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Autore: MollyTheMole    25/08/2022    0 recensioni
Circa vent'anni prima degli eventi delle Guerre dei Cloni, la Forza ha messo un padawan Jedi e una giovane duchessa sulla stessa strada. Nel tentativo di proteggere la giovane Satine Kryze dai cacciatori di taglie e da un pericoloso usurpatore, Qui Gon Jinn ed Obi Wan Kenobi saranno costretti ad immergersi nella cultura Mando, e scopriranno che i loro popoli non sono poi così incompatibili.
In particolare, il giovanissimo aspirante Jedi dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Che dire, inoltre, quando si troverà a fronteggiare forze che non è in grado di comprendere?
ATTENZIONE: spoiler dalla serie The Clone Wars.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Satine Kryze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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EPILOGO

 

Nel bel salone di pietra il silenzio si poteva tagliare con il coltello.

Il Custode rimase fermo a guardarli tutti, uno per uno: Ni’Ven persa nei suoi pensieri, Dom Baren con la bocca aperta e i dentini aguzzi scoperti per lo stupore, Zeta che ronzava mentre ricaricava le sue batterie al calore del fuoco con i pannelli geotermici sfoderati. 

Ci misero qualche secondo per comprendere che la storia era ormai giunta al termine. 

Dal canto suo, l’uomo sembrava perfettamente a suo agio nella bella poltrona su cui era seduto, gli abiti antichi e l’aria di uno che aveva la consapevolezza di aver fatto centro mentre allungava i piedi avvolti nelle pantofole verso il camino. 

Per rompere il ghiaccio, afferrò la bottiglia di liquore alla sua destra e ne versò ancora un po’ nei bicchieri dei suoi ospiti. 

Gli venne da ridere quando il droide, che si era asciugato per bene i circuiti seduto sulla soglia del caminetto, commentò:

- Questa storia non è nel mio database. Devo avere un problema con la scheda madre.-

- Ma no, Zeta cara, non hai nessun problema. In pochi conoscono questa storia. E’ qualcosa che la gente di qui tiene molto cara, ma non è diffusa. Noi Mando siamo molto gelosi delle nostre tradizioni, come sono certo avrete ormai compreso. Un po’ di liquore? Mi sembra che ne abbiate bisogno.-

Ni’Ven e Dom Baren accettarono volentieri il bicchiere di liquido ambrato.

La giovane spazioarcheologa era convinta di conoscere bene la storia del settore di Mandalore. Era convinta di sapere che cosa aveva guastato i rapporti con Phindar, il ruolo che Concord Dawn aveva avuto nella caduta della duchessa, le guerre di Mandalore e anche ciò che era avvenuto successivamente. 

Ni’Ven aveva studiato bene la storia della nascita del Concilio dei Sistemi Neutrali e sapeva chi era e che cosa aveva fatto Satine Kryze.

Almeno, aveva creduto di saperlo.

Ammesso e non concesso che la storia del Custode fosse vera.  

La duchessa di Mandalore, la pacifista, era un personaggio controverso, su cui era stato detto tutto e il contrario di tutto. La storiografia ufficiale era profondamente divisa: c’era chi l’aveva descritta come una donna opportunista, profondamente conservatrice ai limiti dell’autarchia, una politica spietata nascosta dietro la maschera dell’agnello fragile e indifeso. Altri, invece, l’avevano descritta come un’incompresa, una visionaria nata nel periodo sbagliato e nel sistema sbagliato. Anche in questo caso, però, si poteva sempre percepire una certa ambiguità nei suoi riguardi, quasi come se l’aura di mistero che circondava Mandalore e le sue tradizioni avesse influito sul giudizio della gente nei confronti della duchessa. 

Anche la storiografia, che dovrebbe essere una scienza e quindi assoluta come tutte le altre scienze, si era trovata a dover fare i conti con una marea di fonti contaminate.

- Vorrei fare una domanda, se non vi dispiace.-

Il Custode la invitò a proseguire.

