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Autore: Lizzyyy02    03/07/2022    4 recensioni
Natsu e Lucy. Due anime lacerate, deluse, sofferenti. Entrambi innamorati di chi non può ricambiarli.
Si troveranno, iniziando un gioco pericoloso, che li porterà ad impazzire. E chissà se non gli si rivolterà contro. Quello di cui erano stati certi fino a quel momento si incrinerà pericolosamente. A volte non possiamo controllare le nostre emozioni, i sentimenti, le sensazioni.
"Sa che è sbagliato, per una serie infinita di ragioni, ma quel momento è fuori dalla realtà. Che male c'è nel trovare un po' di conforto..."
"«Ora conosci il mio segreto, Natsu. Non sono pura, non sono innocente, non sono quello che Loki crede io sia. Il mio istinto ha la meglio su di me e lo lascio vincere...»"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lisanna, Loke, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lucy
L’ufficio è sempre il solito, come ogni mattina: rumoroso. Lucy si guarda intorno e non vede niente di diverso. Le solite facce luminose, il suono dei computer che iniziano ad accendersi, le chiacchiere prima dell’inizio del turno. Eppure, allo stesso tempo, è tutto diverso.
«Auguri venticinquenne! L’età inizia ad avanzare, eh?» In un secondo viene assalita da un tornado in versione mini, che le salta letteralmente addosso, stritolandola. Lucy ricambia l’abbraccio con lo stesso vigore, chinandosi leggermente. Se glielo avessero detto dieci anni fa che lei e Levi sarebbero state assunte a distanza di un mese l’una dall’altra nel giornale più famoso di Magnolia, sarebbe scoppiata a ridere. E invece eccole lì, a realizzare i loro sogni, insieme.
«Parla per te, piccoletta, l’età non lascia nessun segno su questo viso» Fa, ironica, indicandosi il volto platealmente.
«Ci credo, con tutto quello che spendi in creme idratanti» La prende in giro lei «Sei pronta a festeggiare sta sera?»
«Ma come? Hai già rovinato la sorpresa?» Levi le lancia uno sguardo omicida a quella frase. La sua povera amica ci ha provato a tenerle nascosta la festa che stava organizzando, ma quando Lucy si impunta non c’è niente che non riesca a scoprire.
«Quindi, hai deciso di provarci finalmente?» Fa la sua migliore amica, fissandola con intensità.
Lucy sente i muscoli tendersi, una fitta alla pancia espandersi fino in gola. Levi la guarda, scuotendo la testa «Oh, Lucy, se rimarrai così indecisa ti logorerai. Che sia un passo avanti o indietro, fai qualcosa, perché rimanere in questo limbo ti farà solo soffrire. Razionalmente, ti direi di lasciar perdere visto il soggetto, ma credo sia la centesima volta che te lo dico, quindi…vai, fatti avanti…anche se sai cosa rischi…»
Sì, Lucy sa bene cosa rischia. Rischia di soffrire talmente tanto che non sa se sarà in grado di tornare al lavoro. Tra tutti gli uomini su questo mondo, di chi doveva innamorarsi lei? Del suo capo, ovviamente.
Eppure, non crede di aver mai provato nulla di simile nella sua intera vita. Le sembra di essere tornata una ragazzina: incerta sul da farsi e timorosa.
«È facile rimanere in questo limbo, Levi. Se invece dovessi fare un passo avanti e non dovesse andare come spero…» Stringe le dita affusolate a quel pensiero: il pensiero di non essere ricambiata da lui.
È davvero patetico, ma in questo momento, è la cosa che più la terrorizza.
«Allo stesso tempo però, non riesci nemmeno a rinunciarci…» Completa, la sua amica per lei, la quale fin troppe volte ha assistito ai suoi sfoghi, sempre pronta a consolarla, come adesso «Lucy, abbiamo stabilito che al tuo compleanno ti saresti fatta avanti, comunque vada, ci sono io, sempre» Levi le stritola la mano, sorridendole. Lucy ricambia il sorriso.
«Come sto?» Fa, per sdrammatizzare.
