Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Eevaa    03/07/2022    8 recensioni
Erano solo dei bambini.
Non conoscevano niente dell'universo, dei pericoli del cosmo. Ancora non sapevano che dietro l'angolo li attendesse un destino da schiavi, mercenari.
Nessun pianeta sul quale tornare, nessun castello, niente più notti stellate sul promontorio di Vegeta-Sei, niente più folle di persone acclamanti al loro ritorno.
Solo sangue, conquiste, distruzione, contrabbando, fallimenti, corse solo andata.
Erano solo dei bambini, ma avrebbero imparato a crescere in fretta.
[Un doloroso scorcio sull'infanzia e sull'adolescenza di Vegeta]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nappa, Radish, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Across the universe - La serie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.


 


- MERCENARI -

Capitolo 8
Verità


 

C'erano voluti tre giorni per conquistare il pianeta Shikk. Dopo due anni e mezzo di trattative andate alla deriva. A Freezer interessava quel pianeta per le capacità telecinetiche degli abitanti, oltre che per il vasto giacimento di titanio nel sottosuolo delle grandi città.
La missione non era stata facile: il globo era vasto, gli Shikkiani numerosi e non così deboli da farsi distruggere nel corpo a corpo. Non avevano potuto trasformarsi in Oozaru, poiché almeno il trenta per cento dei nativi serviva in vita, e perché altrimenti avrebbero danneggiato troppo la geografia del pianeta.
Eppure c'erano voluti soli tre giorni, un risultato degno di nota, per una missione così difficile.
Avevano combattuto con le unghie e con i denti per portarli alla resa, e ne erano usciti esausti. Non indenni, certo: sia Nappa che Radish avevano dovuto usufruire della Vasca di Rianimazione.
Non Vegeta. Lui in quei due anni e mezzo era migliorato ancora. Sempre più forte, sempre più spietato, sempre più prestante, sebbene ancora lontano dall'essere pari a Freezer. O anche solo a Zarbon e Dodoria che, proprio in quel momento, li stavano fissando con sorrisi colmi di cinismo.

Vegeta si morse la lingua e li ignorò, così come ignorò la sensazione di voler vomitare sangue piuttosto che inginocchiarsi al suo cospetto. Freezer, che lo osservava con quegli occhietti rossi detestabili, il mento all'insù, le labbra strette in un ghigno malevolo.
L'ultima volta che Vegeta l'aveva incontrato, sei mesi prima, Freezer l'aveva deriso di fronte all'intera ammiraglia. L'aveva umiliato, e lui non aveva potuto fare niente. L'orgoglio bruciava ancora, ma si costrinse a deglutire il boccone amaro.
Si inginocchiò con svogliatezza sul pavimento gelido, lo stesso fecero i suoi sottoposti. C'era odore di disinfettante e incenso dolciastro, nella stanza dei ricevimenti su Kanassa. Quante percosse ricevute in quella stanza, quante umiliazioni! Soprattutto quando era un bambino.
«Grande Freezer, abbiamo compiuto la nostra missione sul pianeta Shikk. La popolazione si è arresa in soli tre giorni di combattimento» annunciò.
Dodoria, Zarbon e Freezer sostarono in silenzio qualche secondo, poi quest'ultimo parlò.
«Oh, ma dici davvero? Bravi... solo tre giorni per conquistare il pianeta!»
Vegeta strinse gli occhi. Per quanto il suo tono sembrasse indecifrabile, a lui sembrava solo canzonatorio.
«Come siete stati veloci!» ridacchiò Zarbon, dando conferma dell'ulteriore umiliazione.
Sua Maestà però non cedette alla provocazione. Rimase zitto, osservativo di quel sorrisetto impertinente. Poi però il sorrisetto si appiattì.
«Complimenti. Ora potete anche andarvene» sibilò Freezer, asciutto.
Vegeta sussultò, lo stesso fecero i suoi sottoposti. L'antifona era già parecchio chiara.
«Come sarebbe? E il nostro compenso?» grugnì Nappa e, senza chiedere alcun permesso, sciolse l'inchino e si alzò. Vegeta spalancò gli occhi.
Non era da Nappa prendere tali iniziative. E, ora che ci pensava, erano già parecchie settimane che Nappa si stava comportando in modo più strano del solito.
Tuttavia Freezer non si scompose per l'affronto.
«Dimmi, Zarbon, quanto tempo ti ci sarebbe voluto per conquistare Shikk?» domandò solo.
Zarbon si leccò le labbra pallide e parlò con tono ruffiano. «Beh, un giorno sarebbe stato più che sufficiente».
«Ohohoh, sarebbe stato quindi un gioco da ragazzi...»
Vegeta tremò.
Ingrato. Era solo un grandissimo ingrato. Perché diamine non ci aveva mandato Zarbon stesso, se gli serviva il pianeta in tempi stretti?
Quella era solo una scusa, l'ennesima per umiliare i Saiyan, per intaccare il loro orgoglio, per usarli come mercenari a suo piacimento e gettarli via come vecchi stracci.
«Avete altro da aggiungere? Sono molto occupato, tornate da dove siete venuti» soffiò Freezer annoiato, voltando loro le spalle.
Vegeta vide Radish tremare di fronte a sé, ma ciò che fece Nappa lo lasciò completamente esterrefatto.
«No che non ce ne andiamo!» urlò, poi si avviò a passo di carica verso di loro. Cosa diamine gli saltava in mente? Non aveva uno straccio di possibilità! L'avrebbero ucciso in meno di un secondo!
«No, fermati, Nappa!» urlò Vegeta, di riflesso incondizionato.
Nappa si arrestò a un metro da Zarbon e Dodoria, che lo fissarono con aria divertita.
Il silenzio che seguì fu come vento tagliente. Nappa se ne stava lì, bloccato, congelato, probabilmente resosi conto di quello che stava combinando.
«Grande Freezer, ti prego di scusarlo» aggiunse poi Sua Maestà, oramai incapace di frenare la sua lingua prima di domandarsi il perché gliene importasse così tanto della sorte di quell'incapace.
Non aveva mai perso tempo a difendere i suoi sottoposti per i loro errori del cazzo, ma quello era troppo. Affrontare Freezer avrebbe significato morte certa, non solo un viaggio andata e ritorno dalla Vasca di Rianimazione. E no, non era disposto a perdere Nappa per una cosa tanto stupida.

