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Autore: ElfaNike    26/06/2022    0 recensioni
Ormai la scuola è finita e Hiro si è diplomato. Per festeggiare, Tadashi lo porta con sé in vacanza su un'isola esotica, dove incontrano due sorelle così diverse da loro. Ma diverse davvero?
L'atmosfera magica delle notti d'estate porta a galla drammi segreti e ferite nascoste, e aiuta a guarire...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiro Hamada, Sorpresa, Tadashi Hamada
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mattino dopo Tadashi fu svegliato da un Hiro decisamente su di giri. Aveva finalmente dormito bene, si era svegliato a metà mattinata e aveva aspettato il fratello fino quasi all’ora di pranzo, poi si era stufato.
-Dai, Tadashi! Sono sicuro che ci hanno rubato il posto in spiaggia!- brontolò scuotendo il materasso e tutto il letto.
Il ragazzo si alzò strizzando gli occhi: una bottiglia da trentatré non bastava certo a metterlo fuori gioco, però aveva conciliato un sonno profondo e ristoratore e lui ne aveva approfittato per riposarsi davvero, una buona volta.
Si mise il berretto e seguì in spiaggia il fratello, salvo scoprire che il loro posto era stato effettivamente preso da qualcun altro.
Hiro sbuffò rumorosamente, ma Tadashi sorrise: -Dai, siamo venuti al mare tutti i giorni. Oggi visitiamo un po’ il paese.-
Il ragazzino sbuffò di nuovo, ma lo seguì per le vie luminose sotto il sole del mezzogiorno. In realtà Tadashi era poco interessato alle bellezze locali: inconsciamente aspettava solo l’ora di cena, e di andare al ristorante di Nani.
Mentre stavano seduti sotto esotiche piante dalle larghe foglie ombrose, ai ragazzi saltò all’occhio un manifesto che pubblicizzava lo spettacolo di danze hawaiane che si sarebbe tenuto di lì alla fine della settimana.
-È lo spettacolo di Lilo.- commentò Hiro guardando la foto in bianco e nero tutta sgranata sulla carta giallo stinto -Eccola qui, in mezzo alle altre bambine.-
-Sarebbe carino andare a vederla.- propose il fratello, ma Hiro scosse la testa.
-Dobbiamo controllare che non coincida con il nostro volo di ritorno.-
-Be’, nel caso possiamo rimandare il rientro di qualche giorno.-
Hiro inarcò le sopracciglia: -Ma dai? E il tuo progetto per salvare il mondo che hai lasciato alla scuola di nerd?-
-Sta andando bene, non sono due giorni in più qui che mi faranno saltare il programma.-
Il ragazzino lo soppesò con uno sguardo diffidente, poi alzò le spalle e concluse il discorso con un neutro: -Vediamo.-
 
Il bello di svegliarsi all’ora di pranzo è che, rispetto a una giornata completa, l’ora di cena arriva decisamente più in fretta.
Tadashi e Hiro arrivarono al loro tavolo che Lilo era già lì. Li aspettava con il libro dei disegni aperto e scriveva e colorava ballerine con gonnelline in paglia verde e collane di fiori voluminosi.
-Il tuo spettacolo si avvicina, eh?- chiese Tadashi allegro.
-Sì. Voi verrete a vedermi assieme a Nani?-
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata e Hiro rispose: -Dobbiamo vedere quando abbiamo il volo di ritorno.-
-Ah sì. Tutti i turisti hanno questo problema.- Lilo tornò a guardare i suoi disegni e non aggiunse niente.
Fu una reazione repentina che portò Tadashi a passare tutta la serata a chiedersi se non l’avessero offesa, mentre Hiro non sembrava molto toccato dal problema.
In un momento di pausa tra portate e discorsi, al ragazzo cadde l’occhio sul proprietario del ristorante che parlottava con aria corrucciata con delle cameriere. Non sembrava avercela con qualcuno in particolare, ma data la situazione sperò fortemente che Nani non c’entrasse.
Quella sera Lilo resse bene alla stanchezza e anche Hiro, che aveva scaricato tutto lo stress delle ultime settimane la notte passata, non sembrava particolarmente insonnolito. Vista la promettente vivacità, Tadashi portò i due in un supermercato 24/7 e fecero il pieno di popcorn, vaschette di gelato, patatine e bibite gassate, poi andarono ad aspettare Nani fuori dal ristorante.