Gira su sé stessa, mentre Levi, non senza qualche difficoltà vista la differenza di altezza con la sua piccola amica, le regge la mano in una parvenza di giravolta.
Oggi si è particolarmente curata: ha tirato fuori l’elegante tailleur rosa cipria che indossa solo per le occasioni importanti, ai piedi décolleté nere lucide. I capelli biondissimi legati in una lunga coda ordinata, e un velo di trucco a coprire qualche imperfezione qua e là. Ha perso il conto di quante volte si è guardata allo specchio quella mattina, si sente agitata come la prima volta che ha fatto il colloquio per essere assunta.
«C’è bisogno che risponda? Sei abbagliante, Lucy. Bella è dire poco» La ragazza sorride di rimando.
Sì, ce la può fare. Infondo deve solo parlargli. Invitarlo alla sua festa di compleanno questa sera. Ce la può fare.
Come se i suoi pensieri lo avessero richiamato, le porte dell’ascensore si spalancano, rivelando la sua figura.
Lucy sente immediatamente un nodo alla pancia, i palmi che iniziano a sudare. Anche stamattina è impeccabile, il completo nero elegante che indossa lo fascia alla perfezione, i capelli sbarazzini in contrasto con la sua aria raffinata. Cammina sicuro lungo il corridoio, salutando e regalando sorrisi. Sorrisi che la uccidono ogni volta.
Prima ha detto di essere innamorata. Non è affatto un esagerazione. Lo sente, che lui è l’uomo della sua vita. Non riesce a immaginare un futuro con nessun’altro.
Più si avvicina, più la ragazza trattiene il respiro. Quando ormai sono di fronte Lucy gli passa il caffè che è andata a prendere alla caffetteria dell’ufficio, ancora caldo. Lui lo prende, squadrandola per un attimo, per poi concentrarsi solo sul suo viso.
È dura persino guardarlo in faccia.
«Grazie Lucy, buongiorno» Fa, sorridendo in maniera così bella, spontanea. Ama quel sorriso.
La ragazza sente le guance imporporarsi. E dire che si è detta di essere sicura. Almeno riesce a non abbassare lo sguardo, puntandolo in quegli occhi scuri ma luminosi, e sorridendo di rimando.
«Buongiorno, Signor Loki»
 
Natsu
Il ragazzo continua a battere il martello contro quel chiodo nella trave, che non ne vuole sapere di starsene a posto. Il sole cocente che gli batte sugli occhi, e il sudore per la mattinata passata a spostare sacchi di sabbia e cemento, sicuramente non aiutano. Arrivato al limite, si sfila rudemente la maglietta sporca, facendo prendere un minimo di aria al suo corpo madido di sudore.
Da quando hanno affidato quel cantiere alla ditta per cui lavora, c’è sempre tanto lavoro da fare, e a fine giornata non desidera altro che fare una doccia, tirare due pugni al suo sacco da boxe e sprofondare nel letto.
«Dragneel! Pausa pranzo!» Gli urla da lontano con quel vocione Elfman, suo collega e grosso quasi il doppio di lui.
«Arrivo!» Urla di rimando per farsi sentire, per poi mollare il martello e raggiungerli.
Sono tutti seduti dove capita, chi sui sacchi di sabbia, chi su casse abbandonate, chi per terra. La maggior parte sta in silenzio a riposare, altri, come Elfman, non perdono mai occasione di parlare, a voce talmente alta che più che una conversazione sembra si stiano gridando addosso.
Natsu sbuffa. Tanto per concludere quella giornata del cavolo si è anche scordato il pranzo a casa. Mentre sta già scegliendo a chi scroccare mezzo panino, sente un fischio da lontano che lo fa voltare.
Prima ancora di mettere a fuoco la figura, sorride, alzandosi e dirigendosi a grandi falcate verso l’entrata del cantiere.
«Ancora qui?» Le dice, come se non volesse che lo passi a trovare, quando in realtà è il completo opposto.
«Per forza, senza di me moriresti di fame» Fa, con un ghigno divertito, per poi lanciargli una busta contenente un tramezzino avvolto nella carta, alla quale lui lancia un’occhiata distratta. Subito ritorna a guardare lei.
