Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    18/06/2022    0 recensioni
Spin off che scaverà in profondità nei personaggi di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark; un'ipotesi, o meglio, una mia versione, di come potrebbero essere andate le cose al tempo, una storia che non tratterà strettamente solo l'amore scoppiato tra i due, ma anche l'intero contesto in cui il nostro eroe e la nostra eroina vivevano, nonché gli anni del regno del Re Folle. Potrebbe esserci qualche piccola modifica rispetto alle informazioni rivelate nei libri.
Appartenente ad una saga, ma non è necessario aver letto le altre due storie per iniziarla.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aerys II Targaryen, Arthur Dayne, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Per questa notte e per tutte le notti a venire
 
 
Il ragazzo salì sull’impalcatura che lo avrebbe condotto in cima alla barriera, stringendosi nel suo mantello di pelliccia.
Oramai il freddo sferzante di quel luogo non aveva più lo stesso effetto su di lui.
Così come non lo avevano molte questioni che riguardavano il mondo là fuori, a Sud della Barriera di Ghiaccio.
“Cala la notte e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli.”
Ripetè dentro di sè il giuramento che aveva fatto pochi giorni prima, davanti all’albero diga, inchinandosi dinnanzi agli antichi dèi, mano sul cuore.
Ora era ufficialmente un ranger dei Guardiani della notte, esattamente come voleva.
Era scontato che venisse nominato ranger, persino i suoi nuovi amici e confratelli Reedly e Florian ne erano certi.
A dir la verita, tutti i suoi compagni sapevano che Benjen Stark, legittimo figlio del lord di Grande Inverno Rickard Stark, sarebbe stato nominato ranger.
L’educazione al combattimento e alla spada che aveva ricevuto un piccolo lord come lui era nettamente superiore a quella della miriade di bastardi, delinquenti, poco di buono e contadinelli che finivano alla barriera, costretti dalle proprie famiglie o dalla legge.
Un’altra cosa che il giovanissimo Benjen apprezzava dell’essere un confratello, era il fatto che, una volta preso il nero, esattamente come gli avevano garantito, non contasse più nulla quello che sei, o chi sei.
Non conta nulla che tu abbia una sorella rapita, sparita chissà dove, tra le grinfie di un principe fuorilegge che, secondo le voci, l’aveva stuprata.
Non conta nulla che tuo fratello e tuo padre, due delle persone più importanti della tua vita, siano morti, orribilmente bruciati vivi da un uomo che, più che un uomo, era un mostro disumano, che aveva persino il coraggio di farsi chiamare re.
“Non porterò corona e non vorrò gloria.”
Quando Benjen l’aveva scoperto, cosa Aerys avesse fatto a suo padre e suo fratello, era scappato via di notte, di nascosto, con tutta l’intenzione di unirsi alle fila di suo fratello Ned e di Robert Baratheon, per combattere quella guerra al loro fianco, rinnegando il suo onore e la sua morale che gli imponeva di non diventare un disertore ancor prima di aver prestato giuramento.
Fortunatamente, quella notte, Reedly, Florian, Scott e le altre reclute con cui aveva condiviso pasti, allenamenti e nottate in bianco a guardia della barriera durante quelle ultime settimane, erano andati eroicamente in suo soccorso, facendolo ragionare, e convincendolo a tornare indietro. Era il più piccolo del gruppo, e se lo erano preso particolarmente a cuore.
Fortunatamente, nonostante la giovane età che avrebbe potuto suggerire un irrequieto temperamento, Benjen, come ogni Stark che si rispetti, era sempre stato un ragazzino ragionevole.
E da buon ragionevole, aveva capito che, se solo non avesse assencondato le volontà di quelli che oramai considerava suoi amici a tutti gli effetti, probabilmente il lord comandante Mormont avrebbe a breve scoperto della mancanza non solo sua, ma anche di tutti loro, e avrebbe fatto tagliare la testa a tutti con l’accusa di diserzione.
Fortunatamente, nessuno di loro aveva ancora prestato giuramento, ed era stato questo a salvarli.
“I bei culi dei nobili non ricevono un diverso trattamento dai culi degli stupratori qui alla barriera” diceva sempre Reedly, con la saggezza che contraddistingueva i suoi quindici anni appena compiuti.
E infatti era stato così: Mormont li aveva scoperti la mattina seguente, quando erano già rientrati furtivi nei loro letti, ma non aveva risparmiato a tutti loro una bella strigliata di orecchie e un mese intero di pulizie forzate nelle cucine, che Benjen e gli altri stavano ancora scontando.
Per quanto potesse sembrare un vecchio orso burbero, Mormont teneva ai suoi ragazzi.
Così come quello strano personaggio che si era rivelato essere Maestro Aemon, un vecchio cieco appartenente alla stirpe Targaryen, avente preso il nero anni prima, dunque avendo rinnegato la sua stirpe e le sue origini, decidendo di presiedere nella biblioteca come un vecchio corvo albino.
Benjen era interessato a lui, e anche Maestro Aemon sembrava avere un lieve debole per Benjen, ma forse era solo la sua immaginazione.
Ad ogni modo, ora che aveva fatto il giuramento, a maggior ragione, nulla avrebbe potuto distoglierlo dagli obblighi che aveva lì alla Barriera, nemmeno le costanti lettere di sua madre, che lo supplicava di tornare, o quelle di Ned, che lo aggiornava minuziosamente su ogni mossa in battaglia di lui e Robert, il rabbioso cervo che oramai era diventato la sua ombra.
Per quanto avesse desiderato combattere al loro fianco quando era preda dell’ira e del dolore per la morte di Brandon, a Benjen non era mai piaciuto Robert.
E per quanto avesse voluto vendicare il torto arrecato a sua sorella dal principe Rhaegar, doveva ammettere, a malincuore, che, in circostanze normali, avrebbe preferito mille volte seguire in battaglia uno come il principe Rhaegar, piuttosto che quel tronfio lord immotivatamente traboccante di supponenza quale era Robert Baratheon.
Oramai non era più una questione che riguardava solo Lyanna.
Ma Robert sembrava non capirlo, o meglio, faceva finta di non capirlo.
Ora, di mezzo, c’era l’assassinio atroce e ingiusto di suo fratello e suo padre, nonchè il futuro erede di Grande Inverno e quello che era l’attuale lord di Grande Inverno.
Non si trattava più solo del rapimento di Lyanna. O della sua fuga.
Nonostante i sentimenti contrastanti che Benjen provava per sua sorella al momento, avrebbe letteralmente dato qualsiasi cosa per poterle scrivere qualche lettera, e potergliela inviare.
Robert non la conosceva nemmeno, Lyanna.
Robert stava combattendo una battaglia che stava rivendicando come sua, ma che non gli apparteneva.
Robert e le sue manie di protagonismo, Robert e il suo presunto “onore macchiato”, Robert e il suo fasullo “amore” per Lyanna, che era più rivendicazione di possesso e proprietà su un oggetto, contro un altro uomo.
Se poi, di mezzo a quel disonore arrecatogli dal rapimento di un premio che gli era stato promesso, avesse anche potuto fare battaglia contro i Targaryen, che gli erano sempre stati poco simpatici, e al contempo aspirare addirittura ad usurpare loro il trono, perchè no, valeva la pena scatenare una guerra sanguinosa, urlando al mondo che erano gli dèi a volerlo.
Questo era Robert Baratheon.
E suo fratello Ned era troppo preso dall’improvvisa e inaspettata investitura come lord di Grande Inverno, dai suoi immensi doveri, e dall’imponente influenza che Robert stesso esercitava su di lui per ragionare razionalmente.
Senza contare la questione che riguardava Catelyn Tully.
Ora Cateylin era sua.
Una fanciulla spezzata e distrutta dalla morte del suo primo e intenso amore, che Ned non sapeva letteralmente come maneggiare, e a cui non aveva tempo da dedicare.
“Io vivrò al mio posto e al mio posto morirò.
Io sono la spada nelle tenebre.
Io sono la sentinella che veglia sulla Barriera.”
E poi c’era lui.
Che non stava muovendo un dito, perchè oramai era un confratello e la sua famiglia non era più quella.
Esattamente come Aemon Targaryen, che se ne stava rintanato nella sua biblioteca mentre suo nipote e suo cugino venivano attaccati da ogni angolo dei sette regni.
Lui, a cui, a ritmi sfinenti, veniva chiesto come mai avesse deciso di buttare alle ortiche il suo titolo, il nome della sua famiglia, la sua nobiltà, per prendere il nero.
“Solo i rifiuti umani di questa terra rischiano la vita qui, sulla Barriera di ghiaccio dimenticata dagli dèi, ai confini del mondo. Solo i rifiuti umani, non i figli di lord” diceva sempre Scott, che di malfamazione se ne intendeva, dato che era figlio di un fabbro accusato più volte di assassinio, e di una puttana che non ricordava nemmeno il suo nome.
Nessuno si capacitava della scelta di Benjen.
Forse, nemmeno Benjen stesso.
Eppure... eppure era certo che quella fosse la decisione migliore della sua vita.
- Ehi BJ – lo richiamò la voce familiare di Florian, bloccandolo poco prima che entrasse dentro l’impalcatura che l’avrebbe condotto in cima, nel punto più alto del mondo.
Benjen si voltò di malavoglia verso di lui, osservando i suoi denti che battevano per il freddo, i capelli biondi tendenti al ramato mossi dal vento gelido.
Florian veniva da Sud, perciò non si era affatto abituato al gelo di quel luogo.
Eppure non se ne lamentava.
Anche perchè, se qualche recluta o confratello avesse provato anche solo a lamentarsi di qualcosa, la risposta dei “piani alti” sarebbe stata un bel calcio su per il fondoschiena.
- Che c’è? – domandò al biondo.
- Non fare quella faccia – gli disse il ragazzo, accennando un ghigno furbo. – So che non hai voglia di gelarti il culo lassù.
- Dalla tua espressione deduco che qualcuno mi cerca.
- Se speravi in una bella fanciulla, resterai deluso, BJ.
Ok, sei il più giovane e il più “carino” tra tutti noi, e ne hai avuto dimostrazione quando abbiamo attraversato Città della talpa e quelle due puttane ti hanno fatto gli occhi dolci, ma non montarti la testa ora.
Benjen sbuffò un sorriso stanco, divertito, ma al contempo desideroso di arrivare al dunque. – Chi mi cerca?
- Tuo fratello.
