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Autore: VaniaMajor    21/06/2022    2 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 26
PIANI CONTORTI

 
«C’è qualcosa che non va.» mormorò Kagome. La sua voce giunse all’orecchio di Inuyasha, che la stava portando.
«Non c’è puzza di yokai di Gake, in giro. Dici che stiano usando di nuovo quegli insetti che nascondono gli odori?» chiese, guardandosi attorno. Anche gli altri sembravano tranquilli, senza il minimo senso di allarme.
«Non lo so. Non sono sicura.» disse Kagome, ora incerta. Non sapeva nemmeno lei cosa ci fosse di sbagliato, ma si sentiva osservata. Ogni tanto le veniva un brivido e provava la tentazione di stringersi di più alla schiena di Inuyasha. Il pensiero la imbarazzò. Quella nuova confidenza con lui, dopo le recenti vicissitudini che li avevano visti insieme e la pace fatta a seguito della discussione generata a causa di Koga, le era giunta inaspettata e gradita. La sua opinione su Inuyasha era molto migliorata. Aveva capito di avere a che fare con una persona tormentata, che aveva avuto ben pochi momenti di gioia nella vita e che si era sentito tradito dall’unica persona a cui avesse avuto la tentazione di affidare il cuore. Non la stupiva più che l’avesse trattata così male, anche se questo non lo giustificava. Inoltre, con un fratello come Sesshomaru e una missione tanto importante da compiere, Inuyasha non aveva mai potuto permettersi di essere fragile, una debolezza che invece emergeva prepotente a ogni ciclo lunare e che lo aveva portato a nascondere il proprio sangue umano.
“Sa essere anche gentile. Si preoccupa per gli altri e non gli interessa essere al di sopra di chi gli sta attorno. Inuyasha ha cuore.” pensò, con un moto d’affetto che quasi la spaventò. Il cuore le fece un balzo nel petto quando lui si voltò a metà e le sorrise. Era bellissimo quando il suo viso si rilassava un po’. “Ma cosa sto pensando?!” si rimproverò, sperando che lui non si accorgesse delle sue emozioni.
«La verità è che sei preoccupata per tua sorella. – le disse invece lui, per poi tornare a guardare di fronte a sé – Non c’è niente di male, sai? Immagino che anche lei sia preoccupata per te. Meno male che almeno quella Dea ha fatto sapere a tutti che eravamo vivi e vegeti…»
«Tu non sei preoccupato per tuo fratello?» chiese Kagome, grata per quella conversazione che la riportava con i piedi per terra.
«Feh! Non c’è alcun bisogno di preoccuparsi per lui, ma per i poveracci che incroceranno la sua strada!» tagliò corto Inuyasha, sprezzante.
«È triste che non andiate d’accordo…»
«Tra noi sono rose e fiori, rispetto a com’era quando è morto nostro padre. – disse Inuyasha, cambiando tono di voce – Siamo diversi e, a peggiorare le cose, ci hanno educati e trattati in maniera opposta. Anche le nostre eredità sembravano una scelta azzardata. A me la Forza, che Sesshomaru ha sempre inseguito, e a lui la Misericordia, che in teoria aveva più legami col mio sangue umano. Un bel pasticcio, mio padre aveva piani tutti suoi che non abbiamo mai capito. Alla fine abbiamo trovato terreno comune nella lotta contro Naraku e nella ricerca delle Hoshisaki.»
«Spesso le difficoltà avvicinano le persone. Guarda noi!» cercò di scherzare Kagome, poi arrossì di nuovo rendendosi conto della valenza delle proprie parole. Inuyasha restò in silenzio un attimo, aumentando il suo imbarazzo, poi disse: «Hai ragione.»
Qualcosa, nel tono sommesso, nel fatto che non si voltò a guardarla, le accelerò i battiti del cuore. Aveva davvero instaurato un legame con Inuyasha? Era grazie alle Hoshisaki? Soprattutto, si trattava di amicizia, oppure…?
“Non prenderti in giro. Inuyasha ti piace. Ti piace fin da quando hai avuto la prima visione di lui dentro il pozzo dell’Hokora.” le rivelò la sua voce interiore, aprendole gli occhi. Per sua fortuna, non ebbe bisogno di nascondere a Inuyasha il tumulto emozionale che la sconvolse, perché vi fu un intervento esterno che spezzò la parentesi di tranquillità. Il suo sesto senso aveva avuto ragione.
