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Autore: niny95    05/07/2022    5 recensioni
Il Detective Roger Jones, vive a Seattle con la moglie Eloise e la figlia Alice, quando la situazione con Eloise diventa insostenibile decide di andare a Storybrooke nel Maine a chiedere aiuto a suo fratello Killian.
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Killian Jones ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, il lavoro che ha sempre sognato, una moglie che ama infinitamente e due splendidi figli Henry e Hope.
Quando suo fratello gemello irrompe improvvisamente nella sua vita insieme alla figlia Alice la sua vita cambia improvvisamente.
Cosa cambierà nelle vite dei due fratelli?
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Dal testo:
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa.
Killian abbassò lo sguardo nelle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò.
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile.
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due.
[I paragrafi relativi a Roger, Eloise e Alice sono stati modificati]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12.  
 
Roger sospirò, afferrando il cellulare  e controllando per l’ennesima volta le offerte dei voli.  
Nulla.
 Negli ultimi tempi aveva controllato spesso, quasi ossessivamente, le varie offerte nella speranza di poter trovare un volo disponibile per poter tornare a Seattle, da Eloise. Non si era reso conto di quanto gli mancasse la moglie finché non era scattata l’emergenza COVID.  
«Tutto bene?» chiese Emma, non appena mise piede in stazione, guardando il cognato con curiosità.  
Una nuova nuvoletta di respiro fuoriuscì dalle labbra dell’uomo «È solo che … vorrei tornare da Eloise, in questa situazione così non oso immaginare cosa debba pensare. L’ho lasciata nelle mani di suo padre, e so che sono delle ottime mani ma …» fece un gesto vago con la mano.  
«Ma non sono le tue mani, e anche se gli affideresti la tua stessa vita, vorresti esserci tu al suo posto.» completò la cognata per lui.  
L’uomo annuì «Ma i voli continuano ad essere bloccati, impedendomi di tornare a casa.» disse, poi però cambiò discorso «E a te invece? Com’è la situazione con i tuoi genitori?» domandò.  
A questa domanda Emma sembrò voler sprofondare più di quanto fosse possibile sulla sedia «Beh, non posso negare che non stiano facendo il possibile, ma sono comunque passati anni. Troppi. E non sono davvero in grado di fidarmi totalmente, vorrei poterlo fare ma …  è difficile.»  
Roger sorrise comprensivo «Non posso dirti che posso capire, ma se hai bisogno di parlare io ci sono.» disse.  
Emma ricambiò il sorriso «Lo so, e te ne sono grata. E sta tranquillo, sono sicura che presto potrai tornare da tua moglie!»  
Roger annuì grato, stava per dire altro quanto l’ormai caratteristico ticchettio dei tacchi di Regina si fece sentire nella stazione. Quando la donna fece la sua comparsa «Qualche contatto con la National Gallery?» chiese. 
Roger si scambiò uno sguardo interrogativo con Emma che quindi scosse la testa «No, il telefono continua a suonare a vuoto. Credo che abbiano chiuso.»  
Regina sospirò «Dio, non ci voleva proprio! Spero che non abbiano davvero chiuso.» bofonchiò.  
Emma scosse le spalle «Non so che dirti. La situazione è complicata.» 
Regina annuì «Grazie comunque.» disse allontanandosi.  
 

