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Autore: Ahimadala    01/07/2022    3 recensioni
Hermione Granger ha fatto il possibile per restituire la memoria ai suoi genitori dopo la fine della guerra.
Tuttavia, nel tentativo di combattere il suo stesso incantesimo, qualcosa é andato storto.
L' eroina del mondo magico si ritroverá con un insolito e rarissimo dono, che la costringerà a scoprire stravolgenti ed imbarazzanti verità.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Non era riuscita ad alzarsi dal letto quella mattina, e solo le poche ore in cui la sua mente era sprofondata nell'oscurità del sonno le avevano dato modo di distrarsi dal pensiero di quel bacio.

Aveva baciato Malfoy.

I suoi polpastrelli tornano a sfiorare le proprie labbra, mentre ripensava alla sensazione di quelle di Malfoy su di esse. Non andava fiera della direzione che i propri pensieri stavano prendendo. Quel bacio era sicuramente stato un errore. Malfoy non era neanche un suo amico... E anche se lo fosse stato, era totalmente inopportuno e sconviente che la propria mente formulasse certi pensieri riguardo ai propri amici.

Avrebbe dovuto alzarsi. Fermare adesso quel susseguirsi di immagini deplorevoli all'interno della sua testa raggiungendo il bagno e versandosi un bel po' di acqua ghiacciata sul viso.

Tuttavia quella semplice vocina nella sua testa che la spingeva a fare le cose questa volta non era abbastanza forte.
Forse solo un richiamo proveniente dall'esterno sarebbe stato in grado di farla alzare. Un richiamo forte come....

Il campanello.

Saltò giù  dal letto sollevata e al contempo seccata da questa conveniente interruzione, correndo alla porta con il cuore in gola. Tirò un sospiro di sollievo quando, osservando dallo spioncino, si rese conto che ad aver suonato era stata Ginny.

Cercò di calmare il ritmo dei propri battiti con qualche respiro profondo, ma rendendosi conto dell'inutilità della cosa aprì rassegnata la porta, facendo nota mentale di evitare il caffè per quella mattina.

La rossa si precipitò nell'appartamento sembrando non prestare alcuna attenzione all'evidente agitazione di Hermione.

Si appoggiò in maniera non apparentemente stabile ad uno sgabello della cucina, iniziando a vomitare su di Hermione un fiume di parole che il suo cervello, ancora annebbiato dal sonno e dal ricordo della notte precedente, fece fatica a seguire.

Riuscì solo a comprendere la parola "scusa" in mezzo a quel fiume senza fine, cosa le fece sbattere le palpebre e scuotere la testa.

"P-per cosa?" chiese, invitando Ginny a sedersi e spiegarsi meglio, anche perché non riusciva a concentrarsi mai realmente sulla conversazione quando la sua amica si ostinava a dondolarsi sul bordo dello sgabello, dandole l'impressione che potesse ribaltarsi da un momento all'altro.

"Beh, per ieri sera" rispose la rossa, fissandola come le fosse spuntata un'altra testa.

Hermione abbassò lo sguardo. Dopo ciò che era successo con Draco e quella lettera, aveva quasi dimenticato la non così piacevole serata trascorsa alla tana. 

"Mi dispiace non aver avuto un momento per parlare con te" continuò Ginny, alzandosi dallo sgabello e avviandosi verso i fornelli come se fosse a casa propria. Con un colpo di bacchetta mise su l'acqua per il the.

Hermione non si lamentò, anzi ne fu grata. Le sue ginocchia sembravano non aver ancora ripreso la loro totale solidità dopo che il bacio di Malfoy le aveva ridotte alla consistenza di un budino sciolto.

"Non preoccuparti" riuscì a replicare quando si accorse che Ginny stava ancora aspettando una risposta. Poi, considerando che forse sarebbe stato meglio che fosse lei a parlare, chiese "Dimmi... va tutto bene?"

La rossa sospirò, riempiendo due tazze di the e mettendosi finalmente seduta come un normale essere umano.  "Beh, non proprio".

Hermione sfiorò appena con le labbra il bordo della tazza fumante. Era meglio lasciar parlare Ginny. 

Al suo silenzio, fortunamente, la rossa prese un respiro profondo ed iniziò il suo racconto.

Hermione ebbe finalmente modo di comprendere cosa era successo tra Harry e Ginny in quel lungo periodo e perdersi nella parlantina della sua amica riuscí, per diversi minuti di fila, a distrarre la sua mente dal ricordo delle labbra di Malfoy sulle proprie.

***

"Allora, come è andata?" chiese Theo, pur potendo già immaginare la risposta dall'aria affranta e scocciata sul volto di Pansy.

Pansy si gettò sul divano, non disturbandosi di chiedersi dove fosse Draco, e dimenticandosi persino di porsi il dubbio riguardo a Blaise. Lasciò andare la testa contro la spalliera con aria tragicomica, mentre le sue labbra si aprivano in un sospiro. "Un disastro, ovviamente".