Benjen sgranò gli occhi chiari a tale risposta. – Ned..?
- Proprio lui. Che, per inciso, ha una faccia da mortorio.
Si vede che è più grande di te.. ma voi Stark assumete tutti quella faccia da depresse statue di ghiaccio quando raggiungete la maturità? Spera per te che non sia così, BJ.
- Dov’è?? – gli domandò Benjen con un certo fomento.
- Sta venendo qui – lo informò il biondo, guardando dietro di sè, come cercandolo con lo sguardo. – Ad ogni modo, ha richiesto la tua presenza anche Maestro Aemon. Sei molto richiesto, BJ.
- Quando avrò finito con mio fratello andrò anche da lui – gli rispose, affacciandosi a sua volta, per osservare la figura di Ned delinearsi lentamente ai suoi occhi mentre avanzava verso di loro, appurando che sì, era vero, suo fratello era davvero venuto fino a Castello Nero per vederlo. – Cosa diavolo gli è venuto in mente.. – sussurrò più a se stesso che a Florian, il quale si stava già defilando.
- Vi lascio soli.
- A dopo, Florian.
Non appena il ragazzo se ne andò, Ned apparve già davanti ai suoi occhi, serio e glaciale come una statua.
- Ehi, fratellino – gli disse dopo un tempo che parve infinito, accennandogli un lieve sorriso che, su quei lineamenti ora così duri, stonava non poco.
Benjen doveva ancora abituarsi ai cambiamenti nel corpo di suo fratello, dovuti un po’ alla crescita, un po’ al peso del mondo caricato sulle sue spalle.
- Ned – lo salutò a sua volta, ricambiando quel debole sorriso, che nascondeva tutta la gioia che stava provando nel rivederlo. – Cosa ci fai qui?
- Non che avessi voglia di farmi andare qualche arto in cancrena, ma... volevo parlarti, Ben.
A ciò, Benjen gli fece segno di salire sull’impalcatura con lui. – Ho il turno di guardia alla barriera – gli spiegò, vedendo suo fratello annuire solenne mentre lo seguiva.
- Qual è la prossima tappa? – domandò poi, attivando la leva che li avrebbe portati in cima, con movimenti consapevoli e oramai abituali.
- Ashford. I Tarly e i Tyrell. Quando avremo privato Aerys di ogni alleato, Rhaegar non potrà tirarsi indietro, se non vuole che suo padre e tutta la sua famiglia muoiano sotto assedio. La nostra speranza è che esca allo scoperto. A quel punto, il Principe d’Argento sarà nostro, e, con un po’ di fortuna, anche nostra sorella – pronunciò Ned.
- Ottimisti – commentò il più giovane, guardandolo di sbieco. – Non ci credi neanche tu che sarà così facile.
- In questo momento, devo credere che verranno sacrificate meno vite possibili, Ben. Devo crederci.
- Autoconvincerti ti aiuterà a portare avanti questa guerra senza capo nè coda?
- Puoi atteggiarti ad adulto quanto ti pare, Ben, ma sai benissimo che, in cuor tuo, vuoi vendicare nostra sorella, Brandon e papà quanto me.
- Io oramai sono un confratello dei guardiani della notte, Ned – rispose con decisione Benjen, uscendo dall’impalcatura, seguito da Ned, dato che oramai erano arrivati in cima.
Un deserto di ghiaccio scosso da venti turbolenti si estendeva sotto di loro, e Ned lo guardò incantato.
Di certo quello non era un luogo per chi soffriva di vertigini.
- E tu ti trovi davanti... questo... ogni giorno?
Benjen annuì, scoprendosi il capo dal cappuccio e godendosi il vento gelido tra i capelli folti e scuri.
“Io sono il fuoco che arde contro il freddo,
la luce che porta l'alba,
il corno che risveglia i dormienti,
lo scudo che veglia sui domini degli uomini.”
- Nostra sorella non è morta – disse improvvisamente Ben, sottolineando l’ovvio.
- Cosa..? – commentò Ned, confuso da quell’ovvia constatazione.
- L’hai messa in mezzo, elencandola in una lista di morti, poco fa – spiegò Benjen. – Ma lei non è morta. Lyanna è viva e vegeta. Il principe Rhaegar non oserebbe torcerle un capello, sa quanto lei sia importante in questa battaglia.
- Lo credo anche io..
- E allora perchè sostieni e appoggi il tuo “migliore amico” Robert quando urla ai quattro venti che nostra sorella è stata stuprata e disonorata, con la convinzione di un dio?
Ned si ritrovò senza parole.
Osservò ciò che si trovava oltre la barriera ancora un po’, poi riprese la parola. – Robert ha bisogno di credere quello di cui ha bisogno di credere, Ben. Nulla spinge la volontà di un uomo alla guerra più del male che è stato fatto alla donna che ama. Immedesimarsi in quel dolore è facile, per tutti. Le sue parole dure, per quanto esagerate ed estreme, servono ad incoraggiare i nostri uomini, servono a fomentare i cavalieri delle nostre fila, a combattere al meglio la nostra battaglia.
- “La nostra battaglia”? O la sua battaglia? – gli domandò Benjen.
- La nostra battaglia – rimarcò Ned.
- E cosa pensi che accada dopo che avremo riavuto Lyanna e fatto pagare al principe Rhaegar per ciò ha fatto, dopo aver ucciso lui e suo padre?
- Robert salirà sul trono – rispose Ned.
- Ed è davvero quello che vuoi? Noi Stark ci siamo mai immischiati in questioni che riguardano il trono, Ned? Ci siamo mai schierati così violentemente?
Ned guardò suo fratello: Benjen era cresciuto molto, nel corso di quei lunghi mesi.
Non parlava più come un bambino, bensì come un uomo.
Ned ne fu immensamente fiero.
- Robert è mio amico, Benjen. Ha dimostrato fedeltà alla nostra causa, e grazie a lui posso cominciare a sperare che vinceremo questa guerra, riavremo nostra sorella e vendicheremo Bran e nostro padre.
- Dunque è per questo? Ti sta facendo sentire in debito con lui. Ti ha preso sotto la sua ala ed è riuscito a plasmare persino un animo duro come il tuo.
Sono davvero meravigliato – commentò il più giovane, con una nota amara e sarcastica nella voce. – Solo... sta’ attento, Ned. Non mi fido di lui.
- Lo vedo.
- Ci sta trascinando in qualcosa di più grande di noi.
E non sono nemmeno sicuro che Lyanna vorrebbe questo – si lasciò sfuggire.
- Cosa intendi dire? – indagò il maggiore.
- Dalla fine del torneo di Harrenhal.. tutti ci siamo accorti che qualcosa non andasse in Lya – sospirò Benjen, fissando le persistenti nuvolette di aria condensata uscirgli dalle labbra.
- Sì.. lo so.
- È tutto quello che hai da dire? Anche Bran nutriva dei sospetti.
Vuoi dirmi che la strana storia del “fuggiasco senza volto” da cui lei era totalmente assuefatta e che la spingeva a tornare sempre a quella locanda di nascosto, non ti è puzzata?
O, peggio: vuoi dirmi che la storia della corona della “Regina di Amore e di Bellezza” donata dal principe Rhaegar a Lyanna non ti ha fatto porre più di qualche domanda??
Ned serrò le labbra, abbassando lo sguardo mesto. – Lyanna era in conflitto con se stessa negli ultimi tempi, era evidente.
- Era in conflitto con se stessa.. per colpa di qualcuno.
E, molto probabilmente, anche quel qualcuno era in conflitto con se stesso.
- Cosa stai supponendo, Ben?
- Quello che supponi anche tu, Ned, ma che non hai il coraggio di dire ad alta voce, specialmente dinnanzi al tuo nuovo amico del cuore Robert – disse secco, facendo una breve pausa, per avere la forza di esprimere quel pensiero ad alta voce. – Nostra sorella potrebbe essere scappata di sua volontà con Rhaegar Targaryen. Potrebbero aver orchestrato tutto insieme, per mesi, alle nostre spalle...
- No – negò deciso Ned.
- “No”? “No” cosa?
- Lyanna non ha deciso di scappare di “sua volontà”.
Potrà non averla rapita, ma sono certo che lui  l’abbia sedotta e manipolata.
- Lyanna?? La nostra Lyanna sedotta e manipolata..?
Quella che da piccoli ci convinceva a restare a giocare fuori fino a violare il coprifuoco, con la promessa che avrebbe mentito a mamma e papà per coprirci le spalle? E che nove volte su dieci ci riusciva?
Quella Lyanna? A quanto pare non conosci minimanente nostra sorella per parlare in tal modo, Ned.
- La conosco, forse meglio di tutti, Ben.
Ma ho avuto modo di osservare anche Rhaegar Targaryen, in quei brevi giorni di torneo. Così come conosco tutte le voci che circolano su di lui.
Il principe drago è il giovane uomo più ambito, ammirato e apprezzato in tutti i sette regni.
Attira lo sguardo di tutti su di sè quando è una stanza, non si può fare a meno di non guardarlo per l’aura che emana, per il fascino che suscita in qualsiasi persona.
Un ragazzo che, fin da piccolo, è sempre stato idolatrato come un dio per la sua bellezza, che ha sempre avuto la terra sotto i piedi baciata da chiunque lo incontrasse.
Un giovane uomo che... sa bene l’effetto che è in grado di fare sulle donne.
E che è sin troppo intelligente per non sfruttarlo.
Sa che può ottenere di tutto.
Lyanna non ha mai avuto interesse per nessun uomo, ma si è sempre comportata lei stessa da uomo.
Solo una persona come Rheagar Targaryen avrebbe potuto stregarla in tal modo.
- Nel tuo scenario, dunque, nostra sorella sarebbe un fantoccio, una vittima inerme tra le grinfie di un vanesio approfittatore, un subdolo manipolatore.
- Suggerisci altrimenti?
- Te lo ripeto, con parole più chiare: ritengo che tu stia sottostimando nostra sorella.
- Qual è la tua versione dei fatti, dunque?
- La prima domanda da porsi, innanzitutto, è questa: per quale motivo un principe, un giovane uomo tanto potente, amato e venerato come Rhaegar, ha buttato alle ortiche tutto quello che aveva per scappare con Lyanna?
Il principe è sempre stato un calcolatore, un ragazzo dedito alla ragione e alla riflessione, a detta di tutti.
