

“Che cosa?” ridacchia Tetsuo, sorpreso. “Pensi di non dirmelo abbastanza?”

Non capisce da dove gli sia uscita questa. In effetti, si odia un bel po'. Kaneda non ha mai smesso neanche un giorno di dimostrargli – e di dirgli – che lo ama. Casomai dovrebbe essere a lui a sentirsi in colpa. È lui quello a cui mancano le palle.

“Certo che lo so” ribatte in tono ovvio.

Kaneda sorride come uno scemo. “Okay”

Tetsuo fa per spostarsi da sopra le sue gambe, ma le mani di Kaneda lo trattengono.

“Dove credi di andare?”

“Abbiamo una tradizione da portare avanti”

“Eh, no” ribatte Kaneda con un ghigno. Lo spinge giù, lungo disteso sul divano, e piomba su di lui in un attimo davanti allo sguardo sconcertato ma divertito del minore. “Prima scopiamo,” puntualizza, “poi guardiamo Slam Dunk”

Tetsuo non ha assolutamente niente da ridire.

 

 

  1. Parole di affermazione

 

Kaneda se ne sta in piedi accanto alle scale che portano da Haruki-ya, fumando rabbiosamente. Rischia di strozzarsi col fumo un paio di volte, ma non accenna a rallentare. Che serata di merda.

Riconosce Tetsuo dal suono dei suoi passi su per le scale, perciò non si volta. Lo sente fermarsi accanto a lui, uno sguardo offeso e infastidito che lo perfora da sinistra.

“Davvero?” sbuffa Tetsuo. “Te ne vai così? Fai sul serio?”

“Non me ne sto andando, sto fumando

“Cosa ho fatto?”

Kaneda incassa il colpo che quelle parole inferiscono al suo orgoglio, rischiando di farlo vacillare, e resiste.

“Torna dentro, Tets” borbotta buttando fuori una nuvoletta di fumo. “Non gira tutto intorno a te”

“Ma non mi dire stronzate” protesta Tetsuo. “Te la sei presa per Ayumi”

“Figurati”

Certo che no. Non se l’è affatto presa perché ha una ragazza – e non una qualunque, ma una che sbava dietro Tetsuo da una vita – stasera ha deciso di farsi coraggiosa con l’aiuto di qualche bevuta e ci sta provando pesantemente con il suo ragazzo da ore. Perché mai dovrebbe prendersela?

“Kaneda. Ti. Scongiuro” scandisce Tetsuo con il solito tono di quando si trova a tanto così dall’esplodere. “Si può sapere che hai?”

Buffo. Di solito è lui ad inseguire Tetsuo per cercare un confronto. Il minore è più il tipo che si chiude su sé stesso e gli rifila un silenzio ostinato ed estenuante.

‘Beh,’ pensa Kaneda con una punta di soddisfazione, ‘almeno adesso sa cosa si prova’

“Non ho niente” replica secco. “Le piaci. Non è mica colpa tua”

“Neanche sua, se è per questo” specifica Tetsuo. “Non sa di noi due”

“Allora magari è il caso di mettere le cose in chiaro, non credi?”

Non sa da dove gli esca fuori. Prima d’ora non hanno mai avuto bisogno di “mettere le cose in chiaro”, perché lo erano già. Lo sono state fin dall’inizio. Almeno, agli occhi del gruppo. Dopodiché la voce si è sparsa in fretta, e Kaneda non ha dubbi che anche Ayumi lo sappia. Ma forse l’hanno dato troppo per scontato, ed ora eccoli qua.

Tetsuo sembra altrettanto colpito da quelle parole. Aggrotta la fronte, sbatte le palpebre e dopo aver preso fiato richiude la bocca.

“Per me va bene” replica fermamente, guardandolo negli occhi. “Se vuoi posso dirglielo anche ora”

“Ma no, perché?” ribatte Kaneda in tono fintamente premuroso. “Si sta divertendo un mondo, no?”

“Cioè vuoi tenere il muso per tutta la notte mentre Ayumi si diverte a torturarmi? E io dovrei sorbirmi sia te che lei?”

