Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: rosy03    22/07/2022    4 recensioni
• || Storia Interattiva || Iscrizioni Chiuse || •
Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.
È questo il destino? Come vostro Umile Narratore non posso rispondere a una tale domanda.
Finora non ho mai visto nessuno abbandonare la pista, non ho mai incontrato qualcuno che fosse stato in grado di cambiare disco. Il destino è davvero già scritto?
Se sapeste la verità, penso proprio che mi odiereste.
Ma nonostante questo sono qui: a raccontarvi di questa mitica impresa. Sono qui a parlarvi di come la Bestia dagli Occhi di Luna ululerà, di come questo porterà il caos nel continente di Ishgar, di come seguirà un’infinita notte, di come le stelle smetteranno di brillare, di come la luna scurirà il suo colore... e magari anche di come sorgerà una nuova aurora. Chissà.
Il vostro Umile Narratore.
J.C.
|| • «Ho perso tutto. Ho perso la mia umanità, il mio tempo, la mia famiglia. Lei è l'unica cosa buona che mi sia rimasta...»
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Aurora'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 06. Il primo ostacolo
 




 
 
«Conosco bene le zone, per questo Killian ha richiesto la mia presenza» disse Naevin. «Sono nato a Damocles ed è una tradizione in quanto capotribù quella di tornare ogni anno al luogo in cui si è stati dati alla luce.»
Lily seguì la sua spiegazione con lo stesso interesse con cui l’aveva sentita la sera prima: le era parso entusiasmante potersi spostare senza limiti, poter gioire delle meraviglie del mondo senza averne mai abbastanza. Certo, il nomade non si era risparmiato alcuni avvenimenti fastidiosi, ma poi, quando tornava a raccontare tutte le avventure e tutte le cose buffe che gli erano capitate, tornava a essere radioso come un sole.
«Capisco che questa missione calzi a pennello» intervenne Rehagan, seduto accanto a lui. «Andare a Damocles adesso e senza una scorta può essere pericoloso.»
«Esatto. Comunque, è grandioso poter viaggiare in questo modo. Io e i miei compagni di solito ci spostiamo via terra.»
«Il mare è davvero affascinante!» esclamò a un certo punto Eve poco distante da loro. Era appoggiata al parapetto dell’imbarcazione e osservava con occhi curiosi le onde infrangersi contro lo scafo. «Non sapevo che avremmo viaggiato così!»
«Damocles è raggiungibile anche in treno ma ci sarebbero voluti troppi giorni» spiegò semplicemente Killian. «E poi Hydra è il numero uno. Con la sua nave arriveremo anche prima del previsto, il che ci farà guadagnare del tempo prezioso.»
I maghi, tranne Diana che era scomparsa chissà dove e il marinaio che – per ovvi motivi – non aveva tempo per mettersi comodo a chiacchierare, si erano sistemati sotto l’albero maestro e nei suoi dintorni. Lily sedeva sulla balaustra, perfettamente in equilibrio e con le gambe che sporgevano sull’acqua. Accanto a lei, suo fratello parlottava con gli altri.
«Quindi, ricapitolando, quello che dobbiamo fare è raggiungere la capitale del regno, laddove si dice sia iniziato tutto. Giusto?» chiese Eve.
A risponderle fu proprio Killian: «Esatto, ma non sono sicuro riusciremo a trovare dei mezzi di trasporto una volta lì. Tra l’altro, penso proprio che Hydra vorrà evitare di attraccare al porto. Dico bene?!»
Dalla sua postazione, il marinaio fece un verso d’assenso.
«E perché?» domandò sua sorella.
«Dopo quello che è successo, il regno è nel caos. I superstiti si sono radunati tutti per la maggior parte lì, a Tyrfing. Compresa gente molto poco raccomandabile. Soprattutto loro.»
Nypha, che finora non aveva detto una parola e si era tenuta in disparte, annuì con una certa timidezza. «Hydra non lascerà mai Felicia incustodita.»
«C’è un’insenatura a est del porto» cominciò a dire Naevin, cercando di focalizzare il posto nella sua mente. «È nascosta da una fitta foresta e da alte pareti di roccia. La spiaggia lì è bellissima ma nessuno ci mette mai piede perché è difficile raggiungerla. Però per una nave così grande potrebbe essere complicato entrarci per via degli scogli all’entrata.»
Il nomade aveva alzato volutamente la voce così da essere udito da Hydra. Quest’ultimo fece un’alzata di spalle ma non sembrò molto preoccupato a quella notizia. Con le sue abilità, qualsiasi scoglio sarebbe stato aggirato in un batter d’occhio – di questo ne era sicuro.
«Secondo le previsioni arriveremo a Damocles tra una settimana. Intanto, non-»
«Sì, abbiamo capito!» esclamò Rehagan ridacchiando, interrompendo il moro. «Intanto non toccheremo niente. Sei proprio fissato!»
«È solo che ci tiene tantissimo» fece Nypha.
Lo scienziato annuì ma poi tornò a rivolgersi al marinaio: «Scusa, ma cosa intendi con “niente”, esattamente? Almeno in cabina posso fare quello che mi pare oppure no?»
Hydra non ci impiegò molto a fulminarlo con lo sguardo, memore di ciò che aveva sentito dire su di lui. «Tu in particolare, non dovrai né toccare né fare niente. Se fai esplodere la mia nave giuro che non mi limiterò a mandarti affondo» sibilò, estremamente minaccioso.
Rehagan sbatté le palpebre un paio di volte prima di rispondergli: «Oh, ma dai. Quello dell’altro giorno è stato un incidente. La prossima volta andrà meglio!»
«Non ci sarà alcuna prossima volta...»
Lo scienziato ridacchiò. Non era sua intenzione farlo arrabbiare. Anzi, non era sua intenzione neanche fargli saltare in aria la nave che tanto adorava!
«Devo ammettere, e mi costa parecchio farlo, di essere d’accordo con Hydra» disse Lily, sbalordendo tutti. «Se qui esplode tutto poi come facciamo a raggiungere Damocles?»
Killian si portò una mano sul cuore, fintamente dispiaciuto. «E io che speravo tu avessi cominciato a fartelo stare simpatico...» disse, ottenendo soltanto un’occhiata quasi disgustata dalla sorella.
Richiamato in causa, il corvino sospirò: «Non mi frega nulla di lei, tanto meno quello che pensa.»
«Quindi, fammi capire, non possiamo nemmeno aiutarti con le vele, le corde o il timone?» chiese Eve, inserendosi in quella sconclusionata conversazione.
Lui alzò al cielo l’unico occhio visibile. «No. E si chiamano cime, non corde
«Uhm. Sì. Scusa. Naturalmente anche tutte le tue attrezzature sono off limits, vero?»
Hydra annuì, stanco anche solo di rispondere. Eve Ikuko parlava tanto e solo chi possedeva la sua stessa indole sembrava riuscire a starle dietro. E di certo lui non era uno di loro. Poi, con la coda dell’occhio, individuò uno di loro mentre si avvicinava incuriosito alla porta laccata di nero che conduceva alla sua cabina. Di certo si aspettava che le rifiniture dorate avrebbero attirato l’attenzione di qualcuno ma imprecò mentalmente quando Rehagan chiese di cosa si trattasse.
«Non ti azzardare a entrare, Taegan, quella è la mia cabina» disse, spostandosi di qualche passo e continuando a manovrare il timone con una mano sola. Alle sue spalle i tentacoli d’acqua sembrarono tremare.
Quello non si scompose più di tanto. «Veramente mi chiamo Rehagan.»
«A te sembra mi interessi?»
«Okay, okay» fece, rassegnato ma senza mai abbandonare il sorriso.
Intanto, Naevin si era avvicinato anch’egli al parapetto e con le braccia incrociate osservava il mare azzurro. Pensò ad Amy, a Ran e a quanto gli sarebbe piaciuto averle lì con lui per poter offrire loro quella vista stupenda. Erano passate a malapena due ore e Magnolia era già scomparsa all’orizzonte, dettaglio che non era sfuggito a nessuno. Ciò stava a significare una cosa sola: aveva ragione Killian, Hydra era davvero il numero uno e governava quella nave come fosse un’estensione di se stesso e della sua magia.
«A proposito, come ci organizziamo per la notte?» domandò Eve, a un certo punto. «Avremo una stanza a testa oppure...?»
«Oh, ehm, Hydra ha liberato in tutto cinque cabine» cominciò a dire Nypha. «Due di queste affacciano sul ponte, le altre sono sottocoperta e per raggiungerle basta scendere le scale.»
«Ehi, dì un po’» fece la rossa, avvicinandosi a lei con un’espressione colma di malizia. Dopodiché parlò sottovoce: «Tra te e il tipo tenebroso c’è qualcosa?»
L’altra arrossì d’istinto e prese a scuotere la testa. «Affatto! Non c’è niente! Niente di niente, te l’assicuro!»
Una parte di lei pensò di non essere stata affatto convincente ma d’altronde cosa avrebbe potuto rispondere? Era la verità. Non c’era niente e questo in un certo senso la rendeva triste.
«Non stavamo parlando delle camere?» domandò Lily, scegliendo volutamente di ignorare il bizzarro scambio di battute delle due ragazze.
Lo fece principalmente per la sua sanità mentale.
«E-Esatto!» esclamò Nypha. «Dunque, sarà necessario che almeno sei di noi condividano la stanza con un’altra persona.»
Prima ancora che sua sorella potesse uscirsene con robe tipo “Per me va bene se la mia compagna di cabina sarà Ninì”, Killian scattò sull’attenti alzando una mano, come a chiedere il permesso di parlare. «Idea!»
Attese che lo sguardo di tutti fosse posato su di lui e che avesse la loro completa attenzione prima di parlare: «Che ne dite di un sorteggio?»
«Eh?» fece Lily. «Non siamo mica a scuola...»
Nimue, che fino ad allora se n’era stata in silenzio a godersi il sole sul viso, annuì. «Per me non c’è alcun problema.»
Anche gli altri si mostrarono favorevoli all’idea e in men che non si dica, utilizzando una pagina del taccuino di Eve, vennero creati otto bigliettini.
In quel momento Diana uscì da sottocoperta e lentamente andò a sedersi in un angolo della nave, distante da loro e con la schiena poggiata alla balaustra, dando le spalle all’immensa distesa d’acqua. «Ehi, piccola samurai, stiamo decidendo come spartirci le stanze. Puoi venire un attimo?»
Se le occhiatacce potessero uccidere, Eve sarebbe già morta.
«Non sono una samurai» sentenziò a voce bassa.
«Davvero? Beh, in effetti non hai una spada» disse la rossa, stranita.
Fu Killian ad avvicinarsi alla giovane maga con il cappello a tre punte di Hydra – preso a quest’ultimo con non poca fatica – a mo’ di cestello. «Su, pesca il numero della tua stanza.»
Diana non aveva intenzione di dividere i suoi spazi personali con un’altra persona ma si vide costretta ad accettare quel gioco insensato con la speranza di avere fortuna. Prese in mano un biglietto, lo aprì e mostrò il suo contenuto al ragazzo con un’espressione in viso del tutto apatica.
Successivamente, Killian tornò dagli altri e si proseguì con il sorteggio.