Non ha mai agito d’impulso. Così come non è stato mai violento con nessuno, tutt’altro, è sempre stato descritto come un animo calmo, infinitamente gentile.
E di ciò possiamo fidarci, in quanto, se avesse alzato le mani o mostrato qualsiasi altro tipo di violenza anche solo una volta, la voce si sarebbe sparsa in tutti i sette regni in un batter d’occhio, considerando quanto la sua vita sia sotto una spessa lente di ingrandimento.
Questo dovrebbe entrare in testa al tuo amico Robert, se solo fosse in grado di ragionare con la mente e non con quello che ha dentro i pantaloni: come può un uomo simile stuprare senza pietà una donna? Per di più una ragazzina quindicenne?
A quale pro, poi?? Rhaegar ha una moglie bellissima, potrebbe avere tutte le donne del mondo se solo lo volesse, senza aver certo bisogno di adescarle.
Per quale motivo proprio Lyanna?
Ci dev’essere qualcosa sotto.
- Stai viaggiando troppo con la fantasia, fratellino.
- Sarà, Ned.. Ma c’è qualcosa che non mi quadra in tutta questa storia assurda, e mi sorprendo di essere l’unico a pensarlo, arrivati a questo punto.
Inoltre, a mio avviso, Lyanna non è una succube.
Lyanna non è mai stata succube di nessuno, e neanche Rhaegar Targaryen può cambiare questo.
Nostra sorella agisce di sua volontà, lo ha sempre fatto e continuerà a farlo.
- Stai insinuando che nostra sorella... la nostra Lyanna ci ha traditi... ha tradito Robert e noi.. decidendo di sua sponte di fuggire senza spiegazioni, incurante del fatto che sarebbe scoppiata una guerra per lei?
- Io credo... che nella sua visione delle cose.. qualsiasi essa sia.. lei abbia avuto le sue ragioni. Oppure creda di averne. Ma di certo non è stata manipolata da lui per scappare.
Magari lo ha fatto perchè non voleva sposare Robert.
- Per quanto Lyanna sia scalmanata e ribelle, sa quali sono i suoi doveri.
Non può essere per questo.
- C’è solo un’opzione che mi rimane, considerando la situazione generale – concluse Benjen. – Nostra sorella e il principe drago potrebbero essersi innamorati l’una dell’altro.
- Amore..? Stiamo davvero parlando di amore, dinnanzi ad una guerra?
Stiamo davvero parlando di due persone pienamente ragionevoli e dedite al loro onore, che scappano via insieme per amore..?
- Hai ragione. Rhaegar non può aver abbandonato tutto e aver agito in modo tanto estremo per un motivo come questo.
E lo stesso Lyanna.
Non avrebbe messo in pericolo le nostre vite solo per essersi innamorata di un principe.
Nè tanto meno per scappare da Robert.
Ci dev’essere dell’altro.
- Altro.. cos’altro? – domandò Ned, frustrato da quell’intera conversazione, che sembrava non venir a capo di nulla.
- Non lo so, Ned. Non ho le risposte a tutto.
Ti sto solo esponendo quello che vedo, come appare la faccenda ai miei occhi esterni.
- I tuoi occhi non sono esterni, Ben.
- Ora che ho fatto il giuramento sì, Ned – disse serafico quel ragazzino che dimostrava molto più dell’età che aveva, voltandosi a fronteggiare il fratello maggiore, quel fratello che tanto amava, l’unico che gli era rimasto.
“Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte.”
- Ora che sono un confratello dei Guardiani della notte, sì, sono esterno.
Non posso combattere al tuo fianco, fratello.
- Non te lo avrei comunque permesso.. – sussurrò Ned, con la voce velatamente rotta, fissandolo in quegli occhi chiari. – Sei troppo piccolo per mettere piede su un vero campo di battaglia.
- Troppo piccolo per te, forse. Qui alla Barriera sono un ranger. Sono abbastanza grande per combattere bruti, giganti ed estranei oltre la Barriera – gli rispose per le rime Benjen, accennandogli un sorriso sghembo, un sorriso che avrebbe voluto trasmettergli tutto ciò che non era in grado di dirgli a parole:
Sto bene.
Staremo bene.
Fa’ attenzione.
Ci rivedremo presto.
Vi penso sempre.
Sarete sempre la mia famiglia.
Vinceremo la guerra.
Si risolverà tutto.
Mi mancate.
Nostra sorella non è stata stuprata.
Vi voglio bene.
Ti voglio bene.
Ned si avvicinò a lui con un sorriso a increspargli le labbra solitamente serie e serrate, afferrandogli la nuca e facendo scotrare le loro fronti, in una delle rarissime dimostrazioni d’affetto targate Eddard Stark.
- Siamo solo io e te – gli sussurrò il più grande.
- Siamo solo io e te – ripetè Benjen.
“Per questa notte e per tutte le notti a venire”
 
 
Il principe bambino varcò le porte della Fortezza Rossa con i capelli argentei tutti scompigliati, i pregiati vestitini regali sporchi e un ginocchio tutto sbucciato, neanche fosse appena stato in lotta con una mandria di gatti inferociti.
E lo scenario non era molto lontano da quello concreto:
Era andato a giocare nei giardini reali da solo, come era sempre, dato che suo padre non faceva avvicinare nessun bambino della sua età a lui, accompagnato solo da una guardia reale. Aveva iniziato a rincorrere le piccole bisce innocue che si nascondevano sul terriccio, serpentelli striscianti che gli sfuggivano sempre dalle manine, tanto erano rapidi nei movimenti. Poi, la guardia reale era stata richiamata all’ordine da suo padre stesso, per un compito di seria importanza, e lo aveva lasciato solo, promettendogli che sarebbe tornato nel giro di venti minuti.
Ma quei venti minuti erano bastati al piccolo Rhaegar di quattro anni per incontrare un feroce gatto randagio, soffiante e diffidente, che gli era saltato addosso, spaventato sia dalla biscia che da lui stesso. Il felino, che era grande e grosso quasi quanto il bambino, lo aveva spinto per terra senza grazia, provando a graffiarlo, e Rhaegar, per sfuggirgli, aveva indietreggiato all’improvviso, cadendo e sbucciandosi tutto il ginocchio, il quale ora era un groviglio sanguinante pieno di terriccio e sassolini.
Il bambino camminò con tranquillità, come se nulla fosse successo, dirigendosi verso l’entrata del palazzo.
Nel suo cammino, incrociò qualche septa e ancella, che lo guardarono sconvolte, coprendosi la bocca con le mani non appena notarono il suo stato e la sua ferita al ginocchio.
Probabilmente temevano più per la reazione del padre, che per la salute del principino stesso.
Rhaegar continuò a camminare, ignorando la servitù che lo richiamava rispettosamente, chiedendogli cosa fosse accaduto.
Il ginocchio gli bruciava tantissimo e per quanto non fosse un atteggiamento adatto ad un principe piangere, voleva comunque stare tra le braccia di sua madre al momento, e farsi medicare da lei.
Si aggirò per il castello, salendo le scalinate, diretto verso le stanze dei suoi genitori, quando un rumore, proveniente da una delle decine di camere inutilizzate del castello, non attirò la sua attenzione.
Il principino si avvicinò quatto quatto alla stanza, aprendo la porta pianissimo e sbirciando al suo interno.
Ciò che vide quel giorno... lo lasciò senza fiato.
Sapeva che i suoi genitori non andassero d’accordo e litigassero sempre.
Tuttavia, nella sua mente pura di un bambino di quattro anni, credeva che si amassero comunque, e che quello fosse un loro strano modo di dimostrarsi amore.
Quel giorno capì quanto si sbagliasse.
Rhaegar udì dei sospiri, che più che sospiri sembravano lamenti sofferenti di una voce flebile, femminile, mischiati ai ringhi di suo padre, che parevano quelli di una belva morente.
Si affacciò ancor di più, per vedere meglio la scena, e si pietrificò sul posto, con le gambe molli e il corpo tremante, non appena vide, stesi sopra quel letto a baldacchino, suo padre il re che sovrastava la figura di Joanna Lannister, dama di compagnia di sua madre.
Erano entrambi nudi, Joanna stesa sul letto, con le mani strette alle coperte sotto di sè, fino a farsi sbiancare le nocche. La sua espressione era di puro tormento e sofferenza.
Ma ad Aerys sembrava non importare, in quanto quell’uomo, come una bestia affamata, si spingeva in lei con vigore, ringhiando di piacere, respirandole in faccia, tirandole i lunghi capelli biondi dorati, fino a strapparglieli quasi.
Lei non si muoveva. Rimaneva ferma, immobile, inerme sotto di lui, con il corpo in tensione, come se non vedesse l’ora che finisse.
Eppure, Rhaegar non riuscì a concetrarsi sul dolore di lei, quasi non la vide, in quanto era troppo concentrato sull’espressione di sinistro appagamento dipinta sul volto di suo padre, quell’uomo che troppo spesso dominava i suoi incubi, anche a quell’età.
Il piccolo Rhaegar lo guardava schifato, esterrefatto, sentendosi tradito almeno quanto si sarebbe sentita tradita sua madre.
Nella sua candida mente era inconcepibile un atto simile.
Così come era inconcepibile che lady Joanna si prestasse a ciò, senza negarsi.
E pensare che era anche amica di sua madre.
Non riusciva ancora a comprendere quali pericoli avrebbe corso lady Joanna se solo avesse osato negarsi al re.
Ai suoi occhi, quella donna era una traditrice quanto lo era sua padre.
Schifato e angustiato, corse via, non facendo più attenzione ai rumori che emetteva.
Aerys, troppo preso dal piacere, non si accorse di nulla, mentre Joanna si voltò di scatto verso la porta, trovandola socchiusa.
Il principino corse nella sua cameretta e rimase chiuso lì dentro senza dire niente a nessuno.
Diverse dame e septe provarono a bussargli, per entrare e medicarlo, ma lui rifiutò l’aiuto di tutte, ripetendo con decisione che voleva essere lasciato solo.
Si appisolò, essendo abituato a dormire qualche ora il pomeriggio, restando con il ginocchio incrostato di sangue pieno di sassolini, e i vestiti tutti sporchi.
Quando si svegliò, era quasi il tramonto.
Scese dal letto e uscì dalla stanza, diretto nuovamente verso la stanza di sua madre, deciso a non fare deviazioni questa volta.
Ma, arrivato a destinazione, fuori dalla porta lasciata socchiusa, udì delle voci provenienti dal suo interno.
