Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: stefy_81    24/08/2022    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Salve.Voglio ringrziare Tawariell per le meravigliosi recensioni. ALLERT ho ripostato il capitolo già precedentemente inserito aggiungendo un paragrafo finale. Per il resto è rimasto invariarto. Se volete farmi sapere cosa ne pensate lasciatemi pure un commento.

Buona lettura !

a presto Stef.

-----------------------------------------------------------------

I giorni che seguirono l’arrivo ad Antara furono molto impegnativi per Eragon e Murtagh, divisi da una parte nel difficile compito di guidare i primi passi di Reafly con il suo drago e dall’altra chiamati a seguire la formazione dei maghi che avrebbero contrastato Isobel.

Così il silenzio che aveva sempre contraddistinto la sala del quartier generale, all’interno del quale gli studiosi erano soliti trascrivere i termini recuperati dell’antica lingua, era adesso ravvivato dalla voce dei maghi che la praticavano e ne esploravano i suoi effetti sotto la guida attenta dei cavalieri.

Era pomeriggio inoltrato quando Reafly entrò nella sala del quartier generale alla ricerca dei due cavalieri. Li aveva a malapena intravisti nel corso della mattinata poi aveva passato l’intera giornata in compagni del capitano Xavier e del suo drago.

Il ragazzo fece capolino dalla porta e non gli fu difficile individuare tra le tante teste i ricci mori di Murtgah. Il cavaliere stava insegnano ad un gruppo di tre ragazzi i diversi modi per manipolare l’acqua, mentre, poco più in là, Eragon seguiva i progressi di una giovane nel controllo di un sasso sospeso a mezz’aria.

Erano tutti troppo impegnati per fare caso a lui, così il ragazzo ne approfittò per passeggiare indisturbato tra una serie dei lunghi tavoli dove altri elfi erano intenti a scrivere su pergamene di carta. Al suo passaggio le loro teste si alzarono a guardarlo sorridendogli per poi tornare nuovamente al loro lavoro. In quei giorni si erano abituati alla sua presenza e a quella del suo drago e se all’inizio ne erano stati infastiditi ora era diventato una presenza quasi familiare. Reafly era passato già intono a diversi tavoli quando la sua attenzione venne attirato da una postazione vuota, si guardò intorno con circospezione prima di dirigersi verso la sedia. Nessuno orami badava più a lui, quindi si mise ad ammirare l’attrezzatura e il foglio pieno di glifi scritti nell’antica lingua. Dalla prima volta che aveva vista quella scrittura tra i fogli nelle stanze di Murtagh, a Zàkhara, ne era rimasto affascinato. Allora il cavaliere gli aveva detto che si trattava dell’antica lingua degli elfi con la quale si poteva controllare la magia. Solo pochi giorni fa aveva scoperto che il suo studio sarebbe stata una parte fondamentale del suo addestramento come cavaliere. Guardando quei segni si sentì eccitato per quella nuova sfida. Aveva appena finito di sfiorare con un dito il filo di piume del pennino quando una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.

 – Attento, ci ho messo tutta la mattina per scriverlo –

Reafly fece un passo indietro e andò a scontrarsi con giovane elfo poco più alto di lui che lo guardò serafico prima di scansarlo e andare a sedersi al suo posto e riprendere il suo lavoro di scrittura.

- Scu…scusami – si affrettò a dire Reafly. L’altro lo guardò a lungo senza dire nulla. Non era tra gli elfi che conosceva.

- Non è successo niente. Tu sei il nuovo cavaliere. – gli disse come se fosse la cosa più normale del modno - ma il tuo drago non è con te – constatò questo con una punta di delusione nella voce.

- Lui… sta dormendo – disse ma lo sguardo del giovane ara già da un’altra parte, lo aveva ascoltato a mala pena. Sul suo giovane volto si era stampato un sorriso.

- Credo che la tua presenza abbia attirato l’attenzione di qualcuno. Ci sarà da divertirsi, guarda… –

Reafly si voltò nella direzione indicata dal giovane. Uno dei ragazzi seguiti da Murtagh si era voltato nella sua direzione ma nel farlo aveva persa la sua presa sulla sfera d’acqua che aveva appena creato.

La sfera sarebbe sicuramente caduta a terra se Murtagh non fosse intervento in tempo. Il cavaliere Pronunciò a fior di labbra alcune brevi parole che riportarono il liquido in aria, all’altezza dei suoi occhi.

