Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Abby_da_Edoras    21/06/2022    3 recensioni
Questa è la terza ff demenziale che ho scritto sul Trono di Spade e in questa storia in particolare riscrivo in modo parodistico e comico le vicende dell'ottava stagione, sempre incentrando il mio racconto sulla mia "strana coppia" Theon e Ramsay e cambiando completamente il destino di questi due personaggi e di molti altri. Nelle mie storie si ride (io almeno rido un sacco), c'è allegria, prese in giro, e cerco sempre di dare un lieto fine più o meno a tutti, insomma, tutto il contrario del vero GoT! Ci saranno comunque Estranei, draghi e non-morti, in fondo la stagione parla anche di loro... XD
Grazie a chi vorrà leggere e commentare questa storia, ricordo che questa è la terza e che prima bisogna aver letto "Non si torna indietro" e "Chiamami per nome".
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV Game of Thrones.
Genere: Angst, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jon Snow, Ramsay Bolton, Theon Greyjoy, Tyrion Lannister
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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Capitolo nono

 

Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno
Senza più ritorno

E in tanti proveranno forse alcuni riusciranno
A convincerti che non c'è rimedio al nostro danno
E se ti crederanno non c'è tempo è un loro sbaglio
Si può cambiare tutto la catastrofe è un inganno
È solo l'inizio!

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Per fortuna di Tyrion e, soprattutto, di Ramsay, Theon non era poi quel cretino totale che il Lannister temeva e non ci fu bisogno di tentare una corsa disperata verso la sala dei banchetti per andare a chiamarlo. Il giovane Greyjoy era sì rimasto commosso e sopraffatto dall’emozione nel sentirsi definire uno Stark davanti a tutti e ancora di più si era entusiasmato quando Sansa lo aveva invitato a sedersi al tavolo insieme alla sua famiglia. Passati i primi attimi di confusione e eccitazione, però, si era reso conto che, anche in tanta felicità e commozione, gli mancava qualcuno (pazzesco, vero, sentire la mancanza di Ramsay Bolton?). Si era voltato verso il tavolo al quale avrebbe dovuto trovarsi Ramsay e, quando non l’aveva visto, aveva iniziato ad agitarsi. Dove poteva essere andato? Sapeva fin troppo bene quanto le reazioni di Ramsay potessero essere un tantino eccessive e, siccome non gli risultava che stesse scorticando vivo qualcuno o tagliando qualche arto a caso agli ospiti, pensò che avesse deciso di scatenare la sua vena distruttiva contro se stesso. Si mosse a disagio sulla sedia e Bran se ne accorse.

Bran si accorgeva sempre di tutto.

Bran metteva l’angoscia, a dirla tutta.

In quel caso, tuttavia, il fatto che Bran vedesse e sapesse tutto si rivelò molto utile. Theon era seduto tra lui e Rickon e così poté chiedere al giovane veggente quello che gli premeva sapere.

“Bran, ma… dov’è Ramsay? Tu puoi vederlo adesso? Devo andare da lui” disse, preoccupato.

“Il suo cuore è freddo, ha il gelo dentro che morde più che fuori” rispose Bran.

Sì, rispose per modo di dire, Bran non poteva semplicemente rispondere ad una domanda, doveva metterci qualche frase da Maestro Yoda de’ noantri e ogni sua risposta andava interpretata. Theon non era neanche lui un’aquila, ma sentendo parlare di freddo fece due più due.

“Quindi è uscito dal castello” mormorò. “Ma dove pensa di andare? È notte fonda e forse nevica pure… Lady Sansa, devo chiedere il tuo permesso per alzarmi dal tavolo. Ramsay non è nella sala e temo che sia rimasto male perché non è stato invitato anche lui qui con noi. Vedi, mi ha salvato la vita contro il Re della Notte e io credo… credo che meriti anche lui di sedere a questo tavolo.”

