Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Enchalott    02/08/2022    4 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a tutti! :)
**************************************************
Dopo una guerra ventennale, i Salki vengono sottomessi dalla stirpe demoniaca dei Khai. Negli accordi di pace figura una clausola non trattabile: la primogenita del re sconfitto dovrà sposare uno dei principi vincitori. La prescelta è tanto terrorizzata da implorare la morte, ma la sorella minore non ne accetta l'ingiusto destino. Pertanto propone un patto insolito a Rhenn, erede al trono del regno nemico, lanciandosi in un azzardo del quale si pentirà troppo tardi.
"Nessuno stava pensando alle persone. Yozora non sapeva nulla di diplomazia o di trattative militari, le immaginava alla stregua di righe colorate e numeri su una pergamena. Era invece sicura che nessuna firma avrebbe arginato i sentimenti e le speranze di chi veniva coinvolto. Ignorarli o frustrarli non avrebbe garantito alcun equilibrio. Yozora voleva bene a sua sorella e non avrebbe consentito a nessuno di farla soffrire."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il calore di un Khai
 
Rhenn si ficcò nel letto da campo e saggiò la temperatura corporea del fratello.
Dannazione, l’inverno incarnato! Esiste un antidoto al gelo?
Lo costrinse a inghiottire l’akacha e gli premette una pietra calda sulla piaga. Mahati emise un rantolo, agitandosi nell’incoscienza.
Se sente dolore, non è finita. Quanto si protrarrà quest’agonia?
Avvolta nella vestaglia di seta, Yozora s’infilò tra le pellicce. Si spogliò al sicuro dagli sguardi audaci, ma il tentativo di tenerlo a bada non funzionò: il sentore dolce della pelle gli investì l’olfatto sensibile e un fremito gli contrasse il basso ventre.
Tsk! Meno male che ho qualcosa di freddo a portata di mano!
All’ironica considerazione, la mente addestrata al ragionamento si focalizzò su come rianimare un Khai in ipotermia. Indugiò nell’esplosione non programmata dei sensi e fu costretto a ritrarsi dall’abbraccio.
«Siete stanco?» domandò la principessa.
«No. Ma voi riposate, l’effetto del tepore non varierà.»
«Non posso dormire mentre sta morendo.»
Rhenn fletté il gomito e appoggiò la guancia al palmo. L’aconitum degli occhi vibrava di una sfumatura malinconica.
«Che… che vi prende?» si allarmò lei.
«Mahati ha lasciato scritte le sue volontà. I Khai non lo fanno mai, apprendere che presentisse la fine, mi crea una sorta d’inquietudine.»
Yozora tacque. La franchezza non contribuì a rasserenarla, tanto più che l’Ojikumaar stava ammettendo un’apprensione a discapito del consueto distacco. Lui continuò.
«Vi affida al generale Eskandar o, in caso d’impossibilità, a sua sorella Zaflisa. Spera che un membro della famiglia incontri il vostro favore e divenga vostro consorte. Il loro clan vi accoglierebbe e vi proteggerebbe a prescindere.»
«Non sposerò un altro!»
«Su questo siamo stranamente d’accordo. Rimarrete a Mardan, sebbene gli accordi con vostro padre non corrano rischi grazie alla dispensa concessa da Mahati. Ma i miei motivi sono di sicuro differenti dai vostri. Cosa vi spinge a declinare?»
«Non vi riguarda.»
«Davvero!? Con una sottospecie di testamento mio fratello esibisce sfiducia nei miei confronti! A meno che non sfoderiate una ragione più che valida, rimarrete sotto la mia tutela! Non intendo espormi a un demerito!»
«Siete oberato dalle responsabilità, è impensabile che vi occupiate di me. Senza contare che ciò verrebbe impiegato a vostro dileggio. Mahati mira a sgravarvi, preserva il vostro diritto al trono, sa che la sua morte produrrebbe un contraccolpo.»
