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Autore: heliodor    19/06/2022    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Intrappolati

 
“Guaritore” disse Yuldra indicando il fondo della sala. “Sono quelle le casse di cui parlavi?”
Ros avanzò fino a una di quelle che aveva aperto per controllarne il contenuto. “Sono queste” disse.
Si trovavano nei sotterranei col primo gruppo di cento soldati che era sceso. Altri venticinque gruppi attendevano il loro momento con pazienza. Dopo che la voce di una via d’uscita si era diffusa, molti si erano organizzati per scendere da soli.
Kumal aveva dato l’ordine di uccidere chiunque non avesse atteso il suo turno.
Nykka era rimasta di sopra per aiutare nell’organizzare il trasporto dei feriti che non potevano muoversi da soli. Ce n’erano solo trenta e ognuno di essi richiedeva almeno quattro o cinque soldati per essere mossi.
Ros aveva suggerito di farli scendere per primi, ma Kumal si era opposto.
“Volete abbandonarli?” aveva domandato temendo una risposta affermativa.
“No” aveva risposto Kumal con espressione cupa. “Ma se dovremo scegliere, faremo in modo che a uscire siano i soldati che possono reggere la lancia e lo scudo. Alcuni passaggi sembrano essere stretti e poco praticabili e trasportare trenta persone rallenterebbe l’evacuazione.”
Evacuazione, aveva pensato Ros. Nessuno di loro riesce a chiamarla con il suo vero nome, fuga. Perché fuggire è quello che stiamo facendo, anche se ci illudiamo che non sia così. E stiamo abbandonando i nostri compagni.
Aveva cercato di scacciare quel pensiero senza riuscirci, perché il ragionamento successivo lo portava a pensare qualcosa di spiacevole.
E io sto abbandonando Valya.
Aveva cercato di convincersi che non era così e che lui non la stava abbandonando.
Ha scelto lei di andare a salvare Zane, il suo eroe, si era detto Ros. Lui che ha abbandonato i suoi per cercare la morte eroica che forse lo farebbe uscire dall’ombra di suo padre.
Yuldra aveva esaminato una delle casse. “So di cosa si tratta” disse.
Ros si era avvicinato a lei.
“E sarebbe meglio dimenticarsi della loro esistenza” aggiunse la strega.
“Forse dovresti parlarmene.”
Yuldra aveva sospirato. “Non c’è tempo.”
“Potrebbe essere utile.”
“Guaritore…” iniziò a dire. “Ti rendi conto che certe volte sei davvero inopportuno, vero?”
Ros si accigliò. “Se ti ho offesa ti chiedo scusa” disse, anche se era sicuro di non averla affatto offesa. “La mia è solo curiosità.”
“Certe volte la curiosità può ucciderti, se fai le domande sbagliate sull’argomento sbagliato.”
“Ti assicuro che non capisco” rispose.
Yuldra prese una delle sfere di terracotta. “Ho già visto una di queste. Non proprio la stessa, ovvio. Aveva un’altra forma.” Sorrise e scosse la testa. “Ralof perse un occhio maneggiandone una.”
Ros non aveva idea di chi fosse Ralof ma attese che la strega proseguisse.
“Dovremmo assicurarci che nessuno le trovi” disse Yuldra.
“Che cosa sono?” chiese senza riuscire più a trattenersi.
“Cosa sai di un incantesimo sigillato, guaritore?”
Ros si strinse nelle spalle. “Niente” dovette ammettere.
Yuldra annuì grave. “Nemmeno a noi piace parlarne troppo.” Sollevò una delle terrecotte. “Alcuni stregoni possono incantare gli oggetti. È una stregoneria proibita e si può essere puniti con l’esilio a Krikor se si viene sorpresi a praticarla.”
“Cosa intendi per incantare?”
“L’incantatore può legare un proprio incantesimo a un oggetto.”
Ros si accigliò.