"Beh, non potevi certo aspettarti che sarebbe stato così facile" affermò il ragazzo, alzando le spalle come se stesse constatando l'ovvio.

Pansy spalancò la bocca indignata. "Eppure se sei stato tu a dirmi che era un mio diritto e che sarei dovuta andare al ministero"

Theo si mise comodo accanto a lei. "Ho detto la verità. È un tuo diritto. Tuttavia sai com'è, non sempre questi vengono rispettati".

"Beh" sospirò Pansy "non ho voglia di parlare di questo adesso. Sono qui per un altro motivo in realtà".

Si alzò, non con l'intenzione di andarsene ma camminando avanti e indietro davanti al caminetto nel tentativo di riportare le esatte parole che aveva origliato.

"Dov'è Draco?" Chiese.

Theo fece spallucce. "Bella domanda. Quando lo trovi fammi sapere".

Pansy sembrò rimuginarci un po', ma poi decise che tanto valeva parlarne prima con Theo. Draco si sarebbe fidato di più di lui, dopotutto.
"Forse dovrebbe sapere una cosa".

***

Aveva detto di si.

Si sarebbero rivisti. Forse quella stessa sera. Probabilmente quella sera.

Era disperatamente nervoso, forse perchè non sapeva bene che cosa avrebbe dovuto aspettarsi.
Nella sua mente scenari su scenari differenti si susseguivano, e stranamente i suoi pensieri sembravano migliorare minuto dopo minuto, senza deviare nelle direzioni piu macabre e oscure come succedeva negli ultimi mesi ogni qualvolta perdeva il controllo. 
Era bello passare il tempo semplicemente pensando, lasciando vagare la mente in un susseguirsi di immagini, idee, ricordi e, per quanto non lo avrebbe ammesso neanche sotto cruciatus, fantasie che credeva di aver abbandonato da anni.

Si era dimenticato quanto fosse effettivamente piacevole lasciarsi andare, quanto ci si sentisse leggeri a non dover mantenere continuamente il controllo della situazione, sempre all'erta.
E si era dimenticato quanta energia avesse effettivamente a dispozione nel proprio corpo quando non la consumava tutta nello sforzarsi di mantenere alte le sue barriere mentali 24 ore su 24. Era qualcosa di estenuante bloccare costantemente i propri stessi pensieri.

Ma che scelta aveva avuto?
L'alternativa era quella o un continuo susseguirsi di attacchi di panico. Non credeva sarebbe mai stato possibile per se stesso ritornare a pensare ad altro che non fosse la guerra, Voldemort e gli orrori a cui aveva assistito.
Ma dopo aver provato la sensazione delle labbra di Hermione, e del suo corpo soffice e caldo contro il proprio, sembrava quasi assurdo riuscire a pensare ad altro.

Era così assorto a ripensare a quel bacio, a cio che sarebbe potuto succedere tra lui ed Hermione, a tutte le cose che avrebbe voluto chiederle, e a tutte quelle invece che avrebbe preferito scoprire da se, che gli ci volle qualche secondo per rendersi conto che la fiamma del caminetto della sua camera da letto si era accesa.

Scattò in piedi giusto in tempo per ritrovarsi faccia a faccia con Theo, mentre la cenere si sollevava ancora una volta, trasportando a questo giro Pansy. 

Li guardò dapprima sorpreso. Poi, notando l'aria apparentemente preoccupata che entrambi sembrvano avere, cambiò espressione. Avrebbe chiesto in un altra occasione come aveva fatto Theo ad oltrepassare l'incantesimo di blocco che aveva  impostato. 
Si trattava di Theo, dopotutto. Silente in persona avrebbe fatto fatica a tenerlo fuori da qualcosa una volta che si era messo in testa di entrarci.

"Che cosa succede?" Chiese immediatamente, fissando Theo dritto negli occhi ed ignorando completamente Pansy. Non era da Theo apparire preoccupato, o lontamente serio, ma le poche volte in cui aveva visto questa espressione sul volto del suo amico erano state sufficienti affinché la memorizzasse.

Theo guardò verso Pansy per tre lunghissimi secondi, finché finalmente Draco non portò il suo sguardo su di lei. A differenza di Theo, non sembrava così nervosa, cosa che gli fece supporre che qualcunque cosa avesse da dire, sicuramente riguardava Hermione.

"Allora?" domandò impaziente, alternando lo sguardo tra i due.

Pansy sollevò appena le spalle e guardò di nuovo verso Theo, come se non sapesse da dove cominciare, il che non fece nulla di buono per il nervosismo del biondo.

Poi, dopo dieci lunghissimi e silenziosissimi secondi, finalmente Theo parlò.

"Siediti, Draco".

Sedersi?

Si presentavano a casa sua con delle facce che sembravano preannunciare lo scoppio di una terza guerra magica e la prima cosa che gli dicevano era di sedersi?

Ora, se c'era una cosa che proprio non avrebbe fatto era sedersi.