Kaneda prende fiato annaspando in cerca di soluzioni, finché l’orgoglio non ha la meglio e lo costringe alla resa: sbuffa di stanchezza e si attacca di nuovo alla sigaretta.

“Fa’ come ti pare, Tets” borbotta guardando da un’altra parte. “Che vuoi che me ne freghi”

Passano i secondi e la risposta furibonda che si aspettava di sentire non arriva. Kaneda chiude gli occhi, travolto da un’ondata di rimorso. Come gli è venuto in mente di dirgli una cosa del genere? Non è neanche vera. Se lo fosse, non sarebbe qui a farsi rodere il fegato solo perché una ragazza ha cercato di mettersi tra loro.

“Okay, non è vero. Scusa” ammette, voltandosi verso di lui.

Ma Tetsuo non è più al suo fianco. Si sta già dirigendo verso la moto, e all’improvviso Kaneda si spaventa. Si spaventa perché vede la fine della loro storia e non può lasciare che succeda. È l'ultima cosa che vuole. Getta la sigaretta e gli corre dietro.

“Tets— Aspetta. Cazzo”

Lo raggiunge con uno scatto, frapponendosi fra Tetsuo e la sua moto. Fa per toccarlo, ma si ritrae subito. Lo conosce troppo bene. Ci sono determinati momenti per toccare Tetsuo, e questo non è uno di questi. “Aspetta. Scusa. Scusami, okay? Non volevo dire quello”

“Sì, invece”

È assurdo quanta rabbia possano contenere due semplici parole. Kaneda si sente sprofondare ancora di più.

“No, non è così!” si sbriga a precisare. A quanto pare ha perso il controllo sulla sua bocca da un po’, perciò lascia che vada da sola. “È solo che... A volte penso che sarebbe più facile se tu...”

“Se io cosa?” ridacchia Tetsuo sprezzante. “Se stessi con una ragazza? È questo che vuoi dire?”

“Se stessi con qualcun altro”

Sul viso di Tetsuo si alternano una moltitudine di emozioni, dalla sorpresa allo scetticismo, dall’offesa al dispiacere. Infine si stabilizza sulla confusione, e Kaneda non può dargli torto. Si passa una mano sul viso come se servisse a riordinare le idee, conta fino a dieci e riprova.

“Non è solo... la gelosia”

Tetsuo incrocia le braccia davanti a sé, incerto ma impaziente.

“Cioè?”

Kaneda prende fiato. Merda. Avrebbe dovuto bere di più. È troppo sobrio per questa roba.

“Senti, Tets... Lo so che ti ho esaurito. So come sono. E so di non essere proprio... la persona più facile con cui stare. Le mie cazzate fanno impazzire tutti, dopo un po’. È successo con Kei e... Beh, più o meno con chiunque altro. Sono impossibile, a volte. Nemmeno io mi sopporto. Per questo ti ho detto che sarebbe più semplice per te se stessi con qualcun altro. Maschio o femmina che sia”

Quello che gli resta da dire si rivela essere maledettamente difficile, perciò guarda a terra. È contro i suoi principi mostrarsi così codardo, ma per Tetsuo può fare un’eccezione. Tetsuo è l’eccezione.

“... E se sei arrivato al limite, lo capisco” conclude con un nodo in gola che minaccia di soffocarlo. “Possiamo... Oh, fanculo. Se stai male, noi... Possiamo rompere. Davvero. Siamo sempre amici, no? Possiamo—”

Non riesce a terminare la frase di nuovo. È una prospettiva troppo triste. Ma sa che deve metterla in conto. Scocca un’occhiata quasi timorosa verso Tetsuo, immobile in tutta la sua incredulità. Quest’ultimo indugia a lungo, prima di chiedergli con voce sorprendentemente calma:

“Tu vuoi rompere?”

“No” risponde subito Kaneda. “Assolutamente no. Io voglio...”

Poi lo butta fuori.

“A volte vorrei solo... non essere così”

È la prima volta che lo dice a qualcuno. La prima volta che lo dice ad alta voce in generale. Non sa da quanto se lo portava dentro. Forse anni. Fatto sta che è così che si sente. È una parte di lui che esisterà sempre, sotto la sua facciata sicura, spavalda e noncurante. Ma prima d’ora non si era mai manifestata in modo così violento. Non era mai sfuggita al suo controllo.

