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Autore: Kim WinterNight    18/07/2022    3 recensioni
[Raccolta dedicata ai compleanni dei componenti dei System Of A Down ♥]
Il compleanno è una ricorrenza speciale, soprattutto quando si è bambini.
1. A wrong pizza [Shavo]
2. Grammar is not an opinion! [John]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Daron Malakian, John Dolmayan, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: Kidfic, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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My sweet revenge
 
§ Daron §
 
 
 
 
 
 
Daron sgattaiola fuori dallo studio di suo padre e si guarda attorno come un ladro, camminando in punta di piedi e cercando di non produrre il minimo rumore.
È il suo nono compleanno e non potrà festeggiarlo perché i suoi genitori l’hanno messo in punizione, però vuole comunque fare qualcosa per rendere quel giorno speciale. E, perché no?, potrà anche farla pagare a suo padre per avergli impedito di suonare la batteria come avrebbe voluto.
Con le mani piene della refurtiva che ha appena sequestrato, si dirige rapidamente in camera sua e lascia cadere tutto sul tappeto, per poi chiudere la porta e tirare un sospiro di sollievo.
Nessuno l’ha scoperto, per fortuna.
Con un sorriso soddisfatto, prende la chitarra che ha lasciato appoggiata in un angolo e la abbandona sul tappeto; studia le tempere sparse di fronte a sé, spostando gli occhi da una parte all’altra.
Suo padre gli ha categoricamente proibito di suonare la batteria perché è troppo rumorosa e gli ha rifilato quello stupido strumento a corde che Daron non ha idea di come usare e non ha neanche voglia di impararlo. Ha fatto talmente tanti capricci che alla fine i suoi genitori l’hanno punito e hanno deciso di non organizzare la festa per il suo nono compleanno.
È arrabbiato, non sopporta di non poter fare ciò che vuole, a lui la batteria piace davvero e riesce anche a usarla, ci ha provato a casa di Mark ed è stato bellissimo!
«Non è giusto» sibila tra i denti, afferrando un tubetto di vernice rosso acceso.
La farà pagare a suo padre, consumerà tutti i suoi colori per abbellire la stupida chitarra che gli ha regalato. Senza colori non potrà più dipingere, e non avrà più alcun motivo di impedirgli di suonare la batteria. Dice che lo disturba e lo deconcentra mentre crea le sue opere d’arte? Bene, non succederà più!
Daron, l’adrenalina a scorrergli nelle vene, apre tutti i tubetti di colore e comincia a spargere le tempere sulla superficie lucida della chitarra. Non fa più caso alle tonalità, gli interessa soltanto imbrattare tutto e fare a sua volta un bel capolavoro da esporre in salotto!
Non suonerà mai quella chitarra, non gli piace, gli fa schifo.
Comincia a ridacchiare mentre spreme il colore come fosse maionese, mentre anche il tappeto si sporca irrimediabilmente.
Le sue risa si diffondono per tutta la casa, è veramente soddisfatto del suo lavoro e non gli importa di quali saranno le conseguenze. Tanto peggio di un compleanno senza festa non c’è niente.
Trascorrono alcuni minuti e, quando ormai le tempere stanno per finire, qualcuno apre la porta alle sue spalle e lo sorprende nel bel mezzo del misfatto.
Un grido strozzato abbandona la bocca di sua madre quando si accorge di ciò che sta facendo.
«Zepur, che succede?» tuona la voce di suo padre dal piano inferiore.
Daron si volta e sgrana gli occhi, balzando in piedi e tentando di nascondersi da qualche parte. Sua madre però lo afferra per il collo della maglietta – completamente imbrattata di colore anche quella – e lo blocca, guardandolo con uno sguardo pieno di rabbia e delusione.
«Dove credi di andare? Vieni, Vartan, guarda cos’ha combinato questo disgraziato!» strilla lei, le mani e il corpo che gli tremano per la furia.
Il bambino sente i passi pesanti del padre farsi largo su per le scale e una certa paura comincia ad assalirlo: forse ha un tantino esagerato.
Vartan Malakian compare sulla soglia della cameretta del figlio, le mani sui fianchi e un’espressione indecifrabile dipinta in volto.
I suoi occhi saettano sul disastro sparso per il tappeto, si spostano su Daron e tornano a contemplare i tubetti vuoti e la chitarra irrimediabilmente rovinata.
Poi guarda sua moglie negli occhi e sospira appena. «E tu eri dispiaciuta perché lo abbiamo punito troppo duramente?»
«Mi spieghi perché hai fatto una cosa del genere?» grida ancora Zepur, scuotendo il figlio per le spalle.
A Daron si riempiono gli occhi di lacrime, mentre nel suo petto si fa sentire un enorme senso di colpa. «Io… ecco, papà, così impari a non farmi suonare la batteria! Adesso non puoi più dipingere e io non ti disturberò con tutto quel rumore!»
«Ancora con questa storia?» sbuffa Vartan, facendo qualche passo avanti e chinandosi sullo strumento imbrattato di tutti i colori dello spettro. Lo raccoglie e lo esamina con attenzione, poi lo mostra al bambino. «Sicuramente con quello che hai fatto oggi non ti sei guadagnato la batteria.»
Daron vede il padre veramente deluso da lui, lo guarda mentre lascia la stanza con la chitarra in mano e gli viene da piangere ancora più forte. Comincia a singhiozzare, a metà tra il dispiaciuto e il frustrato.
Zepur lo lascia andare e si appresta a raccogliere il tappeto e i tubetti vuoti, borbottando tra sé e sé e ignorando il continuo frignare del bambino.
Daron si lascia cadere sul pavimento ed esplode in un pianto disperato, rendendosi conto che l’ha combinata davvero grossa.
Sua madre scompare dalla stanza per un po’, per poi tornare indietro e accovacciarsi di fronte a lui.
Il bambino evita di guardarla in faccia, si vergogna di ciò che ha fatto ma allo stesso tempo non ha intenzione di chiedere scusa. In fondo la storia della batteria e della festa di compleanno mancata non riesce proprio a mandarla giù.
«Hai capito che hai fatto una cosa davvero sbagliata?» gli chiede Zepur, addolcendo appena il tono di voce.
Daron annuisce e tira su col naso.
«Ti sei pentito?»
«Sì» mugola.
«Vai subito a chiedere scusa a papà, poi potrai mangiare il gelato» gli concede lei, mettendosi nuovamente in piedi e lasciando la stanza.
Daron non ha voglia di farlo, però gli conviene: almeno potrà avere qualcosa di positivo in questa giornata veramente triste.
Tutta colpa di quella stupida chitarra che gli fa veramente schifo!
Si alza e si asciuga le lacrime con il dorso della mano.
Ha deciso: non suonerà mai e poi mai quello strumento, e prima o poi riuscirà a convincere suo padre a comprargli una batteria bella grande, proprio come quella di Mark!
Sorride e si costringe a scusarsi con Vartan, pregustando il gelato che riceverà come premio.
 