- Voglio andare a controllare come sta, mio signore – aveva detto la voce dolce e implorante di sua madre. – Le septe hanno detto che lo hanno visto aggirarsi con tutto il ginocchio sbucciato.
- Sicuramente qualche tua dama lo avrà già medicato – rispose la voce pretenziosa di Aerys. – Dopo penseremo a lui e mi accerterò personalmente che sia stato medicato a dovere. Se così non fosse stato... farò bruciare qualcuno – commentò ghignando sardonicamente.
- Non scherzare su tali faccende, Aerys..
- Non sto affatto scherzando – le rispose lui afferrandola per un braccio e tirandola a sè.
- Non tutti coloro che toccano nostro figlio vogliono fargli del male, Aerys.
Lo lasci toccare a malapena dalle mie dame..
Capisco che tu voglia essere prudente, però..
Egli era seduto sul loro immenso letto avvolto di coperte di seta candida, mentre lei era in piedi, con il corpo sporto in direzione della porta.
Ignorando totalmente le parole della moglie, l’altra mano del re, quella non stretta dolorosamente al polso di lei, si allungò sulla vita stretta della donna, sfiorando le anche sporgenti e sensuali, il ventre magro e lungo, coperto da uno splendido vestito di raso rosato.
Aerys sospirò, continuando a far vagare le mani su di lei, sotto gli occhi attenti del principino nascosto dietro l’uscio.
- La tua bellezza annebbierebbe quella di una dea – le disse Aerys, con un tono di voce roco, famelico, mentre le sue carezze diventavano sempre più pesanti su di lei. – Il sangue della stirpe Targaryen scorre in te, puro al cento per cento, facendo splendere su di te tutti i doni che ci hanno concesso gli dèi.
- Ti ringrazio, mio re – rispose sorridendo sommessamente lei.
I suoi sottili capelli di luna erano legati in una treccia a lisca di pesce, che scendeva morbida sulla schiena delicata.
- Servi il tuo re, sorella – le ordinò. – Poi ti lascerò andare da Rhaegar. Ma solo se mi avrai soddisfatto – la ricattò.
- Ogni tuo desiderio è un ordine – si prostrò lei, sedendosi accanto a lui sul letto, guardandolo spogliarsi dei suoi indumenti.
Lei, al contrario, rimase vestita.
Il re le prese la mano e gliel’appoggiò senza grazia sul suo membro floscio, in un muto ordine.
A ciò, la giovane regina iniziò a muovere la mano sul quella protuberanza moscia, cercando in tutti i modi di provocare il suo piacere.
Da movimenti lenti e calcolati, passò a gesti più cadenzati, vigorosi e ritmici, sperando che almeno in quel modo l’erezione di suo marito si sarebbe manifestata.
Invece, il membro continuava a restare annoiatamente moscio, sotto lo sguardo borioso e infastidito del re, nonostante tutto l’impegno della regina.
- Sei bella...
Ma non ci sai proprio fare con questo.
Sei totalmente negata nel dare piacere ad un uomo.
Dovresti prendere lezioni da alcune delle tue dame da compagnia, Rhaella – le disse umiliandola, guardandola provare in tutti i modi a farglielo indurire, a testa bassa, senza successo.
- Avanti, continua.
- Ci sto provando...
- Non ci stai provando nel modo giusto!! – le urlò schiaffeggiandole la mano e poi la faccia.
Il piccolo Rhaegar aveva voglia di vomitare.
Un conato di vomito lo colpì in pieno dinnanzi a quella scena che gli stava facendo ribollire il sangue.
- Mio principe.. – quel sussurro, quella voce familiare lo distolse per un attimo dalla scena:
Lady Joanna, ora di nuovo ordinata e vestita di tutto punto, lo guardava con sguardo apprensivo. La donna si accostò all’uscio a sua volta, ma non ebbe bisogno di sbirciare all’interno a sua volta per capire cosa stesse succedendo lì dentro, in quanto era uno spettacolo che si ripeteva sin troppo spesso. Inoltre, i suoni e le voci che provenivano da lì dentro parlavano chiaro.
La giovane dama deglutì a vuoto e si avvicinò di un altro passo al principino.
- Mio principe.. venite con me. Allontaniamoci di qui – sussurrò.
- No – disse duramente lui, puntando i piedini a terra e continuando a guardare quella scena che gli stava facendo venire il voltastomaco.
- Vi prego..
- Ho detto di no.
Non ci vengo con voi.
Nel bel volto di Joanna si dipinse un’espressione confusa e lievemente ferita, che Rhaegar ignorò bellamente, ancora totalmente concentrato su ciò che stava accadendo dentro la stanza.
- Perchè non volete venire con me..? – gli domandò spaesata. Poi le tornò improvvisamente in mente la porta socchiusa di qualche ora prima, e immediatamente comprese, provando un intenso senso di vergogna.
- Mio principe – ritentò accovacciandosi affianco a lui per essere alla sua altezza, mentre i rumori dentro la stanza si trasformavano in urla di dolore maltrattenute.
Rhaegar continuava a guardare la scena, senza prestare attenzione a Joanna.
- Vostra madre non vorrebbe che vediate quello che state vedendo.
- Io con voi non ci vengo.
- Ma ora ci sono io qui, non c’è un’altra dama.
Perciò, potreste farmi il favore di allontanarvi da qui e di venire con me..? – ritentò dolcemente. – Avete il ginocchio ferito da ore, presto si infetterà. Andiamo a medicarlo in camera vostra.
- Ho detto che non ci vengo con voi! – esclamò, e fortunatamente le urla di Rhaella dentro la stanza coprirono il grido di suo figlio, al quale venne immediatamente tappata la bocca da Joanna Lannister.
Rhaegar tentò di liberarsi dalla sua presa e di esclamare un “lasciatemi” senza successo, in quanto la sua voce era attutita dalla mano morbida e fresca della dama.
Era troppo piccolo, troppo debole rispetto alla donna adulta dinnanzi a lui, per riuscire ad averla vinta.
Si sentì tremendamente impotente.
Ma, al contempo, nulla desiderava di più al mondo in quel momento, di essere portato via da quella scena raccapricciante.
Nonostante non volesse avere a che fare con lady Joanna, era internamente sollevato che lei lo stesse trascinando via, altrimenti aveva il sentore che avrebbe iniziato a vomitare e a piangere contemporaneamente, se fosse rimasto su quell’uscio un minuto di più.
Lei lo prese in braccio senza fatica, continuando a tappargli la boccuccia senza fargli male, e si diresse verso la camera del principino.
Lui, dopo un po’, smise di ribellarsi e la lasciò fare.
- Vi siete un po’ calmato? – gli domandò lei con calma, richiudendosi la porta dietro di sè non appena furono dentro la camera.
Rhaegar era a testa bassa, seduto su quel letto che era grande venti volte lui, con le gambe a penzoloni.
Joanna gli si avvicinò cautamente, prendendo una sedia e ponendola di fronte a lui.
- Avanti, fatemi dare un’occhiata a questa ferita – disse con il suo solito tono gentile, prendendogli una gamba e poggiandosela sulla propria coscia. Gli tolse la scarpa e tagliò i pantaloni con le forbici, partendo da sopra il ginocchio.
La donna prese una bacinella piena di acqua limpida, un panno immacolato fresco di lavaggio e iniziò a medicare la sbucciatura semi-infetta, togliendo tutta la sporcizia dal suo interno.
- Come ve la siete fatta? – tentò, ma Rhaegar non rispose, restando muto.
Non voleva parlarle.
Era deciso a protestare con il silenzio, quel bambino ostinato già in tenera età.
- Deve avervi fatto molto male – commentò ancora Joanna, guardandolo di sottecchi, ma di nuovo non ricevette alcuna risposta.
- Perchè le fa del male? – domandò improvvisamente Rhaegar sorprendendo la Lannister, non appena ella ebbe finito di medicargli la ferita.
Il bambino aveva gli occhi lucidissimi ma non piangeva.
Non piangeva quasi mai, ora che Joanna vi rifletteva, neanche quando era un pargolo in fasce.
Il visino cosparso di folti capelli chiarissimi e scarmigliati, mostrava già una lieve ombra dei tratti che avrebbe avuto da grande. Gli zigomi erano già alti, ma venivano resi più infantili dalle guance paffute che possedeva ogni bambino in tenera età.
A Joanna si strinse il cuore, in seguito a tale domanda.
- Talvolta... le persone non capiscono quando stanno facendo del male a qualcuno.
- Ma come fa a non capirlo? Si vedeva che stava soffrendo. Si vedeva che non le piaceva. Che non stava bene.
A tali parole, Joanna deglutì a vuoto. – Voi siete una persona molto sensibile, empatica e sveglia, mio principe. Alcune persone.. alcune persone non hanno questa facoltà, e non riescono a vedere il dolore che provocano agli altri.
- Ha fatto del male anche a voi – disse improvvisamente Rhaegar, facendola impietrire. Ed era come se Rhaegar realizzasse in quel momento stesso, che la colpa non era di Joanna. Non era mai stata di Joanna. Perchè anche lei stava male e non poteva fare nulla per impedire al re di farle del male. O di farlo alla regina.
- Vi ho visti, prima – le spiegò, guardandola finalmente in faccia, accorgendosi che gli occhi verdissimi ed espressivi di lady Joanna fossero lucidi, almeno quanto i suoi.
- Vostro padre è il re, mio principe.
Lo sapete, vero?
Ed era come una richiesta. Il piccolo Rhaegar ebbe come l’impressione che fosse una tacita richiesta di rimanere in silenzio, di non raccontare a nessuno ciò che aveva visto.
Nè riguardo Rhaella, nè riguardo lei stessa.
- Un re deve essere servito e rispettato – aggiunse.
- Anche se fa cose sbagliate?
Joanna deglutì a vuoto, di nuovo. – Anche se fa cose sbagliate – ammise, maledicendosi interiormente.
Rhaegar ci riflettè su. – Ma non ha alcun senso.
- Lo so, mio principe. Non ha alcun senso..
Ad ogni modo, vostro padre, a modo suo, vi vuole molto bene.
- Pensavo che la amasse – disse Rhaegar. – Pensavo che la amasse. È così che si ama qualcuno..? – le domandò sull’orlo delle lacrime. – Perchè se è così che funziona.. quando due persone si amano.. allora non voglio farlo. Mai. Non amerò mai una donna. Non amerò mai nessuno.