Rhenn inarcò un sopracciglio, contrariato dall’interpretazione positiva.
«Apparite sicura di voi.»
«Sono cresciuta a corte, ne conosco gli angoli bui, anche se gli intrecci di Seera non sono complicati come quelli locali.»
«Intrighi» corresse lui beffardo «Non credo che aspiri a farmi un favore, ma Ŷalda sta affilando le unghie. Allo stato attuale, diverrebbe il primo in linea di successione.»
«Che si rassegni! Mahati vivrà!»
L’Ojikumaar gettò uno sguardo al corpo inerte tra loro e avvertì un’onda di collera.
«Le vostre non sono fatue speranze. Ne siete innamorata.»
Yozora si irrigidì. Il sangue affluì alle guance non per la richiesta impertinente, bensì per il termine ahakineti, che i Khai proferivano solo al fine di negarlo.
È stato lui a proibirmelo e ora lo pronuncia con disinvoltura!
«Perché vi preme saperlo?»
«Rispondete e basta!»
«Io… desidero restare al suo fianco.»
«Non è la stessa cosa!»
Lei andò sulla difensiva.
«Un demone interessato ai sentimenti? Perché? Voi non comprendete le sfumature che l’amore assume.»
«Pensate che sia stupido!? Non indulgere non equivale a non discernere! Se Mahati non è l’uomo della vostra vita, perché rifiutare altre proposte? Siete contradditoria!»
Yozora non osò contestare la liceità dell’argomentazione. Si sentì irragionevole e la vergogna la spinse a ribellarsi alla lezione del giorno, che toccava una corda troppo delicata e intima.
«Parliamo di voi, piuttosto! Perché vi dichiarate contrario? Restare a Mardan non esclude l’unione con un membro del clan di Eskandar, che è vostro alleato!»
«Perché non l’ho deciso io!»
«Allora scegliete una cerchia di vostro gradimento, che si prenda cura di me!»
«No!»
«Negate per il gusto di farlo! Siete un immaturo!»
«Che…!?» Rhenn s’interruppe, frenando l’impeto «Mi credete incapace di pensare a voi!? Sono il vostro tutore fino a prova contraria!»
«Finché resto nubile! Non mi avete adottata, non avete diritti su di me!»
«Volete che lo faccia?!»
«No grazie!»
«Brava, aspettate i risultati dell’analisi del sangue! Se siete figlia di Kaniša, “papà” elaborerà per voi un futuro radioso!»
«Il re è troppo provato per pensare a me, siete voi l’ostacolo!»
«Complimenti, ragionate come un Khai! Pregate l’adorato Kalemi per la grazia!»
«Chiederò che vi doni la sensibilità di cui difettate!»
«Sì!? Ditemi dove ho mancato, anziché oltraggiarmi con un’ignobile disistima!»
Yozora lo fissò con rabbia, pensando che l’elenco degli errori sarebbe sorto senza difficoltà. Non fu così.
Non ha mai sbagliato. Severo o indisponente non significa incapace.
«Non parlate più?» sogghignò Rhenn «Direi che la controversia si chiude qui.»
«Niente affatto, vi conosco. Non avete risposto, avete attaccato per difesa come quando nascondete qualcosa.»
Lui rimase impassibile, ma il cuore palpitò come se l’affermazione lo allietasse.
Già. Mi conosce.
«Etarmah
«La lettera. Voglio leggerla.»
«Non ce l’ho.»
«Mahati stabilisce di rimandarmi a Seera. È così?»
«No.»
«Sapete che resterò. Ditemi la verità, potrebbero essere gli ultimi pensieri che mi ha dedicato, non privatemene.»
Rhenn fu tentato di trarre lo scritto dalla tasca degli abiti sparsi ai piedi del letto, pur di svincolarsi da ciò che stava provando. Inalò il fiato per calmarsi, constatando che la prostrazione superava di gran lunga l’irritazione.
