Videogiochi > Uncharted
Ricorda la storia  |      
Autore: _Lightning_    23/08/2022    1 recensioni
«Lo sapevi,» dice Cassie in quel momento, spingendosi gli occhiali da vista nuovi sul naso con un’aria da accademica, «che un tempo gli uccelli erano dinosauri?»
[post Uncharted 4 // fluff // Nate&Sam // Sam&Cassie // missing moment]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nathan Drake, Samuel “Sam” Drake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
(Pro Deus) Quod Licentia
 
“We're living different lives
Heaven only knows
If we'll make it back with all our fingers and our toes
Five years, twenty years, come back
It will always be the same”



L’aria della sera è dolce, venata della fragranza zuccherina del caprifoglio e del gelsomino che la brezza estiva spinge in salotto dalla finestra aperta.

Porta con sé anche un senso di tranquillità, di pace che rende pesanti le palpebre di Nathan, la cui testa ciondola di tanto in tanto, quando cede alla stanchezza e al morbido abbraccio della poltrona su cui è seduto. È quel tipo di gradita stanchezza che arriva dopo un qualcosa di ben riuscito, a ricordare che ogni piccolo sforzo ha dato i suoi frutti, con la promessa di una buona notte di meritato sonno.

E la festa di compleanno di Cassie è stata un successo, quindi Nathan ha tutto il diritto di sentirsi soddisfatto e stanco e contento.

I suoi occhi si soffermano sulla scena davanti a sé, con Sam seduto sulla poltrona accanto alla propria, con Cassie sulle ginocchia intenta a rintronarlo parlando di qualunque cosa le passi per la testa – ma soprattutto di dinosauri – e Sam adora starla a sentire, si vede da come sorride e annuisce e pone le domande giuste al momento giusto.

Sul patio esterno, Elena e Sully parlano a ruota libera e potrebbero andare avanti tutta la notte. Nathan sospetta che siano entrambi leggermente brilli, nonostante sia stata una festa per bambini; li tradiscono i risolini un po’ acuti mentre rivangano i ricordi delle loro avventure passate – e Nathan è piuttosto sicuro che Sully stia raccontando a sua moglie qualche pazzia che lui e Sam hanno fatto da ragazzi.

Nathan sorride e incrocia le mani dietro la testa, abbracciando la propria famiglia in un solo sguardo. Sì, ha tutto il diritto di sentirsi soddisfatto e stanco e contento. Incontra per un istante lo sguardo di Sam e vede un riflesso di quel sentimento negli occhi di suo fratello. Ne fa tesoro, visto che è raro vedere Sam così, lui che di solito ha le scintille dell’avventura a infiammargli le pupille, bramando tutto ciò che è nuovo e ignoto, cin un impulso che lo sprona a non rimanere mai per troppo tempo nello stesso posto.

Partirà presto, Nathan lo sa; seguirà quel fuoco che gli divampa nel petto e che il tempo non ha ancora domato. Ma adesso è qui, ed è tutto ciò che importa.

«Lo sapevi,» dice Cassie in quel momento, spingendosi gli occhiali da vista nuovi sul naso con un’aria da accademica, «che un tempo gli uccelli erano dinosauri?»

Sam inarca le sopracciglia, esprimendo un interesse e una meraviglia così spontanei che Nathan si ritrova a soffocare una risatina. Non dovrebbe sorprendersi di quanto Sam ci sappia fare coi bambini, visto che è stato cresciuto da lui per metà della sua vita, ma è comunque qualcosa che gli fa sbocciare un piacevole calore nel petto.

È sempre Sam, quello a impegnarsi di più per le feste di compleanno di Cassie, al punto da escogitare una nuova caccia al tesoro ogni anno, sin da quando Cassie sa reggersi sulle sue gambe. Queste attività prevedono sempre un alto livello di partecipazione degli adulti presenti e Nathan è certo, assolutamente certo, che Sam stia cercando di compensare tutti i compleanni che Nathan ha mancato da bambino, che fosse all’orfanotrofio o nella loro vita da vagabondi.

Sam non l’ha mai ammesso esplicitamente, ma Nathan sa leggerlo ormai senza bisogno di parole, anche dopo quindici anni passati lontani.

«No, non lo sapevo,» risponde Sam, dando il via a Cassie per proseguire con la sua spiegazione.

«Sì, i dinosauri sono diventati uccelli, a un certo punto. Avevano le piume e potevano volare un po’, come i polli. E questo vuol dire che tu hai quattro... archaeo-pteryx,» fa una piccola pausa, forse chiedendosi se quel nome è giusto, per poi annuire tra sé e concludere, «quattro dei loro bis-bis-bis-bis nipoti qui.»

