Castigo e
Saphira
furono i primi a raggiungere la spiaggia. I due draghi avevano
aspettato il
crepuscolo per innalzarsi dalle rocce e lasciare lo sperone roccioso.
Liberi da
qualsiasi vincolo poterono volare e cacciare allo stesso tempo. Un
gruppo di
cervi che si stava muovendo nella notte si trovò sul loro
percorso. Ne afferrarono
due a testa con le loro fauci e artigli e ne fecero la loro cena.
Castigo insistette perché Saphira si fermasse a spolpare gli
ultimi brandelli
di carne prima di ripartire per permetterle di riprendere le forze
perdute
durante la cattività.
Fu lui che
per primo vide due cavalli avvicinarsi in lontananza.
Xavier e
Reafly raggiunsero i draghi al galoppo fin sotto la spiaggio poi Xavier
scese
di sella seguito a ruota dal ragazzo.
- Credo
proprio che siamo i primi – disse avvicinandosi ai draghi con
referenza. Era la
prima volta che si trovavano in loro presenza senza i cavalieri. Al
contrario.
Reafly sembrava completamente a suo agio e prima che avesse la
possibilità di fermarlo
era già sotto di loro ammirando le due possenti creature dal
basso in alto.
Xavier trattenne
il respiro nel vedere il muso di Saphira avvicinarsi alla testa del
ragazzo. La
dragonessa arricciò le sue labbra ed emise un leggerissimo
sbuffo che gli
scompigliò i capelli. Reafly rise di gusto riportando
indietro i ciuffi
scomposti.
–
Anche per
me è bello rivederti, Saphira – disse e a Xavier
scappò un sorriso. In quel
momento due voci provenienti da un punto lontano lo raggiunsero:
Grazie
per quello che hai fatto per i nostri compagni di anima e cuore Riecheggiarono
le voci dei due
draghi.
Gli occhi
dell’uomo
scintillarono per lo stupore.
- Dovere
– rispose
semplicemente.
- Quando
arriveranno gli altri? – gli domandò Reafly poco
dopo. Xavier guardò la strada
da cui erano arrivati – Dobbiamo avere pazienza Reafly,
L’unica cosa che
possiamo fare adesso è aspettare e controllare che nessuno
li stia seguendo – l’uomo
aveva studiato le carte di quella costa e sapeva benissimo dove andare
- Vieni
con me – disse e sotto lo sguardo vigile dei due draghi si
avvicinò alla
scogliera alle loro spalle che dal mare si innalzavano per una certa
altezza. Xavier
mise un piede su una pietra e usando le mani per poggiarsi
iniziò a salire
- Sorveglieremo
la strada dall’alto? - chiese Reafly seguendolo da dietro.
- È
il punto
ideale per avvistare chiunque si avvicini. – disse il
capitano mentre
raggiungeva la cima. Sopra si estendeva un picco pianoro ricoperto da
arbusti
dal tronco basso e tozzo.
Il capitano
venne raggiunto ancora una volta dalla voce di Saphira
Più
avanti Capitano gli
suggerì la sua voce. Xavier vide l’ombra della
dragonessa passargli bassa sopra
la testa per planare su una sporgenza rocciosa
Xavier
corrugò
la fronte e avanzò come gli era stato suggerito. Nascosta
dalla vegetazione
c’era una grotta. L’uomo vi si affacciò
e vide che era abbastanza ampia da
poterli ospitare tutti e cinque.
E’
visibile
solo dall’alto aggiunse
Saphira rispondendo alla sua domanda inespressa.
- Questo ci
darà modo di riposare con più
tranquillità – disse rivolgendo il suo sguardo a
Reafly
che lo aveva raggiunto in quel momento.
- Puoi
occuparti della cena ? –
- Sì
signore!
– rispose subito il ragazzo contento finalmente di essere
utile e senza esitare
si mise all’opera.
***
La luna si
era alzata dalla linea dell’orizzonte quando il cavallo di
Murtagh raggiunse
anche lui il rifugio. Xavier sentì l’ombra di
Castigo passargli sopra mentre
avanzava sulla spiaggia; il drago si mantenne a mezz’aria e
lo vide prendere
tra i suoi artigli il corpo ancora addormentato di Jill per portarlo
sul
promontorio.
–
Castigo mi
sta dicendo che avete trovato un rifugio per passare la notte
– gli disse
mentre andava ad impastoiare il proprio cavallo accanto agli altri.
