Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    19/08/2022    10 recensioni
[BodyOfProof!AU]
Quando il detective Overland decide di tornare a casa, il medico legale Bleket non ne è particolarmente felice, soprattutto perché alcuni misteriosi omicidi li costringono ad essere a stretto contatto. Ferite mai rimarginate tornano a sanguinare, mentre un nuovo tipo di giustizia si fa largo in città.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 4

 

Jane non poté fare a meno di sorridere quando il suo tratto andò a disegnare la morbida rotondità del ventre dell’animale di fronte a lei. Il vetro che le separava non costituiva un ostacolo, anzi, le dava la giusta visuale sull’altra senza rischiare di disturbarla o, ancor peggio, di mettersi in pericolo. Le temperature continuavano ad essere rigide ma la giornata era soleggiata e stare all’aria aperta era gradevole. Lo zoo era tornato alla sua vita di sempre, anzi, sembrava aver attirato ancor più visitatori, curiosi di vedere dove era stato ritrovato il cadavere. Lì, dalla panchina su cui si trovava, ne aveva già visti a decine: quell’attrazione quasi morbosa per il macabro di alcune persone non l’avrebbe capita mai, nonostante il suo lavoro, anzi, soprattutto per il suo lavoro.
«Ti ho già vista da qualche parte o mi sbaglio?»
Quel richiamo inaspettato la fece sobbalzare, tirò una riga con la matita sul foglio e imprecò impercettibilmente fra i denti.
«Scusami…» si affrettò a dire il ragazzo appena arrivato «So che sembra una battuta di approccio scadente ma…»
«John?» trasecolò lei, drizzando di colpo il capo.
Lui sorrise «Allora non era solo un’impressione» le disse divertito «Ora ricordo, eri qui quella mattina»
«Sì» rispose mestamente «Sono Jane Porter, l’assistente del medico legale che si occupa del caso» si presentò, tendendo la mano.
John la strinse timidamente, quasi che fosse preoccupato di poter stringere troppo quelle dita d’artista affusolate, con la sua mano grande e ruvida «Come procedono le indagini?» buttò lì, cercando di fare conversazione.

Jane fece una risata nervosa «Temo di non poter rispondere a questa domanda, mi spiace»
«Hai ragione, non ci pensavo: perdonami» si scusò, sinceramente pentito «Sei molto brava» si complimentò ammirato, cambiando discorso.
«Grazie» si schermì lei, arrossendo un poco «E’ solo un hobby»
«E’ un peccato, se lo facessi vedere a Terk, sono sicuro lo apprezzerebbe molto»
«Terk?»
«La tua modella» le spiegò con un sorriso.
«Oh, capisco…»
«E’ una femmina molto giovane: curiosa, talvolta irruenta ma anche estremamente intelligente, sono certo sarà un’ottima madre»
Jane non poté fare a meno di sorridere a sua volta «Ne parli con grande affetto»
Lui annuì «Ne ho seguito personalmente l’inserimento per la tesi di laurea e, vista la possibilità offertami dallo zoo, ho deciso di continuare il mio percorso con lei» alzò appena le spalle, un poco a disagio «La considero come una grande amica»
Il suo timore di sembrare strano ai suoi occhi non si tramutò in realtà, anzi, sul volto della ragazza si dipinse un’espressione dolce «E’ davvero un bel pensiero» riportò l’attenzione sull’animale e si avvicinò al vetro «Certo che è un peccato, però, vederli chiusi qui, intendo»
L’altro rimase in silenzio, tanto che Jane si girò verso di lui e, guardando la sua espressione stupita, arrossì violentemente «Io… ecco… non volevo dire che questo posto maltratta gli animali o che lavori per degli sfruttatori» spiegò a disagio «Dico che sarebbe meglio se vivessero nel loro habitat naturale, no?» scoppiò a ridere nervosamente «Come se non avessi appena comprato e pagato un biglietto di questo zoo: un vero esempio di coerenza, non credi?»
John dovette trattenersi per non ridere di fronte a quello sproloquio «Se ti può essere di conforto, gli animali, che sono ospiti qui, sono stati tutti recuperati da chi li sfruttava indegnamente o da chi ne era venuto in possesso in maniere poco lecite. Qui sono trattati molto bene e hanno buoni spazi per la loro mobilità ma hai ragione» la guardò dritta negli occhi «Per quanto possano essere accuditi, vederli liberi nelle foreste sarebbe tutta un’altra cosa» appoggiò una mano al vetro «Un sogno, però, destinato a rimanere tale» disse con dolore «Questi gorilla non riuscirebbero a tornare alla vita selvaggia: avrebbero difficoltà a trovare il cibo, diverrebbero facile prede nonostante la loro forza e mole. E non parlo di animali feroci soltanto… o meglio, non solo di bestie a quattro zampe» sorrise amaro «Il bracconaggio è una piaga tremenda che li riporterebbe a vivere fra atroci sofferenze o ad essere issati in qualche lussuoso salotto come trofei»
Jane in quelle parole avvertì tutto il suo dolore «A volte ci basiamo troppo sul concetto ideale che abbiamo del mondo, ma la vita vera è tutto tranne che perfetta, no?» lui questo lo sapeva maledettamente bene, sospirò e gli sorrise «Basta solo non smettere di sperare e lottare per renderla migliore»
La bocca di John, davanti a quel sorriso, si aprì un poco; scosse appena la testa e sbatté un paio di volte le palpebre, per riuscire a riprendere un minimo di lucidità. Si schiarì la voce con un leggero colpo di tosse, nascosto da una mano chiusa a pugno a pochi centimetri dalle labbra «Pensi che ti possa offrire un caffè?»
Jane strinse l’album da disegno al petto e arrossì «Perché no?»

