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Autore: Jeremymarsh    22/06/2022    12 recensioni
Nel peggior giorno della sua vita, Kagome ripensa alle leggende che il nonno le raccontava da piccola prima di andare a dormire e alle quali ha smesso da tempo di credere.
È convinta che sia ormai impossibile uscire dal baratro in cui è precipitata all’improvviso, ma non è detto che tutti i mali vengano per nuocere. Un unico evento – per quanto disastroso – ha provocato conseguenze impensabili e ben presto dovrà affidarsi credenze e valori finora ignorati per sopravvivere, lasciando dietro ogni cosa conosciuta.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inu no Taisho, Inuyasha, izayoi, Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon, Soulmate!AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo II: La proposta



“Ma nel suo petto il cuore era pesante e colmo di un dolore complicato, strano e indecifrabile.”

Il vino della solitudine, Irène Némirovsky





I sussurri cominciarono appena uscirono dal folto bosco e imboccarono una delle stradine principali. Nonostante la cosa andasse avanti da a malapena un giorno, Kagome ignorò tutto come se fosse l’abitudine. Non poté evitare, però, di calare lo sguardo non appena notò le orecchie del demone accanto a lei drizzarsi in testa, agitarsi come nel tentativo di comprendere meglio ciò che stavano ascoltando. Kagome immaginò potesse udire tutto molto più chiaramente e le sue gote si imporporarono per la vergogna.

Non importava in quale circostanza si fossero incontrati o chi fosse suo fratello, se davvero il ragazzo era la sua anima gemella, lei non avrebbe mai voluto che ascoltasse tutto ciò che avevano cominciato a dire sul suo conto. Per quanto le loro voci fossero lontane e le arrivassero come un sussurro, Kagome le udiva chiaramente nella sua testa; rimbombavano e le causavano dolore al petto ogni volta che una nuova si aggiungeva alle altre.

“Spostati, non toccarla nemmeno per sbaglio,” una madre sussurrava al figlio. “Non voglio che la sua sfortuna ti sfiori.”

“E pensare che solo una settimana fa le avevo fatto benedire la nascita di Akito,” inveiva un uomo, sputandole ai piedi. “Ho dovuto chiamare immediatamente Kikyo-sama per contrastare qualsiasi maledizione avesse lasciato su mio figlio.”

“Quei poveri genitori sono distrutti,” piangeva un’anziana donna, “e pensare che Hojo era così contento al pensiero di sposarla; ne andava fiero. Ma come avrebbe potuto sapere che l’avrebbe condotto alla morte?”

“Come abbiamo mai potuto considerarla l’erede di Hitomiko-sama? Ha nascosto fino ad oggi la sua vera natura, ma è evidente che è sempre stata una sacerdotessa nera,” continuava la sua amica accanto.

“Quell’Onigumo è l’unico che potrebbe mai sposarla ora,” aggiungeva una terza vecchia. “Avrà ciò che si merita quando farà la fine della prima moglie.”

E mentre Kagome calava il capo dall’imbarazzo, nascondendo le lacrime che le erano inevitabilmente scese sulle guance agli altri ma non all’olfatto fine di un demone, Inuyasha ascoltava tutto scioccato, cercando di controllare la rabbia che tanto odio gli suscitava. Si trattenne dal dirne quattro a quel trio di comari che non avrebbe riconosciuto una sacerdotessa nera nemmeno se avesse maledetto la loro intera discendenza e guardò fisso davanti a lui, preoccupandosi della ragazza.

Strinse i pugni, conficcando gli artigli nei palmi della mano per trattenersi, e continuò a camminare ringhiando sottovoce. Comprendeva anche meglio il rancore di lei, soprattutto dati i risvolti che l’azione di Sesshomaru aveva portato.

Fu colpito dalla cattiveria degli umani che, in quel momento, superava di gran lunga anche quella che i demoni gli avevano sempre riservato. Rifletté che preferiva essere ignorato che sentire certe dicerie sul suo conto. Eppure, quelle lo toccavano comunque nel profondo, non poteva ignorarle, soprattutto non quando doveva sentire delle vecchie arcigne che auguravano la morte della sua anima gemella per mano di un vecchio uomo che aveva già ucciso la prima moglie.

Se poco prima aveva avuto dubbi e l’incertezza si era impossessata di lui mentre pensava a come avrebbe potuto risolvere la situazione, ora si sentiva rinvigorito da una nuova determinazione. Gli era bastato udire alcune delle cose di cui la gente sparlava per avere il quadro della situazione. Aveva rinsaldato il proprio proposito e capito ciò che doveva fare. Suo padre gli aveva detto che avrebbe potuto effettuare riparazioni nel modo che riteneva più opportuno, dopo tutto, e lui aveva compreso quale.

