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Autore: Feisty Pants    05/06/2022    1 recensioni
In una scuola americana, lontana dalla Spagna e dalla storia dei Dalì, i figli degli ex rapinatori vivono la propria adolescenza con spensieratezza, gioia ed energia, senza sapere di avere, come genitori, i ladri più geniali della storia. La vita trascorre normalmente per i Dalì, ormai intenti a lavorare e a seguire una routine che li entusiasma, ma la tranquillità non durerà per sempre: presto la verità verrà a galla, portando con sé rischi e pericoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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CAPITOLO 26

La banda si prepara alla prima fase del piano, ovvero quella consistente nel falso fallimento per farsi volontariamente catturare.

“Io voglio entrare e fare il culo a tutti!” afferma ancora Tokyo, una volta ritrovato l’argento vivo che le aveva permesso di affrontare la rapina alla Zecca. Sergio, però, su questo non transige e tra i due scoppia quasi una rivolta.

“Entreranno Palermo, Raquel, Bogotà e Rio” annuncia il professore, una volta preparatosi all’attacco.

“Vuoi ripetere?!” lo minaccia subito Tokyo, fermandosi a due centimetri dal suo volto.

“Mi vorresti dire che io me ne sto qui!? Solo io ed Helsinki?! Adesso stai giocando con il fuoco, professore!” si altera la donna, spintonando Sergio che traballa.

“Sì! Perdiamo già abbastanza membri così e tu mi servi qui!” taglia corto il prof, intimorito dalla donna che era sempre riuscita a mettergli i piedi in testa.

“Tu non mi mandi lì dentro perché temi che possa fare casini! Preferisci quindi tenermi a bada, come un cagnolino!” urla Silene, scaldandosi eccessivamente e serrando i denti.

“Amore, stai tranquilla!” interviene Rio, provando a stringere tra le braccia la moglie che si ribella dimenandosi. Una capoeira fin troppo conosciuta alla banda che termina con una resa della donna che finisce per accasciarsi tra le braccia dell’uomo.

“Non ce la faccio più! Non potete tenermi qui! Ho bisogno di vedere Nieves, questa cosa mi sta uccidendo!” si dispera la Oliveira, stringendosi il petto come a voler contenere quel dolore al cuore che la trafiggeva. Di fronte a tale dichiarazione tutti i presenti preferiscono tacere. In effetti li accanto a lei c’erano i padri dei ragazzi rapiti, ma una sola madre. Perfino Nairobi, sempre devota ai piani del professore, non era riuscita a fermarsi, buttandosi nella tana del lupo. Per una madre che ha instaurato un rapporto simbiotico con la creatura che ha portato in grembo, è difficile chiedere di sedersi e attendere. Per questo lo sforzo di Tokyo era comprensibile a tutti.

“Io non oso immaginare che cosa provi…” rompe il ghiaccio Axel, attirando su di sé lo sguardo dei presenti che mai si sarebbero aspettati tale dichiarazione.

“Dico solo che voglio essere un genitore come te, con la tua stessa forza e lo stesso coraggio. Sei la migliore amica di mia mamma, quindi posso immaginare la potenza che vi accomuna. È anche per colpa mia se i tuoi figli sono lì dentro e te lo prometto: li tireremo fuori. Fidati di noi” sussurra dolcemente il ragazzo, prendendo le mani della donna tra le sue, sentendole fredde e tremanti.

Tokyo, ancora avvolta dalle braccia di Rio, accetta quel gesto come una carezza al cuore, come una promessa del figlio maschio che non ha mai avuto.

“Noi andiamo ora. Vado a riprendere Nieves: dobbiamo ancora metterla in castigo per quello che ha combinato eh!” ironizza Rio, riuscendo a far sorridere la moglie.

“Stai attento, ti prego!” lo scongiura Tokyo, mostrandogli la sua targhetta che tiene appesa al collo come pegno del loro amore. I due finiscono per salutarsi con un bacio appassionato, nel quale si scambiano paure e affetto incondizionato.

Nel frattempo…

“Io non voglio restare qui per molto… in catene, a fare nulla!” afferma Cecilia, strattonandosi e scervellandosi nuovamente su un piano.

“Quel ragazzo ci ha liberati, ma dobbiamo trovare il momento opportuno per andarcene. Ora vi libero, ma tenete il gioco, vi prego” risponde Nieves, alzandosi e sganciando le manette anche ai due compagni, per poi tornare a sedersi fingendosi ancora prigioniera.