- Non dite così, vi prego.. – tentò Joanna, dovendo fare uno sforzo inumano per non scoppiare in lacrime a sua volta. – Ci sono tanti, tantissimi altri modi per amare, non ne avete neanche idea. Non esiste solo il male. Quando due persone si amano e si toccano.. non esiste il male tra loro. Voi non farete del male a nessuno e nessuno farà del male a voi.
- Non voglio farlo.
Non voglio farlo mai – ripetè Rhaegar, come fosse un mantra. – Mai.
 
 
- La prossima tappa è Ashford.
Considerando la direzione che ha preso la guerra di ribellione sinora, c’è la grande probabilità che Robert Baratheon acquisisca ancor più consensi – affermò Gerold Hightower.
- Presto saranno diretti verso Approdo.
Il re non sta facendo assolutamente nulla per difendersi a dovere – commentò ser Oswell Whent.
Doran annuì con sguardo mesto, studiando la mappa stesa sul tavolo, colma di puntine che segnavano le tappe e roccaforti più importanti ottenute dagli Stark e dai Baratheon.
Come al solito, il caldo a Dorne era asfiassiante.
Con il sopraggiungere dell’estate oltretutto, la situazione peggiorava ulteriormente.
Il sudore impregnava gli abiti di tutti i nobili, cavalieri e principi presenti nella stanza, nonostante molti di loro non indossassero i vestiti ufficiosi, bensì abiti semplici, e quanto più ariosi possibili.
- Quanto gli ci vorrà, facendo una stima..? – domandò improvvisamente Arthur Dayne.
- Per ottenere il consenso anche dei Tyrell o per giungere ad Approdo? – domandò Whent.
- Per giungere ad Approdo.
- Non possiamo dirlo con precisione, ora come ora.
Poi, la voce che non si era ancora espressa sino a quel momento, assorta nelle sue considerazioni e concentrata all’ascolto, prese finalmente la parola:
- Vuole che io esca allo scoperto – disse Rhaegar, fissando un punto indefinito situato nella mappa.
Era seduto dinnanzi al tavolino, con le braccia conserte, e anche lui indossava abiti di tela e di lino, larghi e leggeri.
- Proprio per questo motivo uscire allo scoperto è l’ultima cosa che farai – gli disse Arthur con convinzione, vedendo il principe catapultare lo sguardo su di lui a quell’affermazione, la quale era quasi più una minaccia che una considerazione.
- Nelle sue lettere, Elia dice che stanno trattando bene lei e i bambini, ma che vi sono sempre delle guardie dinnanzi alla loro porta, come per assicurarsi che non escano dalla stanza, se non per mangiare. Mio padre li sta tenendo prigionieri in casa loro - disse Rhaegar, a nessuno dei presenti in particolare.
- Non abbiamo notizie certe sullo stato della principessa e dei vostri figli, mio principe, a parte le lettere della principessa stessa – gli disse ser Hightower.
- Per quale motivo Aerys non sta chiedendo aiuto ai Lannister? Sono l’ultima spiaggia che gli è rimasta.. – osservò Doran grattandosi il mento.
- Perchè non vuole abbassarsi a quel livello.
Preferirebbe morire piuttosto che elemosinare l’aiuto dei Lannister – gli rispose Rhaegar, sospirando.
- Non dobbiamo escludere il fatto che, sotto deduzione di persone sicuramente più intelligenti del cervo stesso, Baratheon arrivi a scoprire che i Martell vi stanno sostenendo, o peggio, vi stanno ospitando nella loro dimora – si azzardò a dire lord Whent, sollevando quell’argomento delicato.
- Già. Sta diventando pericoloso rimanere qui, per voi e Lyanna, mio principe. Così come lo sta diventando per il principe Doran e la sua famiglia – lo appoggiò Hightower.
Rhaegar annuì, sapendo che i due lord avessero ragione.
- Per me non è un disturbo ospitarvi qui. Io, mia moglie e i miei figli siamo lieti di avervi – ci tenne a ribadire Doran al principe drago. - Tuttavia, a questo punto credo sia meglio non rischiare, nè per voi, nè per me, mio principe.
- Vi serve un luogo isolato, qui a Dorne. Un luogo in cui Lyanna possa vivere la sua gravidanza in pace e privata di ogni preoccupazione – suggerì Arthur. – Per lei è sicuramente la cosa migliore da fare, dato che sembra che questo posto la renda irrequieta e scalmanata.
Da quando è incinta non fa altro che mettersi nei pasticci – aggiunse la Spada dell’Alba, portando lo sguardo su Rhaegar. – Un posto tranquillo e isolato potrebbe aiutarla a calmarsi e a rilassarsi, per far procedere la gravidanza senza pericoli.
Credo sia la scelta migliore, dato che il figlio che porta in grembo lady Lyanna è il motivo per cui siamo qui e per cui abbiamo fatto scoppiare una guerra.
- Sono d’accordo – lo appoggiò Doran.
- E, ovviamente, tu andrai con lei – spiecificò Arthur rivoltò a Rhagear, non lasciandogli possibilità di ribattere alcunchè. – Andrai con lei, la sosterrai e le starai accanto in questi lunghi mesi, in quanto lei ha bisogno di te. Non importa se ora siete in guerra voi due...
Il principe drago rimase in silenzio, senza ribattere.
- C’è una torre – propose Doran, guadagnandosi lo sguardo interrogativo del principe drago. – Nei pressi delle Montagne Rosse, sul Passo del Principe. Si tratta di un luogo isolato, tranquillo, in cui non vi troverannno facilmente – spiegò Doran.
- Direi che è perfetto – rispose Arthur per lui. – Io e Ashara verremo con voi: serve qualcuno a sorvegliare il luogo, e Lyanna ha bisogno di una compagnia femminile.
Come tu hai bisogno di una compagnia maschile aggiunse mentalmente Arthur, trasmettendo le sue tacite parole a Rhaegar solo con lo sguardo.
I cinque vennero improvvisamente interrotti da una schiava, la quale bussò alla porta ed entrò tutta trafelata. – Lady Lyanna si è ferita mentre si esercitava a combattere!
A tal annuncio, la preoccupazione di tutti volò alle stelle.
- Che cosa ha fatto?! – esclamò Rhaegar scattando in piedi e raggiungendo subito la porta, diretto verso la stanza della giovane lupa.
 
La giovane lupa emise una smorfia di dolore mentre la donna che si occupava delle arti mediche a castello le muoveva la caviglia distorta, seduta ai suoi piedi.
La ragazza era accomodata sul grande letto e la lasciava fare, cercando di sopportare il dolore.
Ma la cosa che le faceva più male al momento (anche più del dolore) era lo sguardo severo di Rhaegar puntato su di lei.
- Ti rendi conto di cosa avresti potuto rischiare? – le ripetè il principe, con la schiena poggiata al davanzale della finestra di fronte al letto, in piedi, con le braccia conserte.
- Sì, sì, lo so – minimizzò lei. – Ho un bambino in grembo, perciò devo fare attenzion-
- Non devi solo fare attenzione, Lyanna.
Devi limitare ogni attività di questo tipo e concederti tutto il riposo che ti serve, e che le levatrici ti hanno raccomandato più volte di prenderti!
Fortunatamente, hanno detto che sembra tutto apposto, ma che è ancora troppo presto per fare una stima di qualche eventuale danno..
Ti rendi conto che la sopravvivenza di questo bambino è il motivo per cui siamo isolati qui?
- Certo che me ne rendo conto!
E anche se così non fosse, e questo nostro bambino non fosse un buon motivo per far scatenare una guerra, in ogni caso non farei mai del male al sangue del mio sangue!
- A me non sembra.
Non fai che comportarti come una bambina.
Ti metti in pericolo, continui a fare sessioni di combattimento estenuanti nonostante tu sappia quanto sia pericoloso.
- Sai che combattere mi tiene la mente impegnata...
- Impegnala con qualcos’altro allora.
- Se tu non mi evitassi come fossi una malattia contagiosa, Rhaegar, potrei fare qualcos’altro che mi impegna la mente! – gli gridò risentita, facendolo zittire.
Da quando Lyanna aveva saputo della morte di suo fratello e di suo padre, non era stata più la stessa.
Era come se non fosse in grado di gestire tanto dolore in una sola volta, perciò aveva dovuto immediatamente trovare un modo per pensare a tutt’altro, per tenersi impegnata la mente costantemente, per tutto il giorno, per non pensare.
Da quel momento in poi aveva iniziato a combattere tutto il giorno, l’unica cosa che amava fare in quel luogo così distante e diverso da casa sua, battendosi con ogni essere respirante presente a Lancia del Sole, in grado di impugnare una spada.
Si era battuta con tutti, tranne che con Rhaegar, in quanto egli si rifiutava di impugnare una spada (anche di legno) dalla fine del torneo di Harrenal.
Con il principe drago, tuttavia, faceva altro.
La seconda cosa che Lyanna aveva scoperto di amare alla follia, era fare l’amore con lui.
Dunque, aveva intrapreso quei ritmi insani che si scandivano in: esercitarsi con la spada contro chiunque durante tutto il giorno, saltando anche i pasti, e dilettarsi in intense e lunghe sessioni di sesso la sera e la notte con il principe drago.
Inizialmente, lui si fece andar bene tutto ciò, in quanto avrebbe fatto di tutto per farla stare e sentire meglio, per non farle provare quel dolore atroce.
E se era questo che riusciva a far star meglio Lyanna.. l’avrebbe accontentata senza batter ciglio.
Poi, tuttavia, aveva cambiato idea.
Lyanna diventava sempre più ossessiva, più irritabile, più irragionevole, persino possessiva con lui.
Era stanca, stremata, estraniata da qualsiasi cosa.
Il principe drago capì che non andava affatto bene, e che la situazione andava cambiata.
E quando la levatrice comunicò loro che la giovane lupa fosse rimasta finalmente incinta, Rhaeger ebbe la spinta che cercava: parlò a Lyanna e le disse di smettere di combattere a quei ritmi estenuanti, di provare ad affrontare quel dolore in maniera differente, dato che oramai erano passate settimane.
Ma lei non accettò.
A ciò, Rhaegar, per provare a farla ragionare, o per punizione, iniziò a negarsi a lei: non l’avrebbe più toccata e lei non avrebbe più potuto toccare lui, neanche in semplici effusioni.