«La verità?» mormorò amaro «Quale delle tante? Vorrei che mio fratello si rialzasse, ma che morisse ora. Vorrei portare la corona, ma rinunciarvi. Essere ricordato per sempre e allo stesso tempo dimenticato. Riconsegnarvi a Entin e tenervi prigioniera. Essere sano di mente e impazzire per convenienza.»
L’espressione era tormentata. Non stava parlando dello scritto. Yozora rimase colpita e il risentimento svanì. Allungò le dita a sfiorargli una guancia.
«Le insicurezze fanno parte del percorso.»
L’erede al trono scosse la testa, ma pose la mano sulla sua.
Eppure questo non è il tocco di un uomo indeciso.
«La verità?» ripeté lui «Non posso privarmi di voi. Mi conoscete, sì… e non l’ho mai permesso. Siete l’unica cui concedo fiducia, certo che non mi giudicherete dalle apparenze. In vostra presenza non obbedisco alle leggi del mio popolo, a voi non importa, anzi mi incoraggiate a considerarne i vizi. Ma non illudetevi, lo faccio per egoismo, perché siete il mio ossigeno, la mia personale catarsi e non devo andare lontano per conseguirla. E poi ci sono il sogno, l’eclissi e il libro. Quando mi arrabbio per le sciocche considerazioni che avanzate come dogmi, la mia mente si sblocca, procedendo in una direzione imprevista. Senza di voi l’intuito non raggiungerebbe la scintilla e la pazienza non si allenerebbe a dovere. Il futuro racchiude una minaccia, siete voi l’unico alleato cui mi affido. Combattete priva di spada, piangete senza risultare debole, intaccate le convinzioni di un uomo senza minarne l’orgoglio. Chi non v’intende entra in crisi e gli Immortali sanno quanto sia arduo avere ragione di un Khai. Verrà un tempo in cui sarà necessario lottare per sopravvivere, lo percepisco qui. Siete la mia arma. Perciò non osate lasciarmi, Yozora.»
La ragazza guardò il dito che Rhenn si puntava allo stomaco, indicando il centro divampante del thyr. L’esternazione stravolse le convinzioni, mettendo a soqquadro le emozioni.
Se non fosse un demone, se non sapessi che non ama, se non mi avesse chiarito che tale debolezza sarebbe peggiore della morte, ciò che ha detto costituirebbe la confessione più romantica e struggente che abbia mai udito.
L’Ojikumaar colse il luccichio commosso nei suoi occhi e trasalì nel riesaminare il discorso.
«In breve» si affrettò a perfezionare «Mi servite.»
Yozora scacciò le violente sensazioni che la frastornavano.
Certo, che altro? Solo non pensavo fosse così abile nell’eloquenza.
«Capisco, ambite l’esclusiva. Qualunque uomo, compreso il mio ipotetico sposo, non sarebbe felice dell’interazione stretta della moglie con un estraneo.»
«Adesso ragionate.»
«Vi ho promesso amicizia e supporto, temete che mi rimangi la parola?»
«Vi esorto a rispettare i patti.»
«Non è mia intenzione ritrattare. Vero è che, se perdessi la testa per un valoroso reikan, sareste costretto a moderare le pretese. Se accadesse, sopporterete.»
Rhenn sbigottì. Le iridi viola si ingrandirono, riducendo la pupilla a una fessura. La reazione alla palese provocazione fu più evidente del desiderato.
«Tsk, vi nominerò consigliere e trancerò le obiezioni» borbottò «Remota… i maschi della mia gente non vi attraggono?»
«Remota perché Mahati non morirà.»
«Fareste di tutto per riaverlo?»
«Sì. Avete in mente qualcosa?»
«Mh, non ho certezza assoluta, ma sapendo come reagisce il nostro fisico potrebbe essere la discriminante. Il calore che trasmettiamo a Mahati è esterno, dunque insufficiente. Dovrebbe provenire da dentro e non alludo a blando akacha
«Cosa vorreste iniettargli?»