 
Da quando Alice aveva discusso con Robyn, non riusciva proprio a smettere di pensare a ciò che era successo. Non che non si rendesse conto di essersi comportata da vera stronza, perché Dio se ne rendeva conto eccome. Ma credeva davvero che essere acida, allontanare Robyn e fingere che lei non contasse nulla fosse l’unico modo per non soffrire. Aveva notato che suo padre aveva iniziato a controllare i voli in modo quasi ossessivo e questo significava una cosa sola: Roger avrebbe voluto tornare a Seattle quanto prima. E ovviamente, lei avrebbe dovuto seguirlo. E se da un lato ne era felice perché sua madre le mancava davvero tantissimo, dall’altro significava lasciare Robyn e la sola idea le faceva venire la nausea. Per questo  aveva deciso di troncare ogni rapporto con lei, al più presto possibile, prima che i suoi sentimenti si intensificassero troppo: meno l’avesse frequentata più facile sarebbe stato andarsene e dimenticarla. O almeno questa era la teoria. In pratica invece … in pratica, a dover essere brutalmente onesta con se stessa, era già troppo tardi, perché, se ne rendeva conto forse solo ora, ma ogni volta che Robyn le sorrideva o le sfiorava la mano per sbaglio il suo cuore faceva un balzo e un intero sciame di farfalle faceva festa nel suo stomaco. Era quindi impossibile tornare indietro, non dopo aver capito quello che davvero provava per l’altra ragazza.  
 Sospirò, prima di prendere la decisione di chiamare Robyn, la ragazza rispose al primo squillo «Mi dispiace! Sono stata pessima, litigare con te è l’ultima cosa che avrei voluto.» disse non appena la chiamata fu accettata.  
 «Mi dispiace! Sono stata pessima, litigare con te è l’ultima volta che avrei voluto.» disse non appena la chiamata fu accettata.   
Robyn sospirò «Neanche a me piace litigare con te. Tengo davvero a te, Alice.» rispose, e a quelle parole il cuore di Alice perse l’ennesimo battito.   
Per un po’ l’unico suono fu quello dei loro respiri.   
«Anche io tengo a te. Pensavo davvero che troncare tutto fosse il solo modo per non soffrire non appena me ne dovrei andare. Ma non è possibile, immagino.»   
Robyn a quelle parole ridacchiò «Certo che no. Tu vorresti mettere un catenaccio alle tue emozioni, ma non è proprio possibile!» esclamò l’altra ragazza.   
  
 

 
 «Dobbiamo agire in fretta!» stava dicendo James camminando nervosamente su e giù lungo tutto il perimetro della stanza, rischiando quasi di scalfire il pavimento «Con l'emergenza Covid rischiamo di non fare in tempo. Dobbiamo agire in fretta!»
Ingrid sospirò «Dio santo! Smettila! Abbiamo ideato un piano fin nei minimi dettagli e dovremmo rispettarlo.» disse esasperata dal comportamento del marito.
«Sì e finora è stato molto utile, giusto? Sei almeno riuscita a cavare qualcosa ad Emma?» chiese James, la voce grondante di sarcasmo.
Ingrid suo malgrado scosse la testa sconfitta «No, solo qualche confidenza. Non parla molto del quadro, l'unica cosa che mi ha detto è che Regina le tiene in stretta sorveglianza.»
L'uomo fece un verso impaziente «Non siamo qui per le confidenze!» sbottò.
Ingrid a questa risposta si alzò dal letto, spazzolando le pieghe invisibili dai pantaloni bianchi, si avvicinò al marito, costringendolo a fermarsi, le massaggiò le spalle notando quando fossero tese «Dai, rilassati.» disse mordicchiando un orecchio al marito «Prometto che poi penseremo a un piano migliore!»
«Beh, se la metti così!» disse James girandosi tra le braccia della moglie e incontrando immediatamente le labbra della donna in un bacio bruciante, le loro lingue si scontrarono come ogni volta. L'uomo ghignò «Pensavo mi avresti aiutato a rilassarmi.»
Ingrid sorrise in risposta «Oh e intendo farlo!» disse iniziando a sbottonare la camicia del marito.

 
Henry dopo averci pensato su, era arrivato alla conclusione che forse Ivy non aveva tutti i torti e che magari avrebbe potuto davvero tentare di dichiararsi a Violet.
Scosse la testa, Dio in quei pensieri c'erano troppi se. Era solo che da quando spinto da Alice si era dichiarato a Violet, salvo poi scoprire di aver puntato la ragazza sbagliata, l'aveva preso come un segno dall'alto.
Smettila di fare il codardo!
«Volevi vedermi?» chiese Violet venendogli incontro, indicando il cellulare dove lampeggiava il messaggio che le aveva mandato qualche ora prima su Whatsapp.
Henry si sentì sudare, si asciugò i palmi sudaticci nei pantaloni, deglutì «Sì, ecco … io … vorrei parlarti.» la sua voce appariva così incerta che avrebbe voluto prendersi a sberle da solo.
Violet sorrise «Certo, andiamo da Granny's?» chiese. Lui annuì, onestamente non si  fidava della propria voce.
Erano arrivati al Granny's da una decina di minuti, stavano aspettando le loro cioccolate calde «Allora che dovevi dirmi?» chiese Violet.
Dritta al punto. Generalmente questa era una delle cose che gli piaceva di lei, in quel momento però gli metteva solamente più ansia addosso, sospirò «Sì, certo. Hai ragione. Io …» ma proprio in quel momento arrivarono le loro ordinazioni. Henry avrebbe voluto urlare, sembrava che l'universo avesse deciso di mettergli i bastoni tra le ruote ogni volta che trovava il coraggio. Bevve un lungo sorso della calda bevanda nella speranza che gli infondesse il coraggio necessario a dire quelle poche parole. Sospirò «Violet ecco … tu mi piaci molto e quindi mi chiedevo se magari, volessimo provare a … -»
«Oh Henry frena!» disse Violet bloccando la dichiarazione del ragazzo «Anche tu mi piaci molto, sei un bravissimo ragazzo ma temo che …» fece un gesto vago con la mano forse cercando le parole esatte per non ferire i sentimenti dell'amico.
Ma Henry non ne aveva bisogno, aveva capito perfettamente «Ma non provi le stesse cose.» concluse per lei, abbassando lo sguardo e provando a ignorare il bruciore che quelle parole gli procuravano.
La ragazza annuì «Mi dispiace. Ma spero che potremo restare amici.»
Henry si costrinse a sorridere «Certo che sì. Per chi mi hai preso?» disse.
 

