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Autore: Wild_soul    14/07/2022    1 recensioni
Ci troviamo agli inizi della stagione 6b. Qualcuno di voi si è mai domandato come sia andato il primo incontro tra Stiles e Derek dopo il loro ultimo saluto in Messico?
 
“Non sono indifferente alla tua esistenza” e Stiles percepì chiaramente una scarica d’odio nascergli in gola ed arrivargli fino alle tempie, dove le dita presero a strofinare la pelle con forza. Quello era Derek Hale. Rispondeva a monosillabi, non si era mai in grado di capire le sue mosse e poi sapeva come farsi perdonare con poche parole. E lui lo odiava. Lo odiava per questo.
“Vai a farti fottere” mormorò, mentre si allontanava dal fascio di luce e risaliva in macchina. Accese la vettura e partì.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E Stiles rise a quell’affermazione. Ovviamente, gli capitava spesso di rispondere a provocazioni con cinismo e sarcasmo, era la sua arma migliore, del resto. Ma quella risata fuoriuscì dalla sua bocca in modo del tutto involontario, mentre osservava l’uomo di fronte a sé studiarlo con sguardo cupo. 

“Francamente, non me ne frega un bel niente” affermò, alzando le mani in falso segno di innocenza. “Sei scomparso per mesi senza mai farti sentire, perché aiutarti?” 

“Perché Scott ed il branco sono in pericolo” gli rispose il mannaro, avanzando di un passo per rimarcare il concetto “E hanno bisogno di noi” 

“Noi?” Stiles rise di gusto per la seconda volta “Non credo che tu possa permetterti tutta questa confidenza, Derek” 

Fece per rientrare in macchina, ma venne trattenuto da un basso, quasi impercettibile, ringhio di protesta dell’altro. “Si può sapere che ti prende?” quel tono di accusa nella voce di Derek fece del tutto perdere le staffe al ragazzo, che si rialzò dal sedile e sbatté con violenza lo sportello della vettura. 

Era da qualche mese, ormai, che aveva iniziato a condurre una vita inaspettatamente normale e lontana dal soprannaturale. Sebbene avesse passato i primi giorni in lunghe chiamate con il suo migliore amico alla ricerca di aggiornamenti sul branco, Stiles aveva preso straordinariamente bene il distacco da Beacon Hills. 

Ed era altrettanto normalmente che quella sera stava tornando in macchina al suo appartamento in affitto quando un’enorme figura scura era piombata nel bel mezzo della corsia. Era bastato che quell’ombra alzasse lo sguardo per poterla riconoscere. Derek. 

Da quanto non aveva più sue notizie? Mesi? Ma, del resto, quando mai era stato possibile avere suoi aggiornamenti? Lui, uomo che odiava qualsiasi forma di vita, che sprecava tempo ad informare i suoi amici sulle presunte ricerche di Kate Argent? Giammai. 

“Mi prende che ora faccio a modo mio, Derek” rispose, ponendosi di fronte alla macchina e tagliando la luce dei fanali con la propria ombra. “Mi prende che non mi interessa assolutamente nulla dei tuoi problemi” 

Il mannaro rimase in silenzio ad osservare l’inaspettata reazione del minore. Era indeciso se affermare o meno che si stesse parlando del branco, e non di lui, ma la risposta fu “Non te ne frega nulla?” 

“Esattamente” 

Il moro fece saettare velocemente lo sguardo verso la strada prima di ribattere “Ottimo, allora non abbiamo nulla di cui parlare, ragazzino” Voltò le spalle alla macchina e sentì i denti serrarsi a causa dei nervi. Poi, venne colpito da una sconclusionata raffica di insulti. 