Dal modo in cui Theo lo guardò, dedusse che aveva capito la direzione che i suoi pensieri avevano preso, cosa che non fece altro che innervosirlo ulteriormente. Ma da quando era diventato così un libro aperto?

Inspirò, preparandosi a bombardare il suo amico di domande, ma Pansy lo precedette.

"Riguarda Hermione Granger" disse. Lo fissò come se da un momento all'altro potesse spuntargli un seconda testa, e si rese conto che stava studiando la sua reazione. Tuttavia, era fin troppo andato per preoccuparsi che Pansy scoprisse che era innamorato di Hermione.

Al diavolo, che lo scoprissero tutti. Sarebbe andato lui stesso a rivelarlo alla Skeeter se solo qualcuno si desse una mossa a spiegargli cosa diamine stava succedendo. Alzò le sopracciglia con aria impaziente, premendo le unghie contro i suoi palmi per trattenere il suo crescente nervosismo. 

Dopo un eternità, Pansy finalmente iniziò a spiegarsi. 

"Sono andata al ministero questa mattina" disse, facendo saettare lo sguardo tra lui e Theodore. "Per l'ufficio di mio padre. Sai, la porta" abbassò lo sguardo, scuotendo la testa. "comunque, non è importante. Mentre ero lì, ho origliato una conversazione, qualcuno stava parlando di Hermione".

"Chi?" chiese Draco. Le parole lasciarono la sua bocca prima che potesse fermarle, ma al momento non poteva importagliene di meno. 

"Una donna, la Prichett. Era insieme ad un uomo, un po' stempiato-"

"Il dottore" la interruppe, serrando la mascella. 

"Non é lui il punto" replicò immediatamente Pansy, cercando ancora un volta con gli occhi l'aiuto di Theo, che finalmente sembrò aver deciso che era arrivato il momento di ristabilire l' ordine nella conversazione.

"Infatti" parlò Draco, interrompendo Theo nel momento esatto in cui aprí la bocca. "É solo in pazzo delirante, no?"

Theo provo di nuovo ad intervenire. "Si ma-"

"Non potrebbe realmente fare del male ad Hermione neanche se lo volesse"

"Si, ma-" provò ancora una volta ad intromettersi Theo, ovviamente senza successo.

"Come crede di potersi mettere contro Hermione Granger? Ha affrontato Bellatrix per l'amor del cielo-"

"Drac-" provò ancora una volta Theo, indeciso se fosse realmente il caso di provare a interromperlo o godersi lo spettacolo fino a quando sarebbe durato.

"Per non parlare di Voldemort in persona. Potter non sarebbe durato dieci minuti senza di le-"

"Oh per Salazar e Merlino vuoi lasciarci parlare?!" sbottò Pansy, facendo saettare la testa di Theo con una rapidità tale da fare scrocchiare le sue vertebre cervicali.

Non era una cosa comune vedere Pansy perdere la pazienza. Infatti, anche Draco parve così sorpreso da quell'intromissione da interrompere il suo delirante monologo (e tutto il divertimento di Nott).

"Non é il dottore il problema" riprese Pansy, scandendo bene ogni parola e sfidandolo con gli occhi ad interromperla a suo rischio e pericolo. "Ma-" riprese "la signora Pritchett, sua sorella".

Draco alzò le sopracciglia, mordendosi la lingua nel tentativo di non interrompere.

"Lavora nello stesso ufficio di Hermione" aggiunse Theo.

Draco annuí, ricordando vagamente una signora con dei baffi da topo che minacciava di farlo rinchiudere ad Azkaban solo per aver messo piede all'interno del ministero.

"L'ho sentita dire che qualcuno l'ha incaricata di screditare Hermione".

Draco sbatté più volte le palpebre.

"Pare che qualcuno al ministero voglia farla fuori" aggiunse Theo. "Burocraticamente, si intende" specificò poi, vista l'evidente apprensione di Draco.

Draco rimase fermo, riflettendo su ciò che gli stavano dicendo. Era logico, dopotutto. Non era nulla di nuovo il fatto che chiunque al ministero cercasse in ogni modo di ostacolare il lavoro di Hermione. Eppure c'era qualcosa di leggermente inquietante nel fatto che avessero appositamente incaricato qualcuno di screditarla, seppure la cosa non lo stupisse. E aveva lo strano presentimento che ci fosse qualcosa di più grosso sotto che semplicemente il desiderio di qualcuno di far fare una brutta figura ad Hermione. Senza considerare, poi, che a quanto pare il motivo perfetto per screditarla pubblicamente lo aveva offerto lui stesso a quegli sciacalli. Ed era inutile che raccontasse a se stesso che non gli importava. 
Era una bugia: gli importava eccome. Non voleva che Hermione soffrisse per averlo aiutato. Non voleva che Hermione soffrisse e bassa. Salazar...

"Draco, tutto bene?"

Riemerse da quella spirale di pensieri quando Theo lo richiamò alla realtà. Doveva parlare con Hermione. Subito. Sperando che sarebbe stata a casa, ma probabilmente si.   