 
 
§
 

 
Quando si chiuse la porta alle spalle, Lily pensò di essere stata fortunata a capitare con lei. D’altronde, Nypha era una persona tranquilla e che mai avrebbe invaso la sua metà di stanza, era certa di questo.
La vide collocare la valigetta ai piedi del letto e sistemare nella sua parte di armadio i pochi vestiti che aveva scelto di portare con sé tra cui una borsa. Se n’era accorta immediatamente, Lily. Andò a sedersi sul suo letto – scomodissimo, accidenti a Hydra! – senza smettere di guardarla con attenzione e annusando l’aria.
Ferro e ortensie. Erano questi gli odori che sentiva provenire da lei.
E Lily era una persona diretta, per cui glielo chiese a bruciapelo: «Sei un’assassina?»
Nypha smise di muoversi e per un attimo le si bloccò il respiro. Arrossì senza motivo e in un primo momento non trovò il coraggio di voltarsi.
«Una cacciatrice di taglie» la corresse.
Lily annuì. «Non si direbbe dal tuo modo di comportarti, sai?»
Prese un bel respiro, Nypha, prima di poterla finalmente guardare negli occhi. Al contrario di quel che pensava non vi trovò alcun disgusto o paura ma semplice curiosità.
Questa cosa la stranì non poco.
«Ti aspettavi che mi mettessi a urlare come una ragazzina?»
L’argentea scosse la testa, visibilmente sollevata dalla sua reazione. «Beh, no. Ma... da quanto tempo lo sai?»
«In realtà me l’hai confermato giusto adesso. Le mie erano solo congetture» spiegò, toccandosi poi il naso. «È piuttosto sensibile e l’odore del sangue lo riconosco fin troppo bene.»
Nypha annuì, alquanto spaesata. Non si aspettava che fosse lei a iniziare una conversazione, specialmente quella conversazione. Da quando aveva cominciato a fare quel lavoro aveva sempre avuto paura che la gente la guardasse come fosse un mostro assetato di sangue e che tutti prima o pi avrebbero finito per allontanarla. Le piaceva fare la cacciatrice di taglie, eliminare dalla faccia della terra i maghi che portavano soltanto dolore e sofferenza nella vita degli altri, ma era diventato difficile entrare in contatto con le altre persone. Era diventata illogicamente ansiosa.
«Mi spiace» disse a un certo punto, confondendo Lily. «Mi spiace che l’odore del sangue ti sia tanto familiare. Non è una cosa piacevole.»
Una cacciatrice di taglie dal cuore tenero...ma che cavolo?!, pensò sconcertata.
«Adesso non essere melensa, per favore.»
«Come?»
Lily sbottò: «Lascia perdere. Ho fame.»
Detto ciò se ne uscì dalla cabina, diretta in un posto in cui avrebbe potuto affondare i denti in qualcosa di decente. Neanche a dirlo, Nypha la seguì in corridoio, indirizzandola verso la cucina. «Che ne diresti di assaggiare il mio sgombro?»
«Pesce?» domandò, incerta.
Lei annuì, sicura di riuscire a cucinarlo per bene grazie ai suggerimenti ricevuto il giorno prima da Hydra. «Non ti piace?»
«Preferisco la carne ma se ci tieni tanto...»
«Ho un brutto presentimento, Lilì. Un bruttissimo presentimento!»
Per favore, taci.

 
 
§
 

 
Approfittando che Eve fosse ancora sul ponte di poppa a chiacchierare con gli altri, Diana andò a rintanarsi nella loro cabina. Si sentiva esausta. Non solo le girava la testa ma da qualche minuto a quella parte aveva cominciato ad accusare terribili mal di stomaco e vertigini. Senza contare la nausea che stava silenziosamente sopportando da ben dure ore!
Doveva cercare di non pensarci. Doveva cercare di ignorare il malessere e continuare ad andare avanti ma proprio mentre faceva quei pensieri dovette alzarsi di scatto dal letto su cui era stesa. Aspettò alcuni secondi, aspettò che passasse da solo ma per quanto Hydra fosse maledettamente bravo a governare quella nave e a non farla oscillare più del necessario, Diana non ce la fece. Come una molla, spalancò la porta e si diresse a passo di corsa verso il bagno, si chiuse dento e vomitò.
Merda, pensò, odio quando succede.
Si aggrappò con forza al gabinetto e rigettò ancora, fino a quando la nausea non si attenuò. Si sciacquò la bocca e in fretta e furia cercò di eliminare qualsiasi traccia del suo passaggio. Dopodiché, cercò di concentrarsi sul respiro.
Inspirò ed espirò. Inspirò ed espirò. Per un attimo le parve stesse addirittura funzionando... ma poi sentì bussare.
Cazzo, imprecò mentalmente.
Aprì la porta del bagno e la persona che si trovò davanti lo guardò col suo solito cipiglio inespressivo. Nimue – che scema non era – prese a fissarla in maniera insistente. Vero che Diana aveva sempre avuto una carnagione chiara me la maga dell’Aurora notò un eccessivo pallore sul suo viso.
Fece per parlare ma la viola, captato il suo pensiero, girò i tacchi e tornò nella sua stanza senza dire neanche una parola.
Che gran macello, pensò mentre richiudeva la porta della cabina. Diana odiava davvero mostrarsi debole dinanzi agli altri: poteva sembrare una cosa stupida ma era più forte di lei. Il solo pensiero che quella ragazza avrebbe potuto dire agli altri di averla sentita vomitare, di averla vista pallida, deboluccia e rintanata in un minuscolo bagno la innervosiva.
E come se non bastasse, un nuovo attacco di nausea la investì in pieno, costringendola ad appoggiarsi con entrambe le mani al tavolo posto accanto all’ingresso. Strinse le labbra e gli occhi. Le girava la testa.
Poi sentì nuovamente bussare e a quel punto tirò un pugno allo stipite della porta prima di aprirla. «Che c’è?»
Era di nuovo lei, ovviamente. Nimue le porse una boccetta. «Eliminerà la nausea per un’intera giornata. Bevine sei gocce adesso. Da domani prendine due a stomaco vuoto prima di colazione, pranzo e cena.»
Diana guardò prima il farmaco e poi la maga. Involontariamente – come sempre, del resto – si ritrovò a sentire i pensieri di Nimue, rimanendone piacevolmente sconvolta.
Non dovrebbe nascondere il suo malessere, altrimenti ne andrà-
«-di mezzo la squadra» disse tranquillamente, per poi aggiungere: «Sono il medico qui. Ho il diritto e il dovere di sapere se uno di voi sta male. Se dovesse ricapitare, gradirei che venissi da me.»
Cavoli, è sempre così sincera? Le sue parole rispecchiano alla perfezione i suoi pensieri!
Diana afferrò la boccetta con dentro il liquido trasparente e con una certa riluttanza annuì. Non promise di correre da lei ogni qualvolta si sarebbe sentita male ma avrebbe di certo accettato il suo aiuto adesso.
Accidenti, è proprio di poche parole. Assomiglia un po’ ad-
«-Al. Ma tu fai più paura.»
Il sopracciglio di Diana si inarcò. Non conosceva questo Al e non gli interessava, ragion per cui si affrettò a congedarla e a chiudersi nuovamente in cabina, trangugiando quelle sei gocce di medicinale come fosse acqua. Aspettò all’incirca un paio di minuti, dopodiché le parve di stare già molto meglio. Certo, per stare completamente bene avrebbe dovuto attendere un po’ di più – il tempo che facesse effetto – e forse era più che altro una questione psicologica ma Diana la ringraziò in silenzio.
In questi casi essere una Dragon Slayer fa davvero schifo...
Si stese nuovamente sul letto e a poco a poco si addormentò, più rilassata.