“Funziona come una delle tue pozioni. L’incantatore sceglie un oggetto, lo tocca mentre esegue l’incantesimo scelto e lo lega all’oggetto. Per essere sicuro che l’incantesimo non si liberi per sbaglio vi appone un sigillo che se spezzato…” Fece una pausa.
“Che accade?”
“L’incantesimo viene liberato.”
Ros soppesò una terracotta nella mano. “Qui dentro è stato sigillato un incantesimo?”
“Così sembra.”
“Non ne sei certa?”
“Potrei esserlo solo spezzando il sigillo che lo chiude.”
Ros passò un dito sul simbolo inciso nella terracotta. “È questo il simbolo?”
“Attento” l’ammonì lei. “Gli incantesimi sigillati sono pericolosi, oltre che proibiti.”
Ros poggiò la terracotta a terra. “Nykka non mi ha detto niente.”
“È ancora troppo giovane e inesperta per saper riconoscere un incantesimo sigillato. Non devi parlarne con nessuno.”
Ros annuì.
“Non è una richiesta, ma un ordine. Se verrò a sapere che hai disubbidito, ti farò processare e condannare a morte.”
Deglutì a vuoto. “Mi dimenticherò dell’esistenza di questo posto” disse. Ma non accennò alle terrecotte che aveva ancora nella borsa a tracolla.
Forse dovrei parlagliene, si disse. O liberarmene.
Un soldato arrivò di corsa. “Comandante” disse. “Abbiamo trovato la porta. Si trovava dove ha detto il guaritore.” Sembrò esitare.
“Continua” disse Yuldra. “Non ci sono segreti con Chernin.”
“C’è un problema. Non riusciamo ad aprirla.”
 
“Credevo” disse Yuldra mentre camminavano nel condotto fianco a fianco. “Che l’avessi già aperta.”
Ros tentò di non arrossire, anche se nella luce spettrale della lumosfera era certo che il suo imbarazzo non si sarebbe notato.
“Credo” disse esitando. “Credo di averlo dato per scontato.”
“Cosa? Che si aprisse da sola non appena le avessimo dato una spinta? Non ti è venuto in mente che fosse sigillata?”
“No” rispose cercando di nascondere la sua disperazione. “Non ci ho pensato.”
“Non ti stavo rimproverando” disse Yuldra. “Hai trovato la porta ed è già tanto. Ora cercheremo di risolvere anche questo problema.”
“Non so se potremo risolverlo.”
“Questo sarebbe un grosso guaio, guaritore” disse la strega. “Ho già trecento soldati in queste grotte e ne arriveranno molti altri. Se quella porta non sarà aperta dovrò rimandarli indietro e non tutti saranno contenti, come non lo sono ora che devono scendere.”
“Rifiutano di venire nei sotterranei?”
Yuldra annuì con vigore. “Molti preferirebbero restare di sopra e unirsi a quelli che difendono il passo. Almeno cento hanno già detto che non si muoveranno. Kumal li ha minacciati di morte ma alla fine ha acconsentito. Meglio lasciarli andare se proprio vogliono rimanere di sopra.”
“Moriranno di sicuro” disse Ros sgomento.
“Potrebbero morire anche qui sotto” disse Yuldra con tono cupo. “E se devo essere sincera, anche io preferirei restare di sopra e morire alla luce del giorno, piuttosto che in questa tomba di pietra.”
“Non credo fosse una tomba.”
“Nemmeno io, ma lo diventerà se non apriamo quella porta. È davvero importante, Chernin.”
Raggiunsero la sala dove aveva trovato l’ingresso e vi trovò davanti Kumal e una dozzina tra soldati e mantelli.
“Guaritore” disse il comandante. “La tua porta è ben chiusa. Non lo avevi capito, anche se sembri così intelligente?”
“Speravo che potessimo aprirla da dentro” disse Ros. “Ma deve essere stata sigillata da fuori. Forse da una frana.”
Appoggiò una mano sulla superficie della porta.
