Capitolo nono
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno
Senza più ritorno
E in tanti proveranno forse
alcuni riusciranno
A convincerti che non c'è rimedio al nostro danno
E se ti crederanno non c'è tempo è un loro sbaglio
Si può cambiare tutto la catastrofe è un inganno
È solo l'inizio!
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Per fortuna di Tyrion e, soprattutto, di
Ramsay, Theon non era poi quel cretino totale che il Lannister temeva e non ci
fu bisogno di tentare una corsa disperata verso la sala dei banchetti per
andare a chiamarlo. Il giovane Greyjoy era sì rimasto commosso e sopraffatto
dall’emozione nel sentirsi definire uno Stark davanti a tutti e ancora di più
si era entusiasmato quando Sansa lo aveva invitato a sedersi al tavolo insieme
alla sua famiglia. Passati i primi
attimi di confusione e eccitazione, però, si era reso conto che, anche in tanta
felicità e commozione, gli mancava qualcuno
(pazzesco, vero, sentire la mancanza di Ramsay Bolton?). Si era voltato verso
il tavolo al quale avrebbe dovuto trovarsi Ramsay e, quando non l’aveva visto,
aveva iniziato ad agitarsi. Dove poteva essere andato? Sapeva fin troppo bene
quanto le reazioni di Ramsay potessero essere un tantino eccessive e, siccome non gli risultava che stesse
scorticando vivo qualcuno o tagliando qualche arto a caso agli ospiti, pensò
che avesse deciso di scatenare la sua vena distruttiva contro se stesso. Si
mosse a disagio sulla sedia e Bran se ne accorse.
Bran si accorgeva sempre di tutto.
Bran metteva l’angoscia, a dirla tutta.
In quel caso, tuttavia, il fatto che Bran
vedesse e sapesse tutto si rivelò molto utile. Theon era seduto tra lui e
Rickon e così poté chiedere al giovane veggente quello che gli premeva sapere.
“Bran, ma… dov’è Ramsay? Tu puoi vederlo
adesso? Devo andare da lui” disse, preoccupato.
“Il suo cuore è freddo, ha il gelo dentro che
morde più che fuori” rispose Bran.
Sì, rispose
per modo di dire, Bran non poteva semplicemente rispondere ad una domanda,
doveva metterci qualche frase da Maestro
Yoda de’ noantri e ogni sua risposta andava interpretata. Theon non era
neanche lui un’aquila, ma sentendo parlare di freddo fece due più due.
“Quindi è uscito dal castello” mormorò. “Ma
dove pensa di andare? È notte fonda e forse nevica pure… Lady Sansa, devo
chiedere il tuo permesso per alzarmi dal tavolo. Ramsay non è nella sala e temo
che sia rimasto male perché non è stato invitato anche lui qui con noi. Vedi,
mi ha salvato la vita contro il Re della Notte e io credo… credo che meriti
anche lui di sedere a questo tavolo.”
Sansa, in realtà, pensava che Ramsay Bolton e
tutta la sua specie non meritassero
un bel niente. In fondo suo padre aveva cospirato con i Lannister per
assassinare Robb alle Nozze Rosse, poi aveva tramato per usurpare Grande
Inverno e Ramsay stesso aveva fatto rapire Rickon e per poco non era morto…
Però era anche vero che non stavano parlando di Roose Bolton, ma del solo
Ramsay che, rispetto a un anno e mezzo prima, sembrava molto cambiato: Theon
aveva ragione, era stato Ramsay a distrarre il Re della Notte e a salvargli la
vita e chissà? Forse senza l’intervento del giovane Bolton Arya non sarebbe
arrivata in tempo e il Re della Notte avrebbe potuto uccidere Bran! Sì, in
fondo non c’era niente di male a far sedere anche Ramsay al tavolo d’onore,
visto che avevano accettato di accogliervi anche un Lannister (era Tyrion, è
vero, ma sempre Lannister era), quel viscido di Lord Varys e quella smorfiosa
della Regina dei Draghi. Sansa valutò che Ramsay non sarebbe stato poi tanto
peggio di quella variegata umanità…
“Va bene” acconsentì la Lady di Grande
Inverno. “Vai pure a cercare Ramsay e, quando l’avrai trovato, digli che può
sedersi al tavolo d’onore insieme a noi.”