Arrivarono, infine, dopo quella che a entrambi sembrò un’eternità, all’abitazione del capo villaggio, la più vistosa e ricca. Quando l’hanyou vide uscire da essa le sacerdotesse che aveva incontrato poco prima, si rese anche conto di aver perso la concezione del tempo con Kagome. Se le due erano già lì, il loro confronto era durato più di quanto avesse creduto.

Entrambe non lo degnarono di uno sguardo, ma non gli sfuggirono i sorrisetti maliziosi e cattivi che riservarono alla donna accanto a lui; l’invidia e la soddisfazione che provenivano a ondate da loro gli bruciarono le narici, provocandogli l’impulso di starnutire per liberarsi del tanfo.

“Hai coraggio a farti vedere ancora in giro, soprattutto con queste vesti,” disse quella che non si chiamava Kikyo, avendo cura di non farsi sentire da altri. “È una vergogna per noi che siamo vere miko.”

Inuyasha le osservò oltrepassarla vittoriose e altezzose, come se a tutti dovesse essere evidente la loro superiorità, ed essere accolte con gioia dalle stesse persone che avevano infangato Kagome. Un secondo dopo, dallo stesso ingresso, uscì una terza sacerdotessa. Il suo portamento, i lineamenti più maturi e la maggior fiducia che la sua aura emanava rivelarono a Inuyasha che si trattava di quella a capo di tutte. Accanto a lei, l'uomo che Inuyasha aveva tanto cercato.

La donna guardò con indifferenza Kagome, poi si soffermò sulle vesti che quest’ultima ancora indossava. “Tsubasa ha ragione,” mormorò atona, “lavale e riportale al tempio entro questa sera; non ne hai più diritto.” Detto questo, si aggiunse alle sue due allieve nel cercare di confortare gli abitanti destabilizzati dal passare di Kagome, tranquillizzandoli sull’eventuale malaugurio che avrebbe potuto richiamare su di loro.

Inuyasha ringhiò ancora sul punto si abbandonare le buone maniere e suonarne due a quella massa di sciocchi, ma a quel punto non sarebbe stato migliore del fratellastro e avrebbe complicato tutto, deludendo il genitore che lo aveva mandato confidando in lui. Lui era l'unico che credeva fermamente in Inuyasha e conosceva la verità sul suo carattere solitamente burbero e scontroso.

Eppure, a bloccarlo non fu il pensiero del padre né l'idea di provocare un dispiacere alla madre, piuttosto il singhiozzo sommesso proveniente da Kagome che ancora teneva il volto calato.

Il mezzo demone strinse i denti e decise di chiudere la questione il più velocemente possibile. Prima avrebbe lasciato la piazza affollata di ignoranti, meglio sarebbe stato per tutti.

Alzò lo sguardo verso il capo villaggio che lo stava osservando dall’uscio della sua abitazione, in attesa; evidentemente quelle due arpie lo avevano già avvisato con la loro personale versione dei fatti. Inuyasha avrebbe avuto cura di aggiungere i dettagli che mancavano, facendo anche uso del nome di suo padre senz’altro necessario per spaventare tutti quei babbei.

“Va’ a casa,” ordinò infine a Kagome, pur non avendone alcun diritto. Il tono fu più brusco e tagliante di quel che avrebbe voluto, ma in quel momento trovò impossibile controllare la sua furia. “Saprò trovare la tua capanna anche senza di te.”


***



Kagome imboccò la via di casa mantenendo il volto basso e ignorando le lacrime che le rigavano il viso, cadendo sotto il peso di tutti quegli avvenimenti. Dentro di sé era ferita ancora di più dal tono che il demone aveva usato nei suoi confronti dopo aver ascoltato ciò che si diceva sul suo conto. Non lo conosceva, è vero, lo aveva incontrato solo minuti prima, eppure si sentiva tradita: se ciò che aveva provato era la verità, perché l’aveva trattata in quel modo?

Raggiunse la propria abitazione senza fare nemmeno caso a dove metteva i piedi e, una volta entrata, non si annunciò ma si nascose immediatamente dietro il paravento che utilizzavano la notte, stendendosi sul futon che non aveva nemmeno posato da quella mattina. Portò le gambe al petto e si piegò su stessa, soffocando i propri singhiozzi tra le ginocchia. Era arrivata alla conclusione che qualsiasi cosa avesse visto in quegli occhi dorati doveva sicuramente averla sognata. Il tutto probabilmente era uno scherzo della sua mente che cercava una via di fuga da un destino tanto crudele.