- Ammesso e non concesso che questa storia sia vera, non capisco il motivo per cui desiderate che rimanga confinata dentro le mura di Mandalore, o di questo maniero. Chiarisce molti aspetti della vita della duchessa che ad oggi sono oscuri, se non del tutto travisati.-

L’uomo si passò una mano dentro i capelli rossi e si stiracchiò sulla poltrona prima di rispondere.

- La domanda è pertinente, mia cara. La verità è che è stata la stessa duchessa a volere che certi segreti restassero segreti. In un certo senso, è stato un bene. Mandalore è stato invaso, distrutto, saccheggiato, la sua gente si è sparpagliata per la galassia in una diaspora senza fine, eppure nessuno è mai riuscito a carpire i segreti più profondi di questo luogo e, di conseguenza, nessuno è mai riuscito a dominarlo. Ci hanno provato, senza successo. Se questo è stato possibile, è stato grazie alla lungimiranza di Satine Kryze.-

- Ma… Non capisco!- fece Dom Baren, sempre più stupito.- In questo modo, nessuno saprà mai chi è stata davvero Satine Kryze!-

L’aria all’interno del maniero si fece di piombo.

- E’ vero. Quale estremo sacrificio, per il bene di chi l’ha detronizzata ed infine uccisa. La verità è che Satine Kryze ha avuto molti nomi, ma nessuno è mai stato in grado di capirla a sufficienza da darle l’unico che si sarebbe meritata.-

Il gruppo guardò il Custode in silenzio.

- Vercopa. Speranza. E la speranza non muore mai. Cammina sulle spalle di chi viene dopo. E’ stato grazie a quella speranza che il nostro popolo è sopravvissuto fino a questo giorno. Anzi, meglio, è stato grazie alla scelta di credere in quella speranza che la duchessa per prima ha fornito a questo sistema.-

Ni’Ven aveva centinaia di domande. Non era sicura che avrebbe potuto chiedere tutto quello che le passava per la testa. Il Custode era stato chiaro: certi segreti sarebbero dovuti restar tali.

Eppure, quei dubbi non volevano proprio andarsene.

Se è così, perché sta raccontando tutto questo a noi, stranieri piovuti dal cielo?

Non potè fare a meno di pensare che già un altro era piovuto dal cielo, un Uomo delle Stelle che era stato messo a parte di tutti, ma proprio tutti i segreti di Mandalore.

E forse, dopo loro tre, era stato l’unico.

E anche lui se li era portati tutti nella tomba.

Ad interrompere il silenzio fu Dom Baren che, con malcelato entusiasmo, sussurrò sibilando tra i dentini di perla:

- Posso vedere il vestito del Terrore?-

Il Custode scoppiò a ridere.

- Ma certo, ragazzo! Venite, tutti voi. Seguitemi nella Sala dei Ritratti!-

Attraversarono di nuovo il corridoio buio, ma questa volta il Custode accese una serie di luci a led che illuminarono i quadri e l’ambiente circostanze, rendendo il luogo meno tetro.

All’improvviso, proprio vicino al quadro del duca Marmaduke, comparve la terrificante sagoma di una palla di pelo tenuta insieme da fili di corda, e un grosso paio di corna arcuate talmente lunghe da sovrastare l’intero completo.

- Ha portato sulle spalle quelle ossa? Saranno state più grandi di lei!-

- Erano effettivamente più grandi di lei. La fotografia è proprio lì.- 

Ni’ven rimase indietro con il Custode, mentre Dom Baren osservava tutto con occhi curiosi seguito da Zeta, che scattava fotografie.

Ne approfittò per fare alcune di quelle domande che proprio non volevano trovare risposta.

- Ero certo che, nel mio racconto, alcune cose sarebbero suonate strane ad una donna di scienza come voi. Non smentite l’impressione - eccellente, ci tengo a sottolinearlo - che mi avete fatto sin dall’inizio.- 

La nooriana abbozzò un sorriso.