- Sì,
proprio sul promontorio sopra di noi. –
- Aglaia ed
Eragon, non sono ancora arrivati – aggiunse. A quelle parole
Murtagh chinò appena
la testa in avanti e chiuse gli occhi.
***
Eragon
percepì
la presenza di qualcuno nella sua mente. Cercò
freneticamente di alzare le sue
difese ma si mosse troppo tardi. La stanchezza e il trambusto dovuto
alla fuga
gli aveva fatto abbassare la guardia abbandonando ogni cautela.
Eragon
sono io, Murtagh. Dove sei?
Nell’udire
la voce familiare del fratello si rilassò. Davanti a lui
poteva vedere la linea
del mare dietro a un muro di giunchi.
Stiamo
arrivando. rispose.
Murtagh
aspettò che Aglaia scendesse dalla sella per accostarsi a
lei e Xavier. Eragon
era rimasto volutamente indietro.
–
Andate
pure avanti, noi vi raggiungiamo – disse parlando ad entrambi
ma rivolgendo lo sguardo
verso il fratello.
Fermandosi di
fronte a lui allargò le braccia e lo strinse in un
abbraccio. Dall’altra parte
Eragon rimase per un istante immobile prima abbandonare la tensione
nascondere
il viso contro la sua spalla.
Murtagh lo
sentì crollare sia fisicamente che mentalmente e
lasciò che si appoggiasse a
lui - È tutta colpa mia – si rimproverò
allontanandolo da sé e tenendolo con i
palmi dalle mani sul collo - Mi dispiace. – Eragon che aveva
ripreso la propria
fermezza scosse la testa.
- Non devi
dirlo Murtagh. Abbiamo fatto entrambi degli errori, cerchiamo solo di
non
commetterli di nuovo. – gli disse.
Murtagh
annuì lanciandogli un sorriso beffardo.
- Siamo
diventati più saggi? - chiese facendo sfuggire
all’altro un sorriso.
Eragon, se
non ti decidi a salire tu, sarò io a venirti a prendere Lo raggiunse la
voce ruggente di
Saphira. Sto vendendo rispose il ragazzo.
- Immagino
che qualcuno lì su sia ansiosa di vederti – disse
guardando la sua espressione assente.
Una volta
raggiunta la cima Eragon corse incontro alla dragonessa e sotto gli
occhi di
tutti le accarezzò la punta del muso e
l’avvicinò al suo viso.
Mi sei mancata… gli sussurrò
nella mente.
Anche tu piccolo mio.
Rimasero così per alcuni istanti poi Eragon
salutò anche Castigo e scambiò con
Xavier e Reafly uno sguardo riconoscente. Entrambi erano rimasti in
disparte ad
assistere alla scena. Murtagh, nel frattempo, si era allontanato per
ritornate con
in mano il fodero blu della sua spada.
- Per questa
devi ringraziare Xavier – disse mentre Eragon se
l’allacciava alla cintura. Sentire
di nuovo il peso della lama al suo fianco lo rassicurò.
Quando Murtagh tirò
fuori anche un panno con i due fairth Eragon
riconobbe il loro contenuto
senza la necessità di scoprirli e rivolse al fratello uno
sguardo pieno di
gratitudine. – Tutto il resto è stato trafugate da
Isobel, sono le sole cose
che sono riuscito a recuperare – lo informò
Murtagh. Eragon si limitò ad annuire.
Solo allora si accorse che tra i presenti non c’era Jill.
Ricordò come le fosse
apparsa confusa dopo averla guarita e si girò verso il
fratello in apprensione
- Murtagh, non
ho visto Jill, lei…. – Murtagh non lo
lasciò finire ma gli mise una mano sulla
spalla per interromperlo.
- È
qui
Eragon e sta bene. Isobel ha usato la magia per plagiarla. Sta
riposando adesso,
cosa che dovresti cercare di fare anche tu, ne avrai bisogno, domani
dovremmo
viaggiare tutto il giorno –
Eragon avrebbe
voluto fargli altre domande ma venne trattenuto da Saphira.
Murtagh ha ragione Eragon. Anche io sono
molto confusa ma avremo presto delle risposte.
Gli fece subito la dragonessa avvertendo nel suo compagno
la stessa confusione che provava lei.