Punta l’indice sul tatuaggio sul collo di Sam, indicando in successione le quattro figure d’inchiostro alate che spiccano il volo, il blu un tempo brillante adesso scolorito dal sole e dal tempo. Sam si tasta il collo di riflesso, come a fare scudo al tatuaggio, e il suo sorriso si incrina un poco, in modo troppo sottile perché Cassie se ne accorga.

«Ah, davvero? Forte,» commenta, lanciando un’occhiata fulminea a Nathan, per poi rivolgersi subito di nuovo a Cassie.

Nathan non dice nulla, ma si ritrova ad accigliarsi. Sam non gli ha mai detto quando, esattamente, si è fatto il tatuaggio, ma Nathan non deve fare alcuno sforzo di fantasia per sapere che è stato in prigione, in Panama. È troppo sbiadito per avere meno di due anni, quelli che Sam ha passato chissà dove una volta uscito, e di cui Nathan sa meno di niente. Non gli ha nemmeno mai chiesto niente – quello è un periodo che entrambi preferirebbero dimenticare, almeno nelle piccole cose, visto che a volte è impossibile ignorare il vuoto di quindici anni in quelle più grandi.

«Gli hai dato dei nomi?» Cassie chiede all’improvviso, scostando gentilmente la mano di Sam per continuare a esaminare il tatuaggio, seguendo col dito il contorno delle ali e delle sagome.

Nathan fa per aprir bocca e spostare il discorso – è tardi, Cassie dovrebbe già essere a letto, no? – captando il disagio di Sam. Con sua sorpresa, però, lui asseconda la curiosità della nipote senza battere ciglio, anche se allontana la mano di Cassie con una pacca scherzosa, trattenendo una risata – ha sempre sofferto il solletico in quel punto.

«Certo che hanno dei nomi. È un segreto, però,» dice poi, facendole un occhiolino complice. «Vuoi provare a scoprirli?»

Il volto di Cassie si illumina, poi si gira verso Nathan, una mano a coppa a schermare la bocca mentre gli parla in un sussurro:

«Tu li sai?»

Nathan scrolla le spalle con un piccolo sbuffo. «Non ne ho la più pallida idea, giuro.»

«Bel tentativo, scimmietta,» ridacchia suo fratello, facendo sorridere Nathan con quel soprannome, lo stesso con cui Sam lo chiamava quando era poco più di un neonato. «Te l’ho detto, che sono segreti. Prova a indovinare, ok?»

Cassie si fa pensierosa, poggiando il mento nel palmo mentre esamina da vicino il tatuaggio, come se racchiudesse chissà quale indizio nascosto – non si può dire che non abbia preso da suo padre, almeno.

«Zazu,» dice infine, indicando il pennuto più in basso, «Titti, Piumino,» continua, toccando il secondo e il terzo, «e...»

Fa una pausa, esitando sopra l’ultimo, quello più in alto.

«Bonny. Come la piratessa, Anne Bonny.»

«Oh, fuochino,» dice Sam, con una mezza risata, facendola ondeggiare sulle ginocchia come fosse il ponte di una nave, e Cassie ride deliziata.

«Allora sono pirati!»

Sam fa di sì a labbra chiuse, attirando anche l’attenzione di Nathan. Magari suo fratello sta scherzando riguardo ai nomi – non gli sembra proprio tipo per queste frivolezze. Però ha la netta sensazione che, anche se li ha solo inventati sul momento per divertire Cassie, quelli siano i nomi che avrebbe scelto, se proprio avesse dovuto.

«Puoi provare anche tu, Nathan,» lo stuzzica Sam, come leggendogli nel pensiero.

«Nah, rovinerei il gioco, ti conosco troppo bene.»

Sta mentendo, perché non ha la minima idea di quali siano i pirati preferiti di Sam – a onor del vero, non ha mai prestato troppo ascolto quando partiva per la tangente riguardo a loro.

«Dai, papà!» lo incita Cassie, in evidente difficoltà mentre cerca di ricordare qualsiasi pirata Sam abbia nominato in sua presenza. «Un aiutino? Uno solo?»

Nathan non ha ancora padronanza dell’arte in cui Elena è maestra, ovvero non dire di sì a qualunque cosa chieda Cassie; e sua figlia, nei suoi sette anni appena compiuti di vita, lo ha capito fin troppo bene.

«Va bene, va bene,» si arrende, sentendo gli occhi di Sam appuntati addosso. «Che ne dici di... Condent? Christopher Condent? Lui ti piaceva, no?»

«Sissignore. Meno uno,» dice Sam, ammiccando.

