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Autore: VaniaMajor    03/06/2022    3 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 25
 
LA SECONDA SCELTA
 
Kagura non si trattenne più di tanto, non ci riuscì. Non sarebbe stato comunque saggio, sapeva che Naraku la teneva d'occhio, ma le parole di quella ragazza erano andate a stuzzicare il suo nucleo più profondo, quello che era riuscito a preservare all'influsso di Mukanshin, perciò il suo desiderio di vederla soffrire era reale. Le sue lame di vento fendettero l'aria con archi micidiali, mentre quella sciocca attingeva al sangue neko-yokai per cercare di attaccarla. Ridicola! Non avrebbe avuto tempo per altro che cercare di salvarsi la testa!
Invece, vide quella pazza scatenata buttarsi in mezzo alle lame di vento, riparandosi il volto con le braccia incrociate, gli occhi fiammeggianti puntati solo su di lei. Non sapeva da dove avesse attinto quella dose extra di potere, né come non riuscissero a fermarla le tante, brutte ferite che le lame di vento le scavarono nella carne, ma l'attimo di sorpresa fu sufficiente per negarle ogni occasione di sottrarsi a quelle mani artigliate. Anna le fu addosso prima che potesse balzare via o richiamare la sua piuma, afferrandola per le braccia e scaraventandola a terra.
Kagura avvertì subito la forza fluire dal proprio corpo a quello della neko-yokai e temette di essere spacciata. Poi le loro Hoshisaki si illuminarono, riempiendole entrambe della voglia di allontanarsi l'una dall'altra il più possibile. In fondo, Junan e Mukanshin erano  poli opposti.
«Lasciami, maledetta!» gridò Kagura, cercando invano di muovere il ventaglio.
«Scordatelo!» ribatté Anna, fissandola con i suoi occhi dorati, che sembravano illuminati dall'interno. Kagura non li voleva guardare. Le sembrava fossero in grado di scavarle dentro, cercando...trovando...
Le luci delle Hoshisaki crebbero d'intensità, avvolgendole in un vortice malsano che ebbe effetto su entrambe, spingendole a gridare e gemere per l'orribile sensazione. D'improvviso, qualcosa di bianco e veloce passò tra loro, separandole. La sensazione orribile disparve e Kagura, raccogliendo le poche forze che aveva, evocò immediatamente la propria piuma e si sollevò in volo su di essa, tremante.
Guardò sotto e vide Sesshomaru, livido e terribile, che la fissava attraverso gli alberi accanto alla donna bionda, la quale ansimava sulle quattro zampe, cercando di riprendersi. Doveva aver usato la sua coda per separarle, Kagura l'aveva già visto adoperarla a scopi offensivi.
«È arrivato il guastafeste. - disse con voce incerta pur se sfoggiava un sorrisetto sarcastico, godendo senza farsi accorgere del primo sguardo ricambiato con l'Imperatore di En da molti anni – Anche se forse stavolta ti devo ringraziare, Sesshomaru. Ammetto che me la stavo vedendo brutta.»
«È questa la tua missione, Kagura?» replicò lui, gelido, alzando una mano artigliata con fare minaccioso.
«Chissà...Se ti allontani da Junan, può succedere di tutto! Penso che ci rivedremo presto, per il momento me ne vado. Non sono così sciocca da farti da avversario.» rispose lei, per poi allontanarsi velocemente sulla piuma e lasciarli indietro. Per un po' sarebbe stata alla larga, doveva riprendersi...e sfidava Naraku a rimproverarla per la sua condotta! Rimase sdraiata sulla piuma a guardare il cielo notturno, a malapena cosciente, imprimendo nella mente lo sguardo di Sesshomaru e ridendo amaramente di se stessa.   
Sesshomaru non la inseguì. Era furibondo per più motivi. La Grande Famiglia aveva fatto storie riguardo ai suoi ordini, le guardie lasciate a vegliare su Junan non avevano svolto il loro lavoro in maniera adeguata e se non avesse avvertito l’odore del sangue della Portatrice di Junan forse a quell’ora avrebbe perso di nuovo l’Hoshisaki. Abbassò lo sguardo incupito su di lei, che era ancora a quattro zampe, a capo chino, ansimante.