«Che ci hai messo?» Fa.
Lei inarca un sopracciglio «Nemmeno un grazie?»
«Hai ragione, vieni qui, fatti abbracciare» Fa, avvicinandosi protendendo le braccia.
«Non ci provare nemmeno, sentivo la puzza del tuo sudore a un chilometro di distanza!» Fa ridendo, e scansandosi prontamente. Riesce comunque ad afferrarla in uno scatto repentino, circondandola con le braccia madide. «Che schifo! Lasciami, Dragneel!» Natsu ride. Quanto vorrebbe che si trattasse solo di uno scherzo innocente. Ma con lei non sono mai solo scherzi. Se la tiene premuta addosso e non riesce a fare a meno di sentirsi bene, dove vuole essere.
«Ehi!!» Un urlo familiare li fa separare. Lei si volta verso gli altri ragazzi, tra tutti spicca Elfman, che saluta da lontano. Non è arrabbiato, è solo il suo solito vocione. La ragazza sorride e saluta anche lei.
«Non vai da lui?» Chiede Natsu.
«Credo sia di nuovo impegnato» Dice con un mezzo sorriso, fissando l’omone che ha preso a sollevare davanti agli altri radunati intorno a lui due blocchi di cemento, probabilmente di cinquanta chili l’uno.
«Ti sei abbronzato» Quel commento uscito dal nulla lo riporta con lo sguardo verso di lei.
«Beh, vorrei vedere, tutte le mattine a lavorare sotto il sole cocente, tu più che altro, sicura di non essere un vampiro? Vieni qua praticamente tutti i giorni e sei ancora più bianca» Fa, osservando le sue braccia scoperte, le sue spalle esili, il suo collo niveo…
«Perché io mi metto la crema solare, al contrario di qualcuno, che tanto non ne ha bisogno» La sua voce lo riporta alla realtà. Si stava incantando. Come si fa a essere così idioti?
«E poi lo sai che non mi abbronzo, casomai mi brucio. Anzi, mi conviene togliermi da qui che potrei ritrovarmi con chiazze rosse sparse dappertutto» Dice, mentre fa per andarsene «Ah Natsu, ricordati di sta sera, mi raccomando!» Gli intima. Ultimamente per la stanchezza ha declinato moltissime uscite, ma quella sera ha giurato a lei e Gray che ci sarebbe stato, e sa bene di non poter infrangere un promessa fatta a loro due.
«Sta tranquilla» Lei gli sorride, si volta, ma «Liz!» Fa lui di scatto.
Lisanna si ferma, guardandolo.
Natsu esita, contrae la mascella «Grazie, per il pranzo»
Lei sorride un’ultima volta «È un piacere» Dice, per poi allontanarsi e scomparire alla vista.
Natsu sospira. Si riavvia di nuovo verso gli altri con passi strascicati.
«Depresso che se ne sia andata?» Commenta Gajeel dietro di lui a bocca piena, con gli occhi rivolti al cantiere ora immobile. Nemmeno lo aveva notato, mancava poco che sussultasse.
«Sta zitto»
«E dai Dragneel, a chi pensi di darla a bere? È ovvio che sbavi dietro alla sorellina di Strauss. Fossi in te ci farei un pensierino, prima di ritrovarmi un cognato come quello» Fa, puntando lo sguardo su Elfman che ora ha preso a fare le flessioni con una mano sola, tenendo il conto ad alta voce.
Natsu scuote la testa, arraffando il panino dalla busta e iniziando a scartarlo «Non sbavo dietro a nessuno»
«Certo certo, convinto tu, convinti tutti» Commenta, riprendendo a mangiare in silenzio.
Natsu tace anche lui. Attimi di silenzio riempiti dalle voci degli altri, poi «È una mia amica d’infanzia, d’accordo?»
«Senti Dragneel, okay, come ti pare. Non che me ne fregasse qualcosa comunque» fa lui, con la sua solita delicatezza «ma sappi che io non sono la tua coscienza, alla quale puoi dire stronzate su stronzate. Io ho le mie idee, e quello che penso è che stai sotto a quella ragazzina come un treno» Termina, ingoiando l’ultimo boccone.