 
 
§
 

 
Naevin fu spettatore, suo malgrado, dell’intera scena.
Erano rimasti in pochi sul ponte, tra cui lui, Eve, Rehagan e naturalmente Hydra. Quando anche la ragazza decise di scendere sottocoperta – il suo scopo era quello di dare un’occhiata in giro senza toccare nulla; aveva tenuto a precisare – Naevin restò da solo. Da un lato c’era il marinaio, dall’altro lo scienziato, a separarli almeno una decina di metri.
Quest’ultimo se ne stava a gambe incrociate accanto a diversi tomi e tra una miriade di ampolle tutte uguali con dentro strana roba liquida di diversi colori. Il nomade pensò bene di restare lì, nel caso fosse successo qualcosa di irreparabile.
E sperò che niente saltasse in aria.
Almeno, se dovesse accadere, la nostra cabina sarà salva, pensò.
In realtà lo osservò a lungo e per tutto il tempo non aveva fatto altro che ridacchiare mentre scriveva appunti un po’ ovunque, miscelava liquidi e aspettava una qualsiasi reazione. Si capiva lontano un miglio quanto fosse appassionato e niente e nessuno avrebbe mai potuto fermarlo dallo sperimentare sempre cose nuove. Naevin non sapeva cosa stesse cercando di creare ma quando lo vide impallidire, il suo istinto gli suggerì di tenersi pronto a qualsiasi evenienza.
«Ehm. Ragazzi?»
Sentendolo, Hydra distolse lo sguardo dal mare. «Che c’è?»
Rehagan mugugnò qualcosa di incomprensibile prima di spiegare con parole chiare e semplici quello che stava succedendo: «Stavo studiando la composizione dell’acetaldeide e con quali elementi è possibile combinarlo ma si è... ehm, vaporizzato. Potreste evitare di respirare per... circa cinque minuti?»
«Perché? Che succede se lo inaliamo?» domandò Naevin, preoccupato.
«Ci u- ubria-hic! Ubriachiamo tutti...!» esclamò, su di giri.
Ma fa sul serio?
Rehagan cominciò a ridere e ormai aveva persino smesso di tentate di coprirsi naso e bocca, cosa che Naevin si affrettò a fare. «Merda!»
«Non ci posso credere» sibilò invece Hydra. Non c’è neanche un alito di vento!
«Non-hic! Non vi preoccupate, l’effetto passerà da solo!» esclamò Rehagan dondolando sui suoi stessi piedi. Naevin lo vide muovere un paio di passi in avanti e poi di lato, scontrandosi contro la balaustra e ridendo per qualcosa che non comprese appieno.
Mi sa che è andato..., pensò.
Poi però la testa cominciò a girargli leggermente e in quel momento capì di aver inavvertitamente respirato quella sostanza. Tentò di allontanarsi il più possibile, raggiungendo la postazione del marinaio che strinse le dite attorno al timone con veemenza. «Che si fa?»
«Ci allontaniamo. A quanto pare il gas è incolore ma c’è una strano odore nell’aria.»
«Non rischiamo di perdere la rotta?» domandò, sinceramente preoccupato.
In risposta, Hydra lo guardò inarcando un sopracciglio, come a dirgli una cosa del tipo “Ma per favore!”, per poi virare a destra. I tentacoli d’acqua sulla sua schiena vibrarono e in un attimo la nave prese maggiore velocità, con l’intento di mettere quanta più distanza tra loro e quella specie di nuvola d’alcol.
Attirata dagli schiamazzi, Lily uscì sul ponte. «Ma che state combinando? E cosa cazzo è questa puzza infernale?!»
Non appena sentì le narici bruciare per via di quell’odore tanto pungente, la corvina si tappò il naso. Vide Rehagan guardarla e ridere della sua faccia sconvolta, poi posò gli occhi su Naevin che aveva cominciato a tenersi anch’egli al parapetto per evitare di cadere.
A quel punto non ci vide più. Si avvicinò allo scienziato a grandi falcate. «Sei stato tu? Hai combinato qualcosa? Ma sei ubriaco?!»
«Sì!» esclamò fuori di sé.
«Lily, non avvicinarti troppo a lui e a quelle ampolle» le suggerì Naevin.
Rehagan cominciò a muoversi, usando a un certo punto la testa della ragazza come fosse un appiglio e andò a recuperare la sua attrezzatura, indisturbato.
«L’alcol non mi fa nessun effetto» si limitò a dire lei.
«Purtroppo» sospirò Orias nella sua testa, beccandosi un’imprecazione.
La porta che conduceva alla sala da pranzo si aprì nuovamente e Nypha fece capolino da oltre la porta. «Che succede?» domandò, poi prese ad annusare l’aria, stranita.
Per un attimo Hydra sbiancò. Mollò il timone senza parlare e quasi di corsa raggiunse la ragazza la cui espressione si fece – se possibile – ancor più allibita. «Ma che- Hydra, che succe-?» cercò di dire, non fece in tempo.
Infatti lui l’afferrò per le spalle, la fece indietreggiare e richiuse la porta intimandole di non uscire sul ponte per il momento. Poi si voltò in direzione del responsabile e schioccò la lingua, infastidito.
Un attimo dopo dall’acqua del mare si alzò un tentacolo d’acqua che agguantò Rehagan per il retro dei vestiti e lo scaraventò fuori bordo.
Lily e Naevin lo guardarono increduli.
 

