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Autore: MissAdler    03/08/2022    11 recensioni
Dal testo: Decide che quel dolore tra le costole, quella lama che continua a scavargli nella carne, quel sapore metallico in fondo alla gola non sono sensazioni reali. Se lo ripete in ogni momento ed è consapevole di quanto sia bugiarda la sua mente. Ma d’altronde che altro potrebbe fare? Ha provato tante di quelle volte a farlo ragionare, a metterlo in guardia, a ricordargli quello stesso voto che tanto tempo prima ha formulato anche lui, ma tutto ciò che ha ottenuto è stato di allontanarlo, di farlo chiudere a riccio. Hanno iniziato a non parlarsi più come prima, a non raccontarsi più ogni cosa, a non capirsi.
Obi-Wan ormai non capisce più nemmeno se stesso.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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●○●◇●○●






For All Of It




Epilogo




 

Anakin Skywalker grida senza emettere alcun suono.
È come risvegliarsi sott’acqua, rendersi conto di non poter vivere senza respirare, ricordare cosa si prova a inalare ossigeno, a sentire il vento sulla faccia, il sole tra i capelli.
È l’istinto ancestrale di aggrapparsi a se stessi, di nuotare verso la luce, di riemergere, di scalciare e sgomitare per tornare in superficie. Anche se l’acqua è pesante, anche se forse non è più nemmeno acqua, ma un liquido denso, nero e viscoso che trascina giù, penetra in ogni poro, annienta e divora.


Potrebbe continuare a stringere la presa sulla sua gola. Dovrebbe farlo, perché la vita non ha ancora lasciato quel corpo. Pulsa nelle sue vene, vibra sempre più debolmente nel suo petto.
Darth Vader dovrebbe premere più forte su quella trachea, ucciderlo una volta per tutte, eppure allarga le dita e ritrae il braccio, allenta quel cappio mentale e guarda Obi-Wan accasciarsi al suolo privo di sensi.
È ancora vivo, ma lui non dovrebbe sentirsi sollevato. Non dovrebbe sentire niente.


