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Autore: ValeDowney    16/06/2022    3 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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UNA VITA IN GABBIA
 



  Capitolo IV: Letture proibite


 

Passarono le settimane e Stephanie non mancava ad una lezione, nemmeno a quelle di pratica in ospedale. Cercava di far intenerire suo padre. Se Strange vedeva che la figlia si impegnava con lo studio, magari poteva cambiare idea sul suo addestramento a Kamar-Taj. Lei desiderava tanto imparare di più sulle arti mistiche.
Un giorno, mentre si trovava a lezione, il Professor Thompson assegnò un compito da fare in coppia e, mise Stephanie insieme con Irwin. La ragazza non voleva crederci. Stava andando tutto così bene. Il professore doveva odiarla.
A lezione finita, Stephanie si diresse a passo spedito all’uscita dall’università e, una volta fuori, si fermò. Si guardò intorno. Nessuna traccia di Irwin. Sorrise soddisfatta nell’averlo seminato. Ma appena si voltò, si sentì chiamare ed Irwin la raggiunse.
“Stephanie perché non mi hai aspettato?” le domandò.
“Avrei dovuto?” chiese, incamminandosi. Irwin la seguì: “Be’, tecnicamente sì, visto che siamo compagni di studio”
“E questo cosa c’entra?” domandò.
“Dovremmo iniziare subito con la ricerca, non trovi? Potrei venire a casa tua” propose Irwin. Stephanie si fermò: “No! Assolutamente no! Ecco…si è allagata casa e stanno togliendo tutta l’acqua. Papà è arrabbiatissimo e, se porto a casa qualcuno, non credo gli faccia piacere con questa situazione”
“Allora potresti venire a casa mia” propose Irwin.
“Credo che a papà faccia piacere se gli do una mano a togliere l’acqua” mentì Stephanie. Poi tra sé aggiunse: “Ma quando lo capisce che non mi interessa proprio studiare con lui?”
“Alla biblioteca ti andrebbe bene?” chiese.
“Facciamo così: quando avremo tolto tutta l’acqua, ti chiamerò e potremo iniziare con la ricerca. Tu, intanto, mettiti avanti per conto tuo ed io per conto mio” rispose Stephanie.
“Ma così non sarà più un lavoro a coppie” disse Irwin.
“Chi ha detto che non si può fare anche a coppie scoppiate? Allora, ti faccio sapere quando l’allagamento sarà finito” disse Stephanie e, voltandosi, si allontanò velocemente e, dopo essere arrivata al Sanctum Sanctorum, chiuse in fretta la porta dietro di sé. Si recò su per le scale e, stava per entrare in camera sua, quando Stephen, che stava camminando per il corridoio mentre mangiava una mela, chiese: “Quando sei rientrata?”
“Proprio ora” gli rispose.
“Come mai tutta questa fretta? Qualcuno ti sta appresso?” domandò preoccupato, avvicinandosi a lei.
“Tranquillo, papà. Avevo solo voglia di ritornare a casa ed iniziare con i compiti. Il professor Thompson ci ha assegnato una ricerca da fare a coppie riguardo le crisi epilettiche. Cioè, questo argomento è stato assegnato a me” rispose, entrando in camera e depositando i libri sulla scrivania.
“Mi stai dicendo che non hai un partner?” le chiese, standosene sulla soglia della porta.
“Tecnicamente ce l’avrei, ma non voglio lavorarci insieme” rispose, guardandolo.
“Il tuo professore non sarebbe d’accordo, invece io dico chi se ne frega. Noi Strange abbiamo sempre lavorato bene anche da soli. E, se vuoi, ti posso dare una mano io con la ricerca” disse Stephen.
“Grazie papà, ma non ce ne è bisogno” disse Stephanie. Stephen entrò e, fermandosi di fronte a lei, mise le mani sulle spalle, dicendole: “Invece lo faccio molto volentieri. Sarà come quando eri una bambina e facevamo insieme le ricerche di geografia o storia. Prendevi sempre voti alti ed eri solo alle elementari. Niente da stupirsi. Sei una Strange, dopotutto”