«E adesso tornate tutti a lavoro, branco di nullafacenti! Alzate il culo!» Urla, così che tutti possano sentirlo. Si, perché Gajeel non è solo uno dei suoi più cari amici, anche se lui stesso si domanda ancora come sia possibile, ma anche il suo superiore.
Natsu guarda il suo panino completamente intatto con una smorfia, per poi rimetterlo nella busta e portarlo al volo nello zaino. Lo mangerà quella sera, e non ha bisogno di assaggiarlo: ha già deciso che le scriverà che è buonissimo.
 
L
«Levi, basta! Quanto rossetto devi mettermi ancora?»
«Sh! Non parlare che vado fuori»
Lucy si rimette in posa. Tra poco le verrà un tic alla faccia, se lo sente. Eppure, non ce la fa a protestare più di così, non riesce nemmeno a parlare, in effetti.
Immagini continue di ciò che è successo solo poche ore fa le vorticano a ripetizione nella mente. Chiude gli occhi per trovare un po' di serenità, ma così è anche peggio: vede il suo sorriso più chiaramente, sente più distintamente la sua voce.
Farò il possibile per esserci
Li spalanca di nuovo, avvampando.
«Lucy!» La richiama la sua amica per l’ennesima volta.
«Scusami, Lev, ma sento il cuore che sta per uscirmi dal petto» Dice lei, fissandola. Levi inclina la testa, sorridendo. La abbraccia, facendo attenzione a non rovinare il trucco. «Luce, sono così felice per te» La ragazza sorride di rimando, gli occhi nocciola luminosi.
Come un flashback rivede nella sua mente quelle poche parole che si sono scambiati, ma che sono bastate a procurarle un batticuore che va avanti da ore.
Bussa alla porta del suo ufficio. Respiri profondi lasciano le sue labbra, chiude gli occhi per calmarsi.
«Avanti» Appena mette piede nella stanza piccola, ma luminosa e raffinata, vede lui staccare gli occhi dal pc, guardarla e sorridere «Lucy. Dimmi»
«Ti ho portato le stampe ricontrollate» Fa, poggiando con attenzione i fogli sulla scrivania, stracolma di altri documenti ma ordinatissima. «Oh, fantastico» Li afferra, sfogliandoli al volo, annuendo «Ottimo lavoro, grazie»
Lucy sorride, si volta incerta, diretta verso la porta.
No. Oggi deve farcela. Almeno provarci. Lo ha promesso a Levi…e a sé stessa.
«Signor Loki» Fa, voltandosi di scatto. «Quante volte ti ho detto che basta il nome» Dice lui con un ghigno, riprendendo a battere i tasti del computer.
«Tante volte direi…è la forza dell’abitudine» Risponde, sforzandosi di apparire tranquilla. Spera davvero sia così. D’improvviso lo vede riportare lo sguardo su di lei «C’è qualcos’altro che devi dirmi?» Fa.
Lucy inghiotte un groppo di saliva, si morde un labbro «Si»
Lui annuisce, esortandola a continuare. Quel mezzo sorriso sul suo volto la distrae.
«Oggi è il mio compleanno» Immediatamente si sente una stupida. Quando è davanti a lui si trasforma, di solito non è così impacciata. Anzi.
Lui all’inizio sembra confuso, ma poi sorride di nuovo «Oh, auguri allora»
«Era solo per dirti che…mi hanno organizzato una festa, al Fairy Tail Club questa sera alle nove. Ci saranno molti colleghi dell’ufficio e ho pensato che…magari…ti avrebbe fatto piacere venire» Stringe i pugni, in attesa. Lui sembra sospirare.
In un attimo sente una fitta al petto: le dirà di no. Le dirà che è il suo capo e non è consono invitarlo al suo compleanno.
«Mi dispiace Lucy, ho una cena di lavoro proprio sta sera…» Lo sapeva. Lui è un uomo impegnato, deve gestire l’ufficio, trattare con persone importanti. Non può stare dietro a lei. Però…chissà perché, si sente come se l’abbia rifiutata.