Si avvicina con cautela, trascinandosi e respirando a fatica, calcolando mentalmente la poca autonomia che gli resta ora che la maschera è spaccata a metà e l'armatura compromessa.
Deve tornare sulla nave il prima possibile o morirà, lo sa bene. Eppure indugia ancora su di lui, sul suo viso, sulla sua gola esposta. È una curiosità morbosa a cui non può resistere.
Il suo Maestro è invecchiato. L’ultima volta non aveva quelle grinze ai lati degli occhi, linee tanto profonde sulla fronte e fili argentati tra i capelli. Eppure sembra ancora… bello?
Vader ringhia e si maledice. Maledice Obi-Wan e quella debolezza che nonostante tutto è ancora lì, a metterlo in crisi, a instillare dubbi nella sua mente, a farlo sentire come il ragazzino fragile e bisognoso d’affetto che era una volta e che ora dovrebbe essere solo cenere, perché lui stesso l’ha ucciso. Maledice soprattutto Anakin per essere tornato a galla dopo tanto tempo, per non essere morto come avrebbe dovuto!
E allora lo annega di nuovo in quell’abisso, acqua nei polmoni e luce che si allontana, che filtra sempre più debolmente dalla superficie, mentre i tentacoli del buio lo afferrano, lo trascinano sempre più giù avvolgendolo in un bozzolo di oscurità.
Ma non riesce ancora a distogliere lo sguardo da Obi-Wan e per un istante pensa di finirlo, di spezzargli il collo a mani nude o di trafiggerlo con la spada.
No, la prima ipotesi è da escludere, perché strangolarlo significherebbe toccarlo, sentire il calore della sua pelle, la sua carotide pulsargli sotto le dita meccaniche.
Un affondo dritto nel petto invece brucerebbe quel legame, carbonizzerebbe ogni singolo ricordo, ogni sentimento residuo.
Perché non l’ha semplicemente finito prima? Perché si è fermato?
Obi-Wan meritava di morire, se lo è ripetuto per dieci anni, glielo ha ripetuto l’Imperatore, glielo ha cicatrizzato addosso il fuoco di Mustafar. E in ogni singolo giorno quel dolore costante è stato come un monito di odio per rammentargli chi è il vero nemico.
Kenobi lo ha rifiutato per tutta la vita e in ogni modo possibile. È stato lui a farlo sentire un peso, a non volerlo con sé fin dall’inizio, a caricarlo di assurde aspettative e a mortificarlo per ogni sbaglio, per ogni imperfezione. È stato lui a respingerlo, a rinnegare quel bacio, quei desideri, quei sogni condivisi, lui che l’ha reso un mostro menomato, lui che l’ha lasciato a morire tra le fiamme senza voltarsi indietro.
Lo ha defraudato di ogni cosa e ora gli chiede perdono. Ora ammette di averlo amato, di amarlo ancora. Come se potesse fare la differenza. Come se importasse. Come se Anakin Skywalker potesse riemergere dal tetro abisso in cui Vader lo sta risucchiando.
No. Lui non prova niente, si ripete continuando a guardarlo.
Lo odia e basta. Lo odia con ogni fibra del suo essere. Lo odia e pensa di risparmiarlo proprio per questo, per farlo soffrire, per fargli rimpiangere di non essere morto durante la Grande Purga, per continuare a odiarlo in ogni giorno che gli resta da vivere.
Potrebbe trascinarlo sulla nave ammiraglia e farlo marcire in una cella, potrebbe torturarlo, mutilarlo, portarlo così vicino all’oscurità da non lasciargli altra alternativa che seguirlo nell’abisso. Potrebbe prendersi con la forza quello che Obi-Wan non ha mai voluto concedergli e che ora invece sembra quasi elemosinare come un povero disperato. Fallito, patetico Kenobi!
O magari potrebbe continuare a guardarlo ancora un momento, sono un istante, ripensare a quelle parole e godere di un simbolico trionfo.
Obi-Wan Kenobi, il grande Jedi senza macchia e senza peccato, perfetto, impeccabile, saggio, assennato, era segretamente innamorato del suo apprendista. Lo stesso apprendista che ha contribuito a distruggere i Jedi e che ora è il Sith più potente della Galassia.
Ironico.
Indecente.
Ma mai come il fatto che Obi-Wan continui ad amarlo anche ora. Che lo ami a tal punto da essere disposto a farsi uccidere, piuttosto che ucciderlo lui stesso.
Eppure… quella vittoria ha un gusto insolitamente dolce…
In quei dieci anni di morte e distruzione Vader ha sperimentato che la vendetta sa di sangue, di terra e ruggine, e non assomiglia minimamente al miele che si sta sciogliendo adesso sulla sua lingua.
Quello non è il sapore della vittoria, ma di qualcos’altro, di qualcosa che gli ricorda notti stellate, sogni a occhi aperti, Grog e risate. Guance insolitamente lisce sotto le dita e labbra tiepide, inesperte e gentili.
Il respiro gli si fa più debole, più rumoroso. I circuiti dell’armatura sono in tilt e la maschera sta smettendo di convertire ossigeno al posto suo.
Forse per questo la mente gli gioca strani scherzi, forse per questo quella parte di sé continua a riemergere dal suo subconscio confondendogli i sensi e rendendo debole la sua volontà.
La navetta di Obi-Wan non è lontana. Vader lo afferra bruscamente per la caviglia e lo trascina senza troppi complimenti. È eccessivamente stanco per usare la Forza, a malapena riesce a respirare.
Fa freddo, la terra sotto le suole dei suoi stivali è ruvida e irregolare, un vento gelido gli sferza la guancia esposta.
L'aria sulla pelle è una sensazione che aveva dimenticato.