I ragazzi avvertono lo scricchiolio della porta e, proprio davanti a loro, ecco palesarsi un uomo mascherato. L’uomo, fortunatamente, non sospetta dell’azione appena compiuta dai ragazzi e, subito dopo aver chiamato altri due scagnozzi, si presenta al loro cospetto.

“Buongiorno miei cari, tutto bene la permanenza qui? Non preoccupatevi non durerà ancora per molto!” afferma l’uomo dalla maschera nera, capo misterioso di tutta l’operazione.

“Chi sei tu? Che cosa cazzo vuoi?” lo aggredisce subito Tokyo, mostrandosi coraggiosa e determinata.

“Uh cosa vedo qui… a quanto pare qualcuno ha ereditato il caratterino di sua madre eh!?” la schernisce l’uomo avvicinandosi alla ragazza che, impassibile, rimane seduta senza farsi prendere dal panico.

“Sai, dentro alla Zecca lei era una vera e propria troia. Si faceva quell’insipido di Rio ovunque e alcune voci dicono che si sia baciata con una ragazzina… mi stupisco di come abbia potuto mettere al mondo dei figli” la prende in giro l’uomo, ricevendo l’approvazione e la risata dei compagni.

“Non osare parlare così di mia madre! Almeno lei ci ha messo la faccia, tu non hai neanche il coraggio di mostrarla perché ti fai schifo da solo!” ringhia Nieves infervorata, stringendo i denti e rivolgendo uno sguardo feroce al capo dell’operazione.

L’uomo dalla maschera nera gli si avvicina maggiormente e, afferrandole il mento con una mano, squadra la ragazza da cima a fondo.

“Devo dire, però, che sei proprio bella… tua madre era una troia sì, ma me la sarei volentieri fatta anche io. Chissà… magari posso lasciare un segno sulla sua bella figlia…”

E, pronunciate queste deplorevoli parole, l’uomo si sbottona i pantaloni, per poi slacciare violentemente la felpa di Nieves cominciando a toccarle il seno senza ritegno.

“Porco! Che cosa stai facendo?!” urla Dimitri, ormai pronto a liberarsi dalle manette e lanciarsi sull’uomo che stava molestando l’amica.

“Nieves ribellati cazzo!” si aggiunge Cecilia, facendo per alzarsi in piedi e correre in soccorso, pur venendo bloccata immediatamente da due scagnozzi che guardano la scena divertiti.

Nieves, però, rimane ferma e sicura di sé, lasciandosi toccare senza timore, pronta a colpire con un pugno l’uomo nel suo momento più vulnerabile.

L’uomo è ormai prossimo ai jeans della ragazza, Nieves carica il pugno ma, al piano superiore, si avvertono degli spari che lasciano tutti di stucco.

“Che cosa succede?” domanda il capo preoccupato, non capendo la situazione.

“Signore! Ci sono i Dalì! Li abbiamo presi! Stavano cercando di entrare nella struttura fingendosi turisti ma li abbiamo sorpresi. Hanno aperto il fuoco, ma ora sono disarmati!” comunica l’uomo denominato Parigi, entrando velocemente nella stanza.

Gli occhi mascherati dell’uomo brillano di una strana follia e questi, dopo essersi sistemato, corre fuori seguito dai compagni senza rivolgere nemmeno uno sguardo ai tre ostaggi.

Rimasti soli e avvolti dal silenzio, i tre cercano di riprendersi dallo shock del momento. Nieves, con il cuore a palla e un forte senso di nausea, chiude gli occhi e sospira diverse volte.

“Perché cazzo gliel’hai lasciato fare?!” l’attacca Cecilia, sconvolta dalla situazione. Nieves, però, ancora scossa e tremante, riesce solo a pronunciare una richiesta:

“Puoi… abbracciarmi… per favore?!”

La domanda smuove l’altra nel profondo che, accortasi dell’enorme panico della migliore amica, le apre le braccia senza aggiungere altro. Cecilia stringe forte a sé l’amica, accarezzandole i capelli e baciandola più volte sulla guancia, donandole quell’affetto di cui necessitava.

“Mi spiace non essere riuscito a ribellarmi alla loro stretta ragazze… ma ora è il momento di agire” si inserisce Dimitri, dopo aver accarezzato dolcemente la testa di Nieves.
Il ragazzo, poi, apre le mani e mostra così un bottino inaspettato.

“Un accendino e una pistola? Sei riuscito a rubarle alla guardia?” chiede Nieves con un bagliore di speranza negli occhi.