«Nulla. In determinate circostanze, i Khai aumentano naturalmente la temperatura.»
«Oh, davvero?»
«Anche voi lo fate senza realizzarlo. Per esempio quando siete in imbarazzo, quando vi incollerite o provate una forte emozione.»
«È esanime, come causargli una risposta?»
«Siamo al punto. Rammentate la seconda asheat? Non occorre che rispondiate» sogghignò Rhenn «L’impulso carnale genera il fuoco nelle nostre vene.»
«Dovrei… provocarlo?» domandò lei paonazza.
«Eufemismi. Non può né guardarvi né ascoltarvi, userete gli altri sensi.»
«C-come dite?»
«Quante perplessità! Mahati non vi ha posseduta e attendere gli si è ritorto contro. Però non raccontatemi che non avete mai fantasticato di baciarlo o toccarlo!»
Yozora nascose il viso tra le coltri, al culmine dell’imbarazzo.
«Visto che lo ammettete, non vi resta che procedere. O volete indicazioni esplicite?»
«N-no! È privo di coscienza, sarebbe un sopruso.»
«Non fatemi ridere! Vi desidera talmente tanto che potrebbe riaversi in pochi secondi! Faticherà a placarsi, accontentatelo una buona volta!»
«Molto divertente! E poi come lo sapete?»
L’Ojikumaar smise di ridere e le scoccò un’occhiata penetrante.
Perché anch’io vi desidero.
«Me l’ha detto. Inoltre, se non ricordo male, avete pronunciato un “mi darò a lui”. Se rifiutate di dargli piacere, ricorrerò a una delle nostre guerriere. Non credo che Mahati gradirà, specie quando ne conoscerà il motivo.»
«Siete un vile ricattatore.»
«Per niente. Vi siete arroccata su un modello sdolcinato. Invece è la passione che conta, sfiorare la pelle del vostro compagno, sentire il suo ansito, lasciargli addosso l’odore delle mani, le impronte delle labbra. Raggiungere l’estasi, condividerla, avere perenne sete di lui.»
Yozora ascoltò a bocca aperta, il cuore che palpitava all’impazzata.
«Questo non… non c’è sulle vostre pagine indecenti. È quello che provate?»
Rhenn avvertì all’istante il mutamento del suo odore. L’eccitazione di cui era intriso gli diede alla testa. Il corpo rispose, il respiro accelerò, l’istinto si svegliò gridando.
Dèi! Devo uscire da qui!
«Mi piacerebbe» gli sfuggì.
Scostò le coperte e si alzò, il lenzuolo avvolto ai fianchi.
«Che fate?»
«Non penserete che resti a guardare! Il sesso mi soddisfa solo in prima persona e si dà il caso che abbia un assedio da gestire.»
«Ma io non…»
Lui si voltò. Tornò sui suoi passi e posò un ginocchio sul materasso. Gli occhi socchiusi erano ipnotiche braci d’ametista.
«Voi cosa? Ambite conoscere le mie preferenze per usarle come traccia?»
«N-no!»
«Ah, troppo tardi.»
Accostò le labbra al suo orecchio e susurrò la risposta.
 
Sheratan strattonò il prigioniero, costringendolo a inginocchiarsi.
«Il tuo nome, hanran
Questi tossì una boccata di sangue e strinse i denti, mentre la mano gli attanagliava la ferita come una morsa, puntando a procurargli dolore.
«Naledi, servo dell’unico re.»
Il manrovescio lo scaraventò a terra. Con i polsi legati dietro la schiena non poté ammortizzare l’impatto.
«Riverisci l’eccelso Kaniša, verme!»
«Non è il mio sovrano.»
«Però osi indossare la divisa scarlatta! Qual è il tuo grado?»