Quando lei li raggiunse, i quattro andarono insieme all’hotel. Hiro estrasse trionfalmente l’ultimo modello di console nuova fiammante dalla sua valigia e la mostrò tutta lucida e brillante alle due ragazze, che la guardarono con tanto d’occhi. Lui la collegò alla televisione ai piedi dei due letti, che furono accostati, e i quattro si accomodarono sul morbido a gambe incrociate e controller alla mano. Tadashi e Hiro si lanciarono in battaglie accanitissime, Lilo guardava quei personaggi esotici ridisegnandoli alla sua maniera sul suo quaderno, mentre Nani aveva appoggiato la schiena ai cuscini contro la parete e li guardava divertirsi mangiando il gelato direttamente dalla vaschetta.
Poi Lilo cedette alla stanchezza e si accoccolò in un angolino di letto, contro il fianco della sorella, che la coprì con un lembo del lenzuolo e le accarezzò il braccino per un po’. Hiro, invece, si era lanciato in una partita in modalità unico giocatore e Tadashi l’aveva lasciato fare, seduto anche lui con la schiena al muro accanto a Nani mentre gli dava consigli.
-Non ho mai capito come questi giochi possano avere tanto successo.- commentò ridendo Nani, guardando Hiro che si scaldava per ogni intoppo.
-Hai mai provato a giocare?- le chiese Tadashi. Quando lei negò, lui le tese uno dei due controller: -E allora non potrai mai capire. Dai, prova.-
Hiro cedette il posto e passò il suo controller al fratello. I due giovani si sedettero per terra in fondo al letto mentre lui si sdraiava di traverso sui materassi morbidi dietro di loro, guardandoli giocare.
Tadashi mostrò a Nani come funzionavano i giochi di combattimento, e quelli di gare di corsa. Non riuscì ad appassionarla ai giochi di ruolo, perché lei non aveva i riflessi per combattere i mostri che spuntavano a caso dall’erba alta. Dopo quasi un’ora sentirono un leggero russare, e stortando il collo videro con la coda dell’occhio che Hiro si era addormentato dietro di loro.
-A quanto pare gioco in maniera decisamente noiosa.- commentò Nani.
Tadashi rise: -Assolutamente no. Sei solo inesperta: vedrai che non un po’ di pratica diventerai brava anche tu.-
Nani strinse le spalle, posò il controller e si alzò, andando in balcone. Si appoggiò con i gomiti alla ringhiera, e Tadashi andò a raggiungerla: -Tutto bene?-
-Oggi hanno chiamato a casa.- spiegò lei -Dopodomani viene l’assistente sociale per vedere se Lilo sta bene e come io mi comporto.-
-Sei preoccupata?-
-Come tutte le volte. La casa è un disastro, in questo momento. La lavatrice ha smesso di funzionare e se voglio lavare i piatti e la biancheria devo lasciar perdere i pavimenti. Non so come facesse la mamma.-
-Tua madre lavorava?-
Lei si strinse nelle spalle: -Importa? Io lavoro solo la sera, ho tutto il giorno a disposizione. Ma a quanto pare non basta. O non basto io.-
Il ragazzo allungò la mano, fermandosi a metà. Lei lo guardò perplessa e lui gliela posò sulla spalla: -Tu sei più che abbastanza, Nani. Non hai motivo di preoccuparti.-
Lei rise senza crederci, e lui continuò: -Se ti serve, domani possiamo venire ad aiutarti...-
Nani rise di nuovo: -Non allargarti troppo, turista.-
-Non sto scherzando. Posso capire la paura di perdere tua sorella. Noi siamo fortunati, abbiamo zia Cass che si occupa sempre di tutto. Ma se tu hai problemi di qualsiasi tipo puoi contare su di noi.-
-Ti ringrazio, ma posso cavarmela da sola.- Nani drizzò la schiena con orgoglio -Sono io che mi devo occupare di Lilo, e comunque voi tra una settimana sarete di nuovo a casa vostra. Non mi faccio illusioni.-
Tadashi annuì: -Hai ragione. Scusami se ti ho offesa in qualche modo.-
Lei fece un cenno con la mano con noncuranza: -Comunque direi che è ora che io vada. Grazie per tutta la compagnia che fate a Lilo.- e si diresse dentro.