Nathan non saprebbe dire se ci ha azzeccato davvero, se Sam lo stia prendendo in giro, o se lo sta solo assecondando di fronte a sua figlia per non farlo sfigurare.

«Oh! Sei bravo!» esclama Cassie, sinceramente colpita. «Allora tocca a me, e dico... dico...»

Fa una pausa, accigliandosi in modo così simile a Elena che Nathan quasi ha l’istinto di controllare che sua moglie sia ancora sul patio con Sully e non di fronte a lui.

«Dico... Barbanera,» decide infine, indicando il secondo volatile con convinzione, per poi esitare sul terzo. «E Calico Jack.»

Sam annuisce – e sì, adesso la sta decisamente assecondando, visto che odia Barbanera per chissà quale motivo storico più o meno appurato – ma Cassie è ignara dei favoritismi di suo zio in fatto di pirati, e batte le mani vittoriosa.

«Ti lascio l’ultimo colpo, fratellino,» dice Sam, puntando il mento verso di lui. «Dai, non tenerci sulle spine, visto che ti vanti tanto.»

Nathan alza gli occhi al cielo, leggendo il suo non vedo l’ora di fumarmi una sigaretta, datti una mossa, nascosto tra le righe.

«Non saprei. Avery non è sulla lista, immagino.»

Sam fa una delle sue risate abbaiate, facendo quasi sobbalzare Cassie.

«Cristo, no, niente Avery. Non vorrei mai quel tizio col fiato sul collo.» Detto ciò, abbraccia Cassie, notando il suo spaesamento a quello scambio di battute. «Tuo papà ha fatto un buco nell’acqua, vuoi riprovare tu?»

«Dimmelo e basta, dai!»

Se c’è una cosa che Sam ha in comune con Nathan, tra le tante, è che neanche lui sa resistere agli occhi dolci di Cassie. Sam insiste nel dire che li ha presi dal lato paterno, ma Nathan non ricorda una singola volta in cui suo fratello abbia ceduto a una qualsiasi delle sue richieste senza opporre strenua resistenza. Cassie deve aver affinato la tecnica.

«Va bene, va bene, hai vinto!» cede subito anche lui, strapazzando un po’ Cassie a mo’ di vendetta.

Si punta l’indice sul collo, indicando con precisione le sagome impresse sulla sua pelle, pur non potendole vedere.

«Dunque, abbiamo Cristopher Condent, Edward “Barbanera” Teach, John
Calico Jack” Rackham, e...»

Cassie freme d’impazienza a quella pausa studiata e, quando è esattamente sul punto di esplodere per la frustrazione, Sam rivela infine l’ultimo nome:

«Ma come? Sir Francis Drake, ovviamente!»

Cassie spalanca la bocca, indignata, e anche Nathan si sente un po’ preso in giro, in effetti. Cassie gli affonda un dito in mezzo al petto, con tanta forza che il colpo è quasi udibile.

«Quello è un corsaro, non un pirata! Hai barato!»

«Chi bara vince,» risponde a tono Sam, evidentemente divertito da quella reazione.

Si ritrova a subire i temibili attacchi di Cassie, che usa le dita a mo’ di pugnale per fargli il solletico ovunque – e quella è un’abilità che ha imparato da suo zio, quindi c’è un che di intrinsecamente giusto in quel ribaltamento del karma.

Nathan se la ride sotto i baffi, senza la minima intenzione di aiutare suo fratello, a dispetto delle eloquenti richieste che gli invia con gli occhi. Dopotutto, era ora che qualcuno gli rivoltasse contro quell’arma letale. Cassie, dopo un po’, sembra finalmente soddisfatta – o forse troppo stanca per continuare – e incrocia le braccia sul petto, imbronciandosi.

«Ha un punto debole anche sotto l’ascella,» suggerisce Nathan, strappando a lei un risolino e a Sam un brontolio.

«Non incoraggiarla.»

«Sono suo padre, è il mio lavoro.»

Sam sillaba un muto "touché", per poi puntarsi un pollice sul petto.

«Quindi che lavoro dovrei fare io?»

«Tutto il resto,» risponde Nathan, senza pensare, per poi sollevare un indice a sottolineare le sue successive parole: «Basta che mantieni un linguaggio e dei contenuti adatti ai bambini.»

«Non sono una bambina, ora ho sette anni!» interviene Cassie, riuscendo solo in parte a troncare lo sbadiglio che la coglie a fine frase.

«Ecco perché,» Nathan indica l’orologio sul muro alle sue spalle, «hai avuto il permesso di stare alzata un’ora in più.»

Solo perché tua madre ancora non se n’è accorta, aggiunge mentalmente.