Tal decisione venne presa dalla giovane lupa come un affronto diretto, come una dichiarazione di guerra.
Da quel giorno si parlavano a malapena, si incrociavano nei corridoi solo per lanciarsi occhiate poco rassicuranti, e si evitavano come potevano.
- Vorrei ricordarti che non esistono solo queste due attività al mondo – ribattè lui con severità, stanco di tornare sempre sugli stessi discorsi.
- Sono isolata dal mondo, in una terra straniera, con persone a me per lo più estranee e non vengo nemmeno minimamente informata sul finemondo che sta succedendo nel mondo là fuori perchè “No, Lyanna, sapere cosa sta succedendo nei sette regni al momento ti farebbe sentire inutilmente in colpa, ti farebbe esasperare per una situazione che non puoi cambiare, ti farebbe stare ancora peggio” – mimò la sua voce. - Non mi importa nulla di stare ancora peggio! Io voglio sapere! Non puoi isolarmi e tenermi all’oscuro di tutto! – si sfogò lei, facendo gelare la donna che le stava medicando la ferita silenziosamente, a disagio per l’andazzo della discussione tra i due.
- Vedendo come hai reagito alla notizia di tuo fratello e tuo padre, posso affermare con certezza che sono sempre più deciso a tenerti all’oscuro di ciò che sta succedendo in guerra – disse lui, facendola totalmente impietrire.
- Questo... non dovevi dirlo – spirò la lupa, con una voce che non riconosceva come propria per quanto greve e bassa.
 A ciò, Rhaegar cercò di calmarsi interiormente e di tentare con un altro approccio:
- Non è mai stata mia intenzione farti guerra, Lyanna.
Lo capisci che sei stata tu a comportarti in tal modo, a mettere il broncio come una bambina da quando io ho deciso di non concedermi a te?
- Credi davvero che un’altra persona al mio posto avrebbe reagito diversamente?? Le motivazioni per le quali lo hai fatto sono quanto mai stupide.
- Il fatto che tu continui a considerarle stupide dimostra quanto la mia scelta sia stata giusta. Ti rendi conto che oggi stavi per perdere il nostro bambino perchè non sai limitarti e non fai che combattere da mattina a sera..? Cos’è, una forma di protesta per caso??
- Non mi sembra che anche giacere con un uomo faccia male alla gravidanza.
Dopo quella risposta, il principe drago se ne sarebbe tranquillamente uscito dalla stanza senza dire nulla, lasciandola sola.
Ma fece violenza a se stesso e restò lì, reprimendo l’istinto di risponderle davvero male, malissimo; esattamente come faceva con Elia a suo tempo.
- Dato che oramai sono diventato solo uno sfogo in camera da letto per te.. – iniziò lui, velenoso, avvicinandosi di qualche passo al letto. - ... per quale motivo non lo fai con qualcun altro? Questo posto è pieno di bellissimi schiavi di piacere come ben sai, avresti l’imbarazzo della scelta.
Il proposito di non risponderle male non era andato esattamente a buon fine.
- ... che cosa intendi? – gli domandò Lyanna con un fil di voce, confusa e spaesata.
- Ti sto suggerendo di sfogarti sessualmente con qualcun altro, milady.
- Stai parlando seriamente, Rhaegar?
- Mai stato più serio.
- Sei completamente impazzito? – la ragazza era a dir poco scioccata, costernata e offesa da quella proposta, totalmente indecente dal suo punto di vista.
- Che male ci sarebbe? Siamo qui per dovere, no? Non ci lega nulla, di fatto – le disse, più duramente di quanto avrebbe voluto, sapendo di starle mentendo.
- A parte un imminente matrimonio, prima che il bambino nasca. A parte questo bambino. A parte un destino comune – sussurrò lei, con voce tremante, ferita.
- Non intendevo.. – il principe drago si bloccò, rendendosi conto di essersi spiegato male e di averla ferita. Si risentì in testa la voce di Arthur che lesta gli ripeteva con costanza:“Mi chiedo come faccia quella povera ragazza a ripararsi da tutto l’acido che sputi addosso”.
- Quello che voglio dire, Lyanna, è che per me non farebbe differenza – e dicendo ciò, si rese conto di aver peggiorato ancor di più la situazione. – Non che non mi importi di te e di quello che abbiamo e che siamo.. ma sto cercando anche di comprendere quali siano le tue esigenze. Non approvo il fatto che tu usi il combattimento e i rapporti sessuali come sfogo per non pensare ad altro. Non è un comportamento sano, te l’ho già detto, e preferirei che tu urlassi, urlassi contro di me e contro tutti quelli che incontri per buttare fuori tutto il dolore che hai, piuttosto che estraniarti così.
- I momenti di intimità con te non sono mai un mero sfogo, Rhaegar. Significano molto di più.
- Quello che sto cercando di dirti è che, oltre ad allentare la corda col combattimento.. dovresti anche prendere in considerazione l’idea di provare ad approfondire il tuo orizzonte sessuale con qualcun altro. D’altronde, hai conosciuto solo me, sei sempre stata solo con me, perciò non sai come sarebbe esplorare questo lato di te con qualcuno di esterno a noi. Non è sempre un male variegare. Noi abbiamo una mentalità ristretta, figlia degli insegnamenti che ci sono stati imposti nelle nostre terre e dai nostri padri, ma i dorniani non la vedono in questo modo: per i dorniani non è tradimento. Potresti provare ad ampliare il tuo pensiero anche tu a riguardo.
- Non mi vuoi più perchè ormai hai piantato il tuo seme in me e ora non ti servo più, non è vero..? – gli domandò lei con voce arrochita dal dolore e dalla delusione.
- Non è assolutamente così.
- E allora perchè??
- Te l’ho appena detto. Se tu lo desiderassi, io sarei d’accordo. Voglio lasciarti libera, nel meglio delle mie possibilità, nonostante tu sia costretta qui.
- Ma io, io non sarei d’accordo! – gridò la giovane lupa sull’orlo delle lacrime.
- Sto solo cercando di aiutarti, Lyanna.
- Ma non mi aiuti affatto così!
Non mi aiuti perchè io voglio te.
Voglio solo te, te e nessun altro.
- Per quale motivo?
- Perchè ti amo!
Quel grido di disperazione ammutolì e pietrificò entrambi.
La donna che si occupava della caviglia della giovane lupa li lasciò soli, volatilizzandosi dalla stanza afosa e pregna di tensione.
Vi fu un silenzio surreale, prolungato, in cui entrambi si guardarono, dalle loro postazioni, ancora troppo distanti per leggere i rispettivi volti.
Poi, Lyanna, con voce rotta e dolorosamente maliconica, ruppe il silenzio:
- Come altro te lo dovrò dimostrare...?
Quante altre indovine dovranno ripetertelo?
Quante altre persone dovranno dirtelo?
Come posso farti capire, una volta per tutte, che ti amo?
Tu potrai anche non essere in grado di amare, ma io sì, sono in grado di amare.
E devi ringraziare gli dèi che io ti ami, perchè, altrimenti, sarebbe stato tutto molto più difficile.
Certo... l’amore per te, da solo non sarebbe comunque bastato a farmi fuggire come una ladra.. a farmi fare ciò che ho fatto alla mia famiglia, senza una valida motivazione dietro.
Tuttavia.. ha aiutato. Se non ti avessi amato... sarebbe stato tutto molto più difficile da sopportare.
Perciò mi dispiace, potrai anche decidere di indossare la cintura di castità a vita, ma non farebbe alcuna differenza: io non cercherò mai nessun altro, non mi farò toccare e non toccherò mai nessun altro oltre te – concluse la giovane lupa, prendendo un sospiro stanco, esasperato, desiderando solamente urlare al cielo e sparire dalla faccia della terra.
Rhaegar rimase in silenzio, in piedi, paralizzato.
Senza dirle una parola, se ne andò dalla stanza, certo di star commettendo uno degli errori più grandi della sua vita.
 
Trascorsa qualche ora, Arthur bussò alla porta della stanza del principe.
Rhaegar non gli rispose, ma l’amico entrò comunque, come al solito.
Lo trovò in piedi davanti alla finestra, nella sua classica posizione riflessiva che assumeva quando si stava tormentando e isolando dal mondo circostante.
Arthur si sedette sul letto e prese a guardargli la schiena, in attesa.
- Te lo ricordi Tyrion Lannister?
Tra tutte le frasi con cui avrebbe potuto esordire Rhaegar Targaryen in quel momento, Arthur annoverava tra le più probabili “Voglio rimanere solo, evita di invadere i miei spazi” o “Esci da questa stanza o sarò costretto a trascinarti fuori io”, ma non di certo una domanda sul folletto Lannister.
- Il bambino di otto anni..? Come accidenti ti è venuto in mente ora Tyrion Lannister? – gli domandò il dorniano, dando voce alla sua confusione, alzando un sopracciglio.
- Sì, lui.
- Ti sei rinchiuso qui per pensare a lui, invece di riflettere sul comportamento da ragazzini impettiti che state adottando tu e la Stark l’uno con l’altra?
Rhaegar si voltò verso di lui, mostrandogli il suo volto serio e in pieno stato riflessivo, con gli occhi affilati e lo sguardo concentrato. – Quando Joanna Lannister è rimasta incinta del suo ultimo figlio Tyrion.. era ancora una dama di compagnia di mia madre.
- Sì, lo ricordo. Dunque? Quali strani e complessi ragionamenti sta macchinando la tua brillante testolina?
- A quattro anni ho scoperto che mio padre stuprava Joanna Lannister periodicamente, quando non era impegnato a violentare, picchiare e umiliare mia madre – sputò quell’informazione all’improvviso il principe, facendo impallidire e zittire la sua guardia personale. Rhaegar spostò lo sguardo su Arthur, trovandolo sin troppo sconvolto. - Che c’è? Tutti lo sapevano.
- Sì, lo so che tutti lo sapevamo – rispose Arthur. - ...ma non credevo che tu lo avessi scoperto così presto..
- Li ho visti, un giorno. Anche Tywin ha iniziato ad avere sospetti e a credere alle voci. Tywin ha sempre odiato Tyrion, e ha sempre avuto una predilezione per Jaime.
- Beh, la cosa non mi sorprende dato che il suo ultimo figlio è un nano. E, in più, gli attribuisce la colpa per la morte di sua moglie, dato che Joanna è morta per metterlo al mondo – spiegò con ovvietà Arthur. – Continuo a non capire dove vuoi arrivare.