Qualsiasi altra cosa sarebbe stata meglio che andare in sposa a Onigumo e, spinta dal proprio dolore, doveva addirittura aver pensato che il primo straniero giunto da loro potesse essere la sua anima gemella. Stava delirando. In quello stato aveva ricordato la leggenda del nonno e si era lasciata influenzare da speranze vane.

La sua famiglia poté solo ascoltare la sua disperazione, percepirla mentre si univa all’aura funesta che aleggiava sulla loro capanna dal giorno precedente. Né il nonno né la madre avrebbero voluto darla in sposa a quell’uomo viscido, ma quale sarebbe stata l’alternativa? Il capo villaggio aveva fatto capire chiaramente che non avrebbero dovuto rifiutare e che, anzi, qualsiasi risposta avrebbero dato la scelta non era davvero loro.

Il nonno, in particolare, se ne faceva una colpa perché stava letteralmente sacrificando Kagome per salvare almeno gli altri membri della famiglia. Che razza di persona poteva definirsi se da lì a breve avesse lasciato che lei sposasse quell’essere, sapendo anche qual era il destino che l’aspettava come sua moglie? Era davvero arrivato a quell’età, sopravvissuto alla moglie e al figlio, per vedere quell’orrendo spettacolo? Gli Dei avevano decretato per lui quella vita, lo avevano condannato a osservare quel declino e anche la morte della nipote a lui tanto cara? Perché, se anche Kagome fosse sopravvissuta a quell’Onigumo, Ichiro era sicuro che sarebbe presto morta nello spirito; già adesso poteva vederne i segni.

L’umore non migliorò nel corso dell'ora successiva e come avrebbe potuto altrimenti, ma quei pensieri funesti furono interrotti improvvisamente da un leggero bussare e da una voce maschile che si annunciava.

L’anziano uomo alzò il volto, sorpreso, dal tè ormai freddo mentre la nuora andava ad accogliere chiunque fosse alla porta. Poco dopo, nella capanna entrò un giovane alto e robusto, folti e lunghi capelli d’argento in mezzo ai quali spiccavano due candide orecchie canine, un’espressione seria e due occhi dorati e determinati; indossava una veste rosso fuoco e sul fianco portava una katana dall’aspetto abbastanza malconcio.

Gli occupanti della dimora lo osservarono per un momento a bocca aperta, non credendo ai propri occhi, ma si ripresero non appena sentirono un’altra persona schiarirsi la voce. Solo allora notarono il capo villaggio accanto a lui.

“Il qui presente è il figlio hanyou dell’Inu-no-Taisho. Per ordine di suo padre è venuto a parlarvi di quanto accaduto ieri.” A nessuno sfuggì il disprezzo con cui calcò la parola hanyou o cercò con lo sguardo la quarta persona che mancava all’appello ed era ancora nascosta dietro il paravento. “Credo sia tutto; lascio a voi le discussioni,” aggiunse infine, prima di voltarsi e lasciare la capanna senza nemmeno l’accenno di un saluto, probabilmente per paura che dilungarsi anche un secondo di più avrebbero potuto portargli sfortuna.

Ichiro scosse la testa, desolato. E dire che in passato lo avrebbe definito un buon amico. “Vi prego di ignorare i modi poco educati del nostro capo villaggio,” parlò, “posso assicurare che non è stato sempre così; c’era un tempo in cui l’educazione era considerata un valore fondamentale.” Detto ciò, si alzò e si inchinò al mezzo demone, facendo cenno al nipote e alla nuora di fare lo stesso.

Inuyasha ricambiò immediatamente poi prese posto dove gli indicava la donna. Non cercò nemmeno con gli occhi Kagome: aveva sentito i suoi singhiozzi mentre si avvicinava all'abitazione e il momento in cui i suoi battiti erano diventati irregolari sentendolo arrivare.

“Kagome, vieni a salutare il nostro ospite,” ordinò ancora l’anziano uomo, il capofamiglia. E solo allora Inuyasha conobbe il nome di quella che era la sua anima gemella. Si rese conto con sgomento che, fino ad allora, non si erano nemmeno presentati.