**
Eragon
seguì
il consiglio di Murtagh e si adagiò al fianco di Saphira
lasciando che gli
altri si occupassero del resto. Bastò poco perché
iniziassero a rendere
partecipi l’uno all’altro di quello che avevano
vissuto. Il loro pensieri iniziarono
a correre sullo stesso filo fino a quando non si fusero in
un’unica coscienza.
Era passata
la mezzanotte quando finito di consumare un pasto veloce si ritrovarono
tutti seduti
per discutere il passo successivo. Eragon venne finalmente messo al
corrente di
quello che era accaduto durante il tempo che aveva trascorse chiuso
nella torre.
Ascoltò in silenzio il racconto di tutti senza mai lasciare
il contatto mentale
con Saphira. La presenza costante della dragonessa continuava a
sostenerlo, con
lei condivise impressioni e pensieri mentre apprendeva come Isobel
avesse
manovrato tutti secondo i suoi piani. Il suo sguardo si
fermò sorpreso su
Xavier e Aglaia nell’apprendere il ruolo che ognuno di loro
aveva ricoperto nell’aiutarli
a fuggire provando per loro una profonda riconoscenza e ammirazione per
il
coraggio dimostrato. Sentì anche il trasporto particolare di
Saphira verso
Reafly. Dopo la sorpresa iniziale Eragon dovette ammettere che non
accadeva
spesso che la dragonessa provasse una simpatia così
istintiva verso qualcuno. E’
diverso da quello che ho percepito con Eleonor, non so darmi una
spiegazione. Gli aveva
confessato percependo sentimenti
contrastanti da parte di Eragon. Gli umori di uno influenzavano quelle
dell’altra
e viceversa ma quel ragazzo aveva qualcosa di speciale, era evidente,
presto o
tardi avrebbero scoperto il perché.
Alla fine anche
per Eragon arrivò il suo turno di parlare. Il giovane non fu
di molte parole, restio
a rivelare ciò che aveva vissuto a qualcuno che non fosse
Saphira, si limitò a
raccontare loro solo le parti essenziali della sua prigionia.
Mentre
parlava poté sentire lo sguardo di Murtagh su di lui. Sapeva
di stare omettendo
molte cose, quando alla fine si alzò per uscire della grotta
il fratello lo seguì.
Eragon si
fermò a qualche passo dall’uscita.
- Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria fresca
– disse avvertendo la sua
presenza alla spalle. Quando si girò Murtagh lo stava
guardando preoccupato.
- Isobel mi ha
parlato del collare Eragon – disse senza girare troppo
intorno al problema, la
sua voce era velata da una certa trepidazione - non hai detto nulla a
riguardo.
Perché? - Eragon piegò gli angoli della bocca in
una smorfia prima di
rispondere con un’altra domanda.
- Ti è mai capitato di svegliarti nella notte e non riuscire
ad aprire gli
occhi o muoverti? – Murtagh si accigliò, conosceva
quella sensazione ma lasciò che
Eragon proseguisse.
- È
la
stessa sensazione che si prova nel sentire la magia ma non poterla
usare.
Riuscivo a sentirla ai margini della mia coscienza ma ogni volta che
provavo ad
usarla qualcosa si attivava nel collare. Era come se assorbisse la
magia e con
lei anche le mie energie. E c’è
qualcos’altro – Eragon fece una breve pausa
prima di continuare a descrivere al fratello il modo un cui Isobel
aveva usato il
collare per torturarlo. Murtagh rimase in silenzio ad ascoltare fino
alla fine prima
di intervenire anche lui.
- Isobel mi disse che la lega di cui è fatto è
opera degli alchimisti, gli
stessi che hanno creato le armi di cui vi ho parlato –
Eragon
annuì
sommesso - Tra i papiri di Oromis, ricordo aver letto qualcosa a
riguardo. Era
una cronaca risalente molto tempo prima della venuta dei cavalieri e
del patto stretto
con i draghi. Parlava dell’esistenza di una terra dove erano
state sviluppate
delle nuove tecnologie -
- Credo che i nostri due mondi non siano poi tanto lontani tra loro.
Più tempo
passa, più scopriamo di avere molte più cose in
comune – rispose Murtagh
pensando al patto stretto da Isobel con Galbatorix.
Anche i due draghi si unirono presto alla conversazione attraverso il
legame
mentale con i loro cavalieri.
Questi luoghi non ci sono indifferenti. Le
nostre memorie ci dicono che i draghi hanno vissuto per molti eoni in
questi
luoghi. Intervenne Castigo.
La nostra presenza non è stata
dimenticata.
