Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: stefy_81    17/07/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I marinai sulla nave a largo della baia udirono dalla costa il trambusto indistinto e videro la corsa dei loro compagni alle barche.
L’ammiraglio che sostituiva Daco al comando aveva già ordinato agli elfi sotto di lui di prepararsi a difendersi quando dall’oscurità emersero due enormi masse scure dirette verso di loro. Gli elfi rimasero inizialmente impietriti ma quando capirono che erano draghi la loro paura si trasformò subito in stupore e meraviglia. Li videro eseguire una serie di manovre intorno alla nave per poi vorticare in circolo sopra le loro teste.

Dal dorso di Saphira Eragon prese un profondo respiro e cercò di mettere da parte il frastuono proveniente dai pensieri e le emozioni dei marinai e cercare Arya. Assicurò una migliore presa su Xavier e aguzzò la vista. La trovò intenta ad afferrare le funi che erano state calate per issare le barche a bordo. Notò che anche Jill e Reafly erano con lei.   

Ce l’abbiamo fatta piccolo mio. Lo raggiunse dolcemente la voce di Saphira. Eragon le annuì mentalmente sollevato.

Anche per noi è ora di scendere. Le disse lanciando un segnale anche a Murtagh e Castigo vicino a loro.

Con poche manovre i draghi si adagiarono sulla superficie del mare, permettendo ai loro cavalieri di scendere.
Le squame dei loro manti luccicarono di rosso e d’azzurro sotto la pallida luce della luna mentre seguivano i loro compagni di cuore farsi strada sul ponte. In quel momento vennero raggiunti da Arya che aveva superato tutti con ampie ed elefanti falcate. Eragon ebbe un fremito di pura gioia nel rivederla.

L’elfa salutò Murtagh con un cenno del capo ma la sua attenzione era tutta per lui e quando gli fu abbastanza vicino gli tese le braccia al collo e lo strinse forte a sé rimanendo così per alcuni istanti.

– Sei stato tu a innalzare quel muro d’acqua – la sentì sussurrare emozionata al suo orecchio.

Eragon non l’aveva mai sentita così tesa.

- Non c’era tempo per fare altro o i Ra’zac vi avrebbero raggiunti – le rispose lui di rimando scostandola appena. Nel farlo notò lo sguardo di Arya preoccupato. Eragon era appena consapevole del suo stato esausto ed emaciato.

- È stata un’imprudenza – lo rimproverò lei e i suoi occhi verdi scintillarono per l’intensità delle emozioni che stava provando. Eragon annuì senza riuscire a risponderle subito. Le era così vicino che poteva sentire la fragranza di pino che emanavano dai suoi capelli; le accarezzò la nuca e la strinse a sé.
- Ora è tutto finito – aggiunse dolcemente. Conscio degli occhi puntati su di loro Eragon riportò lentamente la sua attenzione alle persone che gli stavano intorno.

Riconobbe immediatamente l’elfo che era fuggito dalla spiaggia con Arya. Con un solo gesto della mano lo vide portarsi i ricci biondi indietro con disinvoltura mentre si avvicinò a loro.
- Siate i ben venuti sulla mia nave Cavalieri. Io sono il capitano Daco – si presentò rivolgendosi prima a Murtagh e a Jill, che nel frattempo li avevano raggiunti. L’elfo diede a Murtagh una cordiale stretta di mano, quindi si voltò verso Eragon. A Daco non era sfuggito come Arya non lo avesse lasciato un istante e il suo sguardo indugiò alcuni istanti su di loro prima di tendergli la mano.

Eragon gliela prese ma al momento di lasciarla la stretta del capitano si fece più forte. Daco lo stava sfidando ad un sorta di braccio di ferro. Eragon non aveva né la forza né la voglia di accettare lo scontro. Dissimulò il disagio dovuto alla estrema stanchezza e gli rivolse un sorriso teso ma cordiale. Tutto finì pochi minuti dopo ed Eragon si massaggio  lentamente la mano.

- Immagino devo ringraziare voi per quel muro d’acqua. – aggiunse il capitano evidentemente soddisfatto.

- Provvidenziale, direi. – continuò - Senza il vostro intervento quelle creature ci avrebbero di certo raggiunti e allora ci sarebbe stato un capitano Daco in meno –

Al tono goliardico del loro comandate i marinai intorno a loro esultarono di gioia felici per aver scongiurato un tale evento.