“Sì… è il momento di dare fuoco a sto museo del cazzo!” afferma Dimitri con coraggio, dimostrando di avere finalmente un piano di fuga.

In una stanza completamente isolata al primo piano del museo, il capo dell’operazione scruta con attenzione i suoi nuovi ostaggi, gustandosi la visione e assaporando una prima vittoria.

“Rio…Palermo…Bogotà…oh, la cara ispettrice Murillo! Come si fa chiamare ora? Lisbona? Noi ci fidavamo di lei!” la aggredisce subito l’uomo, rivolgendole uno sguardo d’ira.

“Chi diavolo sei tu?” chiede Rio, non riuscendo ad immaginarsi il volto nascosto dalla maschera.

“Una persona che mai avreste pensato di poter rivedere! Ditemi… come ci si sente ad essere degli ostaggi? Ad avere il fiato sul collo e dei rapinatori che ti puntano dei mitra contro?!” ringhia l’uomo, mostrando un senso di rimorso e delusione per un passato che pian piano stava venendo a galla.

“Eri uno degli ostaggi?” domanda Palermo confuso, provando a scrutare l’uomo per riconoscerne qualsiasi elemento caratterizzante.

Il dialogo tra loro termina all’istante grazie all’arrivo di Axel che, come da accordi stabiliti, si mostra arrabbiato e al contempo spaventato per l’accaduto.

“Si può sapere che diavolo è successo?! Io me ne vado per qualche ora a sbrigare le commissioni che mi avevi richiesto e torno trovando il museo sottosopra?!” si lamenta il ragazzo, mostrandosi professionale e fedele al proprio ruolo.

“Calma ragazzo, hai visto chi abbiamo qui?! Forse i Dalì hanno perso la loro astuzia e si sono fatti catturare come niente. Risolveremo tutto e aggiusteremo l’edificio, ma tu ora goditi questa visione: la metà di loro l’abbiamo in pugno, manca solo la testa calda, il russo, il professore e la meticcia” comunica il capo, facendo la lista della spesa. Un appello che non piace a nessuno dei presenti a causa del razzismo e della discriminazione annessa a quegli epiteti. È Axel stesso a doversi contenere, finendo per stringere forte i pugni per non balzare al collo dell’uomo che aveva appena insultato sua madre. Il gioco, però, non prevedeva emozioni e istintività, motivo per cui il giovane procede imperterrito con il piano.

“Non possiamo gioire per niente capo. In molti hanno sentito gli spari ed è prevista una nuova ispezione del museo, questa volta ancora più attenta. Ho qui tutti i documenti delle forze dell’ordine e del comune. Verranno nei prossimi giorni. Come facciamo a nascondere tutto?! A rinchiudere questi furfanti senza farli scoprire, ad aggiustare il museo e molto altro?! In più come diavolo facciamo a prendere gli altri che mancano all’appello?!” domanda Axel, mostrandosi spaventato a tal punto da dimostrarsi fin troppo affezionato al proprio comandante, aspetto che riempie di orgoglio l’uomo mascherato.

“Hai ragione ragazzo mio. Dobbiamo metterci subito al lavoro” comunica il capo, deglutendo nervosamente per la tensione. I Dalì cercano di non palesare le proprie considerazioni ma, dentro di sé, una forte gioia esplode per la riuscita di quel primo tranello.

“Tranquilli, anche se ora devo andare, il nostro appuntamento di tortura è solo rimandato” bofonchia l’uomo, godurioso nella visione dei suoi nemici ammanettati.

“Tu hai detto che noi ti abbiamo fatto passare le pene dell’inferno e ora, giustamente, ti vuoi vendicare…” esordisce Rio, mostrandosi maturo e coraggioso.

“Ma su una cosa potresti dimostrarti migliore di noi: togliere la maschera e farci soffrire nel vedere chi diavolo è riuscito a batterci” continua il giovane informatico, esprimendo lo stesso concetto affermato dalla figlia poco prima.

La sfida colpisce in pieno petto l’uomo nemico che, orgoglioso, non può che cedere a tale provocazione. Quella era la sua occasione per dimostrarsi superiore, vincitore, potente e invincibile. Il mistero gli piaceva ma era pur sempre un uomo che viveva di notorietà motivo per cui, convinto della propria decisione, si leva la maschera in un colpo solo.

I Dalì si sarebbero aspettati chiunque: da Tamayo, al padre di Allison Parker… ma mai ciò che gli si prospettava davanti.

È così che, con un filo di voce, Raquel domanda sconvolta:

“Ar-arturo Roman?!”
  
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