 
§
 

 
Era solo il primo giorno e c’erano già stati dei problemi. Quando Rehagan riuscì a risalire su Felicia, era abbastanza lucido da spiegare che in breve tempo il gas si sarebbe disperso nell’aria e che al massimo ci sarebbero voluti poco più di cinque minuti.
Naturalmente Hydra l’aveva guardato storto fino a che non scomparve dalla sua vista e Naevin si era visto costretto a ritirarsi anche lui nella cabina, per cercare di alleviare quel leggero senso di stordimento dovuto a quel gas.
In realtà non si sentiva eccessivamente male – la sua tolleranza all’alcol non era così cattiva anche se dipendeva dalle quantità. Più tardi lo scienziato si sarebbe scusato e avrebbe spiegato che si trattava di una specie di miscuglio di vari elementi – spiegazione che nessuno avrebbe davvero ascoltato.
Nel mentre Nypha, che si era vista sbattere la porta in faccia, era rimasta visibilmente scioccata. Cercò di capire cosa stesse succedendo ascoltando le voci alterate dei maghi sul ponte e sbirciando attraverso l’oblò per poi rinunciarci con un sospiro e tornare alle sue attività. Si rese conto troppo tardi che gran parte del pesce era rimasto attaccato alla padella e per cercare di rimediare tentò prima con dell’acqua, poi impiattò quello che secondo lei poteva essere più commestibile.
Uffa, ma perché non ci riesco...?
Poco dopo Lily rientrò tremendamente scura in volto.
L’argentata non perse tempo a chiederle: «Cos’è successo?»
«Rehagan ne ha combinata un’altra. Ho paura che sarà lui a farci fuori con una delle sue diavolerie e non le fate.»
Nypha ridacchiò ma il suo umore tornò tre metri sottoterra quando la corvina le fece notare la puzza di bruciato.
Non appena la più giovane adocchiò l’origine di quell’odore, mise su una faccia a dir poco disgustata. «E quella che roba sarebbe?» Si avvicinò al piatto e con una buona dose di coraggio prese una forchetta e addentò un piccolo pezzo.
Credette di morire.
«Cos’è, vuoi avvelenarmi, per caso?!»
«È tanto orribile?» domandò, intristita.
«Certo che lo è! Ha un sapore terribile e la consistenza è anche peggio!»
Non perse tempo e Lily gettò tutto nel pattume. In quel momento, la porta si aprì e una Eve piuttosto divertita fece la sua comparsa seguita a ruota da un Killian apparentemente sconvolto. Quest’ultimo indicò le sue spalle e con le sopracciglia inarcate pronunciò: «Sapete dirmi perché Rehagan è bagnato fradicio e perché ride come un idiota?»
Sua sorella si limitò a un’alzata di spalle. «Spero che la puzza sia scomparsa fuori.»
«Sì, è tutto okay. Voi? Che combinate?»
«Nypha mi ha appena avvelenata» rispose atona.
L’altra, chiamata in causa, sobbalzò. «Ma non è vero... ho provato a preparare il pranzo per tutti ma si è bruciato.»
«Fosse solo quello il problema» ribatté ancora la mora.
«Su, su. Ci penserò io al-» ma Killian venne bruscamente interrotto da Hydra che spalancò la porta e senza aggiungere altro si diresse spedito verso il tavolo della cucina. I tentacoli d’acqua erano spariti, segno che per il momento era il vento a condurre la nave.
Quando si accorse del macello, per un attimo si bloccò.
«Scusa, Hydra» disse l’argentata, mordicchiandosi le labbra. Gli spiegò che era stata lei a ridurre in quello stato pentole e padelle, e ad aver di fatto sprecato del buon pesce perché voleva provare a cucinarlo.
Lui non disse niente, si limitò a sospirare. «Ci penso io.»
«Ma scusa, non dovresti essere al timone?» domandò Eve.
«Per il momento c’è calma piatta» spiegò e intanto si arrotolava le maniche della camicia per poter prima sistemare tutto.
«Sicuro che non hai bisogno di aiuto?» chiese Eve.
«Ce la faccio.»
Al che, fu il turno di Nypha di sospirare. Perché si ostina sempre a voler fare tutto da solo?
Killian lo raggiunse dall’altro lato del tavolo da pranzo. «Eddai, fatti aiutare per una volta. Capisco che tu sia geloso della tua nave ma almeno in cucina potresti lasciarci campo libero. Sai, sono un ottimo cuoco!»
Hydra smise di muoversi per poterlo guardare, visibilmente scocciato. «Non-»
«Scusa, eh, ma non hai rotto tanto le palle quando Nypha si è messa a cucinare!» sbottò Lily.
«Non sono fatti che ti riguardano, Lia
«In effetti non sono cazzi tuoi se scopano. Ah, quanto adoro quest’uomo!»
Io giuro che ti ammazzo, giuro che ti ammazzo, giuro che vi ammazzo entrambi!
Avvertendo una leggerissima tensione nell’aria, Killian posò le mani sulle spalle della sorellina e mise su un sorriso di circostanza. «Andiamo, non litigate. Hydra, sei proprio sicuro di voler cucinare tu? Sai che puoi fidarti di me, no?»
Alla fine il ragazzo dalla benda sull’occhio accettò di lasciare l’incombenza nelle mani del compagno di gilda. Pensò fosse opportuno concentrarsi sulla rotta da seguire così da evitare di metterci più tempo del dovuto.
Prima arriviamo a Damocles e prima lasceranno la mia nave, pensò contrariato. Nel mentre, Killian si mostrò più che entusiasta.
Lui amava cucinare. Era sempre lui che a casa stava ai fornelli e Lily glielo lasciava fare nonostante non fosse tanto male nemmeno lei. Anche perché – ed erano state le sue testuali parole – suo fratello arrivava a lagnarsi come un bambino pur di soddisfare questa sua passione.
«Ti spiace se ti do una mano?» domandò allora Eve, una volta che Hydra se ne fu andato.
 