- Non avevate mai incontrato un Ra’zac prima d’ora, vero? – chiese Eragon mantenendo un tono serio, restio a lasciarsi andare alla leggerezza con cui il capitano aveva pronunciato quelle parole.

– No, non ho mai avuto il piacere fino ad ora – rispose con un sorriso beffardo per poi mostrare un espressione più seria - Non fraintendetemi, non sto minimizzando il pericolo che abbiamo corso -  disse cercando Arya con lo sguardo. - Ho sentito un brivido lungo la schiena quando quelle creature mi hanno quasi sfiorato. – Eragon annuì mesto.

- È così che quei predatori cacciano, l’oscurità è il loro mezzo. La sola cosa in grado di fermarli è l’acqua, la detestano anche il solo contatto. – aggiunse.

- Da quello che mi avete detto, ad occhio e croce direi che abbiamo messo una bel divario tra noi e quei …Ra’zac, giusto? – concluse il capitano. Ad Eragon scappò un sorriso condividendo suo malgrado la gioia del capitano.

- Lo penso anche io, capitano Daco –

- Avete sentito? – chiese l’elfo, questa volta rivolto ai suoi uomini. – Ciurma, adesso mettiamoci al lavoro e torniamo a casa! –

Ai comandi del giovane elfo Eragon constatò come tutti si mossero all’unisono. Fu allora che venne raggiunto dalla voce di Murtagh che chiedeva la sua attenzione.

- Eragon, vieni subito. Xavier non sta bene –  

Il giovane seguito da Arya e Daco vide Reafly chino sul corpo del capitano. Il ragazzo si voltò verso di loro – Perché non si sveglia? –

Eragon sussultò appena a quella vista non riuscì a fermare l’ondata di ricordi che riemersero con forza riempendolo ancora di orrore: le macerie della fattoria orami distrutta e il corpo bruciato e privo di vita dello zio Garrow.

Sentì la presenza di Saphira avvolgerlo protettiva per condividere con lui quei ricordi. Stammi vicino Saphira.

L’uomo non si era ancora ripreso. A parte lo squarcio lungo la fronte non aveva altre ferite visibili ma notò preoccupato il volto corrugato e sofferente dell’uomo. I Ra’zac avevano la capacità di insinuarsi e manipolare la mente degli uomini usando le loro paure come arma per disorientare e rendere le loro prede inermi e incapaci di difendersi da soli. In quel momento l’uomo stava combattendo una battaglia contro i suoi demoni e la stava perdendo.

– Una delle loro cavalcature, un Letbrakha lo ha sorpreso di spalle, Xavier non ha potuto nemmeno difendersi – disse Eragon corrucciando la fronte e stringendo i pugni lungo i fianchi. Le sue forze esigue non gli avrebbero permesso di guarire nemmeno un piccolo graffio. Anche Murtagh sembrava risentire dello sforzo compiuto per rispondere  all’attacco di Olivina. Arya sembrò capire il loro disagio e chinandosi accanto al capitano delle guardie prese in mano la situazione. Allungò la sua mano appena sopra la fronte dell’uomo e mosse le labbra proferendo alcune parole dell’antica lingua. Un bagliore verde sprigionò dalle sue dita.
Reafly guardò ammaliato l’elfa. Era la prima volta che vedeva la magia all’opera. Sotto alla sua mano la fronte del capitano si distese e l’espressione del suo volto venne liberato dal dolore che lo attanagliava. Anche la ferita tornò integra senza alcuna cicatrice. Era diverso da una semplice guarigione, come se la ferita non fosse mai esistita. Arya ricambiò lo sguardo sorridendogli dolcemente.
- Il tuo amico si riprenderà presto, non temere – disse dando voce ai suoi timori inespressi.
Reafly stava ancora tenendo strette a sé il telo con le dentro le uova di drago. Allora l’elfa gliele prese dalle mani con gentilezza.
- Cosa ne pensi Reafly se le sistemiamo in luogo sicuro? – il giovane annuì lasciando la presa

***

La nave rientrò nel porto di Artea nel pomeriggio del giorno dopo.
Re Arold non li accolse nella sala del trono, dove i draghi non sarebbero potuti entrare ma nei giardini esterni, abbastanza ampi da ospitare tutti.
Xavier si era ripreso del tutto, ed ora avanzava con gli altri al cospetto del re degli elfi oscuri. Il re fece segno ad Aglaia di venire avanti.
- Sono passati ormai dieci anni da quando sei partita per infiltrarti alla corte di Isobel. Dieci lunghi anni in cui hai rischiato la vita per fornirci preziose informazioni sulle sue mosse. E ora siamo onorati di riaverti tra noi –