§

«La seduta è tolta»
Elsa si alzò dalla panca su cui era seduta e si avviò verso l’uscita dell’aula di tribunale in cui era stata invitata a prestare testimonianza, per uno dei casi che stava seguendo come medico legale.
«E’ sempre un piacere collaborare con lei, dottoressa Bleket»
Una voce profonda la intercettò poco prima che potesse imboccare la porta d’uscita «La ringrazio, procuratore Frollo» gli rispose, senza perdersi in falsi convenevoli: non aveva mai reputato la cosa reciproca «Faccio soltanto il mio lavoro»
«E lo svolge egregiamente. Se tutti prendessero il lavoro seriamente come lei, e me, ci sarebbero molti meno criminali in circolazione» le fece segno di proseguire.
«Non sono infallibile, purtroppo»
«Non si rammarichi» la consolò inaspettatamente, seguendola «Di infallibile c’è solo Dio, noi non siamo che meri strumenti nelle Sue mani»
Elsa inarcò le sopracciglia «Se un Dio esiste, non credo davvero operi attraverso di me»
Lui arricciò le labbra «La sua mancanza di fede mi stupisce, dottoressa Bleket» sospirò «Ma che lei creda o meno, non cambia il Suo disegno»
«E il prezioso libero arbitrio?»
Il procuratore Frollo sorrise «Vede che allora è più coinvolta di quanto vuole farmi credere?» si fermò, consapevole che le loro strade stessero per dividersi «Ma la tolleranza per chi abusa di questo dono non è destinata a durare per sempre»
Lei fece altrettanto «Immagino lo scopriremo solo quando moriremo, giusto?»
«Giusto» confermò l’altro «E’ bene, però, che ci siano mestieri come il nostro a ricordarlo: vivere al di fuori della legge non può essere tollerato»

