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Autore: Aliseia    06/08/2022    2 recensioni
Che succede? Si chiedeva Abeforth. Accadeva che quello era entrato di nuovo dalla loro finestra, nella camera in mansarda che casualmente era la stanza di Albus.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The First Picture Of Summer'
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Fandom: Animali Fantastici e dove trovarli – I Segreti di Dumbledore.
Genere: Romantico
Personaggi: Albus Silente; Gellert Grindelwald
Pairing: Albus/Gellert
Note: Prosegue il nostro viaggio nei ricordi di Albus e Gellert. Il tramite una delicata ampolla dove Gellert ha nascosto la memoria rubata di entrambi. I nostri occhi sono quelli di un incredulo Albus.
Dedica: a Miky. A volte se ascolti il passato ti sussurra… E apre la strada al presente. Sono tuoi, allora come ora.
A Abby: ancora un montaggio di scene tra i giovani Grindeldore e gli adulti. O, come amo chiamarli, tra i mini Grindeldore e i Grindeldore eterni.
Rating: Per tutti 
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me ma a J.K. Rowling.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Like an Endless Summer

Palms reflecting in your eyes, like an endless summer
That's the way I feel for you
If time stood still I'd take this moment
Make it last forever

Freaks – Lana Del Rey
 
 
Nei giorni che seguirono Albus aveva sempre quelle stelle viola tra i capelli, e che stelle negli occhi.
Abeforth non capiva, i suoi di occhi si spostavano nervosi da quelli cristallini dell’inquieto fratello a quelli pallidi di Ariana. Sembravano laghi gemelli, come in quella poesia amata da Albus*, la calma in superficie sempre sul punto d’infrangersi. Lei per finire a terra in mille pezzi, come un calice troppo fragile, lui per irradiare luce che si perdeva in mille rivoli, come uno specchio incrinato.
Che succede? Si chiedeva Abeforth. Accadeva che quello era entrato di nuovo dalla loro finestra, nella camera in mansarda che casualmente era la stanza di Albus. Accadeva che Albus quella mattina, i riccioli rossi e gli occhi brillanti, sembrava bruciare e i pensieri che affollavano la testa di Abeforth mandavano in combustione anche lui. Può essere? Si domandava ancora. Ciò che ho sempre sospettato… Proprio ora, proprio con quello? I ragazzi della famiglia Dumbledore erano stati educati al rispetto ma di tutti i maschi che c’erano al mondo… proprio quello? Con la sua boria, la sua arroganza, quel lato oscuro che non si preoccupava nemmeno di nascondere?
“Buongiorno!” in fondo alle scale Albus attirò di nuovo la sua attenzione. Da quanto tempo il suo sensibile fratello non si mostrava tanto raggiante? Egli sorrise, sedette a capo tavola. Si allungò per un rapido buffetto ad Ariana che lo fissava con aria adorante.
“Buongiorno…” l’altro scendeva le scale con andatura confidente e tranquilla. Era un po’ spettinato, in quel suo modo noncurante che lo rendeva ancora più sexy, la solita ciocca bionda che ondeggiava con poco rispetto sulla fronte liscia e bianchissima. I suoi occhi brillavano in modo indecente e persino Abeforth dovette ammettere dentro di sé che era bello… “Buongiorno…” sussurrò Albus mentre arrossiva. Abeforth scosse la testa. Ariana dolcemente sorrise.
Lo sguardo scambiato tra quelli che con molta evidenza erano due giovani amanti, quello sguardo sognante di due reduci da una notte che doveva essere stata folle, appassionata, priva di sonno… proprio quello sguardo mandò Abeforth su tutte le furie. Avrebbe accettato una battuta, un sorriso, un sospetto, ma non l’aria trionfante e indecorosa di entrambi. Si alzò di scatto, lasciando la colazione a metà.
L’impasto di latte e fiocchi d’avena si rapprendeva nella tazza, con la coda dell’occhio Abeforth colse, dietro l’orecchio di Albus, il bagliore viola di un fiore di lavanda.
Gellert si guardava attorno, un po’ diffidente. Albus era rimasto così, la tazza di tè a mezz’aria, le guance rosse e le labbra socchiuse come nell’attesa sospirosa di un bacio. “Al?” sussurrò l’altro. Sembrava chiaro che fosse lui a dirigere il gioco. Lui che aveva impegnato il ragazzo dai capelli rossi in infiniti assalti, in infinite estasi che avevano lasciato quelle stelle viola tra i riccioli e negli occhi. “Il tuo tè…” Inclinando il viso accennò alla tazza che non era più fumante. Abeforth lasciò la stanza ma mentre usciva colse la rapida mossa con cui Gellert aveva aggirato il tavolo e chinandosi con grazia aveva posato un bacio leggerissimo, a fior di labbra, sul collo di Albus, che avvampò come se la tazza scottasse ancora. Abeforth lasciò la casa sbattendo la porta, lasciando Gellert compiaciuto di quel pudore che imporporava le guance del suo compagno, della rabbia di Abeforth, forse persino della confusione inquieta che leggeva negli occhi grigi di Ariana. Nel ricordo di Abeforth l’ultimo flash (imbarazzante, a suo modo conturbante) di quel mattino d’estate era stato il lampo metallico, mentre Gellert si chinava a baciare indecentemente il proprio amante, di quel gioiello che portava al collo.
Il giovane tedesco voltò il bel viso impudente incontrando lo sguardo dello spettatore. Inclinò le labbra. La camicia aperta rivelò il bagliore argenteo del gioiello che portava al collo, il ribollire rosso del sangue degli amanti al suo interno.
Albus sussultò, sollevando il viso dal pensatoio. Quell’ultima visione di Gellert non proveniva dallo stesso ricordo, era un Gellert ancora giovane ma più adulto. Le guance più piene, le labbra più insolenti. Lo sguardo duro. “Ecco – Albus udì la sua voce – liberati di questo ricordo insignificante – Lascia che io lo conservi per te. Vorrei rivedere come eravamo, come ci guardava il mondo in quell’estate del novantanove…”
E questo era. Una fotografia. Un’immagine abbagliante per sempre fissata nel tempo. Albus mandò indietro il capo. Un’immagine che lo turbava, intrisa di nostalgia. Eppure non c’era solo quello…
Aveva i capelli bagnati, forse era la materia dei ricordi, forse sudore, forse lacrime… Gellert aveva rubato ad Abeforth il ricordo lontano di un loro risveglio. Uno scatto perfetto e per sempre intoccabile di quell’estate del novantanove. Ricordi imbarazzanti per Abeforth, bellissimi per Albus. Vecchi ricordi che forse erano importanti solo per i due amanti, che avrebbero cambiato quel loro incontro nell’albergo di Parigi, dove si era creduto vergine e forse quella vulnerabilità lo aveva reso indifeso e impreparato nel ripetersi della loro eterna sfida… Ma non poteva essere soltanto quello. C’era un filo conduttore in quelle memorie, e non era solo la loro passione. C’era un disegno ed era chiaro il come. Non ancora il perché.
Albus coprì il pensatoio con la malinconia con cui si richiude un vecchio inutile album di fotografie.


*Veleno - Baudelaire. Il giovane Albus deve aver letto i Fiori del male. Deve.
  
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