Annuí rivolto verso Theo. Purtroppo o per fortuna, non aveva bisogno di spiegare ciò che gli stava passando per la testa. Aveva il vago presentimento, o forse la certezza, che Theo fosse a conoscenza della natura dei suoi sentimenti.
Forse da prima che se ne fosse accorto lui stesso.

"Cosa dovremmo fare?" chiese Pansy, con un tono così poco sarcastico, o, avrebbe osato dire, sincero, da fare voltare entrambi i ragazzi verso di lei.

I due la guardarono come se si fosse appena trasformata in un Ippogrifo. Non uno qualsiasi, ma uno con le piume arcobaleno e probabilmente più di una testa.

"Che c'è?" sbottò, indossando un espressione il cui obiettivo -fallito- era probabilmente quello di recuperare la sua solita facciata di disprezzo. "Granger ha aiutato tuo padre, il minimo che tu possa fare é ricambiare il favore, no?"

Draco sbattè le palpebre. Più volte.

Se il sangue non stesse ribollendo nelle sue vene per l'incontenibile desiderio di correre da Hermione ed informarla di ciò che aveva appena sentito, e rivederla, e magari parlare di ciò che era successo tra loro -o magari, Merlino lo perdoni per questo pensiero- non parlare affatto, sarebbe stato più che propenso ad approfondire questo improvviso strano atteggiamento della sua amica.

Theo sembrò pensarla allo stesso modo, seppure, a differenza del biondo, sembrava esserci sul suo volto uno strano velo di divertimento per tutta questa situazione che Draco non riusciva a spiegarsi.
Ma erano poche le cose di Theo al quale riusciva effettivamente a trovare una spiegazione.

"Devo parlarne con lei" disse, risoluto.

Theo e Pansy continuarono a fissarlo con delle espressioni da ebeti.

"Adesso" aggiunse, come se non fosse scontato. Davvero, perché erano ancora qui?

Perse la pazienza, avviandosi per il caminetto. "Restate pure qui se volete" sbottò, sperando internamente che non considerassero realmente il suo invito. Infilò un piede all'interno mentre il suo pugno stringeva una manciata di metropolvsre. "Solo, evitate di scendere al piano di sotto" disse infine, recitando più sottovoce che potè l'indirizzo di Hermione e pregando di non finire in un caminetto dal capo opposto della Gran Bretagna.

***

Raggiunse casa di Hermione nel momento esatto in cui la sua mente formulò un logico e più che appropriato pensiero: sarebbe stata a casa?

Non aveva neanche idea di che ore fossero. Sicuramente era parecchio in anticipo rispetto al solito orario in cui si vedevano.

A conferma della sua esatta, seppur ritardata, intuizione, l'appartamento di Hermione era immerso nell'oscurità. Due tazze probabilmente vuote giacevano sul tavolo della cucina, visibile dal salotto, e dalla porta della camera da letto non proveniva alcuna luce che indicasse che Hermione fosse al suo interno.

Fece un passo fuori dal caminetto, fissando l'orologio sopra di esso. Erano le sette.

Due ore.

I loro soliti appuntamenti erano alle 21. Era un po' strano, in effetti. Cosa faceva Hermione Granger il resto della giornata? O meglio, almeno, dal momento in cui rientrava dal lavoro fino a quell'ora?

Per Salazar e Merlino, aveva letteralmente letto nella sua mente per settimane, eppure adesso non riusciva a rispondere a questa singola e stupida domanda su di lei.

I suoi occhi vagarono di nuovo verso la porta chiusa della sua camera da letto, e la sua mente ripensò a ciò che aveva visto di lei, lì dentro, nella sua testa...

Oh.

Oh no

Non adesso

Quanto tempo era passato?
Mesi?
Forse addirittura un anno...

Il suo pene premette contro la zip dei suoi pantaloni, improvvisamente troppo stretti.
Era dai tempi di Hogwarts, quando era stato nel pieno della sua tempesta ormonale, che non gli capitava di eccitarsi così nel bel mezzo di una situazione decisamente sconveniente.

Quando aveva visto quel ricordo nella mente di Hermione si era sentito divertito, incuriosito persino. C'era sicuramente qualcosa di interessante nel sapere che la supereroina del mondo magico non trovava la vita sessuale con il suo eroe-compagno appagante. Tuttavia, non si era sentito eccitato.

E, stranamente, quell'immagine era rimasta seppellita in qualche angolo remoto dei suoi ricordi. La sua mente fuori controllo si era dilettata nelle più creative fantasie.
Ma adesso....
Adesso vedeva solo l'immagine di Hermione che si masturbava. Non aveva bisogno di chiudere gli occhi, ma anche con gli occhi aperti aveva l'impressione di non riuscire a mettere a fuoco nulla di ciò che fosse reale e tangibile.

Guardò di nuovo il caminetto.
Era stato impulsivo e stupido presentarsi qui all'improvviso. Qualsiasi cosa avesse da dire ad Hermione avrebbe potuto attendere altre due ore, o meglio -guardò verso l'orologio- un'ora e quarantacinque.