“O forse no. – si contraddisse – Nemmeno Kagura se la stava cavando bene, contro di lei.”
Le braccia e i fianchi della ragazza erano intrisi di sangue, tagliati in più punti. Lei doveva aver affrontato di petto le lame di Kagura pur di toccarla. Una strategia rozza e incosciente, ma forse l’unica possibile. Le migliori armi di quella donna erano le mani.
«Dove sono i tuoi guardiani?» chiese. Lei fece un gesto vago verso sud, nel buio tra gli alberi.
«A vedersela con gli scagnozzi di Kagura, credo. – disse, rauca, poi si sedette con le mani in grembo, tremante e in preda a fitte di dolore – Perché ci avete separate?»
«Le Hoshisaki vi stavano intossicando, gli Opposti non possono venire a un contatto così profondo. – le disse lui, brusco, valutando che le ferite lo avrebbero costretto a portarla in volo per almeno un paio di giorni – Inoltre, non stavi cercando di ucciderla.»
Anna lo guardò con meraviglia e rispetto per il suo intuito, poi scosse il capo.
«No. Volevo renderla debole per interrogarla. Ho guardato in lei.» mormorò.
«Hai visto qualcosa di utile?» chiese Sesshomaru. Non capì lo sguardo negli occhi chiari della ragazza, quando li fissò nei suoi. Sembrava cercare qualcosa sul suo volto, una risposta, un cenno. Era confusa, sorpresa, triste. Una strana tempesta di emozioni umane che gli ferì il naso prima di essere bruscamente interrotta, come se i sentimenti fossero stati cancellati in un istante dal fatto di non aver trovato ciò che cercava.
«Nulla. A parte che…avete ragione su Kagura. Nasconde più di quanto noi o Naraku possiamo credere.» rispose, abbassando lo sguardo sulle proprie mani. Sesshomaru attese chiarimenti, ma essi non arrivarono. In compenso, gli occhi di tutta la collina erano su di loro. L’Imperatore di En li sentiva, una condanna nei confronti dell’essere impuro che portava Junan, il rancore verso ordini che non avrebbero voluto eseguire. Gli inu-yokai si ritenevano tutti di sangue reale. Un giorno, quando la guerra fosse finita, Sesshomaru sapeva che avrebbe dovuto guardarsi le spalle da nemici del suo stesso sangue.
«Andiamo.» disse, brusco.
«Avete finito con…» mormorò Anna, cercando di alzarsi in piedi da sola.
«Ho finito.» tagliò corto lui. La afferrò per un braccio e se la tirò addosso, senza far caso al sangue, anche se il gemito di dolore di lei gli ricordò di non poter stringere o strattonare troppo quel corpo ferito. Si alzarono in volo nella notte senza scambiare un’altra parola, senza un’offerta di soluzione da parte di Sesshomaru per mitigare la perdita di sangue o il dolore. Anna non si lamentò, comprimendo le labbra, strette tanto da diventare bianche. Intuiva che, nel suo modo distorto, il comportamento di Sesshomaru la stava elevando al rango di guerriera, protettrice di Junan. Aveva passato la prova e se si fosse lamentata sarebbe tornato a vederla come una donna inutile. Ingiusto, senza cuore, ma era fatto così. Si trattava di un passo avanti, pagato caro.
Azzardò un solo sguardo su di lui, sul suo bellissimo viso, prima di cercare di concentrarsi sulla propria guarigione. No, Sesshomaru non conosceva il segreto di Kagura. Nessuno, probabilmente, lo sospettava, altrimenti nemmeno Naraku avrebbe mandato proprio la Demone del Vento a seguire le loro tracce. Chi mai avrebbe potuto immaginare che dietro l’Indifferenza, nel corpo di una serva di Naraku, potesse albergare un amore infelice per l’Imperatore di En?