§

Kristoff si calò maggiormente il cappello sugli occhi, la frangia di capelli biondi schiacciata a solleticargli le ciglia. Una sciarpa malandata gli copriva gran parte del mento e sulle guance spuntava una barbetta incolta, testimone di diversi giorni di rasatura saltata. Si strinse maggiormente nel pesante giaccone: vestito in quel modo, sembrava più un montanaro senza tetto che non un detective della squadra omicidi. Lanciò un’occhiata all’apparenza distratta in più direzioni, per essere sicuro di non essere osservato da occhi indiscreti: attirare l’attenzione era davvero l’ultima delle sue intenzioni. Imboccò un sudicio vicolo fra due edifici fatiscenti. Dietro ad una cassa, c’era una figura ad attenderlo: era un giovane di bell’aspetto, dai folti capelli castani, un curioso pizzetto a coprirgli il mento e furbi occhi scuri.
«Rider» sibilò quando gli fu abbastanza vicino «Non avevi altri posti in cui incontrami?»
«Mi dispiace se questo posto non è di suo gradimento» lo canzonò l’altro con un sorriso smagliante «Ma lo sa, non è facile per me prenotare in posti d’alta classe e, come dire, farmi trovare in sua compagnia sarebbe quanto mai rischioso»
Kristoff si infilò una mano nella tasca della giacca e ne recuperò il contenuto, tenendolo stretto nel pugno chiuso «E’ una transazione quella che stiamo facendo, no?» l’allungò nella sua direzione «Quello per cui ti sto pagando non deve interessare ai tuoi amici»
L’altro gli strinse la mano nelle sue «Io non ho amici e, come ben sa, è di vitale importanza che continuino a disinteressarsi di me»
«Cos’hai scoperto?»
«Non molto…»
«Come sarebbe? Hai avuto un sacco di tempo»
«Ehi, calma! Non posso mica andare in giro a fare domande. So bene di avere un bel faccino e uno sguardo che conquista ma questo mi permette di farmi apprezzare dalle belle signore, di certo non mi protegge dal rischio di ritrovarmi con l’intestino di fuori in caso di una parola di troppo detta alla persona sbagliata. Qui si tratta, per lo più, di stare ad ascoltare»
«Quindi, che hai sentito?»
«I Leopard sono in fermento. C’è in ballo il posto di nuovo capo, si stanno dando molto da fare per trovare il degno sostituto di Sabor» si strinse nelle spalle «Non che manchi a qualcuno s’intende»
«Di John Lionheart che mi dici?»
«Niente, a parte qualche piccolo pusher che si lamenta di aver perso un ottimo acquirente»
«Fenilciclidina?»
«Niente di rilevante, nessun cambiamento sul mercato»
Il detective sbuffò «Pare proprio tu ti sia fatto pagare per un pugno di mosche, Flynn Rider» lo guardò duramente «Non fare il furbo, lo sai che abbiamo un faldone alto così contro di te» gli disse, mimandone la grandezza con le dita di una mano «Ci sono un bel po’ di persone che avrebbero il piacere di vederti finire dietro alle sbarre»
«Suvvia, per qualche gioiello rubato qua e là, sono sempre stato un galantuomo. C’è di peggio, no?»
«Ladro, ricettatore, truffatore…»
«Informatore…» lo interruppe.
«Un informatore che non sa un fico secco»
«Per adesso» lo corresse nuovamente «Ma c’è movimento, la banda delle Iene sta aspettando un grosso carico dal porto, potrebbe esserci ciò che state cercando. Lei dà qualcosa a me e io do qualcosa a lei: uno scambio equo a tutti gli effetti»
«Personalmente questo tuo qualcosa non lo vedo» grugnì Kristoff infastidito «Tienimi aggiornato su questo movimento: se in quel carico c’è quel che pensiamo, risalire al compratore sarà di vitale importanza»
«Per un nome ci vorrà un extra» lo incalzò l’altro, sfregando le dita fra loro.
Una mano si strinse rapida attorno al bavero della sua giacca e il suo viso si ritrovò ad un soffio da quello del detective «L’unico extra che riceverai saranno cinque dita chiuse a pugno sul muso»
Rider alzò le mani in segno di resa «Per carità: ci tengo al mio naso, grazie» sorrise furbetto «Ci ho provato e mi è andata male. Non si preoccupi, non la deluderò, come ho detto, ci aiutiamo a vicenda. Ho tutti gli interessi a far funzionare questo rapporto clandestino. Ah, mi chiedo cosa direbbe sua moglie in merito»
Kristoff sgranò gli occhi: lo spiava, per caso?
«Era solo una battuta» lo tranquillizzò quello «Mi stia bene»
«Rider» lo richiamò prima che potesse andarsene «Hai mai pensato di cambiare vita?»
«Un bravo ragazzo, io? Naaah… non mi si addice per niente. E poi come farebbe senza le mie preziose informazioni?» lo canzonò, facendogli un occhiolino d’intesa «Mi farò vivo io. Grazie per non avermi arrestato neanche oggi»