È successo solo ora perché ha Tetsuo. E Tetsuo riesce a fargli tirare fuori tutto senza il minimo sforzo, senza neanche rendersene conto. E allo stesso modo riesce a guardarlo per come è, nell’insieme. Lo divide in pezzi e lo rimonta.

“Kaneda,” gli dice, dopo aver fatto un passo verso di lui fino a costringerlo a piantare gli occhi nei suoi, “te lo dirò una volta sola, quindi non farmelo ripetere: io non voglio una ragazza. E non voglio neanche un ragazzo. Non voglio nessun altro. Voglio te. E non perché tu sia privo di difetti, ma perché nonostante quelli riesci a farti volere bene. E lo fai senza sforzarti mai di essere qualcun altro. Sei te stesso e basta. E a me piace...” Arrivato a quel punto arrossisce visibilmente. “... qualunque cosa di te. Anche le cose che odio. Non voglio una versione migliorata di te. Voglio quella che ho davanti. Perché è mia. È chiaro, adesso?”

Kaneda non riesce a parlare per un bel po’. È sempre stato abituato ad essere idolatrato e ammirato da tutti, ma questa è la prima volta che gli vengono rivolte parole così sincere, così incondizionatamente innamorate. Che cazzo. È troppo perfino per lui.

“Wow, Tets” balbetta mentre un sorriso storto si fa strada sul suo viso. “Non ti credevo capace di dire certe cose”

“Nemmeno io” concede Tetsuo con un sospiro. “Frena, non fare quella faccia compiaciuta: tutto ciò che ho detto non toglie il fatto che ce l'ho con te. E sei un cretino”

“Uh-uh” Kaneda annuisce e avvicina le labbra alle sue in modo che si tocchino mentre parla. “Dammi un bacio”

Non ha ancora finito di formulare l’ultima sillaba che Tetsuo lo ha già accontentato, passandogli le braccia attorno al collo. Vanno avanti a lungo, le lingue che si rincorrono e le mani sui vestiti, i capelli e la pelle. A un tratto odono dei passi su per le scale arrestarsi di colpo una volta in cima e correre di nuovo giù fino al bar. Nessuno dei due si prende la briga di staccarsi per un bel po'.

“Anch’io ti amo” dice Kaneda.

Tetsuo lo trascina in un altro bacio.

 

 

  1. Gesti di servizio

 

Tetsuo si allontana dalla pentola di ramen fumante e si appoggia le mani sui fianchi. Getta uno sguardo al bancone accanto al frigorifero, dove ha appoggiato la copia delle chiavi che Kaneda gli dà ha dato. Si chiede quand’è che sia diventato così. Così come, poi? Non lo sa neanche lui.

Semplicemente un giorno scopava allegramente con Kaneda su qualunque superficie avessero a disposizione, e il giorno dopo si è ritrovato impegnato in qualcosa di più profondo e importante, qualcosa senza il quale ora non si immagina di riuscire a vivere. Pensava che avrebbe avuto paura – e forse all’inizio ne ha avuta –, ma ormai si è abituato a muoversi all’interno di questa vita nuova – condivisa – con una naturalezza che non credeva di poter provare. E, cosa ancora più sorprendente, gli piace.

Perciò, oggi che Kaneda avrebbe dovuto prendere qualcosa da mangiare e poi andare da lui per pranzare insieme, Tetsuo ha cambiato il programma senza dirgli niente. Così, senza motivo. Gli è venuto naturale e basta. È andato a casa sua e ha cucinato. Dopodiché è sceso a lavargli la moto. Già che c’era ha tolto di mezzo la montagna di vestiti sulla sedia in camera, ha fatto partire una lavatrice e buttato le lattine vuote ammucchiate in un angolo del corridoio.

Ma niente di tutto questo gli pesa. Non vede Kaneda da due giorni e gli manca. È disgustoso quanto gli manchi. Quindi gli scrive.

Quando stacchi?

Fra un’ora piccolo
Prendo il sushi? 😁

Non disturbarti
[Invio immagine]

..........
HAI CUCINATO?