Questo non toglieva a Kagura il suo ruolo di spia e assassina, ma la rendeva molto più umana e la circondava di una sensazione di disgrazia imminente, di pena senza fine.
“Cambierebbe qualcosa, se ti dicessi che Kagura ti ama? C’è posto per una donna nel tuo cuore, dopo la piccola Rin? – si chiese, avvertendo suo malgrado una stretta allo stomaco – Forse, io e Kagura dovremmo scambiarci le Hoshisaki. Tutti sarebbero più felici.”
Il pensiero le provocò più dolore del dovuto e Anna tentò di soffocarlo, insieme a una imprevista voglia di piangere.
***
«Kaze no Kizu!» gridò Inuyasha, facendo compiere un ampio arco alla sua spada, dall'alto verso il basso. Per i demoni di Gake che avevano teso loro un agguato lungo la via non ci fu tempo di pentirsi: il potere di Tessaiga li fece a pezzi, ponendo fine allo scontro in tempo da record.
«Bastardi, non hanno alcuna intenzione di farci tornare a casa tranquilli.» disse tra i denti il Principe di En, cercando di nascondere quanto fosse sollevato e soddisfatto di riuscire a usare la spada paterna con l'antica sicurezza che aveva preceduto il suo incidente con Kikyo. 
«Ce ne sono troppi, per essere così addentro ai confini di En.» mormorò Miroku, corrucciato, guardando il cumulo di cadaveri.
«Pensavo fosse la norma...ricordi il gruppo di yokai che ci ha attaccati la sera in cui ci siamo conosciuti, Miroku?» disse Kagome, preoccupata.
«Non era la norma, Kagome-chan. Significa che il confine sta cedendo.» disse Sango, cupa. Si voltò verso est e Kagome fu dispiaciuta per lei, che sicuramente stava pensando a Kohaku, così vicino ai luoghi più caldi di quella guerra.
«Sesshomaru-sama sistemerà tutto. Noi pensiamo ad andare avanti, mancano ancora un sacco di giorni al castello e stiamo rischiando la pelle più volte di quante mi faccia piacere ricordare.» gracchiò Jaken, seccato.
«Che campione di coraggio...» borbottò Shippo, evitando poi un colpo del bastone Ninto.
«Non ti lamentare, Jaken. Se sei in grado di volare come Sesshomaru, vai pure avanti da solo.» lo sgridò Inuyasha, seccato. Era vero, non stava passando giorno senza che la loro vita fosse in pericolo.
Kagome gli posò una mano sul braccio, attirando la sua attenzione. La guardò, avvertendo un tuffo al cuore. Fin dal mattino in cui avevano fatto pace, la presenza di Kagome era diventata per lui qualcosa che non poteva più ignorare. Aveva ripreso a portarla con sé durante i loro spostamenti, acutamente consapevole del suo corpo che gli aderiva alla schiena. Continuava a ripensare alla notte di confessioni in cui lei aveva visto il suo aspetto umano e la barriera tra loro si era infine infranta, alla frustrazione rabbiosa che aveva provato nel vederla tanto in confidenza con quel Koga. Era felice che non ci fosse Sesshomaru: se avesse intuito lo stato di confusione emotiva e sensoriale in cui si trovava, il suo scherno sarebbe stato feroce.
«Inuyasha, pensi che Sesshomaru e Anna siano al sicuro? Non credo che noi siamo gli unici ad essere inseguiti...» disse la giovane, preoccupata e ignara del tormento di Inuyasha. D'altra parte, il mezzo demone sarebbe stato più che sorpreso di sapere in quale considerazione lo tenesse ora la Portatrice di Shinsetsu. 