Aggiunse Saphira a conclusione.
Parlarono
ancora un altro po’ poi Eragon iniziò a sentirsi
molto stanco e non riuscì a
trattenere uno sbadiglio. Murtagh se ne accorse e gli mise una mano
sulla
spalla – Credo che sia ora che tu vada a dormire fratello,
starò io di guardia
– gli disse aspettando che rientrasse. Eragon non si oppose e
trovato posto tra
gli altri compagni si addormentò quasi subito.
***
l mattino
seguente la città di Abalon fu svegliata dal suono di tromba
dalla torre della
prigione che dava l’allarme.
La regina era stata subito messa al corrente della fuga di Eragon in
successione scoprì l’assenza di Murtagh, Jill,
Aglaia e Xavier.
Oliviana venne chiamata subito della regina nelle sue stanze private.
Il tradimento
di due persone della sua cerchia più stratta
l’aveva colpita nell’orgoglio e
non ne avrebbe tollerato altri.
- Trovali e portami i fuggitivi indietro -
- Sì, mia signora - rispose Oliviana mentre un sorriso
maligno si dipingeva sul
volto.
Isobel voleva vendetta, entro quella notte gli avrebbe ripresi tutti.
Avevano
osato sottrargli le uova di drago, la sua eredità, la sua
speranza per la
vittoria e il suo dominio.
I suoi cupi pensieri furono arrestati dall’arrivo di una
guardia.
- Mia signora, la madre e la piccola non ci sono più. Sono
sparite -
- Come sparite? – rispose digrignando i denti –
Cercatele, le persone non
spariscono, si nascondono. Va e non tornare senza avere in mano qualche
cosa! -
***
Ignari della caccia messa in moto da Isobel il piccolo gruppo si
svegliò di
buonora e si preparò per mettersi in viaggio diretti verso
le coste settentrionali.
Anche Jill
si era svegliata e i suoi occhi blu cobalto brillarono nel cercare
Murtagh.
Accanto a lei Aglaia le sorrise.
- Lontano
dal palazzo l’influenza di Isobel si è dissolta
– disse lei semplicemente, quasi
sorpresa della semplicità con cui si era liberata. Murtagh
le andò subito
accanto e preso il mento tra il pollice e l’indice le fece
alzare il volto.
- Ho temuto
di non riaverti mai più – Jill annuì
cosciente per la prima volta delle manovre
di Isobel.
- E’
stato
come vivere un’altra vita. Ricordo esattamente quello che ho
fatto e detto ma
era come se a farlo fosse qualcun’altro –
- Lo so
– le
rispose prima di darle un bacio sulla guancia.
- Devo
parlare con tuo fratello – gli disse.
Jill
lasciò
Murtagh e si avvicinò quindi a Eragon che in quel momento
stava riponendo la
coperta dentro una sacca. La ragazza lo aiutò a chiudere le
cinghie quindi
prese coraggio e parlò per prima.
–
Grazie mi
hai riportato indietro quando avevo perso ogni speranza. Isobel ti ha
incolpato
di tutto ma è stata lei a farmi questo. Mi dispiace per
quello che hai dovuto
passare – disse abbracciando il ragazzo con affetto.
Eragon
ricambiò il gesto e le sorrise – E’
tutto passato Jill –
- Dobbiamo
andare adesso – li richiamò Xavier. Il capitano
aiutato da Reafly aveva già
raccolto ogni cosa e ripulito il campo dalle loro tracce.
In poche ore
si lasciarono alle spalle il fiume Striamone mentre davanti a loro si
ergevano
le impervie vette del Gran Massiccio.
Avrebbero raggiunto la baia entro sera, li aveva assicurati il capitano
ed Aglaia.
I due draghi volarono bassi accanto al gruppo che avanzava compatto tra
le
insenature della roccia; Reafly dovette viaggiare su Saphira ogni qual
volta
che il terreno diventava troppo ripido per le sue forze e a
metà giornata tutti
si fermarono esausti e provati dal ritmo serrato di quella marcia.
**
Oliviana si
trovava ancora vicino al fiume. Le orme dei fuggiaschi appena visibili
sul
terreno. Sapeva che da sola non sarebbe riuscita a tenere testa ai due
draghi e
i loro cavalieri ma poteva fare in modo di rallentare la loro marcia e
permettere ai soldati, che sicuramente Isobel le avrebbe mandato, di
raggiungerli con facilità.