§

«Grazie davvero per essere venuta»
Elsa sorrise alla sorella e la seguì per l’ampia sala d’ingresso della galleria d’arte «Figurati, lo sai che mi fa piacere darti una mano»
«Oh, non ti ringrazierò mai abbastanza» le fece presente l’altra sinceramente riconoscente «La mostra è ormai alle porte, perciò avevo davvero bisogno della mia sorellona maniaca del controllo»
«Non so se prenderlo come un complimento o no»
«E dai» la rabbonì l’altra, dandole una leggera spallata «Lo sai che la tua opinione è l’unica che conta per me» ci pensò un po’ su «Assieme a quelle di Kristoff e Freja» precisò, non volendo mentire «Ma il primo riempirebbe tutto di muschi, licheni e statue di ghiaccio; la seconda, invece, di arcobaleni, pupazzi di neve e, adesso, pure conigli»
Elsa ridacchiò «Sai che l’idea delle sculture di ghiaccio mi piace?»
«Questo lo immaginavo» ribatté l’altra per niente sorpresa, lasciandosi contagiare dal suo sorriso.
Entrarono nell’ufficio e presero posto alla scrivania.
«Sono certa che non hai motivo di essere così agitata, avrai organizzato tutto alla perfezione»
«Oh, la perfezione non mi appartiene» si schermì l’altra in crisi «Direi piuttosto di essere la regina del caos: è vitale che questa mostra vada bene ma, fra la lista degli ospiti, la disposizione dei quadri, il catering… ah!» quasi ringhiò «Rischio di uscirne pazza»
La maggiore serrò le labbra per impedirsi di dare voce a ciò che stava pensando.
«Tu credi che già la sia!»
Sgranò gli occhi «Non ho aperto bocca»
Anna non poté fare a meno di ridere «Ma le tue espressioni sanno essere così eloquenti» disse, prendendola bonariamente in giro «Com’è andata questa mattina?»
«Bene, anche se – lo sai – non amo particolarmente collaborare con il procuratore Frollo. E’ una macchina nel suo lavoro ma, appunto per questo, sembra quasi abbia perso la sua umanità. Come se, in realtà, verificare la colpevolezza dell’imputato non sia veramente quello che vuole ma, semplicemente, trovare qualcuno da punire» sospirò «Ma smettiamola di parlare del mio lavoro. Ho o no il pomeriggio libero? Parliamo piuttosto del tuo: coraggio, fammi vedere il progetto»
Anna attese il responso della sorella tesa come una corda di violino. Rimase in silenzio, trepidante, per tutto il tempo che la sua pazienza – scarsa – le permise «Allora?» chiese, sporgendosi verso di lei «Che ne pensi?»
Elsa trattenne a stento un sorriso, alzò lo sguardo dai fogli che aveva di fronte e la guardò dritta negli occhi «Penso che la serata sarà un successo» posò una mano sulla sua e la strinse «Mamma e papà sarebbero fieri di te»
L’altra ricambiò la stretta «Davvero?»
«Assolutamente sì!» questa volta le sorrise apertamente, di orgoglio e commozione.
Anna l’abbracciò di slancio. Quando si staccò, avevano entrambe gli occhi lucidi e, nel trovarsi di nuovo con gli sguardi allacciati, scoppiarono entrambe in una risata liberatoria.
«Sai chi non sarebbe stato orgoglioso per niente?» chiese improvvisamente la minore per smorzare la tensione «Nonno Runeard! Questa la chiami arte? Che sciocchezza! Quando la smetterai di sognare, Anna, e deciderai di vivere nel mondo reale?» ne scimmiottò la voce in maniera egregia.
«Anna!» la riprese Elsa, senza però riuscire a trattenersi dal ridacchiare.
«Cosa? Vuoi dirmi che non l’avrebbe detto?» rincarò la dose l’altra «O, per caso, avrebbe approvato Kristoff e la sua famiglia adottiva? Dai, gli sarebbe venuto un colpo secco…»
La maggiore scosse il capo «Era pur sempre nostro nonno»
«Ciò non toglie che fosse un rigido bigotto. Ha sempre denigrato la mia passione per l’arte, facendomi sentire in colpa perché – secondo lui – potevo seguirla solo perché avevo i soldi di mamma e papà, poiché non sarei mai riuscita a mantenermi con i miei frivoli sogni. Mi ha fatto sentire un’approfittatrice, quasi fossi contenta della loro morte perché, finalmente, potevo fare come volevo…»
«Stai esagerando…»
«Esagerando? Ha reso la mia vita un inferno e a te ha sempre chiesto troppo. Me lo ricordo, sai, cosa volevi fare prima di diventare medico; ha distrutto la tua relazione con Jack…»
«Jack ha distrutto la mia relazione con lui…» la interruppe Elsa infastidita, scoccandole un’occhiata tagliente.
Anna alzò gli occhi al cielo «D’accordo, non nego che l’idiota ci abbia messo del suo ma lo sai anche tu che non è solo quello il motivo per cui avete rotto»
L’altra, però, non aveva più alcuna intenzione di starla a sentire «Non sono venuta qui per parlare di Jack: lo vedo anche troppo per via del lavoro. Sinceramente, gradirei non fosse il centro dell’attenzione in questo momento, né in altri» precisò.
La minore sospirò «Lo so: sono una sorella impicciona e pedante ma quello che voglio, in realtà, è che tu sia felice. Sono convinta che tu non abbia mai dimenticato Jack? Sì! Voglio costringerti a tornare con lui? No! E’ la tua vita Elsa, sta a te decidere. Ma, ti prego, smetti di vivere nel passato: lascia andare mamma e papà, è quello che avrebbero voluto» prima che l’altra potesse ribattere, continuò «E, a proposito di questo, ho una proposta da farti»
Elsa inarcò le sopracciglia, presa completamente in contropiede «Che proposta?»
«Penso che sia giunto il momento di vendere la casa»
«Cosa, e perché? Hai bisogno di soldi? La galleria va male?»
L’altra sorrise «Nessuna delle due cose, la galleria va molto bene e questo evento in arrivo lo dimostra» la rassicurò «Penso solamente che sia giunto il momento di voltare pagina: è chiaro che nessuna di noi due tornerà mai a vivere lì. Ci sono troppi ricordi: bellissimi ma anche dolorosi. Da quant’è che non ci andiamo? E’ lì, abbandonata a se stessa… per cosa? Non lo scopriremo mai chi li ha uccisi, Elsa, è stato solo un tragico incidente, devi fartene una ragione»
Lei non ne era così convinta, non lo era stata mai. Iduna era un giudice rispettabile, Agnarr un procuratore dalla carriera più che avviata ed erano morti, coinvolti in un incidente in cui non era mai stato possibile trovare un responsabile: nessun testimone, le telecamere dell’incrocio non funzionanti «Io…»
«Senti…» la interruppe la sorella «Non me lo devi dire subito, prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno per pensare a quello che ti ho detto, poi decideremo. Non voglio fare questa cosa se non sei decisa anche tu»