- Mi lascia perplessa il comportamento dei sarlacc. Sappiamo da millenni di studi che il loro comportamento è un po’ diverso da quello che ci avete descritto.-

- Avete ragione. Il sarlacc, di norma, è un animale solitario, carnivoro, parzialmente vegetale, che raggiunge la maturità dopo migliaia di anni e solo a quel punto esplode in una miriade di spore. Per non parlare del fatto, poi, che adorano le zone aride. L’ultimo di cui si ha traccia, se non sbaglio, è proprio nel bel mezzo del deserto di Tatooine, giusto?-

Ni’Ven guardò il suo compare Mon Calamari aggirarsi per il corridoio a bocca aperta. 

- Ah, Tatooine.- continuò il Custode, seguendo piano piano i movimenti del suo ospite.- Un pianeta reso celebre da nomi eccellenti, che hanno fatto la storia della galassia: gli Skywalker, Obi Wan Kenobi…-

- Anche Jabba the Hut, purtroppo.- commentò l’archeologa, facendo spallucce.- E un Mando noto per il controllo sulla malavita del pianeta dopo il forfait degli Hut stessi.-

- Boba Fett.- fece il Custode, ciabattando dietro a un sovreccitato Dom Baren.- La duchessa non ne aveva molta stima. Dei Fett, dico.-

Ni’Ven alzò un sopracciglio.

- Satine Kryze ha conosciuto Boba Fett?-

- Non personalmente, no. Ha incontrato suo padre, Jango, solo una volta, dopo che il maestro Kenobi si fu palesato su Mandalore per avviare un’inchiesta su di lui a nome del Consiglio Jedi. Stimava le sue origini, ma non la sua scelta di vita. Non approvò nemmeno la scelta di cedere il proprio patrimonio genetico per la clonazione ai kaminoani, ma Satine Kryze era diversa dagli altri. Non perdonò Jango Fett, ma fece di tutto per evitare che altri Jango nascessero e crescessero su Mandalore.-

- In che senso?-

- La storia di Jango è triste. La causa della sua misera vita fu la guerra. Tra bande, tra estremisti, ma pur sempre una guerra. In quell’unico incontro che ebbero, la duchessa cercò di convincerlo che il mondo era cambiato. Il problema era che non era cambiato lui, e non aveva intenzione di farlo. Così, successe quello che successe. La clonazione, le armate, la guerra galattica. Certo è che Satine Kryze non si fece abbattere. Trattò i cloni come veri uomini, generati secondo natura. Condivise il rancio con loro. Insegnò loro parte della lingua e delle tradizioni mandaloriane. Non tutti videro le sue azioni di buon occhio. Sua sorella, ad esempio, non ritenne mai i cloni dei veri Mando. In questo, la duchessa incontrò l’aiuto e il sostegno del suo amato maestro Kenobi. Il Battaglione d’Assalto 212 l’ha sempre ricordata con gratitudine fino all’infimo Ordine 66.-

Accertato che Dom Baren e Zeta non avrebbero fatto danni, Ni’Ven e il Custode presero a passeggiare nella direzione opposta, verso la fine del corridoio. 

Gli ultimi ritratti appesi alle pareti prendevano vita sotto la luce dei led, e i flebili raggi fecero scintillare dei gioielli luccicanti chiusi in una teca in fondo al corridoio.

- Tornando ai nostri amici, come avete giustamente notato, mia cara amica, i nostri sarlacc si comportavano in un modo completamente diverso. Cacciavano in branco, comunicavano, amavano le zone acquose ed umide, si nutrivano di qualsiasi schifezza trovassero ed esplodevano molto presto. In verità, nessuno è mai riuscito a dare una risposta alla vostra domanda, Ni’Ven. La duchessa ci ha provato, ma non è approdata a niente di certo. Secondo quanto ha lasciato scritto, non si trattava di sarlacc puri.-

