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Autore: stefy_81    17/07/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Castigo e Saphira furono i primi a raggiungere la spiaggia. I due draghi avevano aspettato il crepuscolo per innalzarsi dalle rocce e lasciare lo sperone roccioso.  

Liberi da qualsiasi vincolo poterono volare e cacciare allo stesso tempo. Un gruppo di cervi che si stava muovendo nella notte si trovò sul loro percorso. Ne afferrarono due a testa con le loro fauci e artigli e ne fecero la loro cena.
Castigo insistette perché Saphira si fermasse a spolpare gli ultimi brandelli di carne prima di ripartire per permetterle di riprendere le forze perdute durante la cattività.  

Fu lui che per primo vide due cavalli avvicinarsi in lontananza.

Xavier e Reafly raggiunsero i draghi al galoppo fin sotto la spiaggio poi Xavier scese di sella seguito a ruota dal ragazzo.

- Credo proprio che siamo i primi – disse avvicinandosi ai draghi con referenza. Era la prima volta che si trovavano in loro presenza senza i cavalieri. Al contrario. Reafly sembrava completamente a suo agio e prima che avesse la possibilità di fermarlo era già sotto di loro ammirando le due possenti creature dal basso in alto.

Xavier trattenne il respiro nel vedere il muso di Saphira avvicinarsi alla testa del ragazzo. La dragonessa arricciò le sue labbra ed emise un leggerissimo sbuffo che gli scompigliò i capelli. Reafly rise di gusto riportando indietro i ciuffi scomposti.

– Anche per me è bello rivederti, Saphira – disse e a Xavier scappò un sorriso. In quel momento due voci provenienti da un punto lontano lo raggiunsero:

Grazie per quello che hai fatto per i nostri compagni di anima e cuore Riecheggiarono le voci dei due draghi.

Gli occhi dell’uomo scintillarono per lo stupore.

- Dovere – rispose semplicemente. 

- Quando arriveranno gli altri? – gli domandò Reafly poco dopo. Xavier guardò la strada da cui erano arrivati – Dobbiamo avere pazienza Reafly, L’unica cosa che possiamo fare adesso è aspettare e controllare che nessuno li stia seguendo – l’uomo aveva studiato le carte di quella costa e sapeva benissimo dove andare - Vieni con me – disse e sotto lo sguardo vigile dei due draghi si avvicinò alla scogliera alle loro spalle che dal mare si innalzavano per una certa altezza. Xavier mise un piede su una pietra e usando le mani per poggiarsi iniziò a salire

- Sorveglieremo la strada dall’alto? - chiese Reafly seguendolo da dietro.

- È il punto ideale per avvistare chiunque si avvicini. – disse il capitano mentre raggiungeva la cima. Sopra si estendeva un picco pianoro ricoperto da arbusti dal tronco basso e tozzo.

Il capitano venne raggiunto ancora una volta dalla voce di Saphira

Più avanti Capitano gli suggerì la sua voce. Xavier vide l’ombra della dragonessa passargli bassa sopra la testa per planare su una sporgenza rocciosa

Xavier corrugò la fronte e avanzò come gli era stato suggerito. Nascosta dalla vegetazione c’era una grotta. L’uomo vi si affacciò e vide che era abbastanza ampia da poterli ospitare tutti e cinque.

E’ visibile solo dall’alto aggiunse Saphira rispondendo alla sua domanda inespressa.

- Questo ci darà modo di riposare con più tranquillità – disse rivolgendo il suo sguardo a Reafly che lo aveva raggiunto in quel momento.

- Puoi occuparti della cena ? –

- Sì signore! – rispose subito il ragazzo contento finalmente di essere utile e senza esitare si mise all’opera.

                                    ***

La luna si era alzata dalla linea dell’orizzonte quando il cavallo di Murtagh raggiunse anche lui il rifugio. Xavier sentì l’ombra di Castigo passargli sopra mentre avanzava sulla spiaggia; il drago si mantenne a mezz’aria e lo vide prendere tra i suoi artigli il corpo ancora addormentato di Jill per portarlo sul promontorio.  

– Castigo mi sta dicendo che avete trovato un rifugio per passare la notte – gli disse mentre andava ad impastoiare il proprio cavallo accanto agli altri.