Tentacoli appuntiti sbucarono improvvisamente dai rami della foresta come lance guizzanti contro di loro. Si dispersero, lanciando grida di sorpresa. Nessuno venne colpito e Inuyasha, pur stando attento a non lasciare andare Kagome, riuscì a sguainare Tessaiga e a distruggere alcuni di quei tentacoli, che si disfecero immediatamente.
«Terra?!» esclamò Kagome, stupita, nell'assistere alla trasformazione di quelle che un secondo prima sembravano appendici micidiali e durissime.
«Cos'è questo schifo?!» ringhiò Inuyasha, mentre anche Sango lanciava Hiraikotsu e Miroku sferrava colpi con la cima tagliente del proprio bastone. Improvvisamente com'era cominciato, l'attacco cessò e i tentacoli rimanenti vennero ritirati. Si alzò una risata maligna, sgradevole, poi una sagoma avvolta in una bianca pelle di babbuino si palesò tra i rami. 
«Naraku!» esclamò, Inuyasha, con la spada pronta. Il loro nemico rise ancora.
«Non ti scaldare tanto, Principe di En. Anche tu, monaco, tieni chiuso il Foro del Vento. Questo non è il mio vero corpo, mi serve solo per fare quattro chiacchiere.» disse, sarcastico. Miroku, che aveva realmente alzato la mano incriminata, la riabbassò. Non valeva la pena mettersi in pericolo per un simulacro di terra come quello.
«Cosa vuoi, maledetto?! Come ti permetti di aggirarti per En?!» gracchiò Jaken, scandalizzato e spaventato. Mancavano solo due giorni al castello e mai, nemmeno nei momenti più critici, Naraku si era mosso con tanta libertà così addentro all’Impero di En.
«Il confine non esiste più, vecchia bocca larga. Posso andare e venire come mi pare.» li gelò.
«Non fare tanto il superiore solo perché quei vecchi bacucchi della Grande Famiglia hanno dimostrato la loro senilità. – disse Inuyasha, mentre Kagome scendeva dalla sua schiena e si faceva scivolare in mano l’arco – Ti abbiamo fregato due Hoshisaki, mentre noi le abbiamo tutte. Venire qui a sputare il tuo veleno non cambierà le cose!»
Naraku li sorprese con un’altra risata.
«Sei davvero uno stupido…Il cedimento a nord è stato un mio capolavoro di strategia e, te l’assicuro, non ho incontrato alcuna resistenza. In quanto alle Hoshisaki, torneranno presto tra le mie mani.»
«Cosa sta dicendo? – mormorò Kagome – Sembra troppo sicuro di sé…»
«Lo sono, ragazza. Sei la reincarnazione di Kikyo, non è vero? Quella stupida…poteva avere En ai piedi stando al mio fianco, e ha scelto questo idiota dalle orecchie canine…»
«Figlio di…allora è vero, sei tu il colpevole di quella notte!» esclamò Inuyasha, fuori di sé, spiccando un balzo e sferrando un colpo con Tessaiga. L’uomo con la pelle di babbuino saltò via, sottraendosi al colpo, ma un istante dopo fu sfiorato da una freccia avvolta da una forte luce rosa e metà del suo corpo si disfece in un mucchio di terra. Kagome, non meno furibonda di Inuyasha, aveva deciso di farla pagare cara a quel malvagio senza speranza.
«Adesso basta scherzare.» mormorò Naraku e i suoi tentacoli esplosero dal corpo menomato in tutte le direzioni, attaccandoli con violenza. Inuyasha si gettò su Kagome, facendo loro scudo con Tessaiga, mentre gli altri si difendevano con le armi a loro disposizione. Anche Shippo e Jaken contribuirono, ognuno entro le proprie possibilità, e Kirara morse e graffiò tutto quello che aveva a tiro. I tentacoli, però, parevano una foresta infinita e piovevano tra loro con inaudita violenza.