Poco dopo, volto ancora calato, la ragazza comparve da dietro il paravento. Gli offrì solo un inchino in segno di saluto e, immediatamente dopo, corse ad aiutare la madre a preparare qualcosa da offrire, lasciando il nonno e il fratello a discutere con Inuyasha.

“Bene, ragazzo,” ricominciò Ichiro. “Di cosa vorresti parlarci?” Il capo villaggio aveva fatto riferimento a ciò che era accaduto il giorno prima, ma non aveva idea di cosa potesse volere il Generale delle terre ad Ovest da loro. Non aveva idea di chi fosse colui che aveva ucciso Hojo; lui, come tutto il resto degli abitanti, non aveva avuto modo di vederlo e ciò aveva anche contribuito ad aumentare le voci sulla colpevolezza di Kagome. C’era anche chi diceva che non esisteva alcun demone. Potevano essere collegate le due cose?

“Se non le dispiace, vorrei aspettare che anche sua figlia e sua nipote possano partecipare alla conversazione visto che riguarda l’intera famiglia,” rispose educatamente Inuyasha, cercando di fare una buona impressione, ma agitato per ciò che stava per fare.

Ichiro lo osservò con occhio critico, notando la sua postura e i modi, apprezzando il fatto che non facesse un vanto della sua posizione superiore in quanto figlio di un Comandante di quel calibro e anche ricordando che non si era lasciato scalfire dalle parole offensive del capo villaggio.

Il silenzio scese nella capanna dopo che l’uomo ebbe annuito, spezzato solo dai rumori che provenivano dalle due donne e la tensione aumentò inevitabilmente. Quando infine anche Kagome e la madre si unirono ai tre, Inuyasha non poté non notare il modo in cui la ragazza evitava il suo sguardo e faceva finta di non averlo mai visto prima.

La cosa gli diede immensamente fastidio e lo portò a chiedersi cosa avesse fatto per meritare quel comportamento. Era vero che il loro primo incontro non era andato nei migliori dei modi, ma pensava almeno avesse capito che lui non avesse nulla a che fare con ciò che era accaduto. In ogni caso, quell’atteggiamento non sarebbe potuto continuare per sempre, non se voleva che tutti i suoi piani si realizzassero.

“Presumo che sua nipote le abbia già detto del nostro incontro poco fa e del motivo per cui sono giunto al vostro villaggio,” proclamò, prevedendo il suono strozzato che provenne da Kagome un attimo dopo. Lei alzò il viso per un attimo, sorpresa e tutta rossa, ma lo riabbassò non appena incontrò lo sguardo determinato di Inuyasha.

Gli altri tre componenti della famiglia si voltarono a guardarla ugualmente sorpresi. “Cos’è questa storia, Kagome?” volle sapere il nonno.

“Ho incontrato il figlio del Generale mentre ero fuori a raccogliere erbe. Mi ha detto che il padre vuole offrire riparazioni per ciò che è accaduto,” spiegò debolmente, non aggiungendo, però, che aveva evitato di farne parola perché non credeva che lo avrebbe mai rivisto. Infatti, era stata convinta che dopo aver sentito le dicerie sul suo conto non si sarebbe presentato alla loro capanna.

“E perché mai il Generale vorrebbe offrire riparazioni alla nostra famiglia per la morte di Hojo? Perché dovrebbe sapere di ciò che accade qui?”

“Vede,” cominciò Inuyasha, girandosi verso l’uomo dal quale, fortunatamente, sentiva provenire un’aura ancora calma e tranquilla, totalmente opposta a quella del capo villaggio e degli altri abitanti. Si chiese anche se suo padre fosse al corrente di quel tipo di atteggiamenti in un insediamento tanto vicino al confine. O, forse, Toga ne era ben consapevole e lo aveva mandato apposta per evitare che la situazione degenerasse. “Siamo venuti a conoscenza solo questa mattina di ciò che mio fratello maggiore ha fatto e ci rincresce sapere di ciò che le sue azioni sconsiderate hanno causato. Mio fratello Sesshomaru,” aggiunse sforzandosi di non utilizzare la parola ‘fratellastro’ e di non calcare la sostituta con odio per mantenere le apparenze, “è il demone responsabile della morte del giovane Hojo. Sua nipote ha riconosciuto subito il nostro legame di sangue grazie ai colori identici.”

Un sussulto provenne dalla madre della ragazza, mentre il ragazzino lo guardava a bocca aperta e il vecchio con occhio critico.