- Sì, proprio sul promontorio sopra di noi. –

- Aglaia ed Eragon, non sono ancora arrivati – aggiunse. A quelle parole Murtagh chinò appena la testa in avanti e chiuse gli occhi.

                                   ***

Eragon percepì la presenza di qualcuno nella sua mente. Cercò freneticamente di alzare le sue difese ma si mosse troppo tardi. La stanchezza e il trambusto dovuto alla fuga gli aveva fatto abbassare la guardia abbandonando ogni cautela.

Eragon sono io, Murtagh. Dove sei?

Nell’udire la voce familiare del fratello si rilassò. Davanti a lui poteva vedere la linea del mare dietro a un muro di giunchi.  

Stiamo arrivando. rispose.   

Murtagh aspettò che Aglaia scendesse dalla sella per accostarsi a lei e Xavier. Eragon era rimasto volutamente indietro.

– Andate pure avanti, noi vi raggiungiamo – disse parlando ad entrambi ma rivolgendo lo sguardo verso il fratello.

Fermandosi di fronte a lui allargò le braccia e lo strinse in un abbraccio. Dall’altra parte Eragon rimase per un istante immobile prima abbandonare la tensione nascondere il viso contro la sua spalla.

Murtagh lo sentì crollare sia fisicamente che mentalmente e lasciò che si appoggiasse a lui - È tutta colpa mia – si rimproverò allontanandolo da sé e tenendolo con i palmi dalle mani sul collo - Mi dispiace. – Eragon che aveva ripreso la propria fermezza scosse la testa.

- Non devi dirlo Murtagh. Abbiamo fatto entrambi degli errori, cerchiamo solo di non commetterli di nuovo. – gli disse.

Murtagh annuì lanciandogli un sorriso beffardo.

- Siamo diventati più saggi? - chiese facendo sfuggire all’altro un sorriso.

Eragon, se non ti decidi a salire tu, sarò io a venirti a prendere Lo raggiunse la voce ruggente di Saphira. Sto vendendo rispose il ragazzo.

- Immagino che qualcuno lì su sia ansiosa di vederti – disse guardando la sua espressione assente.

Una volta raggiunta la cima Eragon corse incontro alla dragonessa e sotto gli occhi di tutti le accarezzò la punta del muso e l’avvicinò al suo viso.
Mi sei mancata… gli sussurrò nella mente.
Anche tu piccolo mio.
Rimasero così per alcuni istanti poi Eragon salutò anche Castigo e scambiò con Xavier e Reafly uno sguardo riconoscente. Entrambi erano rimasti in disparte ad assistere alla scena. Murtagh, nel frattempo, si era allontanato per ritornate con in mano il fodero blu della sua spada.

- Per questa devi ringraziare Xavier – disse mentre Eragon se l’allacciava alla cintura. Sentire di nuovo il peso della lama al suo fianco lo rassicurò. Quando Murtagh tirò fuori anche un panno con i due fairth Eragon riconobbe il loro contenuto senza la necessità di scoprirli e rivolse al fratello uno sguardo pieno di gratitudine. – Tutto il resto è stato trafugate da Isobel, sono le sole cose che sono riuscito a recuperare – lo informò Murtagh. Eragon si limitò ad annuire. Solo allora si accorse che tra i presenti non c’era Jill. Ricordò come le fosse apparsa confusa dopo averla guarita e si girò verso il fratello in apprensione

- Murtagh, non ho visto Jill, lei…. – Murtagh non lo lasciò finire ma gli mise una mano sulla spalla per interromperlo.

- È qui Eragon e sta bene. Isobel ha usato la magia per plagiarla. Sta riposando adesso, cosa che dovresti cercare di fare anche tu, ne avrai bisogno, domani dovremmo viaggiare tutto il giorno –

Eragon avrebbe voluto fargli altre domande ma venne trattenuto da Saphira.
Murtagh ha ragione Eragon. Anche io sono molto confusa ma avremo presto delle risposte. Gli fece subito la dragonessa avvertendo nel suo compagno la stessa confusione che provava lei.

                                   **

Eragon seguì il consiglio di Murtagh e si adagiò al fianco di Saphira lasciando che gli altri si occupassero del resto. Bastò poco perché iniziassero a rendere partecipi l’uno all’altro di quello che avevano vissuto. Il loro pensieri iniziarono a correre sullo stesso filo fino a quando non si fusero in un’unica coscienza.