«Dobbiamo distruggere la bambola di legno dentro al fantoccio, altrimenti continuerà a muoversi e a dare aria alla bocca!» ringhiò Inuyasha, ricordando lo scontro a Ojohi.
«Dove si trova?» ansimò Kagome, cercando di incoccare una freccia mentre Inuyasha la trasportava a destra e a sinistra per evitare di essere trafitti.
«Bella domanda!»
«Ku ku ku! Ma certo, distruggete pure questo mio simulacro. Che importa? Qualche giorno ed En crollerà come un castello di carte e io ne prenderò possesso col mio corpo di nuovo perfetto. Credete davvero che a settentrione la Grande Famiglia mi abbia opposto resistenza?»
«Che cosa stai… - balbettò Inuyasha, poi strinse gli occhi in due fessure, arrivando alla giusta conclusione – Hanno tradito?!»
Naraku rise ancora.
«Intanto Bankotsu mi fa il favore di spazzare via la resistenza a sud. Proprio ieri dev’essere entrato in un certo villaggio…a fare conoscenza con il precedente contenitore di Hageshisa.»
«Kohaku?!» gridò Sango, con voce pregna di paura. Inuyasha non ci vide più dalla rabbia.
«Stai indietro, Kagome!» esclamò, iniziando a menare terribili fendenti con Tessaiga e distruggendo più tentacoli che poteva, deciso ad arrivare al corpo principale. Sango, al contempo, lanciò Hiraikotsu con tutta la sua forza, ma fu un errore perché Naraku non aspettava altro.
Un tentacolo si avvolse attorno a Sango e la strappò dalla groppa di Kirara prima che Miroku potesse fare qualcosa per impedirlo. Le dita del monaco, protese per afferrarla, si chiusero sul vuoto. La Cacciatrice fu lesta a infilare una mano sotto al pettorale e a estrarne la scatoletta che conteneva le Hoshisaki.
«Shippo!» gridò, tirandola al piccolo kitsune che la prese al volo, terrorizzato, per poi evitare di essere afferrato a sua volta e finendo strinato dal fuoco del Bastone Ninto, che Jaken aveva usato con una certa prontezza.
«Sango!» gridò il monaco, mettendo mano al rosario. Naraku rise, stringendosi contro la ragazza, che cercava con ogni grammo di forza di liberarsi dalla prigionia.
«Ma certo, monaco, perché non ci risucchi entrambi nel Foro del Vento? – lo derise, facendogli digrignare i denti – Inuyasha, direi che è il momento giusto per colpirmi con la tua spada!»
«Lasciami, bastardo!» gridò Sango, i cui occhi scuri erano pieni di un odio e un disgusto indicibili. L’uomo con la pelle di babbuino avvicinò le labbra al suo orecchio, con un sorriso detestabile.
«Bankotsu ha tuo fratello, mia cara ragazza. – mormorò, gelandole il sangue – Vieni a salvarlo e portami quelle Hoshisaki. Confido che i legami di sangue siano più forti della fedeltà a un Imperatore che ha lasciato morire la tua gente. Fai presto, perché Bankotsu non è noto per la sua pazienza e non è molto bravo ad aver cura di un guscio vuoto…»
«Lascia andare Sango, maledetto!» gridò Kagome, scoccando un’altra freccia. Questa volta il potere infuso in essa fu così grande che l’intero corpo in cui si infisse esplose in un lampo di luce rosa. La testa cadde al suolo, continuando a ridacchiare, mentre Sango veniva recuperata al volo da Miroku su Kirara. Inuyasha calò Tessaiga sulla testa recisa e la lama incontrò e segò a metà il simulacro di legno che vi era nascosto.
«Maledetto, questo è quello che ti meriti! – gracchiò Jaken, andando a calciare i resti della pelliccia di babbuino ora che il pericolo era passato – Se ci fosse stato Sesshomaru-sama, non avresti avuto la possibilità di chiacchierare al vento!»
«Avrà anche chiacchierato al vento, ma le sue parole sulla Grande Famiglia non mi sono piaciute per niente. Se quei bastardi ci hanno traditi, siamo nei guai.» disse Inuyasha, con una smorfia, poi cercò Shippo con lo sguardo. «Ehi, piccoletto! Le Hoshisaki di Gake sono al sicuro?»