Ci ho PROVATO ma non garantisco niente
Non ha un bell’aspetto come vedi :/

Invece sembra strabuono, quindi zitto ^^
Il tempo di passare da Kei per farmi dare i volantini e arrivo
Sei già da me?

Yep

... Allora com’è che non mi hai ancora rimproverato per lo stato della moto? O.O

Intendi questa moto?
[Invio immagine]

TETSUO
MERDA
GRAZIE
TI AMO

Anch’io ti a
Invece di ringraziarmi stacci più attento. Non te la meriti quella moto  -.-

<3 <3 <3

Quasi si spaventa, quando si rende conto di ciò che stava per fare. Era ovvio che gli venisse spontaneo rispondergli che lo ama anche lui. Se si è imposto di non farlo, è solo perché Kaneda merita di più. Quando glielo dirà, se mai lo farà, non sarà certo per messaggio.

 

 

  1. Momenti di qualità

 

Che Tetsuo odi il suo compleanno è un dato di fatto che tutti sanno. Gli piace festeggiare quello degli altri, ma non il suo. Lo odiava perfino da bambino, quando gli insegnanti obbligavano gli altri bambini dell’istituto a fargli gli auguri in coro non appena metteva piede in classe, sottoponendolo a venti secondi di viso rosso scarlatto, palmi sudati e occhi bassi per la vergogna. Lo odia perché lo rende triste. Lo odia perché la parte più piccola, ingenua e fragile di sé associa ancora quel giorno alla sua vita prima di essere abbandonato e gli ricorda quante cose possano cambiare di lì a un anno. Quante persone può perdere.

E Kaneda ha accettato questa cosa da tempo, sin da prima di mettersi con lui. Ha imparato a smetterla di imporgli una felicità che non prova, a non fargli sorprese né auguri, perché per Tetsuo un compleanno non è che una scusa come un’altra per bere fino al mattino dopo. Ormai si limita mollargli in mano il regalo quando meno se lo aspetta, per poi sgattaiolare via prima che Tetsuo possa rendersi conto di cosa significhi e gli gridi dietro che non doveva.

Perciò non riesce a capacitarsi della delusione che prova ora, seduto da Haruki-ya fra Kuwata e Watanabe, mentre solleva il bicchiere e lo muove in circolo per far ruotare il liquido all’interno, lasciandosi ipnotizzare dal movimento. Lo aspettavano tutti lì – nessuno ha detto di essere lì per Tetsuo, ma non ce n’è stato bisogno – per bere qualcosa e farsi un giro in moto come sempre, senza impegno. Ma mezzanotte è passata da un'ora, ed è ufficialmente il suo compleanno – il primo che passa senza di loro, perché a quanto pare ha deciso così.

“Non prendertela, Kaneda” gli ripete Kuwata, sorseggiando quel che resta dalla bottiglia. “Sai com’è fatto”

“Sì, lo so, lo so”

Da dietro di loro arrivano le risate ubriache di Yamagata e Kai, intenti a tifare per Takeyama mentre gioca alla slot. Kaneda tira fuori il cellulare per l’ennesima volta nella speranza di trovare una chiamata o un messaggio da Tetsuo, ma la chat è ancora ferma ai suo auguri, che il minore non ha nemmeno visualizzato. Si accorge solo ora di quanto forte sia il peso che ha sullo stomaco, perciò ricaccia il cellulare in tasca, si scola tutto il bicchiere in un sorso e salta giù dallo sgabello.

“Dove vai?” gli chiede Watanabe.

“A casa”

Molla i soldi sul bancone ed esce dal locale. Probabilmente gli altri penseranno che stia andando a fargli una scenata, o ad attaccarsi al campanello finché Tetsuo non gli aprirà, ma lui non ne ha la minima intenzione. Salta in moto e si avvia davvero verso casa. Che altro può fare? Lo rispetta e gli darà tutto lo spazio che vuole.

Vorrebbe solo che non fosse così frustrante. È frustrante stargli lontano in un momento come questo perché sa quanto sia difficile per Tetsuo, ma si impone di farlo per lui. Se fosse al suo posto, Kaneda festeggerebbe il doppio, berrebbe fino a stare male, tutto pur di non pensare; Tetsuo non è così. Lui è uno che nel dolore ci si crogiola. Kaneda si vergogna a pensarlo, ma a volte vorrebbe che non fossero così diversi. E con la frustrazione aumenta anche il senso di colpa, perché questo non è il suo giorno, ma di Tetsuo, e Tetsuo ha tutto il diritto di passarlo come vuole.