Sansa, in realtà, pensava che Ramsay Bolton e tutta la sua specie non meritassero un bel niente. In fondo suo padre aveva cospirato con i Lannister per assassinare Robb alle Nozze Rosse, poi aveva tramato per usurpare Grande Inverno e Ramsay stesso aveva fatto rapire Rickon e per poco non era morto… Però era anche vero che non stavano parlando di Roose Bolton, ma del solo Ramsay che, rispetto a un anno e mezzo prima, sembrava molto cambiato: Theon aveva ragione, era stato Ramsay a distrarre il Re della Notte e a salvargli la vita e chissà? Forse senza l’intervento del giovane Bolton Arya non sarebbe arrivata in tempo e il Re della Notte avrebbe potuto uccidere Bran! Sì, in fondo non c’era niente di male a far sedere anche Ramsay al tavolo d’onore, visto che avevano accettato di accogliervi anche un Lannister (era Tyrion, è vero, ma sempre Lannister era), quel viscido di Lord Varys e quella smorfiosa della Regina dei Draghi. Sansa valutò che Ramsay non sarebbe stato poi tanto peggio di quella variegata umanità…

“Va bene” acconsentì la Lady di Grande Inverno. “Vai pure a cercare Ramsay e, quando l’avrai trovato, digli che può sedersi al tavolo d’onore insieme a noi.”

“Ti ringrazio, Lady Sansa, e grazie anche a te, Bran” disse Theon prima di lasciare il tavolo e dirigersi verso il corridoio in cerca dell’uscita. Bran rispose con uno dei suoi sorrisi enigmatici che sembrava sempre ti prendessero per i fondelli, ma la cosa peggiore fu quello che disse Rickon (e che Theon non riuscì a non sentire…).

“Ma sai, Bran, io avevo pensato già quando mi avevano fatto prigioniero che Theon e Ramsay se la intendessero” fece, tutto emozionato per la grande scoperta! “Allora era vero! E tu che vedi tutto li vedi anche mentre fanno cose?”

Per misericordia del Dio Abissale, Theon non udì la risposta di Bran, visto che si era affrettato ancora di più ad uscire dal salone…

Messo da parte il pensiero fastidioso e imbarazzante che, in effetti, Bran potesse realmente vedere lui e Ramsay mentre facevano cose, il giovane Greyjoy si mise a correre per i corridoi di Grande Inverno cercando di raggiungere l’uscita del castello più in fretta che poteva. Perché Ramsay era andato fuori? Che intendeva fare?

E poi, come una mazzata, lo colpì la consapevolezza che ancora una volta era stata colpa sua. Lui aveva deluso Ramsay, lo aveva ferito. E c’era poco da giustificarsi ripetendosi che in fondo Ramsay non meritava niente, che lo aveva tenuto prigioniero e schiavo per più di tre anni, che gli aveva tagliato tre dita, che lo aveva mortificato e umiliato e… Sì, era tutto vero, ma era passato più di un anno da allora e Ramsay aveva mostrato la sua latente follia solo nel suo attaccamento ossessivo a lui, nella sua gelosia patologica verso gli Stark, nelle sue scenate da drama queen. Non era una persona normale, questo lo sapevano anche i sassi, ma in realtà non aveva più fatto del male a nessuno da molto, molto tempo e, anzi, contro il Re della Notte aveva dimostrato di essere addirittura pronto a morire per lui. E lui come lo aveva ricompensato? Dimenticandolo, tradendo tutte le sue promesse e sedendo tronfio e soddisfatto al tavolo d’onore degli Stark.

Theon dovette ammettere con se stesso che, se in quel periodo Ramsay era effettivamente cambiato (pur restando sempre un mezzo psicopatico con un neurone solitario, ma quella era una cosa che non si poteva cambiare!), al contrario lui aveva dimostrato fin troppe volte di essere il solito idiota viziato, egocentrico e presuntuoso. Aveva infranto le promesse fatte a Ramsay, ma anche a Yara, preferendo andare a Grande Inverno a combattere con gli Stark invece di aiutare la sorella a riconquistare il Trono del Mare; aveva pensato solo a fare bella figura con gli Stark, a farsi perdonare, a redimersi, a sentirsi in pace con la sua coscienza, senza preoccuparsi del fatto che altri avrebbero sofferto per essere stati messi da parte.

Ancora una volta, Theon Greyjoy aveva pensato in primis a Theon Greyjoy, e nulla più.

