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Autore: Blackellrick    23/08/2022    0 recensioni
Non era mai successo niente tra di loro, infondo sapevano di volersi, ma nessuno di loro aveva mai mosso il primo passo, fino a quando Miguel, ancora dentro le mura, si era spinto oltre.
Genere: Hurt/Comfort, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La raccolta nella testa di Asmodeo'
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Camminavano da ore, i piedi affondavano nella sabbia e il vento spingeva a loro sfavore. Il freddo aveva intorpidito le mani di Asmodeo e gli sanguinavano le labbra. Andava avanti seguendo gli altri due e si chiedeva per quanto avrebbero dovuto camminare ancora. Non faceva altro che cadere, rialzandosi lentamente, a volte restando giù per minuti fino a quando i cani di Miguel non venivano a tirarlo via, strattonandolo per la maglia. Dentro le mura c'era freddo, l'aria era vuota e l'oscurità li divorava, ma tra tutti lui era l'unico a restare indietro, ad inciampare su se stesso, eppure erano stanchi anche gli altri. Si era accasciato vicino al fuoco quando si erano fermati sotto un grande pezzo di metallo che li avrebbe protetti dal vento, deviandolo. Non ricordava nemmeno di aver steso la coperta sotto di sé quando ci aveva poggiato su il viso. 

Miguel lo guardava tra le fiamme del fuoco, scaldava del brodo dentro la pentola sporca e continuava a pensare a lui. Erano insieme da tempo ormai, Asmodeo sembrava tutto fuorché tranquillo. Appariva come un paguro, nascosto dentro un guscio che non era suo, ma che avrebbe fatto diventare la sua casa. Asmodeo cresceva sotto la luce di quella che non era la sua realtà, Miguel era sicuro che il vero Asmodeo si nascondesse tra le macerie dei traumi che si portava sulle spalle, e a volte si chiedeva se non ci fosse un modo per abbatterle, per riportarlo in superficie. Finito di scaldare il brodo lo aveva versato in tre tazze, alzandosi per portarne una anche al ragazzo. Lo osservava e continuava a pensare mentre si avvicinava, sembrava fragile e duro al tempo stesso, a volte anche eccessivamente stupido, esattamente come in quel momento. 

Non era lucido. 

Non lo era e questo lo sapevano tutti, lo avevano sempre saputo, sia lui che quel Vecchietto. 

Miguel sospettava da qualche giorno che portasse qualcosa con sé perché a volte le sue lievi crisi d'astinenza venivano placate nel nulla da qualcosa di invisibile ai loro occhi, ma non al naso del biondo. Lo aveva fermato appena in tempo, rovesciando il brodo ai propri piedi nel tentativo di non fargli mandare giù la pillola che aveva tirato fuori dalla tasca. Si erano guardati, le dita di Miguel ancora strette e dentro la sua bocca. Nei suoi occhi aveva visto tante cose, tra queste l'uragano che ne sarebbe scaturito.

«Dammela.» 

Miguel l'aveva mandata in frantumi davanti ai suoi occhi e le sue iridi si erano dilatate. 

«No!» Fingeva fosse l'ultima, in realtà voleva sperare fosse l'ultima. 

«Vali molto più di quel che ti ficchi in bocca.» Il tono aspro e secco del più grande lo aveva mandato in delirio, scaturendo in lui la frustrazione che lo aveva pervaso fino alle ossa. Ne era venuta fuori una reazione aggressiva, mal gestita, carica di bisogno e attenzione che Asmodeo reclamava più forte che poteva. Lo aveva colpito, colpito nel profondo, a parole, con le mani, non vedeva nient'altro se non l'affamato bisogno di avere la sua droga per scappare, correre via dalla realtà ancora una volta. 

Miguel lo teneva giù in una posizione statica mirata ad evitare che si facesse male come era successo altre volte... 

«Calmati idiota.» Biascica, accarezzandogli velatamente la guancia umida con il pollice; sentirlo urlare lo tormentava, soprattutto quando le urla erano mirate contro di lui. Asmodeo si sentiva impotente ed inutile, provava odio e forse anche più amore nei confronti di Miguel che ancora una volta lo fermava dal commettere un errore, seppur non fosse compito suo. 