Aglaia chinò la testa e lo sguardo del re si posò su un uomo alla sua destra che a un suo cenno andò da lei.
L’uomo le prese una mano e la fece alzare il volto, Aglaia vacillò a quella vista.
- Anche per me è un onore e una gioia rivederti – ripeté l’uomo prima di sorriderle e stringerla forte a sé.
- Faramir – sussurrò lei stringendolo a sé.
Poi il re, compiaciuto, si rivolse agli altri presenti.
- Arya svit-kona, sono loro i tuoi compagni di viaggio? -
L’Elfa guardò il re e annuì
- Sì, sire, sono loro Eragon e Murtagh, e loro sono Saphira e Castigo. -
- Venite pure avanti, Cavalieri dei draghi. Vi do il ben venuto a Artea e saluto anche voi, potenti creature -
Eragon e Murtagh chinarono appena la testa.
Ditegli che siamo addolorati per la sorte del loro popolo e che le nostre zanne e i nostri artigli sono pronti a combattere Isobel dissero Castigo e Saphira ai loro cavalieri, ed Eragon e Murtagh riferirono al sovrano le parole dei draghi. Arold annuì. Il suo viso si fece grave nel guardare i due cavalieri:
- Avete già avuto modo di costatare la crudeltà della regina sulla vostra pelle e avete pagato un alto prezzo. Anche voi amici di Zàkhara. - Il re spostò il suo sguardo sul capitano Xavier e il giovane Reafly che fino ad ora erano rimasti in disparte.
- Deve essere stato difficile per voi abbandonare la vostra terra –

Xavier posò una mano sulla spalla di Reafly dandogli un breve sguardo prima di rispondere al sovrano.

- Da anni Isobel piega il mio popolo a una servitù forzata e fino all'altro giorno ero uno di loro. Ora che sono stato liberato non ho intenzione di abbandonare la mia gente. Voglio liberarla e spero nel vostro aiuto. –

Xavier aveva parlato con fermezza e Arold lo ascoltò in silenzio. Tutti si voltarono verso l’anziano sovrano per sentire come avrebbe risposto.

- Le tue parole ti fanno onore capitano Xavier. Non temere perché le tue speranze sono ben risposte. Abbiamo un obiettivo comune: la pace e la convivenza tra i nostri popoli. - Xavier si girò dando uno sguardo fugace gli astanti
- Che avete Xavier avete qualcosa da chiedere? – chiese il re notando la sua titubanza.
- Sire… - tutti gli occhi dei presenti erano puntati su di lui.
- Avanti capitano, qui puoi parlare liberamente -
- Ecco, vorrei conoscere quale sarà il mio ruolo. – Arold aggrottò la fronte senza capire e Xavier si affrettò a continuare.

- Arrivo subito al punto, Sire. Ho accettato di aiutare Aglaia e i due cavalieri perché so che non ci sarà una vera pace finché Isobel sarà al potere. A Zàkhara ero capitano delle guardie reali e con molta probabilità ho affrontato in battaglia molti dei soldati qui preseti. Temo che questo dato di fatto si possa essere un problema per la mia permanenza qui. -
Il re ascoltò il capitano in silenzio, poi guardandolo con compassione gli disse:
- Comprendo i tuoi timori Capitano. I nostri popoli si sono battuti per così tanto tempo che non c’è più memoria di quando eravamo in pace e temo dovrà passare ancora del tempo perché quegli orrori possano passare.
Ma la vostra presenza qui è il segno che il potere della Regina non è infallibile.
La guerra avrà irrigidito i nostri animi ma non ci ha fatto dimenticare la sacralità dell’ospite. Tu e Reafly siete i ben venuti tra noi. Fino a quando sarò il sovrano vi garantisco che non sarete soggetti a nessuna rappresaglia. E perché questo sia chiaro a tutti ti consegno questo anello con il mio sigillo personale segno della mia fiducia. –