In realtà, dentro di lei, sentiva che se avesse detto di sì, allora avrebbe voluto dire che aveva una possibilità con lui…che c’era una possibilità per loro.
Si martoria il labbro inferiore tra le labbra, reprimendo le lacrime «Non preoccuparti, davvero» Fa per uscire. Tutto quello che vuole ora è rifugiarsi tra le braccia di Levi.
«Lucy, aspetta!» La richiama. Si volta e se lo ritrova di fronte. Elegante, bellissimo, perfetto.
«Queste cene si dilungano abbastanza, ma credo proprio che quelle mummie che vogliono solo che investa nelle loro compagnie non reggano più delle 11» Dice.
Allunga un braccio, piano. Posa il palmo sulla sua spalla. Quel contatto basta a farla fremere.
«Te lo prometto, farò il possibile per esserci»
Il solo ricordare quel momento la fa sorridere talmente tanto da farle far male alle guance. Si alza dalla sedia dove Levi la stava truccando, dirigendosi allo specchio alla parete.
Fissa il suo riflesso. Se quella mattina si sentiva raffinata e romantica, adesso guardandosi non può fare a meno di pensare di essere davvero…sexy.
«Non sarà esagerato?» Fa a Levi, che intanto inizia a truccarsi a sua volta.
«Stai scherzando? Sei una bomba, ma per niente volgare. Sei perfetta» Levi è davvero il suo punto di riferimento.  In questi ultimi mesi avrebbero dovuto farla santa: da quando il Signor Loki è entrato nella sua vita, e poi nel suo cuore, sente un costante bisogno di rassicurazioni. Sa bene che non è affatto una cosa positiva, questa, ma non può evitare di sentirsi così.
Ritorna a guardare lo specchio. Il vestito non è troppo corto ma davvero aderente, la fascia come una seconda pelle mettendo in risalto le sue forme. È nero, ma brillante. Levi le ha detto che essendo relativamente semplice come abito, poteva osare con il trucco. In realtà non è molto più pesante del solito, anche perché non voleva esagerare troppo, l’unica cosa diversa è il rossetto. Rosso. Le risalta le labbra, illuminandole tutto il viso.
Il solo pensare che il Signor Loki la veda così la fa tremare. Non vede l’ora e allo stesso tempo è terrorizzata.
«Luce, consumerai lo specchio a forza di guardarti! Andiamo dai, che rischi di fare tardi alla tua stessa festa» Fa Levi, dando un ultima sistemata ai capelli e infilandosi un paio di tacchi.
Prendono entrambe le loro borse. Si guardano un ultima volta, scoppiando a ridere, e uscendo dall’appartamento.

N
Fissa l’armadio con apatia mentre prende un paio di jeans puliti a caso, infilandoli al volo. È indeciso se mettere la solita felpa nera, ma alla fine qualcosa lo spinge a prendere la camicia bianca. La infila e la chiude, non senza qualche difficoltà, lasciando aperti gli ultimi due bottoni.
Non è mai stato troppo fissato sull’aspetto esteriore, Natsu: fosse per lui, tuta e felpa sarebbero stati un abbigliamento appropriato anche ad un matrimonio. Ma quella sera è diversa. È come se una forza sconosciuta lo abbia convinto che stasera è quella giusta.
La sera per mettersi faccia a faccia con lei. La sera per dirle tutto quello che sente da dieci anni a questa parte.
Si. Una cotta che va avanti da dieci anni senza che lui avesse mai trovato occasione di dire o fare niente. Ma ha sempre avuto una paura fottuta. Più che di essere rifiutato, di rovinare quello che c’è tra di loro: Lisanna è la sua migliore amica da quando riesce a ricordare. Una spalla, che è stata sempre a fianco a lui nel bene e nel male. Ancora oggi ricorda le parole che Gray, esasperato, gli disse non troppo tempo fa.
«Semplicemente, siete due coglioni»
«Che?»
«Mi hai sentito, cretino. Tu non fai un passo per paura che lei non provi quello che provi tu, ma sono pronto a scommettere quello che vuoi che anche per Lisanna è la stessa identica cosa» Natsu lo guarda stranito.