Tadashi la seguì con uno slancio: -Nani...-
Lei si fermò e si girò, salvo trovarselo a pochi centimetri dal volto: -Hai bisogno?-
Lui deglutì, non aspettandosi di finirle così vicino. Deglutendo per riprendere il controllo, il ragazzo chiese: -Ci vediamo domani?-
-Al ristorante, di sicuro.- fece lei, allontanandosi di un passo. Poi si girò e andò a prendere in braccio sua sorella.
Come la sera precedente, Tadashi le aprì la porta e si fece da parte per farla passare.
Lei si fermò un attimo sulla soglia, voltò la testa verso di lui e lo guardò fisso: -Grazie per la serata, in ogni caso.-
Lui salutò con la mano e la guardò allontanarsi, prima di tornare in camera con la mente completamente sottosopra.
 
Il giorno seguente i due fratelli si riappropriarono del loro pezzettino di spiaggia. Tadashi si rese conto, con una certa sorpresa, che zia Cass non aveva tutti i torti: passare due settimane lì li stava davvero rilassando.
Nel primo pomeriggio, Hiro si era allontanato per buttare della spazzatura: la quantità di gente alla spiaggia era incredibile e tutti i cestini nei paraggi erano stracolmi. Quando trovò un cestino disponibile aveva superato il lungomare e si era addentrato nella cittadella. Soddisfatto del suo operato, si voltò per tornare dal fratello, quando degli strilli acutissimi lo fecero voltare di scatto: un gruppo di bambine stava litigando violentemente una decina di metri più in là.
Hiro non si riteneva interessato alle femmine, tantomeno se troppo piccole, ma una voce che ripeteva ‘Lasciala! Lasciala!’ gli impedì di allontanarsi con le mani nelle tasche.
Il ragazzino si voltò e corse verso le bambine: Lilo era in mezzo a loro e stava strattonando una bambola di cui una ragazzina dai ricci rossi cercava di appropriarsi.
-Dai, è solo per una seduta di bellezza! Solo cinque minuti!- urlava lei.
-Non se ne parla! A Scrump non piacciono le sedute di bellezza! È malata!- si difendeva Lilo.
Hiro piombò nel gruppetto in quel momento: -Cosa succede!?-
Le bambinette lo guardarono infastidite, probabilmente chiedendosi come mai i loro affari interessassero a un turista.
-Niente... niente.- dissero mettendo le mani dietro la schiena.
-Allora perché sentivo urlare?-
-Niente, non è successo niente.- le bambine si allontanarono -Arrivederci, signore.-
Quando furono lasciati soli, Hiro mise una mano sulla spalla a Lilo, e le chiese con dolcezza: -Stai bene, Lilo?-
Ma lei se lo scrollò di dosso con un movimento secco: -Ma perché non mi lasciate tutti stare?- urlò, e se ne andò battendo i piedi.
Hiro la seguì: -Ma dai! Mi sembrava avessi bisogno di aiuto, tutto qui.-
-Con le mie amichette posso cavarmela da sola.-
-Quattro contro una?- rise Hiro -Non mi è sembrato, in tutta sincerità.-
-Allora non capisci niente.-
Hiro non si fece destabilizzare: -Ho fatto quello che fanno gli amici. Anche se non capisco niente.-
Lilo si fermò e lo guardò perplessa: -Siamo amici?-
-Considerando che ceniamo assieme tutte le sere...- Hiro sorrise e si voltò verso la spiaggia -Però se non sei convinta me ne vado... come desideri tu.-
-No!- urlò allora la bambina, correndo a fermarlo -Non andare via anche tu!-
Hiro sorrise trionfante e obbedì. I due andarono a sedersi sotto un albero ombroso.
-Adesso mi spieghi perché ce l’hanno con te?- chiese Hiro.
-Mertle Edmonds mi ha chiamata strana, alla lezione di danza. E io l’ho picchiata.-
-L’hai... picchiata?- Hiro si immaginò con sorprendente facilità la bambina rispondere violentemente agli insulti dell’altra quattrocchi.
-Poi sono venute a prendere Scrump. Dicono che è brutta, e che ha bisogno di una seduta di bellezza. Ma Scrump è malata, non può andare o peggiora e poi devo operarla.-
Hiro annuì comprensivo, senza dire niente.
-Odio quando mi chiamano ‘strana’.- concluse Lilo, affondando il mento fra le ginocchia raccolte.
Hiro sospirò. Dopo un po’ disse: -Anche a me è successo. È il motivo per cui siamo venuti qui.- confessò.