Eragon osservò con attenzione Xavier farsi avanti per ricevere l’anello dal sovrano sotto lo sguardo di tutti. Un gesto coraggioso da parte di re Arold. Gli fece notare Saphira. Eragon era d’accordo con la dragonessa. Poté avvertire i sentimenti contrastanti provenire dagli elfi intoro a loro ma l’autorità del re era abbastanza forte da far tacere ogni palese contestazione. Xavier infilò l’anello al suo dito e chinò la testa in segno di gratitudine.
- Vi ringrazio, Sire. Le vostre parole mi confortano -
Arold annuì soddisfatto, quindi si rivolse a Saphira e Castigo.
- Ed ora, se mi è concesso è mio desiderio vedere le uova di drago. -
I due draghi mossero le loro testa in segno di approvazione. Arya si girò verso il capitano Daco e un suo cenno uno dei marinai si fece avanti per consegnare all’elfa un panno con all’interno il prezioso carico.
Il telo fu svelato da Arya davanti agli occhi del re che meravigliato poté così ammirare il prodigio che si svelava di fronte ai suoi occhi.
- Ditemi come voleva utilizzarle Isobel? – chiese senza distogliere il suo sguardo dalla superficie luccicante delle uova.
Il loro popolo conosceva poco della natura dei draghi e del legame con la loro razza e quella degli uomini ma era vivido in tutti loro l’eco delle loro gesta leggendarie.
Allora Arya, con l'aiuto di Eragon e Murtagh, raccontò al re parte della storia dei draghi.
Narrarono di Eragon, il primo Cavaliere, della guerra tra elfi e draghi, che culminò con il patto di sangue, che legava elfi umani e draghi ad un unico destino.
- Ma i draghi non hanno vissuto solo ad Alagaësia. Saphira ha scoperto che altre uova si trovano nella terra di Zàkhara. Una di loro è già predestinata a una bambina di Abalon - disse infine Eragon.
- E loro? -  domandò il re riferendosi alle uova di Saphira.
- Di solito, erano gli stessi draghi a dare almeno una delle loro uova per destinarla a un cavaliere. Queste uova e solo loro erano poste davanti a ogni bambino umano o elfo che fosse; ma i vostri popoli non fanno parte al patto di sangue. Noi non sappiamo cosa potrebbe succedere. - era stato ancora Eragon a parlare.
Noi e i nostri cavalieri siamo partiti alla ricerca di un luogo dove poter far rivivere una nuova stirpe di draghi. Non eravamo al corrente della guerra fra i vostri popoli. La magia del patto vincola alcuni piccoli a nascere solo quando sentono che il loro momento è giunto e aspetteranno anche anni per nascere nell’attesa di trovarsi davanti al proprio cavaliere.
Eragon riferì le parole di Saphira al re che la guardò corrucciato.
- Dove si trova ora quella bambina? -
- È al sicuro, mio Sire, da dei miei parenti a Blow, una città a nord di Abalon – intervenne Aglaia - Io e Murtagh abbiamo avvertito la madre del pericolo appena due giorni prima della nostra fuga. La regina aveva già intenzione di portarla al palazzo e tenerla al suo fianco come sua alleata, ma ora le sarà impossibile trovarla. –
- La bambina ha solo quattro anni, e finché l’uovo a lei destinato non sarà trovato, non è necessario farle correre rischi inutili - Assicurò infine Murtagh.
Re Arold rivolse a tutti loro uno sguardo grave. Molte questioni erano state aperte che chiedevano una risposta ma non era certo quello il momento e il luogo per cercarle.

- Potete tutti andate ora -

                                ***
Fu stabilito di portare le uova nella sala delle udienze, il luogo più sicuro del palazzo.
La stanza, infatti, era sigillata ogni volta che il re lasciava la sala e nessuno poteva introdursi senza rompere il sigillo.

La notte era ormai calato su Antara, e in tutto il palazzo regnava ormai il silenzio.
Nella sua stanza Reafly si svegliò di colpo, qualcosa lo aveva destato dal sonno. Scrutò nel buio ma l’oscurità non gli permise di vedere nulla. Si mise allora sedere mentre quella sensazione iniziava a scemare. Per un attimo gli sembrò che lo avesse abbandonato del tutto ma questa tornò a colpirlo subito dopo in maniera più forte.