- Credeva che fossero ibridi?-

- Non esattamente. Era giunta alla conclusione che qualcosa, durante l’esplosione dell’ultimo sarlacc e l’assalto del duca Marmaduke, fosse andato storto. Le spore rimaste nelle profondità del pianeta avrebbero generato creature che, per sopravvivere, avrebbero mutato il loro comportamento e parte della loro biologia, adattandosi alle nuove condizioni di vita in un ambiente che, in fondo, era loro favorevole, ricco di sostanze nutritive e piccole prede. Per questo si sono riprodotti a dismisura, divenendo simbionti di altre specie che si sono adattate con i sarlacc fino a perdere le loro caratteristiche originarie. Che cosa erano, mi chiedete? Non si sa, e temo che non si saprà mai. Dopo la duchessa, nessuno ha mai più visto un sarlacc su questo sistema. Fortunatamente, aggiungerei.-

Ni’Ven alzò gli occhi sul ritratto del duca Marmaduke, distante da loro a sufficienza da oscurare parte del viso.

Con un sopracciglio inarcato, la nooriana si rivolse al Custode.

- Nel vostro racconto, voi avete insinuato che il Custode di questo posto fosse Marmaduke stesso. Secondo voi la sua presenza avrebbe addirittura spaventato il maestro Kenobi.-

L’uomo sorrise di sghimbescio, mettendo in mostra delle rughe di espressione attorno agli occhi brillanti per l’emozione.

- Pretendete che vi creda?-

- I Makyntire ci hanno creduto per anni.-

- E infatti quel fantasma era un falso bell’e buono.-

- Quel falso, per la precisione.- fece il Custode, indicando alle spalle della ragazza.

Un’armatura bella affumicata era racchiusa in una teca di vetro sormontata da una targa.

 

Il celebre Fantasma Cavalcante.

La prima creazione di Satine Kryze di Kalevala. 

 

Le venne da ridere.

- Non pretenderete davvero che io creda alla storia del fantasma che protegge il maniero!-

Il Custode la guardò, sornione.

- No, non lo pretendo. Certo è che molti signori di Mandalore sono scomparsi tra queste mura. Che fine abbiano fatto, non si sa. In fondo, questa è una storia di fede, mia cara Ni’Ven.- aggiunse, passeggiando lungo il corridoio.

- La fede è incerta per eccellenza: o si ha e si crede, o non si ha e non si crede. Voi siete libera di credere ciò che volete.-

- E voi, dunque, dovreste essere un fantasma a vostra volta. Magari, siete lo stesso Marmaduke. Ditemi, siete voi?-

L’uomo questa volta si mise a ridere di una bella risata limpida ed argentina, e all’improvviso l’archeologa ebbe la sensazione di averlo già visto da qualche parte. 

E dove? 

Piantala, ti stai facendo influenzare.

- Per carità! Non sono io, potete stare tranquilla. Io sono io, me medesimo e, lasciatemelo dire, tapino: pensate che vestirei in questo modo se fossi scomparso nel nulla con tutti i talleri di Marmaduke?-

Ni’Ven osservò Dom Baren che continuava ad aggirarsi eccitato in corridoio, tallonato da Zeta. Il droide era bislacco, ma sapeva fare bene il suo lavoro. Da quando le sue orecchie bioniche avevano compreso che c’erano dei dati a disposizione che la sua preziosa scheda madre non aveva ancora immagazzinato, aveva smesso di ciarlare e si era messa a raccogliere informazioni a raffica, ronzando come un nido di acari velenosi.

A proposito.

- Avete accennato alle memorie della duchessa.-

- Sì, esistono diversi manoscritti che Satine Kryze ha redatto di proprio pugno mentre era in vita e che sono stati conservati gelosamente nelle mura di questo maniero.-

- Di che genere?-

- Oh, abbiamo delle carte politiche che sono state digitalizzate. Ordini militari, all’epoca secretati, che la generale Vanya Bauer, secoli or sono, ha gentilmente condiviso con noi per tenere viva anche la memoria della zia Inga. Abbiamo gran parte della sua corrispondenza privata. Abbiamo anche l’epistolario segreto che la duchessa e il maestro hanno intrattenuto per lungo tempo. In prevalenza lettere d’amore. Non credo che vi interessi.-

Ni’Ven avrebbe tanto voluto dire che, al contrario, era ben curiosa di leggere quello scambio epistolare: la chiacchierata storia d’amore tra la duchessa di Mandalore e il maestro Jedi era rimasta poco più di una leggenda per migliaia di anni, e lei era casualmente capitata in un luogo che rappresentava una vera e propria miniera di informazioni.