– Mai perdere il controllo, Teodor. La prossima volta fai più attenzione - gli disse in tono secco. Il ragazzo abbassò lo sguardo. – Sì Ebrithil - Accanto a lui i suoi due compagni si spalleggiarono ridacchiando. Murtagh alzò un sopracciglio e sussurrando altre parole. – Thtysta vindr un Gànga fram -  disse e un piccolo vortice d’aria che passò tra loro. Colti di sorpresa i due lasciarono cadere a terra le loro sfere con un sobbalzo. Lo sguardo serio di Murtagh lì immobilizzò sul posto.

- Letta, flauga – con quelle parole la sua magia si era allargata anche alle loro sfere impedendole di finire a terra.

- In battaglia le distrazioni possono arrivare da qualsiasi parte. E vi assicuro che ce ne saranno molte. Tenete sempre a mente questa lezione, non basta sapere usare la magia e conoscere a memoria le regole dell’antica lingua ma è altrettanto essenziale saperla controllare in ogni momento – disse rivolgendosi agli altri due giovani. Il sorriso sui loro volti era sparito e lo guardarono con aria contrita. A dimostrazione di quello che aveva detto fece roteare le sfere una sull’altra prima di lasciare l’incantesimo che le teneva in aria. Con guizzo l’acqua si sparse sul pavimento in tre piccole pozzanghere

– Ora raccogliete di nuovo le vostre sfere. –

I tre ragazzi annuirono. Guidata dalla forza dell’antica lingua l’acqua a terra iniziò a muoversi addensandosi e assumendo nuovamente una forma sferica. Senza preavviso Murtagh pronunciò ancora delle parole per tornare a distrarli ma questa volta i tre ragazzi resistettero – Molto bene. Per oggi può bastare, potete andare - Sul volto di Teodor e dei suoi due compagni si dipinse di nuovo un sorriso.

Solo ora Murtagh si avvicinò a Reafly che era rimasto a guardare la scena a bocca aperta, sbalordito.  

Un’ottima presa, maestro, non c’è che dire lo raggiunse mentalmente Eragon che dalla postazione aveva osservato tutta la scena. A Murtagh non sfuggì il tono canzonatorio del fratello.

Forse il gande Eragon è invidioso? Lo punzecchiò lui.

Eragon roteò gli occhi al cielo mentre raggiungeva Reafly.

- Reafly, cosa ci fai qui, oggi avevi la giornata libera –

Disse invece rivolgendosi al ragazzo. Reafly guardò i due cavalieri.

- Lo so ma ho una cosa urgente da chiedervi e non potevo aspettare domani – Murtagh lo guardò accigliato notando solo adesso che non era in compagnia del suo drago.

- Che cosa succede?  – Reafly sospirò e si guardò i piedi imbarazzato prima di rispondere.

- Vorrei dargli un nome ma nessuno di quelli che conoscono mi sembra, ehm, adatto – Murtagh sorrise e si rivolse a Eragon. Naturalmente stava parlando del suo drago.

– Che ne dici fratello possiamo dargli una mano in questo? – Eragon annuì. Così insieme gli proposero una serie di nomi di draghi leggendari ma nessuno di essi sembrava soddisfare le aspettative del ragazzo.

- Conoscete il nome di qualche drago che aveva le scaglie dorate? – chiese infine Reafly, non trovando nessun nome, tra quelli menzionati fino a quel momento, adatto al suo drago. Alla domanda Reafly vide passare su entrambi i volti dei cavalieri un'ombra di tristezza.  

- ho detto qualcosa che non dovevo? – chiese accorgendosi dello scambio rapido di sguardi.

Eragon aveva da tempo perdonato Murtagh per il ruolo avuto nella morte dei suoi maestri. Non era stato un processo facile ed il ragazzo aveva rivolto al fratello parole dure, di cui poi si era pentito. Nel ricordarlo Eragon strinse una mano sulla sa spalla come a scusarsi ancora. L’altro sussultò in risposta.

Per Murtagh, quello era forse il ricordo più bui della sua schiavitù sotto Galbatorix. Ma si era lasciato tutto quello spalle e il dolore sul volto si attenuò appena mentre stringeva a sua volta la mano del fratello.

- No Reafly, non hai detto nulla di sbagliato. Uno ne conosciamo – si affrettò a dire Eragon - Il suo nome era Gleadr.. –

- Gleadr - ripeté il ragazzo con un sorriso mesto - Me ne avete detti così tanti. Non saprei quale decidere -

- Non avere fretta. Quando sarà il momento sarà lui stesso a indicarti il nome – intervenne quindi Murtagh.