«Non può essere. Me ne sarei accorto» La faccia di Gray alla sua affermazione è impagabile.
«Te ne saresti accorto, ovvio! Infatti, non c’è nessuno migliore di te a captare questo tipo di segnali! Natsu, per favore. Potrebbero provarci con te e nemmeno te ne renderesti conto. La barista di prima non ti ha fatto pagare la birra!»
«E allora? È stata gentile»
Gray lo fissa con un’espressione inintelligibile, per poi alzarsi dal tavolo «Basta. Mi cerco un altro migliore amico»
Ricordare quella scena lo fa sorridere, ma un senso di amaro subentra subito dopo. Potrà anche non essere così bravo a captare quando qualcuna sta flirtando con lui, ma è di Lisanna che sta parlando.
La conosce come le sue tasche, sa tutto di lei. Dei segnali da parte sua li avrebbe sicuramente colti.
Finisce di prepararsi e infila rudemente chiavi, portafoglio e cellulare nelle tasche.
Questa sera è la sera. Anche se rischia di starci male non può più andare avanti con questo logorante senso di incertezza.
 
L
Lucy non riesce più a liberarsi degli abbracci soffocanti che la stritolano ogni tre minuti. Tutti le fanno gli auguri, sorridendo e facendole complimenti. Non nega che c’è una parte di lei, forse non così piccola, che apprezza parecchio quelle attenzioni, ma qualsiasi cosa quando è esagerata non è più così piacevole.
«Lucy, abbiamo sentito che hai invitato il capo. Verrà?» Le chiede Laki, una loro collega. Forse c’è più di un’intenzione dietro il suo tono fintamente spensierato, ma Lucy è troppo impegnata ad arrossire per accorgersene. «Ha detto che aveva da fare, ma che avrebbe comunque provato a passare» Fa, a voce più alta del normale per farsi sentire in mezzo alla musica di quel Club. Levi ha fatto proprio un’ottima scelta, come al solito: quel posto è all’ultima moda e gigantesco. Le fa venire voglia di andare subito a scatenarsi in pista con la sua amica. E andrebbe davvero, se solo non fosse così tesa.
Levi sembra notarlo. La fissa dal bancone dove è andata a prendere da bere, facendo quello sguardo che solo loro due possono capire. È come se le parlasse senza dire nulla: “Stai tranquilla, non ti preoccupare, divertiti”.
Lucy sorride, fa un respiro profondo, e i suoi muscoli sembrano sciogliersi un po’. La guarda ancora e la vede lottare contro un vassoio pieno di cocktail da portare al tavolo. Subito si alza per andarla ad aiutare. Nel passare tra la calca urta qualcuno.
«Oh, scusami» Fa, guardando giusto con la coda dell’occhio il diretto interessato. Intravede solo una capigliatura particolare e una camicia candida.
«Di niente» Si sente rispondere, ma è già lontana. Prende alcuni cocktail per aiutare l’amica. Ora la vera impresa sarà riuscire a riportarli al tavolo.
 
N
«Eccoli! Li vedo!» Fa Lisanna, iniziando a trascinarli in mezzo alla calca del Fairy Tail senza nemmeno un attimo di preavviso.
Ogni volta passare in mezzo alla pista da ballo è come cercare di farsi largo ad un concerto. Qualcuno lo urta ancora, questa volta con più impeto.
«Oh, scusami» Almeno lei si è scusata, al contrario di tutti gli altri. Non riesce a vedere chi sia. Capta solo con la coda dell’occhio una chioma bionda.
«Di niente» Risponde, ma dubita l’abbia sentito.
Continua a seguire l’albina, finché non arrivano ad un tavolo, dove trovano ad aspettarli Cana, Mirajane e Gajeel. Subito la ragazza va a salutare sua sorella maggiore, e poi Cana.
Lui fa un cenno col mento a Gajeel «Come va?»
«Sei tu che hai lasciato una trave in mezzo al cantiere?» Fa subito lui, torvo.
Natsu reprime un’imprecazione nella sua mente, tirando fuori la faccia più incredula e innocente che riesce a fare «No, perché?» Si era completamente dimenticato di ricaricarla sul furgone.