E lui avrebbe fatto più che bene a tornarsene in camera sua, nella speranza che Theo e Pansy se ne fossero andati, così da risolvere questa... Situazione.

Si.
Gli avrebbe fatto solo bene lasciarsi andare un po'. Quando era stata l'ultima volta che lo aveva fatto?
Non riusciva neanche a ricordarlo. E comunque, non era stato così .... Urgente.

Avrebbe pensato dopo alle conseguenze  che masturbarsi pensando ad Hermione Granger che si masturba avrebbe avuto sulla sua povera mente.  Adesso il suo cervello sembrava essere troppo a corto di sangue per formulare qualsiasi pensiero coerente.

Si guardò intorno con il cuore che batteva rapidamente. Il sacchetto di metropolvere.

Data la sua vista più che offuscata, gli ci volle qualche secondo per trovarlo dove era sempre stato: sul caminetto.

Logico. Ovvio.

Afferò un pugno di metropolvere senza preoccuparsi di richiudere il sacchetto e posizionarlo esattamente come era prima. Doveva tornare in camera sua.

Si infilò nel caminetto e prese un respiro profondo (o forse ansimò, non avrebbe saputo dirlo).
"Malfoy Ma-"

Le parole gli si bloccarono in bocca mentre venne spinto, o schiacciato, o un po' di entrambe, contro il retro del caminetto.

E prima che la sua mente potesse realizzare cosa fosse successo, ancora più del suo sangue fluí verso il basso. Davvero, era sorprendente che stesse ancora in piedi. Ma il suo cazzo era molto più reattivo del suo cervello, e si rese conto prima di esso che Hermione era appena rientrata.

Tramite metropolvere, ovviamente.

Si piegò in avanti, facendo l'errore di aumentare ulteriormente il contatto fisico tra i loro corpi.
Hermione saltò fuori dal caminetto quasi immediatamente, e luí finí con le ginocchia per terra.
Con i riflessi di chi ancora dorme con un occhio aperto, la grifona si voltò e gli puntò la bacchetta alla testa.

Appena si rese conto che si trattava di lui tirò un sospiro di sollievo.

Draco, mentalmente, imprecò.
Al momento essere schiantato contro il muro alle sue spalle era probabilmente la via più veloce per fare svanire l'erezione che lo tormentava.
Non poteva certamente alzarsi e sparire nel caminetto adesso, no?
Dopotutto Hermione pensava che fosse appena arrivato.
Ma non poteva neanche alzarsi, goffo e ricurvo per nascondere la spiacevole protuberanza tra i suoi pantaloni, e sedersi sul divano e parlare con lei come se niente fosse.

Era un vicolo cieco. Davvero, non c'era via di uscita.

"M-malfoy?" Chiese Hermione, con più preoccupazione che stupore nel suo tono di voce.

Draco strinse le pupille.

"Va tutto bene?"

No. "Si".

Hermione lo guardò aggrottando le sopracciglia, e solo in quel momento parve ricordarsi della cosa più importante: questa ragazza poteva leggergli nel pensiero.
Dio, la situazione non poteva mettersi peggio così.

Tossí, in un tentativo disperato di prendere tempo sperando che gli venisse in mente qualcosa di sensato da dire. O anche meno sensato, purché lo salvasse da questa situazione.

"V-vuoi del the?" dmandò Hermione. Una delle sue mani stringeva ancora la bacchetta, sebbene il suo braccio penzolasse inerme lungo il suo fianco.

Draco alzò lo sguardo di scatto verso i suoi occhi.
"Si" disse, fingendo qualche altro colpo di tosse. "Credo di aver ingoiato un po' di polvere".

Oh Draco, sul serio?

Hermione annuí. Lo fissò per qualche secondo in più, forse in attesa che si alzasse e uscisse dal caminetto. Poi, lentamente, si voltò e si avviò per la piccola cucina.

Draco tirò un sospiro di sollievo. Era la sua occasione. Doveva solo alzarsi e sedersi sul divano nella posizione meno dolorosa possibile...

Hermione e due tazze di the fumante furono davanti a lui prima del previsto, ma se non altro il suo misero piano sembrava aver avuto successo. Fortunamente, Hermione decise di sedersi di fronte a lui, piuttosto che accanto.
Bene, il calore del suo corpo così vicino non avrebbe certamente aiutato.

Hermione guardò perplessa l'orologio, prima di prendere un sorso dalla sua tazza fumante. Si sforzò di concentrarsi sui suoi occhi e non, per Salazar, sulle sue labbra.

"Sei in anticipo" disse, visto il suo silenzio.

"Si, emh-" tossí. "Non mi sono reso conto di che ora fosse. É stato stupido, ammetto".

"Dovevi dirmi qualcosa di urgente?" chiese, fissandolo. Dio, quando lo fissava... Qualcosa si accendeva in lui ogni volta che si sentiva osservato da lei, ogni volta che i suoi occhi cercavano il suo volto in cerca di risposte. Avrebbe voluto avere tutte le risposte del mondo, solo per potergliele offrire.