“…na…kin…”
Obi-Wan è ancora stordito e biascica qualcosa che somiglia al suo nome. Al nome che una volta era il suo.
Perché il suo vecchio Maestro respira ancora? Perché non ha potuto ucciderlo?
Vader sente quella domanda rimbombargli nel cervello, rimbalzare da una tempia all’altra come una scheggia impazzita.
“Anakin…” si sente chiamare ancora. E la sensazione è di strapparsi il cuore a mani nude, un dolore che gli afferra il petto e che gli brucia fino in gola.
Obi-Wan si solleva su un gomito e lo fissa sgranando gli occhi. Fa rimbalzare lo sguardo da lui alla navetta con la quale era arrivato ed è ancora visibilmente confuso.
“Risali a bordo e vattene” soffia Vader facendo appello alle poche forze che gli sono rimaste, una sovrapposizione di voci che stride nel silenzio della notte.
Non può sopportare per un altro minuto la vista di quell’uomo, dei suoi occhi lucidi e compassionevoli che promettono redenzione, speranza e meravigliose utopie.
Obi-Wan aggrotta le sopracciglia, i capelli troppo lunghi gli spiovono sugli zigomi.
“Vieni con me” mormora con un filo di voce. Una scintilla che gli brilla negli occhi chiari.
Vader si sforza di sorridere mellifluo e già solo questo gli costa uno sforzo sovrumano.
“Cerchi ancora di redimermi, Maestro? Te l’ho detto, Anakin Skywalker è morto.”
“Eppure è stato Anakin a risparmiarmi.”
Vader inspira profondamente, rumorosamente, e gli sembra quasi di vederlo. Di vedersi.
Anakin è proprio lì, sul ciglio delle tenebre, a pochi passi dalla luce. E lui può salvarlo o farlo scomparire per sempre in quel tetro abisso.
“È troppo tardi, Obi-Wan” ansima distogliendo lo sguardo. Il contatto visivo e insopportabile, perché la luce alla quale Anakin cerca di aggrapparsi è proprio quella dei suoi occhi. “Vattene ora!”
Adesso Vader sembra solo stanco, l’odio e la rabbia sono un fardello troppo pesante da portare in quelle condizioni, a malapena riesce a inalare ossigeno e anche solo pronunciare poche parole gli provoca fitte lancinanti.
Anakin, che adesso di Vader ha davvero ben poco, si lascia muovere senza opporre resistenza, lascia che Obi-Wan gli passi un braccio intorno alla vita, che lo sorregga e che lo adagi accanto alla postazione di guida, che gli sistemi la maschera come meglio può, per dargli almeno un po’ di sollievo.
Un piccolo droide insetto pigola e svolazza attorno a loro, poi si poggia quieto sul monitor delle coordinate.
Obi-Wan siede alla postazione di comando e gli sussurra qualcosa che non riesce a comprendere, perché ogni cosa intorno a lui è già solo nebbia e silenzio, finché le palpebre non si fanno troppo pesanti e un rantolo secco gli rallenta ancor di più il respiro.




 
●○●◇●○●




Anakin si spinge verso la luce, annaspa e nuota verso l’alto, senza gambe, senza braccia, senza fiato. È così dannatamente difficile…


Vieni con me.”


Riconoscerebbe quella voce tra mille. Quel tono dolce, conciliante, sempre un po' sarcastico. Ma non stavolta. Stavolta è solo una supplica, una dichiarazione, una promessa.


Sente le sue mani ovunque. Lo sorreggono, lo cingono e lo guidano con delicata fermezza.


Il bozzolo nero attorno a lui si è dissolto, l’acqua è più leggera, la superficie più vicina.
Può vedere il cielo oltre lo specchio dell’acqua.
Non ricordava che fosse così azzurro, così chiaro, così luminoso.




 
●○●◇●○●




Si sveglia con la sensazione di un tubo che gli scende giù in gola. Ogni centimetro di pelle brucia come se lo stessero scuoiando vivo e un ronzio continuo gli buca i timpani.
Prova ad aprire gli occhi ma una luce bianca e fredda lo acceca. Non sente le braccia e neanche le gambe.
Prova a pensare, a ricordare, a capire dove si trovi, ma una sensazione di nausea gli fa annodare i brandelli di uno stomaco che nemmeno usa più. Scintille luminose contro le palpebre e poco dopo il nulla.




 
●○●◇●○●




Riapre gli occhi sott’acqua. Conosce bene quel marchingegno, sta galleggiando in una vasca di bacta. È nudo, cinghie attorno al petto per sorreggerlo, tubi che gli si agganciano al corpo, una maschera per l'ossigeno su naso e bocca.
L’immagine di Obi-Wan oltre il vetro lo fa sussultare. Ora ricorda.


Che cosa ho fatto?


