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Autore: Asmodeus    05/07/2022    1 recensioni
|Steve/Eddie| Post Stagione 4 Vol. 2| AU in cui abbiamo avuto l'happy ending che ci meritavamo invece della carneficina che ci hanno dato i Duffer Brothers|
È il 4 luglio 1986, Vecna è stato sconfitto e i ragazzi si godono la pace duramente meritata dopo aver salvato il mondo per l'ennesima volta.
Steve decide di invitare la sua grande famiglia allargata per festeggiare il Giorno dell'Indipendenza tutti insieme - e quale festa sarebbe, senza Eddie Munson e decisamente troppa birra al suo fianco?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Eddie Munson, Steve Harrington
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fourth of July

 
Se non avesse saputo dell’incredibile incapacità di Eddie nel trovare le cose più semplici in casa sua, Steve avrebbe sicuramente pensato che tutto quel casino in cucina fosse opera di una banda di ladri decisamente incompetente.
Lo pescò immerso per metà del corpo all’interno del freezer a pozzetto della dispensa, e per un attimo Steve si chiese se Eddie stesse davvero cercando qualcosa lì dentro o quello fosse un modo per refrigerarsi dalla calura esterna. Lui stesso era in un bagno di sudore dopo aver grigliato per tutta la mattina, e l’idea di gettarsi così com’era dentro al freezer non gli sembrava troppo folle al momento. Si chiese come Eddie potesse continuare a vestirsi completamente di nero anche d’estate, prima di schiarirsi la voce per attirare la sua attenzione.
«Bisogno di aiuto?», domandò, cogliendo Eddie di sorpresa tanto da sobbalzare, facendo tremare il freezer e di conseguenza portando il coperchio già in precario equilibrio a cadere.
Steve fu sufficientemente veloce da fermarlo prima che colpisse in testa il povero malcapitato, ma Eddie si alzò troppo in fretta andando comunque a impattare contro il coperchio mentre cercava di svicolare fuori dal freezer.
«Dovevi proprio spaventarmi, Harrington?» si lamentò il moro, massaggiandosi la testa nel punto d’impatto e guardando torvo il padrone di casa.
«Ops!», si scusò l’altro con un sorriso colpevole, appoggiando delicatamente il coperchio al suo posto. «Cosa stavi cercando lì dentro? Tra poco ci finivi dentro…»
Eddie avrebbe voluto rispondergli acidamente ancora per un po’, ma la vista di Steve Harrington senza maglietta e col petto imperlato di sudore gli fece quasi dimenticare il motivo per cui ce l’aveva con lui in prima battuta.
«Le birre. Cercavo le birre» spiegò, la bocca improvvisamente asciutta e la testa che gli faceva già molto meno male di prima. Non che fosse la prima volta che lo vedeva così, certo, ma trovarsi Steve seminudo davanti all’improvviso era sempre uno spettacolo… interessante. Le ferite dovute alla lotta contro i Demopipistrelli si erano cicatrizzate completamente, e quel corpo così… metal lo attirava più che mai.
«Ne ha già portate fuori Nance prima, no? Ma se ne vuoi altre, dovrebbero essere nel frigo in cucina…» replicò Steve, indicando col pollice verso l’esterno. Anche da lì potevano sentire il baccano dei ragazzini che giocavano in giardino, e il chiacchiericcio di Joyce e delle ragazze che finivano di sistemare le ultime cose prima del pranzo. Tutta la loro grande “famiglia allargata” era stata invitata a passare il 4 luglio a casa Harrington, dato che i genitori di Steve – come tutte le volte – erano fuori città per chissà quale ennesima scusa.
«La Budweiser è tutt’al più acqua sporca, Steve. Quante volte devo ripetertelo?»
Eddie si portò le mani unite davanti al volto, toccandosi la fronte prima di spostarle verso la bocca nell’ennesimo tentativo di spiegare a Steve cosa intendesse lui per birra. Grazie all’insistenza di Steve, che non sopportava l’idea che lo zio di Eddie passasse da solo il 4 luglio, anche Wayne Munson era di là in giardino a passare il tempo col redivivo sceriffo Jim Hopper – ma questo complicava le cose in fatto di beveraggio. Non che lo zio Wayne fosse una persona complicata, ma Eddie ci teneva a farlo sentire a suo agio visto che non erano molte le occasioni che aveva per stare con altre persone, e una buona birra avrebbe sicuramente aiutato.
«Ah, intendi quelle che hai portato l’altro giorno? Le Guinness?»
Eddie annuì, cercando di trovare una giustificazione nel caldo atroce del perché Steve fosse così lento a capire in quel periodo. E del perché fosse così sexy ultimamente, anche.
Steve sembrò di colpo imbarazzato, e cominciò ad abbozzare una spiegazione.