"Si, almeno credo" iniziò, parlando piano in modo da dare tempo al suo cervello di trovare le parole giuste. "Pansy era al ministero ieri, e potrebbe aver origliato una conversazione".

Hermione continuava a fissarlo con quello sguardo che gli faceva venire sempre più voglia di baciarla, e dovette concentrarsi sul liquido vagamente opaco nella sua tazza per trovare le giuste parole.

"Tra i fratelli Pritchett".

"Oh..." Sembrò rifletterci per un momento, mordendosi appena il labbro inferiore mentre le sue mani si stringevano in torno alla tazza. Draco distolse lo sguardo.  "E cosa dicevano?"

Fortunamente le parole trovorano la loro strada senza intoppi tra il suo cervello profondamente in carenza di sangue e la sua bocca sempre più asciutta. "Qualcuno ha incaricato Cameron Pritchett di screditarti publicamente, sembrebbe. E purtroppo sembra esserci riuscita dopo il processo di mio padre... Mi dispiace, Hermione".

Hermione

L'aveva mai chiamata per nome prima d'ora? Si era sempre rivolto a lei come Granger... No?
Eppure adesso non riusciva a pensare a lei in altro modo se non come Hermione.

Lei sembrò non farci caso. O, se lo fece, non lo diede a vedere.
E, soprattutto, non sembrava particolarmente sorpresa da ciò che le stava dicendo.

La grifona finí di sorseggiare il suo the con naturalezza, posando poi la sua tazza sul tavolino e scrollando le spalle. "Si, beh... Sospettavo che qualcuno non apprezzasse il mio lavoro" disse, accavallando le gambe e poggiandosi contro lo schienale della poltrona. "Qualcuno, subito dopo la fine della guerra, mi ha fatto causa per uso illegale dell'incantesimo estensivo irriconoscibile, riesci a crederci?".

Draco sgranò le palpebre, sorpreso e sollevato dal suo tono di voce. Sorrise. "C-cosa?"

"Giá" disse. "É stato ridicolo. Eppure, non fosse stato per David, non credo che me la sarei cavata così bene".

Draco rischiò soffocare con il thè al sentir nominare David, ma Hermione non sembrò farci caso.
Prese un respiro profondo. "Perciò non ti preoccupa quello che ti ho appena detto?"

Lei sembrò rifletterci. La tipica espressione pensierosa -con le sopracciglia aggrottate e gli occhi fissi su un punto lontano- invase i suoi lineamenti, e il sorriso di pochi secondi prima scomparve dal suo volto. "No" disse infine. "Non é niente che già non sospettassi".

C'era una vaga aria di sconfitta in lei. Non nelle sue parole, ma sul suo volto, nel suo tono di voce, nel modo in cui le sue spalle si erano abbassate e il suo sguardo aveva evitato di incrociare i suoi occhi.
Dio, avrebbe fatto di tutto pur di liberarla da questa sensazione.

"Cosa possiamo fare?"

Hermione alzò lo sguardo di colpo, fissandolo con aria stranita.

Non parlò, perciò fu ancora una volta Draco ad aprire bocca. "Ciò che stanno facendo é ridicolo. Deve pur esser possibile contrastarli".

Un angolo della bocca di Hermione si inclinò verso l'alto. "Dovrebbe esserlo, ma..." Sospirò. "A volte penso che sconfiggere il male é molto più semplice con una bacchetta che con la politica"

"Molto profondo" disse, ricambiando il suo sguardo. Era come se all'improvviso l'elettricitá avesse permeato l'aria tutto intorno a loro. Non c'era più tensione, si rese conto, nelle proprie spalle.

"E dimmi, Draco.. " disse Hermione, fissandolo con aria quasi divertita e -avrebbe osato dire- di sfida. Il suo cuore saltò un battito, sia perché lo aveva chiamato per nome, sia per il modo in cui i suoi occhi lo stavano fissando. Come se potesse scavare attraverso di lui e prendere ogni cosa.

Probabilmente era esattamente ciò che stava facendo.

O forse lo aveva già fatto.

Deglutì.

"...da quando sei così interessato alla causa delle creature magiche?" I suoi occhi brillavano con quello spirito di competizione e un pizzico di malizia, con cui a lezione di pozioni lo fissava quando offriva la risposta giusta al posto suo, battendolo. (Ovvero quasi sempre).

Da adesso

***

Hermione sussultò. Un brivido invase ogni centimetro della sua pelle quando la voce di Draco riecheggiò nelle sue orecchie.
Ed ecco che tutte le parole che credeva di avere svanirono. E sebbene Draco fosse ancora seduto sulla poltrona opposta alla sua, in qualche strano modo che non riusciva a spiegarsi, era come se si fosse fatto più vicino.

Poi si alzò. I suoi occhi grigi fissi contro i propri mentre continuava a fissarla. Era talmente persa al loro interno che non si accorse immediatamente del fatto che con la sua mano la stava invitando ad alzarsi.