 
§
 

 
Una settimana dopo
 

In un paio di giorni avrebbero intravisto il porto di Tyrfing e Diana non vedeva l’ora di sbarcare, come molti altri del resto.
La vita in mare era faticosa e Hydra lo sapeva bene. Con non poco fastidio si era deciso a lasciare almeno la cucina – solo quella – nelle mani di Eve e Killian, in quanto lui stesso non aveva la benché minima voglia di mettersi a cucinare per gente come l’isterica, la piccola samurai e lo scienziato pazzo. Tra l’altro, avrebbero evitato che Nypha ci mettesse lo zampino.
I giorni successivi alla partenza furono a dir poco movimentati. Nacquero numerose dispute, alcune delle quali davvero stupide. Si era scoperto che Rehagan fosse un tipo disordinato e più volte si era lamentato del fatto che Eve non doveva più mettere le mani fra le sue cose, poco importava se le avesse lasciate in sala da pranzo o in un altro spazio comune.
«Fortuna che mi sono accorto in tempo che hai sbagliato a riposizionare le fialette» aveva detto una mattina. «Altrimenti a quest’ora saremmo saltati tutti in aria. E anche se fossimo miracolosamente sopravvissuti ci avrebbe pensato Hydra a ucciderci tutti e due!»
La rossa si era sinceramente scusata ma lo aveva pregato di non lasciare le sue cose in disordine perché proprio non lo sopportava.
Era poi uscito fuori l’amore di Naevin per il disegno. «Non è solo un hobby ma è anche... beh, diciamo che è un allenamento» aveva spiegato.
«In che senso un allenamento?» aveva poi chiesto Nypha, incuriosita.
«È per la mia magia!»
Tra l’altro, Naevin aveva dato prova della sua abilità nel suonare l’ocarina. Dopo averlo scoperto, gran parte di loro aveva preso l’abitudine di uscire sul ponte sempre allo stesso orario per poterlo ascoltare – solitamente dopo cena. Di solito Lily si sdraiava sulle assi di legno e guardava il cielo oppure saliva sulla coffa e rimaneva lì, lontana da tutti. Eve scriveva sul suo taccuino oppure leggeva qualche libro che si era portata dietro; intanto Nypha chiudeva gli occhi e muoveva le dita come a premere i tasti di un pianoforte immaginario, accompagnando quelle piacevoli melodie.
Insomma, non erano mancati momenti di completo relax e a parte quale piccola scaramuccia i maghi non ebbero eccessivi problemi – almeno fino a quel giorno. La cacciatrice di taglie notò subito qualcosa di strano in lontananza e per sincerarsene salì velocemente sulla coffa.
«Ragazzi, in mare c’è qualcosa!» gridò, attirando quindi l’attenzione degli altri. Sembrano... rottami?
Felicia si avvicinò in pochi secondi e quello che videro li lasciò senza fiato: il risultato di un viaggio finito male. C’erano assi sparse dappertutto, vele squarciate e nessun segno di vita; uno spettacolo davvero raccapricciante.
«Che siano stati attaccati da qualcuno?» domandò Eve.
«È stata una tempesta a ridurre così la nave» sentenziò Hydra, serissimo. Ma dallo sguardo che aveva era evidente che qualcosa non gli tornava; un presentimento. «Una tempesta parecchio strana.»
«Perché dici così?»
Ma lui non le rispose. Corrucciò la fronte, per poi rivolgersi a tutti i presenti: «Tenete gli occhi aperti» disse.
Hydra tornò a manovrare il timone con una certa urgenza. Il suo intuito gli suggeriva di allontanarsi da quella zona il prima possibile; non voleva correre il rischio di danneggiare Felicia prima ancora di arrivare a destinazione.
Quello che successe dopo lasciò i maghi alquanto sbigottiti.
Lily se ne accorse quando il vento si fece improvvisamente freddo. Accanto a lei, Eve rabbrividì al punto da stringersi nel suo poncho e cominciò a guardarsi attorno, stranita. Il moro imprecò prima di virare violentemente verso sinistra; dovevano abbandonare quel tratto di mare il prima possibile.
«Aggrappatevi a qualcosa!» gridò.
Al che Killian inciampò malamente ma Naevin riuscì ad agguantarlo prima che si sfracellasse di faccia contro il parapetto. Di colpo, le vele si gonfiarono, il cielo si oscurò e il mare si sollevò abbastanza da rendere indefinita la linea dell’orizzonte.
Eve strabuzzò gli occhi dorati e si strinse più forte alla balaustra. «Che cacchio! Tutto questo è normale?!»
«Certo che no!» sbottò Hydra. «È opera di una magia!»
«EH?! Come può essere opera di qualcuno tutto questo macello?!» urlò di rimando Lily, incazzatissima.
Dal suo punto di vista, la nave sembrava essere completamente in balia delle onde, non immaginando nemmeno quanto Hydra si stesse sforzando per evitare che questa si ribaltasse su se stessa. I maghi vanivano sballottati a destra e a sinistra; il frastuono era tale da costringerli ad alzare la voce.
«Che facciamo?!» gridò Eve. Aveva gli occhi semichiusi a causa della forte pioggia. «Se questo è un incantesimo, dobbiamo trovare i nemici prima che sia troppo tardi. Lily, riesci a fiutarli?!»
«Ti pare che con questo vento riesca a farlo?!» strillò la mora.
«Non litigate. Mentre Hydra pensa a non farci affondare, cerchiamo un modo per uscire da questa situazione!» disse a un certo punto Naevin; accanto a lui Killian tirò su il pollice in segno di assenso. Dopodiché continuò: «Vorrei proprio sapere chi sono i pazzi che hanno deciso di lanciarci contro una tempesta!»
A un certo punto il fianco destro di Felicia si sollevò pericolosamente ma la nave tornò immediatamente stabile, salvo poi oscillare violentemente prima da una parte e poi dall’altra. Non era nemmeno la più violenta tempesta che avesse mai visto ma Hydra non poteva di certo manovrare la nave e affondare quella dei nemici contemporaneamente – sempre che quegli infami ne avessero una. Perciò si ritrovò, suo malgrado, a dover fare affidamento su quello sconclusionato gruppo di maghi che fino ad allora non avevano fatto altro che irritarlo: gli esperimenti di quel Reagan, gli acidi commenti della samurai fasulla, la continua chiacchiera di Eva e il Vagabondo... beh, lui era tutto sommato decente.
In quel momento Killian mise le mani ai lati della bocca – come se questo fosse bastato a renderlo più udibile – e cominciò a parlare: «Nypha, vedi qualcosa?!»
La ragazza, che intanto era rimasta sulla coffa dall’inizio della tempesta, alzò la testa quel tanto per poter vedere l’immensa distesa d’acqua agitarsi come mai aveva visto prima di allora. Si lasciò sfuggire un lamento quando il vento la colpì in faccia ma non per questo rinunciò nel suo intento. «No! Non c’è assolutamente niente!»
«Oh, ma dai. Allora siamo proprio nei pasticci» borbottò Killian ma nessuno sembrò averlo sentito, nemmeno Naevin che con una mano lo reggeva ancora per il suo immancabile trench, questa volta zuppo di pioggia.
Un momento...
«Dov’è Diana?!» gridò ancora il mago dell’Aurora, sovrastando il frastuono delle onde che s’infrangevano sul ponte.
A rispondergli fu Eve: «Mi pare sia rimasta in cabina!»
«Qualcuno vada a chiamarla!»
Prima ancora che Lily potesse muoversi, una sagoma familiare catturò la sua attenzione. «Non credo ce ne sarà bisogno!» esclamò, puntando gli occhi grigi proprio sulla ragazzina che lasciò la maniglia della porta per potersi meglio aggrappare a qualcosa di più sicuro. Lei, più di tutti, soffriva quella situazione per almeno due motivi: la nausea stava lentamente tornando a farsi sentire a causa di tutte quelle violente virate e i rumori erano troppo forti, tanto da renderla ancora più debilitata.
Ma non ci fu nemmeno bisogno che Killian le spiegasse cosa avrebbe dovuto fare. Si concentrò – in realtà aveva cominciato a farlo da ben prima che si presentasse sul ponte – e poi, finalmente, udì delle voci.
«A ore tre! Sono in quindici!»
Hydra ghignò, serafico. Perfetto! La nave cambiò bruscamente rotta, tanto che Eve quasi perse il suo appiglio.
Subito dopo, Diana continuò: «A ore sei ce ne sono altri venti!» E successivamente, aggiunse: «Sono circa una sessantina di maghi in tutto. Il gruppo più numeroso si trova proprio lì!»
Indicò una direzione precisa e a quel punto il marinaio ebbe come un’epifania.
«Che cosa stai facendo?!» gridò Lily.
«Zitta e sta’ a guardare» ribatté lui, ignorando i suoi improperi.
Con immane fatica, riuscì ad attuare l’ennesima virata prima che un’onda dalle proporzioni catastrofiche si abbattesse su di loro.
Intanto, dalla sua postazione, Nypha vide qualcosa che la fece sorridere. Si affacciò sul ponte e cominciò a gridare a squarciagola: «La valigetta! Mi serve la valigetta!»
Eve corrucciò la fronte. «La... la coniglietta
«Oh, la valigetta!» esclamò Killian che cominciò a guardarsi attorno, frenetico. «Qualcuno vada a prenderle la valige-eh
Tutto ciò non era previsto. Naevin sbiancò nel momento esatto in cui lo vide scivolare via dalla sua presa ferrea; di fatti restò con solo il trench stretto tra le dita. Ma che cavolo?!
Prima ancora che potesse fare qualsiasi cosa – tirare fuori il suo Bo, il bastone assemblabile e tentare di farglielo afferrare – vide una figura passargli accanto a una velocità inaudita. Non gli fu difficile immaginare chi fosse: pochi istanti dopo, infatti, Lily aveva preso suo fratello per i capelli aveva ficcato gli artigli nel legno pur di non volare via.
«Sei una testa di rapa! Cosa ti costava tenerti?!» sbraitò, sbattendogli malamente la faccia a terra.
Al che lui si limitò a ridacchiare e a lamentarsi per la botta.
La situazione sembrò calmarsi, tanto Eve e Naevin tirarono un sospiro di sollievo. Poi, finalmente, Rehagan comparve alle spalle di Diana con in mano la suddetta valigetta. «Ecco qua! Navy, puoi portargliela?»
Nessuno gli chiese il motivo per il quale avesse delegato quel compito perché era facile immaginarlo: mingherlino com’era, avrebbe preso il volo non appena avesse staccato i piedi dal ponte.
Naevin raggiunse la coffa e vi atterrò con un balzo, porgendo l’oggetto richiesto a una Nypha piuttosto impaziente. Non erano passati nemmeno due minuti da quando aveva fatto quella richiesta – anche per lei scendere da lì sarebbe stato troppo rischioso – ma le era sembrata un’eternità.
Sotto lo sguardo incuriosito del nomade, la ragazza tirò fuori dalla valigetta niente meno che un fucile da cecchino, un brg-250 nero. Senza alcuna esitazione, cercò la posizione più comoda e più utile al suo scopo; si concentrò e per un attimo, un solo istante, le parve che il mondo intero si fosse fermato.
Il suo corpo venne circondato da una sottile patina argentata. Ebbe il tempo di prendere la mira e sparò. Due volte.
A un occhio meno attento – o a un orecchio meno sviluppato – sembrò che nulla avesse cambiato quella situazione disperata.
Sono morti, osservò Diana, in silenzio. Non li sento più.
A quel punto fu più facile per Hydra dirigere Felicia verso l’occhio del ciclone, laddove la maggior parte dei nemici era riunita – e questo grazie a una falla nel cerchio magico che li aveva bloccati all’interno di quell’assurda tempesta, grazie a Nypha.
«Il vento non accenna a fermarsi!» sentenziò il marinaio. «E anche se la pioggia è diminuita e le onde sono più basse, non posso lasciare il timone!»
A quel punto Rehagan attirò l’attenzione di tutti. «Ehi! Io avrei un’idea!»
 