«Sì, le ho qui. Che spavento…» borbottò Shippo, mostrando la scatoletta. Nel frattempo, Kirara atterrò loro accanto e Kagome si affrettò verso gli amici. Sango era pallida come una morta.
«Sango, ti ha fatto del male? Sei ferita?» chiese Kagome, preoccupata. Scambiò un’occhiata allarmata con Miroku quando lei non rispose. Il corpo della Cacciatrice era scosso da un lieve tremito.
«Sango… - mormorò Miroku, prendendole con gentilezza una mano e forzandola a voltarsi a guardarlo – Sango, Naraku ti ha detto qualcosa?»
Il lampo di paura che solcò gli occhi scuri di Sango gli fece ribollire il sangue di rabbia. Era evidente che Naraku aveva piantato in lei uno dei suoi semi malvagi.
«Kohaku…» disse Sango, con voce rauca. Kagome trattenne il fiato.
«Cos’è successo a Kohaku?!» chiese, febbrile, a voce abbastanza alta da attirare anche l’attenzione degli altri. Sango deglutì, poi abbassò lo sguardo, smarrita. Non si accorse di aver stretto inconsciamente le dita di Miroku.
«Bankotsu ha attaccato il villaggio. Kohaku…è nelle sue mani.»
***
«Ehi, ehi, ehi...è già il terzo giorno che non litigano. Devo iniziare a preoccuparmi?» borbottò Kagura, stesa sulla sua piuma, mentre seguiva a distanza Sesshomaru e Anna, lanciati in corsa nel sole di mezzogiorno attraverso una terra ondulata ed erbosa. La donna si era ripresa dalle ferite abbastanza da riuscire a seguire il passo dell'Imperatore di En e lui aveva optato per una corsa separata invece di doverla trasportare in volo tutto il giorno. A parte quell'evidente distacco fisico, i rapporti tra i due sembravano essere migliorati...per quanto potesse essere un miglioramento la semplice mancanza di scontri verbali .
“Con Sesshomaru, la carenza di aura ostile è già un miracolo di per sé.” pensò, contrariata. Si era persa qualche passaggio, in quei giorni, perché anche per lei non era stata una passeggiata riprendersi dallo scontro con Anna, ma non credeva che fosse capitato chissà cosa tra quei due. Piuttosto, pareva possibile che avessero deciso una sorta di tregua. In fondo, né Sesshomaru né la bionda avevano da guadagnare in un continuo scontro e al Principe di En non aveva mai fatto difetto l’intelligenza.
“Quella tizia fa tanto l'innocente ma è dannatamente caparbia. È la goccia che scava la roccia. Una vera spina nel fianco. - pensò, con una smorfia, ricordando non solo la sensazione orribile delle forze vitali che l'abbandonavano ma anche la certezza che quella tizia le stesse scrutando nell'anima – Cosa avrà visto dentro di me? Fin dove sarà arrivata?”
La sua Hoshisaki, per quanto odiata, la proteggeva da sguardi indiscreti nei suoi sentimenti, ma la ragazza era portatrice della Passione, la sua antitesi, e aveva poteri spirituali temibili. Kagura si tirò a sedere, sfiorando in un gesto inconscio il petto all'altezza del cuore. E se avesse visto? Se avesse detto qualcosa a Sesshomaru? Solo Mukanshin le evitò di avvampare al pensiero. Scosse il capo. No, non poteva essere accaduto. Sesshomaru l'avrebbe cercata, anche solo per essere sicuro di poterla sottrarre all'elenco degli alleati di Naraku. Invece, le avevano voltato le spalle e continuavano per la loro strada.
«Forse dovrei fare un altro tentativo per impedire loro di arrivare a questa famosa grotta, giusto per dimostrare un po' di impegno...» mormorò, aprendo e chiudendo il ventaglio con indecisione. Un conto era affrontare la ragazza senza Sesshomaru nei paraggi, un altro era metterselo contro...
