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Autore: Ivy001    09/06/2022    1 recensioni
Se la quarta serie non fosse finita con la morte di Nairobi? Se Gandia fosse stato freddato alle spalle o anche solo attecchito con un colpo alla gamba, prima di compiere quell'atto atroce? Come sarebbe proceduto il colpo se Lisbona fosse stata liberata e ricondotta dal Professore, anziché entrare nella Banca dai suoi compagni?
Tanti SE ... e mi piace immaginare che le cose siano andate davvero come nella mia fantasia.
Quindi partirò proprio da lì, da quando il fanatico Capo della sicurezza della Banca di Spagna, è prossimo a far fuori Nairobi.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tamayo e Prieto pensano e ripensano a quanto detto dalla sedicente giornalista. Raquel Murillo sarebbe in libertà, scappata addirittura ad una cattura, a dei poliziotti e a delle manette.

“Certo che quella donna era davvero una pazza. Come si può pensare di farci credere che la compagna del Professore sia riuscita a fuggire!? È assurdo” – il primo a toccare ancora l’argomento è proprio Prieto, una volta raggiunto il Commissariato.

I due sono più che certi che quanto udito è una menzogna, soprattutto perché non hanno ricevuto comunicazioni dal Carcere femminile riguardanti il mancato arrivo in cella della colpevole.

Suarez, di fianco a loro, prossimo a rincasare dopo ore estenuanti di lavoro, entusiasta di potersi godere il meritato riposo, fa notare ai superiori un particolare, proprio prima di lasciare l’ufficio – “Se fossero i Dalì ad aver messo in atto questa mossa?”

Segue qualche secondo di silenzio, interrotto dalle risate beffarde di Tamayo, a cui fanno seguito quelle di Prieto.

“Cosa te lo fa pensare? Quei pagliacci sarebbero degli stupidi a pensare di poter salvare i compagni; sono incapaci e la storia ce lo conferma. Pensa a Rio che si è fatto catturare, o a Tokyo che combina solo guai…un piano senza la mente del Professore è un’utopia” – precisa il più basso dei due.

“Beh, mi sembra tutto così strano. Ma sicuramente, signori, avete ragione. Fossi in voi, però, controllerei di persona. Non si sa mai. Allora io vado, abbiamo vinto questo è l’importante” – li saluta, con un sorriso disteso, lasciandoli soli.

“Suarez ha ragione, andare lì non ci costa nulla. Verifichiamo che quanto detto da quella folle è un’idiozia, così almeno andremo alla conferenza di oggi pomeriggio con più serenità, non pensi anche tu Prieto?”

“Concordo! Sbrighiamoci”

Angel giunge proprio allora. Ha con sé la cimice datagli dalla Sierra, e nonostante il cuore in gola e le gambe tremanti, vuole assolutamente incastrarli come meritano.

“Rubio, eccoti, appena in tempo. Prepara due caffè. Siamo di fretta” – gli comanda Tamayo.

Infastidito dai modi di fare di chi continua a trattarlo da inferiore, seppure divenuto ispettore come lo erano Alicia Sierra e Raquel Murillo, l’uomo trattiene i nervi ed esegue.

Pronto a registrare il tutto, Angel apre una conversazione all’apparenza normale.

“Dovete andare alla conferenza?”

“Oggi pomeriggio. Al momento abbiamo optato per sostare al Carcere femminile, vogliamo appurare l’arrivo della Dalì”

“Ah… date peso alle parole della giornalista, dunque”

“Assolutamente no”

“E come mai avete deciso questo? In fin dei conti non avete ricevuto comunicazioni… ecco i vostri caffè” – dice Rubio, porgendogli i bicchierini di plastica.

Angel conosce le ragioni per cui nessuno ha messo al corrente i colonnelli dell’accaduto. Ha avuto la giusta premura, grazie a dei tizi che ha pagato profumatamente, di lasciar detto che l’ingresso di Lisbona era posticipato per ulteriori interrogatori privati.

Ma è stata Tatiana a dirgli di fare in modo che Tamayo e Prieto scoprissero la verità quanto prima. La fuga e la prova dell’ennesima disfatta li porterà all’esasperazione, spingendoli a ricercare i Dalì al completo per sbatterli in galera. Ed è qui che si passa alla mossa secondaria: la morte della Banda.