- È stato così anche per Castigo e Saphira? – i cavalieri annuirono entrambi.

- Ma lui ancora non parla! – insistette lui per nulla soddisfatto delle risposte troppo vaghe da parte dei due ragazzi. Quell’esclamazione fece scappare ad entrambi un sorriso.

- Anche per questo non preoccuparti. Lo farà presto. Dipende da quanto sarai bravo ad insegnargli. – gli rispose Eragon riconoscendo l’impazienza della sua voce. Comprendeva il suo desiderio di capire quello che gli stava accadendo intorno, non era passato troppo tempo da quando anche lui si era trovato alla ricerca di quelle stesse risposte. Brom aveva fatto lo stessi con lui così tante volte. Si era sempre ripromesso che non si sarebbe mai comportato nella stessa maniera ed ora si trovava a dare le stesse risposte enigmatiche. Dovette riconoscere che non c’era altro modo per imparare.

– Grazie al vostro legame lui può comprende già molte cose e lo stesso vale per te. Non dimenticarlo, ora le vostre menti sono legate e lui può sentire i tuoi pensieri. Persino in questo momento – finì di dire ricordando quello che Oromis e Gleard gli ripetevano spesso.

Dall’altra parte Reafly ripensò alla sensazione di vuoto che aveva provato dopo aver toccato il cucciolo e alla percezione di staccarsi dal proprio corpo e perdersi in quella del drago. Come gli aveva detto Eragon, riusciva a sentire la presenza del suo drago anche in quel momento ma, da allora, non era più riuscito a raggiungere quel grado di intimità che aveva avuto la notte in cui si erano sfiorati la prima volta. Reafly avrebbe voluto fare altre domande ma le risposte che aveva ricevuto gli avevano dato tanto da pensare e decise  che avrebbe aspettato.

- Ho capito, non lo dimenticherò. – rispose solo poi quindi rimase un attimo in silenzio - Ora sento che si è svegliato e credo che mi sta chiamando – Murtagh si mise dietro di lui e gli strinse le spalle.

- Che cosa aspettiamo allora, andiamo a raggiungerlo, qui abbiamo finito -  ma il ragazzo lo fermò voltandosi indietro.

- Non vieni anche tu, Eragon? – gli chiese accorgendosi che il giovane non li stava seguendo.

- Voi andate pure avanti Io ho un lavoro da iniziare – Anche Murtagh si era girato sapendo a cosa si stava riferendo il fratello.

La perdita dei papiri caduti nelle mani di Isobel e dei suoi alchimisti non aveva allarmato solo re Arold. Se il re temeva che i loro sforzi di recuperare le antiche conoscenze del loro popolo non fossero sufficienti, ora che la regina aveva tra le mani incantesimi come le sette parole di morte, Eragon era preoccupato per altre ragioni.

Isobel aveva già dimostrato di avere una fervida immaginazione e lui temeva i tanti modi in cui avrebbe potute utilizzare quelle conoscenze. Arya era riuscita a placare in parte le sue paure ricordandogli come entrambi conoscessero perfettamente il contenuto di quegli incantesimi,  lei perché faceva parte della preparazione di ogni persona di alto rango del suo popolo, lui perché ne aveva memorizzato i lunghi brani nei mesi di addestramento ad Ellèsmera. Li avrebbero insegnati anche agli elfi di Antara.

Eragon aveva deciso allora di trascrivere nuovamente quelle formule per poterle consegnare a Arold e ritrovare così un po’ di serenità. 

- Se devi iniziare quel lavoro, rimango a darti una mano.  – gli disse subito Murtagh con un trasporto che gli scaldò il cuore. Eragon sollevò il viso verso di lui, stava per accettare ma in quel momento vide l’espressione di delusione sul volto di Reafly che si vedeva di nuovo messo da parte.

- Me la posso cavare anche da solo Murtagh – mentì, in quel momento Reafly aveva molto più bisogno del fratello che lui.