«Chiunque voglia mettere i bastoni tra le ruote a Sesshomaru in questo momento farà una brutta fine. Hai sentito cosa ci hanno raccontato Miroku e Sango: avrei paura io stesso a stargli nei pressi.» borbottò Inuyasha, che era rimasto molto colpito da come le Hoshisaki di suo fratello e della sorella di Kagome avessero tentato di rifiutarsi, portando a entrambi dolore e frustrazione. Cosa li aspettava nella Grotta degli Echi? Inuyasha non era molto ottimista, la corazza che suo fratello aveva ricostruito attorno al proprio cuore sembrava non meno resistente di quella che per tanti anni li aveva tenuti separati come due estranei. “Già, ma non abbiamo più tempo.” pensò, cupo, prima di accorgersi che le sue parole e l'espressione avevano dipinto sul volto di Kagome una preoccupazione vicina alle lacrime.
«Ehi, non dico che tua sorella rischi qualcosa stando con lui! Lei è Junan, Sesshomaru la difenderà a qualsiasi costo!»
«Anche da se stesso?» chiese Kagome, spiazzandolo.
«Kagome-chan, Sesshomaru-sama è consapevole più di chiunque altro dei propri doveri. Credo stia solo faticando a uscire dall'ombra del fantasma della precedente Portatrice.» disse Sango, cercando di tranquillizzarla.
«Rin è insostituibile. - disse Jaken, con una voce secca ma incrinata -  Sesshomaru-sama ha il diritto di non volersi legare alla nuova Junan!»
«Certo, e Anna ha lo stesso diritto, ma dovranno venire a patti o saranno guai per En. Kiokuchi-sama è stata chiara. - sospirò Miroku – Kagome-sama, vostra sorella si è rivelata un'anima forte e senza paura. Non conosco molte persone in grado di discutere guardando negli occhi l'Imperatore di En. Non è il tipo che si arrende, dico bene?»
«Mai! Anna-chan ha superato molte avversità, nella sua vita. Vorrei solo che potesse andare d'accordo con Sesshomaru...»
«Lo vorremmo tutti. Speriamo che i loro cuori riescano a trovare un punto di contatto.»
«Feh! Quello non ha un cuore...» borbottò Inuyasha. Per parte sua, era parecchio pessimista. Incontrare i gusti di Sesshomaru poteva essere un'impresa impossibile. «Andiamo? Abbiamo perso anche troppo tempo.» li spronò, rinfoderando Tessaiga. Si abbassò per far salire Kagome, mentre Sango, Miroku, Shippo e Jaken tornavano in groppa a Kirara.
«Kagome-sama, un'ultima domanda. - fece il monaco, mentre si metteva comodo sulla schiena del neko-yokai – Sarò indiscreto, forse, ma Anna è più grande di voi, giusto? Dicevate che non vive più in famiglia...»
«Sì, è così. Perché?» rispose lei, perplessa, mentre Inuyasha la sollevava da terra, pronto a partire.
«Avete idea se nel vostro mondo ha lasciato un amore? Questo spiegherebbe la sua avversione per Sesshomaru...»
«No, Anna non si è mai innamorata, che io sappia. Non ha mai frequentato nessuno al di fuori di noi. - rispose Kagome, sorpresa – Credo che non sopporti Sesshomaru solo perché lui è stato odioso fin dal principio. Ma cosa c'entra l'amore in tutto questo?»
«Beh, i portatori di Chinoo e Junan sono destinati l'uno all'altra, esattamente come...» iniziò a dire Miroku, prima che gli arrivasse una gomitata nello stomaco da parte di Sango e Inuyasha si affrettasse ad esclamare, a voce fin troppo alta: «Si va!»
Kagome si strinse forte alle spalle di Inuyasha, impreparata alla partenza improvvisa, mentre Sango fulminava il monaco con lo sguardo e questi, sorpreso, le mormorava che non pensava vi fosse ancora ambiguità su questa parte della storia. La giovane, che non era una sciocca e aveva intuito questo aspetto della faccenda fin dal principio, avvampò e fu felice di non poter vedere il volto di Inuyasha. Aveva evitato di pensarci fino a quel momento, ma se Anna e Sesshomaru erano destinati ad amarsi, lo stesso valeva per lei e Inuyasha? Per questo il Principe di En si era avvicinato con tanta cautela a Kikyo e aveva tenuto lei alla larga il più possibile?