Cercò di calmarsi e infilandosi ancora sotto le coperte provò a riprendere sonno ma senza risultati.
Poi lo sentì, distinto nella sua mente, qualcuno lo chiamava. Non era una vera e propria voce, più che altro una sensazione, come di qualcuno che lo stesse cercando. Si alzò dal letto, accese un piccolo lume e uscì fuori della stanza spinto dalla curiosità di capire se era stato qualcuno dentro il palazzo.
Percorse il corridoio su cui si affacciavano le stanze degli altri. Le superò presto dirigendosi invece verso le scale che portavano al piano inferiore dove era l’ala pubblica del palazzo
Una volta sceso, un rumore, questa volta reale, iniziò a diffondersi nei corridoi. Un rumore di qualcosa che grattava e si muoveva. Reafly cercò di avvicinarsi alla fonte. Dopo pochi passi scoprì con stupore che proveniva dalla stanza delle udienze.
Dove sono state portate le uova di drago si fermò a pensare.
Si avvicinò alla porta e la trovò aperta.
La stanza sarebbe dovuta rimanere chiusa sigillata dai marchi magici ma in quel momento Reafly non si mise a pensare a quel particolare e vi entrò, guidato solo dall’istinto.
Nel preciso momento in cui varcò quella soglia, Reafly fu certo che quel rumore proveniva proprio dalle uova

Queste erano ancora avvolte dal telo di stoffa, poggiate su tavolino. Gli si avvicinò e le scoprì: le quattro uova splendettero alla luce della luna che filtrava dalle finestre della sala delle udienze. La loro superficie era perfettamente liscia e il loro colore brillante era striato da lievi sfumature irregolari. Il ragazzo non poté fare a meno di rimanere affascinato dalla loro vista.
Il rumore intanto sembrava essere cessato del tutto ma, nell’osservarle bene, Reafly si accorse allarmato che una di loro aveva una crepa.
Pese in mano l’uovo danneggiato per poterlo esaminare da vicino. Lo posò a terra e in quel momento un tintinnio metallico si propagò rimbombando per tutta la sala.
Poi avvenne qualcosa d’inaspettato. Dall’uovo incominciarono a emergere una serie di squittii sempre più forti.
Reafly si guardò intorno per vedere se qualcuno, svegliato da quei rumori, stesse accorrendo nella stanza ma, con suo sollievo, nelle altre ali del palazzo il silenzio doveva regnare sovrano.
Reafly ritornò a guardare in basso. L’uovo aveva incominciato a muoversi freneticamente mentre da una piccola fessura iniziale presero a moltiplicarsi una serie di minuscole crepature che in poco tempo coprirono l’intera superficie, formando una ragnatela che avvolse l’intera superficie dell’uovo. Reafly non sapeva più che fare per fermare quell’escalation di eventi e osservò impotente il primo frammento di guscio cadere, poi il secondo e il terzo. Alla fine, ne emerse un piccolo cucciolo di drago.

La creatura si leccò via dal corpo l’ultima membrana del guscio che lo aveva coperto fino a pochi minuti prima e  alzò gli occhi per fissarli in quelli del ragazzo.
Il cucciolo di drago si fece istintivamente avanti, sbarellando sulle zampette, ancora instabile; contemporaneamente schiuse le sue ali nel tentativo di riprendere l’equilibrio. Riuscì a rimanere fermo un attimo poi crollò a terra emettendo una serie di pigolii di protesta.
Reafly non riuscì a trattenere un sorriso di tenerezza nel guardare quel piccolo essere alle prese con le prime difficoltà della vita.
Quando il drago cercò ancora una volta di alzarsi Reafly si affrettò ad affiancarlo per sorreggerlo. Lo aveva appena afferrato quando la mano destra iniziò a bruciargli; il sangue gli ribollì nelle vene mentre un senso di torpore lo invase per tutto il corpo.
Reafly cadde a terra appena cosciente. Sentì il piccolo drago venirgli accanto e la propria anima come staccarsi da sé e unirsi a quella della piccola creatura. Il legame che si stava creando tra loro era qualcosa di molto intimo e profondo, provocandogli delle sensazioni che non aveva avuto mai provato con nessuno.
Lo stupore iniziale si trasformò in terrore quando si accorse all’improvviso che quel contatto stava annullando la sua stessa entità.
D’istinto il ragazzo si ritrasse immediatamente rifiutando quella intmità ma un lamento del drago lo trattene a metà strada. Reafly poteva sentire la sua apprensione come fosse la sua. Le loro coscienze si sfiorarono di nuovo ma questa volta in maniera più controllata. Reafly poté apprezzare la profondità della sua personalità nonostante la sua giovane età. Sentì la memoria del piccolo drago scendere in profondità ma questa volta non ebbe paura e il cucciolo lo portò nei lati più reconditi della sua coscienza.