- E non sarò solo, Saphira starà con me – Eragon aveva parlato a lungo del suo progetto anche con Saphira. La dragonessa non poteva aiutarlo, i draghi avevano un legame tutto loro con la magia, indipendente dall’uso dell’antica lingua, ma aveva approvato. Murtagh lo squadrò per alcuni istanti valutando le sue parole, poi sconfitto accettò a malincuore il suo rifiuto. – D’accordo Eragon. Come vuoi tu. Andiamo Reafly –

Eragon li guardò uscire in silenzio senza dire altro quindi, preso un respiro, andò a prendere delle pergamene vuote e andò a sedere su una delle sedie libere tra i pochi elfi rimasti. Nell’impugnare il calamaio la sua mente andò ai suoi maestri e un sorriso nostalgico si dipinse sul volto. Sia Brom che Oromis gli avevano sempre attribuito un grande capacità di plasmare l’antica lingua. Per lui era sempre stato naturale combinate tra loro le parole e legarle l’intenzione. Ricordare quelle formule gli risultò quasi naturale. Con quel pensiero a spronarlo attinse la punta del calamaio nell’inchiostro e poggiandola sul foglio iniziò a farla scivolare sul foglio.

***

Era sera quando Eragon alzò di nuovo testa. Il rumore del pennino che poggiava sul tavolo echeggiò nel silenzio che regnava nella sala completamente vuota.

Il giovane cavaliere guardò fuori dalla finestra con una smorfia. Gli spessi vetri colorati erano diventati scuri, senza la luce del sole a schiarirgli con i suoi raggi. Eragon piegò le braccia dietro la testa e inarcò la schiena per stirarla, era tutta indolenzita per essere rimasto a lungo nella stessa posizione. Si era talmente immerso nella scrittura da non accorgersi che anche gli ultimi elfi se ne erano andati via.

Fuori è già buio e tu, piccolo mio, dovresti andare a mangiare qualcosa lo richiamò Saphira sentendo il suo cavaliere muoversi.

Non ho fame Saphira protestò Eragon di getto, buttando completamente fuori l’aria dai polmoni con un sonoro sbuffo. In quel momento percepì il dissenso della dragonessa attraverso il loro legame mentale.

Eragon io più di tutti posso capire l’urgenza di fermare Isobel ma non è necessario farlo a stomaco vuoto

Eragon non poté fare a meno di sorriderle, grato. Le attenzioni di Saphira erano quello che più si avvicinava all’affetto di una madre.

Come in risposta a suoi rimproveri in quello stesso momento il suo stomaco brontolò in protesta.

Va bene Saphira, non dire altro, hai vinto tu, sto andando

le rispose prima che la dragonessa potesse replicare con un te lo avevo detto.

Eragon aveva iniziato a mettere a posto la sua postazione quando sentì la familiare la fragranza di pino invadergli le narici e si fermò.  

- Arya - sussurrò con dolcezza.

Eragon si girò, l’elfa era a pochi passi da lui e lo stava guardando con un’espressione enigmatico sul volto. Improvvisamente ebbe un déjà-vu. Era ad Ellèsmera, alla fine una lunga giornata di allenamenti con Oromis, quel giorno aveva subito ben due attacchi alla schiena e il suo umore era a terra; Arya era ancora un enigma per lui, bellissima ed irraggiungibile e fece una cosa del tutto inaspettata, che lo spiazzò. Lo invitò a uscire fuori per distrarsi e vedere ciò che di bello poteva offrire la capitale elfica.

Adesso come allora il suo sguardo gli provocò un miscuglio di sensazioni contrastanti che lo lasciavano disorientato. 

- Murtagh mi ha detto che ti avrei trovato qui. Quando non ti ha visto a cena si è preoccupato –

Eragon incrociò le braccia sul petto – Ed anche tu lo sei? -  

- Non so cosa pensare a riguardo Eragon. So solo che sei preoccupato dai poteri di Isobel e da quando sei qui non mi hai mai parlato di quello che è successo quando eri suo prigioniero – gli disse passandogli una mano tra i capelli.

Eragon sospirò, le sue dita erano fresche e morbide e lui gliele prese tra le mani per baciarle.

- Lo so, mi dispiace – le avrebbe voluto dire altro ma le parole gli morirono sulle labbra. Arya allora prese una delle pergamene su cui aveva lavorato e iniziò a far scorrere lo sguardo sui glifi. Il suoi occhi brillarono di stupore. Eragon non si era limitato a trascrivere le antiche formule ma ne aveva create di nuove. Una di queste, appuntate in fondo alla pagina, attirò la sua attenzione, era dedicato a un collare di metallo. Accanto a lei Eragon si irrigidì appena ma aspettò che Arya finisse di leggere.