«Calmati..» Glielo aveva ripetuto con un tono più dolce, liberandogli le braccia che aveva portato dietro la sua schiena nel tentativo di non ricevere più pugni. Aveva le nocche arrossate, una sanguinante. Non era il tipo da pugni, pur avendone dati tanti. 

«Sei un codardo se non provi a combattere i tuoi demoni.» Sussurra, stendendosi al suo fianco. Il suo sguardo spezzato gli aveva tagliato il fiato e nel silenzio erano rimasti a guardarsi. 

«Lascia andare quella roba, zucca vuota. Quando vorrai presentarmi il vero Asmodeo?» 

Il più piccolo deglutisce, distogliendo lo sguardo, portando le mani ad asciugarsi le lacrime.

«Sei la persona più insopportabile che abbia mai conosciuto.» Dice, con il cuore che batteva a mille; Miguel lo sentiva.

«Lo so.» Sussurra, sospirando, allungando la mano verso il manto di Delta, che si era sdraiata adiacente alle loro teste.

«Cos'è questo vero Asmodeo? Che roba è? Io sono così, lo sono sempre stato.» Odiava mentire, non c'era abituato. Era sempre stato sincero e aveva sempre detto tutto ciò che pensava, ma con lui era diverso, tutto era diverso. 

«C'è un piccolo te nascosto da qualche parte oltre la droga che assumi, all'alcol che ingurgiti e a quello che fumi.» Dice, posando lo sguardo sul suo corpo; sembrava più magro da qualche giorno. Si era alzato per prendere la propria tazza di brodo e gliel'aveva sistemata accanto. 

«Bevi, magari ti sentirai meglio. Sei caduto un sacco di volte.» 

«Sono stanco, non affamato.» 

«Sei stupido.» Borbotta, vedendolo mettersi seduto. Alla fine bere un po' di brodo lo aveva fatto sentire meglio, quel che era rimasto Miguel lo aveva dato ai cani. 

«Visto? Sei più carino quando obbedisci, non quando mi tiri un pugno.» 

Asmodeo lo aveva guardato male, tornando nuovamente a stendersi. Aveva freddo e Miguel era caldo, lo voleva con sé però non voleva dirlo, era ancora arrabbiato, bisognoso di qualcosa che lo facesse stare bene. Miguel poteva farlo stare meglio...

Non glielo aveva chiesto, si era sdraiato vicino a lui e sistemandosi su un fianco gli aveva accarezzato la testa; un gesto insolito quanto gradito. La sua mano era scesa giù, sul corpo freddo e magro del ragazzo che lo aveva lasciato fare, seppur sapesse cosa stesse cercando. Miguel aveva preso e buttato via tutto quel che era rimasto, Asmodeo avrebbe dovuto lottare forzatamente contro i propri  demoni d'ora in poi.

«Quando starai troppo male potrai sempre venire da me.» Era strano sentirglielo dire, decisamente rassicurante. 

«Mi terrai giù mentre cerco di colpirti?» Sussurra il ragazzo, fissandolo con aria stanca.

Miguel aveva solo annuito, avvicinandosi più del solito. Non aveva mai pensato di baciarlo, a volte di coccolarlo, ora rivedeva in quegli occhi qualcosa di nuovo, come sospettava il guscio di Asmodeo si stava rompendo. Aveva smesso di pensare e si era spinto verso le sue labbra, incastrandolo in un bacio intimo quanto distaccato. Decisamente confuso, dal sapore nuovo, delicato. Asmodeo lo seguiva, si lasciava condurre cedendo tra le sue braccia, colmando il bisogno che fino a prima gli perforava la testa. Lì non sentiva freddo, le sue labbra erano il luogo perfetto per liberarsi dalle paure. Non si era lasciato andare a futili commenti, aveva solo chiuso gli occhi, addormentandosi contro di lui. Miguel lo aveva stretto per tutta la notte, vegliando su di lui.

   
 
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