La lucidità torna a pulirgli la mente, a far luce sui suoi ricordi e sulle sue azioni, generando mille rimorsi e un senso di colpa intollerabile. Vorrebbe gridare e dimenarsi, ma se ne resta lì, a galleggiare nudo e senza difese davanti al suo vecchio Maestro, che sorride debolmente e preme il palmo della mano contro il vetro della vasca.




 
●○●◇●○●




Anakin trascorre un paio di giorni in una camera bianca e senza finestre, steso su un letto che odora di disinfettante, diversi tubi collegano il suo corpo a un’apparecchiatura rudimentale, che tuttavia sembra riuscire perlomeno a tenerlo in vita.
Una vecchia Tsufuru dal naso aquilino entra a sostituirgli la flebo e a controllare i parametri vitali. Gli sistema la mascherina sul viso senza guardarlo, gli misura la pressione, gli osculta il torace, gli cambia la medicazione sulla guancia e sulla testa. Poi se ne va senza dire una parola.
Non sembra spaventata. Non sembra nemmeno sapere chi sia, altrimenti non sarebbe lì, probabilmente.
Solo una volta Anakin ha provato a chiederle di Obi-Wan, con un filo di voce e il respiro mozzato, ma lei ha risposto solamente “tornerà presto”, per poi uscirsene da dove era venuta.
Potrebbe ucciderla, scardinare la porta senza nemmeno toccarla, andarsene da lì. Ma senza armatura e senza quelle cure basiche morirebbe in poche ore.
E poi… non è sicuro di volerlo fare davvero. Non è più sicuro nemmeno di quale sia il suo vero nome.




