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Autore: crazy lion    05/06/2022    0 recensioni
Questa raccolta segue gli eventi di Di nuovo bambini. Se ne consiglia la lettura prima di approcciarsi a I tre sogni di Arya.
Arya sa che Ajihad e Murtagh sono morti, ma vorrebbe tanto rivedere lui ed Eragon piccoli. Una notte le appare davanti Savrielle, lo spirito del lago Costamerna di cui nessuno è a conoscenza, che le dice che farà tre sogni in cui i due ritorneranno piccoli e che alla fine sarà felice. Come saranno questi sogni? E la renderanno davvero contenta?
Attenzione: nella prima fanfiction Murtagh non è ancora morto. Non c'è ancora stata la battaglia con gli Urgali.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà d Christopher Paolini.
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Nuovo Personaggio, Orik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL SEGRETO DI FENLIA
 
Arya si svegliò e la prima cosa che notò fu un tetto di un azzurro limpidissimo. Ah no, si sbagliava, era il cielo. Si mise a sedere. La sua mente era confusa, ma poi ricordò ogni cosa.
“Sono nel bosco con Orik e i bambini” disse.
Ci erano arrivati a dorso di drago, dopo pochi giorni di viaggio, e avevano trovato una casa abbandonata che avevano ripulito e sistemato. Ora era un'abitazione degna di questo nome, non più sporca e piena di ragnatele. Arya aveva detto a Orik che preferiva dormire sotto le stelle, anche se era febbraio, e così si era avvolta nelle coperte e addormentata. Entrò in casa e trovò Murtagh ed Eragon seduti per terra a giocare con delle ciotole di legno. Il più grande aveva quattro anni.
“Buongiorno” disse Orik.
“Buongiorno” rispose Arya.
Dopo i saluti, l'elfa vide che il nano stava preparando la colazione.
“Mangi la pappa d'avena, o vuoi le verdure anche a colazione?”
Arya rise.
“La pappa d'avena va benissimo, grazie.”
L’elfa era affascinata. Eragon, che ora aveva quindici mesi, metteva una ciotola più grande dentro una più piccola.
“Come fa a non capire che non ci entrerà mai?” si chiese l'elfa.
Lo aiutò, dicendogli che quella più piccola andava in quella più grande.
Lui le sorrise quando gli ridiede le ciotole.
“Mamma” disse.
Arya lasciava che la chiamasse così. Quand'erano in viaggio Murtagh le aveva chiesto perché, e lei gli aveva risposto che Eragon era troppo piccolo per pronunciare il nome “Arya” e per comprendere che lei non era sua mamma.
Dopo la colazione uscirono tutti e arrivò anche Saphira, che era andata a caccia.
Ho sentito la presenza di un altro drago. Venite con me. Non credo sia pericoloso.
“Come fai a saperlo? E in che modo l'hai percepita?” domandò Orik.
Lui mi ha sfiorato la mente e ha lasciato che io lo facessi con la sua.
“Arya, voglio giocare con i soldatini!” si lamentò Murtagh.
“Dopo ci giochiamo, te lo prometto.”
Tutti seguivano Saphira, che camminava davanti a loro, e per starle dietro dovevano quasi correre.
Lo sento, è vicino.
“Maschio o femmina?” chiese Murtagh.
Femmina.
Eragon, stanco di correre vista la sua età, chiese di essere preso in braccio alzando le piccole braccia e Arya esaudì il suo desiderio.
Faceva freddo, quella mattina di febbraio, ma tutti erano ben coperti. Giunsero vicino a una caverna.
Possiamo entrare? chiese Saphira alla dragonessa.
rispose questa.
Tutti entrarono, un po' spaventati. Non sapevano cosa aspettarsi. Trovarono una dragonessa dalle scaglie rosa.
“Mai visto un drago del genere” disse Arya.
Sono unica nella mia specie, a parte il mio compagno, che però mi ha lasciata dopo l'accoppiamento. Succede sempre così, fra i draghi.
Era seduta su un giaciglio di paglia e da lì non si muoveva.
“Come ti chiami?” le chiese Orik.
Fenlia.
“Bel nome” osservò Arya.
Grazie. Avvicinatevi, accarezzatemi pure. Siete i primi umani che vedo. Nessuno viene in questo bosco.
“Perché?” chiese Orik.
Una volta mi sono resa invisibile e sono andata nel villaggio degli umani qui vicino. Dicevano che ero la protagonista di alcuni libri di favole, e che alcune storie non finivano bene perché ero cattiva. Così, per non incontrarmi, nessuno entra qui.
Io non riesco a rendermi invisibile, hai un potere che non ho. Sono Saphira, comunque.