Gajeel lo squadra ancora come se lo volesse uccidere. Evidentemente non lo ha convinto. Gli svantaggi di avere un amico che è anche il tuo pseudo-capo.
Gray interviene a far calmare le acque. «Allora? Che ci beviamo?»

L
Solitamente quando è in discoteca le ore volano come fossero secondi. Ma stasera è il contrario. Ha passato tutto il tempo a controllare l’ora sul cellulare e adesso che sono finalmente le undici, sente un senso di liberazione unito ad un’ansia ancora più forte. Intorno a lei le chiacchiere si mescolano alla musica, alle luci stroboscopiche, facendole girare la testa. O forse è solo perché è sbronza.
«Lucy, tutto bene?» La sua amica Juvia la richiama dallo stato catatonico in cui sembrava essere cauta. La ragazza le rivolge un sorriso «Si, tranquilla. Tu piuttosto, non ti ho ancora ringraziato per essere qui stasera. So che sei molto impegnata in questo periodo» La ragazza dalla pelle pallidissima ed i capelli di un turchino brillante le sorride di rimando «Questo ed altro per te»
Eh sì, non molti avrebbero potuto immaginare che la tranquilla ragazza seduta a fianco a lei fosse una cantante in attesa di fare il suo debutto come solista. Proprio in questo periodo stava terminando l’album. «Come va con la casa discografica?» Juvia fa una smorfia, prendendo un altro sorso del suo Long Island «Come puoi immaginare. Alti e bassi. Non è un’etichetta conosciuta, anzi, potremo dire il contrario. Hanno scommesso molto su di me e non fanno altro che mettermi pressioni su pressioni» Lucy la guarda con comprensione, mettendole una mano dietro la testa in una sorta di carezza «Andrà tutto bene, usignolo. Le ameranno» Fa, riferendosi alle sue canzoni. Ha avuto occasione di sentirle e non vede l’ora che esca il cd per andarlo a comprare. La ragazza le rivolge un sorrisone. Inizia a parlare della nuova canzone alla quale sta lavorando, quando il telefono di Lucy squilla. Appena legge il nome sul display un violento sussulto la coglie, facendola scattare in piedi.
«Scusami Ju, continuiamo dopo» Fa, sbrigativa, scappando verso l’uscita del Club.
Di sicuro non può parlare lì dentro, non sentirebbe nulla. Come una forsennata si fa largo tra la ressa riuscendo a raggiungere le porte e affacciandosi all’aria tiepida di luglio. Accetta la chiamata, sorprendendosi di avercela fatta in tempo. Porta il telefono all’orecchio, trepidante.
«Pronto, Signor Loki?»
 
N
«Davvero!?» La voce di Cana riesce a sovrastare persino il marasma di voci lì dentro. Ha un’espressione scioccata, manca poco che faccia cadere il bicchiere.
«Io non ci credo, dice così ma rinuncerà all’ultimo» Commenta Gray, secco.
«Natsu, sono così felice, finalmente!» Fa Mira, unendo le mani, nemmeno fosse in preghiera.
«Sono l’unico che non ci sta capendo un cazzo?» Irrompe Gajeel con la sua solita compostezza ed eleganza.
«Dragneel qui, ha deciso di fare il grande passo» Fa Cana, ghignando, e riprendendo a scolarsi il suo boccale di birra, in un modo che farebbe impallidire qualsiasi camionista.
«In che senso?»
«Mi dichiaro a Liz, va bene? E no, non rinuncerò all’ultimo, quando decido qualcosa è così e basta» Dice, rispondendo all’accusa di Gray.
«Ah, vuoi dire che sta mattina mi hai mentito spudoratamente» Replica Gajeel, in modo quasi ironico.
«In realtà no, siamo davvero amici da sempre»
«Ma non solo questo, vero, tesoro?» Fa Mira, guardandolo come una mamma guarderebbe il figlio che si è preso la sua prima cotta. Gray e Cana si sbellicano, la seconda addirittura si asciuga le lacrime.
Ne ha abbastanza. «Sapete che vi dico, vado ora»
«Cioè, adesso?» Chiede Cana.