 §

«Ehi, Principessa della Torre: sciogli i tuoi capelli che per salir mi servirò di quelli»
Una testa bionda, accompagnata da un viso da un’espressione piuttosto infastidita, fece capolino dalle protezioni del soppalco dell’agente Sunlight «Molto divertente» borbottò «Hai deciso di venire a sfogare le tue frustrazioni su di me?»
Jack le apparve alle spalle con un sonoro sbuffo «Non tocchiamo questo tasto dolente, per favore»
«Oh, è impossibile non farlo» ridacchiò lei in risposta «La lavata di capo che ti ha fatto il Signor Bunnymund è risuonata per tutto l’ufficio: ne parleranno per giorni, settimane»
«Ah, come se fosse stato auspicabile che, dopo tutto questo tempo, alla stampa non arrivasse niente di niente»
«E di chi è la colpa di tutto questo tempo passato?»
Lui le scoccò un’occhiata ironica «Guarda che su questo caso ci stai lavorando anche tu, Principessa»
«Touché» ammise lei, voltandosi verso lo schermo del suo computer «C’è da dire che questi titoloni fanno davvero paura: I Fearling sono in città - I criminali non hanno scampo» sospirò «Ma chi si immaginava che tutto questo avrebbe portato a una reazione di questo tipo? I centralini sono letteralmente impazziti»
«Telefoni a cui, a quanto pare, dovrò rispondere io se non troviamo, quantomeno, chi ha fatto la soffiata alla stampa» Jackson sbuffò «Non è proprio la mia aspirazione massima spiegare a persone che non hanno pagato una multa o rubato qualcosa al supermercato che no, non sono in pericolo di vita»
«Magari qualche cattivone si costituirà per davvero»
«Sei troppo ottimista, Principessa» ghignò lui, prendendo posto sulla sedia accanto a lei «I criminali, quelli veri, non si fanno di certo spaventare da queste cose, anzi…»
«Come posso aiutarti?»
«La stampa nomina i Fearling, non c’era questo nome nel primo biglietto: escluderei Robert Locksley e Richard Lionheart che, davvero, non ha bisogno di soldi. Chi ha fatto la soffiata ha avuto modo di leggere quello lasciato sul corpo di Sabor» fece mente locale «Greystoke e sua madre, quel Clayton, tutti gli agenti che avrebbero potuto farsi ingolosire da una generosa offerta di denaro»
«Devo controllare anche il tuo conto in banca?»
Lui la guardò storto «Non sei spiritosa…»
«Oh sì che la sono» ridacchiò «E’ un dato di fatto»
«Se ne sei convinta, non sarò di certo io a far crollare il tuo castello…» le fece presente con una faccia da schiaffi.
«Sono certa cambierai espressione molto presto: guarda un po’ chi ha improvvisamente lasciato il suo posto di guardiano dello zoo?»
«Quel maledetto figlio di…» masticò fra i denti, alzandosi di colpo «Grazie, Punzie» le disse, prima di volare – letteralmente – al piano di sotto.
«Mi devi un pranzo!»