«Beh, ieri tu non sei voluto venire qui, ma c’erano Robin e Nance e ci siamo presi la pizza e… insomma, mi era piaciuta e quindi, ne erano rimaste giusto tre no…»
Eddie non poteva credere che il suo fidan… ehm, qualunque cosa fossero loro due ora, insomma, ecco sì –  che Steve Harrington si fosse scolato le sue amate e preziose Guinness con le due amichette e soprattutto senza di lui. Avrebbe voluto strozzarlo, ma quando fu abbastanza vicino a lui da mettergli le mani al collo finì semplicemente per battergli piano le mani chiuse a pugno contro il petto.
«Va bene, fa niente, fa lo stesso» singhiozzò teatralmente, giusto per provare a far sentire ancora più in colpa Steve. «Vorrà dire che daremo allo zio Wayne quella brodaglia chiara e che tu…»
Steve gli bloccò le mani, distraendolo da quell’esibizione da drama queen e attirandolo un po’ di più verso di sé. La sua bocca corse immediatamente a zittire quella di Eddie per buona misura, inizialmente con un bacio casto sulle labbra confuse dell’altro. Un istante dopo, Steve stava baciando Eddie con passione, intrecciando la sua lingua con quella del moro e unendo i propri respiri in una cosa sola.
Fu giusto un momento, qualche secondo di intimità prima che Eddie si ritraesse da quel bacio ancora confuso, balbettando in cerca di una spiegazione.
«Io… Steve, noi non dovremmo…»
«Noi facciamo quello che ci pare, qui a casa mia», lo tranquillizzò Steve. «Siamo io e te, in dispensa tra l’altro, che male c’è?»
Eddie arrossì, balbettando una giustificazione per non far intendere all’altro la cosa sbagliata.
«Non intendevo questo… Io non… sai che non ho problemi per questo, non mi importa cosa pensa la gente. Ma tu…»
Steve lo zittì nuovamente con un nuovo bacio, profondo e tranquillizzante stavolta, niente a che vedere con quelli più rapidi e urgenti di prima.
«Questa non è gente, Eddie. È la mia, anzi, la nostra famiglia. Credi che non lo abbiano già capito tutti comunque?»
Steve stava sorridendo, e ad Eddie dispiacque aver quasi rovinato quel momento con quelle che forse erano solo sue paranoie. Cercò di tornare immediatamente sereno, nonostante l’ansia per l’essere scoperti non fosse passata del tutto. Non era facile, anche se non gli importava davvero nulla dell’opinione degli altri, sapere di mettere Steve in una posizione non esattamente comoda o facile.
«I ragazzini sono piuttosto intelligenti per ste cose, in effetti…», scherzò per smorzare la tensione. Era ancora a pochi centimetri dal corpo nudo di Steve, e nonostante dentro la dispensa la temperatura stesse continuando ad aumentare – non sapeva se solo per sua impressione o per davvero – a Eddie non spiaceva poi troppo la situazione.
«Soprattutto Henderson. Sta diventando troppo strafottente, dovremmo prendere dei provvedimenti. Non pensi anche tu?»
Eddie ridacchiò, annuendo in merito alla recente spinta indipendentista che ravvisava nel carattere del loro “protetto” preferito.
«Decisamente. Dobbiamo mettergli dei freni, o i bambini non avranno più rispetto di noi come genitori…»
Per tutta risposta, la voce squillante di Dustin li raggiunse fin lì dentro dal giardino.
«Steeeeeve! Eddieeeee! Sono finite le birreeeee! Basta imbosca…»
Udirono anche le voci di Nancy e Robin richiamare all’unisono Dustin prima che potesse finire la frase, salvandoli in corner dai veri adulti presenti là fuori.
Si guardarono negli occhi e risero un’ultima volta, poi Eddie picchiettò con le mani aperte il petto di Steve, come a fargli cenno di andare.
«Meglio muoversi, Mister Babysitter», scherzò. «Le tue pecorelle hanno bisogno di te, è meglio che andiamo prima che le ragazze vengano a cercarci…»
«Le nostre pecorelle, Eddie. Devo ricordarti che abbiamo l’affido congiunto?» replicò l’altro, dirigendosi comunque fuori dalla dispensa seguito a ruota dal moro.
«Ah, per la cronaca: era una balla, quella sulle birre. Non le abbiamo finite», aggiunse poi, arrestandosi a metà della cucina. «Le ho solo portate nel frigo in garage. Non volevo che altri le prendessero per sbaglio, pensavo fossero una cosa solo nostra…»
Steve gli indicò la via con la testa, anche se lui la conosceva bene, e gli fece un occhiolino complice.
Eddie si illuminò con un sorriso raggiante, spingendo Steve a ridere di fronte a quella reazione.
«Che tu sia benedetto, Harrington!» lo ringraziò il moro, raggiungendolo per scoccargli un grosso bacio sulla guancia prima di svicolare via verso il garage alla ricerca delle sue amate Guinness.
 