 
§
 

 
Non era la prima volta che decidevano di lanciare l’incantesimo Tempesta.
Innumerevoli navi erano affondate a causa loro, il cui unico obiettivo era quello di impedire il passaggio delle navi che sembravano intenzionate a sbarcare a Damocles. Lo schema d’attacco era sempre lo stesso.
E sempre lo stesso era il risultato.
Si sentivano estremamente sicuri di loro stessi, delle loro abilità e del loro piano – da ciò ne conseguì un terribile errore. L’equipaggio della Plata[1] non si accorse di avere dei clandestini a bordo finché non fu troppo tardi.
Il grido di dolore di uno dei marinai echeggiò ovunque. Quello fu l’inizio del caos e Diana era pronta a dare il massimo, nonostante dovesse ancora riprendersi dalla terribile nausea che l’aveva colpita quando le onde avevano cominciato a farsi sempre più grandi.
Hydra aveva ragione, pensò. Qui il mare è piuttosto tranquillo rispetto a dove ci trovavamo noi fino a pochi minuti fa!
Ciò la fece sospirare di sollievo: in caso contrario non avrebbe potuto combattere com’era abituata a fare.
«Ehi, mi daresti una mano?» mugugnò Rehagan mentre cercava anch’egli di salire a bordo della nave nemica.
La ragazza gli lanciò a stento un’occhiata ma non si azzardò ad avvicinarsi a lui, anche perché i nemici stavano sbucando da tutte le parti, attirati dall’urlo del tizio che aveva appena messo ko.
«Maledetti! Come avete fatto ad arrivare fino a qui?!» esclamò uno di loro.
Fu Rehagan a rispondere alla domanda, ancora appeso alla balaustra. «È stato tutto merito di Tortrus!»
Diana non aspettò nemmeno un secondo e si lanciò nella mischia. Nonostante fosse zuppa d’acqua, i suoi movimenti rimanevano comunque veloci e puliti. Schivò facilmente un paio di colpi per poi rispedirli al mittente. Rehagan, che si teneva al parapetto, la osservò per tutto il tempo.
A differenza di lei, lo scienziato non era particolarmente portato nella lotta. Ecco perché le aveva chiesto di accompagnarlo fino alla Plata.
Il suo stile di combattimento le permetteva di adattarsi a qualsiasi avversario, che fosse armato oppure no. Ciò che lo stupì, però, non fu tanto la precisione con cui colpiva i suoi nemici, quanto più il fatto che non sembrasse intenzionata a usare la magia. Vero che tramite la Magia della Comprensione Sensoriale, Diana riusciva persino a prevedere le loro mosse, ma Rehagan sapeva per certo che ci fosse dell’altro.
Dopotutto, non era brava solo nelle arti marziali.
«Ehi!» esclamò a un certo punto. «Invece di stare lì a perdere tempo, metti fuori gioco i maghi che tengono attivo il cerchio!»
Dapprima Rehagan sussultò – rischiando persino di scivolare in acqua – per poi darsi la spinta e poter finalmente mettere piede sul ponte. Era ottimista.
«Okay, coprimi!» disse, correndo a dirigersi laddove sapeva ci fossero i nemici in questione – era stata proprio Diana a dirglielo, poco prima di entrare in azione.
Naturalmente, tra le file avversarie c’era anche chi aveva intuito la pericolosità dei due individui giunti sulla loro nave e si affrettò ad agire di conseguenza. Le braccia del mago in questione mutarono, assumendo una forma sempre meno umana: si ingrossarono, si colorarono di nero e sulle nocche si formò quello che a prima vista sembravano scaglie durissime.
«Non ti permetterò di mandare tutto a monte!» gridò l’uomo, caricando un primo attacco. Rehagan si costrinse ad arrestare la sua corsa e dopo una breve analisi – Diana era sì forte, ma dalla sua posizione non avrebbe potuto aiutarlo – decise che era arrivato nuovamente il suo momento.
Unì i palmi a mo’ di preghiera, chiuse gli occhi e si concentrò. «Guidami, Arya!» Nell’istante in cui rialzò le palpebre, portò le mani in avanti e una strana luce azzurrina cominciò ad assumere le sembianze di un lupo, benché dai contorni alquanto stilizzati.
Totalmente preso alla sprovvista, l’avversario non riuscì a reagire in tempo e l’animale gli saltò al collo con un latrato. Tentò di colpirlo ma le zanne del canide lacerarono la carotide in un batter d’occhio, arrestando ogni suo movimento.
Rehagan non era eccezionalmente forte o agile in combattimento ma poteva sempre contare sui suoi spiriti guida. «Eh, sì. Proprio un attimo lavoro!» esclamò soddisfatto.
Dopodiché si precipitò sul ponte di prua. Sedute in mezzo a un cerchio magico dal colore blu elettrico, due persone erano più che concentrate a mantenere integro il controllo sull’incantesimo Tempesta.
«Fermati! Dove pensi di andare?!» gridò qualcuno alle sue spalle.
Rehagan fece appena in tempo a schivare la sua ascia e successivamente mosse una mano come a volergli dare uno schiaffo. Ciò che però colpì il suo nemico fu la zampa di Arya – più veloce e più pericolosa; in questo modo riuscì a ferirlo gravemente.
«Merda!» continuò a esclamare. Si coprì il viso con entrambe la mani, lasciando cadere la sua unica arma. Il dolore era lancinante e non aveva bisogno di uno specchio per capire che quell’animale gli aveva artigliato la faccia. «Dannato! Giuro che ti ammazzo!»
«Non penso proprio» disse e allo stesso tempo avanzò di un passo nella sua direzione. Arya seguì il suo movimento e lo atterrò.
Molto bene, pensò lo scienziato. Ora passiamo a fermare l’incantesimo!

 
 
§
 
 

