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Autore: Mercurionos    06/06/2022    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 29 – Il Ritorno di Banan e dei Suoi Amici, Parte 4 – Anno 2, 13 Fruttidoro
 
Vegeta alzò una mano al cielo.
Guardava ancora verso di lui, verso il traditore dai capelli di paglia, che si riuniva alle altre quattro figure viste prima. Fece di tutto per non farsi distrarre da Tagoma, per non dover incrociare un’altra volta il suo sguardo inquisitorio e incolpante.
L’aria cominciò a crepitare tra le dita del principe dei saiyan, scariche di elettricità nacquero dai suoi palmi e gli accarezzarono le braccia, poi il tronco e i capelli. La mano alzata si strinse attorno ad una fiamma densa e traballante.
Ebbe improvvisamente il desiderio di farsi notare, di danneggiare il mondo quanto il mondo aveva danneggiato la sua vita. Voleva spargere un po’ di distruzione, e gli parve adatto partire da chi incolpava per lo scombussolamento della propria quotidianità. Dopotutto, era da un paio di anni che non gli era stato concesso di rimodellare l’orografia di un pianeta, di fare tabula rasa su una città abitata.
Si alzò il vento e i fulmini attorno alle dita di Vegeta crebbero e crebbero ancora in una danza furiosa, forse avrebbero pure potuto trascinare una saetta giù dal cielo e bruciare tutto, sotto ai suoi piedi.
La cenere non avrebbe potuto infastidirlo.
 
Gladyolo alzò il capo.
Sopra la capitale, il cielo era chiaro e luminoso. Le nuvole proseguivano silenziose, accarezzate dal sole lontano. Aveva sentito la necessità di alzare la testa, di guardarsi intorno, ma nulla catturò la sua attenzione. Lo chiamarono i compagni, e tornò presto da loro.
Vegeta aveva fatto in tempo a scansarsi, nascondendo la propria figura dietro un grattacielo. Era un piccolo punto in mezzo al cielo, ma Gladyolo lo avrebbe visto e riconosciuto senza alcun problema.
 
Strinse i pugni. Che senso avrebbe avuto quella pagliacciata? Cosa avrebbe voluto raggiungere? Scosse la testa, un rimbombo unico di pensieri, e scappò via. La casa di Nappa era vicina. Avrebbe potuto rilassarsi, sfogarsi, fracassare qualche cranio.
Ma superò rapido il palazzo. Forse avrebbe potuto sfogarsi, ma si sarebbe anche chiesto: “Perché lo faccio?”
 
Allora capì che non desiderava pensare. Forse, non ne aveva davvero bisogno. Continuò a volare, sempre più veloce. Un boato attraverso i cieli. L’ultima volta che aveva volato così in fretta era stato su Brench, mentre veniva allenato assieme a lei.
 
E così dovette pensare nuovamente alla ragazza.
Non gli mancava.
Non gli piaceva.
Non gli era mai piaciuta.
Ma, nonostante tutto, nonostante fosse proprio lui, proprio il cinico e ambiguo Vegeta, non aveva mai pensato di disprezzarla.
Mai aveva avuto qualcuno con cui misurarsi in maniera tanto fraterna. Mai nessuno aveva fatto ribollire in quel modo il suo sangue guerriero, trascinandolo giorno dopo giorno alla lotta. E non zoppicava verso il terreno di combattimento spinto da una forza esterna, bensì spronato dal suo stesso intelletto, dalla propria curiosità arrogante. Finalmente aveva qualcuno che lo facesse migliorare.
 
E ora che non poteva più farlo, si sentiva in colpa.
Non è colpa mia. È soltanto colpa sua.
Lo sapeva, ed era vero, non era né poteva esser colpa sua. Forse incolpava pure più di un singolo soggetto. Non che in quel momento potesse importare.
Strinse i denti e maledisse sé e gli altri, e accelerò, come aveva fatto durante l’allenamento su Brench. Sotto di lui era cominciato da un pezzo il mare, e il sole era già svanito alle sue spalle, dietro l’orizzonte. Ogni tanto si palesava un ammasso di terra, l’arcipelago Rofunsa, a est, già immerso nelle prime tenebre della notte. Svanite gli ultimi lumi del crepuscolo, solo sprazzi di luce, provenienti dalle poche case sparse nell’arcipelago, permettevano a Vegeta di orientarsi.
 
Poi si fece più freddo, e qualcosa gli inumidì il volto: pioggia. Poi, molto vicino, un boato: il temporale. Nessun vento terreno sarebbe mai stato veloce quanto il saiyan, e lui accelerò ancora, tuffandosi nelle nubi nere sopra al mare, spaccandole in due. Apparve altra terra sotto di lui, ma non si interruppe più: il deserto nel lontano occidente. La sabbia fremeva e si alzava verso il cielo al passaggio del ragazzo, così lontano, ma così rapido e potente sfregiava la forma del terreno. La sabbia saliva e saliva, con un gran frastuono frusciante. Ma, lentamente, non poteva far altro che scendere di nuovo, e perdersi nel mare di dune senza fine.
 
Vegeta si fermò. Ansimava, stanco. Le braccia e le gambe dolevano fortemente, fiaccate dalla continua emissione di ki. Forse qualche scouter, al passaggio del principe, era impazzito e aveva cominciato a suonare nel cuore della notte, spaventando il proprio possessore. Ma Vegeta guardava altrove, lontano, verso la fine del mondo.
Fiamme gialle apparirono alla base del cielo, dove il deserto finiva e iniziava nuovamente l’oceano. Le fiammate si fecero sempre più intense, e rapide coprirono l’intero arco dell’orizzonte, poi si alzarono, ancora e ancora, invasero il cielo e lo illuminarono a giorno.
 