- Il motivo di tale odio potrebbe anche essere un altro... – ipotizzò il principe drago, osservando il volto dell’amico cambiare completamente espressione, assumendone una ai limiti del sorpreso. – Pensaci, Arthur-
- No – lo interruppe la Spada dell’Alba. – Non può essere. Tyrion Lannister non può essere il tuo fratellastro, non può essere figlio di tuo padre.
- Perchè no? Ho sentito che il colore dei suoi capelli è molto più chiaro del dorato caratteristico dei Lannister. In più, come hai ben detto, Tyrion è un nano.
- Il fatto che sia un nano dovrebbe dimostrare che è un Targaryen..? Non mi sembra che tu e tutta la tua famiglia siate nani, a meno che non esistano nani alti quasi un metro e novanta, a mia insaputa.
- Ragiona, Arthur! – lo esortò Rhaegar. – Noi Targaryen ci siamo accoppiati tra noi per secoli, mischiando il nostro sangue per non “macchiare” la purezza della stirpe: fratelli e sorelle, cugini e cugine, persino padri e figlie. I Maestri della Cittadella dicono che accoppiarsi tra consanguinei comporta una serie di grandi rischi, tra cui la grande probabilità che i figli nascano con delle gravi deformità fisiche o mentali.
- Un pericolo che non mi sembra così probabile, a questo punto.
- Lasciami finire: accoppiandoci tra noi per secoli, è probabile che noi Targaryen abbiamo invertito questa conseguenza naturale portandola a nostro favore. Anni e anni di accoppiamenti tra consanguinei potrebbero aver “abituato” l’organismo ad accettare il suo stesso sangue per riprodursi, e, al contrario, a rigettare sangue estraneo. Quello che sto cercando di dire, è che potrebbe essere che l’unione tra mio padre e Joanna Lannister abbia dato alla luce un bambino con una deformità fisica grave quanto il nanismo, proprio per questo motivo. È raro trovare nani nei sette regni.
Arthur lo guardava quasi come se gli stesse parlando di un’imminente invasione di non-morti, giganti e mostri talpa.
- Arthur? Mi stai seguendo?
- Se anche così fosse... mettiamo che, per assurdo, tu abbia ragione.. per quale motivo, allora, l’accoppiamento tra te ed Elia non ha generato dei figli con deformità? Sia Rhaenys che Aegon sono perfettamente sani e in salute.
- Quella potrebbe essere stata una casualità..
- E il figlio che porta in grembo Lyanna? Potrebbe essere che lui.. o lei, possa nascere deformato?
- Io non lo so, Arthur, non posso saperlo.
- Perchè questa realizzazione sembra averti assorbito in questo modo, proprio ora?
- E se.. e se stessimo sbagliando tutto?
Se le tre teste del drago non fossero.. i miei tre figli, bensì io e.. due miei fratelli? Oppure solamente i miei fratelli più giovani: Viserys, Tyrion e.. un fratello o una sorella che non è ancora nato/a?
Arthur si alzò in piedi e gli andò incontro, avvicinandosi con uno sguardo a metà tra il monaccioso e l’allibito. – Che accidenti di deliranti stramberie stai partorendo..?? Le tre teste del drago, Rhaegar, siete tu, Lyanna e vostro figlio, lo sai bene.
Tyrion Lannister non deve neanche affacciarsi al tuo cervello come pensiero.
Non puoi avere ripensamenti ora. Non puoi. Mi hai sentito bene?
- Non sto avendo ripensamenti. So qual è il mio dovere – affermò deciso Rhaegar guardandolo fermamente negli occhi, a distanza ravvicinata. – Mi sto solo chiedendo se non abbiamo sbagliato tutto a causa di errori dovuti all’ignoranza.
- È tardi per chiederselo.
- Perchè sei qui? – gli domandò il Targaryen, allora.
- Per farti tornare nella stanza della tua futura moglie e aggiustare qualsiasi cosa non vada nella tua caotica testa, mio principe.
- Stavo andando da solo. Mi stavo solo prendendo del tempo.
- Quanto tempo, Rhaegar?? Oramai siete due stati in guerra da settimane tu e lei, e per quanto sia comprensibile e anche umano come rapporto, ma soprattutto come inizio di una relazione, essere in conflitto in questo momento non va bene, dato che ne abbiamo già uno là fuori, di conflitto che imperversa. Lyanna ha bisogno di pace, di serenità, ma soprattutto di amore, amore sincero. Ha bisogno di sentirsi rassicurata, perchè è una giovane ragazza lontana da casa, che è stata costretta a tradire la sua intera e amatissima famiglia, che sa bene di essere l’origine di una guerra in atto, che porta un bambino in grembo e che è innamorata di un mascalzone che non la ricambia.
- Il “mascalzone” te lo potevi evitare.
- Hai afferrato il concetto, comunque.
Qualunque sia il problema tra voi due, risolvetelo.
Non vale la pena che sprechiate il vostro tempo in questo modo.
Non sappiamo quale sarà l’esito di questa guerra, Rhaegar.
Baratheon sta trovando sempre più consensi e se continuerà così, le cose non si metteranno bene.
Non credo tu voglia perdere tempo dietro discussioni infantili e senza fondamento.
Rhaegar distolse lo sguardo da lui, puntandolo nuovamente verso la finestra. – Sto solo cercando di farle capire che non può autodistruggersi solo perchè non riesce ad affrontare il suo dolore.
- Ci sono altri metodi, meno dolorosi, per farglielo capire.
Con i tuoi metodi ci addestrano i guerrieri bruti al di là della Barriera.
Rhaegar alzò un sopracciglio, scettico. – Con l’astinenza sessuale addestrano i bruti?
- Era un modo di dire – minimizzò Arthur. – Il punto è che ha bisogno del tuo sostegno e delle tue attenzioni, non delle tue punizioni. Se c’è qualcuno che può farle capire che combattere fino a sfinirsi non è il modo giusto per non soffrire, quello sei tu, ma lo devi fare con i giusti modi. Non trattarla come una bambina, non lo è più, ormai.
Se vuole sapere della guerra, informala, anche lei è parte di tutto questo.
So che tieni a lei, Rhaegar. Lo vedo.
Per quanto il tuo rigetto verso i contatti fisici non richiesti sia sempre presente, con lei sei riuscito a placarlo, ad ammansirlo.
Non è una cosa da poco. Ad Elia ci sono voluti anni per riuscire nell’impresa.
- Non è stato facile.
- Lo so, lo so bene – gli disse mettendogli una mano sulla spalla, accennando un lieve sorriso, uno dei suoi vecchi sorrisi che somigliavano più a dei ghigni furbi.
- Malgrado tutto, malgrado il putiferio in cui ci troviamo... sono contento che tu e lei siate riusciti ad appartenervi, giovane drago – gli sussurrò, guadagnandosi il suo sguardo, a metà tra il riconoscente e il malinconico.
Amava quello sguardo.
Così come amava il giovane uomo che lo possedeva, in una maniera tanto totalizzante e trascendentale da non poter essere spiegata a parole.
- Grazie, Arthur. Per tutto.
- Smettila di ringraziarmi. Non è ancora il momento per i ringraziementi.
- Ma io te ne devo molti, troppi. E mi sembra sempre di non averti ripagato abbastanza per tutto quello che hai fatto, e che fai per me.
- Non devi. Lo faccio perchè voglio, Rhaegar. Lo faccio perchè ne ho bisogno.
Non ho rinunciato a nulla per te, se non a ciò a cui avrei rinunciato comunque, per trovare me stesso.
Senza di te, io non sono me. Non sarei più Arthur Dayne senza Rhaegar Targaryen.
Il principe drago rimase in religioso silenzio dinnanzi a quelle parole, impallidito.
- Oggi siamo poetici... – commentò in un sussurro infine, vedendo Arthur allontanarsi lievemente da lui, abbandonando la sua spalla.
- Già. Colpa tua.
E ora va’. Va’ da lei.
- Arthur?
- Sì?
- Riguardo la torre isolata di cui ci ha parlato Doran..
- Partiremo presto. Il prima possibile, io, te, Lyanna e Ashara.
Faresti meglio ad informare la tua giovane lupa il prima possibile, in modo che possa preparare una sacca con le sue cose da portare.
Saranno mesi lunghi, caldi e pieni di sorprese.
 
Lyanna sentì bussare alla porta.
Era semi sdraiata sul suo letto, con la caviglia fasciata a riposo, intenta ad osservare il tramonto in silenzio. Da sola, con i suoi pensieri.
La giovane lupa si voltò verso la porta, vedendola schiudersi lentamente.
- Posso? – le domandò il giovane uomo con cui aveva litigato giusto qualche ora prima.
La ragazza annuì, vedendolo entrare dentro.
Rhaegar si sedette sul letto della ragazza a sua volta, restando con le gambe a terra.
- La prossima tappa è Ashford – esordì, lasciandola confusa.
- Cosa..?
- La prossima tappa di Robert Baratheon è Ashford – la informò, sorprendendola per il fatto che glielo stesse rivelando.
- E dopo Ashford? – ebbe il coraggio di domandare lei.
- Non lo sappiamo ancora.
Lyanna fissò lo sguardo sul proprio ventre, ancora piatto.
- Loro... non sanno che io sono incinta, vero? – domandò, nonostante sapesse già la risposta.
- Nei sette regni si dice che io ti abbia rapita con la forza e stuprata.
- Assurdo. Oltremodo assurdo. Come fanno le persone a credere ad un’assurdità simile? – domandò lei stranita.
A ciò, Rhaegar si voltò a guardarla, rivolgendole un debole sorriso, il primo dopo settimane. – Perchè io sono un uomo, milady. E tu, sei una donna. Dai secoli dei secoli gli uomini si approfittano delle donne, fanno loro del male, spesso per assecondare i propri istinti animali.
- Tu sei ciò che vi è di più lontano dagli istinti animali, Rhaegar, e il popolo lo sa bene - rispose fermamente.
- Lo sa? Il popolo non mi conosce, Lyanna – le disse, mettendosi nella stessa posizione di lei, inaspettatamente: stese le gambe ancora con gli stivali ai piedi sul letto, e poggiò la schiena sulla parete dietro di loro, accorciando lievemente le distanze, ma restando con lo sguardo lontano da lei. – Mio padre è un uomo violento, uno stupratore, un sadico, un pazzo. Non c’è nessuna legge naturale che stabilisce che il figlio non sia come il padre, anzi, tutt’altro.