- E’ questo quello che ti spaventa? – gli chiese indicando con ma mano il disegno del collare che aveva tratteggiato con il pennino. Eragon serrò la mascella sapendo che il disegno non sarebbe passato inosservato.

– Eragon, parlami – a quell’ultima richiesta il ragazzo cedette.

- Va bene ti dirò perché lo temo – al cenno di assenso da parte di Arya Eragon sospirò, quindi iniziò a raccontare quello che aveva vissuto da quando glielo avevano fatto indossare. Non le nascose nulla. Alcuni fatti li conosceva solo Saphira. Quando arrivò a raccontare del suo incontro con Oliviana il suo cuore palpitò più forte nel ricordare l’umiliazione e il senso di impotenza che aveva provato nell’essere portato al guinzaglio. Arya ascoltò in silenzio mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Non disse nulla. In quel momento qualsiasi parole sarebbe stata inutile. Quindi fece l’unica cosa possibile, lo abbracciò.

Eragon lasciò che lo stringesse forte a lui ricambiando debolmente l’abbraccio. Rievocare quei momenti lo aveva completamente svuotato e sentiva di avere appena la forza di reagire. Ora più che mai la sentì vicina.

- Grazie – le sussurrò all’orecchio.

Rimasero così per un tempo indefinito poi Arya ruppe il silenzio - Eragon – lo chiamò lei. Lui si scostò appena.

– Sono qui –

Il senso di smarrimenti era sparito e si sentiva più leggero. Il peso di quello che aveva vissuto aveva iniziato a gravare di meno sulla sua anima Non si vergognava di essere apparso fragile agli occhi di Arya. Nonostante il suo aspetto fosse più simile a quello degli elfi, dentro rimaneva sempre un essere umano con tutte le sue fragilità. Era consapevole di aver superato una prova molto dura e di esserne uscito più o meno indenne. Questo lo aveva portato ad una nuova consapevolezza di sé e dei suoi limiti.

- Re Arold convocherà il suo consiglio domani e noi saremo chiamati a parlare della nostra posizione nella guerra contro Isobel – le disse Arya cercando il suo sguardo. Lui aggrottò la fronte.

- Già domani? Pensavo avessimo più tempo – rispose ed Arya scosse la testa.

- Temo che il re ce ne abbia già concesso abbastanza. Se domani mostrerai questi fogli ti esporrai in primo piano – Eragon ci pensò un attimo. Ne aveva parlato a lungo con Saphira delle possibili conseguenze di una loro presa di posizione. Senza il minimo di esitazione la guardò negli occhi sorridendo.

- Arya se ci sarà da esporsi, non mi tirerò indietro –  

- Ed io sarò al tuo fianco – gli disse Arya con amore.

Anche io ci sarò. Si inserì Saphira Sempre

***

Arya rientrò nelle sue stanze sola. Si era lasciata da poco con Eragon ma la sua presenza già gli mancava. Essere riuscita a vedere così tanto della sua anima quella sera le aveva dato prova ancora una volta di quanto fossero affini e quanto il suo essere si fosse legata a lui in maniera così intima da farle mancare il fiato. In quel momento doveva essere già con Saphira che aveva insistito che mangiasse ma l’avrebbe raggiunta a breve.

Quando andò per rilassarsi sul divano notò qualcuno seduto nella penombra. Arya non lo riconobbe subito. La figura si mosse e andò ad accendere un lume che ne illuminò i riccioli biondi rivelando i lineamenti del capitano Daco.

Arya non lo vedeva dal loro ritorno in città. Dell’elfo ricordava i suoi modi teatrali che sfociavano spesso nella tracotanza ma non poteva negare che aveva mostrato coraggio e determinazione nel condurre la nave e gli elfi dell’equipaggio per soccorrere i suoi compagni.

- Speravo di incontrarti da sola per darti questi, li ho colti io stesso questa mattina –

L’elfo aveva in mamo un mazzo di fiori che le porse con un sorriso. Erano bellissimi e colorati, Arya prese il mazzo in mano. Sul volto di Daco si accese subito una luce di gioia nel seguire i suoi gesti mentre quello di Arya si rattristò. I pensieri dell’elfa erano altri. Per il solo piacere della loro vista quei fiori erano stati strappati alla terra a cui appartenevo, condannati ad appassire e morire il giorno dopo. Arya chiuse gli occhi e abbassò lo sguardo.