‘Io però ho il diritto di stargli vicino’ sussurra insidiosa la voce interiore di Kaneda. ‘Come la mettiamo? Dov’è la linea di confine, qui?’

Più passa il tempo più si rende conto di non sapere assolutamente un cazzo di come si gestisca una relazione. Non lo sapeva prima di Tetsuo, e non lo sa neanche ora. Forse non lo saprà mai. Forse semplicemente non è adatto ad averne, e dovrebbe rompere con lui in modo che Tetsuo possa trovare qualcuno più giusto per lui. Qualcuno da cui Tetsuo non senta il bisogno di scappare a nascondersi in giorni come questo. Qualcuno che sappia prenderlo e stargli vicino senza mai essere invadente, solo premuroso. Qualcuno che Tetsuo non allontani.

Una volta sceso dalla moto si rende conto di aver pianto un paio di volte durante il tragitto. Si asciuga le lacrime velocemente. Spera sia l’alcol, perché l’alternativa – cioè che sta iniziando ad avere seri problemi di controllo dei propri sentimenti e, diciamolo: si sta rammollendo – è terrificante. Una volta non era così debole. Maledizione.

Quando scorge la figura in piedi davanti alla porta e la mette a fuoco, rimane di sasso. Si ferma a pochi metri da essa per qualche secondo, mentre l’orgoglio e l’amore lottano dentro di lui, indeciso tra il trattarlo con freddezza e quindi fare i conti con il senso di colpa per il resto della vita, o sbatterlo contro la porta e baciarlo come se non ci fosse un domani. È Tetsuo ad andare verso di lui.

“Tets” dice Kaneda, ancora stupito di trovarlo lì. “Stai bene—”

“Andiamo via”

Kaneda sbatte le palpebre.

“... Che?”

“Pensavo...” Tetsuo si guarda intorno mordendosi il labbro, poi si guarda le scarpe e infine di nuovo lui, speranzoso e dispiaciuto. “Che potremmo andare al mare. Ora. Domani è il tuo giorno libero, e al lavoro mi credono ancora malato”

Kaneda prende fiato, mentre quelle parole mettono radice nel suo cervello e nel suo cuore, ricucendo la ferita che ha sanguinato imperterrita fino a questo momento. Tutta la tensione accumulata nel corso delle ultime ore svanisce.

“So che è tardi” aggiunge Tetsuo, la voce morbida come una carezza ma che colpisce Kaneda allo stomaco come un pugno. “Ma pensavo... Non lo so. Magari vediamo l’alba”

Kaneda fa un passo verso di lui.

“Credevo che odiassi il tuo compleanno” dice.

“Lo odio”

Tetsuo allunga una mano verso la sua. Kaneda gliela lascia prendere.

“Non c’è niente da festeggiare. È un giorno come un altro, per me. Però...” Ci mette un po’ prima di concludere. “Non voglio stare da solo. E non voglio neanche stare con qualcuno. Voglio stare con te. Non importa quale sia il pretesto. Voglio solo... Voglio solo stare con te”

Dentro di sé Kaneda sta praticamente esultando, e se non lo ha ancora esternato è solo perché ha seriamente paura di non riuscire a tenere la voce ferma per colpa dell’emozione.

“S-Sempre se a te va” continua Tetsuo, improvvisamente mortificato come se si aspettasse un rifiuto. Come se Kaneda possa rifiutargli qualcosa. “Se non vuoi non fa nien—”

Kaneda non lo fa nemmeno finire di parlare: gli prende il viso tra le mani e lo bacia per un’eternità di tempo, respirando la sua aria e sorridendo contro la sua bocca. Tetsuo ricambia subito, gli circonda il collo con le braccia e si schiaccia contro di lui, abitudine che ha preso quasi subito e che non sembra volersi scrollare di dosso – non che Kaneda se ne lamenti.