“Per questo il mio cuore batte così forte quando sono con lui?” si chiese. Le ultime vicissitudini, la scoperta della sua gentilezza, le litigate e le confessioni, nonché il segreto che Inuyasha era stato costretto a rivelarle dando un nome al suo Principe dai capelli neri, stavano scombussolando i suoi sentimenti. “Attenta, Kagome...ricorda che prima o poi dovrai tornare a casa. Non farti trascinare dalla tua Hoshisaki.” si disse, ma per la prima volta queste parole le causarono sofferenza.
Verso sera giunsero in prossimità di un villaggio, ma né Inuyasha né Jaken vollero fermarvisi. Miroku e Sango vi fecero sosta in autonomia, comprando provviste e tendendo le orecchie alle chiacchiere altrui. Quando tornarono dagli altri, accampati nella foresta, i loro volti erano cupi.
«Naraku sta muovendosi con maggiore violenza. Pare che le notizie siano brutte, al confine.» disse Miroku, sedendosi accanto al fuoco e fissando le fiamme, pensieroso.
«Le miko e i monaci stanno usando i loro poteri per comunicare, perché le mosse del nemico si sono fatte veloci. – spiegò Sango – Pare che oggi Gake abbia sfondato a nord di qui, vicino a Inuzuka.»
«Inuzuka?! Ma lì dovrebbero esserci quelle vecchie mummie della Grande Famiglia! Si sono rammolliti del tutto?!» sbottò Inuyasha, sorpreso.
«Cos’è la Grande Famiglia?» chiese Shippo, perplesso, anticipando Kagome di un istante.
«È la gloriosa stirpe di inu-yokai che ha dato vita alla famiglia imperiale.» rispose Jaken, tronfio.
«Una massa di bacucchi retrogradi. – lo censurò Inuyasha con una smorfia piena di disprezzo – Dei fissati col sangue puro e le tradizioni inamovibili. Perfino Sesshomaru li detesta, però sono sempre stati i più in gamba a tenere il confine. Non mi spiego questo cedimento.»
«Sesshomaru e Anna sono a nord, vero?» chiese Kagome, preoccupata.
«Saranno ormai lontani dal confine, la Grotta è abbastanza addentro al territorio settentrionale. Non mi preoccuperei per loro, se fossi in te.» le disse Inuyasha e il suo tono fu abbastanza deciso da sopire, almeno per il momento, la sua ansia.
Più tardi, Inuyasha sedeva solo al fuoco, mentre gli altri dormivano e Sango si era allontanata con Kirara per una perlustrazione dei dintorni, lasciando vicino alla legna che ardeva la scatoletta che conteneva le due Hoshisaki di Gake. Inuyasha la stava scrutando con occhi cupi, pensieroso. Per quanto avesse cercato di rassicurare Kagome, la situazione non gli piaceva per niente. Era molto strano che il confine avesse ceduto proprio nel punto teoricamente più presidiato e questo gli faceva temere una reazione a catena lungo tutta la linea di difesa. Sesshomaru gli aveva ordinato di asserragliarsi nel Palazzo per proteggere le Hoshisaki conquistate, ma poteva permettersi di voltare le spalle alla battaglia che stava per iniziare e nascondersi come un codardo? Non avrebbe potuto mandare i ningen al castello con Jaken e tornare a combattere? Sesshomaru era impegnato altrove, non poteva permettersi di essere in prima linea…ma lui aveva tutto il potere delle sue Hoshisaki a disposizione ed era insensato voltare le spalle al nemico, permettendogli di fare quello che voleva.