Era passata la mezzanotte quando finito di consumare un pasto veloce si ritrovarono tutti seduti per discutere il passo successivo. Eragon venne finalmente messo al corrente di quello che era accaduto durante il tempo che aveva trascorse chiuso nella torre.
Ascoltò in silenzio il racconto di tutti senza mai lasciare il contatto mentale con Saphira. La presenza costante della dragonessa continuava a sostenerlo, con lei condivise impressioni e pensieri mentre apprendeva come Isobel avesse manovrato tutti secondo i suoi piani. Il suo sguardo si fermò sorpreso su Xavier e Aglaia nell’apprendere il ruolo che ognuno di loro aveva ricoperto nell’aiutarli a fuggire provando per loro una profonda riconoscenza e ammirazione per il coraggio dimostrato. Sentì anche il trasporto particolare di Saphira verso Reafly. Dopo la sorpresa iniziale Eragon dovette ammettere che non accadeva spesso che la dragonessa provasse una simpatia così istintiva verso qualcuno. E’ diverso da quello che ho percepito con Eleonor, non so darmi una spiegazione. Gli aveva confessato percependo sentimenti contrastanti da parte di Eragon. Gli umori di uno influenzavano quelle dell’altra e viceversa ma quel ragazzo aveva qualcosa di speciale, era evidente, presto o tardi avrebbero scoperto il perché.

Alla fine anche per Eragon arrivò il suo turno di parlare. Il giovane non fu di molte parole, restio a rivelare ciò che aveva vissuto a qualcuno che non fosse Saphira, si limitò a raccontare loro solo le parti essenziali della sua prigionia. 

Mentre parlava poté sentire lo sguardo di Murtagh su di lui. Sapeva di stare omettendo molte cose, quando alla fine si alzò per uscire della grotta il fratello lo seguì.  

Eragon si fermò a qualche passo dall’uscita.
- Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria fresca – disse avvertendo la sua presenza alla spalle. Quando si girò Murtagh lo stava guardando preoccupato.

- Isobel mi ha parlato del collare Eragon – disse senza girare troppo intorno al problema, la sua voce era velata da una certa trepidazione - non hai detto nulla a riguardo. Perché? - Eragon piegò gli angoli della bocca in una smorfia prima di rispondere con un’altra domanda.
- Ti è mai capitato di svegliarti nella notte e non riuscire ad aprire gli occhi o muoverti? – Murtagh si accigliò, conosceva quella sensazione ma lasciò che Eragon proseguisse.

- È la stessa sensazione che si prova nel sentire la magia ma non poterla usare. Riuscivo a sentirla ai margini della mia coscienza ma ogni volta che provavo ad usarla qualcosa si attivava nel collare. Era come se assorbisse la magia e con lei anche le mie energie. E c’è qualcos’altro – Eragon fece una breve pausa prima di continuare a descrivere al fratello il modo un cui Isobel aveva usato il collare per torturarlo. Murtagh rimase in silenzio ad ascoltare fino alla fine prima di intervenire anche lui.
- Isobel mi disse che la lega di cui è fatto è opera degli alchimisti, gli stessi che hanno creato le armi di cui vi ho parlato –

Eragon annuì sommesso - Tra i papiri di Oromis, ricordo aver letto qualcosa a riguardo. Era una cronaca risalente molto tempo prima della venuta dei cavalieri e del patto stretto con i draghi. Parlava dell’esistenza di una terra dove erano state sviluppate delle nuove tecnologie -
- Credo che i nostri due mondi non siano poi tanto lontani tra loro. Più tempo passa, più scopriamo di avere molte più cose in comune – rispose Murtagh pensando al patto stretto da Isobel con Galbatorix.
Anche i due draghi si unirono presto alla conversazione attraverso il legame mentale con i loro cavalieri.
Questi luoghi non ci sono indifferenti. Le nostre memorie ci dicono che i draghi hanno vissuto per molti eoni in questi luoghi. Intervenne Castigo.
La nostra presenza non è stata dimenticata.
Aggiunse Saphira a conclusione.