- Il popolo sa che sei diverso – ripetè lei, con ancor più convinzione. – Quella bestia di Robert sta cercando di vendicarsi per il torto subìto.. diffondendo queste voci. Per far credere a tutti che io sia la vittima indifesa, la damigella da salvare, un’immagine di me che lui ha sempre avuto ma che non corrisponde affatto alla realtà. Potresti avere chiunque tu voglia, e lui sta affermando che, tra tutte le donne a disposizione, tu abbia rapito proprio me, una lady già impegnata, con l’unico scopo di seviziarmi per allietare i tuoi desideri carnali e... che altro? Fare uno smacco a Robert Baratheon per offenderlo?? Si crede davvero così importante da essere preso anche solo in considerazione da te??
Rhaegar si voltò a guardarla, studiandola.
- Per quanto tu possa odiarlo, e non ti biasimo.. vedila in questo modo: ti considera talmente bella... da spingere un uomo come me a rapirti, per averti per sè – le disse, sorprendendola e imbarazzandola.
- Lyanna, mi dispiace di essere scappato via, prima.
- Non fa niente.
- E mi dispiace di averti fatto sentire usata e poco apprezzata, essendomi negato a te. Non era quella la mia intenzione.
- Non fa niente – ripetè lei. – Ho compreso il motivo per cui l’hai fatto. È in parte colpa mia, in verità. Hai ragione: non posso continuare così. Stavo quasi per ... far del male al nostro bambino oggi, e io no, non sono così – disse accarezzandosi il ventre coperto. – Voglio cambiare, in meglio.
- Non devi cambiare – le rispose dolcemente. – Devi solo comprendere cosa è meglio per te e per il bambino. Tutto qui.
- Non combatterò più.
- Non c’è bisogno di essere tanto drastici. Combattere ti piace molto, ti fa sentire te stessa, e non ti hanno mai dato l’opportunità di farlo abbastanza, in quanto donna. Non devi negarti questo piacere. Basta capire i limiti del tuo corpo in un momento tanto delicato e non strafare.
Lyanna annuì, trovando la forza di guardarlo a sua volta, accanto a lei.
- Io .. – iniziò la ragazza, inghiottendo a vuoto. – Credo di aver esagerato.. costringendoti implicitamente ad accontentare tutte le mie voglie, i miei desideri carnali.. perdonami.
Lui negò con la testa, poggiando la mano sulla sua. – Non fa niente. Non è stata una costrizione.
- Non negarlo. So che lo è stata, in parte.
- Milady.. – iniziò il principe, cercando di trovare le parole giuste per affrontare quell’argomento. – Devi sapere che non ho mai vissuto bene l’idea del sesso, di un approccio intimo con qualcuno. Sin da piccolo, a causa di ciò che ho visto fare da mio padre, a causa della sofferenza di mia madre e dell’ossessione di mio padre nel volermi far piantare il mio seme nel ventre di una mia presunta sorella, o di qualsiasi altra donna per generare degli eredi... l’ho visto sempre come un atto forzato, doveroso, sbagliato, talvolta persino inumano. Ma, col tempo, ho imparato a gestirlo. Ho imparato a scoprire i piaceri che può donare l’atto sessuale e a goderne a mia volta.
Evitò saggiamente di aggiungere grazie ad Elia, si bloccò in tempo.
- Non è comunque la mia attività preferita da svolgere, non lo sarà mai – aggiunse il principe. – Però non lo vivo come un supplizio, su questo puoi rasserenarti. Anche a me piace stare con te, Lyanna – le rivelò, non avendo più paura di ammetterlo. – In ogni senso possibile.
A ciò, la ragazza fissò involontariamente la bocca del suo principe, non riuscendo a farne a meno.
Gli mancava. Gli mancava così tanto un contatto con lui.
Contro ogni aspettativa, Rhaegar suggellò la pace fatta tra loro, con un bacio, dolce e febbricitante al tempo stesso, allietante e denso come il miele.
Lyanna schiuse la bocca e lo accolse, ricambiando con un sospiro di godurioso sollievo.
I loro sapori oramai erano familiari l’uno all’altra, tanto graditi da potersene saziare al posto del cibo, talvolta.
- Questa notte... – sussurrò lui tra le labbra di lei. – Dormiremo insieme – disse, facendola tremare da capo a piedi, per quell’implicità promessa che le faceva già infiammare i lombi e scaldare il cuore.
- Presto ci trasferiremo in una torre, non troppo lontana da qui, ma isolata – aggiunse poi il principe, osservando il suo sguardo confuso. – Solo io e te. E Arthur e Ashara.
- Credi che qui potrebbero trovarci, o metteremmo in pericolo Doran e la sua famiglia? – ipotizzò la ragazza, affondando nei suoi occhi d’ametista, poichè illuminati da un sole aranciato, in procinto di tramontare.
- Non solo. Abbiamo bisogno di rilassarci. Tu soprattutto.
Staremo bene, vedrai – le promise accarezzandole i morbidi capelli neri. – Appena puoi, prepara le tue cose. Partiamo entro qualche settimana.
- D’accordo.
C’è una cosa.. che volevo chiederti.
- Ti ascolto, milady.
- Posso... far arrivare una lettera a mio fratello?
A tale richiesta, gli occhi di Rhaegar si spalancarono all’inverosimile.
Lyanna sapeva che Ned fosse tra i ranghi di Robert, sempre al suo fianco, e che stesse combattendo per lui.
Fargli arrivare una lettera, seppur anonima e con scritto nulla di sospetto, sarebbe stato un grande rischio.
- Lyanna, Ned è-
- No Ned – lo interruppe lei. – Benjen. Mi riferisco a Benjen.
Rhaegar rimase un attimo sbigottito, poi riprendendosi subito e dandosi dello stupido: Lyanna teneva moltissimo anche al suo fratellino minore, era risaputo. Per lui nutriva un istinto materno che, probabilmente, nemmeno la loro madre nutriva per Benjen.
Era naturale che Lyanna volesse sapere come stesse, dopo aver preso il Nero. La Barriera era un luogo pericoloso, pieno di insidie, di minacce sconosciute e oscure.
- Devi fare molta attenzione a quello che scrivi. Non deve capire che si tratta di te e non deve neanche poter riconoscere la tua calligrafia, perciò sarà qualcun altro a scriverla per te. Mi dispiace, ma non possiamo rischiare che...
- Lo so – lo interruppe di nuovo lei, sorridendogli riconoscente. – Lo so bene, non preoccuparti. Farò attenzione.
Lui ricambiò il sorriso accennato e si alzò dal letto, dirigendosi verso la porta, ma non uscì. Si fermò sull’uscio e si voltò a guardarla, trovandola intenta ad accarezzarsi il ventre, con uno sguardo dolcissimo che non le aveva mai visto in volto.
- Perdonami, amor mio..
Quello che è successo oggi non accadrà più.
È una promessa.
Starai bene.
Se non sarò io a prendermi cura di te... sarà qualcun altro a farlo.
Ma tu starai bene. Starai bene.
Ti amo. Tua madre ti ama anche se non sei più grande di una lenticchia, ancora.
Rhaegar sorrise d’amarezza, avvertendo un groppo formarsi alla base della gola.
Ti amo anche io.
Chiunque tu sia, Figlio del ghiaccio e del fuoco.
- La tua caviglia.. – disse il principe schiarendosi la voce dall’uscio, riattirando l’attenzione della giovane lupa. – in che condizioni è?
- In realtà non è grave come pensavamo. Posso ancora camminare, correre addirittura.
- Bene. Allora vieni con me.
 
Lyanna venne condotta nel giardino sottostante, quello in cui si batteva sempre in duelli durante il giorno, prevalentemente contro Arthur.
La ragazza guardò il principe drago con la confusione in volto, aspettando un qualsiasi segnale da lui.
- Perchè siamo qui? – gli domandò infine, lasciandosi prendere dalla curiosità.
Il tramonto rendeva l’aria meno afosa e più respirabile.
Rhaegar, con un movimento fluido e calcolato, fece roteare una lunga spada di legno in una mano. Poi ne prese un’altra e la lanciò a Lyanna, la quale la afferrò con prontezza.
La giovane lupa sgranò gli occhi di tempesta. – Rhaegar... tu non hai mai voluto impugnare una spada dalla fine del torneo-
- Un duello con regole semplici: perde chi finisce prima col fondoschiena a terra – la interruppe, senza darle alcun tipo di spiegazione.
A ciò, Lyanna comprese che non serviva alcuna spiegazione.
Lui aveva deciso di combattere contro di lei.
Qualcosa che non facevano da quell’unica volta, nel bosco, la volta in cui il Principe drago perse un intero pomeriggio all’inseguimento del Cavaliere dell’Albero che Ride.
Fu come fare l’amore per la prima volta.
Lui le sorrise a distanza mettendosi in posizione, sicuro di sè e calmo, nonostante non combattesse da un bel po’.
Fu Lyanna la prima ad attaccare, con un gran sorriso a modellarle i bei tratti del volto giovane ed energico.
Sferrò un attacco che venne abilmente parato dal principe, che le diede fin da subito del filo da torcere.
Positivamente sorpresa, Lyanna incespicò sui suoi piedi e si spostò da davanti il viso la lunga cascata di capelli neri.
Comprese che no, il principe d’argento, a quanto pareva, non aveva perso affatto la sua eccezionale tecnica.
Come si aspettava, Arthur poteva anche avere un modo di combattere imbattibile e impenetrabile, ma Rhaegar dalla sua aveva l’impressionante velocità, la flessibilità e la precisione.
- I movimenti del polso devono essere più fluidi – le disse lui a distanza, tra un colpo e l’altro. – La spada è un prolungamento del braccio, sentilo tuo e muovilo come muoveresti una mano. Avanti, sì continua così. Sposta il piede più dietro quando attacchi frontalmente...
Continuò a darle consigli.
Si misero in difficoltà a vicenda, ridendo e divertendosi.
Alla fine, vinse lui.
Ma non importò, perchè Lyanna promise che avrebbe avuto la sua rivincita. Magari tra tre giorni, o quattro, o quando ne avrebbe avuto voglia.
Ad ogni modo, avevano ancora del tempo a disposizione.
Non sapevano ancora quanto, ma ne avevano.
E i due erano intenzionati a non sprecarlo, per nulla al mondo.
 
 
 
   
 
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