«Su, forza, è ora di andare a nanna.»

«Cinque minuti?»

«Cassie...»

«Non ho sonno, giuro!»

«Sicuro sia tua figlia?» ridacchia Sam, guadagnandosi un’occhiataccia e un silenzioso "questo ti sembra adatto ai bambini?". «E dai, non pensare sempre male,» alza gli occhi al cielo lui, per poi rivolgersi a Cassie: «Tuo padre crollava come un sasso ogni sera, non doveva nemmeno arrivare al cuscino. Sveniva di punto in bianco e poi dovevo portarmelo in spalla... si vede che tu hai preso da tua mamma.»

«Non c’è dubbio, ’Lena è peggio di un gufo,» conferma Nathan, distratto dal ricordo di tutte quelle volte in cui, da piccolo, si addormentava di schianto, per poi risvegliarsi sul letto o divano o macchina più vicina, senza la minima idea di come ci fosse arrivato. «Dai, paperotta, non farmelo dire due volte,» si riscuote poi, facendo cenno a Cassie che, ora, è abbarbicata peggio di un koala allo zio.

«Va bene... però posso fare a zio Sam un’altra domanda, visto che prima ha barato?»

Nathan sospira, scambiando un’occhiata rassegnata con suo fratello, che si limita ad alzare le spalle, tirandosene fuori, e Nathan alza le braccia al cielo, abbandonando il capo sullo schienale della poltrona.

«Va bene, una sola. E poi si dorme, signorina.»

Cassie gli lancia un sorrisetto furbo, che Nathan è sicuro sia molto simile a quello che sfoggia lui quando ottiene ciò che vuole. Poi sillaba un grazie silenzioso e si gira verso Sam, indicando di nuovo il tatuaggio.

«Che cosa vuol dire?»

Quella domanda sembra spiazzare Sam, per una volta in vita sua, ed è una delle rare occasioni in cui Nathan vede Sam quasi balbettare mentre si arrampica sugli specchi.

«Uh, non sarebbe corretto dirtelo, no? È un segreto, dovrei saperlo solo io.»

E, alla faccia del suo modo di fare disincantato e del mezzo sogghigno sicuro di sé, per Nathan è lampante che stia cercando di evitare la domanda – il che vuol dire che ha una risposta ben precisa, del tipo che non vuole necessariamente condividere con sua nipote di sette anni o con suo fratello.

«Però ero curiosa...» ribatte lei, anche se adesso la sua voce si sta facendo più rallentata, mentre scivola in un torpore più deciso.

«Dai, non fare l’orso, Sam, di’ qualcosa,» lo sprona Nathan, in parte dandogli un appiglio per sfuggire alla domanda, in parte curioso quanto Cassie di aprire un altro spiraglio nei pensieri di suo fratello.

«Mi correggo, è decisamente tua figlia,» borbotta lui, le labbra inclinate a metà tra una smorfia seccata e una divertita. «È una ficcanaso proprio come te.»

«Io non sono ficcanaso,» protestano in coro lui e Cassie.

«Come volevasi dimostrare,» sghignazza Sam, senza un’ombra di risentimento. «Dai, scimmietta, un solo tentativo, poi dritta a letto.»

Cassie scaccia le prime avvisaglie del sonno e si concentra di nuovo, osservando da vicino le sagome in volo e sfiorandone le ali col mignolo. Ha poggiato la testa sulla spalla di Sam, adesso, ed è ovvio che sia sul punto di addormentarsi, non fosse per la sua ostinazione a rimaner sveglia. Riesce comunque a parlare coerentemente, anche se finisce con lo strascicare un po’ le parole:

«Secondo me sono molto belli e ti stanno davvero bene. Sono molto... piratosi,» dice, sorridendo a suo zio, e Sam si illumina, addolcendo la sua espressione burbera.

«Beh, grazie, piccola.»

«E secondo me sono contenti di volare ed essere liberi. E stanno volando da qualche parte che gli piace molto, magari per un’ avventura. O magari stanno tornando a casa. Quindi secondo me vogliono dire questo, che sei felice di viaggiare e poi di tornare a casa.»

Un breve silenzio cala tra loro, e tutto ciò che si sente è il frinire dei grilli in giardino, lo stormire delle foglie nella leggera brezza estiva, e il brusio di Elena e Sully in sottofondo. Nathan incontra gli occhi di Sam oltre la testa di Cassie: si sono fatti distanti, leggermente velati, il color nocciola che sembra più profondo, come perso altrove.