“Li manderò al castello. Tornerò al confine e metterò un po’ di paura a quei maledetti invasori.” si disse, deciso, poi il suo sguardo cadde su Kagome e gli si strinse il cuore. Non era così sciocco da non capire che Tessaiga si era risvegliata perché quella ragazza era riuscita ad aprire i lucchetti con cui aveva serrato il proprio cuore, né da non aver notato quanto si sentisse più in sintonia con le proprie Hoshisaki quando Shinsetsu era nei paraggi. E se l’avesse portata con sé? Però l’avrebbe messa in pericolo, senza contare che avrebbe condotto metà della Stella di En a diretto contatto con gli scagnozzi di Naraku…
Inuyasha si arruffò il capo con le mani, passando poi le dita sulle orecchie morbide e tirandole verso il basso in un gesto di frustrazione. Ogni scelta sembrava al contempo giusta e sbagliata. Era davvero confuso. Non si accorse che Miroku era sveglio e lo osservava, a sua volta pensieroso. Il monaco stava riflettendo se andare o meno a parlare con il Principe di En, quando Sango tornò con Kirara e decise di attendere.
«Tutto tranquillo, almeno per il momento. – sussurrò la Cacciatrice per non svegliare gli altri – Volete il cambio per la guardia, Inuyasha-sama?»
«No, dormi anche tu. E basta con questo “sama”, non lo reggo più. Combattiamo insieme, quindi niente formalismi.» borbottò l’hanyo. Sango annuì, poi si chinò a prendere la scatoletta. Miroku si accorse di quanto il suo viso fosse segnato dalle preoccupazioni. Sicuramente la ragazza stava pensando al fratello, solo e affidato a cure altrui nel villaggio di confine.
«Cosa ne pensi dello sfondamento presso Inuzuka?» le chiese Inuyasha, brusco. Sango ristette, poi scosse la testa.
«Una pessima notizia. Mi fa temere per la tenuta di tutto il confine.»
«Provo la stessa cosa. – ammise Inuyasha, frustrato – Senti, io sto pensando di andare…»
«Inuyasha-sama!» protestò Sango, dimenticando per un istante l’invito a lasciar perdere le formalità.
«Ascolta: se vi affidassi quelle Hoshisaki e…e Shinsetsu, sapreste proteggerle fino al ritorno mio e di Sesshomaru?» continuò Inuyasha, duro. Miroku vide Sango fissare il volto del Principe di En con preoccupazione, come alla ricerca di qualcosa, poi si inginocchiò davanti a lui e annuì. Miroku si tese, pronto ad alzarsi e intervenire. La discussione stava diventando pericolosa. Lui era convinto che non dovessero assolutamente separarsi, qualsiasi cosa avessero deciso di fare.
«Potremmo farlo. – disse Sango, ma prima che il monaco decidesse di alzarsi continuò – Però non credo che sia una buona idea. Soprattutto in questo momento, quando il vostro legame con Shinsetsu sta diventando saldo e siamo riusciti a sottrarre tanto potere a Naraku. La mia opinione è che occorra restare uniti.»
«Feh! Anche tu con questa storia del legame con Shinsetsu?!» protestò Inuyasha, ma Sango alzò una mano per frenarlo.
«Non ho intenzione di insistere sulla natura del legame, esistono molte forme d'amore e le profezie non sono mai ricche di dettagli. - lo calmò con la propria gentile razionalità – Rimane che il legame esiste. Non sentite...non senti forse anche tu che Kagome-chan è qui per stare al tuo fianco? Non importa se come alleata, amica o compagna. Ai miei occhi è evidente che, dal giorno del tuo risveglio ad ora, qualcosa è nato e sta consolidandosi tra voi.»
Inuyasha non rispose, nemmeno per darle torto. Miroku si concesse un sorrisetto. Sango stava affrontando l'argomento con tutta l'eleganza possibile e il monaco riteneva che fosse la sola carta da poter giocare con quel caratterino del Principe di En. Inuyasha odiava le costrizioni, ma aveva molto più buon cuore di Sesshomaru e non avrebbe mai disprezzato i sentimenti altrui. Solo, doveva arrivare alla natura di quel legame con le sue forze, senza essere guidato. Sango era davvero in gamba e le successive parole di Inuyasha glielo confermarono.