 
 
 
 
 
[1029 parole]
 
 
 
 
AUGURI DAROOOOOON *____________*
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH lettori, voi dovete capire che se c’è lui di mezzo non posso assolutamente evitare di scrivere qualcosa all’insegna del disagio! XD
Per questa OS mi sono ispirata a qualcosa di reale successa a Daron quando era piccolo. Lui, infatti, avrebbe voluto suonare la batteria, ma suo padre non glielo ha mai permesso e così il nostro caro ragazzo è diventato il chitarrista che tutti conosciamo. Nel secondo album del suo side project, gli Scars On Broadway, è stato lui a occuparsi del drumming, quindi suppongo che in un modo o nell’altro sia riuscito a dedicarsi un po’ anche a questo strumento ^^
La motivazione per cui Vartan non ha voluto comprargli la batteria, tuttavia, è una invenzione/speculazione XD
Mi sono detta: Vartan è un pittore, ha bisogno di tranquillità e ispirazione, sicuramente non voleva che suo figlio pestasse come un fabbro su piatti e tamburi mentre lui cercava di dedicarsi alle sue opere XDDD
Non so a che età esatta Daron abbia cominciato a suonare la chitarra né quale tipo di pittura sia quella di suo padre, quindi prendete tutto come mie licenze poetiche!
Spero di avervi strappato un sorriso, anche se Daron come al solito ne ha combinato una delle sue :P
Alla prossima e ancora BUON COMPLEANNO AL MIO AMATO DISASTRO CON I PIEDI ♥♥♥
  
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