 §

«Dottoressa Bleket, mi ha fatto davvero piacere la sua chiamata: sono contento abbia deciso di venire oggi»
Sull’uscio dello studio del dottor Pitchiner, Elsa si sentì improvvisamente insicura: inspirò a fondo e mosse appena la mano libera, completamente sudata, l’altra ben salda alla sua borsa.
Kozmotis sorrise appena «Coraggio, prometto che non la mangerò: si accomodi»
Lei entrò, senza riuscire ad abbandonare il suo meccanismo di difesa «Come funziona adesso?»
Lui prese posto su una sedia accanto ad un comodo lettino imbottito «Si può sdraiare lì o sedersi, se preferisce»
Optò per la seconda scelta «Come mai ha scelto di specializzarsi in terapia del lutto?»
L’altro inarcò appena le sopracciglia, stupito «Qui, di solito, le domande le faccio io»
Elsa arrossì appena «Mi scusi, penso sia deformazione professionale: anche se, come dire, i miei pazienti mi rispondo in altri modi»
«Non si dispiacerà se io le risponderò parlando» celiò appena.
Nonostante la tensione, non poté fare a meno di sorridere «Prego»
«Ho perso mia moglie e mia figlia, ormai molti anni fa: ho preso il mio dolore e ne ho fatto da catalizzatore per aiutare gli altri a superare il loro»
«Mi dispiace…» sussurrò lei, improvvisamente pentita di essere stata tanto invadente.
L’espressione di Kozmotis Pitchiner s’indurì appena: la mascella più contratta, lo sguardo più affilato. Il tutto durò, però, solo il tempo di un battito di ciglia: il suo volto tornò calmo e professionale «Ma ora mi parli di lei, dottoressa, mi pare di capire che questa sia la sua prima volta»
Elsa annuì.
«Come mai? La perdita di entrambi i genitori in maniera violenta metterebbe a dura prova chiunque. Quanti anni aveva quando è successo?»
«Diciotto»
«A maggior ragione, allora»
«Nostro nonno non era favorevole»
Lui fece oscillare un paio di volte la penna che aveva in mano «Un conservatore, immagino: gli strizzacervelli solo per i pazzi, giusto?»
«Si può dire che il concetto fosse quello»
«Eppure se ci fa male lo stomaco, affatichiamo un muscolo o ci tagliamo la pelle, ci curiamo, no? Perché per la mente stanca e ferita dovrebbe essere diverso? Perché non dovremmo curarla così come facciamo con tutto il resto del nostro corpo?» la guardò dritta negli occhi «Che cosa l’ha spinta a venire oggi?»
«Ho letto il suo libro…»
«E?»
«E mia sorella mi ha proposto di vendere la casa dei nostri genitori»
«Immagino non si senta pronta a lasciarla andare»
«Lì dentro ci sono ancora tutte le loro cose, mi sembra di voltargli liberamente le spalle»
«Voltargli le spalle? Dopo tutti questi anni? Si sente responsabile di un incidente?»
Lei titubò.
«Com’è successo?»
«Le dinamiche non sono chiare: la polizia ha trovato la loro auto distrutta. Dai rilevamenti è risultato che sono stati travolti da un mezzo pesante ma i responsabili non sono mai stati trovati»
«Parliamo di omicidio stradale, quindi, i cui colpevoli risultano ignoti: decisamente questo cambia tutto» scribacchiò qualcosa sul suo taccuino «E’ per questo che ha scelto questa carriera?»
«Immagino di sì…»
«Immagina? Che cosa voleva fare prima?»
«L’architetto…» sussurrò.
«Ha deciso da sola di virare verso la carriera medica?»
Elsa si morse appena il labbro inferiore «Mio nonno aveva sempre spinto in quella direzione, avrebbe voluto diventassi un chirurgo»
«Almeno è riuscita a decidere la specializzazione»
«Non mi ha costretta» si sentì in dovere di spiegare.
«Se ne è convinta» le concesse con una piccola alzata di spalle «Ma si ricordi che le pressioni psicologiche sanno essere redini tirate tanto quanto quelle fisiche, anzi, talvolta di più perché sono più subdole e difficile da identificare»
«Il mio lavoro mi piace…»
«I morti non fanno domande, giusto?»
Lei assottigliò lo sguardo «Comincio a credere che non sia stata una buona idea quella di venire qui»
Kozmotis sorrise appena «La terapia ci mette di fronte al nostro io più profondo, anche quello che cerchiamo di nascondere, può risultare spiacevole all’inizio» fece una breve pausa «Cerca vendetta, dottoressa Bleket?»