“Quindi che vuole fare tuo padre?” continuò Ichiro, per nulla colpito dalle parole di circostanza o dalla rivelazione. “Provare a questo villaggio di ignoranti che un demone sanguinario ha davvero ucciso senza vergogna quel povero ragazzo e che mia nipote non c’entra assolutamente nulla con l’accaduto? Come intende ripagare all’onta che è scesa su di lei o alla perdita di quella famiglia?” Le sue parole erano dure, ma l’uomo voleva far capire che nessun oro o discorso preparato avrebbe potuto ripagare loro dei torti subiti. Non se Kagome era ora costretta a sposare Onigumo nello stesso giorno in cui sarebbe dovuta diventare la moglie di Hojo.

Inuyasha fu colpito da tale durezza, ma si riprese immediatamente dopo aver fatto un cenno con il capo. “Capisco il suo discorso, signore, e per questo che-”

Ichiro lo interruppe. “Lo capisci? Cosa capisci esattamente? Lo sai che ne sarà di lei nel giro di un paio di giorni per ciò che tuo fratello ha fatto probabilmente per semplice divertimento? Le tue orecchie sono solo per decorazione o hai avuto modo di ascoltare ciò che vanno dicendo sul suo conto? Per anni si è allenata per mettere a disposizione di ogni membro di questa comunità il proprio potere spirituale, senza mostrare un minimo di egoismo e sacrificando ogni secondo del suo tempo. E cos’ha ricevuto in cambio? Nel momento del bisogno tutti le si sono rivoltati contro; forse per invidia e gelosia o influenzate dalla cattiveria di alcuni di loro, non lo so. Il fatto è che quando aveva bisogno di loro è stata condannata e sono costretto a darla in sposa a un uomo che ha già ucciso la sua prima moglie per salvare almeno mia nuora e mio nipote. Credi che qualsiasi offerta tuo padre avesse in mente quando ti ha mandato qui possa diminuire il peso che porto sul petto o rendere più felice il futuro di Kagome ora che ogni sua speranza è andata in frantumi?” La voce era carica di scetticismo e gli occhi si era ridotti a due fessure durante tutto il discorso. “Ti prego di capirmi e di non fare a caso all’animosità delle mie parole perché è dovuta solo agli ultimi e inattesi sviluppi che hanno inasprito il mio animo e non a una maleducazione da parte mia. Però, devo chiederti di lasciare questa capanna e non tornare se l’unica cosa che hai da offrire è un po’ di oro per alleggerire le vostre coscienze sporche.” Detto questo, abbassò lo sguardo sulla tazza di tè di fronte a sé e prese un lungo sorso.

Invece di essere scoraggiato da un discorso del genere, Inuyasha guardò stupito l’anziano uomo, sentendo nel suo tono, anche nella sua aura, tutto il dolore che quelle circostanze gli avevano portato, ma soprattutto tanto senso di colpa per il destino di Kagome. Gli altri membri della famiglia non fiatarono, ma avevano tutti e tre gli occhi colmi di lacrime; Inuyasha era convinto che anche il nonno stesse facendo uno sforzo immenso per non crollare davanti a lui.

“A dire il vero, signor Ichiro, credo proprio di essere in grado di offrire qualcosa che possa alleggerire il peso che porta sul petto e offrire a sua nipote una prospettiva di vita migliore di quella che ha adesso. Non posso ridarle ciò che ha perso, ma qualcosa di meglio sicuramente,” parlò sicuro e per nulla intimidito.

Kagome alzò gli occhi lucidi su di lui, guardandolo davvero per la prima volta da quando era arrivato. Quel demone la lasciava senza parole: incrociando il suo sguardo sentiva nuovamente la connessione che aveva percepito solo qualche ora prima, come a volerle dire che non era frutto di un delirio, che era davvero la sua anima gemella. Tuttavia, il terrore che si potesse illudere e non riuscire davvero a scappare dal suo destino crudele le aveva fatto voltare il viso, ignorandolo per tutto il tempo. Ma ora, dopo quelle parole, le tornava un briciolo di speranza. Cosa mai voleva dire?

“Spiegati, giovanotto.”

“È semplice, davvero. Le chiedo la mano di sua nipote e il permesso per portarla con me a Ovest. Ho avuto modo di osservare questo villaggio e la gente che lo abita e non so com’era la vita qui prima di qualche giorno fa, ma non credo sia il luogo adatto a lei. Se me lo permette, le offrirò una vita più degna e cercherò anche la migliore figura spirituale che possa aiutarla a portare a termine il suo addestramento da sacerdotessa visto che, come mi è parso di capire, è stato interrotto.” Mentre parlava, all’esterno Inuyasha appariva completamente sicuro di sé, ma dentro era roso dall’incertezza. Era consapevole che Kagome poteva anche non volerlo sposare, esserne disgustata a causa della sua natura, ma era la migliore possibilità che aveva per scappare da questo villaggio e da un uomo che le avrebbe reso la vita un inferno.