-Sei venuto qui perché ti hanno chiamato strano?- domandò Lilo. Francamente, faceva fatica a vedere il nesso.
Il ragazzino sospirò e spiegò: -Quest’anno mi sono diplomato alle superiori.-
-Cosa vuol dire?-
-Che a tredici anni ho fatto quello che fanno quelli di diciotto anni. I miei compagni di scuola superiore non l’hanno presa bene. Gli scherzi non erano una novità quando ero in classe.-
-Ti facevano gli scherzi perché sei bravo?-
Hiro annuì. Continuò: -Per mio fratello e mia zia ho raggiunto un ‘grande traguardo’. In realtà per me è stata una liberazione. I professori chiedevano sempre cose banali, e i miei compagni si arrabbiavano quando a me riuscivano subito. Non sopportavo nessuno, a scuola: i professori mi trattavano come un alieno, i miei compagni come un mostro. D’intelligenza, ma pur sempre un mostro.-
Lilo annuì comprensiva: -Come succede a Scrump!- esclamò.
Hiro sorrise: -Come succede a Scrump. Solo che nessuno è mai venuto a impedire che mi facessero una ‘seduta di bellezza’, come invece è successo oggi a lei.-
Lilo studiò quello che Hiro le aveva appena raccontato, ed esclamò infine: -Quindi sei intelligente!- Hiro si sentì leggermente offeso dal tono sinceramente sorpreso della bambina.
-Ammetto che quando parlo con te non ne sono così sicuro. Parli di un sacco di cose che non conosco.- concesse lui. Non le disse che in realtà la maggior parte delle volte la ascoltava con un orecchio solo.
-Quindi sono intelligente anch’io?- chiese speranzosa la bambina.
-Più di quelle gallinelle di sicuro.- commentò placidamente Hiro.
-Hiro! Ecco dov’eri finito!- Tadashi comparve dal nulla -Ti ho cercato dappertutto, non tornavi più! Oh, ciao Lilo! Come stai? Cosa fai qui?-
Hiro e Lilo si scambiarono un’occhiata e stabilirono un’intesa.
-Niente. Stavamo chiacchierando.- rispose con una bella faccia tosta Hiro.
-Be’, visto che siete qui... vi andrebbe un gelato? Ce lo andiamo a mangiare alla spiaggia, vi va?-
I due annuirono contenti, e seguirono Tadashi verso il gelataio più vicino.
Lilo fece loro compagnia per il gelato e anche dopo, ma decise di tornare a casa quando i due ragazzi le proposero il bagno: aveva già fatto danza e ora era necessario che rientrasse per praticare qualche formula vudu che aveva letto in un suo libro.
I due ragazzi la salutarono senza parole, come al solito, e come al solito, quando lei fu sparita, risero insieme per la sorpresa che quella bambina rappresentava nella sua interezza.
Quando arrivarono a sera, Lilo li aspettava già al tavolo, mentre Nani serviva le portate con aria assorta.
-C’è qualcosa che non va?- chiese Tadashi alla bambina, guardando la ragazza vagare per il dehors.
-Dice che la casa è ancora un disastro.- commentò lei disegnando -E che in una giornata non è riuscita a finire tutto quello che doveva fare. Ha brontolato tutto il giorno.-
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata, e Hiro gli esclamò in faccia: -Non pensarci nemmeno!-
Ma Tadashi tirò fuori il suo miglior sorriso politico1.
Una volta finita la cena, il ragazzo portò i due a fare una passeggiata in spiaggia, in attesa della chiusura del ristorante, e Lilo mostrò loro le stelle, e il riflesso latteo della luna sulle onde.
Quando fu l’ora di chiusura, i tre si presentarono puntuali al ristorante, da cui Nani uscì con una certa fretta.
-Grazie Tadashi, ma ora dobbiamo proprio andare. Purtroppo stasera ho troppo da fare.-
Il ragazzo sfoderò quindi il sorriso di tolla che aveva sfoggiato poco prima: -Senti, io non insisto per aiutarti. Ti dico solo che, se vuoi, io mi intendo di robotica ed elettricità, e tu hai una lavatrice rotta.-
Nani si sfregò gli occhi scavati: -Ma per la lavatrice non si chiama l’idraulico?- replicò stancamente.