In quel momento, l’aria attorno a lei si riempì del ronzio fastidioso dei Saimyosho. Kagura lanciò un’occhiata gelida dietro di sé. Naraku le teneva qualcuno alle calcagna, in fin dei conti. Non aveva più sentito la necessità di parlare direttamente con lei, ma era già la seconda volta in due giorni che quei maledetti spioni le ronzavano attorno
«Che c’è? Un altro messaggio?» chiese, aspra. Il giorno prima, il ronzio degli insetti di Naraku le aveva rivelato che la fedeltà della Grande Famiglia era stata comprata e che il confine settentrionale stava cedendo. I Saimyosho le si fecero attorno e lei ascoltò con attenzione le parole nascoste nelle vibrazioni delle loro ali.
«Bankotsu contro Inuyasha? Di nuovo?! Naraku si fida bene…ah, ha un ostaggio, capisco. Perché la cosa non mi sorprende? – disse, annoiata, poi ascoltò di nuovo e si irrigidì – Dovrei lasciarli andare? Per quale motivo?» Le sue parole suonarono rauche, incredule. I Saimyosho si soffermarono ancora per un istante, aggiungendo qualcosa, poi si aprirono a ventaglio e cambiarono direzione, disperdendosi alle sue spalle e lasciandola sola.
Kagura rimase in silenzio, leggermente pallida, le labbra strette. Naraku le aveva appena ordinato di non attaccare più la ragazza fin dopo la visita dei due alla Grotta degli Echi. Voleva che vi entrassero. Voleva che vedessero o sentissero ciò che probabilmente avrebbe aperto a entrambi gli occhi sul loro legame. Solo dopo…quando vi fosse stato qualcosa da spezzare…
«Contorto come sempre.» disse Kagura e nulla della sua voce tradì il tumulto nascosto sotto all’indifferenza. Naraku voleva che Sesshomaru e Anna si legassero per procurare più dolore possibile. Come sempre, non gli bastava vincere. Doveva torturare l’anima e i sentimenti del nemico, vederlo soffrire, procurargli un dolore. Con tutta evidenza, Naraku era convinto che la profezia delle Hoshisaki fosse precisa riguardo alla natura del legame e che perdere di nuovo una persona amata potesse frantumare la volontà e la razionalità di Sesshomaru…forse addirittura il suo controllo sulle Hoshisaki.
«Bastardo contorto…» sibilò tra i denti in un sussurro impercettibile. A lei non andava affatto assistere in silenzio mentre Sesshomaru si legava alla bionda…ma cosa poteva fare? In un modo o nell’altro, avrebbe danneggiato l’Imperatore di En. Sesshomaru l’avrebbe odiata comunque…I suoi occhi seguirono la sagoma distante dai capelli d’argento. Un desiderio così forte da essere avvertibile nonostante le Hoshisaki le strinse le viscere.
Era per questo che Naraku aveva mandato lei? Per ridurre in cenere anche le sue futili speranze di libertà e renderla per sempre schiava con un’azione che non sarebbe stata perdonata? Beh, non si sarebbe arresa tanto facilmente. Doveva esserci un modo per cambiare le cose, per offrire sia a se stessa che a Sesshomaru una speranza di vittoria. Chissà che quella famosa fonte nominata dalla dea Kiokuchi non potesse davvero sbloccare i poteri di Tenseiga? Se avesse convinto la bionda a sacrificare i propri desideri per consentire a Sesshomaru di usarla, la situazione non si sarebbe ribaltata? L’Imperatore di En non le sarebbe stato grato per avergli aperto la via? Kagura sogghignò, sapendo che quello era solo il primo abbozzo di un buon piano. Naraku sbagliava a sottovalutarla e glielo avrebbe dimostrato a qualsiasi costo.
***
Fu una serata difficile per tutti. Le parole di Naraku li avevano profondamente colpiti. Sango si stava controllando in maniera ammirevole, ma non serviva un genio per capire che fosse fuori di sé per la preoccupazione. Kagome aveva insistito perché si fermassero e parlassero delle novità riferite da Naraku, finendo per litigare con Jaken che voleva proseguire a tutti i costi, visto che mancavano pochi giorni al castello. Da parte sua, non aveva alcuna intenzione di ricominciare a discutere se intervenire o meno in quanto stava accadendo al confine. Se non potevano contare sulla reazione delle armate di En a meno della presenza di Sesshomaru o di Inuyasha, significava che avevano per sudditi solo codardi o traditori!