Parlarono ancora un altro po’ poi Eragon iniziò a sentirsi molto stanco e non riuscì a trattenere uno sbadiglio. Murtagh se ne accorse e gli mise una mano sulla spalla – Credo che sia ora che tu vada a dormire fratello, starò io di guardia – gli disse aspettando che rientrasse. Eragon non si oppose e trovato posto tra gli altri compagni si addormentò quasi subito.

                                    ***

l mattino seguente la città di Abalon fu svegliata dal suono di tromba dalla torre della prigione che dava l’allarme.
La regina era stata subito messa al corrente della fuga di Eragon in successione scoprì l’assenza di Murtagh, Jill, Aglaia e Xavier.
Oliviana venne chiamata subito della regina nelle sue stanze private. Il tradimento di due persone della sua cerchia più stratta l’aveva colpita nell’orgoglio e non ne avrebbe tollerato altri.
- Trovali e portami i fuggitivi indietro -
- Sì, mia signora - rispose Oliviana mentre un sorriso maligno si dipingeva sul volto.
Isobel voleva vendetta, entro quella notte gli avrebbe ripresi tutti.

Avevano osato sottrargli le uova di drago, la sua eredità, la sua speranza per la vittoria e il suo dominio.
I suoi cupi pensieri furono arrestati dall’arrivo di una guardia.
- Mia signora, la madre e la piccola non ci sono più. Sono sparite -
- Come sparite? – rispose digrignando i denti – Cercatele, le persone non spariscono, si nascondono. Va e non tornare senza avere in mano qualche cosa! -

                                    ***

Ignari della caccia messa in moto da Isobel il piccolo gruppo si svegliò di buonora e si preparò per mettersi in viaggio diretti verso le coste settentrionali.

Anche Jill si era svegliata e i suoi occhi blu cobalto brillarono nel cercare Murtagh. Accanto a lei Aglaia le sorrise. 

- Lontano dal palazzo l’influenza di Isobel si è dissolta – disse lei semplicemente, quasi sorpresa della semplicità con cui si era liberata. Murtagh le andò subito accanto e preso il mento tra il pollice e l’indice le fece alzare il volto.

- Ho temuto di non riaverti mai più – Jill annuì cosciente per la prima volta delle manovre di Isobel.

- E’ stato come vivere un’altra vita. Ricordo esattamente quello che ho fatto e detto ma era come se a farlo fosse qualcun’altro –

- Lo so – le rispose prima di darle un bacio sulla guancia.

- Devo parlare con tuo fratello – gli disse.

Jill lasciò Murtagh e si avvicinò quindi a Eragon che in quel momento stava riponendo la coperta dentro una sacca. La ragazza lo aiutò a chiudere le cinghie quindi prese coraggio e parlò per prima.

– Grazie mi hai riportato indietro quando avevo perso ogni speranza. Isobel ti ha incolpato di tutto ma è stata lei a farmi questo. Mi dispiace per quello che hai dovuto passare – disse abbracciando il ragazzo con affetto.

Eragon ricambiò il gesto e le sorrise – E’ tutto passato Jill –

- Dobbiamo andare adesso – li richiamò Xavier. Il capitano aiutato da Reafly aveva già raccolto ogni cosa e ripulito il campo dalle loro tracce.

In poche ore si lasciarono alle spalle il fiume Striamone mentre davanti a loro si ergevano le impervie vette del Gran Massiccio.
Avrebbero raggiunto la baia entro sera, li aveva assicurati il capitano ed Aglaia.
I due draghi volarono bassi accanto al gruppo che avanzava compatto tra le insenature della roccia; Reafly dovette viaggiare su Saphira ogni qual volta che il terreno diventava troppo ripido per le sue forze e a metà giornata tutti si fermarono esausti e provati dal ritmo serrato di quella marcia.

                                   **

Oliviana si trovava ancora vicino al fiume. Le orme dei fuggiaschi appena visibili sul terreno. Sapeva che da sola non sarebbe riuscita a tenere testa ai due draghi e i loro cavalieri ma poteva fare in modo di rallentare la loro marcia e permettere ai soldati, che sicuramente Isobel le avrebbe mandato, di raggiungerli con facilità.
Si concentrò, e trasmise le informazioni alla regina.
                             