“Va bene. Allora accetto volentieri la tua proposta” disse Stephanie e Stephen sorrise.
Qualche ora dopo, padre e figlia erano già a buon punto con la ricerca. Era come se stesse barando, visto che la ricerca avrebbe dovuto farla con il suo partner, ma il professore non lo avrebbe mai scoperto.
“Sai, mi mancava fare ricerche in tua compagnia” disse Stephanie.
“Anche a me. Dovremmo farle più spesso. E poi così passiamo anche del tempo insieme” disse Stephen, guardandola e sorridendole. Anche Stephanie gli sorrise.
Si aprì un portale, dal quale ne uscì Wong.
“Zio Wong!” disse entusiasta Stephanie e, dopo aver messo il libro sulla tavola corse da lui, abbracciandolo.
“Stephanie, ogni giorno diventi sempre più come tua madre” disse Wong.
“Ci sarei anche io qua” disse Stephen, alzandosi.
“Che bello rivederti. È passato un po' di tempo dall’ultima volta” disse Stephanie, guardandolo.
“Sembra un secolo” disse Wong.
“A dire la verità sono passati tre mesi; dieci giorni e quindici ore” spiegò Stephen.
“Sei serio?” disse Wong.
“Non è mai stato più serio. Fa paura quando si comporta così” disse Stephanie.
Stephen si affiancò a lei, domandando: “Allora Wong, a cosa dobbiamo questa tua visita? Dubito sia per un tè in compagnia”
“Veramente un tè l’avrei preso molto volentieri. Ma in realtà sono qua perché mi serve il tuo aiuto” rispose Wong.
“Non pensavo che allo Stregone Supremo servisse l’aiuto dell’ex Stregone Supremo. Potrei essere molto impegnato” disse Stephen.
“O solo molto geloso” aggiunse Stephanie. Ricevette un’occhiataccia da parte del padre. Entrambi riguardarono Wong, che disse: “Sono arrivati dei nuovi apprendisti e mi chiedevo se volevi venirmi a dare una mano per insegnare loro alcune tecniche”
Stephen e Stephanie si guardarono. Poi riguardarono Wong e Stephen disse: “E’ che io e Stephanie stavamo passando un po' di tempo insieme”
“Vai pure papà, non ti preoccupare. Quegli apprendisti hanno bisogno di un bravissimo maestro come te” disse Stephanie.
“E come facciamo con la ricerca?” le chiese, guadandola.
“La continueremo quando ritornerai” rispose Stephanie. Stephen le mise una mano sulla guancia, sorridendole. Poi, dopo aver chiamato a sé la cappa – che si mise sulla sua schiena- disse: “Non fare altro mentre non ci sono. Vorrei ritrovare il Sanctum Sanctorum intatto quando ritornerò”
“Tranquillo. Sarà tutto come lo vedi ora” disse Stephanie. Stephen la guardò, facendole un piccolo sorriso, per poi seguire Wong nel portale, che si richiuse.
“Finalmente ho un po' di tempo per me. Allora, cosa posso fare di bello?” disse Stephanie, quando qualcuno bussò al portone.
“No. No. Non ora, ti prego” disse Stephanie. Bussarono ancora. Andò ad aprire, per ritrovarsi di fronte Irwin, con impermeabile; stivali gialli ed un secchio in mano.
“Irwin, che cosa ci fai qua?” domandò sorpresa.
“Mi sembrava da maleducati non venire ad aiutare te e tuo padre a pulire. Così mi sono attrezzato” rispose.
Stephanie lo guardò da capo a piedi: “Lo vedo. Ma gli stivali ed il secchio erano necessari?”
“Hai detto che avevi la casa allagata” disse Irwin.
“Vieni dentro e non fiatare” tagliò corto Stephanie e, una volta dentro, richiuse il portone. Irwin si guardò intorno: “Avete fatto presto tu e tuo padre a tirare su tutta l’acqua. Che pulizia”
“Be’…papà ha i suoi metodi. Ora, però, non c’è: se ne è appena andato” disse Stephanie.
“Che peccato. Avrei tanto voluto finalmente conoscerlo. Il famoso Doctor Stephen Strange. Brillante neurochirurgo e potente Stregone Supremo” disse Irwin, incamminandosi e continuando a guardare con stupore l’enorme scalinata.