Una morte che deve convenire ad ambo le parti.

“Fossi in voi contatterei telefonicamente il direttore…adesso… potendo risolvere nell’immediato la questione” – consiglia Angel.

È Prieto a dargli retta, afferrando il telefono, sotto lo sguardo del collega, pronto a ricevere la conferma dell’incarcerazione di Raquel.

Ma quanto scoprono ha dell’irreale.

“Allora? Cos’è questa faccia? Cazzo, Prieto! Che succede?” – si infuria Tamayo, riconoscendo nell’espressione del collega un misto di shock, rabbia, e incredulità.

“la Murillo non è mai arrivata al San Juan” – impallidito, il colonnello maggiore non sa trovare spiegazioni all’accaduto.

“CHE COSAA?” – esclama l’altro, faticando a reggersi in piedi.

“Questo significa che la squadra del Professore ha agito per liberarla e sta muovendo le pedine sullo scacchiere per farci scacco matto” – insinua Angel, uscendo così pulito da possibili accuse.

“Maledetti! Maledetto io che gli ho offerto la fuga su un piatto d’argento. Ma hanno smesso di giocare con la mia pazienza. Li voglio tutti…senza risparmiarne nessuno…finiranno dietro le sbarre e mi occuperò personalmente che non vedano mai più la luce del sole” – sbattendo il pugno sul tavolo, Tamayo esce dall’ufficio, accecato dalla rabbia.

Di fronte agli occhi di Rubio c’è Prieto, decisamente preoccupato.

“Cosa direte oggi alla conferenza? Che abbiamo perduto Lisbona?”

“No! Nessuno saprà niente. Per il mondo intero abbiamo vinto la guerra. E così sarà”
“Che intenzioni avete? Ci mettiamo alla ricerca dei Dalì perlustrando ogni zona della città?”

“Li voglio morti! Non mi importa sbatterli in galera. Constatata la loro fortuna, troverebbero una maniera per liberarsi. Perciò…l’unica soluzione per evitare il danno, è abbattere le possibili cause. Eviteremo altre mosse a loro vantaggio semplicemente cancellandoli dalla faccia della terra”

“Non sappiamo neppure dove si trovano”

“Allerta tutte delle volanti, ovviamente massima discrezione. Perlustrate ogni area di Madrid, perfino le zone disabitate, le campagne, le stazioni, tutto. Cazzo, sono sicuramente rimasti in Spagna. Hanno salvato Raquel, non permetterò che salvino anche il loro capo”

Esce anche lui dall’ufficio, riunendosi a Tamayo.

Angel è da solo ormai, il tempo giusto per piazzare quella stessa cimice nel punto principale della stanza.

Ben celato da occhi indiscreti, l’uomo lascia il Commissariato, salendo a bordo della sua auto. Dai parcheggi nota subito i due colonnelli, che dibattono animatamente, mai così arrabbiati, prossimi a raggiungere il Carcere San Juan.

Rubio invece compone un numero, sapendolo gestito dalla mente informatica dei Dalì e quindi difficilmente rintracciabile.

“Sono io, ho fatto quanto detto”
“Bene, mi raccomando…assicurati che tutto vada come ti ho spiegato”

“A cosa può servirvi una semplice spia dentro un ufficio?”

“Quello è il posto dove i due si confronteranno. Sarà utile solo per le prossime ore. Abbi premura di rimuoverla appena riceverai l’ok, altrimenti, semmai la trovassero, potrebbero essere casini…specialmente per te. Sospetterebbero di una talpa”

“Ok, sarà fatto” – nervoso al pensiero di essere scoperto, Angel rivolge, subito dopo, una richiesta alquanto spiazzante a Tatiana – “So che Raquel è con voi. Posso ascoltare la sua voce?”

“Ehm…che succede? Pensi ti stia ingannando? Credi che ti abbia mentito sulla storia della Murillo?”
“No, no, è solo che… mi piacerebbe saperla sana e salva”

La stessa Lisbona, seduta a pochi passi dalla Sierra minore, ne resta sorpresa, sentendo con le proprie orecchie, grazie al vivavoce, tali parole.