In realtà, Inuyasha aveva intenzione di lasciarla libera di decidere, consentirle di scegliere il percorso che avrebbe preferito. Era una possibilità che lo faceva soffrire perché, pur conoscendola appena, il solo fatto che lei fosse la sua anima gemella lo aveva inevitabilmente legato a lei; avrebbe voluto avere il tempo necessario a conoscerla e approfondire il loro legame, così come avevano fatto i suoi genitori e come lui mai aveva immaginato di fare prima d’ora. Tuttavia, non sapeva quali erano i suoi pensieri, non capiva se lei sentisse la stessa forza che spingeva lui verso di lei o se solo lo accettasse come suo predestinato. E per quanto l’opzione non lo rendesse felice, era disposto a tutto pur di allontanarla da quel tipo di cui aveva sentito parlare; non l’aveva trovata solo per perderla in quel modo.

Con la coda dell’occhio vide Kagome continuare a osservarlo, stupita, gli occhi ancora colmi di lacrime che lui non sapeva come interpretare – la disgustava davvero l’idea di sposarlo? Avrebbe preferito rimanere con quell’uomo crudele perché umano? –, ma mantenne lo sguardo puntato sul nonno che avrebbe avuto l’ultima parola.

“Vuoi mia nipote in sposa perché credi che altrimenti nessuno potrebbe accettarti per quello che sei?” gli chiese l’anziano, più diretto che mai e senza lasciar cadere la sua maschera dura.

“Non mi permetterei mai di essere così meschino. Posso comprendere che essere in parte imparentato con il demone che vi ha causato tanti guai mi pone in una posizione di svantaggio, ma posso prometterle che desidero il meglio per lei nonostante l’abbia conosciuta solo oggi.” Volse un mezzo sorriso alla ragazza nel tentativo di rassicurarla mentre lo diceva. “Sono rimasto allibito dalle voci che circolano e so che questa è la soluzione migliore. È vero che il nostro castello è abitato principalmente da demoni e che alcuni potrebbero non accettare la sua presenza, così come non hanno mai accettato la mia o quella di mia madre, anch'ella umana, però posso garantirle che la sua sicurezza sarà sempre assicurata, cosa che non posso dire, invece, se rimanesse qui. Mi corregga se sbaglio. Inoltre, sono sicuro che non ci sia bisogno di aggiungere nulla sull’opinione che mio padre potrebbe avere sulla nostra unione.”

“Certo che no, giovanotto, altrimenti tu non ti troveresti nemmeno qui con noi,” convenne Ichiro. Inuyasha annuì.

“Caro,” parlò per la prima volta la madre di Kagome. L’hanyou si voltò verso di lei e la osservò: era una donna ancora abbastanza giovane e bella, che condivideva molti tratti con la figlia, ma la cosa che lo colpì maggiormente fu il sorriso sincero che gli riservò, uno di quelli che aveva visto solo sulle labbra di sua madre. Aveva anche lei le guance rigate e gli occhi ancora lucidi, ciò nonostante, incrociò il suo sguardo con quanta più fierezza potesse. “La tua è una proposta onorevole e mi commuove sapere che saresti disposto a salvarla, ma avrai sicuramente saputo che abbiamo già promesso la mano di Kagome al signor Onigumo.”

“Basta così, Kaori,” la interruppe secco Ichiro, “sai anche tu il motivo per cui abbiamo accettato.”

“Sì, papà, ma non vorrai mica venire meno alla parola data?” chiese, preoccupata.

Ichiro, in tutta risposta, continuò a guardare serio Inuyasha, scrutandolo e cercando di capirlo. Percepiva provenire da lui qualcosa a cui non sapeva dare nome, qualcosa che lo collegava alla nipote… e chi era lui per spezzare quel legame, qualunque cosa fosse? Non poteva sapere con certezza se i suoi sospetti erano fondati – la sua forza spirituale era sempre stata minima e gli permetteva solo di avvertire appena certe cose, non vederle appieno –, ma non avrebbe buttato al vento questa possibilità di felicità per Kagome né la sua via di fuga.