“Tu sei fuori” dice, una volta che decisosi a staccarsi per riprendere fiato, la fronte incollata alla sua. “Completamente fuori di testa. Cazzo. Ti amo da far schifo”

Il suono basso e spontaneo della risata di Tetsuo – lui che non ride mai, il giorno del suo compleanno – è sufficiente perché Kaneda dimentichi tutto. Ci sono solo loro.

 

 

  1. .

 

Nonostante siano passati nove mesi da quando si sono messi insieme, Tetsuo non ha ancora finito di stupirsi – e spaventarsi – della fissazione ossessiva che ha per i lineamenti di Kaneda mentre dorme. Si sveglia sempre prima di lui, spontaneamente, e gli piace tanto proprio perché può passare il tempo a guardarlo senza che lui se ne accorga.

Si solleva su un gomito, la guancia appoggiata contro il pugno per guardarlo meglio dall’alto: Kaneda dorme a pancia in giù accanto a lui, con metà faccia affondata nel cuscino e una gamba piegata. A volte gli sembra di avere davanti ancora il Kaneda bambino con cui leggeva manga fino a tardi sotto le coperte, quello che gli asciugava le lacrime intimandolo di smetterla un po’ bruscamente ogni volta che Tetsuo cedeva sotto il peso della mancanza di sua madre. Lo stesso Kaneda che conosce la sua parte più marcia e che la ama incondizionatamente come se fosse pulita. Lo stesso che lo ha sempre messo davanti a tutto.

Il corpo di Tetsuo si muove da solo: china il viso e strofina la punta del naso sullo zigomo di Kaneda. Ripete quel gesto più volte, lieve come non credeva di poter essere nei confronti di nessuno, in modo da non svegliarlo. Si chiede dove sarebbe se non fosse per Kaneda - ammesso che sarebbe ancora qui.

Forse due parole non bastano per esprimere tutto quello che sente per lui. Forse non basteranno mai. Ma all’improvviso non gli importa più. Si avvicina fino ad un centimetro dal suo orecchio, prende fiato e lascia uscire giusto un filo di voce:

“Ti amo”

Tetsuo sa che questa è la sua fase di dormiveglia, perciò non si stupisce quando un paio di secondi dopo vede Kaneda aprire un occhio verso di lui, per poi voltarsi lentamente sulla schiena; sbatte gli occhi un paio di volte come per accertarsi di essere sveglio del tutto e per un po’ lo guarda e basta.

“... Porca troia” dice poi.

Tetsuo sbuffa una risata indignata.

“Davvero? È la prima cosa che ti viene in mente?”

“Hai detto che mi ami”

“Ma va?”

Come se lo stia realizzando tutto in una volta, Kaneda si apre in un sorriso largo, mentre le sue guance si imporporano. Tetsuo sente le farfalle librarsi in volo nel suo stomaco. Si china per baciarlo, così leggero e sollevato che non si sorprenderebbe se adesso iniziasse a galleggiare nella stanza. Kaneda infila le dita fra i suoi capelli, sospira e mormora qualcosa nel bacio.

Quando si separano, come sempre è lui il primo a parlare:

“Come ti è uscito così all’improvviso?”

“Non lo so. Mi sembrava...” Tetsuo si sente arrossire fino alla radice dei capelli. “Mi è venuto da dirtelo ora”

“Aw” ridacchia Kaneda, per poi manovrarlo fino a farlo stendere completamente su di sé. “Perché non restiamo a letto tutto il giorno e me lo ripeti tutte le volte che voglio?”

Tetsuo alza gli occhi al cielo.

“Me la sono cercata”

“Eh, sì. Rimpiangerai di avermelo detto”

“Invece no”, è la risposta automatica di Tetsuo. Su questo non ha dubbi.

Kaneda avvampa ancora di più – il che gli conferisce sempre un’aria innocente che però, stranamente, non stona con la persona in questione – e ride con la testa all’indietro.

“Accidenti” esclama. “Ma quanto mi ami?”

‘Troppo’ pensa Tetsuo.

“Smettila” ribatte.

E prima che Kaneda possa scoccargli un’altra frecciatina delle sue, scende a cancellargli il sorriso dalla faccia con un bacio.

   
 
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