Piacere, Saphira. Hai un bel nome.
Grazie.
“Non ti senti sola?” chiese Arya.
No. Mangio carne ma solo di grandi animali, quindi ho fatto amicizia con gli uccelli, i topolini, gli scoiattoli, nonostante la mia mole.
Era grande quasi quanto Saphira.
Arya la accarezzò.
“Hai le scaglie morbide!” esclamò. “Sembrano piume.”
Sì.
Saphira le si avvicinò e la annusò.
Hai un buon odore, sai di fiori.
Fenlia sembrò sorridere.
“Possiamo farti toccare dai bambini?” le chiese Orik, poi gli adulti si presentarono.
Sì, sono buona, non farò loro del male.
Arya mise Eragon a terra e il bambino accarezzò Fenlia.
“Mmm” disse, affondando le mani nelle scaglie morbide della dragonessa, che sotto il suo tocco si piegarono, ma a lei non fece male.
“Io sono Murtagh e lui è Eragon” disse il bambino mentre la toccava.
Sono bei nomi.
“Possiamo giocare con te?” le chiese il più grande.
Sì, tanto le mie uova possono restare un po' senza di me, non devo sempre tenerle al caldo.
Quando si alzò, tutti videro quattro uova.
“Ma com'è possibile?” chiese Arya. “Galbatorix ha ancora due uova, non esistono altri draghi oltre a Saphira.”
Ma qui siamo fuori dall'Impero le fece notare Fenlia.
“Hai ragione, solo che non pensavo che esistessero draghi fuori.”
Invece sì, e le mie uova si schiuderanno presto.
Arya sorrise e le accarezzò.
Anche i bambini e Orik fecero lo stesso.
Fate bene a toccarle, disse Fenlia, perché sentono le vostre carezze e a loro piace.
Uscirono dalla caverna e le due dragonesse si misero a correre, mentre i bambini le inseguivano e ridevano. Fenlia si lasciò prendere da Eragon, andava, come Saphira, lenta, apposta perché i bambini potessero acchiapparle. Poi Murtagh prese Saphira.
“Possiamo volare con te, Fenlia?” chiese.
Certo!
Orik si avvicinò ai bambini e anche Arya. Ridevano entrambi per essere riusciti a prendere le dragonesse.
“Da soli?” chiese l'elfa. “Non mi fido. Monterò anch'io. Scusa, Fenlia, ma loro non hanno mai volato da soli.”
Non ti preoccupare, va bene così. Non devi scusarti di nulla.
Fenlia si abbassò per permettere loro di salire in groppa. Arya prese in braccio Eragon e Orik aiutò Murtagh, poi, con un solo battito d'ali, Fenlia si alzò in volo, seguita da Saphira.
“Bellissimo!” Murtagh urlò quella parola e allungò l'ultima vocale per dare più enfasi al concetto. Ora Orik e il bosco erano solo dei puntini indistinguibili.
Avete nausea? Vi viene da vomitare?
“No, siamo abituati a volare, avendo Saphira” disse Arya, poi chiese a Murtagh se avesse quei sintomi, per sicurezza.
“No” rispose il bambino.
Passarono gran parte della mattina e, dopo pranzo, del pomeriggio, a volare, e i bambini rincorsero ancora le due dragonesse, oppure furono loro a inseguirli e prenderli. I piccoli si divertirono come matti, ma poi Fenlia tornò nella sua grotta e si sedette sopra le uova per covarle.
Guardate cos'ho dietro di me.
Tutti la aggirarono e videro una montagna di monete d'oro. Non avevano mai veduto tanto denaro.
Questo è il mio tesoro. Le ho trovate in giro, negli anni, nel villaggio degli umani, e le ho raccolte e collezionate, anche se non erano mie. Ma non le ho rubate, perché qualcuno le aveva perse. Potete prenderne alcune, se vi servono per il viaggio, se dovete farne uno.
Arya la ringraziò e ne prese diverse manciate, così come Orik, che misero in una bisaccia.
Poi si sentì un piccolo crack.
Le mie uova cominciano a schiudersi! Sto per avere dei figli.
Fenlia era emozionatissima.
“Andiamo, bambini, lasciamola sola” disse Orik.
No, restate.
Fu così che spuntò una piccola testa rosa e poi il primo draghetto venne fuori. Eragon fece un versetto di sorpresa quando accadde e la madre prese subito a leccarlo per togliergli la membrana che lo ricopriva. Fece lo stesso con gli altri, quando nacquero.
Sono ancora troppo piccoli per capirne il sesso. Se volete potete toccarli.
