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Autore: Grimilde Deveraux    16/07/2022    0 recensioni
Jim Moriarty : “You're ordinary — you're on the side of the angels.”
Sherlock Holmes: “Oh, I may be on the side of the angels... but don't think for one second that I am one of them.”
PICCOLA PREMESSA QUESTA STORIA L'HO PUBBLICATA UN PO' DI TEMPO FA SU WATTPAD MA DAL MOMENTO CHE ORA HO DECISO DI CONTINUARLA LA PUBBLICHERO' ANCHE QUI, SPERANDO CHE VI PIACCIA...
"Io sottoscritto Sherlock Holmes nel pieno delle mie facoltà mentali e in accordo con mia moglie Molly...
Sherlock che chiamava Molly sua moglie, gli sembrava ancora assurdo...il mondo doveva essersi capovolto perché mai si sarebbe aspettato una cosa simile, mai in tutta la sua vita...
...per tale motivo disponiamo che la custodia di nostro figlio venga assegnata a mio fratello maggiore Mycroft Holmes che..."
Non c'è molto da aggiungere, questa è la storia del figlio di Sherlock e Molly, un bambino, un ragazzo, un uomo che proprio come suo padre sembra incapace di stare lontano dai guai, ma in fondo che cosa ci si può aspettare da un Holmes?!
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Rosamund Mary Watson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2.I’ll always be there for you

 

“I was there for you before,
I’ll be there for you again.
I’ll always be there for you.”
 

Mycroft Holmes - The abominable bride

 

Casa di Mr e Mrs Holmes, 2023

<< Buon compleanno William! Auguri! >> << Tanti auguri Will! >> << Auguri piccolo Holmes! >> il bambino guardò con un sorriso appena accennato tutte le persone riunite attorno a lui e alla torta che la nonna gli aveva preparato e dove brillavano, dritte come soldatini, cinque candeline blu:<< Andiamo Will spegni le candeline >> lo incitò John che gli sorrideva seduto accanto a Rosie e a Bill Wiggins; William scosse la testa incrociando le braccine sul petto e guardando la torta come se volesse incenerirla con lo sguardo:<< Che cosa c’è tesoro? Andiamo spegni le candeline >> lo incoraggiò sua nonna con una carezza in mezzo a quei riccioli indomabili:<< No >> << No? >> domandò allora il nonno perplesso ma con la sua proverbiale calma:<< No, devo aspettare zio Mycroft >> sentenziò il bambino deciso, Mrs Holmes prese un profondo respiro, più gli anni passavano e più il legame tra suo figlio maggiore e suo nipote diventava stretto, già farlo dormire da loro quando Mycroft era costretto ad andare all’estero per lavoro era un’impresa e ora questo…

<< William tesoro, sai che Mycroft aveva una riunione importante a Londra, potrebbe non arrivare in tempo >> cercò di convincerlo il nonno:<< No, lo zio mi ha promesso che sarebbe arrivato in tempo per la torta e i regali >>  Mrs Holmes alzò gli occhi al cielo,  dio ma perché tutti i maschi della famiglia Holmes, escluso suo marito, dovevano essere così cocciuti?

<< Zio Mycroft ha detto che verrà >> continuò il bambino, come in risposta alle sue parole una lieve risata fece voltare tutti verso la porta:<< Cos’è non ti fidi più della mia parola William Holmes? >> << Zio Mycroft! >> e scendendo di corsa dalla propria sedia il bambino corse ad abbracciarlo stringendogli forte le braccine attorno alla vita e lasciandosi avvolgere dal profumo caldo e rassicurante del suo dopobarba; inginocchiandosi accanto al nipote Mycroft sorrise prendendolo poi in braccio come se non pesasse niente:<< Ti avevo detto che avrei fatto in tempo >> Will annuì al settimo cielo per la felicità:<< Sapevo che saresti arrivato >> Mycroft sorrise poi avvicinò la bocca all’orecchio del nipote bisbigliandogli qualcosa che lo fece ridere.

 

Poco dopo Mrs Holmes si avvicinò al figlio girandosi poi verso il nipote:<< Ora che ci siamo tutti che ne dici di spegnere le candeline William? La cera sta per coprire tutta la torta >> guardando di nuovo quello che a tutti gli effetti per lui era suo padre Will annuì e una volta di nuovo a terra tornò al suo posto soffiando allegro sulle candeline.