Immerso in questi pensieri angoscianti e a una vagonata di sensi di colpa, Theon giunse finalmente al portone del castello e uscì, ma Ramsay non era nel cortile. Ancora più preoccupato iniziò a guardarsi intorno, fino a che non vide una figura che si avviava verso le mura più esterne della fortezza, seguita da un’altra figura più piccola. Theon riprese a correre per raggiungere i due e rimase molto sorpreso riconoscendo Tyrion, ma questi parve ancora più sorpreso di lui.

“Oh, sei arrivato, finalmente, mi chiedevo quanto ci avresti messo ad accorgerti che Ramsay non era più nel salone” commentò il Folletto, in tono sarcastico. “Eri così impegnato a gloriarti per essere stato invitato al tavolo d’onore da non guardare nemmeno cosa stava facendo quello che dovrebbe essere il tuo compagno, o qualcosa del genere?”

Ecco. Tyrion aveva detto esattamente ciò che Theon già pensava di se stesso, però sentirselo dire bruciava di più.

“Tu cosa ci fai qui?” gli domandò, per darsi un contegno.

“Ci faccio quello che avresti dovuto farci tu: sto cercando di convincere Ramsay a non mettersi in cammino per Forte Terrore a quest’ora di notte, in mezzo al gelo e alla neve e senza neanche un cavallo” replicò lapidario Tyrion. “Ma a me non dà ascolto.”

“E perché Ramsay vorrebbe andare a Forte Terrore? È impossibile che lo raggiunga!” esclamò il giovane Greyjoy.

“Sul serio lo stai chiedendo a me? Chiedilo a lui” ribatté laconico Tyrion. “E vedi di convincerlo in fretta, altrimenti congelerete tutti e due. Io me ne torno al banchetto, mi sono già ghiacciato abbastanza le chiappe per fare quello che avresti dovuto fare tu.”

Mentre Tyrion rientrava nel castello, scuotendo il capo in segno di aperta disapprovazione verso la superficialità di Theon, il giovane Greyjoy si strinse nel mantello e si avvicinò a Ramsay. Il ragazzo non aveva fatto molta strada, era appena fuori dal portone esterno ma non accennava a muoversi, si limitava a guardare il buio e i boschi lontani. Probabilmente il suo neurone si era congelato…

“Ramsay” lo chiamò dolcemente Theon. “Cosa ci fai qui fuori? L’aria è gelida e tu non hai preso neanche un mantello.”

Il giovane Bolton sussultò, poi si voltò verso il compagno.

“Io… vado a Forte Terrore” ripeté.

“Ma non puoi” obiettò Theon, facendosi ancora più vicino. “È notte fonda, è molto freddo e tu non hai né un cavallo né degli abiti adatti a un viaggio. E poi perché dovresti voler andare là?”

“Non ho nessun altro posto dove andare” rispose semplicemente Ramsay. “Quello è il posto dove sono cresciuto e, adesso che mio padre è alle Torri Gemelle, non darò noia a nessuno e nessuno disturberà me.”

Theon si sentì spezzare il cuore rendendosi conto che Ramsay si considerava fastidioso anche per lui, perché lui aveva pensato solo agli Stark e sembrava proprio che lo avesse dimenticato. Tyrion non aveva torto a considerarlo un cretino egoista…

Fece un altro passo verso Ramsay e lo avvolse con il suo mantello, stringendolo a sé.

“Sei ghiacciato!” disse. “Non puoi rimanere qui fuori con questo freddo e non hai nessun motivo per tornare a Forte Terrore. Noi dobbiamo stare insieme, non ti ricordi? Abbiamo ancora tante cose da fare…”

“Davvero?” fece Ramsay, fissandolo. In quel momento il suo sguardo non era più sperduto e vagante, gli occhi erano puntati in quelli di Theon e pieni di una solitudine e un dolore devastanti. “A me pare che tu abbia già deciso da che parte stare e che non ci sia più posto per me. Per questo me ne vado.”

Theon era straziato dal rimorso. Che stupido era stato! Nella sua frenesia di scaricarsi la coscienza facendo la cosa giusta per gli Stark non si era accorto di aver ferito e abbandonato Ramsay, l’unico che in qualche modo si fosse interessato a lui in quegli anni.