-Non lo so. Può darsi, però io non ho mai avuto bisogno di chiamare qualcuno per riparare gli elettrodomestici. Se riesco a trovarti il guasto è una spesa risparmiata...-
Nani lo guardò per un momento, indecisa: -Davvero lo faresti? Gratis?-
-Assolutamente.- rispose lui portando la mano al cappellino.
La ragazza accettò e prese per mano Lilo.
Sulla strada, Hiro sussurrò al fratello: -Guarda che siamo qui in vacanza. Non ti sembra di allargarti troppo?-
-È solo per essere gentili, Hiro.-
-Tu e la tua mania di aiutare sempre tutti!- sospirò il ragazzino roteando gli occhi.
Quando arrivarono, Nani spedì Lilo in camera sua: -Vai subito a dormire.- le ordinò.
Ma la bambina non ne aveva voglia: -Non ci penso nemmeno! Voglio stare con i miei amici!-
Nani si coprì gli occhi con una mano: -E questa da dove salta fuori, adesso?!-
Hiro si sentì improvvisamente tirato in causa, e intervenne: -Non è mica grave, no? In fondo ceniamo sempre insieme...!-
Nani guardò prima lui e poi Tadashi, che allargò le braccia con espressione altrettanto perplessa. Il ragazzino fece un cenno di noncuranza e prese per mano Lilo: -La accompagno io, così voi potete riparare la lavatrice.-
I due salirono le scale, e Lilo ammise Hiro nel suo regno.
Il ragazzino vide il palchetto vicino alla finestra, e il letto a baldacchino e la macchina fotografica sul comodino.
Lilo si arrampicò sul materasso e gli fece segno di seguirla: -Guarda! Non sono meravigliosi?- chiese con dolcezza.
Hiro vide sulla parete un sacco di scatti di turisti, grossi, flaccidi, eburnei, dalle braccia color aragosta. Con un certo disgusto lasciò che Lilo gli presentasse la sua opera.
Al piano di sotto, Nani stava mettendo a posto i piatti puliti. Aveva rassettato il salotto, mancava tutto il giardino e non aveva idea di cosa preparare per il pranzo del giorno dopo.
Stava mettendo via gli ultimi bicchieri quando sentì un sonoro ‘Ahi!’ provenire dalla stireria. Sospirò con un sorriso e andò a vedere.
-Tutto bene?-
Tadashi stava seduto con le gambe incrociate davanti alla lavatrice aperta e smontata, mentre con un cacciavite scrostava dei pezzi dallo sporco: -Sì, sì, tranquilla. È stata solo una molla.-
Nani osservò i pezzi della sua lavatrice sparsi per la stanza: -Solo una molla, dici?-
-Certo! Ho quasi finito... se mi dai una mano a rimontarla...- Tadashi rimise il cestello, poi le guarnizioni, e con l’aiuto di Nani anche la molla che teneva le guarnizioni, con un sacco di grugniti di fatica e di indicazioni: ‘Attenta, tira di là... io tengo qui, tu fai entrare il filo di metallo nella fessura... Ok, attenta che qui scappa...’
Maneggiarono un po’, spalla contro spalla, il volti vicini per vedere che tutto andasse al suo posto. Quando sentirono l’ultimo ‘tak’ di assestamento, Tadashi fece un passo indietro e lasciò campo libero a Nani, che premette il tasto di accensione. L’elettrodomestico attese un paio di secondi carichi di tensione, poi cominciò a riempire il cestello d’acqua e a far partire il programma di lavaggio.
-Funziona!- asserì Nani, e Tadashi si compiacque del suo tono sorpreso.
-Che ti dicevo? Un giro dell’idraulico risparmiato!-
Nani sorrise e gli diede una leggera spinta alla spalla: -Dai, vieni in cucina.-
Tadashi la seguì e lei si diresse al frigo: -Guarda cosa ho trovato in dispensa...- disse, tirando fuori due bottiglie -Non so più come ci siano finite, là, però credo che la cosa non ti disturbi.-
Tadashi scosse la testa con un sorriso, e le prese in mano. Facendo leva sul bordo del piano di lavoro a cui era appoggiata la ragazza, le stappò con un movimento rapido.
-Certo che sei esperto...- commentò Nani -...per essere un bravo ragazzo ancora minorenne.-
-Al mio laboratorio di nerd ogni tanto capita che qualche studente più grande porti da bere. Non organizziamo rave party, però il pomeriggio al parco tutti insieme sì. Non è male.-
Lei lo guardò bere un sorso soddisfatto, seduto ti traverso sulla sedia, un gomito sul tavolo e l’altro sullo schienale. Poi prese un sorso anche lei, e chiese: -Com’è questo laboratorio di nerd di cui parli sempre?-
Tadashi sorrise, e cominciò a raccontarle. Le spiegò dei progetti dei suoi amici, e del suo, con cui contava di salvare il mondo.