 
●○●◇●○●




Quando finalmente Obi-Wan compare sulla porta con la solita aria arruffata, Anakin sente una microscopica scintilla nel petto, la ignora e istintivamente fa per afferrare il lenzuolo e tirarselo addosso. Ma è senza protesi, indossa una tunica bianca senza cuciture, la testa che affonda tra i cuscini sterili. Le energie stanno tornando, ma la voce è ancora roca, il respiro ancora debole.
“Dove mi trovo?”
“Al sicuro” spiega Obi-Wan con tono paziente, come faceva quando Anakin era ancora un bambino. “Sono miei amici, sta' tranquillo, ci aiuteranno e non faranno domande.”
“Non posso restare qui senza armatura.”
“Riusciremo a ripararla o a trovare un’alternativa, ho rintracciato un vecchio amico che può fare al caso nostro, sta venendo qui proprio adesso.”
Conosce quello sguardo. Obi-Wan è determinato, inarrestabile, nulla potrebbe farlo vacillare. Ma non sa che quell’armatura è l’unica soluzione possibile per lui, che i suoi congegni traggono forza vitale dal Lato Oscuro e dall’alchimia dei Sith, che nessuno può ripararla o costruirne un’altra, nemmeno un Jedi, nemmeno un genio.
“Hai sempre una soluzione per tutto, non è così, Obi-Wan? Ma non tieni in considerazione il dettaglio più importante. È Darth Vader a tenermi in vita, la sua armatura, la potenza del Lato Oscuro che la alimenta. Non puoi salvare Anakin senza salvare anche Darth Vader.”
“Ne sei sicuro?”
Obi-Wan si siede sul bordo del letto, sorride e una ciocca di capelli gli spiove sulla guancia.
Anakin prova a cercare rabbia e odio dentro di sé, ma trova solo pena, rimorso, tristezza. Pensa che lasciarsi morire sarebbe l’alternativa migliore. Sarebbe facile, rapido, indolore. E non dovrebbe portare sulle spalle il carico mastodontico delle sue azioni. Non basterebbero cento vite per espiare tutti quei peccati. E poi Vader è ancora lì, lo sente. Una nuvola scura che gli vortica sulla testa, attorno alle spalle, che lo lambisce sulla schiena col suo tocco umido e freddo. Come potrebbe vivere sospeso sul ciglio di quell’abisso, guardandoci dentro ogni volta che chiude gli occhi e rischiando di precipitare da un momento all’altro? Potrebbe essere lui stesso a lasciarsi cadere. A lasciarsi prendere di nuovo dalle tenebre. E se anche potesse resistere, l'Imperatore non smetterà mai di cercarlo.
“È davvero questo ciò che vuoi?” chiede freddo e palesemente disgustato da se stesso, mentre si solleva dai cuscini e con uno scatto di Forza fa schizzare la maschera dell’ossigeno contro il muro. Ora Obi-Wan può vedere tutto, tutto il male che gli ha inflitto, la veemenza con cui il Lato Oscuro ha iniziato a consumarlo. E Anakin può vedere il colore scivolargli via dalle guance.
“Desideri ancora baciarmi? Pensi davvero che troveresti piacevole questo corpo mutilato? O questa faccia sfigurata?”
Le labbra di Anakin si arricciano nel solito sorriso storto, ma stavolta sembra più una smorfia di rassegnazione.
“Colui che dici di amare è più una macchina, ormai, che un uomo.”
Obi-Wan apre lentamente la bocca, poi la richiude senza emettere un suono. Tende le mani, le appoggia delicatamente sulle sue guance e sorride. Di nuovo nei suoi occhi brillano promesse di scenari irrealizzabili, che adesso Anakin vorrebbe con tutto se stesso credere possibili.
“Vader vive ancora dentro di me, non se ne andrà mai.”
“E allora noi gli troveremo un posto.”
“E tutto quello che ho fatto? Non si può cancellare in nessun modo. Ci sono cose che non si possono riparare.”
Forse non è vero che Obi-Wan ha una soluzione per tutto. Di certo non ha risposte per questo. Chi mai potrebbe averne?
Ma continua a tenergli il viso tra le mani, muove i pollici lentamente, stando attento alla ferita che lui stesso gli ha inferto, li ruota in piccole carezze calde e delicate che ad Anakin quasi spezzano il cuore.
Non ricordava più di averne uno. Non ricordava più nemmeno di avere una faccia.
È surreale sentire quella crudeltà ancora dentro di sé, la consapevolezza di essere stato un mostro, di esserlo tuttora, la memoria di tutti i suoi crimini che lo strangola come un cappio. E allo stesso tempo quel morbido calore sulle guance, un profumo che credeva di aver dimenticato, la sensazione di avere ancora una pelle, un corpo fatto di carne e sangue, non solo di metallo, circuiti e ingranaggi.
Come è successo? Come ha fatto a perdersi tanto a lungo, tanto a fondo?
È come risvegliarsi da un incubo ancora vivido e temere le ombre anche se la luce del giorno è alta nel cielo.
Gli sfugge un sospiro lungo e regolare. Non gliene rimangono molti in autonomia.
Prende un altro faticoso respiro ed è come se Obi-Wan seguisse la traiettoria dell’ossigeno che sta cercando di inalare. Gli si avvicina lentamente, con i capelli arruffati e gli occhi chiari cerchiati di insonnia.
Abbassa lo sguardo sulle sue labbra e quando le bacia Anakin pensa che non respirerà mai più. Tutto il suo universo si ribalta, si riavvolge, cancellando per un solo microscopico istante ogni altro pensiero.
Con gli occhi chiusi percepisce solo lui, la Forza che scorre nelle sue vene, la vita che gli fa pulsare il cuore, che lo scalda e gli solleva il petto respiro dopo respiro.
Per un momento gli sembra di tornare a quella notte su Yardrath, di fluttuare ancora in quella bolla silenziosa e perfetta, come se non ci fosse niente e nessuno nell’universo tranne loro. Ed è una sensazione talmente incredibile, talmente inebriante, che si allontana dalla sua bocca, solo per controllare che Obi-Wan sia davvero lì, che Anakin sia davvero lì, ad avere il totale controllo, come dovrebbe essere.
La sua bocca è come la ricordava, tenera, cedevole, calda. La barba gli punge la pelle, ma è un bruciore piacevole, leggero, che lo fa sentire sveglio, vivo, presente a se stesso.
Obi-Wan è così vicino adesso... così caldo... e non solo nel corpo. Quasi non lo riconosce. O forse si riconoscono più profondamente ora di quanto abbiano fatto in tutta una vita.
Stavolta è Anakin a restare immobile, mentre lui si sposta, dischiude le labbra, inclina la testa quel tanto che basta a farle combaciare perfettamente. Obi-Wan lo bacia ancora e ancora, ignorando quel sapore metallico, quell’odore di cenere e ferro, finché i suoi gesti non si fanno più fluidi, più audaci. Le sue mani scendono leggere sulla sua gola, sulle spalle, lungo le braccia, e Anakin avverte il suo corpo risvegliarsi, reagire, riacquistare sensibilità, centimetro dopo centimetro. Si ritrae appena, ma Obi-Wan lo afferra con decisione, gli sfiora con reverenza le cicatrici delle amputazioni, gli respira tra i denti, gli sussurra sulle labbra che andrà tutto bene, che non lo lascerà mai più.
Una lacrima gli scende lungo la guancia, gli si impiglia nella barba e rimane lì, mentre il respiro di Anakin si fa più debole e irregolare, l’affanno sempre più evidente. E forse è solo questo che persuade Obi-Wan a staccarsi da lui, a rimettergli la mascherina sul viso, ad adagiargli il lenzuolo sulle cosce con una premura quasi paterna.
“Riposa ora” gli ordina con dolcezza, baciandogli la testa calva e grinzosa.