Ma, come pronosticabile, Freezer non lasciò correre.
«Oh, forse dovresti pregare più forte» sibilò e, in un battito di ciglia, si scagliò contro Nappa.
Lo prese per la gola e lo atterrò al suolo poi, dimenando la coda, colpì Radish e fece lo stesso.
Stramazzarono entrambi al suolo, gridando nel tentativo di liberarsi dalla costrizione, ma tutto fu inutile: la forza di Freezer era spaventosa.
Vegeta indietreggiò di un passo, con il cuore a mille l'innato istinto di combattere. Ma non poteva. Sapeva di non avere possibilità, e non era stupido come Nappa.
Zarbon e Dodoria, poco lontano, sghignazzarono nel vedere i due Saiyan stesi a terra, agonizzanti sotto i colpi precisi di Freezer. Li schiacciò, li torturò, li strozzò fino a farli diventare cianotici e sanguinanti. Non importava quanto si dimenassero, quanto tentassero di liberarsi.
«Quindi, mi supplicherai?» domandò Freezer. Strinse di più la coda al collo di Radish, passandosi la lingua sulle labbra.
Vegeta fissò i suoi sottoposti con orrore. Non importava quante volte aveva desiderato anch'egli ingiustificatamente la loro morte, non importava quanto stentasse a sopportarli o quanto si imponesse di odiarli. Non poteva accettare che altri due Saiyan venissero uccisi da Freezer.
Ma supplicare per le loro vite? Sarebbe riuscito ad arrivare a tanto?
«Supplica, Principino, o faccio saltare in aria le loro teste».
Nappa e Radish lo fissarono, con le lacrime agli occhi per la mancanza d'ossigeno, le labbra viola. Zarbon e Dodoria ridevano, le urla dentro la sua testa si intensificarono. Si sentì spezzato a metà, costretto a scegliere tra perdere l'orgoglio o perdere i suoi compagni. Che gli erano utili.
Sì, la scusa dell'utilità era la più semplice da perseguire.
Strizzò gli occhi, prese la sua dignità e l'appallottolò.
«Ti... supplico» esalò.
Freezer non mollò la presa, ma continuò a guardarlo divertito, compiaciuto, come se ne volesse ancora.
«L-lasciali andare. Me ne occuperò io personalmente di punirli» continuò quindi Vegeta, mentre cercava di tenere lo sguardo fisso su quel bastardo. Non aveva il coraggio di guardare Nappa e Radish negli occhi, non quando stava cercando di fare qualcosa per loro.
Ma Freezer scoppiò in una risata acuta, di scherno.
«Come se ne fossi capace...» sussurrò infine e, finalmente, mollò la presa sul collo di Nappa e gli tirò un calcio per farlo rotolare fino a suoi piedi.
Invece, usò la coda per scaraventargli Radish addosso. Malgrado fosse grosso e alto il doppio di lui, Vegeta lo acchiappò al volo e lo lasciò scivolare a terra con meno disgusto del previsto.
Entrambi tossirono e si portarono le mani al collo, sputando sangue e salvia.
«Che vergogna. Un Principe che implora per i suoi sudditi. Questa è proprio bella!» commentò infine Freezer, e fu come una stilettata tra le costole. Poi questi voltò le spalle e iniziò a camminare fuori dalla stanza, seguito dagli altri due stronzi. «Arrivederci, scimmioni».
Vegeta ringhiò e tentò di non urlare, di non scoppiare nell'ira più profonda della sua vita - dopo quel giorno su Xandar in cui aveva scoperto la verità.
Ci vide rosso, ma ingoiò un altro boccone amaro e si avviò dalla parte opposta, stanco, insudiciato nella dignità.