Sull’omero del giovane non c’erano segni distintivi. Serrò le labbra e non rispose.
«La fai difficile, eh? Spogliatelo!»
I guerrieri stracciarono le vesti del prigioniero imprimendogli graffi profondi. Il veleno penetrò nella circolazione, abbassandogli le difese.
Sheratan esaminò tatuaggi che si dipanavano laterali, dall’ascella al fianco e sulla scapola destra. Aggrottò le sopracciglia e la cicatrice si accartocciò feroce.
«Eri un reikan!» sputò a terra con spregio «Morirai con disonore! Il divino Belker distoglierà lo sguardo dalla tua fine ingloriosa!»
«Uccidimi come ti pare, non ho paura. Sono un Khai.»
Gli occhi verde smeraldo del generale si accesero di furore. Lo afferrò per i capelli, piantandogli un artiglio alla base del collo e fu investito da un fiotto di sangue.
«Non funzionerà, il mio cuore è libero. Sono pronto a scontare l’errore di essermi lasciato catturare» mormorò Naledi.
Aveva la fronte imperlata di sudore, lo sguardo annebbiato per la tossina, che per lui non era mortale ma che avrebbe dovuto abbattere la resistenza.
Quando Sheratan affondò l’indice, l’hanran gemette ma non parlò.
«Eppure fa effetto» considerò Solea, impassibile accanto al generale «Non riesce a trattenere la sofferenza, perché non confessa?»
«Ve l’ho detto, sono libero.»
«Davvero? Vediamo quanto fegato possiedi. Tagliatelo!»
I Khai gli bloccarono gli arti e sguainarono le lame. Lui non si oppose. I pugni serrati si schiusero liberando le dita.
«Aspetta, Sheratan.»
L’ordine arrestò la tortura. I guerrieri s’inchinarono all’erede al trono, che avanzò al lucore delle torce. Lo sguardo sprezzante esaminò il corpo nudo del prigioniero. Si abbassò, fissandolo negli occhi con gelido distacco.
«Trascuriamo per un attimo la bravata di stanotte a favore dell’intrusione nel tempio di Belker. Qual è la connessione?»
«È un dio che non adoriamo.»
«È per questo che avete ordito l’omicidio della pithya?» recitò come se credesse alla versione ufficiale «Per impedirne il culto?»
«Nessuno leverebbe la mano sulla somma Ishwin. Rispettiamo l’arbitrio del singolo, persino nella devozione al dio della Battaglia.»
«Però eravate lì! Perché?»
«I fiori appassiti invocano l’acqua. Chi la possiede, la condivide.»
Rhenn corrugò la fronte ma si tenne a freno. Attendeva da mesi l’occasione di torchiare un ribelle, sprecarla sarebbe stato sciocco.
Sento che non ne ricaverò molta, ma tenterò con le domande giuste.
«I tuoi compari sono tutti reikan senza onore?»
«Esseri umani che agognano il riscatto.»
«Inutile interrogarti sull’identità di Elefter o dei tuoi compagni. Voglio sapere perché siete qui. Intendete unirvi ad Amshula?»
«Siamo venuti per sua altezza Mahati.»
«Attento, hanran, stai sfidando la pazienza dell’erede al trono!» ruggì Sheratan.
«Arrivate tardi» commentò Rhenn.
«Gli dèi non vogliano! Il Kharnot deve sopravvivere, stiamo cercando l’antidoto.»
«Come?»
«Siete preda di un equivoco, principe. Abbiamo attraversato il prasma per aiutare vostro fratello, non per ucciderlo. Eravamo sul punto di penetrare nel palazzo minkari, quando la donna ci ha riconosciuti.»
A differenza degli altri, il primogenito riuscì a contenere la reazione.
Torna. Anche durante l’agguato nel deserto hanno evitato di infierire su di lui. Mi piacerebbe sapere che significa.