 
«Quindi stiamo qui ad aspettare che Roger magicamente torni a casa?» chiese Helga, un sopracciglio inarcato guardando Eloise dritta negli occhi.  
Era da un po’ che non vedeva le proprie sorelle e non si aspettava che sarebbero arrivate proprio in quel momento. Sospirò «Ho fiducia in lui.»  
«Non lo mettiamo in dubbio, tesoro, ma sai un uomo ha bisogno del conforto di una donna.» disse Elsa «Voglio dire, al tuo posto io non sarei così tranquilla.»  
Eloise sussultò, possibile che stavano davvero insinuando quello? Scosse la testa, aveva sicuramente capito male «Roger mi ama davvero! Non vi permetterò di insinuare alcunché!» sbottò.  
«Ma certo, non lo mettiamo in dubbio, tesoro.» disse Helga con dolcezza, forse nella speranza di non far aumentare la collera di Eloise «Diciamo solo che magari dovresti andare a controllare che la situazione sia sotto controllo.»  
«Sì, infatti.» confermò Elsa «Sappiamo che vi sentite tutti i giorni, ma non è la stessa cosa.»  
Eloise voleva davvero fidarsi di Roger, ma quello che stavano dicevano le sorelle non era del tutto sbagliato. Un uomo aveva certi bisogni, poteva davvero biasimare il marito se li avesse cercati altrove? Sospirò «E come dovrei fare? È tutto bloccato per l’emergenza COVID.» le sue sorelle per tutta risposta la guardarono come se avesse dovuto capire da sola cosa fare. La donna annuì tra sé e sé, prendendo il proprio cellulare e iniziando a scandagliare le offerte dei voli.  
 

 
Era stato dichiarato il lockdown da meno di due giorni e a Henry la situazione era già insostenibile: dopo la friendzone feroce di Violet, stare a casa a piangersi addosso era l’ultima cosa che voleva ma non c’era molto che potesse fare.  
Alice gli si sedette accanto «Scommetto che Puffo Brontolone in questo momento è più allegro di te.» esordì.  
Suo malgrado Henry si ritrovò a sorridere «Immagino che vinceresti.»  
La ragazza lo guardò dritto negli occhi «Allora che succede? E non provare a dare la colpa al lockdown, so che non è solo quello il problema.»  
Henry sospirò, c’erano volte in cui non sopportava la perspicacia della cugina, ma vedendo il sincero interesse non poté far altro che parlare «Ivy mi ha convinto a dichiararmi a Violet. Beh l’ho fatto, non è andata affatto bene. Violet è stata molto carina nel rifiutarmi, e forse non dovrei sentirmi un totale idiota. Però, mi ci sento lo stesso.»  
Alice annuì «Un rifiuto è pur sempre un rifiuto, è normale che faccia male.» disse d’accordo, poi inarcò un sopracciglio «Piuttosto: Ivy, eh? Ultimamente passate molto tempo insieme.»  
«Beh sì.» confermò «Siamo diventati amici. Ti dispiace? So di averti un po’ escluso.»  
Alice scosse la testa «Non scherzare, non è che io sia stata da meno.»  
Henry sorrise «Già, perché eri troppo occupata a passare tutto il tuo tempo con Robyn!» la punzecchiò «Dì un po’: mica lei ti piace?»  
Alice non mostrava mai quello che pensava, quindi il ragazzo fu stupito di sentirle rispondere un flebile «Puoi dirlo forte.»  
Henry sorrise entusiasta «Davvero? Glielo hai detto?» chiese, il pensiero del suo rifiuto presto dimenticato.  
Lei scosse la testa «Non posso. Presto me ne andrò. Come posso sperare di intrecciare una qualunque relazione con chiunque?» chiese.  
Il ragazzo scosse la testa incredulo, diceva sul serio? Con l’avvento di Facebook, WhatsApp e compagni bella aveva davvero paura di intrecciare una relazione a distanza? «Ma non vedo il problema! Ci sono tanti modi per restare in contatto adesso!»  
Alice annuì «Lo so, lo so. Ma suppongo che una parte di me ne abbia paura.»  
Henry non rispose, si limito a sorridere alla cugina e a stringerla in un abbraccio, sperando che questo bastasse.  
 