Nathan sposta lo sguardo sugli uccelli tatuati sul collo di suo fratello, che si librano in una spirale verso il cielo invisibile – liberandosi da una gabbia, diretti verso casa. Pro Deus quod licentia, può quasi leggere in controluce – per Dio e per la libertà. O, forse, solo per la libertà.

«Sei un po’ troppo sveglia, tu,» mormora Sam, lasciando una carezza sui capelli di Cassie, mentre lei si accoccola meglio sulla sua spalla.

«Ho indovinato?» chiede con uno sbadiglio, faticando a tenere gli occhi aperti.

«Non te lo dico,» ribatte lui, togliendole gli occhiali per farla stare più comoda e pizzicandole piano il naso. «Ma mi piace la tua interpretazione.»

Nathan incrocia lo sguardo di Sam e, per un momento, si perde in quell’abisso lungo quindici anni che si apre tra loro, si perde nella prigione che li ha separati per mezza vita, si perde nei non detti e nelle bugie – ma Sam è libero, adesso, ha ritrovato la strada di casa. L’ha trovata già molto tempo fa, quando neanche le sbarre gli hanno tarpato le ali e lui ha spiccato il volo col pensiero, ogni giorno, dentro una cella buia, tatuandosi quella libertà sulla pelle.

E, sì, piace anche a lui quell’interpretazione.

«Magari...» comincia Nathan, schiarendosi poi la gola per scacciare il nodo che vi si è stretto, «Magari ti è solo piaciuto un sacco il mio numero di magia coi piccioni,» dice poi, faticando a rimanere serio mentre porta la discussione su un terreno più leggero.

Sam abbaia un’altra risata, scuotendo la testa e facendo sussultare Cassie. «Come se mi servisse un tatuaggio, per ricordarmelo.»

«Che piccioni?» chiede Cassie, riscuotendosi dal suo dormiveglia.

«Allora, vediamo... tuo padre aveva sei o sette anni e...» comincia Sam, sfregandosi il mento.

«Puoi raccontarglielo la prossima volta,» interviene Nathan, scoccando un’occhiata eloquente all’orologio.

Sam alza le braccia, accettando la sconfitta – in fondo, Cassie è già nelle braccia di Morfeo e c’è tutto il tempo del mondo per le storie.

«La prossima volta,» ripete Sam, all’orecchio di Cassie.

«Sei il miglior zio-pirata del mondo,» bofonchia lei, prima di raggomitolarsi più vicino a lui e chiudere del tutto gli occhi.

Sam apre la bocca e rimane così, sul punto di dire qualcosa, un’espressione comica e adorabile al contempo. Evita accuratamente lo sguardo di Nathan e avvolge un braccio attorno a Cassie, per poi guardare fuori dalla finestra con un piccolo sospiro sereno.

Nathan non parla, temendo di incrinare quel momento.

Sente il pizzicore di un’emozione profonda, acuta, che quasi rischia di sopraffarlo: vedere suo fratello così felice, libero, amato e disposto ad amare; e sua figlia che lo adora senza mezzi termini, amandolo a sua volta, in tutti i modi che conosce.
Sam ha avuto quel tipo di affetto assoluto solo da lui e, dopo così tanto tempo da solo, sembra che faccia fatica ad accettarlo. Ma, quando lo fa, Nathan sente una bolla tiepida gonfiarsi nel petto, colma di sentimenti inesprimibili che gli annacquano gli occhi.

«Hai mai dei ripensamenti?» riesce a dire dopo un po’, con voce leggermente roca. «Riguardo a quella “vita normale”?»

Sam sorride con lentezza, prendendosi il suo tempo per incurvare le labbra in quell’espressione genuina che mostra così raramente, quando lascia cadere la sua maschera. Scuote la testa.

«Nemmeno uno, fratellino,» dice piano.

Preme un bacio sulla testa di Cassie, per poi sporgersi verso di lui e stringergli la spalla.

«Mi piace la mano che ci è capitata.»

 

“Oh, brother, we'll go deeper than the ink
Beneath the skin of our tattoos”
[Brother – Kodaline]
 
 
 
✧ ✧ ✧

 
Note dell’Autrice:
Cari Lettori,
Stavolta la shot è nata in inglese e l’ho riadattata in italiano... io le cose semplici mai :’)
Mi piace molto immaginare che Sam e Cassie abbiano un rapporto stretto e complice, quindi mi sono voluta togliere questa scenetta fluff dalla testa ♥
Ogni commento è gradito e grazie a chi ha votato e/o commentato lo scorso capitolo!
Per chi segue la long "Chi cammina nelle tenebre", ci saranno a breve novità anche su quel fronte ;)
-Light-
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Uncharted / Vai alla pagina dell'autore: _Lightning_