- Capitano Daco. Non avresti dovuto… –

- Shhh, non dire altro, è stato un piacere principessa – rispose lui senza lasciarle il tempo di terminare la frase. Il sorriso si allargò ancora di più, smagliante; in quel momento Arya seppe che non avrebbe mai potuto fargli capire il suo dispiacere per quei fiori nemmeno fra un centinaio di anni. L’elfa sospirò e quella esitazione diede a Daco lo spazio per continuare il suo discorso.

- Arya Svit-kona, non sono venuto solo per darti questo dono – aggiunse assumendo un contegno più neutro.

- Come suo membro il consiglio mi ha scelto per fare il portavoce. – Arya immaginò che non dovesse aver avuto molti problemi a farsi dare quel ruolo dato la sua influenza sugli altri. Alle sue parole si limitò ad annuire lasciando che continuasse. Non aveva idea dove volessero portare le sue chiacchiere.

 - Re Arold e tutti noi apprezziamo quello che stai facendo per il nostro popolo ma abbiamo bisogno di sapere che i cavalieri non ci abbandoneranno quando avranno trovato gli altri draghi –

- Capitano Daco non sappiamo neanche noi se esistono – Daco alzò una mano – Ma lo credete possibile. Aglaia ci ha riferito le intenzioni di Isobel, quello che sanno i tuoi cavalieri lo sappiamo anche noi –

- Cosa vuoi dire? – Arya corrugò le sopracciglia in un’espressione stupita.

- Arold non vuole trovarsi ancora una volta indietro e contrattaccherà ora che ne ha la possibilità. Sta preparando una missione per andare alla ricerca delle uova di drago come voleva fare Isobel. C’è spazio solo per uno dei due cavalieri, all’altro chiederemo di rimanere per seguire l’allenamento di Reafly –

- Assicura il consiglio che faremo la nostra parte, Daco - Sentirono una voce alle loro spalle.

- Eragon – Arya sussultò nel pronunciare il sui nome. Il capitano sorrise.

- Sono contento che la pensi così, il consiglio mi ascolta se vuoi posso fare il tuo nome perché sia tu a partire – aggiunse lasciando che quella possibilità alleggiasse nell’aria. Eragon sentì lo stomaco serrarsi. Il capitano lo stava sfidando una seconda volta. Eragon non si era affatto scordato il loro primo incontro sul ponte della nave ma solo ora capiva il motivo di tanto astio nei suoi confronti. Ora poteva vederli con chiarezza i forti sentimenti del capitano verso Arya e si chiese se anche lei se fosse resa conto o era solo nella sua immaginazione.

Eragon stai attento a quello che dici, non mi piace quello che ha insinuato. Se continua così lo carbonizzo con il mio fuoco! Intervenne Saphira che aveva ascoltato ogni parola attraverso il loro legame. Eragon non riuscì a trattenersi e le sue labbra si piegarono appena in un sorriso prima di riuscire a riprendersi.

- Non vorrei scavalcare il volere del consiglio Capitano Daco. Inoltre mio fratello Murtagh non è stato ancora contemplato. Ne converrai che sarà più opportuno aspettare domani per qualsiasi decisione –  Eragon vide i lineamenti sul volto di Daco contrarsi appena in una smorfia poi si passò le dita tra i capelli in un gesto di noncuranza e annuì.

- Hai ragione cavaliere - 

- Ci hai fornito tante informazioni preziose a cui dovremmo pensare, capitano. Ti auguriamo una buona serata – intervenne Arya congedando l’elfo con estrema cortesia. Daco si votò verso di lei indeciso sul da farsi, ma lo sguardo serio di Arya gli fece capire che non poteva fare altro.

- A domani. Cavaliere Eragon, Arya –

Non appena il capitano uscì Arya corse ad abbracciare Eragon. Eragon la sentì stringersi a lui con forza.

- Hai intenzione davvero di partire? – gli chiese premendo la guancia sopra la sua spalla. Eragon le accarezzò la testa prima di rispondere  

- Arya appena Daco lo ha proposto ho sentito il terreno franare sotto i miei piedi ma ora più ci penso e più sono dell’dea che a partire dovremmo essere io e Saphira – Arya si scostò da lui per guardarlo negli occhi – Eragon cosa dici? – Eragon le sorrise anche Saphira era d’accordo  con lui dopo un breve scambio di pensieri.

- Pensaci Arya, Reafly si è molto affezionato a Murtagh. Chi meglio di lui potrebbe fargli da insegnante? -    

- Murtagh, non sarà facile convincerlo.

***

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: stefy_81