Annuisce alla socia facendole intuire di essere favorevole. Così si alza dalla sedia e prende in mano il cellulare, salutando l’ex collega – “Angel”

Il cuore di Rubio esplode di gioia e la voce emozionata ne è la prova – “Ra..Ra..Raquel!! Come stai?”

La prima domanda riguarda il suo stato di salute; l’estrema premura del neo-ispettore di Polizia intenerisce la Murillo, ancora affezionata a colui che stando ai fatti le ha salvato la vita.

“Bene, adesso. E questo grazie a te. Sono sicura che collaborando, riusciremo a realizzare i nostri sogni”

“Raquel, ma perché…non andate via adesso? Sarebbe la scelta migliore” – consiglia Angel, ancora restio, nel profondo, a salvare Sergio.

“Perché la mia sola ragione di vita è qui, dietro delle sbarre, costretto a subire chissà cosa”

“Lo ami sul serio così tanto?”

“Come non ho mai amato prima” – confessa Lisbona, emozionandosi.

Alicia resta di sasso di fronte alle lacrime dell’ex collega. Non sono lacrime pietose, ma lacrime di forza, di voglia di salvare chi si ama follemente. E ciò risveglia il medesimo sentimento in lei…rivolto però ad un riscatto contro una vita ingiusta, contro un passato che l’ha vista mutare dentro… e così come Lisbona lotta per il suo Professore, lei dovrà farlo per se stessa, per sua sorella, e soprattutto per sua figlia.

Una neonata che ha voluto dare via, che a stento ha visto, di cui non conosce neppure il viso.

Una neonata che sta, solo adesso, imparando ad amare.

Nairobi, Raquel, Stoccolma…sono tutte mamme lontane dai loro figli. Mamme con una tempra d’acciaio che lottano senza piegarsi.

E la Murillo lo fa anche in nome dell’amore che nutre per Sergio.

“E’ da ammirare una donna così” – commenta la Sierra, ad alta voce, ben udita da Tokyo e Nairobi.

“Di chi parli?” – chiede la prima.

“Di Lisbona!”

“Già, tu non faresti lo stesso per salvare la persona più importante della tua vita?”

“Pensavo di farlo per Anita, mia sorella. Invece… egoisticamente…lo stavo facendo per una mia rivincita personale su un destino di merda. In fondo, dopo la perdita di Anita, si sono susseguite delle sciagure, una dietro l’altra”

“Basta guardare al passato, Alicia. Oggi lottiamo per guadagnarci un futuro diverso, più radioso” – aggiunge Agata, talmente luminosa, da spiazzare la sua migliore amica.

Così Silene le si avvicina all’orecchio e le sussurra – “Questo cambio d’umore si deve a qualcosa in particolare? Anzi, direi a qualcuno?”

“Ehm…già! Poi ti racconto” – chiude la gitana, facendole un occhiolino che per Tokyo vale più di lunghi discorsi.

“Ohhh, allora l’avete fatto” – ridacchia, ricevendo un colpetto sul braccio da parte della Jimenez.

“Shhh” – la zittisce, sorridendo – “Avremo tempo per parlarne. Adesso concentriamoci sulla missione. Voglio andarmene da qui quanto prima. Ho un sogno da coronare e ho già perduto troppo tempo”

Nel mentre, la conversazione con Angel prosegue. L’uomo spiega alla Banda in ascolto le intenzioni di Prieto.

“Si, abbiamo sentito tutto tramite la spia. Ci vuole eliminare, beh… non immagina che favore ci farebbe. Noi ci faremo trovare pronti. Tu comportati normalmente. Manda le volanti in giro per Madrid come ti hanno ordinato e bada che la tua si rechi nel posto prestabilito”

“Si, si ricordo il piano, signora Tatiana”

“Grazie Angel” – interviene di nuovo Raquel, dandogli prova del giusto riconoscimento alla sua collaborazione.

“Sono stato un coglione a sostenere chi mi ha sempre sottovalutato. Voi confidate in me più di quanto abbiano mai fatto i miei colleghi. Non voglio deludervi… anzi, non voglio deluderti!”

Commossa e grata, Lisbona congeda il suo ex socio. Oggi è super ottimista.

“Sei sicura che possiamo fidarci al cento per cento?” – le chiede Palermo qualche istante dopo.