                                         **

Contrariamente quanto credeva Oliviana, Isobel non aveva intenzione di mandare i propri soldati.
Il capitano Xavier era tra loro, e la fame dell’uomo trai i suoi uomini poteva far sorgere dubbi e timori nell’animi dei militari.
Chiamò invece a sé i Ra’zac.
- Vi siete lasciati scappare il Cavaliere da sotto il naso una volta. Vi do un’altra opportunità per rimediare al vostro errore. -
I Ra’zac, chinarono la testa in segno di gratitudine. Sapevano già cosa dovevano fare. E la regina si limitò a guardarli uno per uno poi annuì:
- Trovate Oliviana, lei vi dirà dove trovarli. Potete cibarvi degli altri traditori, ma portatemi vivi i Cavalieri, voglio vederli strisciare davanti ai miei piedi -
I due Ra’zac sibilarono di piacere, presto avrebbero saziato la loro fame.

                                   ***

Nell’isola di Artara i preparativi per la missione erano giunti a termini. Quella mattina con l’alta marea avrebbero preso il largo e raggiunto le coste di Zàkhara.
Una ventina di mariani scelti tra i migliori erano stati chiamati a formare l’equipaggio guidati dal capitano Daco e nella città non si parlava d’altro che della missione.
Nessuno dei suoi abitanti avevano visto un drago e ora la possibilità di vederne due era qualcosa che andava ben oltre la loro immaginazione.

Arya aveva passato una tutta la notte in agitazione, le sue paure avevano preso forma nella sua mente non permettendole di riposare. Ma quella mattina il sole sembrò aver spazzato via tutta l’angoscia e l’inquietudine di quella notte.
Una volta uscita dalla sua stanza, Arya chiese immediata udienza al re che l’accolse nella sala da pranzo.
La tavola era stata apparecchiata con una modesta colazione, e il re invitò Arya a unirsi a lui per mangiare.
L’elfa accettò.
- Di cosa mi volevi parlare Arya svit-kona -
- Maestà, vi ho già parlato della mia intenzione di partire per la missione su Zàkhara -
Arold rimase un attimo interdetto da quella frase e guardò Arya come se la vedesse per la prima volta.
Il re si rese conto di avere davanti a lui non una giovane e ingenua ragazza ma una principessa avvezza al comando che non avrebbe di certo accettato un no come risposta.
- Credo sia inutile dirvi di no – le disse non senza mostrare il suo disappunto.
- Ma ribadisco il mio disaccordo con la vostra scelta -
- Mi spiace Maestà ma non posso stare in disparte quando sono in pericolo le persone che amo e ritornerò qui per finire ciò che ho iniziato con i vostri maghi. Al nostro ritorno, con me, ci saranno anche i due Cavalieri e, con il loro aiuto, la loro preparazione sarà completa –

- Lo spero con tutto me stesso Arya –
In quel momento nella sala entrò uno dei maggiordomi. L’uomo si avvicinò al re e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio. Arold abbassò gli occhi come a celare i suoi pensieri e asciugandosi la bocca con un tovagliolo si alzò garbatamente dal tavolo.
- Mi deve perdonare Arya, ma il dovere mi chiama.
Disporrò che sulla nave sia preparata una cabina. -
- Non ce ne è sarà bisogno Maestà. Non voglio privilegi ma ti ringrazio. -
- Come vuoi - gli disse il re con un sorriso allontanandosi poi con il maggiordomo.