«Mahati vi taglierebbe la gola senza pensarci, considerando che spandete tra le sue armate un contagio esiziale.»
«Il Šarkumaar è diverso da voi. Ogni guerriero, a prescindere dalle convinzioni, dalla fedeltà al credo o dalla determinazione, darebbe la vita per lui. Se vi domandate il perché, non lo conoscete affatto.»
Rhenn strinse le zanne. Al di là del fastidioso raffronto, l’affermazione suonava come una minaccia da non sottovalutare.
Chi comanda le armate ha il coltello dalla parte del manico. Se per disgrazia Mahati sfruttasse il fanatismo di questi rifiuti per sottrarmi il trono, non avrei che la guardia reale per oppormi. Sempre che non sia coinvolta. È follia, devo impedirlo!
«Menzogne» tranciò «Insinuare una crepa tra gli eredi del sangue è infimo. La fedeltà dei Khai va alla corona, non al comandante, e sopra questi al divino Belker. Codardi come voi non lo comprendono e sognano un mondo in cui la loro mancanza d’onore sia interpretata come virtù.»
«Per ciò che affermate, ci dichiariamo leali al secondo principe. Possa regnare nelle ere a venire, possa la sua stirpe ereditarne il valore. Quanto al coraggio e all’orgoglio, chi oserebbe esprimere davanti a voi, che vi ripudiamo?»
«Lasciate che tagli la sua lingua mendace!» ringhiò Solea furente.
«Non ancora. Ascoltarlo è uno spasso e ho un’altra domanda. Conosci qualcuno di nome Yūsha?»
«A parte il personaggio dell’Ooeshki, no. Nessuno userebbe quello pseudonimo.»
Rhenn spalancò gli occhi alla folgorazione: nell’epopea che aveva letto da ragazzino, Yūsha era una creatura sfuggente, ambigua, non aveva regole e riusciva a prendersi gioco persino degli dei.
Dannazione! Perché non ci ho pensato!?
Si mise eretto, consapevole della fandonia propinatagli da Ishwin. La situazione gli stava sfuggendo di mano, troppe forze sconosciute operavano contro di lui.
«Chi è la donna che ha riconosciuto i ribelli?» domandò ai suoi.
«Mirai, altezza.»
Ottimo. L’uomo che ha affrontato al tempio doveva essere tra quelli che si sono presentati qui.
«Mandatela a chiamare.»
«Mi dispiace, sommo Ojikumaar» mormorò per prima Solea «È stata catturata.»
L’ennesimo stallo! Senza Mirai non ho elementi decisivi contro Ishwin!
«Elefter è magnanimo, non la ucciderà» asserì l’hanran, interpretando a suo modo la tensione dell’interlocutore «A meno che non sia lei a cercare la morte.»
«Pensi che la sorte di una nisenshi mi interessi?»
«Penso che la vostra kalhar sia senza guardia del corpo.»
Rhenn avvertì la collera montare, ma all’esterno non trapelò alcuna emozione.
«Un’altra provocazione a vuoto, che merita la risposta precedente.»
«Un avvertimento sincero. La presenza di sua altezza Yozora è invisa a qualcuno molto in alto. Ci occuperemo noi di proteggerla.»
Il principe vide rosso. Lo afferrò per il collo e lo sollevò di peso. Strinse la dita fino a udire lo scricchiolio delle vertebre, il sangue intrise l’orlo della manica.
«Non osate avvicinarla» il pollice trapassò la carotide con un suono raccapricciante «Siete fango e cenere, ma ancora non lo realizzate. Vi aiuterò a prenderne atto.»
Scese un silenzio agghiacciante. L’ombra dell’uomo che pendeva dalla morsa di Rhenn continuò a oscillare all’ardere delle fiamme. Ai suoi piedi si formò una pozza vischiosa, alimentata da un lento gocciolio.
«È morto, mio signore» azzardò Sheratan dopo un tempo che parve infinito.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Enchalott