L'afferrò, trovandosi faccia a faccia con lui.
Draco sorrise maliziosamente. "Se per te va bene, potrei chiedere qualche idea a Theo... Ha molta fantasia quando di tratta di-" sembrò pensarci, stringendo il labbro inferiore tra i denti per un secondo. Hermione non riuscì a separare i suoi occhi da esso- "disturbare il sistema".

"O-ok" disse, senza aver la più pallida idea di ciò a cui stava acconsentendo. Non c'era molto ossigeno nell'aria quando lui stava così vicino affinché riuscisse a formulare un pensiero coerente.

Il suo cuore accelerò. Stava...
Stava per baciarla di nuovo?

Era probabile. Era così vicino.... E sembrava gli fosse piaciuto la scorsa notte, e anche lei lo voleva. Godric se lo voleva.
Eppure, si sentiva infinitamente più nervosa della prima della volta.

"Credo che dovremmo parlare di ciò che é successo ieri sera" disse Draco, la sua voce quasi un sussurro. Riuscì ad udirlo con chiarezza perché, si rese conto, era vicino. Molto vicino.

Tanto vicino che il suo profumo alla menta la raggiunse.

A me no che tu non voglia parlare

Hermione chiuse gli occhi e sospirò. Ancora non sapeva come fosse possibile ciò che faceva, ma il fatto che potesse comunicare con lei in questo modo era forse la cosa più eccitante che le fosse mai capitata.

Riaprí gli occhi lentamente quando l'eco delle sue parole nelle sue orecchie svaní. Pochi centimetri separavano le loro labbra, e si rese conto che i suoi occhi erano delle pozze nere che cercavano i suoi, cercando, scavando in essi, per scoprire se lo volesse anche lei.

Sapeva che lo voleva. Era certa che lui lo sapesse. Ma lui voleva che lo dicesse, perciò prese un respiro profondo e, con fiato tremante, disse "non voglio parlare".

I suoi occhi cambiarono immediatamente. Continuò a guardarla, ma con un'intensita diversa. Fece un passo avanti. Hermione non arretrò, e prima che se ne rendesse conto una delle sue mani avvolse con delicatezza la sua guancia mentre le sue labbra incontrorno di nuovo quelle di Draco.

Ma questo non fu affatto come il bacio della sera precedente. Dove la sera scorsa vi era stata timidezza ed esitazione, adesso c'era fretta, fame, desiderio. La sue labbra, la sua lingua, i suoi denti, stuzzicarono i suoi sensi e le sue ginocchia minacciarono di cedere.

I suoi piedi si spostarono senza che ne avesse il controllo, e quando senti di star perdere l'equilibrio si ritrovò fortunamente con le spalle contro il muro. Draco la sovrastava, il fiato pesante, la sua bocca che si separó dalla propria solo per un solo momento, giusto il tempo per i suoi occhi di guardarla e trovare in lei il consenso per ciò che stava succedendo, avventandosi su di lei un momento dopo.

La avvolse con un braccio, lasciando scorrere la sua mano larga contro la propria schiena e sempre più giù.

Era in fiamme.

La bocca di Draco si separó dalle sue labbra, avventandosi contro il suo collo, e un gemito lasciò la sua bocca. Il suo respiro era caldo contro la sua pelle e il suo petto sempre più vicino.

Esitante allungò le mani su di lui, aggrappandosi alle sue spalle.
Draco sospirò, e la tortura della sua lingua alla base della sua gola si fermò solo per un momento.

"Hermione" disse, separandosi dalla sua pelle e risalendo verso le sue labbra.

Quando la baciò, il peso del suo corpo contro quello di lei, Hermione sentí la sua erezione contro la propria gamba.  Sussultò sorpresa...
Merlino, quanto tempo era passato dall'ultima volta...

La mano di Draco si spostò dalla sua schiena, accarezzando ogni centimetro dei suoi fianchi, scendendo lentamente lungo la sua gamba mentre le sue labbra continuavano a baciarla.

Il suo stomaco si attorcigliò su  se stesso, per poi fare una capriola. Una delle gambe di Draco  si posizionò in mezzo  alle sue, esercitando la giusta pressione proprio lì e -oh

Si rese conto solo in quel momento quanto un solo bacio fosse stato capace di eccitarla. Ma ora che se ne era resa conto ...
Un ulteriore ondata di calore invase il suo petto e le sue guance. Era sicura di essere arrossita, ma Draco non sembrò farci caso, continuando a torturare l'angolo tra il suo collo e la sua spalla sinistra con i denti.

Poi, la sua mano sulla coscia risalí di un centimetro. Il cuore di Hermione saltò un battito, riprendendo a velocità aumentata da quello successivo.

"Hermione" sussurrò Draco. La sua voce era ben più profonda e pesante di quanto non lo fosse stata solo.... Quanto? Cinque minuti prima? Ore?
Non avrebbe saputo dirlo, aveva letteralmente perso la cognizione del tempo.