Si concentrò, e trasmise le informazioni alla regina.
**
Contrariamente
quanto credeva Oliviana, Isobel non aveva intenzione di mandare i
propri
soldati.
Il capitano Xavier era tra loro, e la fame dell’uomo trai i
suoi uomini poteva
far sorgere dubbi e timori nell’animi dei militari.
Chiamò invece a sé i Ra’zac.
- Vi siete lasciati scappare il Cavaliere da sotto il naso una volta.
Vi do un’altra
opportunità per rimediare al vostro errore. -
I Ra’zac, chinarono la testa in segno di
gratitudine. Sapevano già cosa
dovevano fare. E la regina si limitò a guardarli uno per uno
poi annuì:
- Trovate Oliviana, lei vi dirà dove trovarli. Potete
cibarvi degli altri
traditori, ma portatemi vivi i Cavalieri, voglio vederli strisciare
davanti ai
miei piedi -
I due Ra’zac sibilarono di piacere,
presto avrebbero saziato la loro
fame.
***
Nell’isola
di Artara i preparativi per la missione erano giunti a termini. Quella
mattina
con l’alta marea avrebbero preso il largo e raggiunto le
coste di Zàkhara.
Una ventina di mariani scelti tra i migliori erano stati chiamati a
formare
l’equipaggio guidati dal capitano Daco e nella
città non si parlava d’altro che
della missione.
Nessuno dei suoi abitanti avevano visto un drago e ora la
possibilità di
vederne due era qualcosa che andava ben oltre la loro immaginazione.
Arya aveva passato una tutta la notte in agitazione, le sue paure
avevano preso
forma nella sua mente non permettendole di riposare. Ma quella mattina
il sole
sembrò aver spazzato via tutta l’angoscia e
l’inquietudine di quella notte.
Una volta uscita dalla sua stanza, Arya chiese immediata udienza al re
che
l’accolse nella sala da pranzo.
La tavola era stata apparecchiata con una modesta colazione, e il re
invitò
Arya a unirsi a lui per mangiare.
L’elfa accettò.
- Di cosa mi volevi parlare Arya svit-kona -
- Maestà, vi ho già parlato della mia intenzione
di partire per la missione su Zàkhara
-
Arold rimase un attimo interdetto da quella frase e guardò
Arya come se la
vedesse per la prima volta.
Il re si rese conto di avere davanti a lui non una giovane e ingenua
ragazza ma
una principessa avvezza al comando che non avrebbe di certo accettato
un no
come risposta.
- Credo sia inutile dirvi di no – le disse non senza mostrare
il suo disappunto.
- Ma ribadisco il mio disaccordo con la vostra scelta -
- Mi spiace Maestà ma non posso stare in disparte quando
sono in pericolo le
persone che amo e ritornerò qui per finire ciò
che ho iniziato con i vostri
maghi. Al nostro ritorno, con me, ci saranno anche i due Cavalieri e,
con il
loro aiuto, la loro preparazione sarà completa –
- Lo spero con
tutto me stesso Arya –
In quel momento nella sala entrò uno dei maggiordomi.
L’uomo si avvicinò al re
e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio. Arold
abbassò gli occhi come a celare i
suoi pensieri e asciugandosi la bocca con un tovagliolo si
alzò garbatamente
dal tavolo.
- Mi deve perdonare Arya, ma il dovere mi chiama.
Disporrò che sulla nave sia preparata una cabina. -
- Non ce ne è sarà bisogno Maestà. Non
voglio privilegi ma ti ringrazio. -
- Come vuoi - gli disse il re con un sorriso allontanandosi poi con il
maggiordomo.
**
Il porto era
gremito di gente che voleva assistere alla partenza della nave.
Arya si fece largo tra la folla. Le persone che la riconosceva si
scansava per
lasciarla passare ma più si avvicinava ai moli e
più era difficile districarsi
tra il marasma di gente. A
un certo
punto fermò un giovane marinaio.
- Scusa dove posso trovare il capitano Daco? -
Il ragazzo si guardò intorno, e rivolgendosi di nuovo
all’elfa, gli disse
- Credo si trovi… - ma si bloccò di colpo
riconoscendo chi aveva di fronte. Arya
lo fissò con i suoi penetranti occhi verdi in attesa.
- La porterò io dal capitano. Mi segua Arya svit-kona
- Il ragazzo stava
trasportando in mano una grossa fune, così la
posò a terra e fece cenno ad Arya
di seguirlo.