 
●○●◇●○●




Anakin è terrorizzato. Non sa come riuscirà a sopravvivere e l’idea di potercela fare lo terrorizza ancora di più.
Non ha idea di come potrà convivere con se stesso, di come potrà perdonarsi. Ci sono così tanti pensieri che lo tormentano e che lo tormenteranno per sempre…
C’è la sua dolce Padmé, c’è quel figlio che non è mai nato e che forse avrebbe potuto amare, ci sono tutti gli innocenti che ha ucciso e che ora può quasi vedere in piedi di fronte a sé, come un incubo a occhi aperti. Lo guardano e lo aspettano. Forse lo compatiscono, perché sanno che non avrà mai pace.


Una volta Yoda gli disse che la luce trova sempre il modo di penetrare nell’oscurità.
Anakin pensa che forse Obi-Wan è sempre stato l’unico in grado di ferirlo, che quella crepa aperta nella sua armatura è la stessa che ha intaccato il suo bozzolo nero e viscoso, che ha dissipato le ombre e gli ha fatto intravedere il cielo dal fondo dell’abisso.
È stato Obi-Wan Kenobi a salvare Anakin Skywalker. E l’ha fatto aprendogli una crepa nell'anima, per farvi tornare la luce. Un giorno saprà come ringraziarlo, come farsi perdonare, come perdonarsi. Per tutto.
Per ora decide di iniziare col dargli retta, una soddisfazione che come allievo forse non gli ha mai concesso.
E allora si abbandona tra i cuscini e respira, semplicemente respira. Perché ora non fa quasi più male. Perché ora inizia finalmente a ricordare come si fa.








 
Fine







ANGOLINO DELL'AUTRICE
Salve a tutti! Doveva essere un epilogo piccino, sono uscite tremila parole. E vabbè!
Innanzi tutto grazie a chi è arrivato fin qui, a chi ha letto, ricordato, preferito o recensito! Vi adoro!

Inizialmente il finale doveva essere diverso, mi sarei attenuta al canone e avrei solo aggiunto angst a palate ma, ehi, mi piangeva il cuore! Io devo salvarli questi due, li amo troppo e non ce la facevo a farli soffrire ancora. Non è anche per questo che scriviamo fanfic?
Insomma, spero che comunque il finale vi sia piaciuto. ♥
Ci sono diverse citazioni al canone, come ad esempio la frase pronunciata da Ben in episodio IV: “è più una macchina, ormai, che un uomo”, che qui viene detta da Anakin stesso. E beh, gli Tsufuru sono presi da Dragon Ball!
Certe cose nel finale sono lasciate un po' all'immaginazione, tipo come farà Anakin a sopravvivere senza armatura, se incontrerà i suoi figli, dove vivrà e cosa si inventerà ora quel buontempone di Palpatine, ma ehi, avrei dovuto scrivere 30 capitoli! L'importante è che Anakin e Obi-Wan siano finalmente insieme e che Anakin sia tornato in sé in largo anticipo. Alderan e un'altra dozzina di pianeti ringraziano!
Se vi va di lasciarmi qualche riga, sappiate che vi blesso tantissimo!
A presto! Ci si vede.
Aislinn
   
 
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