“Le cose stanno così, ragazzo,” si rivolse a Inuyasha. “Accetterò che tu prenda in sposa Kagome a due condizioni. Devi ripagare quest’uomo di qualsiasi cosa abbia messo a disposizione per il matrimonio, come d’altronde credo tu abbia già fatto con la famiglia di Hojo, e soprattutto, devi portare via Kagome questa sera stessa.”

A quell’ultima richiesta tutti lo guardarono a bocca aperta.

“Ne è sicuro?” chiese Inuyasha. “Vuole affidarla a me anche se non siamo nemmeno sposati e pur sapendo cosa sono?”

“So leggere le persone, ragazzo, e finora ho avuto poche delusioni. Sapevo che Hojo sarebbe stato un buon partito per mia nipote perché era una brava persona, come so che quell’Onigumo porta solo guai. Ma non starò qui a spiegarti le dinamiche di un villaggio e il motivo per cui mi sono ritrovato costretto a dargli Kagome. Tuttavia, sento qualcosa di ancora più positivo provenire da te e so che sto facendo la scelta giusta. Sta a te ora trattarla nel modo più consono e so che non te ne approfitterai, ma la porterai in salvo il prima possibile.” Inuyasha annuì. “Per quanto riguarda la seconda cosa, non mi mettere allo stesso livello di certe persone. Per quanto in passato abbia avuto idee contrastanti, vivere al confine con le terre di tuo padre, conoscere alcune delle sue imprese e la sua storia, mi ha aperto gli occhi. Se fossi spaventato all’idea di ciò che un mezzo demone è in grado di fare o delle voci sulla loro presunta instabilità non avrei mai accettato e non ti avrei nemmeno fatto entrare in questa capanna.”

“Certo, lo capisco,” annuì ancora Inuyasha. “E accetto entrambe le condizioni.”

“Ma, nonno!” sbottò Kagome, parlando per la prima volta. “Come puoi chiedermi una cosa del genere?” domandò con nuove lacrime a rigarle il volto. E in quel momento, anche solo per un secondo, Inuyasha ebbe la conferma che la ragazza trovasse disgustoso il solo pensiero di sposarlo. Però, le sue successive parole lo contraddissero del tutto. “Come puoi chiedermi di lasciarvi tutti qui, da soli, in balia di quella gente?” esclamò puntando il dito verso l’esterno. “Vi trovate in questa situazione per colpa mia e non sappiamo cosa potrebbe farvi Onigumo appena saprà che sono scappata; l’intero villaggio vi si rivolterebbe contro. È un uomo violento, nonno,” continuò, aggrappandosi alla sua veste e guardandolo con occhi imploranti. “Non potrei mai abbandonarvi sapendo che potrebbe accadervi qualcosa di terribile.”

Ichiro le carezzò amorevolmente una guancia con la mano rugosa, asciugandole contemporaneamente le lacrime. “Tesoro, abbi fiducia in me. Sarò in grado di difendere la mia famiglia, ma dammi la possibilità di proteggere anche te e rimediare alla codardia che ho dimostrato ieri accettando la proposta di quel vile. Proprio perché so che è violento non potrei mai sopravvivere al pensiero di te nelle sue grinfie.” Detto ciò, la strinse forte a sé, lasciando che lei sfogasse il proprio dolore sul suo petto.

Inuyasha distolse lo sguardo, avendo la sensazione di star assistendo a qualcosa di troppo personale. Le sue orecchie non gli impedirono comunque di ascoltare le successive parole mormorate. “Ti prometto che saremo al sicuro; penseranno tutti tu sia scappata. Ma non ti toglierò anche questa volta la possibilità di scegliere: se non vuoi partire con Inuyasha, rifiuterò la sua offerta, anche se l’alternativa è darti a Onigumo.”

Il cuore del mezzo demone perse un paio di battiti mentre aspettava cos’altro avesse da dire.

Sentì Kagome tirare su con il naso e poi il suono attutito della sua risposta. “No, nonno, no, grazie per avermelo chiesto, ma accetto la tua decisione. Andrò via con Inuyasha. Ma promettimi… promettimi che ci rivedremo, che vi salverete.”

A quel punto, in parte rincuorato dalla risposta decisa di lei, Inuyasha si intromise. “Se posso permettermi, a questo proposito vorrei aggiungere la mia.” L’anziano gli fece segno di proseguire. “Credo anch’io che questo non sia più il luogo adatto a voi e so che, probabilmente, sarà difficile lasciare il posto in cui siete cresciuti tutti, ma vorrei tornare a prendervi una volta che Kagome sarà al sicuro con i miei genitori.”