Giunse fuori dal palazzo base di Kanassa con la sola intenzione di andarsene da quel pianeta e smaltire l'umiliazione altrove - magari in sei mesi di sonno criogenico dritto verso l'orbita di un pianeta lontano – ma, quando Nappa e Radish lo raggiunsero, comprese di non riuscire a starsene zitto di fronte a cotanta idiozia.
«Quel maledetto bastardo...» borbottò Nappa, affaticato, tumefatto.
Vegeta si sollevò in volo e lo prese per il bavero, soffiandogli in faccia a un palmo di naso.
«Cosa cazzo ti è saltato in mente, Nappa? Volevi forse farti uccidere?»
«Rischiando anche di far uccidere me, oltretutto» si intromise Radish, tossendo e massaggiandosi il collo, che oramai era diventato viola e nero di lividi. Vegeta lo guardò storto e poi tornò a strattonare Nappa.
«Volevi farmi umiliare? EH?!»
«No... no, Maestà. Chiedo perdono. Non volevo che ti umiliasse. Io...» digrignò i denti ed evitò il suo contatto visivo, come se nascondesse qualcosa.
«Sei sempre tu quello che ci dice di mantenere la calma. Cosa cazzo ti succede in questi giorni?» intervenne di nuovo Radish.
Allora Vegeta non era stato l'unico ad accorgersene! C'era davvero qualcosa sotto!
Nappa fece un passo indietro e sospirò a occhi chiusi. «Ascoltate... io non ne sono sicuro, ma sospetto qualcosa di molto importante. Girano voci, ultimamente... che il pianeta Vegeta non sia stato distrutto da un meteorite» annunciò.
Una folata di vento freddo trasportò ceneri tra loro, e Vegeta rabbrividì.
Avrebbe dovuto saperlo, che prima o poi sarebbe saltato fuori. Avrebbe dovuto immaginare che prima o poi qualcun altro oltre a lui l'avrebbe scoperto, ma non aveva pensato che potesse accadere così presto.
«Cosa?» esalò Radish, senza fiato.
Nappa tremò dalla testa ai piedi dalla furia. Aveva un sopracciglio spaccato in due e vistosi graffi sul collo taurino. «Dicono... che sia stato tutto uno sporco piano di Freezer».
Sì, lo era stato. Vegeta lo sapeva bene. Aveva già passato mesi, anni a combattere contro quell'ira profonda che scuote le viscere e spezza le ossa.
Quello era il turno di Nappa e Radish. E quest'ultimo in particolare sembrava sull'orlo di un collasso.
«N-no... non è possibile!»
«Voleva farci fuori, aveva paura di noi. Ha ucciso il Re e ha ridotto in polvere il pianeta. Così dicono» concluse quindi Nappa, poi abbassò lo sguardo, colpevole. «Là dentro mi sono scaldato per questo...»
Ed era stata comunque una mossa cretina, a parere di Vegeta. Fisiologica, assolutamente condivisibile, ma cretina. Che non aveva portato altro che guai e ulteriori umiliazioni. Forse avrebbe davvero dovuto punirlo, per tanta sconsideratezza.
«Nappa... ne sei sicuro?» chiese conferma Radish, poi guardò Sua Maestà in cerca di conferme, di reazioni che però non arrivarono.
«No. Sono solo dicerie, ma le fonti mi sembrano sicure. Vegeta... mi stavi ascoltando? Hai capito quello che ho detto?» domandò quindi, ma Sua Maestà se ne stette lì per parecchi secondi, impassibile, con lo sguardo fisso di fonte a sé e l'aria imperscrutabile.
L'umiliazione che aveva subito dentro al palazzo di Kanassa bruciava ancora. Aveva dovuto dimostrare che in fin dei conti gli importasse di loro due, contro la sua volontà, dopo tutti gli sforzi che stava facendo per manifestarsi più cinico e menefreghista possibile.
Quindi quale migliore punizione se non dichiarare che li avesse tenuti deliberatamente all'oscuro?
«... lo sapevo già» annunciò, infine.