Sango aveva annunciato che sarebbe andata da sola, affidando a loro le Hoshisaki di Gake, perché era suo dovere controllare se il fratello era stato davvero preso in ostaggio. Miroku si era offerto di accompagnarla ma era stato respinto con una certa durezza. La Cacciatrice gli aveva ricordato che doveva risparmiare le forze per l’ormai prossima, almeno si sperava, spedizione alla montagna sacra per unificare la Stella di En. Kagome aveva a sua volta decretato che non avrebbe lasciato sola l’amica, al che Inuyasha aveva sbottato che sarebbero tornati indietro tutti insieme senza tante storie.
«Se proprio volete buttare alle ortiche gli ordini di Sesshomaru-sama, almeno andate a nord a vedere cos’è successo alla Grande Famiglia!» aveva sbraitato Jaken, terrorizzato per come le cose stavano rapidamente sfuggendo al controllo.
«Scusa tanto, ma il fratellino di Sango è più importante di un gruppo di inu-yokai che dovrebbe essere in grado di cavarsela da sé!» aveva replicato Shippo, disgustato dall’egoismo del piccolo rospo.
«Tu non hai il senso delle priorità!» lo aveva rimbeccato Jaken.
«Basta! Sono io che decido, qui, e domattina si torna indietro! – aveva urlato Inuyasha, alzando un dito con autorità nel vedere che Sango stava per replicare – Niente se o ma! Ho deciso. Fine della discussione.» Lo sguardo caldo e colmo di gratitudine che Kagome gli riservò cancellò anche le ultime briciole di dubbio. Sapeva benissimo che stavano andando a ficcarsi in una trappola, era ovvio che Naraku avesse preparato uno scenario tutto per loro, ma la famiglia imperiale doveva qualcosa ai Cacciatori e Sango lo aveva consigliato per il meglio in più di un’occasione. En rappresentava la Luce: Inuyasha non aveva alcuna intenzione di lasciare un innocente nelle mani di Naraku o dei suoi scagnozzi.
Più tardi, mentre tutti dormivano e Inuyasha faceva un giro nei dintorni per controllare che non ci fossero pericoli in agguato, Sango faceva la guardia accanto al fuoco acceso. Aveva posato la scatoletta contenente le Hoshisaki a terra, tra i piedi, e la fissava con occhi cupi e tormentati. Miroku, che non aveva avuto intenzione di dormire fin dal principio, si alzò e le si avvicinò. Sango alzò lo sguardo, poi lo riportò in modo sospetto sulle Hoshisaki, con un breve guizzo della mano come se avesse avuto la tentazione di raccoglierle in tutta fretta, quindi sembrò rilassarsi e gli chiede: «Non dormi? È stata una giornata pesante.»
«Lo è stata soprattutto per te, Sango. Non vuoi che ti dia il cambio?» mormorò lui, sedendosi in modo da poterla vedere in volto. La ragazza scosse il capo, ma non lo guardò. Il monaco trattenne un sospiro. Sango era una persona diretta e sincera. Sapeva recitare davvero male.
«Ti va di dirmi cosa ti ha chiesto Naraku?» le chiese, gentile. Quando lei alzò lo sguardo di scatto, allarmata, non poté esimersi dal fare un sorriso amaro. «Avanti, ci siamo accorti tutti che ti ha sussurrato qualcosa all'orecchio e da quella bocca non esce che veleno.»
«Perché nessuno mi ha chiesto niente, allora?» chiese Sango, rigida e pallida.
«Per quale motivo metterti a disagio, quando tutti noi non vogliamo altro che aiutarti? - ritorse lui, con un sorriso ora più gentile – Sango, perfino Kagome-sama ormai ha compreso la profondità del male che Naraku porta con sé. Questa piccola compagnia sta sviluppando un legame sorprendente e trovo molto bello che tutti, perfino Inuyasha-sama, mettano il salvataggio di tuo fratello in cima alle priorità. Tu non ne sei felice?»
«Avrei voluto non pesare su alcuno di voi...» mormorò Sango, contrita e ferita nell'orgoglio.
«Per questo mi stavi impedendo di venire con te e aiutarti?» chiese ancora Miroku, piano. Fu sorpreso dal piglio con cui Sango tornò a guardarlo, dalla fiamma che le bruciava negli occhi.