La madre di Kagome sussultò. “Non vorrai mica dire…”

“Sì, signora, assolutamente. Quando sono partito mio padre mi ha chiesto di fare tutto ciò che ritenevo possibile per ripagare il torto subito e, lo ammetto, non avrei mai immaginato di trovare questo…” figurarsi poi la propria anima gemella. “Quindi sono sicuro che sarebbe d’accordo con la mia decisione. Anche voi siete in pericolo, soprattutto una volta che si verrà a sapere che Kagome è scomparsa. Dovete pensare a voi e al bambino,” aggiunse indicando Sota.

Ichiro fu colpito da quell’offerta; non aveva messo in conto quell’evenienza ed era stato sincero quando aveva detto che avrebbe protetto la propria famiglia. Tuttavia, si rendeva conto che la proposta era allettante. Con l’aiuto di Inuyasha avrebbero potuto trovare facilmente un luogo più adatto a vivere, uno dove ricominciare a offrire anche a Sota una prospettiva migliore.

“E sia, ragazzo, se ci assicuri che non sarà troppo problematico per te, accetteremo volentieri; sarei uno sciocco a rifiutare,” affermò, mentre la nuora, accanto a lui, annuiva d’accordo. “Questa notte, quando il sole sarà calato ormai da un pezzo e nessuno più sarà in giro, ritornerai da noi. Nel frattempo, vorrei che tu facessi finta di aver lasciato per sempre il villaggio, avendo cura di farti vedere da più di una persona.”

“Certo, lo avrei fatto comunque. È la mossa più saggia. Se nessuno mi vedesse andar via, potrebbero poi collegare a me l’assenza di Kagome. Sarà già tutto molto sospetto, questo mi sembra il minimo. Tornerò a notte fonda e la porterò via. Con i miei sensi e la mia velocità non corriamo rischi. Per l’alba potrete stare sicuri che saremo al castello. E nel giro di un paio di giorni sarò di ritorno per prelevarvi,” assicurò ancora.

L’anziano uomo allungo le mani e, senza troppe cerimonie, afferrò impavido quella artigliata di Inuyasha. La strinse tra le sue e poi lo guardò fisso, pieno di speranza, ma anche più serio che mai, facendogli capire l’importanza del momento. “So che non è una coincidenza il tuo arrivo in questo villaggio proprio oggi; sono pronto a scommettere che il destino ci abbia messo il suo zampino. Ma sappi che ciò che ti sto affidando vale più della mia vita stessa: i miei nipoti sono ciò che di più importante ho e, dopo la morte di mio figlio, non potrei superare un’altra perdita del genere. Quindi ti prego di perdonare il mio atto di codardia e di aiutarmi a riparare ai miei errori. Ti affido Kagome sapendo che nelle tue mani sarà al sicuro.” Kagome, che nel frattempo non si era allontanata, gli strinse il braccio nel sentire quelle parole.

“Ha la mia parola, signore, che farò tesoro di ciò che mi sta affidando e ringrazierò il destino che mi ha portato su questa via.” Inuyasha avrebbe ancora dato la possibilità a Kagome di scegliere la propria strada e aveva mille dubbi sul modo in cui lei aveva accettato di partire con lui. Intanto, però, l’avrebbe portata via dal villaggio e non avrebbe lasciato che cadesse nelle mani sbagliate.



N/A: Buongiorno e bentornati alla rubrica degli sproloqui di Jeremy 🤣.

Siamo al secondo capitolo ma già c'è un importante sviluppo: avevo contemplato l'idea di finire il capitolo con la proposta di Inuyasha ma sarebbe stato poi troppo piccolo per i miei standard e non avrebbe avuto lo stesso effetto. Comunque, se sono riuscita a sorprendervi, mi fa piacere lo stesso!
Cosa succederà adesso? E cosa starà pensando Kagome? Diciamo che vi ho mostrato più i pensieri di Inuyasha sulla questione e sapete già cosa gli frulla per la testa a riguardo, ma nel prossimo potrete scoprire un po' di più. Tenete sempre a mente, però, che siamo ancora all'inizio.

Un ultimo plauso al caro nonnino perché sì; mi è piaciuto scriverlo in questo modo, per una volta dalla parte di Inuyasha e non in conflitto. Non sarà l'ultima volta che lo vedrete e, chissà, potrebbe diventare anche il vostro preferito 😉.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e grazie a coloro che vorranno farmelo sapere. Un abbraccio e a prestissimo! 💕


   
 
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