E sì, va bene, il suo modo di interessarsi a lui era stato piuttosto peculiare, specie al principio, e aveva compreso torture, umiliazioni, amputazioni e compagnia bella, ma poi le cose erano cambiate a poco a poco, Ramsay era apparso sempre più affascinato e soggiogato da lui e sempre meno incline a fargli del male o a privarlo di qualche altro dito… anzi, lo aveva fatto sentire importante, forte, determinato e coraggioso come mai prima. Lo aveva seguito a Pyke e difeso contro Yara e contro Euron, lo aveva seguito anche a Approdo del Re per liberare Yara e infine a Grande Inverno, dove per poco non era morto pur di salvarlo dal Re della Notte.

E lui lo aveva messo da parte, abbandonato, così come avevano fatto tutti gli altri.

Lo strinse più forte tra le braccia, proteggendolo dal freddo con il mantello e cercando di riscaldarlo anche con il contatto fisico.

“Tu non vai da nessuna parte, Ramsay, tu devi stare con me” gli disse. “Hai ragione, sono stato un idiota, quando Lady Sansa mi ha onorato davanti a tutti non ho capito più niente, mi sono comportato come il ragazzino arrogante e spocchioso che ero… ma quando mi sono seduto a quel tavolo ho sentito che tu mi mancavi, che ti volevo seduto accanto a me, che volevo condividere con te quella mia gioia. Perché io voglio condividere tutto con te, le difficoltà e le soddisfazioni, come abbiamo fatto in questi ultimi anni. Io ti voglio con me, ti voglio al mio fianco e mi dispiace se non te l’ho dimostrato abbastanza. Tu mi hai salvato la vita, mi hai fatto sentire importante, io non sarei niente senza di te.”

“Non sono stato io a salvarti la vita, è stata Arya” precisò Ramsay. “Io mi sarei solo fatto ammazzare…”

“Ma ti saresti fatto ammazzare per me, Ramsay” sottolineò Theon in tono grave. “Nessuno lo avrebbe mai fatto e nessun altro lo farà mai.”

Lo abbracciò ancora più stretto, affondandogli una mano tra i capelli scarmigliati e baciandolo, un bacio lungo, appassionato e tenero che travolse Ramsay e gli tolse ogni forza ed energia rimaste; le gambe gli tremarono e si aggrappò a Theon per non cadere nella neve mentre il giovane Greyjoy continuava a baciarlo sulle guance, sulle palpebre, agli angoli della bocca, finché non catturò le sue labbra morbide e continuò a baciarlo profondamente per un tempo infinito. Nessuno dei due sentiva più il freddo, in quel momento.

Theon fece molta fatica a staccarsi da Ramsay, in realtà avrebbe voluto portarlo direttamente nella loro stanza e pazienza se Bran vedeva ogni cosa… ma si costrinse ad aspettare. Ramsay meritava di essere riportato nella sala dei banchetti e fatto sedere al tavolo d’onore degli Stark, meritava che Lady Sansa dicesse davanti a tutti che era anche merito suo se Theon era salvo e se Arya era riuscita ad arrivare in tempo per uccidere il Re della Notte. Glielo doveva.

“Adesso vieni con me, torniamo nella sala dei banchetti e tu siederai al mio fianco al tavolo d’onore” gli disse teneramente, sfiorandogli ancora le lebbra con piccoli baci. “Voglio che tutti sappiano che sei stato tu a salvarmi e che tutti ci vedano insieme, che capiscano quanto siamo legati.”

Oddio, probabilmente già tutta Grande Inverno sapeva che Theon e Ramsay se la intendevano e facevano cose, come aveva detto Rickon, ma Theon voleva ufficializzare la cosa, che ci volete fare?

Ramsay, dopo che Theon l’aveva baciato e stretto in quel modo, aveva perso quel poco che gli rimaneva di capacità di intendere e di volere e quindi, aggrappato a lui e avvolto nel suo mantello, non disse più niente (e questo faceva capire quanto fosse turbato!) e si lasciò condurre dal giovane Greyjoy di nuovo dentro la fortezza di Grande Inverno fino al salone dei banchetti.

Confusamente, il suo unico neurone gli stava comunicando che qualsiasi posto al mondo andava bene, bastava che Theon fosse accanto a lui.

Fine capitolo nono

 

   
 
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