 
Hope sembrava essere l’unica a non soffrire lo stare chiusa in casa: Henry sbuffava continuamente, Alice aveva perennemente lo sguardo scocciato, Emma e Roger erano gli unici che, in qualche modo, continuavano il proprio lavoro. La bambina però, era l’unica ad avere sempre lo sguardo acceso, pronta a tirar fuori quel gioco o quell’altro. Killian sorrise, accarezzando i morbidi capelli biondi della figlioletta che a quel gesto si girò lasciando per un attimo la presa alla Barbie che aveva tra le mani «Papino?» chiese reclamando l’attenzione del padre «Sei preoccupato per mamma?»  
Killian si sorprese come ogni volta della capacità di sua figlia di leggergli dentro. Si dipinse un sorriso che sperò, fosse, confortante «La mamma sa badare a se stessa.»  
Hope annuì «Bene, giochiamo adesso?» disse passandogli Ken con un sorriso.  
Killian accettò volentieri il bambolotto, scosse la testa con un sorriso, chi l’avrebbe mai detto che sarebbe finito col farsi comandare a bacchetta da una bambina?  
 

 
Era stata una settimana infernale per Emma, tra l’incertezza del quadro e l’annuncio del lockdown il lavoro era triplicato, per non parlare di tutta la situazione con i suoi genitori. L’unica consolazione era stata tornare a casa e trovare Killian che da uomo perfetto, quale si dimostrava di essere ogni giorno di più, le aveva preparato un bagno caldo «Ho pensato che potesse aiutarti a rilassarti.» aveva detto con un sorriso dolce.  
Emma non aveva resistito a stuzzicare il marito «Mi sorprende che non mi suggerisci di unirti a me.»  
Killian aveva fatto un sorriso sghembo, la sua voce traboccava di malizia malcelata «Beh, se può aiutarti a rilassare chi sono io per rifiutare? Lo sai, tesoro. Sono a tua completa disposizione!»  
Emma a quel punto era scoppiata a ridere. Era questo che amava di Killian, il fatto che dopo una giornata infernale le bastava tornare a casa, per trovare suo marito che con i suoi gesti romantici, le sue battutine maliziose e i suoi sorrisi sghembi le faceva dimenticare tutto il resto «Beh non mi dispiacerebbe uno dei tuoi massaggi!» il sorriso del marito a quelle parole si era ampliato. 
Neanche a dirlo il bagno l’aveva davvero aiutata a rilassarsi, l’acqua calda aveva sciolto i nervi, e i suoi muscoli doloranti ne erano stati grati, e le mani morbide di Killian sulla sua pelle nuda avevano aiutato ulteriormente la donna a rilassarsi.   
Una volta arrivata al letto era talmente stanca che si era addormentata non appena la sua testa aveva toccato il cuscino. E aveva dormito serenamente per diverse ore, finché non si era svegliata per il suono incessante del telefono, aveva buttato un occhiata all’orologio, l’una.  
Chi diamine chiamava all’una di notte?  
«Pronto?» rispose, la voce ancora impastata dal sonno.  
«Sceriffo Swan?» la voce dell’interfono sembrava tesa, quasi spaventata «Qualcuno si è introdotto al museo.»  
 
 Note: Vi sono mancata?! Scherzi a parte è stato un periodo in cui ho scritto mille cose autoconclusive accantonando le long, ma sembra che al momento ne sia uscita, tra l'altro con la scaletta sono arrivata pure alla fine quindi dovrei andare più spedita.
Ma beh parliamo del capitolo: succedono un bel pò di cose! Alice che ammette a se stessa e a Henry quello che prova per Robyn, Henry che viene friendzonato, le sorelle di Eloise che le mettono il pallino in testa e qualcuno si è introdotto al museo! Che ne pensate? Spero che finora vi stia piacendo! <3
A presto,
Niny :)

 
   
 
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