Intanto, sulla Esmeralda[2] era scoppiato il finimondo.
Coloro che tenevano in piedi la tempesta erano stati uccisi e nessuno si era accorto di niente fino a che i due non erano crollati esanimi.
«Come diamine è possibile?! Chi è stato?!» gridò furente il capitano dell’imbarcazione. «Voi sulla vedetta, vedete qualcosa?!»
«S-Signore, vede... la barca che ab-biamo preso di mira... e-ecco...»
Ma il capitano, un uomo grosso dalla barba incolta e scura, si infuriò ancora di più quando l’altro si mise a balbettare. «E allora?!»
«S-Sta venendo da questa... da q-questa parte!» urlò, terrorizzato.
Come sarebbe a dire...? È impossibile! A quest’ora la tempesta magica avrebbe dovuto sfasciare tutto!
Proprio in quel momento un proiettile di ethere si conficcò a un centimetro di distanza dalla sua testa. Era stato baciato dalla fortuna – in circostanze normali il cecchino in questione avrebbe senz’altro centrato il bersaglio.
Maledizione! Siamo nei guai, pensò. «Notizie dagli altri?!»
«No, signore! Sulla Plata non rispondono e-»
«Chiama Zarath! Dì a quel maledetto di inviare dei rinforzi al più presto!» gridò il capitano, interrompendo il suo sottoposto.
Quest’ultimo, nonostante non gli andasse proprio di entrare in contatto con il loro eccentrico finanziatore, annuì e con uno scatto si rintanò sottocoperta, alla ricerca di una Lacrima di comunicazione.
«S-Signore... s-sopra di noi...!»
Quando l’armadio al comando alzò lo sguardo sgranò gli occhi. Ne aveva vista di gente strana ma mai così tanto strana. Perché se era strano che quelli fossero ancora vivi nel mezzo di una tempesta del genere, vedersi cadere addosso quella che sembrava una scialuppa di salvataggio che cavalcava un’onda gigantesca e con a bordo due persone gli sembrava sinceramente assurdo!
L’acqua si schiantò sul ponte e molti dei suoi uomini caddero in mare gridando aiuto; al contempo i due nuovi arrivati atterrarono sani e salvi non molto distante da lui mentre la scialuppa scivolò dolcemente sull’acqua.
«È stato un viaggio movimentato!» esclamò Naevin, ridacchiando.
Ma Lily non sembrò della sua stessa opinione, tanto che ringhiò inviperita: «Non lo è stato per niente... maledetto Hydra...!»
«Però è stato grazie a lui se siamo arrivati fin qui, no?» disse, cercando di calmarla. «La sua è una magia potente.»
La ragazza sbuffò, infastidita dal fatto che avesse ragione.
Ma non voleva pensarci, per questo squadrò uno a uno i marinai che a loro volta li osservavano stravolti. «Perché cavolo ci avete lanciato addosso una tempesta?!»
Il capitano della Esmeralda digrignò i denti, nervoso. Erano in due, dalla loro avevano soltanto la superiorità numerica ma qualcosa gli suggeriva di stava attento. Un omone grande e grosso e una ragazza dall’aspetto gracile ma dalla lingua affilata... chi diavolo sono?!
Avanzò quel tanto che bastava perché i suoi polpastrelli sfiorassero il legno del parapetto che lo divideva dai due sconosciuti; subito dopo attivò la sua magia e l’intera nave sembrò prendere vita.
Le cime si mossero rapide verso Lily ma si annodarono al bo di Naevin che parò il colpo; nello stesso istante la ragazza distrusse con una serie di calci alcune botti che si erano mosse nella loro direzione.
«I maghi li ha già sistemati Nypha, adesso tocca a noi far fuori questi stronzi!» esclamò proprio Lily, tirando fuori gli artigli e partendo all’attacco.
Naevin si mosse velocemente e i rovi tatuati attorno al suo braccio destro si materializzarono in attimo; la sua magia, Tattoo Stripe, consisteva proprio in questo. Non aveva mai combattuto a bordo di una nave – men che meno su una nave viva – ma la cosa non lo turbava poi molto.
Schivò un paio di casse ed ebbe appena il tempo di avvolgere i rovi attorno al suo bo prima di parare un attacco avversario. A quanto pare non vogliono affidarsi solo alla magia del loro capitano, pensò. Meglio così, almeno non scapperanno.
Era parecchio abile nell’uso del bastone assemblabile. Circondato dai rovi, risultava molto più ostico da contrastare e ogni suo colpo costringeva il nemico di turno a doversi prendere alcuni istanti – fatidici – per poter contrastare il dolore. Naevin salto un paio di volte, colpì un omaccione alle ginocchia e poi un altro all’altezza del plesso solare.
«Maledetto infame!» esclamò qualcuno, correndogli incontro.
Il moro balzò in alto ma prima di ricadere gli bastò sfiorare la testa del suo avversario per trasferire una delle quattro strisce che aveva tatuate sull’avambraccio sinistro attorno al collo del malcapitato. Quando atterrò, il marinaio in questione era già a terra agonizzante per la mancanza d’aria: il tatuaggio lo stava strangolando.
Ciò che non si aspettava, però, era venire investito da Lily. Caddero entrambi ma lui riuscì a fermarsi poco prima di raggiungere il parapetto e in tempo per parare la boma[3] della nave che avanzava pericolosamente verso di loro. L’impatto fu furo ma Naevin riuscì a respingerla quel poco per permettere a Lily di spezzarla e calciarla via.
«Scusa se ti sono finita addosso» disse.
«Figurati. Stai bene?»
Lei annuì, stranita da tanta premura. Di solito era Ella quella che si preoccupava, mentre Nimue aveva l’occhio clinico e invece di chiederle se stava bene era lei stessa a farle notare cosa non andava.
«Quel tizio è una rottura. Qualsiasi cosa faccia non mi permette di avvicinarmi a lui» spiegò.
A quel punto fu proprio il capitano della Esmeralda a prendere parola: «Come osate attaccarci?»
«Noi?! Come osate voi?!» lo rimbeccò la ragazza.
La scala di corda che portava sulla coffa si sciolse di colpo e miriadi di funi si lanciarono nella loro direzione. Lily tagliò molte di queste ma concentrata com’era non si accorse del cannone puntato su di lei.
Naevin invece lo notò subito e richiamò la sua attenzione. Prima ancora di poterla aiutare, l’arma fece fuoco. La corvina non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi e venne presa in pieno.
Fu più forte di lei, le scappò un grido di dolore e il suo corpo venne sbalzato dall’altra parte del ponte. Dinanzi a quella situazione il nomade sbiancò.
Merda, pensò. Gli venne in mente Killian. Gli vennero in mente lui e il favore che gli aveva chiesto e istintivamente le dita si strinsero con maggiore forza attorno al bo.
«Fuori uno. Ne manca un altro» sentenziò il capitano della nave con un ghigno.
Naevin schivò un paio di cime che miravano ad avvolgerlo come un salame e fece per avvicinarsi pericolosamente al suo avversario quando una seconda palla di cannone venne sparata da sottocoperta, distruggendo parte del ponte. Riuscì a schivarlo per un pelo, ma fu costretto ad arretrare ancora una volta.
Sembra che non gli importi di danneggiare la sua nave, pensò e quasi gli venne da ridere; era l’esatto opposto di Hydra!
Scattò in avanti, pronto a far fuori quel tipo ma ancora una volta arrestò il passo. Più che altro perché capì immediatamente cosa sarebbe successo da lì a pochissimi istanti; l’aveva vista con la coda dell’occhio.
Lily balzò addosso all’uomo e con violenza gli conficcò gli artigli nella pelle delle spalle, mandandolo faccia a terra.
«Brutto... stronzo... figlio di puttana...!» disse, ansimante per la fatica.
Naevin le si avvicinò rapidamente. Gli oggetti che sembravano animati avevano smesso di muoversi e tutti gli altri nemici erano stati battuti.
«Oddio, ma stai bene?» le domandò, corrucciando la fronte.
Lily non annuì nemmeno e si limitò ad alzarsi in piedi, lasciando il capitano dell’Esmeralda a terra privo di sensi. Forse aveva esagerato.
Lo aveva trapassato e se ne era accorta solo quando aveva sentito gli artigli penetrare il legno del ponte; ma era ancora vivo, per il momento.
A quel punto si prese del tempo per darsi un’occhiata – non ne aveva avuto il tempo dopo che era stata colpita.
La felpa era da buttare – cosa che fece in quello stesso istante – visto che le era rimasta soltanto una manica; la canotta era in parte carbonizzata e la pelle della schiena doleva in maniera insopportabile.
Per il resto stava bene – a parte i capelli; anche quelli erano bruciacchiati.
«Cavolo, mi hai fatto prendere un colpo.»
«Sono molto più resistente di così» ribatté.
Ma lui non si lasciò scoraggiare. «Sì, ma che sarebbe successo se fossi morta? Killian avrebbe potuto uccidermi, sai?»
 