«Kagome è...non è una ragazza come tutte le altre. Sa ascoltare e quando mi guarda negli occhi...guarda davvero me, per come sono, e non un'ideale o la maschera che il mio ruolo mi impone. Non ti sto dando ragione – ci tenne a sottolineare, più aspro – ma non hai nemmeno torto. Sarebbe pericoloso e forse dannoso separarci adesso. Per il momento andremo tutti al castello. Farò in modo che mi arrivino rapporti regolari e decideremo il da farsi con calma.»
Miroku si voltò dall'altra parte, soddisfatto. Non ci sarebbe stato bisogno del suo intervento, la tensione che aveva sentito montare nel Principe di En si era risolta grazie alle parole di Sango.
“Che donna straordinaria...” pensò, non per la prima volta, con una fitta al petto. Guardò la mano coperta dal rosario, incupendosi. “Perché l'ho incontrata adesso, che non ho nulla da offrirle? Ora che la mia vita non vale un soldo bucato?”
Quando Sango gli passò accanto per stendersi e riposare, Miroku rimase immobile e con gli occhi chiusi, fingendo di dormire.
***
Anna camminò con cautela sul greto del lago, su cui brillava la prima, sottilissima falce della luna viola di quel mondo. Il corpo le doleva tanto da farle tremare le membra, anche se quel giorno non aveva dovuto camminare e aveva potuto iniziare il suo processo di guarigione. Le ferite, però, erano profonde e dolorose e da essere umano le sarebbero state fatali. Non poteva pretendere di guarire nell'arco di una giornata e, a quanto pareva, non lo aveva preteso nemmeno Sesshomaru. Quella sera si erano fermati, le aveva procacciato la cena ma lui non aveva mangiato nulla. Ora, le stava dando tempo di bagnare le proprie ferite e togliersi di dosso il sangue secco.
Anna si inginocchiò sulla riva e sfiorò con le dita l'acqua fredda, sciolse la cintura del proprio abito, poi, prima di aprirlo, lanciò un'occhiata sospettosa e preoccupata verso il sottobosco dietro cui si trovava Sesshomaru. Scosse la testa, dandosi della sciocca. Per quanto lui fosse seduto lì vicino, non avrebbe mai spiato. Per quanto lo riguardava, lei aveva il sex-appeal di un tronco morto. Da quel punto di vista, era al sicuro in modo addirittura umiliante.
Sesshomaru, in effetti, stava pensando a tutt'altro e la sua attenzione tornò ad Anna solo quando sentì un grido flebile seguito da un sibilo dopo i primi suoni di acqua smossa. Con tutta evidenza, bagnare le ferite stava riacutizzando il dolore. Si stava rivelando una donna coraggiosa, capace di stringere i denti di fronte alle avversità. Non si era mai lamentata per tutto il giorno. Ora si stava occupando delle proprie ferite senza chiedere aiuto. Aveva combattuto alla pari con Kagura, che Sesshomaru rispettava più di tutti gli altri scagnozzi che Naraku gli aveva mandato contro negli anni. Questo poteva in effetti fargli accettare l'alleanza con la straniera, senza scendere in stupidi sentimentalismi e senza mettere in discussione il suo affetto per Rin.
Si corrucciò, ripensando allo scontro tra le due donne. La neko-yokai aveva un potere interessante e un discreto sprezzo del pericolo, ma questo non giustificava la sua abilità di combattente. Aveva già dato prova più volte di saper combattere e non poteva essere solo l'influsso del sangue yokai. Un guerriero andava addestrato.
«Dove hai imparato a combattere?» si sentì chiedere, prima ancora di rendersene conto. Vi fu un istante di silenzio, venato di sorpresa. Lei non si aspettava che lui attaccasse discorso dopo quella giornata silenziosa.
«Io...al tempio della famiglia di Kagome. Mi piacevano le arti marziali, mentre Kagome amava il tiro con l'arco. Hanno dato modo a entrambe di essere istruite in queste discipline, oltre all'addestramento da miko. Ovviamente, le mie capacità da umana non erano minimamente paragonabili a quelle di adesso.» rispose lei dalla riva, cauta. Sesshomaru annuì tra sé. Come aveva immaginato, lei era già istruita al combattimento prima di diventare yokai. La nuova forza e l'eccezionale destrezza avevano portato a un livello superiore le sue capacità. Inoltre, l'apprendistato da miko le aveva dato poteri di accesso all'anima e alla mente altrui, una cosa di cui tenere conto.