“La sua telefonata, la sua voce, le sue parole…tutto fa ben sperare. Vedrete, noi siamo la sua sola possibilità di riscatto. Non ci tradirà”

Mentre c’è chi è alle prese con rassicurazioni e telefonate con l’alleato, qualcun altro è dedito a faccende informatiche di estrema delicatezza.

“Allora? Come procede l’hackeraggio?” – chiede Marsiglia a Rio.

“Tutto liscio. Qualche minuto e controlleremo ogni tipo di sistema o servizio nazionale”

“E con i social? Sei riuscito anche lì?” – domanda Manila.

“E’ stata la parte più semplice” – si vanta Anibal, sorridente di aver avuto lui in primis l’idea di quella mossa precisa.

“Spero che l’idea di Palermo di portare avanti una guerra informatica possa essere utile” – aggiunge Stoccolma, avvolta dalle braccia del suo compagno.

“Controllare le telecamere di tutta la città, poter accedere a servizi e informazioni preziose, database segreti… è una mossa in più per rendere credibile quanto accadrà da qui a qualche ora. Fidatevi.”

“Speriamo bene! Non vorrei che andasse storto qualcosa e finissimo tutti in galera” – precisa Tokyo.

“Non dubitarne. Hackerare ogni tipo di sistema ci offre un vantaggio in più sul nemico” 

La Olivera, seduta di fianco al suo Einstein dei computer, lo osserva per poi commentare - “Il mio amore è un fottuto genio” – gli dà un rapido bacio a stampo distraendolo per un millesimo di secondo dalle operazioni.

In tale istante un messaggio anonimo interrompe e blocca un passaggio fondamentale.

“Cazzo” – esclama Rio.

“Che succede?” – si preoccupa il resto dei presenti.

“Leggete qui… “L’area è sotto il mio controllo. Altri hacker non sono accetti. Sparisci o rimuoverò ogni dato dal tuo dispositivo nel giro di 120 secondi. Inizia il conto alla rovescia…. 120… 119… 118…”

“Che si fa adesso?” – si agita Denver.

“Cazzo, cazzo, cazzo!” – si altera Rio, esausto per le ore trascorse di fronte ad un monitor.

“Ma porca puttana, come se non bastasse, dobbiamo perdere altro tempo prezioso” – sbotta Tokyo attirando l’attenzione della rimanente Banda.

“Cos’hai da urlare così? Non possiamo fare casino” – la rimprovera Palermo.

“Il rumore sarà l’ultimo dei nostri problemi, caro il mio Boss” – precisa Marsiglia, indicandogli lo schermo del pc.

L’argentino butta l’occhio e legge il breve messaggio.

“Allora? Qualcosa non va?” – si avvicina Nairobi, mano nella mano con il saldatore.

“La Polizia, con gli anni, post rapina alla Zecca, si sarà fatta furba. Hanno trovato la maniera più rapida per difendere i loro sistemi da possibili hacker” – spiega Manila ai neo arrivati.

“Quindi? Questo ci impedisce di agire?” – chiede, preoccupata, Lisbona.

“L’accesso e il controllo di quel preciso database serviva per l’uscita di Sergio dal Carcere. Così rischiamo di mandare tutto a puttane… e di vedere sfumato il piano di fuga più fattibile che potevamo ideare” – spiega Palermo, teso come una corda di violino.

A quel punto una soluzione probabilmente unica e disperata fuoriesce dalla bocca di Tokyo – “E se contrattassimo con questo Anonimo? Se è un hacker, girà come noi, contro il sistema e la sua corruzione, giusto? Beh… allearsi può essere un vantaggio”

“Giusto, amore sei un genio” – la bacia Rio, che nel giro dei restanti 30 secondi digita qualcosa alla velocità della luce, come posseduto da una forza sovraumana che guida le sue dita sulla tastiera e accende lampadine nel suo cervello.

E all’ormai imminente scadere del tempo, l’hacker risponde.

“Che dice?” – chiede Palermo, fissando gli occhi sullo schermo per capirci qualcosa.

Con lo sguardo dei Dalì al completo, Sierra incluse, puntato su di se, Rio è pronto a svelare il responso di un intervento immediato e non organizzato, che potrebbe portarli tanto alla vittoria quanto alla più nera sconfitta.

 

   
 
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