                                   **

Il porto era gremito di gente che voleva assistere alla partenza della nave.
Arya si fece largo tra la folla. Le persone che la riconosceva si scansava per lasciarla passare ma più si avvicinava ai moli e più era difficile districarsi tra il marasma di gente.  A un certo punto fermò un giovane marinaio.
- Scusa dove posso trovare il capitano Daco? -
Il ragazzo si guardò intorno, e rivolgendosi di nuovo all’elfa, gli disse
- Credo si trovi… - ma si bloccò di colpo riconoscendo chi aveva di fronte. Arya lo fissò con i suoi penetranti occhi verdi in attesa.
- La porterò io dal capitano. Mi segua Arya svit-kona - Il ragazzo stava trasportando in mano una grossa fune, così la posò a terra e fece cenno ad Arya di seguirlo.
- Quale è il tuo nome? – gli fece lei camminandogli accanto.
- Mi chiamo Daniel – rispose il giovane prontamente.
- Fai parte anche tu dell’equipaggio della nave Daniel? – gli chiese Arya.
- O no signora! Io sono qui solo per come mezzo mozzo -
- Ma conosci il capitano? -
- Vuoi dire se conosco il capitano Daco. Chi è che non lo conosce! – Arya sorrise di fronte al suo entusiasmo e seguì il ragazzo senza commentare. Daniel salì sul ponte della nave, seguito a ruota da Arya. Si diresse deciso verso una porta che dava a una cabina. Bussò forte. Ad aprirgli fu un uomo, alto, i capelli che gli cadevano sulle spalle in folti ricci biondi, il viso beffardo esibiva un sorriso smaliziato.
- Chi mi cerca? -
- Signore, c’è qui Arya…-
Daco guardò prima Daniel, poi alzando lo sguardo incrociò quello di Arya.
- Ah, bene… l’elfa d’oltre mare. Entra -
Arya sostenne il suo sguardo. Nessuno gli aveva mai parlato a quel modo. Per un istante i suoi occhi verdi lampeggiarono di indignazione e colpirono il capitano dritto al cuore.
Arya decise in ogni modo di mantenere un contegno neutrale, non poteva pretendere che tutti conoscessero le loro usanze.
- Capitano sono venuta qui per chiedere il permesso di salire a bordo e unirmi a voi -
Daco annuì divertito mentre i suoi occhi la squadravano a testarne la forza e la determinazione poi le sorrise beffardo e con un gesto un po’ goffo fece un inchino.

- Ai suoi servigi mia signora - Non ricevendo alcuna risposta da parte sua si tirò su rapido, e tornato di nuovo serio gli rispose
- Stavo attendendo solo te per partire. Con il tuo permesso, possiamo toglier gli ormeggi. -
Daco uscì quindi sul ponte, quell’elfa aveva davvero un bel caratterino ma le sfide lo divertiva e non sarebbe stato certo lui a tirarsi indietro.
Una strana luce brillava nei suoi occhi, e il capitano ne era già ammaliato.

                                   **

La nave prese così il largo e prossimi alla costa la seguì per un breve tratto per poi deviare e dirigersi verso una piccola baia poco più a nord.
La baia era nascosta dagli scogli che si ergevano alti dalla costa e la rendevano un ottimo nascondiglio.
Daco ordinò di gettare l’ancora, poi due scialuppe furono fatte calere in mare con metà della ciurma sopra. Anche Arya scese con loro.
Daco si trovò ad osservarla dal retro della barca mentre remava con energia.
- Aglaia, la nostra informatrice, sarà già in viaggio con i tuoi compagni. Se tutto andrà bene, domani, prima dello zenit, staremo in viaggio verso casa -
Arya era tutta volta verso la riva, e ora guardava l’alto promontorio, mentre una leggera brezza marina gli sferzava i capelli corvini in tutte le direzioni.
Ascoltò le parole del capitano senza proferire parola. Lo sperava nel profondo del suo cuore.
                                          **
Il sole aveva ormai quasi compiuto il suo declino, quando giunsero finalmente alla spiaggia, e i marinai scesi dalle scialuppe si apprestarono subito a preparare il campo dove avrebbero passato la notte e organizzarono i turni di guardia.
Daco andò accanto ad Arya, l’elfa stava seduta sul suo giaciglio, assorta nei suoi pensieri. Lui trovò che era bellissima, ma lo sguardo severo nascondeva pensieri a lui ignoti. Lei si accorse della sua presenza e lo guardò dal basso.

- Non riposate capitano, è stata una lunga giornata, e domani non sarà da meno. -
- Potrei dire la stessa cosa di te - gli rispose con il suo solito sorriso beffardo.
Arya non aveva energie per rispondere e in silenzio accettò l’osservazione.
Daco allora capì che non avrebbe ottenuto nulla da lei quella sera e così si allontanò con un strano trambusto nel cuore. Era geloso di chiunque stesse pensando l’elfa perché aveva l’attenzione di quella donna eccezionale.