“Non prenderanno il nostro odore?” chiese Arya. “Ci sono animali che abbandonano i cuccioli, se sentono l'odore degli umani, come i gatti, per esempio.”
Per i draghi non è così disse Saphira.
Infatti, Saph ha ragione. Non abbandonerei mai i miei cuccioli.
Come mi hai chiamata?
Saph. Un diminutivo per far capire che ti conosco, che stiamo diventando amiche.
Carino commentò Saphira, anche se disse ad Arya, e solo a lei, che quel nomignolo non le piaceva poi tanto. Non apprezzava i diminutivi e, fino ad allora, nessuno gliene aveva dato uno. In più, continuò, considerava Fenlia una conoscente, non un’amica.
Devi pensare che lei non ha nessun amico drago, per questo ti ha detto così le spiegò l’elfa.
I bambini toccarono i cuccioli, con le scaglie rosa come la madre e grandi come l'avambraccio di Murtagh. Una volta, quando era grande, Eragon aveva detto ad Arya che, da appena nata, Saphira era lunga quanto il suo avambraccio. I piccoli di Fenlia, invece, erano ancora più piccini.
Cresceranno rapidamente disse la dragonessa, che dissipò i dubbi di Arya circa la loro crescita. Ora, però, sono stanca. Devo allattare i miei piccoli e dormire un po'. Non dite a nessuno che mi avete vista.
“Lo promettiamo” dissero insieme Arya, Murtagh e Orik.
“Grazie per questa bella giornata” disse l'elfa.
Figurati. E venite a trovarmi quando volete.
Tutti uscirono con il cuore pieno di gioia. Esisteva un drago fuori dall'Impero, anzi, ora erano cinque. Era stupefacente. E poi avevano assistito alla schiusa di quelle uova ed era stato bellissimo.
“Orik, posso fare il bagno nel lago?” chiese Murtagh.
“Adesso no, è sera. Domani.”
Arya decise di dormire assieme a Orik e ai bambini, in un comodo letto dalle coperte profumate. Si sdraiò, con Murtagh ed Eragon uno a destra e l'altro a sinistra, mentre Orik andò in un'altra camera. La casa era piccola. Aveva un minuscolo salottino, una cucina, una latrina e due camere.
Dormirono tutti un sonno ristoratore.
Il giorno dopo Arya fece indossare a Murtagh una corta tunica e il bambino andò nel lago a nuotare, sempre sotto la supervisione degli adulti. Aveva imparato a farlo al mare.
“Non allontanarti troppo” lo ammonì Orik.
L'acqua del lago poteva diventare profonda in pochi secondi. Ma il bambino nuotò solo vicino alla riva, perché aveva paura di andare oltre.
Quando fu asciutto, tutti andarono a trovare Fenlia, che stava allattando i cuccioli. La dragonessa fu felice di vederli. Ma i quattro ripartirono presto per tornare dai Varden. Poi, mentre erano in volo, divenne tutto nero e Arya si svegliò.
A parte il primo sogno, gli altri due erano stati meravigliosi e non li avrebbe più dimenticati. Sorrise nel ripensare a Eragon e Murtagh da bambini. Li adorava.
Trovò Eragon, ovviamente cresciuto, nelle cucine, mentre facevano colazione. Lei si riempì un piatto di verdure, si sedette accanto a lui dopo aver chiesto il permesso e iniziò a mangiare.
“Ho fatto dei sogni, in questi giorni” disse.
E li raccontò.
“Devono essere stati proprio belli” asserì Eragon.
Il tono della usa voce era triste.
“Sì. Eragon, mi dispiace che Murtagh sia morto, davvero.”
Si presero la mano.
“Anche a me, non sai quanto. Era come un fratello.”
Rimasero così a lungo. Per consolarsi, Arya pensò ai momenti he aveva passato con i piccoli, ma questo non la aiutò. Presto ci sarebbe stato il funerale di Ajihad, al quale sarebbe succeduta sua figlia, Nasuada. Dovevano prepararsi per quell'evento. Mettendo da parte i sorrisi e la felicità, Arya si concentrò solo sul dolore che in quei giorni provavano i Varden. Non era giusto che lei fosse stata tanto felice, mentre gli altri soffrivano.
Si alzò e si ritirò nelle sue stanze, fino a quando qualcuno l'avrebbe chiamata per il funerale. Si buttò sul letto e scoppiò a piangere.
 
 
NOTA AUTRICE.
Ed eccoci arrivati alla fine di questa breve raccolta. Ho voluto terminarla con un finale dolce-amaro, perché non si pareva giusto farlo felice quando erano morte così tante persone. Spero che la cosa non vi dispiaccia.
   
 
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