 
§
 

 
Dopo essersi separati da Rehagan, Diana, Naevin e Lily, Felicia si era diretta nei pressi dell’ultima nave nemica rimasta. Ormai l’incantesimo Tempesta era stato indebolito e il mare aveva smesso di agitarsi tanto. Restava però un problema: la superiorità numerica.
Non appena la Turquesa[4] fu avvistata, Nypha ricominciò a sparare. Ma prima ancora che potesse colpire i diretti responsabili di quella terribile tempesta, Felicia arrestò la sua corsa.
«Perché ci siamo fermati?» domandò Eve, l’unica ancora rimasta sul ponte a parte Killian e Hydra.
Quest’ultimo lasciò il timone e si avvicinò al parapetto, osservando coloro che avevano rischiato di distruggere la sua nave e al sol pensiero diventò nero di rabbia. I tentacoli sulla sua schiena vibrarono pericolosamente e dopo attimi di silenzio che parvero infiniti – Eve non stava capendo nulla – dalla Turquesa cominciarono a levarsi delle grida disumane.
Nypha sobbalzò quando si rese conto di cosa stesse succedendo. Nonostante la lontananza, Hydra era riuscito a creare un kraken d’acqua che a poco a poco cominciò a stritolare l’imbarcazione e tutti i suoi ospiti.
Anche Eve spalancò gli occhi e rimase esterrefatta.
«Dici che sopravvivranno?» domandò Killian, assistendo allo spettacolo. Wow, è stato tutto così veloce!
«Per me possono morire tutti» sentenziò l’altro, estremamente serio.
In un attimo il cielo si schiarì e il mare tornò a essere una tavola; non un alito di vento. Eve ne fu entusiasta.
«Meno male, ce la siamo cavata!»
Nypha scese dalla coffa per poi tirare un sospiro di sollievo. Per un attimo aveva avuto una paura matta – stare lì in cima, da sola, l’aveva portata a pensare che se avesse perse l’appiglio nessuno dei presenti avrebbe potuto afferrarla prima che venisse gettata in mare.
Proprio per questo aveva dato adito a tutte le sue forze per tenersi aggrappata, con il risultato che una volta scesa da lì si sentiva esausta.
«Chissà cosa volevano ottenere» si chiese Eve, parlando ad alta voce.
Killian sospirò. «A meno che gli altri non ne abbiano catturato uno, dubito che lo scopriremo.»
«Forse... erano pirati?»
«Se fossero stati interessati all’oro non avrebbero cercato di farci affondare» sentenziò Hydra che, intanto, aveva deciso di riposarsi un attimo facendo sparire i tentacoli. «Quelli volevano ucciderci tutti.»
Nessun’altro parlò. Non aveva senso rimuginarci senza avere degli indizi.
Fu a quel punto che udirono una voce familiare. Poco distante da loro, la scialuppa della nave Felicia stava tornando con a bordo una Lily stranamente silenziosa e un Naevin alquanto frettoloso.
«Ehi, tutto bene?» domandò Eve. «Com’è andata?»
A risponderle fu proprio la corvina: «Bene a parte la cannonata...»
Killian drizzò le orecchie. «Quale cannonata?» E lei ebbe appena il tempo di risalire a bordo che suo fratello le si avvicinò con gli occhi fuori dalle orbite.
«Prima che tu possa cominciare a sclerare, sto bene» disse.
Neanche Eve riusciva a credere ai suoi occhi: come poteva starsene a parlare tranquillamente quando la sua schiena era in quello stato?!
«Ma...Ma Lily, ti avevo detto-» tentò di dire Killian, balbettando, ma la sorella gli impedì di proseguire.
Era sempre così, suo malgrado. Lui la pregava di non farsi male e puntualmente lei tornava a casa con qualche osso rotto – perché per una volta non poteva restarsene fuori dai guai, eh?!
Poi qualcosa attirò l’attenzione di Nypha, anche lei scioccata per le condizioni della ragazza. «Rehagan e Diana sono tornati» disse indicandoli.
Erano entrambi seduti su Tortrus, la tartaruga marina che lo scienziato aveva evocato con i suoi poteri. Non appena anche loro furono a bordo, l’animale azzurro scomparve in un istante.
Killian sospirò. «Almeno voi sembrate stare davvero bene...»
«Ma... dov’è Nimue?» domandò Nypha a un certo punto.
Nessuno seppe risponderle, al che Lily andò in panico.
E se fosse stata sbalzata fuori? E se fosse annegata? E se fosse-?
Ma il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da un leggero toc-toc. Poi una voce, quella della dottoressa, parlò atona: «Ehilà. Sono qui. Sono rimasta tutto il tempo nella mia cabina.»
«E- perché? Potevi aiutarci» provò a dire Eve.
L’altra alzò le spalle. «Sarei stata inutile.»
Semplice, diretta e concisa come al solito, pensò la rossa.
Dopodiché Nimue posò gli occhi su Lily e senza aggiungere altro le fece cenno si seguirla nella sua stanza dove si sarebbe occupata di lei. La corvina la seguì in silenzio, stando attenta affinché i capelli non le sfiorassero la ferita fresca sulla schiena.
Gli altri assistettero alla scena senza dire una parola.
«Quindi anche lei riesce a farla stare zitta» commentò Hydra.
«Beh, diciamo che ha i suoi metodi...» spiegò brevemente Killian. «Comunque, novità? Qualcuno di voi ha capito cosa volevano?»
«Il loro scopo era non farci raggiungere Damocles» disse Diana che, intanto, era rimasta con i fianchi appoggiati alla balaustra. «Non sono riuscita a sentire altro.»
«Beh, meglio di niente!»
Non lo aveva mai detto esplicitamente ma Killian si aspettava degli ostacoli del genere; certo, non si aspettava di incontrarli prima ancora di mettere piede nel regno. Ad ogni modo era stata comunque un’ottima occasione per osservare i maghi che aveva reclutato.
E mentre lui pensava a cosa preparare per cena – l’obiettivo era quello di congratularsi per l’ottimo inizio – tutti gli altri tornarono ognuno nella propria cabina – meno Hydra; lui avrebbe trascorso il pomeriggio a sincerarsi che Felicia non abbia ricevuto troppi danni.
Intanto Diana lottava con una crescente nausea. La tempesta aveva scombussolato il suo stomaco; avrebbe dovuto sbrigarsi a tornare anche lei in cabina per prendere quel farmaco che Nimue le aveva dato.
Ma prima ancora di poter fare un passo uno strano rumore attirò la sua attenzione. Fosse stata una situazione normale – fosse stata perfettamente in salute – non si sarebbe neanche sorpresa nel constatare quanto fosse vicino il nemico; avrebbe avvertito la sua presenza molto, ma molto prima.
Invece in quel momento ne rimase spiazzata. Eppure, il suo corpo si mosse alla stessa velocità cui era abituata, nonostante tutto.
Schivò il coltello diretto a lei, uscendone con un leggero taglio sulla guancia – troppo superficiale per poter usare i suoi poteri.
Adocchiò l’ometto che aveva avuto l’ardire di salire a bordo della loro nave di soppiatto e lo atterrò in meno di un secondo. Gli bloccò entrambe le braccia dietro la schiena e quasi gliele spezzò. «Quanti siete?»
La voce era sussurrata perché in realtà non si aspettava alcuna risposta, bensì stava scandagliando l’intera zona.
Trovati!
«Allontanati da lui!» esclamò un secondo uomo, alle sue spalle.
Le stava puntando addosso un’arma da fuoco e lei non l’aveva neppure sentito! Maledetta cinetosi!
«Io invece ti consiglierei di abbassare la tua pistola» sentenziò una voce divertita, che Diana conosceva fin troppo bene. Non c’era bisogno che si voltasse, sapeva perfettamente che Eve era lì e lo teneva sotto tiro con la sua magia, Golden Halo. «Non sono un cecchino come Nypha ma la mia mira è ottima. Vuoi provare?»
«Sono in quattro. Hanno nuotato fino a qui» disse Diana, voltando di poco la testa ma senza lasciare la presa sull’ometto che cominciò a lamentarsi per il dolore.
Preso alla sprovvista, il sopravvissuto della Turquesa si inalberò. «Che tu sia maledetta!» gridò e fece per sparare ma qualcosa di molto simile a un proiettile lo colpì alla mano, costringendolo a mollare l’arma.
In fretta Eve disegnò in aria una serie di anelli dorati, si aiutò con le dita e rilasciò un secondo “proiettile”, poi un terzo e così via mirando alle gambe e alle braccia del malcapitato, neutralizzandolo.
Dopodiché Eve ghignò. «Io ti avevo avvisato.»
Attirato dal frastuono e furioso come non mai, Hydra si affacciò sul ponte in tempo per trovarsi davanti due ennesimi fastidi. Senza neanche pensarci mise mano alle sciabole e in mezzo secondo procurò loro degli squarci sul petto, gettandoli poi in mare con un calcio.
«Chi cazzo sono questi?» sibilò.
Fu Eve a rispondere con un alzata di spalle. «Gli ennesimi sprovveduti.»
Diana – una volta appurato che il tizio sotto di lei fosse effettivamente svenuto – si rialzò. «È ancora vivo» disse.






 










 
 
[1] Plata in spagnolo significa Argento.

[2] Esmeralda in spagnolo è lo Smeraldo.

[3] La boma è una parte dell'attrezzatura velica costituita da una trave in alluminio, legno o fibra di carbonio che sostiene la base della vela principale. (Grazie, Wikipedia ^^)


[4] Turquesa in spagnolo è il Turchese.
 

 






 


Ebbene, eccoci qui. Vi ho fatto aspettare un bel po’ ma spero ne sia valsa la pena!
Sappiate comunque che il periodaccio sembra essere passato. Tutto okay, tutto risolto (finalmente!) e a parte il caldo infernale che mi sta lentamente uccidendo, potrei tornare ad aggiornare con più regolarità. Ma per il momento non vi prometto niente. Devo prima riprendere il ritmo.
Il capitolo di oggi conta ben 9548 parole... wow. In assoluto il più lungo finora.
Spero che questo possa farvi chiudere un occhio sul disegno che non ho potuto finire (praticamente devo solo inserire qualche dettaglio) ma non volevo farvi aspettare oltre... perciò eccomi qui ^^

E per di più ci sono stati i primi scontri, eh? Come vi sono sembrati? Troppo poco entusiasmanti? Troppo poco descritti? Ad ogni modo ho cercato di non mostrare tuttotutto, anche perché ho già in mente delle battaglie interessanti... eheh.
Insomma, questi personaggi hanno ancora tanto di dimostrare!

Chi si aspettava Lily in stanza con Nypha? ^^ Alla fine chi ha la camera singola sono solo Killian, Hydra e Nimue. Beati loro, eh?

Sappiate che non mi sono dimenticata dell’indovinello riguardante Orias. È solo che... il capitolo stava venendo così lungo che ho dovuto tagliarlo a metà!
Quindi sì, probabilmente il prossimo ripartirà da dove ci siamo interrotti e poi, chissà, magari arriveremo finalmente a Damocles.

Passiamo alle curiosità e questa volta parliamo dei vostri OC:

Curiosità n.10 ► Lakad, la tribù di Naevin, è un termine che in filippino significa “camminare a piedi”. Non ho altro da dire se non... figo ^^

Curiosità n.11 ► Ecco a voi alcuni hobbies: Lily sta sveglia di notte (^^); Killian risolve sudoku (li adoro anch’io); Diana scrive (oh, anch’io!); Hydra si allena (dovrei farlo anch’io T.T); Eve gioca al lancio dell’anello (e vince); Rehagan fa esperimenti (ma dai?!); Nimue chiacchiera con le sue piantine (O.o); Nypha cucina (più o meno); Naevin disegna (come me!); Clizia si prende cura della sua pelle (non come me!); Alastor fissa il vuoto (
quando non legge); Ella scava (tanto per cambiare) e Royal... segreto (indizio: centra Clizia!).

Allora alla prossima.

Rosy



P.S. Oggi torna One Piece dopo UN MESE di astinenza!! SIIIIIII *^*


 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: rosy03