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Autore: Melisanna    06/06/2022    0 recensioni
Watson si fece largo sulla scena del crimine, coprendosi bocca e naso con un fazzoletto. Un denso fumo biancastro riempiva l’appartamento, aveva un odore pungente e sgradevole e, Watson sospettava, tossico.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo racconto è stato scritto per partecipare alla challenge May I write, sulla pagina di faceboo Non solo Sherlock, gruppo eventi multi fandom. Tornare a scrivere di questi due è semrpe un piacere, spero di avere l'occasione di scrivere qualcos'altro su di loro.

Watson si fece largo sulla scena del crimine, coprendosi bocca e naso con un fazzoletto. Un denso fumo biancastro riempiva l’appartamento, aveva un odore pungente e sgradevole e, Watson sospettava, tossico. Spalancò le finestre, sperando di non star compromettendo qualche indizio fondamentale, ma la salute sua e dei sopravvissuti veniva prima. Nella stanza non sembrava fosse presente niente in grado di scatenare quella reazione e Watson entrò prudentemente nella stanza accanto. Un tavolo era stato trasformato in un dilettantesco laboratorio di chimica. Un becco Bunsen bruciava incustodito. Watson lo scrutò con disapprovazione. Una beauta giaceva accanto, il fondo annerito dal fuoco e il contenuto ridotto a un grumo incenerito in un angolo. Watson la sollevò delicatamente per il collo e la portò all’altezza degli occhi. Un lampo di riprovazione passò negli occhi grigi. L’arma del delitto era stata trovata.

Ma il suo dovere di medico andava prima di tutto verso eventuali vittime, perciò Watson riprese a ispezionare l’appartamento. Non dovette andare lontano per trovare ciò che temeva.

L’uomo giaceva scompostamente sulla poltrona, la testa reclinata all’indietro e un braccio penzoloni. La presunta vittima, caucasico, circa trent’anni, barba disordinata e capelli incolti, indossava una camicia macchiata, con le maniche arrotolate che scoprivano l’avambraccio. Watson spostò delicatamente il braccio, ma già prima di vedere l’interno del gomito sapeva cosa avrebbe trovato.

Nonostante fosse preparato, alla vista del florilegio di lividi sulla pelle pallida, strinse le labbra in una linea dura. Non si sarebbe mai abituato al modo in cui certi uomini distruggevano la propria salute e la propria mente, per incedere in piaceri così effimeri.

Lasciò cadere il braccio e appoggiò indice e medio sulla carotide, cercando il battito. Era debole e irregolare, ma l’uomo era ancora vivo. Watson sospirò e con due dita aprì un occhio a quello che ora poteva definire paziente. Solo uno spicchio di iride era visibile, ma Watson era sicuro che la pupilla dovesse essere ridotta a uno spillo. La dose doveva essere stata particolarmente abbondante.

Si alzò, diede un’occhiata intorno e prese una bottiglia da uno scaffale. La stappò e annusò sospettosamente il contenuto, quindi ne prese un bel sorso, riappoggiò la bottiglia, entrò nella stanza accanto e ne riemerse con una caraffa piena d’acqua.

Con tutta l’esperienza raccolta nei suoi molti anni di professione, la rovesciò in un sol colpo sulla testa dell’uomo svenuto, poi lo afferrò per il collo della camicia e prese a scuoterlo con tutta la forza.

 – Svegliati, pezzo di imbecille, svegliati. Non azzardarti a morirmi fra le mani.

Holmes spalancò gli occhi annaspando. Watson mollò il colletto e gli piazzò un gancio alla mascella che lo fece rotolare giù dalla poltrona.

– Cosa accidenti pensava di fare, Holmes? Non ha un briciolo di buonsenso in quel cervello geniale?

Holmes si tastò il lato del viso per valutare i danni e si asciugò un rivolo di sangue che gli colava dal lato della bocca.

– Oh, dottore, che piacere vederla. Sono contento che sia tornato.

– Non sono tornato, Holmes. La signora Hudson mi ha chiamato, perché era preoccupata.

– E faceva bene ad esserlo! Vede come mi lascio andare senza di lei? Non trova che sarebbe fondamentale per la mia terapia che torni a vivere qui?

Gli occhi di Watson si socchiusero in una linea furibonda e il dottore si chinò fino a trovarsi col viso all’altezza di quello di Holmes.

– Non tornerò Holmes, se ne faccia una ragione. Domani mi sposo. E se lei fosse davvero un buon amico lo capirebbe.

Holmes abbassò lo sguardo e rimase sorprendentemente silenzioso.

Watson si alzò e si sistemò il soprabito.

– Veda di ricordarsi il mio addio al celibato, stasera.

Si avviò verso l’uscita. Era la prima volta che Holmes non ribatteva. Forse aveva esagerato?

– E comunque quella Mary ha un’aria sospetta!

– Per la miseria, Holmes!
  
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