 

Alcune ore dopo di nuovo a casa il duo Holmes era in bagno:<< Lavati bene i denti William, con tutta la torta e i dolci che hai mangiato oggi rischi di avere delle belle carie >> << Sì zio Myc >> zio Myc…sentendosi chiamare così Sir Mycroft Holmes scosse il capo cercando di non ridere, suo nipote era l’unico da cui si faceva chiamare zio Myc, all’inizio perché per un bambino piccolo Mycroft era un nome troppo complicato da pronunciare poi era diventato una specie di abitudine e da qualche mese erano giunti ad un compromesso: davanti agli altri William lo avrebbe chiamato Mycroft in modo da mantenere la sua aura austera e glaciale, in privato poteva chiamarlo come più preferiva.

<< Mi leggi una favola zio Myc? >> Holmes guardò il bambino mentre gli rimboccava le coperte blu del letto:<< Non sei stanco William? La nonna ha detto che hai dormito poco mentre eri da loro >> una piccola smorfia comparve sul viso del bambino ricordandogli in modo impressionante Sherlock:<< Non mi piace dormire dai nonni, il letto è duro e le finestre spifferano >> memore del discorso che aveva avuto con sua madre poco prima di lasciare la casa della sua infanzia Mycroft fece un piccolo sorriso:<<  Se non ti piace la tua stanza puoi chiedere alla nonna di dormire in un’altra camera, la mia e quella di tuo padre sono sul retro ma se ti va… >> << La tua camera? Quella di papà? >> poi guardandolo speranzoso aggiunse:<< Dici che la nonna mi ci farà dormire? >> chiunque conoscesse Mrs Holmes sapeva quanto era legata ai ricordi che aveva di Sherlock e la sua stanza da bambino era uno di quelli:<< Puoi chiederglielo, se ti dirà di no hai il mio permesso per dormire nella mia, non ho niente in contrario >> preso da quel piccolo lato impulsivo che doveva aver preso da Molly e che John aveva aiutato a crescere negli anni, William, si sollevò quel tanto che bastava per abbracciare l’uomo seduto sul bordo del letto:<< Ti voglio bene zio Myc! >> automaticamente le braccia di Mycroft si strinse attorno a quel corpicino magro e slanciato:<< Anche io te ne voglio William >> un istante dopo il bambino lo lasciò guardandolo furbo, Mycroft conosceva bene quello sgaurdo…fin troppo bene e infatti le successive parole del nipote gliene diede la conferma:<< E il mio regalo zio Myc? Hai detto che era qui a casa >> Mycroft annuì poi abbassandosi sotto il letto del nipote tirò fuori una piccola scatola di cartone porgendola al ragazzo:<< So che non hai molti ricordi dei tuoi genitori per cui ho pensato che questo potesse piacerti >> togliendo velocemente il coperchio Will rimase immobile davanti alla cornice digitale spenta:<< Avanti, accendila >> fece come suo zio gli suggeriva e per un po’ William rimase immobile a guardare le foto dei suoi genitori che scorrevano sullo schermo con in sottofondo una delicata musica di violino.

<< Ho chiesto ai nonni e al dottor Watson un po’ di vecchie foto per metterlo insieme, puoi tenerlo sul comodino in modo da non dimenticarti di loro >> non ricevendo risposta alle proprie parole Mycroft chinò il capo per guardare William:<< Cosa c’è? Non ti piace? William… >> il bambino alzò gli occhi lucidi verso di lui, non avrebbe pianto anche se era sull’orlo delle lacrime:<< Zio Myc, tu starai sempre con me vero? >> domandò poi piano sfiorando i visi dei genitori in una delle foto:<< William ma che domande fai >> poi sorridendogli e stringendo la sua mano poggiata sopra la foto aggiunse:<< William, sono stato qui per te, sono qui per te e sarò sempre qui per te[1] >>

 

Londra, 2025

<< Io non ci vado a scuola! La maestra è noiosa! >> << William Sherlock Scott Holmes non fare scenate e vieni qui, avanti >> per un istante la voce di Mycroft lo fece tremare ma poi il bambino, la canaglia di sei anni e mezzo più irriverente che lui avesse mai conosciuto, gli si mise davanti con la camicia della divisa scolastica allacciata per metà, la cravatta legata attorno alla fronte come una bandana e la giacca blu scuro stretta al collo come un mantello:<< Vestiti William, devi andare a scuola e non voglio sentire storie >> << Ma mi annoio zio Myc! >> erano passati quasi due anni da quando William aveva iniziato ad andare a scuola e nonostante la St. James fosse la più prestigiosa scuola privata di tutta Londra e dintorni nemmeno quel posto sembrava all’altezza dell’intelligenza di Will, in quello il bambino aveva preso in tutto e per tutto da suo padre, ricordava quasi Eurus per quanto fosse sveglio e brillante, anzi per certi versi addirittura la superava…ma quel giorno Mycroft Holmes non aveva intenzione di arrendersi.