Abbagliato, Vegeta si voltò. Buio. Nubi. Sabbia scombussolata.
Si voltò di nuovo. L’alba inesorabile si stava avvicinando a lui. Ma egli, temendola, indietreggiò, e tornò nella notte.
 
“Hai fatto?”
“Sì, fai pure, Radish.” Pump si stava asciugando il disordinato caschetto di capelli con un telo bianco. L’altro non si fece attendere, sfilò gli stivaletti e svanì nel bagno. Poco dopo si sentì lo scrosciare dell’acqua nella doccia.
Pump ciondolava per la stanza, con la mente svuotata dalla stanchezza e dal rammarico: non era certo una drogata del combattimento quanto i suoi due compagni, ma venire cacciata in quel modo dal club aveva ferito il suo orgoglio di saiyan. Il dispiacere nella voce di Gipeto l’aveva contagiata.
 
Stava per farsi cadere sul letto di Radish quando un suono, improvviso e acuto, la spaventò. BIP BIP BIP! Diede una testata al proprio letto, sopra quello di Radish, picchiò il ginocchio contro il letto di sotto e pestò pure il mignolino contro l’angolo del mobile a castello. Cadde e si raggomitolò dondolando sul terreno, ma capì da dove era venuto quell’allarme: da solo, il teleschermo si era acceso. Pump si rialzò zoppicando in quella scenata a cui nessuno avrebbe assistito, ma lei continuò a massaggiarsi il ginocchio immacolato. Poggiò una mano sul teleschermo, dove erano apparsi un simbolo a croce e uno a cerchio; picchiettò il cerchio. Poi cadde di nuovo a terra.
 
“Vegeta?!” gridò una voce di donna piena e potente. Non fu però il timbro autoritario a spaventare la saiyan, bensì il volto della donna aliena: pelle rossa come il magma, capelli bianchi come una nuvola, occhi troppo vicini alla telecamera. Assomigliava parecchio al professor Jeeth, giusto più robusta.
Ancora una volta, Pump si rialzò e tornò al teleschermo. Non aveva idea che fosse possibile fare videochiamate con quell’apparecchio. “Vegeta non c’è, non è ancora tornato!” Rispose alla donna di Brench.
Quella indietreggiò e spese un po’ di tempo a esaminare la saiyan: “Tu sei Pump, giusto?”
“Eh? Sì… signora!” Non poté far altro che rispondere e mettersi sull’attenti. Il tono della donna richiedeva rispetto.
“Ti immaginavo più bassa, da come ti ha descritto Vegeta… Ma lui non c’è?”
Pump ignorò la prima parte della domanda: “No, se n’è andato poco fa. Forse tornerà più tardi, o domani.”
 
“Digli che si tratta di Mirk.” La voce della donna si affievolì.
“Di Mirk? – la saiyan corrugò la fronte – Ma allora lei è…”
“Giusto, giusto, scusami. Sono Bonyu, la madre di Mirk.”
Bonyu, la madre di Mirk. Il genio della squadra Ginyu. Pump tornò sull’attenti.
“Non riesco a contattarla e mi è arrivata questo messaggio dall’accademia… Volevo sapere da Vegeta cosa fosse successo! Tu l’hai vista?”
Pump si avvicinò al teleschermo: “No, non la vedo da – fece un rapido conto – 13 giorni, da quando siamo partiti in missione. Ma non è tornata con gli altri.”
“Non è tornata dalla missione?” Bonyu si grattò il mento, perplessa.
“No, non l’abbiamo più vista. I suoi compagni di squadra dicono che ad un certo punto Mirk non si è fatta più trovare, ha abbandonato lo scouter e se n’è andata. Poi non l’hanno più trovata.”
 
“Dannazione!” Dall’altra parte dello schermo, Bonyu aveva dato un pugno a qualcosa.
Non poco timorosa, Pump decise di approfondire: “Non è stata avvisata di questo?”
“No! Non hanno detto nulla sulla sua scomparsa, nel messaggio!”
“Cosa le hanno detto? Io non ho sentito niente, ma Vegeta forse…”
“Mirk è stata espulsa!” Disse la donna.
Pump indietreggiò, non sapendo come replicare: “Espulsa? Come, dal N.I.S.B.A.?” Non sapeva nemmeno che fosse possibile, né cosa potesse implicare per la vita di un soldato dell’Impero. Ma Bonyu negò: “No, non dall’accademia! Mirk è stata espulsa dall’esercito imperiale!”
 
Note dell’Autore:
Ehilà! Grazie di aver letto anche quest’ultima parte del capitolo 29. Come Vi avevo anticipato la settimana scorsa, ho bisogno di qualche settimana per pensare agli esami (si spera che siano gli ultimi, incrociatemi le dita!), poi a luglio tornerò con il capitolo 30, che forse pubblicherò con frequenza più elevata, in base a quanto sarò riuscito a scrivere.
 
Spero intanto che il capitolo 29 Vi sia piaciuto, e che come me vogliate vedere come si concluderà questa storia nel finale del secondo libro. Grazie mille a tutti voi, e buona continuazione!
   
 
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