«Vendetta?» ripeté stupita «Io cerco giustizia, per loro e per tutti»
«Tutti?»
«Che sta insinuando?»
«Non mi vorrà dire che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Sabor con lo stesso stato d’animo che, di solito, riserva alle sue vittime?» la sfidò con lo sguardo «Non ha avuto neanche un minimo di esitazione? Non ha mai avuto la tentazione di omettere qualche particolare importante, dopo aver scoperto che John Lionheart era un pirata della strada come l’assassino dei suoi genitori?»
«Sì» ammise lei, senza esitazione «L’ho pensato ma non l’ho fatto: il mio lavoro io lo svolgo al massimo, sempre» ricambiò il suo sguardo di sfida «E lei?»
Gli occhi di Kozmotis Pitchiner brillarono «Anche io»
«Fino a dove è disposto a spingersi per aiutare i suoi pazienti, dottore?»
Lui scoprì appena i denti bianchissimi in un mezzo sorriso «Temo che siamo tornati al punto di partenza»
«Forse non sono tagliata per la terapia»
«Non dica così: mi era parso fosse un tipo che non teme le sfide»
Elsa si alzò «Credo possa ritenersi corretto, cerchi di ricordarlo»
«Dovrei leggere qualcosa fra le righe?»
«Questo, al momento, lo può sapere solo lei»
«Mi pare che se ne stia andando, è un peccato, era da molto che non mi capitava una paziente come lei: un vero piacere»
«E non le ricapiterà, questo piacere è diventato solo suo»


Con un pochino di ritardo rispetto alla solita tabella di marcia, arriva il nuovo aggiornamento, pieno di tête-à-tête!
Se li stavate aspettando, eccoli! Jane e Tarzan (John) non potevano non incontrarsi, si chiamavano come la calamita chiama il ferro ù_ù
Abbiamo anche un nuovo interessante personaggio, sebbene appaia molto poco... so che c'è chi lo aspettava con ansia XD
Ebbene sì, il misterioso ladruncolo, nonché contatto di Kristoff, è Flynn Rider... chissà se anche qui si prenderà la sua bella padellata in faccia.
E per rimanere in tema, Jack e Punzie stanno rendendo più saldo il loro legame e ho come l'idea che qualcuno potrebbe non essere felice di questa cosa ù_ù
E, dato che lupus in fabula, Elsa si trova davanti ad un bivio difficile: recidere i legami con il passato e vendere la casa dei suoi genitori o continuare ad indagare e andare fino in fondo? Spero che il suo confronto con Kozmotis vi sia piaciuto, anche se non è finito nel migliore dei modi.
Concludo con Anna: ebbene sì, gestisce una galleria d'arte. Mi sembrava ideale per lei: hang in there, Joan!
Abbiamo avuto anche un ulteriore scorcio sul passato delle sorelle, il burrascoso rapporto con loro nonno e - di nuovo - della storia con Jack: da un occhio esterno, pare che il motivo della rottura non sia stato proprio tutta colpa sua...
Al solito, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie per averlo letto! <3
Se voleste spendere un pochino del vostro tempo per farmi sapere cosa ne pensate mi fareste immensamente felice.
Grazie anche a chi ha listato questa storia.
Un abbraccio e alla prossima
Cida


  
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