Calò un silenzio denso scandito solo dall'ululare di un vento pungente. La notte stava scendendo buia e fredda su Kanassa. Sopra di loro poche stelle, tante scie di astronavi che partivano e arrivavano.
Radish, accanto a lui, sembrò spogliarsi di ogni strato di rabbia. Rimase immobile, indecifrabile. Nessuna incredulità, solo un'annichilente presa di coscienza.
Nappa invece iniziò a balbettare e tremare. «C-come sarebbe a dire che lo sapevi già? Stai scherzando?»
Vegeta non rispose, scostò lo sguardo sui fitti boschi lontani per fingersi annoiato, ma nella sua vita non c'era spazio per la noia. Non quando uno dei suoi due sottoposti era Radish, troppo sveglio seppur troppo debole e stupido. «È stato quando siamo andati su Xandar, nove anni fa» esalò questi. Vegeta si voltò di scatto, Radish lo osservava con espressione vuota. «Lo sapevo... che era successo qualcosa. Sei stato diverso, da allora. Più incattivito, ancora più taciturno» nelle sue parole non c'era giudizio, né ira, né la buffonaggine che lo caratterizzava. Era freddo più del vento che gli pungeva le guance.
«E bravo!» Vegeta si sforzò di apparire beffardo, ma il volto di Radish lo inquietava. «Proprio lì».
«Quindi è vero? Ha distrutto il nostro pianeta?» ruggì Nappa, costringendoli a interrompere una battaglia fatta di occhiate taglienti. «E perché stiamo lavorando ancora per lui? Perché non abbiamo fatto perdere le nostre tracce e non abbiamo disertato?! Perché non-»
«Non mi interessa che abbia ucciso mio padre. Non mi interessa del pianeta» mentì Vegeta. Aveva sempre mentito, sin dalla notte in cui il pianeta era esploso. Non riusciva a fare altrimenti. «Quello che mi interessa è diventare forte, più forte di Freezer. E l'unico modo per farlo ora è lavorare per lui, acquisire potere e forza, ogni giorno di più. Al momento non ho possibilità di batterlo, ma un giorno sarò io a controllare l'intera galassia e governare al posto di Freezer». Quella, invece, non era affatto una bugia.
Il discorso era giunto al termine. Non avrebbe più accettato ingerenze, niente più balbettii e occhi svuotati. Niente di niente.
Si incamminò verso le navicelle senza guardarsi indietro, con la terribile sensazione di aver lasciato su quel pianeta una fetta della sua dignità, ma aver anche calpestato il proprio ruolo di sovrano. Una promessa solenne.
Ma, del resto, lui non sarebbe mai stato un vero sovrano.
Non doveva niente al suo popolo – tuttalpiù che il suo popolo fossero due persone soltanto - non doveva sincerità, non doveva assolutamente nulla. Non doveva lealtà a nessuno.
Ingoiò il sudiciume che avvertiva in gola e non ci pensò più. E anche quella era una bugia.

 



Un piccolo schiocco di energia lo colpì sul fianco. Non fece male, diede solo fastidio. Gli ricordò di dover stare più dritto, ma nel farlo il pesante libro che teneva in equilibrio sulla testa cadde a terra con un tonfo.
«Petto in fuori e mento alto, Vegeta. Ricordatelo» lo ammonì sua madre.
Vegeta ringhiò di frustrazione. «Queste cose sono noiose! Io voglio andare a combattere!»