Lo stesso fece Reafly con lui. Il piccolo era curioso di ogni cosa e provò una strana sensazione di sollievo a condividere con lui le sue sensazioni. Era qualcosa che non aveva mai fatto con nessuno.
Quando il contatto andò scemando Reafly poté aprire piano gli occhi e si trovò quelli del cucciolo fissi che lo scrutavano con le profonde pupille gialle.
La sensazione lampante di un bruciore alla mano lo fece sussultare. Alzò il braccio e volgendogli lo sguardo vide suo palmo una cicatrice che riluceva di argento.
Reafly lo aveva visto sui palmi dei due Cavalieri, era il gedwye ignavia, il palmo lucente simbolo dei Cavalieri dei draghi.
Reafly si scrutò ancora la mano, il cucciolo allora gli avvicinò e strusciò il suo muso sul palmo dove c’era la cicatrice. La leccò con la sua lingua ruvida facendogli un leggero solletico.
Il ragazzo non poteva crederci, quello che aveva sentito raccontare quella sera come una leggenda si era appena realizzata davanti ai suoi occhi. Reafly fu raggiunto da un dubbio.
Il patto tra gli elfi e i draghi, patto cui si aggiunsero solo in un secondo tempo gli esseri umani, non aveva compreso il suo popolo. Eragon era stato chiaro. Come poteva lui essere stato designato come cavaliere? Come poteva, lui, essere diventato un cavaliere dei draghi. Non sarebbe dovuto accadere.

Reafly guardò fuori della finestra. In quel momento il cielo cominciò a schiarirsi, segnando l’inizio di nuovo giorno, e presto il palazzo si sarebbe risvegliato. Reafly si chiese come avrebbe spiegato tutto questo agli altri. Doveva uscire immediatamente da li. Scostò con delicatezza il cucciolo dal suo petto. Il piccolo fece una serie di saltelli scomposti quando Reafly si tirò in piedi.
Lo prese in braccio e si diresse verso la porta ma con sua sorpresa la trovò serrata, chiusa di nuovo dalla magia del sigillo. Reafly non capiva come poteva essere possibile, un minuto prima era aperta e gli aveva permesso di entrare.
Reafly prese allora a forzare la maniglia ma senza alcun risultato. La porta era di nuovo sigillata. Il draghetto ai suoi piedi emise una serie di pigolii, e guardando il ragazzo aprì la bocca e preso un memo dei pantaloni e lo allontanò da lì. Reafly si stupì della sua forza, anche da cuccioli i draghi erano pur sempre dei predatori formidabili e il ragazzo pensò che non se lo sarebbe mai dovuto dimenticare. Si lasciò quindi guidare dal suo piccolo compagno; in ogni caso non sarebbe mai riuscito ad uscire da quella stanza, almeno fino a quando la sala delle udienze non fosse stata riaperta e questo non poteva accadere prima di qualche ora.

Ritornati dove erano le altre uova il cucciolo allentò la presa e a Reafly non rimase che sedersi per terra mentre il piccolo drago si sistemava sulle sue gambe.
Reafly si ritrovò ad osservare il cucciolo, aveva chiuso gli occhi e il suo piccolo ventre si gonfiava ad intervalli regolari. Le piccole squame dorate erano disposte regolarmente su tutti il suo dorso, lasciando un piccolo incavo tra la spalla e il collo. Altri bassi pigolii uscirono dalla sua gola.

Ora sono un cavaliere dei draghi. Pensò con un certo turbamento, Murtagh ed Eragon lo avrebbero istruito e preparato a…
Non riuscì a finire il pensiero.
All’idea di combattere contro il suo stesso popolo Reafly fremette d’agitazione, non lo avrebbe mai fatto. Sentì il piccolo drago destato dall’improvvisa forza delle sue emozioni.
Lo so che Isobel è il male e bisogna distruggerlo. Ma non posso farlo, non poso combattere.

Il draghetto gli rispose con una serie di bassi pigolii, che suo malgrado lo fece sorridere. Si lasciò così cadere all’indietro, chiuse un attimo gli occhi, e senza nemmeno accorgersene si addormentò.

 

                              ***

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: stefy_81