Svariate ore, un barbecue a dir poco titanico e troppe birre per essere contate dopo, mentre gli altri ospiti affollavano la piscina di casa Harrington o cercavano di riprendersi un poco all’ombra in vista della serata, Eddie raggiunse Steve spaparanzato su una sedia a sdraio a fianco della piscina.
Avevano giocato con i ragazzi nel giardino di Steve e in piscina per quasi tutto il pomeriggio, dopo averli fatti abbuffare come prescritto per le feste e aver addirittura convinto Joyce, Hopper e soprattutto Nancy a lasciarli bere una minuscola quantità di alcool annegato in fin troppo succo di frutta come ricompensa per aver salvato per l’ennesima volta il mondo tre mesi prima.
Steve era stato con loro quasi fino a quel momento, mentre Eddie li aveva abbandonati un po’ prima per andare a controllare la situazione con i fuochi d’artificio. Insieme allo zio Wayne e come ringraziamento per l’invito alla festa, i due Munson avevano organizzato uno spettacolo pirotecnico domestico che avrebbe fatto invidia a tutta Hawkins. Steve era stato titubante all’idea, ma poi aveva deciso di fidarsi di Eddie, anche se per buona misura aveva evitato di parlare della cosa a Nance o Robin – sia mai che le due ragazze avessero risvegliato troppo la sua parte responsabile.
Ora, però, erano tornati da loro, ed Eddie si era diretto subito verso di lui con una lattina di Guinness in mano.
«Tutto a posto per dopo?» si informò Steve, adocchiando poi la lattina di birra. «Alla fine hai visto che non dovevi preoccuparti? Ce n’è ancora!»
«In realtà questa è l’ultima». Eddie indicò la lattina con una smorfia triste, sedendosi sulla sdraio di fianco a Steve. «Comunque sì, è tutto a posto. Sarà uno spettacolo, vedrai!»
«Non vedo l’ora!» Steve si protese verso il moro, fingendo di volergli dare un bacio sulla guancia per poi allungare la mano a rubargli la lattina. Eddie fu più veloce a reagire, e si scostò quanto bastava per mandare in fumo il piano di Steve.
«Tsk-tsk! Credi che sia così fesso da farmi fregare due volte dalla stessa tecnica, Harrington?»
«Di solito le ragazze cedono sempre con i miei baci», finse di lamentarsi Steve, rimettendosi al proprio posto con un piccolo broncio.
«Eddie Munson non è una ragazza come le altri, che ti credi?» replicò l’altro, sistemandosi i lunghi capelli velocemente sul volto e sbattendo le ciglia velocemente in modo da imitare una ragazza qualunque.
«Lo so bene», gli sorrise Steve, stavolta parlando sul serio. «Sei meglio di qualunque altra ragazza abbia mai avuto».
Eddie arrossì per quel complimento, ma tossicchiò per non darlo a vedere. «Anche di Nancy?» chiese invece, ben sapendo quanto affetto provasse Steve per la sua vecchia fiamma.
«Devo davvero risponderti?», soppesò l’altro guardandolo interrogativo. «Diciamo che il vecchio Steve stava con una vecchia Nancy che non ha nulla a che vedere con questa Nance qui», mediò poi, lanciando un’occhiata alla ragazza che stava ancora giocando in piscina insieme a Robin e ai ragazzi. «Quindi sì, direi proprio di sì!»
Steve gli sorrise in una maniera speciale, ed Eddie seppe che stava dicendo la verità. Avrebbe voluto baciarlo, proprio lì dov’erano e fino a non avere più fiato; voleva anche fare l’amore, passando il resto della giornata da solo con il ragazzo che aveva stravolto la sua vita in quegli ultimi mesi. Ma ovviamente non poteva.
Dunque, Eddie si limitò a dimostrargli il suo affetto in un modo altrettanto forte.
«Tieni, finiscila tu. Penso di aver bevuto abbastanza Guinness per oggi…» buttò lì, passandogli la lattina con gli ultimi sorsi di birra all’interno e guadagnandosi un’occhiata di stupita riconoscenza da parte di Steve.
«Eddie Munson, finirai mai di stupirmi?» mormorò tra sé e sé l’altro, prima di finire la birra e tornare a coricarsi del tutto sulla sdraio.
Si levò un leggero venticello, che portò via il caldo in eccesso e sembrò rendere quel pomeriggio di luglio il giorno migliore della vita di entrambi – insieme con la propria famiglia, satolli, ubriachi e felici. E soprattutto, insieme.
«Buon 4 luglio, Eddie» mormorò Steve, allungando la mano al di là della sdraio.
Eddie fece lo stesso senza neanche guardare, lasciando che le loro dita si intrecciassero tra loro e rendessero ancora più perfetta quella giornata così speciale.
«Buon 4 luglio, Steve».

[2039 w.]

.・。.・゜✭・.・✫・゜・。.

Ciao a tutti e ben ritrovati in questa piccola OS scritta di getto ieri sera, quando mi sono reso conto che era il 4 luglio e che mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa su come i nostri amati personaggi avessero festeggiato la festa nazionale americana.

Ho volutamente deciso di ignorare le parti più angstose del Vol. 2 della quarta stagione, dando ai nostri protagonisti il lieto fine che si meritano e fingendo che la minaccia del Sottosopra sia finalmente stata sventata completamente.

Spero che abbiate gradito questa piccola nota positiva nel mare di sofferenza che è ST, e se vi va di farmi sapere che ne pensate con una recensione ve ne sarei eternamente riconoscente.

Grazier per aver letto fino a qui, a presto! :)

 

 

   
 
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