«La famiglia della Portatrice di Shinsetsu ti ha adottata? Per questo vi chiamate sorelle...» disse, poi si incupì. Perché proseguiva la conversazione? Aveva saputo ciò che gli serviva, poteva bastare.
«Non hanno potuto. - rispose lei – Non siamo nemmeno sorellastre, ma viviamo insieme da quando...da quando mia zia non ha...non se l'è sentita di prendersi carico di me.»
Troppe incertezze in quella risposta. Una voce ondivaga, con alti e bassi misurati a fatica. Molte parole nascoste, sentimenti inespressi di cui non riuscì ad avvertire nemmeno l'odore. Chissà se lei era consapevole di nasconderli?
«Orfana?»
«Dai cinque anni, sì.»
«Non sembri particolarmente addolorata nel parlarne.»
Alla sua frase seguì qualche momento di silenzio. Vi fu un fruscio, il tonfo leggero di stoffa che cade a terra, poi uno sciacquio. Lei doveva essersi spogliata e immersa nel lago. Lo stupì rendersi conto che la sua mente cercava di immaginare la scena, ma non ebbe bisogno di esercitare la sua ferrea volontà per eliminare quella tentazione inopportuna e inattesa perché lei disse parole che lo gelarono.
«Siete mai stato la seconda scelta per i vostri affetti, Sesshomaru-sama? - mormorò, poi rise piano con un suono basso e talmente privo di speranza da essere inadatto a un essere umano – Perdonatemi, è una domanda sciocca da fare all'Imperatore di En. Prima di me, era nato un maschio, morto di malattia a sei anni. La mia presenza non l'ha mai sostituito nel cuore dei miei genitori o di mia zia, non ha mai offerto alcuna consolazione. Perché io sono vissuta mentre lui, la gioia del loro cuore, era morto? La famiglia di Kagome è stata amorevole con me e sarò sempre grata alla loro gentilezza, ma...ero un'ospite. Kagome era la loro bambina. E anche qui...anche qui sono arrivata tardi, immersa nell'ombra di chi è venuto prima di me.»
La sua voce si incrinò, poi aggiunse in fretta: «Ho parlato troppo. Perdonatemi, Sesshomaru-sama.»
Vi fu un altro rumore di sciacquio, più forte. Lei si era tuffata e si allontanò un po' a nuoto, mettendo fine alla conversazione. Sesshomaru rimase dov'era, immobile, gli occhi ambrati fissi nel buio.
“Siete mai stato la seconda scelta per i vostri affetti, Sesshomaru-sama?”
Quelle parole erano riuscite a sfiorare una delle sue poche ferite: il senso di abbandono che aveva provato con la nascita di Inuyasha quando il suo rispettato e venerato padre, un genitore severo che lo aveva addestrato ma che era stato parco di affetto, si era riempito di amore per quel maledetto botolo mezzosangue e lo aveva viziato e coccolato come lui nemmeno immaginava fosse possibile tra padre e figlio. La sensazione di essere la seconda scelta nonostante il sangue puro, le prove superate, il titolo di erede, la forza conquistata sacrificando ogni grammo delle proprie emozioni...
Questo aveva scavato tra lui e Inuyasha una trincea così profonda che anche in quel momento, dopo tutti gli anni e le battaglie condotte insieme, non si poteva dire completamente superata.
Sesshomaru chiuse gli occhi e ricacciò quei ricordi nel profondo con un deciso sforzo di volontà. Non voleva pensare ad altro che alle Hoshisaki, in quel momento. Per la prima volta, però, si trovò a pensare a ciò che lo attendeva alla Grotta degli Echi non come una semplice seccatura, ma con una sottile vena di inquietudine.
   
 
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