“È ex Stregone Supremo. A causa del blip, il ruolo è passato a qualcun altro. Ma non ricordarglielo. Soprattutto davanti a lui. Gli rode parecchio questa cosa e si arrabbia molto facilmente” spiegò Stephanie, affiancandosi a lui.
“Be’, visto che tu e tuo padre avete già sistemato casa, che ne dici se iniziamo con la ricerca?” propose Irwin, fermandosi. Stephanie lo guardò. Poi, dopo aver sospirato, disse: “Seguimi, ma non toccare nulla. Qua dentro ci sono antefatti molto antichi” e salirono su per la scalinata. Una volta in cima, Stephanie si diresse in camera sua, mentre Irwin continuava a guardarsi intorno.
Ritornò poco dopo da lui, tenendo in mano un quaderno e dei libri: “Mi sono già messa un po' avanti. Potremo continuare da lì” disse, non rivelando che, in realtà, aveva scritto tutto con il padre.
“Sicuramente questo posto avrà una biblioteca. Potremo andare lì” disse Irwin.
“Tecnicamente ci sono libri sparsi un po' dappertutto, anche nella camera di mio padre, per esempio. Ma, senza il padrone di casa presente, certi posti sono off limits. Quindi, niente biblioteca; niente sauna privata” spiegò Stephanie.
“Avete una sauna privata?!” disse stupito Irwin.
“No, ma mio padre ci ha fatto un pensierino più volte. Ma ora basta perderci in chiacchiere: prima finiamo e prima potrai andartene” disse Stephanie e lo condusse in un salottino.
Poco dopo, i due erano sommersi da un sacco di libri di medicina: “Sicura che non possiamo andare a cercare altri libri?” domandò Irwin.
“Te l’ho detto: finché mio padre non ritorna, alcuni posti sono proibiti. A lui non piace che gli estranei ficchino il naso in luoghi non consoni a loro. Quindi, per il momento, questi libri ci devono bastare” rispose Stephanie, trascrivendo altre informazioni sul quaderno.
“Dovrei usare il bagno. Dove posso trovarlo?” chiese.
“In fondo al corridoio. Ultima porta a destra” rispose Stephanie, continuando a scrivere. Irwin si alzò e, dopo essere uscito dal salottino, percorse un lungo corridoio.
Si guardava intorno, affascinato da tutti quegli antefatti rinchiusi in teche di vetro. Alle pareti erano invece appesi quadri raffiguranti strane figure della religione tibetana ed altre cose strane.
Passò di fronte ad una camera aperta. Si fermò. Si trattava di quella di Stephanie. Si guardò a destra ed a sinistra, accertandosi che la ragazza non fosse nei paraggi e, dopo aver visto campo libero, vi entrò. Era curioso se, nella sua camera, avesse trovato qualcosa inerente alle arti mistiche. Seppur era uno studioso perlopiù di matematica quantistica, non negava di essere attratto anche da tutto quegli incantesimi praticati dal Doctor Strange.
La camera di Stephanie era ben in ordine, ma non poteva aspettarsi di meno dalla figlia dell’ex stregone supremo. Lui voleva sempre l’efficienza da parte sua ed il meglio in tutto.
Si guardò intorno quando, sotto il cuscino, notò qualcosa. Si avvicinò e lo prese: si trattava di un libro. Ma non un libro di medicina: era di arti mistiche.
Lo sfogliò: era scritto in latino – o in un’altra lingua antica – ed erano raffigurati strani simboli e creature dall’aria poco piacevole. Perché mai a Stephanie avrebbe dovuto interessare tutto ciò?
Continuò a sfogliare il libro; poi si fermò: in quelle due pagine c’era una sorta di creatura nera, dall’aspetto demoniaco e dalla consistenza di fumo. Aveva due occhi gialli profondi ma, allo stesso tempo anche maligni. Rimase come ipnotizzato da quello sguardo e, senza neanche accorgersene, iniziò a leggere le righe presenti in quelle pagine.