- Quale è il tuo nome? – gli fece lei
camminandogli accanto.
- Mi chiamo Daniel – rispose il giovane prontamente.
- Fai parte anche tu dell’equipaggio della nave Daniel?
– gli chiese Arya.
- O no signora! Io sono qui solo per come mezzo mozzo -
- Ma conosci il capitano? -
- Vuoi dire se conosco il capitano Daco. Chi è che non lo
conosce! – Arya sorrise
di fronte al suo entusiasmo e seguì il ragazzo senza
commentare. Daniel salì
sul ponte della nave, seguito a ruota da Arya. Si diresse deciso verso
una
porta che dava a una cabina. Bussò forte. Ad aprirgli fu un
uomo, alto, i
capelli che gli cadevano sulle spalle in folti ricci biondi, il viso
beffardo
esibiva un sorriso smaliziato.
- Chi mi cerca? -
- Signore, c’è qui Arya…-
Daco guardò prima Daniel, poi alzando lo sguardo
incrociò quello di Arya.
- Ah, bene… l’elfa d’oltre mare. Entra -
Arya sostenne il suo sguardo. Nessuno gli aveva mai parlato a quel
modo. Per un
istante i suoi occhi verdi lampeggiarono di indignazione e colpirono il
capitano dritto al cuore.
Arya decise in ogni modo di mantenere un contegno neutrale, non poteva
pretendere che tutti conoscessero le loro usanze.
- Capitano sono venuta qui per chiedere il permesso di salire a bordo e
unirmi
a voi -
Daco annuì divertito mentre i suoi occhi la squadravano a
testarne la forza e
la determinazione poi le sorrise beffardo e con un gesto un
po’ goffo fece un inchino.
- Ai suoi
servigi mia signora - Non ricevendo alcuna risposta da parte sua si
tirò su
rapido, e tornato di nuovo serio gli rispose
- Stavo attendendo solo te per partire. Con il tuo permesso, possiamo
toglier
gli ormeggi. -
Daco uscì quindi sul ponte, quell’elfa aveva
davvero un bel caratterino ma le
sfide lo divertiva e non sarebbe stato certo lui a tirarsi indietro.
Una strana luce brillava nei suoi occhi, e il capitano ne era
già ammaliato.
**
La nave
prese così il largo e prossimi alla costa la
seguì per un breve tratto per poi
deviare e dirigersi verso una piccola baia poco più a nord.
La baia era nascosta dagli scogli che si ergevano alti dalla costa e la
rendevano
un ottimo nascondiglio.
Daco ordinò di gettare l’ancora, poi due scialuppe
furono fatte calere in mare
con metà della ciurma sopra. Anche Arya scese con loro.
Daco si trovò ad osservarla dal retro della barca mentre
remava con energia.
- Aglaia, la nostra informatrice, sarà già in
viaggio con i tuoi compagni. Se
tutto andrà bene, domani, prima dello zenit, staremo in
viaggio verso casa -
Arya era tutta volta verso la riva, e ora guardava l’alto
promontorio, mentre
una leggera brezza marina gli sferzava i capelli corvini in tutte le
direzioni.
Ascoltò le parole del capitano senza proferire parola. Lo
sperava nel profondo
del suo cuore.
**
Il sole aveva ormai quasi compiuto il suo declino, quando giunsero
finalmente
alla spiaggia, e i marinai scesi dalle scialuppe si apprestarono subito
a
preparare il campo dove avrebbero passato la notte e organizzarono i
turni di
guardia.
Daco andò accanto ad Arya, l’elfa stava seduta sul
suo giaciglio, assorta nei
suoi pensieri. Lui trovò che era bellissima, ma lo sguardo
severo nascondeva
pensieri a lui ignoti. Lei si accorse della sua presenza e lo
guardò dal basso.
- Non
riposate capitano, è stata una lunga giornata, e domani non
sarà da meno. -
- Potrei dire la stessa cosa di te - gli rispose con il suo solito
sorriso
beffardo.
Arya non aveva energie per rispondere e in silenzio accettò
l’osservazione.
Daco allora capì che non avrebbe ottenuto nulla da lei
quella sera e così si
allontanò con un strano trambusto nel cuore. Era geloso di
chiunque stesse
pensando l’elfa perché aveva
l’attenzione di quella donna eccezionale.