“E tu credi di potertene andare così? Ma è la tua natura, del resto. Sparisci pure per altri sei mesi, anzi, sparisci senza tornare. Brutto idiota senza cervello. Ti costava tanto alzare una cornetta, digitare un messaggio, una email o prenderti un cazzo di piccione viaggiatore per farci avere tue notizie? Ma no, perché tu sei l’imperturbabile Derek-vivonelmistero-Hale ed aggiornare i tuoi compagni sui tuoi spostamenti è assolutamente fuori questione, non è vero?” 

E il mannaro rimase in quella posizione, di spalle, mentre osservava l’ombra estremamente allungata di Stiles gesticolare animatamente sull’asfalto. Si voltò. 

“Sarebbe questo il problema?” si limitò a chiedere, alzando un sopracciglio “Non averti aggiornato sulle ricerche?” 

E le guance dell’umano si tinsero ancor più di rosso per la rabbia “Solo questo?” urlò “Solo questo? Sei stato via per mesi e noi abitiamo a Beacon-fottuta-Hills, epicentro del soprannaturale. Ti è mai passata per l’anticamera del cervello l’idea che anche noi potessimo essere nei casini? Perché, in tal caso, ti aggiorno subito. Per tua informazione, il branco ha rischiato di distruggersi a causa di Theo, una chimera, che ha anche ucciso Scott, ed io, sempre come nozione non richiesta, sono stato prigioniero dei cavalieri fantasma per tre cazzo di mesi. E, forse, se solo ti fossi degnato di metterti in contatto con noi, ti saresti reso conto di quanto ci servisse il tuo aiuto” E Stiles non sapeva se fosse a causa della logorrea o del nervoso, ma si ritrovò a dover regolarizzare il battito cardiaco fin troppo accelerato. 

“Perché non mi hai chiamato?” alla domanda del moro, il ragazzo rispose con un brusco scatto della testa, mordendosi la lingua e sorridendo amaramente. Voleva evitare di rispondere con altre affermazioni volgari, ma quel mannaro sembrava proprio intenzionato a volergliele cacciare fuori tutte. 

“Perché ho un briciolo di dignità, quella che mi impedisce di parlare con persone che sembrano essere totalmente indifferenti alla mia esistenza, Hale” pronunciò il suo cognome come se avesse appena sputato del veleno, e Derek se ne accorse. 

“Non sono indifferente alla tua esistenza” e Stiles percepì chiaramente una scarica d’odio nascergli in gola ed arrivargli fino alle tempie, dove le dita presero a strofinare la pelle con forza. Quello era Derek Hale. Rispondeva a monosillabi, non si era mai in grado di capire le sue mosse e poi sapeva come farsi perdonare con poche parole. E lui lo odiava. Lo odiava per questo. 

“Vai a farti fottere” mormorò, mentre si allontanava dal fascio di luce e risaliva in macchina. Accese la vettura e partì. Non si preoccupò minimamente che Derek fosse rimasto imperterrito al centro della corsia, ma più si avvicinava, più Stiles metteva a fuoco lo sguardo risoluto del licantropo. Eppure non se ne curò. Qualche anno prima aveva investito il kanima con la sua jeep ad una velocità non indifferente, e Jackson si era rialzato come se nulla fosse. Sarebbero stati affari del moro se si fosse rotto un braccio nell’impatto. 

Ma i suoi piani vennero mandati in fumo non appena percepì il brusco impatto della macchina contro il licantropo. O meglio, contro le mani del licantropo che si erano saldate sul cofano della vettura e la stavano tenendo immobile nonostante Stiles stesse continuando a premere sull’acceleratore. 

“Se hai ammaccato il cofano, giuro su Scott che ti ammazzo sul serio” sbottò il minore, dando un pugno sul volante e soffiando subito dopo per il dolore. Scese dalla macchina tenendosi la mano dolente con un certo contegno, ed osservò i danni dell’impatto “Razza di-” Con calma “Brutto figlio di-” Stiles “POTEVI SPOSTARTI” 

“Non mi piace fare certe dichiarazioni e non ottenere risposta, ragazzino” rispose il licantropo, portando i suoi occhi, ancora elettrici per la scarica d’adrenalina, su quelli in preda a una crisi di nervi del minore. “Ti fa male?” domandò subito dopo, indicando con lo sguardo la mano dell’altro. 