“Non è di pietra come il resto” disse.
“È metallo ben temprato” spiegò uno dei soldati. “Lo so perché aiutavo un fabbro, giù al villaggio.”
Ros annuì. “Possiamo spostarla?”
Il soldato indicò la parete di roccia. “Ho visto dei cardini infissi nella pietra, ma non ho idea di quanto siano profondi. Parecchio, a giudicare dalla solidità. Abbiamo provato a spostarla in quaranta ma non si è mossa.”
“Avete provato a tirare?” chiese.
“Ci prendi per stupidi, guaritore?” fece Kumal stizzito. “Abbiamo provato a tirare e spingere e anche a sollevare. Questa dannata porta non si è spostata nemmeno di mezzo passo. Niente.”
Ros tornò a rivolgere la sua attenzione alla porta. Oltre al disegno della creatura con le ali, erano stati incisi dei simboli simili a quelli che aveva trovato i piedi della statua nella sala precedente, ma diversi da quelli sulle terrecotte o la spada di Valya.
“Sembrano due lingue diverse” disse ad alt voce.
“Come dici?” fece Yuldra.
“Parlo di questi simboli” disse indicandoli. “Vedi? La loro forma e la disposizione sono diversi da quelli sulle terrecotte. Si tratta di una lingua diversa, anche se simile.”
“Terrecotte?” chiese Kumal. “Di cosa parlate?”
Yuldra arrossì. “Guaritore, non ti avevo detto di tacere sulla questione?”
Ros trattenne il fiato e scosse la testa. “Ti chiedo scusa. Ho parlato senza prima riflettere.”
Yuldra si rivolse a Kumal. “Te ne avrei parlato una volta rimasti da soli.”
“Ormai tanta riservatezza è inutile” disse il comandante.
La strega annuì. “Ros, il guaritore, ha trovato degli incantesimi sigillati.”
Kumal contrasse la mascella. “Dieci? Venti? Quanti, per la precisione?”
“Duecento. Forse trecento” rispose Yuldra.
“Dannazione” disse Kumal. “Dove sono?”
“In una sala prima di questa, ben nascosti.”
“Manderò subito qualcuno a occuparsene.”
“Non sarebbe meglio lasciarli dove sono?” suggerì Ros.
Kumal gli scoccò un’occhiataccia. “Tu occupati della porta e lascia a noi la questione. Hai già fatto abbastanza, non credi?”
Ros annuì e tornò a concentrarsi sulla porta.
“Che cosa ne pensi?” gli chiese Yuldra. “Possiamo aprirla?”
“Non sembra bloccata da un qualche meccanismo” disse. “Non ha nemmeno una toppa dove infilare una chiave, quindi penso che non fosse previsto che si potesse chiudere o sigillare.”
“Eppure, è chiusa e sigillata.”
Ros annuì. “Forse c’è qualcosa che la blocca dall’altra parte” suggerì. “O forse è solo incastrata. Magari un terremoto o uno smottamento ha danneggiato il telaio, bloccandola.”
“Puoi sbloccarla?”
“Forse se provassimo a smontare il telaio, ci riusciremmo.”
“Ci vorrebbero giorni di lavoro al buio” gemette Yuldra.
“O si potrebbe provare a scavare la roccia ai lati per liberarla” disse.
Il soldato che aveva parlato prima si schiarì la gola. “Quella pietra è dura e compatta, guaritore. Non abbiamo zappe e picconi per spaccarla.”
“Potreste usare le lance e le spade?”
Il soldato scosse la testa. “Servono gli attrezzi adatti per fare il lavoro che chiedi. E anche carpentieri e manovali. Noi siamo soldati.”
“Ma tu eri un fabbro una volta, no?”
“Ci mancherebbero comunque gli attrezzi per lavorare.”
Yuldra sospirò. “In tal caso, morire qui o di sopra non farà alcuna differenza. È meglio se ci prepariamo ad andare via.”

 
  
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