<< Niente zio Myc! Devi andare a scuola e io devo andare in ufficio, quando avrai l’età per decidere da solo potrai anche startene a casa a fare ciò che vuoi, ma per ora il tuo compito è… >> << Ma a me non serve la scuola, non mi serve imparare tutte quelle cose inutili, io voglio fare il detective come papà, non voglio… >> a quelle parole Mycroft lo guardò non sapendo che cosa rispondere, era la prima volta che Will gli diceva una cosa del genere:<< Che cosa vuoi fare? >> capendo di aver rivelato ad alta voce il suo piccolo segreto William chinò il capo imbarazzato:<< Che voglio diventare un detective come papà >> Mycroft si avvicinò al nipote inginocchiandosi per guardarlo negli occhi:<< Chi ti ha detto che tuo padre era un detective? >> domandò Mycroft che, per contenere l’indole del nipote così simile a quella di suo fratello, non gli aveva ancora detto niente di quella parte della vita di Sherlock, di nuovo William fuggì al suo sguardo:<< Zio John, quando sono andato a cena da loro settimana scorsa io e Rosie abbiamo giocato con il computer e abbiamo trovato un blog di zio John dove raccontava delle sue avventure con papà, di quando inseguivano i criminali e davano la caccia ai cattivi, c’era scritto che papà era un genio, che poteva capire tutto di una persona solamente guardandola e che… >> Mycroft scosse il capo borbottando qualcosa sull’incapacità del buon dottore di creare password efficaci e a prova di ragazzini geniali e curiosi poi poggiando una mano sulla spalla del nipote aggiunse:<< Ascoltami William facciamo un patto: tu vai a scuola e prendi buoni voti e io ti insegnerò la scienza della deduzione, d’accordo? >> gli occhi del piccolo si illuminarono:<< Davvero zio Myc? Davvero lo farai? >> Mycroft tornò ad alzarsi in piedi guardandolo cercando di essere il più serio possibile:<< Sai che non mi rimangio mai una promessa ma tu devi andare a scuola tutti i giorni e prendere buoni voti >> il piccolo annuì convinto:<< Lo farò zio Myc, sarai fiero di me >>

E con gli anni fiero di lui Mycroft Holmes lo era davvero, dopo quei primi turbolenti mesi di seconda elementare William era diventato un alunno modello: voti altissimi e comportamento impeccabile.
Secondo Mycroft e John era solo così scaltro e furbo da non farsi beccare con le mani nel sacco, ma senza prove nessuno poteva accusarlo del contrario.

<< Bene direi che con questo ti ho insegnato tutto quello che so William >> e lasciandosi sprofondare sulla vecchia poltrona di pelle consumata Mycroft fissò il nipote seduto sul divano che lo guardava come in attesa di qualcosa:<< Non c’è più nulla che puoi insegnarmi zio? >> domandò il ragazzo timidamente, Mycroft era ancora l’unico in grado di mettergli un po’ di soggezione anche se non l’avrebbe mai ammesso; Holmes scosse il capo:<< No William, ti ho dato le gambe, ora spetta a te correre >> Will fece per dire qualcosa quando il cellulare nella sua tasca vibrò e lui lo tirò fuori scorrendo velocemente il messaggio che gli era arrivato.

Vedendolo alzarsi così di scatto Mycroft lo bloccò:<< Dove pensi di andare signorino? >> William si girò con un sorriso di trionfo:<< Ho già finito tutti i compiti zio, mi ha scritto un messaggio Trevor, ha comprato un nuovo videogioco e mi ha chiesto se posso andare da lui per provarlo >> Holmes cercò di rimanere impassibile, come già detto Will era bravo a non farsi cogliere con le mani nel sacco e nonostante fosse più che evidente che tramava qualcosa senza prove Mycroft non poteva vietargli nulla.

<< Un nuovo videogioco eh… >> buttò lì con noncuranza:<< Non sapevo ti interessassero i videogiochi William >> il ragazzino, quattordici anni di sfrontataggine e spavalderia, sorrise furbo:<< Mi piace ampliare i miei orizzonti zio e poi è un modo come un altro per tenere allenata la mente >> la più grande balla che suo nipote potesse inventarsi, ma d’altronde chi era lui per farglielo notare? Sì certo forse avrebbe dovuto ma gli voleva troppo bene per non permettergli qualche scappatella.