La Regina scosse la testa con un sorriso beffardo. I suoi occhi neri riflettevano le luci calde della sala del consiglio reale, luogo di incontri privati per lo studio delle norme di comportamento.
«Se un giorno vorrai diventare un Re, non serve solo che tu sappia combattere. Anche l'immagine che dai al tuo popolo conta» spiegò lei, ma Vegeta era un bambino testardo. A quattro anni tutto ciò che aveva in mente era lottare nell'accademia della corte, compiere delle piccole missioni con la sua squadra di élite.
«Non me ne frega niente di quello che pensa la gente» ruggì, incrociando le braccia al petto.
Sua madre si avvicinò e raccolse il libro da terra, ma sostò inginocchiata per poterlo guardare dritto negli occhi.

«E in questo sbagli: è il popolo stesso che tiene in piedi un buon sovrano. E quindi non solo devi dimostrarti forte, caparbio, risoluto, austero. Ma devi essere ponderato, elegante, colto, devi dimostrarti degno di fiducia. Devi essere leale, se vuoi che la tua gente ti rispetti» disse, seria, con eleganza.
Vegeta inarcò un sopracciglio. Suo padre non gli aveva mai spiegato nulla del genere e, anzi, sembrava che quel pensiero andasse in netto contrasto con le politiche da lui operate. C'era anche da dire che il Re non fosse visto di buon occhio da tutti i Saiyan, ma Vegeta non pensava che fosse importante.

«Pensavo che essere temuto fosse più importante che essere rispettato» borbottò.
«Le due cose vanno di pari passo, Vegeta. Devi impegnarti, per essere un buon sovrano. L'impegno è tutto, in ogni ambito» spiegò lei e, dopo avergli passato una mano tra i capelli per mettere a posto quella frangia ribelle, posò di nuovo il libro sulla sua testa. «Anche se queste cose sono noiose» concluse con un ghigno, un angolo di labbro sollevato. Vegeta si sforzò di non farlo, ma rispose allo stesso modo.
Era un discorso sensato quello di sua madre, perché spesso lui la rispettava e la temeva molto di più di suo padre.

Vegeta voleva diventare come lei.
«Sì, madre» disse, solennemente. Petto in fuori e mento alto. Il libro non cadde. «Prometto che mi impegnerò».



Non era mai diventato come sua madre. Aveva imparato a stare nella posa conforme al decalogo del buon sovrano, era forte, caparbio, risoluto, austero, elegante. Ma non aveva mantenuto la promessa: non era mai stato leale.
Per quanto si sforzasse di credersi indifferente perché un popolo non ce l'aveva, infrangere quella promessa lo faceva sentire sporco.
Non era servito il sonno criogenico di tutti quei mesi, non era servito tentare di ignorare i suoi sottoposti, non era servito darsi delle giustificazioni.
E anche se Radish e Nappa non gli avevano voltato le spalle e non si erano mostrati meno fedeli rispetto al solito, Vegeta lo intravedeva: malcontento.
Non in Nappa, no. Lui era troppo poco profondo e troppo leccapiedi per mostrarsi contrariato.
In Radish invece lo vedeva con chiarezza nella sua mancanza di stupidità. Rideva di meno, si impensieriva di più. Si isolava più spesso, si infuriava. Non con lui, non si sarebbe mai permesso di fare una cosa simile. Ma era un fascio di nervi.
E se da un lato Vegeta era soddisfatto di vederlo uccidere e compiere efferatezze senza battere ciglio – e talvolta anche con più meschinità – dall'altro lato provava una sensazione di smarrimento nel vederlo così carico di odio.
Nei momenti morti se ne stava sempre lì, a rigirarsi lo Scouter tra le mani, ad ascoltare qualcosa tramite esso. Quasi sempre isolato, pensieroso. Niente più puttane a vorticargli intorno, niente più Sabaq, niente più ubriacature folli alle taverne.
A parere di Vegeta, insopportabile ancora di più di quando era insopportabile.