-Addirittura salvare il mondo?- chiese lei ridendo -Non ti sembra un po’ ambizioso?-
-Non vedo perché non puntare in alto. Se la mia invenzione funziona, potrei non andarci tanto lontano.-
Nani prese un altro sorso: -Beato te che ci credi.- non sapeva se fosse per l’ora, per la giornata passata a fare le pulizie, per la serata particolarmente intensa o per lo sforzo fatto per riparare la lavatrice, ma sentì che l’alcol le faceva girare la testa. A ben pensarci, forse si era anche dimenticata di cenare...
Tadashi, dal canto suo, non staccava gli occhi dalla ragazza. L’ambiente rumoroso del ristorante, i muscoli completamente rilassati, la passeggiata in spiaggia gli avevano fatto abbassare la guardia, e ora sentiva la testa particolarmente leggera.
-E tu? Cosa fai nella vita?- chiese, per tenere viva la conversazione.
-Adesso? Lavoro. E mi occupo di Lilo e della casa.-
-Nient’altro?-
Nani sorrise: -Non sono mai stata una gran studiosa. Preferisco lo sport. E mi sono scoperta... neanche troppo portata per le faccende di casa.-
Tadashi sorrise e si alzò, andandole vicino: -A me sembra che tu te la cavi benissimo, nonostante tutti i problemi.-
Lei appoggiò la bottiglia, lasciando le braccia rilassate e le mani sul piano di lavoro. Il ragazzo era davanti a lei, quasi vicino quanto lo erano stati la sera prima, e lei non fece nulla per allontanarsi.
Tadashi bevve un altro sorso, poi abbassò la bottiglia e fece un altro passo verso di lei.
Nani alzò il volto a guardarlo: -Ero convinta non ci provassi...-
Lui sorrise e premette il suo ventre contro quello della ragazza: -Ammetto, non lo pensavo neppure io.-
Gli occhi scavati dalla stanchezza e la testa che girava, Nani lo osservò portarle una mano al mento, e accarezzarle il profilo della guancia con due dita. Lei non reagì, e si godette la prima carezza ricevuta dopo tanto tempo. Continuò a fissare Tadashi negli occhi, mentre lui ricambiava lo sguardo con uguale intensità. Poi piano lui abbassò la testa, e lei allungò il collo verso l’alto, e si scambiarono un bacio al sapore di alcol e sollievo.
Quel semplice contatto durò parecchi secondi di dolcezza, di baci leggeri che cercavano il sapore l’uno dell’altra. Poi uno scalpiccìo interruppe l’incantesimo, e nel tempo che Hiro facesse le scale Tadashi era già tornato a sedersi al tavolo.
-Io ho visto tutti i turisti di Lilo. Voi come siete messi? Possiamo tornare all’hotel?-
Nani rise: -Ah, ti ha mostrato le sue foto. Scusa per lo spettacolo imbarazzante.-
-Imbarazzante... non so se per voi o per noi. La lavatrice funziona, adesso?-
Tadashi fece segno di sì, e si alzò: -Allora torniamo all’hotel. Domani voi due dovete essere in forma, non vi teniamo sveglie un minuto di più.-
Nani annuì, e li accompagnò alla porta. Loro salutarono e Tadashi disse: -Fateci sapere come va, domani.-
-Sarà fatto.-
-Ci vediamo domani?-
-Ci vediamo domani.-
Nani chiuse la porta, e si appoggiò allo stipite a riprendere fiato. Poi, con un sorriso ebete, andò in camera sua.
Tadashi, dal canto suo, temeva che Hiro avesse colto qualcosa. Non che volesse tenerglielo segreto, però temeva una sua reazione negativa. Poi lo vide girare, sul cellulare, sui siti di bot duelli, e si rese conto che forse non aveva davvero corso questo rischio. Finalmente tranquillo, si godette sorridendo la passeggiata silenziosa verso l’hotel.

 
1Che dà prova di grande abilità e di astuta spregiudicatezza nel trattare con gli altri, avendo come mira spec. il proprio vantaggio personale
  
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