“Ti ringrazio, Lady Sansa, e grazie anche a
te, Bran” disse Theon prima di lasciare il tavolo e dirigersi verso il
corridoio in cerca dell’uscita. Bran rispose con uno dei suoi sorrisi
enigmatici che sembrava sempre ti prendessero per i fondelli, ma la cosa
peggiore fu quello che disse Rickon (e che Theon non riuscì a non sentire…).
“Ma sai, Bran, io avevo pensato già quando mi
avevano fatto prigioniero che Theon e Ramsay se la intendessero” fece, tutto emozionato per la grande scoperta! “Allora
era vero! E tu che vedi tutto li vedi anche mentre fanno cose?”
Per misericordia del Dio Abissale, Theon non
udì la risposta di Bran, visto che si era affrettato ancora di più ad uscire
dal salone…
Messo da parte il pensiero fastidioso e
imbarazzante che, in effetti, Bran potesse realmente vedere lui e Ramsay mentre
facevano cose, il giovane Greyjoy si
mise a correre per i corridoi di Grande Inverno cercando di raggiungere l’uscita
del castello più in fretta che poteva. Perché Ramsay era andato fuori? Che
intendeva fare?
E poi, come una mazzata, lo colpì la
consapevolezza che ancora una volta era stata colpa sua. Lui aveva deluso
Ramsay, lo aveva ferito. E c’era poco da giustificarsi ripetendosi che in fondo
Ramsay non meritava niente, che lo aveva tenuto prigioniero e schiavo per più
di tre anni, che gli aveva tagliato tre dita, che lo aveva mortificato e
umiliato e… Sì, era tutto vero, ma era passato più di un anno da allora e
Ramsay aveva mostrato la sua latente follia solo nel suo attaccamento ossessivo
a lui, nella sua gelosia patologica verso gli Stark, nelle sue scenate da drama queen. Non era una persona
normale, questo lo sapevano anche i sassi, ma in realtà non aveva più fatto del
male a nessuno da molto, molto tempo e, anzi, contro il Re della Notte aveva
dimostrato di essere addirittura pronto a morire per lui. E lui come lo aveva
ricompensato? Dimenticandolo, tradendo tutte le sue promesse e sedendo tronfio
e soddisfatto al tavolo d’onore degli Stark.
Theon dovette ammettere con se stesso che, se
in quel periodo Ramsay era effettivamente cambiato (pur restando sempre un
mezzo psicopatico con un neurone solitario, ma quella era una cosa che non si
poteva cambiare!), al contrario lui aveva dimostrato fin troppe volte di essere
il solito idiota viziato, egocentrico e presuntuoso. Aveva infranto le promesse
fatte a Ramsay, ma anche a Yara, preferendo andare a Grande Inverno a
combattere con gli Stark invece di aiutare la sorella a riconquistare il Trono
del Mare; aveva pensato solo a fare bella figura con gli Stark, a farsi
perdonare, a redimersi, a sentirsi in pace con la sua coscienza, senza
preoccuparsi del fatto che altri avrebbero sofferto per essere stati messi da
parte.
Ancora una volta, Theon Greyjoy aveva pensato
in primis a Theon Greyjoy, e nulla
più.
Immerso in questi pensieri angoscianti e a
una vagonata di sensi di colpa, Theon giunse finalmente al portone del castello
e uscì, ma Ramsay non era nel cortile. Ancora più preoccupato iniziò a
guardarsi intorno, fino a che non vide una figura che si avviava verso le mura
più esterne della fortezza, seguita da un’altra figura più piccola. Theon
riprese a correre per raggiungere i due e rimase molto sorpreso riconoscendo
Tyrion, ma questi parve ancora più sorpreso di lui.