Arya lo
osservò mentre andava a sedersi dall’altra parte
del campo. Aveva percepito i
suoi pensieri ma il suo cuore era tutto volto ad Eragon. E con la
promessa di
poterlo riabbracciare presto si abbandonò ad una leggera
veglia.
***
Ad un centinaio di iarde dalla costa dove Arya e Daco erano sbarcati,
Eragon e Murtagh
insieme ai loro nuovi compagni erano ormai certi che sarebbe bastato
girare
l’ultimo sperone roccioso per riuscire ad intravedere la
costa e, confortati da
questo pensiero, marciarono con più decisione.
Oliviana
poco lontano li stava osservando, e celata dalle ombre della notte
ritornò indietro
dai Ra’zac, per informarli che i
fuggiaschi erano a portata di mano
Al sicario non piacevano quei mostri, ed era addolorata che la sua
regina si
facesse servire proprio da loro quando poteva avere solo i suoi
servigi. Ma gli
ordini erano ordini, e Oliviana si apprestò a passare le
informazioni alle due
creature che con una gioia tutta loro si prepararono ad assalire il
piccolo
gruppo, ignaro del pericolo.
Ma la loro sicurezza li tradì, Murtagh dalle retroguardie
percepì un fruscio
veloce da dietro la vegetazione che gli fece aguzzare la vista.
Avvertì Castigo
che allarmato gli confermò i suoi sospetti:
I Ra’zac erano alle loro spalle.
Si portò rapido in testa alla fila, dove c’erano
Aglaia ed Eragon, ma fece
appena in tempo ad avvertirli del pericolo che il loro
l’attacco ebbe inizio.
Un ringhio rauco provenne dalle fauci di Castigo e Saphira.
Poi fu un attimo, e i due draghi presero sui loro dorsi Jill, Aglaia e
Reafly e
si diressero rapidi verso la baia. Si alzarono alti in cielo, senza
più
preoccuparsi di essere scoperti e lasciando Murtagh, Eragon e Xavier ad
affrontare i due mostri.
Torneremo il più presto possibile, resistete.
Gli dissero i due draghi
al loro Cavalieri.
I Ra’zac sibilarono d’odio
vedendo i due draghi allontanarsi, ma
Oliviana passò loro accanto e scattò rapida verso
quella direzione.
Giunta al limite della sporgenza, il sicario si trovò
davanti qualcosa che non
si era aspettata. Una nave era ormeggiata a poche leghe di distanza
dalla
costa, e sulla spiaggia un manipolo d’uomini era accampato.
Imprecò contro la
sua ingenuità, si sarebbe dovuta aspettare
l’appoggio degli elfi, e ormai
impotente vide i draghi dirigersi verso quella direzione.
**
Quello che
intravidero i marinai furono due grandi creature venire verso di loro.
Arya si levò dal suo giaciglio, e con un sorriso disse ad
alta voce.
- Sono loro… -
I due draghi planarono loro davanti, e con un ruggito Saphira gli disse
solo:
Dobbiamo ritornare indietro, i Ra’zac ci hanno
attaccato.
La gioia appena provata si trasformò subito in
preoccupazione, ed Arya fece per
salire sul suo dorso. Voleva solo raggiungere Eragon ma venne fermata
dalla mano
di Aglaia che la fece voltare:
- Lasciali andare da soli. Noi dobbiamo occuparci di loro. -
Aglaia le indicò Jill e Reafly che erano ora scesi dai
draghi.
Arya pose la sua attenzione sul ragazzo che Jill teneva per le spalle e
che
aveva in grembo un panno contenente qualcosa di molto pesante. Erano le
preziose uova di drago. Arya allora annuì in silenzio.
State attenti disse solo in un sussurro alla
dragonessa prima che spiccassero
di nuovo il volo.
- Che succede, dove vanno i due draghi! - esclamò Daco, che
non avendo sentito
cosa si erano detti guardava ora le due donne senza capire.
- Ci hanno attaccati i Cavalieri e il capitano della guardia reale,
Xavier,
sono rimasti ad affrontarli per permetterci di fuggire - gli disse Aglaia, che ora si
era avvicinata a Daco.
- Dobbiamo riprendere al più presto il largo con la vostra
nave. -
Daco seppe allora cosa fare, e radunati i suoi uomini ordinò
la ritirata.
**
Con pochi e potenti battiti d’ali i Draghi si ritrovarono
presto al di sopra
del promontorio. Presero quota per poi eseguire un’impennata,
ridiscendere
all’interno di una radura.