Arya lo osservò mentre andava a sedersi dall’altra parte del campo. Aveva percepito i suoi pensieri ma il suo cuore era tutto volto ad Eragon. E con la promessa di poterlo riabbracciare presto si abbandonò ad una leggera veglia.

                                   ***


Ad un centinaio di iarde dalla costa dove Arya e Daco erano sbarcati, Eragon e Murtagh insieme ai loro nuovi compagni erano ormai certi che sarebbe bastato girare l’ultimo sperone roccioso per riuscire ad intravedere la costa e, confortati da questo pensiero, marciarono con più decisione.

Oliviana poco lontano li stava osservando, e celata dalle ombre della notte ritornò indietro dai Ra’zac, per informarli che i fuggiaschi erano a portata di mano
Al sicario non piacevano quei mostri, ed era addolorata che la sua regina si facesse servire proprio da loro quando poteva avere solo i suoi servigi. Ma gli ordini erano ordini, e Oliviana si apprestò a passare le informazioni alle due creature che con una gioia tutta loro si prepararono ad assalire il piccolo gruppo, ignaro del pericolo.
Ma la loro sicurezza li tradì, Murtagh dalle retroguardie percepì un fruscio veloce da dietro la vegetazione che gli fece aguzzare la vista. Avvertì Castigo che allarmato gli confermò i suoi sospetti:
I Ra’zac erano alle loro spalle.
Si portò rapido in testa alla fila, dove c’erano Aglaia ed Eragon, ma fece appena in tempo ad avvertirli del pericolo che il loro l’attacco ebbe inizio.
Un ringhio rauco provenne dalle fauci di Castigo e Saphira.
Poi fu un attimo, e i due draghi presero sui loro dorsi Jill, Aglaia e Reafly e si diressero rapidi verso la baia. Si alzarono alti in cielo, senza più preoccuparsi di essere scoperti e lasciando Murtagh, Eragon e Xavier ad affrontare i due mostri.
Torneremo il più presto possibile, resistete. Gli dissero i due draghi al loro Cavalieri.
I Ra’zac sibilarono d’odio vedendo i due draghi allontanarsi, ma Oliviana passò loro accanto e scattò rapida verso quella direzione.

Giunta al limite della sporgenza, il sicario si trovò davanti qualcosa che non si era aspettata. Una nave era ormeggiata a poche leghe di distanza dalla costa, e sulla spiaggia un manipolo d’uomini era accampato. Imprecò contro la sua ingenuità, si sarebbe dovuta aspettare l’appoggio degli elfi, e ormai impotente vide i draghi dirigersi verso quella direzione.

                                   **

Quello che intravidero i marinai furono due grandi creature venire verso di loro.
Arya si levò dal suo giaciglio, e con un sorriso disse ad alta voce.
- Sono loro… -
I due draghi planarono loro davanti, e con un ruggito Saphira gli disse solo:
Dobbiamo ritornare indietro, i Ra’zac ci hanno attaccato.
La gioia appena provata si trasformò subito in preoccupazione, ed Arya fece per salire sul suo dorso. Voleva solo raggiungere Eragon ma venne fermata dalla mano di Aglaia che la fece voltare:
- Lasciali andare da soli. Noi dobbiamo occuparci di loro. -
Aglaia le indicò Jill e Reafly che erano ora scesi dai draghi.
Arya pose la sua attenzione sul ragazzo che Jill teneva per le spalle e che aveva in grembo un panno contenente qualcosa di molto pesante. Erano le preziose uova di drago. Arya allora annuì in silenzio.
State attenti disse solo in un sussurro alla dragonessa prima che spiccassero di nuovo il volo.
- Che succede, dove vanno i due draghi! - esclamò Daco, che non avendo sentito cosa si erano detti guardava ora le due donne senza capire.
- Ci hanno attaccati i Cavalieri e il capitano della guardia reale, Xavier, sono rimasti ad affrontarli per permetterci di fuggire -  gli disse Aglaia, che ora si era avvicinata a Daco.
- Dobbiamo riprendere al più presto il largo con la vostra nave. -
Daco seppe allora cosa fare, e radunati i suoi uomini ordinò la ritirata.
                             