“Sta benissimo, e tu togliti di mezzo. Devo tornare a casa” mormorò Stiles con tono cupo, mentre dava per la terza volta le spalle al mannaro e tornava alla guida. “Non sto scherzando, Hale. Levati da lì” lo intimò nuovamente, vedendo che il maggiore non dava cenno di spostarsi. “Derek, sto cercando seriamente di mantenere la calma. Devi toglierti di mezzo. Voglio andarmene a dormire e non ho nessunissima intenzione di ascoltare un’altra tua singola parola” fece per chiudere lo sportello, mossa che gli fu impedita dalla presa ferrea del mannaro sullo specchietto. 

“Ti ho detto che non mi sei indifferente, Stiles” gli occhi del licantropo continuavano ad essere elettrici “E vorrei avere una tua risposta” 

“Interessante il tuo modo di dimostrare non indifferenza, sparendo dalla vita delle persone per mesi. Ed ora, fuori dai piedi” 

“Se continui a tirare lo sportello finirai per spaccare lo specchietto” gli fece notare il maggiore. 

“Se continui a tenere lo specchietto, finirò per spaccare la tua faccia” 

E, a quell’affermazione, Derek fece tornare i suoi occhi al colore naturale, sforzandosi enormemente per non sorridere all’umano “La mano” lo corresse, allentando la presa. 

“Cosa?” 

“Spaccheresti la tua mano, non la mia faccia” 

E vedere la reazione offesa di Stiles fu immensamente soddisfacente, pari a quella volta in cui lo aveva difeso da un Isaac fuori controllo alla centrale di polizia. La sua espressione di stupore era stata impagabile.  

“Vai a farti fottere un’altra volta” fu la risposta dell’umano, prima di spingere con forza lo sportello contro Derek, facendolo cadere a terra, e richiuderlo subito dopo, partendo a tutto gas. E per un nanosecondo ebbe un brivido di soddisfazione quando vide sul riflesso dello specchietto il mannaro ancora accasciato a terra dolorante. Ma solo per un nanosecondo.  

L’istinto lo portò a fermare la macchina e attendere lì fino a quando non avesse visto Derek rialzarsi. A quel punto sarebbe partito di nuovo per scappare dall’ira del licantropo. Ma il moro non dava cenno di volersi rialzare, anzi, era rimasto in ginocchio a terra mentre si stringeva con le braccia all’altezza dell’addome, probabilmente dove l’aveva colpito lo specchietto.  

Hale, smettila di fare il drammatico e alzati” lo intimò l’umano, abbassando il finestrino e voltandosi indietro. Non ricevette risposta. Trattenne tra i denti una serie di imprecazioni mentre scendeva per l’ennesima volta dalla macchina e correva incontro al moro “Forza, stai esagerand-” ma si bloccò non appena percepì il respiro irregolare e rauco del maggiore. Istintivamente si accovacciò di fronte a lui “Seriamente ti ho fatto male?” chiese preoccupato, appoggiando una mano sul braccio del licantropo “Togli, fa’ vedere” lo intimò, nascondendo un filo di preoccupazione nella sua voce. 

Fu in quel momento che Derek alzò finalmente gli occhi sui suoi. E sorrise. Sorrise divertito come non mai. “Anche io non ti sono indifferente, allora” ma la sua felicità venne momentaneamente bloccata da un pugno in pieno volto. 

Merda” guaì il minore, alzandosi in piedi e prendendo a camminare freneticamente, reggendosi la mano insanguinata “Accidenti a te, Hale” grugnì, lanciandogli uno sguardo omicida e constatando che il licantropo non avesse neanche un minuscolo graffio sul viso. Ovviamente. Si stava gustando la scena e rideva, ora. Si appuntò mentalmente che avrebbe ucciso quel mannaro più in avanti, ma per il momento... “Sali in quella cavolo di macchina e portami all’ospedale, idiota” 

Derek alzò un sopracciglio confuso. 