Nello stesso momento, Stephanie continuava a scrivere sul quaderno, quando sentì un forte rumore. Alzò lo sguardo: “Papà. Sei tu?” Ma non ricevette risposta. Si alzò e decise di andare ad indagare. Uscì dal salottino e, lentamente, percorse il corridoio. Sentì un altro rumore. “Papà, sei ritornato? Dai non scherzare” Ancora nessuna risposta.
Decise di creare due dischi dorati in entrambi le mani, in modo da avere un po' di protezione. Il rumore proveniva da camera sua. Arrivò e rimase a bocca aperta non appena vide il macello: era tutto sottosopra.
“Papà mi ammazzerà” disse Stephanie, abbassando gli scudi. Improvvisamente qualcosa – o meglio qualcuno – apparve davanti a lei. Urlò per lo spavento; indietreggiò e rialzò gli scudi.
Dal soffitto, saltò Irwin, ma c’era qualcosa di diverso in lui: se ne stava abbassato e curvo; ringhiava ed i suoi occhi erano gialli.
“Irwin?! Cosa ti è successo?” domandò impaurita. Il ragazzo le saltò addosso. Stephanie cadde a terra e facendole scomparire gli scudi. Stephanie cercava di toglierselo di dosso, quando ci riuscì utilizzando una frusta dorata, scaraventandolo in là. Irwin si alzò e corse via, correndo su “quattro zampe” come fosse stato un animale.
Stephanie si rialzò: “Ma cosa diavolo gli è successo? Devo fare qualcosa prima che papà ritorni” Così rientrò in camera sua e la risposta la ebbe quando notò il libro di arti mistiche aperto e sul pavimento: lo raccolse e vide quella creatura nera dall’aspetto demoniaco. Riporse delicatamente il libro sulla scrivania. Aveva capito tutto, ma ora doveva escogitare qualcosa per riportare il suo amico com’era.
Andò nella camera del padre. Cercò in ogni cassetto quando, in quello del comodino, trovò il suo sling ring. Se lo infilò nelle dita della mano sinistra e poi corse a cercare l’amico.
Lo cercò dappertutto, quando lo trovò nella stanza degli antefatti. C’erano teche rotte ed oggetti sparsi a terra. Lo chiamò. Irwin si voltò: “Sono qui. È me che stavi cercando? Avanti, fatti sotto o sei troppo fifone?” Il ragazzo le ringhiò contro. Stephanie si voltò e corse, seguita da Irwin.
Mentre correva, di tanto in tanto si voltava e, utilizzando la magia, cercava di rallentare l’inseguimento, facendo cadere addosso al ragazzo svariati oggetti. Ma Irwin non si fermava e le era sempre più vicino.
Continuando a correre, Stephanie tese una mano davanti a sé, cercando di aprire un portale. Ma non era concentrata e riuscì a produrre solo delle scintille. Ci riprovò e, finalmente, dopo svariati tentativi, ci riuscì. Quando Irwin le saltò addosso ed entrambi caddero dentro al portale.
Stephanie riuscì a togliersi di dosso Irwin che, come precedentemente, se ne corse via. La ragazza si rialzò, guardandosi intorno: era certa di non trovarsi più al Sanctum Sanctorum. Davanti a lei si ergeva il palazzo di Kamar-Taj. Ora era nei guai.







Note dell'autrice: Eccomi qua. Buon pomeriggio. Vi sta piacendo la storia? Grazie infinitamente per le bellissime recensioni che avete scritto e grazie a tutti/e coloro che stanno seguendo la storia e che l'hanno messa tra i preferiti. Grazie anche a chi è solamente passato di qua e ci ha dato una letta.
Chi sperava di rivedere Irwin, be' eccolo qua (e ovviamente, visto che ora si trovano a Kamar-Taj, ci sarà anche dopo. Chissà Stephen come reagirà quando lo vedrà. Perchè...ovviamente...lo vedrà) Ovvio, non vi svelo nulla
Volevo ringraziare anche la mia carissima amica Lucia
Vi ringrazio nuovamente
Ci sentiamo al prossimo capitolo
Auguro a tutti/e voi un buon proseguimento di giornata
Un abbraccio
Valentina

 
 
 

 
  
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