Ti voglio

Le sue labbra si separano da lei, ed appoggiò la fronte contro la sua, sospirando.

"Dio, Hermione".

La sua mano, quella mano, la accarezzò ancora. Sospirò, e le le parole lasciarono la sua bocca prima che il suo cervello potesse fermarla. Nonostante l'imbarazzo che aveva provato pochi momenti prima al rendersi conto della sua stessa eccitazione, lo voleva. Troppo.

"Per favore".

Draco spalancò la bocca, forse sorpreso dalle sue parole. Poi i suoi occhi si accesero, e l'angolo delle sue labbra si curvò verso l'alto.

"Per favore cosa, Hermione?" Chiese, avvicinandosi alle sue labbra, ma non abbastanza da toccarle.

Hermione non rispose, il respiro lasciava la sua bocca tropo in fretta affinché potesse formulare delle parole.

"Vuoi..." disse, lasciando scorrere la sua mano verso il basso. Hermione instintivamsnte si spinse verso di essa, finendo per strusciarsi contro la sua gamba. Poi, finalmente, la sua mano si fermò lungo l'elastico del suoi pantaloni. Accarezzò la sua pelle, sollevandolo appena con un dito. "Vuoi che continui, Hermione?"

Annuí. Aggrappandosi alle sue spalle per non cadere a terra. Le sue gambe erano ormai incapaci di reggerla.

La sua mano sbottonò i suoi pantaloni, accarezzando la sua pelle e scendendo lentamente.
Il suo volto studiava da vicino ogni singola reazione su quello di Hermione, e i loro respiri si mescolavano.

Quando le sue dita sfiorarono finalmente il suo clitoride da sopra la stoffa delle sue mutandine, Hermione spalancò la bocca.

Le sue dita la accarezzarono, prima leggere, poi applicando sempre più pressione, finché non riuscì più a tenere gli occhi aperti.
Era così vicina.  Poche volte le era capitato di sentirsi così eccitata... Ma in questo momento, col profumo di Draco nelle narici e le sue dita lí...

Era qualcosa al quale non avrebbe osato pensare nemmeno nelle sue più irreali fantasie, eppure...

Poi le sue dita si fermarono, e le sentí sollevare appena l'elastico delle sue mutandine. E poi "ohh".

"Si, Hermione" ansimò Draco contro le sue labbra.

Dove le sue dita si muovevano con delicatezza, le sua lingua nella sua bocca sembrava  incapace di controllarsi.

Le sue dita scivolarono dentro e fuori di lei senza alcuna esitazione, e quando il suo pollice rirpese a stimolarle il clitoride dovette stringere le braccia intorno al suo collo per non cadere.

"Si Hermione, ti prego" ansimò ancora Draco, rimanendo a guardare la sua bocca che si spalancava, mentre si contraeva intorno alle sue dita.

Chiuse gli occhi, senza rendersi conto dei secondi che passarono mentre l'onda del suo orgasmo la travolgeva. Quando li riaprí Draco era davanti a lei, i capelli arruffati, le labbra gonfie, le pupille due pozze nere che non si separavano dal suo volto.

"É stato-" deglutì, cercando di riprendere fiato, ma non riuscendo a completare la frase.

Le sue labbra furono contro le sue. "Shh" disse, prendendo delicatamente tra i denti il suo labbro inferiore.
Con il cuore in gola, Hermione lasciò che fosse lui a continuare a baciarla, e quando un po' più di ossigeno riprese a fluire verso il suo cervello, con le mani accarezzò il suo addome, scendendo sempre più verso il basso, sempre più verso...

Una delle mani di Draco le afferò il polso. "Non devi farlo" disse, guardandola negli occhi.

"No, ma..." Abbasso lo sguardo, incapace di mantenere il contatto visivo e non credendo alle sue stesse parole "... Voglio farlo".

Draco inspirò.
"Abbiamo tempo per questo, Hermione" disse, sigillando le sue labbra con un bacio così da impedirle di aggiungere altro. Si separò da lei "devo andare adesso" disse.

Hermione sgranò gli occhi. "C-cosa?"

Ignorò completamente la sua domanda. "Posso rivederti domani?" chiese, guardandola come se non fosse sicuro di ottenere una risposta positiva. Con aria priva della sicurezza con il quale l'aveva guardata fino a pochi secondi prima, quando le sue dita... Dio

"S-si. Certo" esclamò, per quanto la poca aria che riusciva a raggiungere i suoi polmoni le consentí.

Draco afferrò un pugno di metropolvere e si infilò nel camino. "Bene" disse, stringendo con una posa alquanto innaturale il pugno davanti a sé. "Parlerò con Theo, troveremo un modo".

Hermione ci mise qualche secondo per capire di che cosa stesse parlando, avendo dimenticato tutto ciò che era successo prima che le loro labbra si fossero avventate l'une sulle altre. Quando lo realizzò, Draco stava per andarsene.

"A domani, Hermione" disse, scomodando in una fiammata prima che avesse modo di rispondere.

"A-a domani, Draco" sussurrò.

   
 
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