E così, otto mesi più tardi, Vegeta oltrepassò la soglia della sopportazione su un attracco ghiacciato. No, non gliene poteva fregare di meno che quel deficiente fosse pensieroso o arrabbiato – con lui, col mondo, chissenefrega! Gli dava fastidio quel costante ronzio proveniente dal suo Scouter, soprattutto quando stava cercando di mangiare il suo pesce in santa pace.
Vegeta gettò nel falò una lisca gigante e si avvicinò a Radish affondando nella neve compatta. «Si può sapere cosa diavolo ascolti tutto il giorno? Mi stai dando sui nervi!» ringhiò, stufo.
Nappa russò forte e si rigirò nel sacco a pelo.
Radish si sganciò lo Scouter dall'orecchio e se lo rigirò tra le mani per qualche secondo, ancora assorto nei propri pensieri.
Inaudito.
«E guardami in faccia quando ti parlo!» sbottò Vegeta, trattenendo a malapena l'istinto di sferrargli un pugno sul naso.
Radish eseguì subito l'ordine, senza remore, senza esitazione. Eppure continuava ad avere una faccia da cazzo diversa dal solito.
E c'era un motivo.
«Ci sarebbe una cosa... che vorrei che tu sentissi» disse infine.
Impossibile frenare la curiosità.
«Cosa sarebbe?»
Radish si alzò e con lo sguardo gli intimò di seguirlo più lontano, facendogli intendere che Nappa non avrebbe dovuto sentire.
Si incamminarono fuori dal bosco, tra i pini innevati, lontani dal falò. Era buio, ma la luna crescente illuminava lo spiazzo e si rifletteva sulle loro astronavi poco distanti, qualche animale selvatico tubava sui rami più alti.
Radish si fermò quando i loro stivali erano oramai zuppi di neve. Gli si posizionò davanti e, finalmente, attivò lo Scouter. Tra ronzii, e segnali acustici, una voce.
Era chiara, affannosa, accompagnata da urla di sottofondo. Era una donna.


Radish... Radish, sta succedendo... qualcosa. Sembra una palla di fuoco e... non ho molto tempo. Tuo padre... tuo padre l'aveva... Kaioh, lui aveva ragione... sono così grata che tu e Kakaroth siate lontani. Mi dispiace, mi dispiace, Radish, sii forte”.



 
Continua...

Riferimenti:
-Tutta la prima parte del capitolo è basata sull'episodio canonico di cui ho parlato qualche settimana fa. Ho modificato leggermente qualche dialogo e ho aggiunto la parte di Freezer che malmena Radish e Nappa, ma tutto il resto è abbastanza fedele.
-Nell'episodio, in Italiano, il pianeta Shikk è chiamato "Short" o qualcosa del genere. Ho preferito tenere la versione inglese. 
-Radish in DBS Broly dichiara di aver ricevuto un messaggio di sua madre, quando hanno annunciato l'esplosione del pianeta. Non è mai stato detto null'altro a riguardo, quindi mi sono presa la briga di inventarmi di sana pianta il messaggio.
-Non si è mai sentito parlare della madre di Vegeta nella serie, ma a me piace immaginarla. Nella mia testa si chiama Echalotte, e il bravissimo Giosuè Graci ha fatto una fanart su di lei per la mia storia "HAKAI". Eccola:


 

ANGOLO DI EEVAA:
Buongiorno, gente!
... ebbene, i nodi sono saltati al pettine - e sorprende che sia stato Nappa a tirarli fuori, visto che il pettine non lo usa (*badummm-chaaa*).
Il mio povero bimbo Radish T___T ci è rimasto malissimo che Vegeta non gli abbia detto niente T___T e piano piano sta cambiando anche lui, e anche lui ossessionato da Freezer e dal modo in cui ha distrutto il pianeta. Piccino, mi è venuto un po' da piangere a non fargli dire neanche una battuta scema, qui.
E, beh... manca solo un capitolo alla fine. Probabilmente qualcuno avrà capito dove voglio andare a parare. 
Spero davvero che possa piacervi. 
Grazie davvero a chi sta ancor aseguendo questa storia e in generale le mie pubblicazioni <3

Oggi voglio lasciarvi con una bellissima sorpresa! Crinns ha realizzato questa meravigliosa fanart ispirata al capitolo precedente:

 

... esatto, art ispirata alla litigata sotto la pioggia e a come la maggior parte di chi ha letto avrebbe voluto che si concludesse xD beh, beh, beh... dai, io non vi ho dato questa gioia, ma Crinns invece sì! Andate a seguirlə sulla sua pagina IG @crinns , perché realizza delle bellissime art :)
Grazie ancora di cuore, car
ə <3 la adoro troppo! 

Un abbraccio,
Eevaa



 
Nel prossimo capitolo!
Vegeta ci vide rosso.
«NON OSARE URLARMI IN FACCIA E RIBELLARTI A ME, INUTILE TERZA CLASS-»
«VOGLIO SOLO AIUTARTI!» l'urlo di Radish rimbombò per la radura innevata, fin sopra le cime degli alberi.
Uno stormo di volatili di medie dimensioni si librò in volo verso la luna crescente.
A dispetto di quello che avrebbe voluto fare, Vegeta si ammutolì.

 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Eevaa