“Oh, sei arrivato, finalmente, mi chiedevo
quanto ci avresti messo ad accorgerti che Ramsay non era più nel salone” commentò
il Folletto, in tono sarcastico. “Eri così impegnato a gloriarti per essere
stato invitato al tavolo d’onore da non guardare nemmeno cosa stava facendo
quello che dovrebbe essere il tuo compagno, o qualcosa del genere?”
Ecco. Tyrion aveva detto esattamente ciò che
Theon già pensava di se stesso, però sentirselo dire bruciava di più.
“Tu cosa ci fai qui?” gli domandò, per darsi
un contegno.
“Ci faccio quello che avresti dovuto farci
tu: sto cercando di convincere Ramsay a non mettersi in cammino per Forte
Terrore a quest’ora di notte, in mezzo al gelo e alla neve e senza neanche un
cavallo” replicò lapidario Tyrion. “Ma a me non dà ascolto.”
“E perché Ramsay vorrebbe andare a Forte
Terrore? È impossibile che lo raggiunga!” esclamò il giovane Greyjoy.
“Sul serio lo stai chiedendo a me? Chiedilo a
lui” ribatté laconico Tyrion. “E vedi di convincerlo in fretta, altrimenti
congelerete tutti e due. Io me ne torno al banchetto, mi sono già ghiacciato abbastanza
le chiappe per fare quello che avresti
dovuto fare tu.”
Mentre Tyrion rientrava nel castello,
scuotendo il capo in segno di aperta disapprovazione verso la superficialità di
Theon, il giovane Greyjoy si strinse nel mantello e si avvicinò a Ramsay. Il
ragazzo non aveva fatto molta strada, era appena fuori dal portone esterno ma
non accennava a muoversi, si limitava a guardare il buio e i boschi lontani.
Probabilmente il suo neurone si era congelato…
“Ramsay” lo chiamò dolcemente Theon. “Cosa ci
fai qui fuori? L’aria è gelida e tu non hai preso neanche un mantello.”
Il giovane Bolton sussultò, poi si voltò
verso il compagno.
“Io… vado a Forte Terrore” ripeté.
“Ma non puoi” obiettò Theon, facendosi ancora
più vicino. “È notte fonda, è molto freddo e tu non hai né un cavallo né degli
abiti adatti a un viaggio. E poi perché dovresti voler andare là?”
“Non ho nessun altro posto dove andare”
rispose semplicemente Ramsay. “Quello è il posto dove sono cresciuto e, adesso
che mio padre è alle Torri Gemelle, non darò noia a nessuno e nessuno
disturberà me.”
Theon si sentì spezzare il cuore rendendosi
conto che Ramsay si considerava fastidioso anche per lui, perché lui aveva
pensato solo agli Stark e sembrava proprio che lo avesse dimenticato. Tyrion
non aveva torto a considerarlo un cretino egoista…
Fece un altro passo verso Ramsay e lo avvolse
con il suo mantello, stringendolo a sé.
“Sei ghiacciato!” disse. “Non puoi rimanere
qui fuori con questo freddo e non hai nessun motivo per tornare a Forte
Terrore. Noi dobbiamo stare insieme, non ti ricordi? Abbiamo ancora tante cose
da fare…”
“Davvero?” fece Ramsay, fissandolo. In quel
momento il suo sguardo non era più sperduto e vagante, gli occhi erano puntati
in quelli di Theon e pieni di una solitudine e un dolore devastanti. “A me pare
che tu abbia già deciso da che parte stare e che non ci sia più posto per me.
Per questo me ne vado.”
Theon era straziato dal rimorso. Che stupido
era stato! Nella sua frenesia di scaricarsi la coscienza facendo la cosa giusta per gli Stark non si era
accorto di aver ferito e abbandonato Ramsay, l’unico che in qualche modo si
fosse interessato a lui in quegli anni.