**


Con pochi e potenti battiti d’ali i Draghi si ritrovarono presto al di sopra del promontorio. Presero quota per poi eseguire un’impennata, ridiscendere all’interno di una radura.
Individuarono subito i tre compagni e le due figure incappucciate con cui si stavano battendosi.
I Ra’zac si erano divisi, e stavano mettendo in serie difficoltà i due cavalieri mentre Xavier si trovava a terra, stordito.
I due mostri si muovevano rapidi nell’oscurità a loro congeniale e avevano tutta l’intenzione di mantenere quel vantaggio su di loro.
Ma quando si videro piombare addosso i due draghi, indietreggiarono in un sibilo e rapidi si dileguarono nelle tenebre celandosi dietro la vegetazione.
Eragon corse subito incontro a Xavier, seguito da Murtagh.
Il capitano aveva un profondo taglio lungo il sopracciglio e non sembrava avere altre ferite gravi.  – Ce la faccio a camminare… - disse loro con un certo orgoglio nella voce. – ma dobbiamo muoverci… loro sono ancora qui … - 

- Lo sappiamo – gli risposero i cavalieri. Lo fecero muovere con cautela sul dorso di Saphira ma nel farlo perse i sensi. Quando anche Eragon e Murtagh furono saliti i draghi volarono via.

                                   ***

Nella spiaggia, le due barche erano state portate di nuovo in acqua pronte a riprendere il largo. Ad uno ad uno, salirono tutti sopra le scialuppe; per primi furono fatti salire Jill e Reafly, poi fu il turno dei marinai e di Aglaia, mancavano solo Daco e Arya, che erano ritornata indietro per recuperare i remi.
Saphira e Castigo erano appena ritornati sulla spiaggia e avrebbero seguito in volo le barche fino alla neve.
Dalla rocce, come emersi da un incubo, sbucarono i terribili Ra-zac che con rapidità si avventarono su Arya e Daco ancora a metà della strada.
Arya sentì il loro fiato raggiungerli minaccioso e si mise a correre più forte, anche Daco accelerò la sua andatura ma i remi rallentavano i loro movimenti e sarebbero stati di certo raggiunti se un muro d’acqua non si fosse frapposto tra loro e quei mostri.
Dalla sella di Saphira Eragon si era reso conto che sarebbe mai riuscito a raggiungere Arya in tempo e ricordandosi il terrore dei Ra’zac per l’acqua aveva evocato la barriera prelevandola dal mare e usato l’energia necessaria per mantenerla, sfruttando quella delle piante che si trovavano tutte intorno a lui.
Ad ogni tentativo dei Ra’zac di avanzava il muro d’acqua veniva mosso prontamente da Eragon che gli impediva ogni movimento.
Daco e Arya erano riusciti ormai a mettere una buona distanza dai due mostri, quando qualcosa interferì con la magia che manteneva alto il muro. Eragon vacillò, colpito da un’entità nascosta. Gli ci volle tutta la sua forza di volontà e il sostegno di Saphira per resistere alla potenza di quell’attacco e ristabilire il controllo sulla magia ma nel breve momento di distrazione uno dei Ra’zac era riuscito a superare la barriera.
E’ qualcuno, dall’alto della rupe disse rapido Castigo a Murtagh.
Il ragazzo scorse in alto la figura di Oliviana, e raccolta a sé la magia, impegnò il sicario con un potente attacco mentale, permettendo al fratello di rialzare il muro sulla creatura. Questa aveva quasi raggiunto Arya.
Arya e Daco percorsero così indisturbati lo spazio che ancora li separava dalle barche e immersi i remi in acqua si allontanarono rapidi dalla costa.
Ormai al sicuro Eragon lasciò l’incantesimo, il muro si disciolse in una cascata d’acqua assorbito subito dalla sabbia asciutta della spiaggia. I due Ra’zac sibilarono furenti mentre Oliviana, dall’alto del promontorio, guardava impotente le due barche allontanarsi.

Ora sarebbe dovuta rientrare a palazzo a mani vuote. Pensò amara la ragazza.
Il sicario rabbrividì sotto la raffica del vento che proveniente dal mare; non aveva idea di come Isobel avrebbe reagito alla notizia del loro fallimento. Sapeva che l’imprevisto della nave non sarebbe di certo servito a diminuire le loro colpe.
Oliviana non aspettò neppure il ritorno dei Ra’zac, e accigliata si allontanò via composta.

  
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