Individuarono subito i tre compagni e le due figure incappucciate con
cui si
stavano battendosi.
I Ra’zac si erano divisi, e stavano
mettendo in serie difficoltà i due
cavalieri mentre Xavier si trovava a terra, stordito.
I due mostri si muovevano rapidi nell’oscurità a
loro congeniale e avevano
tutta l’intenzione di mantenere quel vantaggio su di loro.
Ma quando si videro piombare addosso i due draghi, indietreggiarono in
un
sibilo e rapidi si dileguarono nelle tenebre celandosi dietro la
vegetazione.
Eragon corse subito incontro a Xavier, seguito da Murtagh.
Il capitano aveva un profondo taglio lungo il sopracciglio e non
sembrava avere
altre ferite gravi. –
Ce la faccio a
camminare… - disse loro con un certo orgoglio nella voce.
– ma dobbiamo
muoverci… loro sono ancora qui … -
- Lo
sappiamo – gli risposero i cavalieri. Lo fecero muovere con
cautela sul dorso
di Saphira ma nel farlo perse i sensi. Quando anche Eragon e Murtagh
furono
saliti i draghi volarono via.
***
Nella
spiaggia, le due barche erano state portate di nuovo in acqua pronte a
riprendere il largo. Ad uno ad uno, salirono tutti sopra le scialuppe;
per
primi furono fatti salire Jill e Reafly, poi fu il turno dei marinai e
di Aglaia,
mancavano solo Daco e Arya, che erano ritornata indietro per recuperare
i remi.
Saphira e Castigo erano appena ritornati sulla spiaggia e avrebbero
seguito in
volo le barche fino alla neve.
Dalla rocce, come emersi da un incubo, sbucarono i terribili Ra-zac
che
con rapidità si avventarono su Arya e Daco ancora a
metà della strada.
Arya sentì il loro fiato raggiungerli minaccioso e si mise a
correre più forte,
anche Daco accelerò la sua andatura ma i remi rallentavano i
loro movimenti e
sarebbero stati di certo raggiunti se un muro d’acqua non si
fosse frapposto
tra loro e quei mostri.
Dalla sella di Saphira Eragon si era reso conto che sarebbe mai
riuscito a
raggiungere Arya in tempo e ricordandosi il terrore dei Ra’zac
per
l’acqua aveva evocato la barriera prelevandola dal mare e
usato l’energia
necessaria per mantenerla, sfruttando quella delle piante che si
trovavano
tutte intorno a lui.
Ad ogni tentativo dei Ra’zac di avanzava
il muro d’acqua veniva mosso prontamente
da Eragon che gli impediva ogni movimento.
Daco e Arya erano riusciti ormai a mettere una buona distanza dai due
mostri,
quando qualcosa interferì con la magia che manteneva alto il
muro. Eragon
vacillò, colpito da un’entità nascosta.
Gli ci volle tutta la sua forza di
volontà e il sostegno di Saphira per resistere alla potenza
di quell’attacco e
ristabilire il controllo sulla magia ma nel breve momento di
distrazione uno
dei Ra’zac era riuscito a superare la
barriera.
E’ qualcuno, dall’alto della rupe
disse rapido Castigo a Murtagh.
Il ragazzo scorse in alto la figura di Oliviana, e raccolta a
sé la magia,
impegnò il sicario con un potente attacco mentale,
permettendo al fratello di rialzare
il muro sulla creatura. Questa aveva quasi raggiunto Arya.
Arya e Daco percorsero così indisturbati lo spazio che
ancora li separava dalle
barche e immersi i remi in acqua si allontanarono rapidi dalla costa.
Ormai al sicuro Eragon lasciò l’incantesimo, il
muro si disciolse in una
cascata d’acqua assorbito subito dalla sabbia asciutta della
spiaggia. I due Ra’zac
sibilarono furenti mentre Oliviana, dall’alto del
promontorio, guardava
impotente le due barche allontanarsi.
Ora sarebbe dovuta rientrare a palazzo a mani vuote. Pensò
amara la ragazza.
Il sicario rabbrividì sotto la raffica del vento che
proveniente dal mare; non
aveva idea di come Isobel avrebbe reagito alla notizia del loro
fallimento. Sapeva
che l’imprevisto della nave non sarebbe di certo servito a
diminuire le loro
colpe.
Oliviana non aspettò neppure il ritorno dei Ra’zac,
e accigliata si allontanò
via composta.