«Tu devi stare lontano da Naraku! - gli disse con foga, allungandosi verso di lui e afferrandogli un polso, ricordando solo in un secondo momento di tenere la voce bassa – Miroku, ti prego! Naraku sa che il Foro del Vento sta consumando la tua vita, farà di tutto per metterti in pericolo e noi...tutta En...non possiamo permetterci di perderti!»
Miroku la fissò a occhi spalancati, chiedendosi fino a che punto si spingesse il significato delle sue parole, poi scosse il capo.
«Non ho intenzione di rintanarmi in un buco ad aspettare che vengano richiesti i miei servigi, Sango. Non so nemmeno se saranno sufficienti allo scopo, anche se per fortuna ora c'è Kagome-sama a potermi sostenere con i suoi poteri di miko.»
«Non devi nemmeno metterti in pericolo inutilmente.» ritorse lei.
«Non c’è niente di inutile nel salvare tuo fratello, un ragazzo che il contatto con le Hoshisaki ha ferito in modo ancora più grave del mio. Posso affermare di sentire un legame con lui, anche per questo desidero verificare con te se davvero Bankotsu lo tiene in ostaggio. – disse Miroku, gentile, e quando vide i suoi occhi luccicare in modo sospetto provò un nuovo affondo – Avanti, qual è stata la sua richiesta?»
Sango non rispose, ma il suo sguardo guizzò di nuovo verso la scatola a terra. Il sorriso di Miroku si fece cinico e la Cacciatrice, per reazione, impallidì.
«Avrei dovuto arrivarci da solo…le Hoshisaki di Gake in cambio della vita di tuo fratello. Quel bastardo è prevedibile.»
Sango si ritrasse e si coprì il volto con le mani, sconfortata.
«Ti sorprenderebbe sapere che sono stata tentata? – chiese con voce rauca, la bocca coperta dal palmo delle mani – Mi vergogno così tanto…ma ho paura. Al solo pensiero di Kohaku nelle mani di quel Bankotsu…»
Miroku non stette a pensare. Si fece avanti e la abbracciò forte, facendole perdere un battito di cuore, che poi ripartì a una velocità allarmante.
«Mi…Miroku…»
«Non devi vergognarti. – disse il monaco, accarezzandole i capelli col respiro – Sango, lotti sola da troppo tempo. Nessuno ti potrebbe rimproverare un momento di debolezza. Se solo non fossi condannato, io…»
«Miroku!» ansimò Sango, spaventata e al contempo piena di un’emozione nuova e luminosa. In quel momento, sentì Miroku trattenere un attimo il fiato, poi accaddero due cose in rapida successione: la voce di Inuyasha alle loro spalle chiese cosa stesse succedendo e la mano di Miroku scese a toccarle il sedere.
Con un ansito scioccato, Sango spinse via Miroku, che non fece alcuna resistenza ma cadde a sedere all’indietro in modo buffo, con una risata leggera sulle labbra.
«Tu…maniaco pervertito…» balbettò Sango, incredula, poi guardò Inuyasha, che era tornato dal suo giro di ronda senza che lei se ne accorgesse. Il Principe di En stava guardando Miroku con un misto di disgusto e compatimento.
«Inuyasha-sama, siete tornato presto! Potevate stare via di più…» disse Miroku, allusivo e scherzoso. Sango avvampò.
«Vado a dormire!» sibilò, furibonda. Si abbassò per prendere la scatoletta delle Hoshisaki, poi si allontanò per raggiungere gli altri che, per fortuna, non si erano svegliati. Prima di stendersi, udì Inuyasha mormorare: «Sei proprio scemo, finirà per consumare il suo Hiraikotsu sulla tua testa!»
«Ci sono sacrifici che valgono la pena, Inuyasha-sama.» rispose Miroku, con fare ispirato.
Solo quando il sonno imminente riuscì a calmare i suoi pensieri confusi, a Sango venne il dubbio che il monaco avesse buttato tutto in farsa per evitare che Inuyasha li cogliesse in un momento privato che non voleva condividere. Il pensiero la lasciò così confusa e turbata che non ci fu modo di chiudere occhio fino alla partenza.
   
 
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