«Si, vado lì al bancone e glielo dico» Fa, Natsu, cercando di individuare la corta chioma candida di Lisanna, allontanatasi dal tavolo per andare a prendere da bere.
«Cioè tu, dopo dieci anni di turbamenti interiori per la stessa ragazza, vuoi dichiararti al bancone di un Club. Avanti Dragneel, puoi fare di meglio» Dice Cana, mentre gli altri due stronzi sghignazzano. Mira in tutto ciò ha sempre la stessa espressione.
«È esattamente quello che farò» Dice convinto, allontanandosi da lì a lunghe falcate. Per troppo tempo ha rimandato qualcosa che ora non riesce più a nascondere. È diventata quasi una necessità. Deve dirglielo. Ora o mai più. Perché non crede che in nessun altro momento sarà capace di ritrovare tanto coraggio.
Finalmente la vede, bellissima, pura, nel suo vestitino bianco come i suoi capelli, come la sua camicia.
Solo adesso si chiede se l’abbia messa anche perché il colore gli ricordava lei. Gli nasce spontaneo un sorriso.
Accelera il passo, è quasi lì…quando qualcosa lo blocca.
Sta parlando con il barista.
Non c’è assolutamente nulla di strano, stanno solo parlando eppure qualcosa c’è. Nel modo in cui ride, in cui sbatte le palpebre, in cui si porta una ciocca lattea dietro l’orecchio.
Il barista altissimo, dalla capigliatura assurda e uno strano tatuaggio in faccia, si avvicina a lei sussurrandole qualcosa all’orecchio che subito la fa scoppiare a ridere.
Natsu si sente bruciare dentro, ma allo stesso tempo, una fitta di dolore lo colpisce. La verità è che non ha nessun diritto di sentirsi geloso. In quegli anni avevano avuto tutti e due le loro esperienze con altre persone, sarebbe stato da sciocchi negarlo.
Ma erano rimasti sempre single, altrimenti non avrebbe continuato a sperare in un futuro con lei.
Eppure, Lisanna non si è mai comportata con nessuno in quel modo, non ha mai guardato nessuno con quegli occhi luminosi, quel sorriso…lo aveva sempre rivolto solo a lui.
Si conoscono da tempo? È per quel tipo che Lisanna propone sempre di andare al Fairy Tail?
Probabilmente è solo la sua immaginazione, ma non può fare a meno di chiederselo.
Sta per raggiungerla e farsi valere davanti a quel tipo assurdo, quando qualcosa lo blocca.
Hanno avuto dieci anni. Dieci anni, dannazione. E nessuno dei due ha fatto nulla.
Lui un po' per codardia, un po' per l’abitudine che si era creata tra di loro e che aveva timore di spezzare.
Ma lei? Gli risultava difficile credere che Lisanna non gli avrebbe detto nulla se fosse stata interessata quanto lo era lui.
Improvvisamente tutto il coraggio, l’impeto di poco fa, svanisce in un soffio. Resta solo tanta, bruciante, cocente, delusione.
Perché con lei non riesce ad essere deciso? Perché sembra quasi che diventi un’altra persona?
Ha bisogno d’aria. Scosta con malagrazia le persone davanti a lui, raggiungendo la porta. Non appena mette piede fuori, inspira a fondo, con forza.
Non ci mette molto a notare di non essere solo.
C’è un’altra persona, una ragazza, seduta sul marciapiede, che regge tra le mani il cellulare. Il vestito elegante stona con la posizione che ha assunto, i capelli sono liberi e sciolti, e si muovono seguendo l’aria tiepida di luglio.
Non ci mette molto nemmeno a notare che anche lei questa sera deve aver subito una gigantesca delusione.
Proprio questo lo spinge ad avvicinarsi.
Si lascia cadere anche lui seduto sul bordo del marciapiede, a circa due metri di distanza.
Per quanto è assorta non lo nota nemmeno. Da lì riesce a guardarla in volto: la bellezza contrasta con la tristezza nello sguardo.
«Ehi» la vede sussultare, finalmente lo guarda «serataccia?»
   
 
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