<< Torna per cena e non fare tardi sono stato chiaro? >> gli intimò poi cercando di riprendersi un po’ della sua autorità perduta:<< Sarò a casa prima che arrivi il fattorino con la pizza >> poi infilandosi la propria giacca e alzando una mano per salutare aggiunse ridendo:<< Ci vediamo a cena zio Myc >> zio Myc…ecco ora era sicuro che suo nipote tramava qualcosa, sperava solo di non doverlo andare a recuperare a Scotland Yard!

<< Vuoi dirmi che ci facciamo qui William? Se mio padre o tuo zio sapessero che siamo venuti qui ci ritroveremmo chiusi in casa per il resto delle nostre vite >> e Trevor Stamford, il suo miglior amico, lo guardò preoccupato deglutendo nervoso per quello che stavano per fare:<< Oh andiamo Trev non dirmi che hai paura >> lo prese in giro Will con un ghigno che la diceva lunga su quello che aveva in mente:<< Io non ho…non ho… >> cominciò Trevor colto sul vivo ma il giovane Holmes non gli lasciò il tempo di finire prendendo in mano il proprio iPhone e avvicinandosi alla porta di un locale:<< Sarà una cosa veloce…secondo quanto ha detto il telegiornale le vittime sono sparite nei dintorni e… >> cominciò a spiegare all’amico ma Trevor sembrava più interessato a capire come andarsene da lì che ad un possibile serial killer o rapitore a Shoreditch.

<< Oh andiamo Trev non fare il fifone >> Stamford guardò l’amico come a volerlo strozzare:<< Non chiamarmi… >> << E perché non dovrei? Ti stai comportando esattamente da… >> << Chiudi il becco William! >> e incrociando le braccia sul petto Trevor sbuffò nervoso:<< Entriamo così potrai fare la tua magia e la facciamo finita prima di finire nei guai >> << Non è magia Trevor, solamente… >> l’altro sbuffò alzando gli occhi al cielo:<< Sì, sì lo so, non c’è bisogno che lo ripeti >> poi seguendo a ruota Will entrò nel pub insieme al suo compagno di avventure.

 

Sherlock non era l’unico membro della famiglia Holmes ad avere un palazzo mentale, certo Mycroft non ne aveva mai fatto parola con nessuno ma anche lui con gli anni, in particolare dopo la morte di suo fratello, aveva iniziato ad usare quella tecnica mnemonica, soprattutto in giorni come quello dove sentiva il bisogno di chiacchierare un’ultima volta con l’uomo che non poteva più chiamare fratello.

 

<< Ogni giorno che passa ti assomiglia sempre di più >> commentò Mycroft allungando leggermente le gambe davanti a sé rilassandosi sulla sua vecchia poltrona di pelle e osservando gli occhi divertiti del fratello:<< E non fare quella faccia Sherlock >> il sorriso dell’altro gli fece intuire quel commento ancora prima che fosse pronunciato:<< Non eri molto dell’idea di crescere un bambino quando hai letto il testamento >> il maggiore degli Holmes scosse il capo e un guizzo di sfida gli passò negli occhi:<< Non è stata poi così dura, ho badato a te per quasi trent’anni >> Sherlock rise piano godendosi per un attimo l’espressione felice e soddisfatta del fratello:<< Colpo basso Mycroft >> << Ho ancora qualche freccia al mio arco nonostante gli anni >> Sherlock fece un piccolo inchino col capo in segno di rispetto poi sollevò gli occhi guardando dritto in quelli di Mycroft:<< Salutami Lestrade >> << Cosa? Che stai… >> ma poi il suono fastidioso del cellulare interruppe i pensieri di Mycroft costringendolo ad aprire gli occhi.

Mentre prendeva in mano il telefono lesse il nome di Greg Lestrade, che cosa poteva volere da lui l’ispettore capo di Scotland Yard a quell’ora di sera? Accorgendosi poi dell’ora e del fatto che William non era ancora rientrato Mycroft sperò con tutto il cuore che quella telefonata non riguardasse…ma poi rispondendo alla chiamata ebbe conferma di tutti i suoi dubbi.

Nda:
[1]: citazione da L'abominevole sposa (Mycroft a Sherlock sull'aereo); è anche la citazione di apertura del capitolo.

   
 
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