“Mi hai appena spappolato una mano. Il minimo che puoi fare è-” 

Ti ho spappolato?” 

“Sì, mi hai spappolato la mano” 

“La dinamica sembrava diversa dalla mia prospettiva” affermò il moro, alzandosi in piedi e avvicinandosi al minore “Fa vedere” lo intimò, ignorando una debole protesta dell’altro “Te l’avevo dett-” 

“NON un'altra parola, Hale” mormorò il ragazzo, respingendo il licantropo che stava tentando di assorbirgli il dolore, ed indirizzandosi verso la macchina. 

Quando avvertì Derek sedersi al posto del guidatore e chiudere lo sportello, Stiles si sentì pervaso da una sensazione di pace. Lui era lì. E forse il loro incontro non era andato esattamente come aveva sperato, più per colpa dell’umano stesso, troppo impegnato a rifilargli le peggio cattiverie, che altro. Ma non se ne fece una colpa, e nemmeno se ne scusò. Una parte di lui era ancora convinta che Derek avesse pienamente torto in quella situazione, e il fatto che il mannaro non avesse nemmeno tentato di difendersi durante la discussione continuava a mandarlo in bestia. 

“Allora” il silenzio del viaggio fu inaspettatamente interrotto proprio dal licantropo “Cos’è successo in questi mesi?” 

“Te l’ho urlato prima, in realtà” mormorò Stiles a mezza bocca, sistemandosi meglio sul sedile e prendendo a guardare il buio fuori dal finestrino. 

“Non sei stato molto specifico” lo corresse il moro “Quindi, chi sarebbe Theo?” chiese, con un tono che l’umano non fu in grado di definire. 

Inutile dire che l’iniziale piano di Stiles di comportarsi come un ragazzino offeso per tutto il tempo andò bellamente a farsi benedire nei meandri del suo cervello. Passò quei quaranta minuti a parlare dei dottori del terrore, della Bête du Gévaudan, di Theo, argomento di cui Derek volle sapere ogni dettaglio, e dei cavalieri fantasma.  

Fu solo quando si trovarono nel parcheggio dell’ospedale, mentre entrambi stavano aprendo gli sportelli, che Stiles ebbe il coraggio di nominare Donovan e cosa fosse successo. Si stupì, e non poco, quando vide il mannaro non avere la minima reazione di fronte a quella confessione, e si vergognò nel realizzare di star piangendo. Di nuovo. Per quel dolore che aveva dentro. 

Il mannaro fece il giro della macchina e si chinò all’altezza dell’umano. “L’avevo capito” furono le semplici parole di Derek “Il tuo odore è diverso. Quando gli umani uccidono qualcuno -Stiles tremò impercettibilmente a quella definizione- hanno una nota diversa nel loro odore. Anche tu, adesso” Lo abbracciò. Non che quello si potesse realmente considerare un abbraccio, ma Derek appoggiò il viso sul collo dell’umano. Un contatto così inaspettato ed intimo che il minore si bloccò per diversi secondi prima di reagire e tentare di cingergli goffamente le spalle con la mano sana “Il tuo odore è buono, Stiles. Ricordatelo” 

“Ma l’ho comunque ucciso” 

“Lui avrebbe ucciso te” 

“Sì, ma-” 

“E io avrei ucciso lui”  

A quella breve dichiarazione gli occhi del ragazzo si spalancarono, facendo scattare per un attimo la mano che stava tenendo sulla schiena di Derek. Realizzò solo in quel momento di non averlo mai abbracciato. 

“Quando mi sono finto ferito, poco fa, è stato divertente percepire il tuo battito cardiaco aumentare così drasticamente” Stiles lo percepì sorridere sul suo collo “Lo stai facendo anche ora” 

   
 
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