E sì, va bene, il suo modo di interessarsi a lui era stato piuttosto
peculiare, specie al principio, e aveva compreso torture, umiliazioni,
amputazioni e compagnia bella, ma poi le cose erano cambiate a poco a poco,
Ramsay era apparso sempre più affascinato e soggiogato da lui e sempre meno
incline a fargli del male o a privarlo di qualche altro dito… anzi, lo aveva
fatto sentire importante, forte, determinato e coraggioso come mai prima. Lo
aveva seguito a Pyke e difeso contro Yara e contro Euron, lo aveva seguito
anche a Approdo del Re per liberare Yara e infine a Grande Inverno, dove per
poco non era morto pur di salvarlo dal Re della Notte.
E lui lo aveva messo da parte, abbandonato,
così come avevano fatto tutti gli altri.
Lo strinse più forte tra le braccia,
proteggendolo dal freddo con il mantello e cercando di riscaldarlo anche con il
contatto fisico.
“Tu non vai da nessuna parte, Ramsay, tu devi
stare con me” gli disse. “Hai ragione, sono stato un idiota, quando Lady Sansa
mi ha onorato davanti a tutti non ho capito più niente, mi sono comportato come
il ragazzino arrogante e spocchioso che ero… ma quando mi sono seduto a quel
tavolo ho sentito che tu mi mancavi, che ti volevo seduto accanto a me, che
volevo condividere con te quella mia gioia. Perché io voglio condividere tutto
con te, le difficoltà e le soddisfazioni, come abbiamo fatto in questi ultimi
anni. Io ti voglio con me, ti voglio al mio fianco e mi dispiace se non te l’ho
dimostrato abbastanza. Tu mi hai salvato la vita, mi hai fatto sentire
importante, io non sarei niente senza di te.”
“Non sono stato io a salvarti la vita, è
stata Arya” precisò Ramsay. “Io mi sarei solo fatto ammazzare…”
“Ma ti saresti fatto ammazzare per me, Ramsay”
sottolineò Theon in tono grave. “Nessuno lo avrebbe mai fatto e nessun altro lo
farà mai.”
Lo abbracciò ancora più
stretto, affondandogli una mano tra i capelli scarmigliati e baciandolo, un
bacio lungo, appassionato e tenero che travolse Ramsay e gli tolse ogni forza
ed energia rimaste; le gambe gli tremarono e si aggrappò a Theon per non cadere
nella neve mentre il giovane Greyjoy continuava a baciarlo sulle guance, sulle
palpebre, agli angoli della bocca, finché non catturò le sue labbra morbide e
continuò a baciarlo profondamente per un tempo infinito. Nessuno dei due
sentiva più il freddo, in quel momento.
Theon fece molta fatica a
staccarsi da Ramsay, in realtà avrebbe voluto portarlo direttamente nella loro
stanza e pazienza se Bran vedeva ogni
cosa… ma si costrinse ad aspettare. Ramsay meritava di essere riportato nella
sala dei banchetti e fatto sedere al tavolo d’onore degli Stark, meritava che
Lady Sansa dicesse davanti a tutti che era anche merito suo se Theon era salvo
e se Arya era riuscita ad arrivare in tempo per uccidere il Re della Notte.
Glielo doveva.
“Adesso vieni con me,
torniamo nella sala dei banchetti e tu siederai al mio fianco al tavolo d’onore”
gli disse teneramente, sfiorandogli ancora le lebbra con piccoli baci. “Voglio
che tutti sappiano che sei stato tu a salvarmi e che tutti ci vedano insieme,
che capiscano quanto siamo legati.”
Oddio, probabilmente già
tutta Grande Inverno sapeva che Theon e Ramsay se la intendevano e facevano cose, come aveva detto Rickon, ma
Theon voleva ufficializzare la cosa, che ci volete fare?
Ramsay, dopo che Theon l’aveva
baciato e stretto in quel modo, aveva perso quel poco che gli rimaneva di
capacità di intendere e di volere e quindi, aggrappato a lui e avvolto nel suo
mantello, non disse più niente (e questo faceva capire quanto fosse turbato!) e
si lasciò condurre dal giovane Greyjoy di nuovo dentro la fortezza di Grande
Inverno fino al salone dei banchetti.
Confusamente, il suo unico
neurone gli stava comunicando che qualsiasi posto al mondo andava bene, bastava
che Theon fosse accanto a lui.
Fine capitolo nono