E poi, avrebbe avuto l’occasione di sbugiardare il Custode, qualora tutte le informazioni che millantava si fossero rivelate false.

- Che c’è lì?-

Dom Baren si era avvicinato ad una porta in mezzo al corridoio, chiusa e sprangata, lucchetti che pendevano dalle catene vicino alla serratura.

Ni’Ven sobbalzò quando il Custode sbraitò:

- No, lì no!-

Nell’aria cadde il silenzio per una frazione di secondo.

Dom Baren aveva ritirato la mano di scatto, come se avesse toccato qualcosa di estremamente caldo. Zeta stava ancora computando le ultime informazioni che aveva accumulato e continuava a ronzare.

Ni’Ven se ne stava lì con gli occhi sgranati a fissare l’uomo che, apparentemente consapevole di aver fatto qualcosa di stupido, cercò di ricomporsi ed abbassò il tono.

- Ricordate le difficili fondamenta di Mandalore? Quelle potenzialmente letali? Ebbene, sono dietro quella porta.-

Nella sua voce, tuttavia, rimase un velato tono di minaccia.

- Vi prego di rispettare il mio comando e di non avvicinarvi, nemmeno con la luce del giorno, o in compagnia, o con delle attrezzature. In molti sono scesi là sotto. In molti non sono tornati. Siete forestieri. Non vorrei avervi sulla coscienza. Spero che comprenderete. Nessun rancore.-

Ni’Ven, però, non era sciocca.

Le fondamenta di un antico maniero possono essere davvero pericolose, soprattutto se non vengono manutenute da tempo, ma il Custode era stato fin troppo celere per essere credibile.

Che cosa nasconde quest’uomo?

Tuttavia, l’incertezza fu solo questione di un istante. Ben presto Dom Baren e Zeta ripresero a vagare per il corridoio e lasciarono Ni’Ven sola con i suoi dubbi.

E con il Custode, che stava facendo di tutto per sembrare perfettamente tranquillo.

- Stavamo dicendo? Oh, sì, le memorie della duchessa…-

- Satine Kryze è mai scesa là sotto?-

La domanda parve interdire il Custode, che si passò nervosamente una mano nei capelli.

- In che senso, mia cara?-

- Ha fatto ricerche su qualsiasi cosa, dubito fortemente che non abbia approfondito l’origine del maniero. E’ il tipo di sfida che sembra fatta al caso suo: unisce fede e scienza. Satine Kryze è mai scesa nelle fondamenta del maniero? E se lo ha fatto, ne ha lasciato traccia nelle sue memorie?-

Una saetta di consapevolezza balenò negli occhi del Custode.

- Siete intelligente, Ni’Ven, ed anche molto preparata. Vi dirò, nulla di specifico ci è giunto sulle fondamenta del maniero. Come vi ho detto, certi segreti devono rimanere segreti. Se mai le ha fatte, Satine Kryze si è portata i risultati delle sue ricerche nella tomba.-

- In fondo al Pozzo dei Giganti?-

- Esattamente.-

- E chi ce l’ha portata?-

Il Custode alzò lo sguardo ed indicò la parete dietro Ni’Ven.

- Lui.-

La ragazza osservò lo sguardo di bruma di Obi Wan Kenobi, perso nella fissità della tela.

- Glielo aveva promesso, del resto.-

Per la prima volta in tanti anni di vita, la giovane archeologa spense il cervello di fronte al ritratto del maestro Jedi e lasciò che la sua mente vagasse libera. 

Se solo fosse stata vera - e non era ancora detto che fosse vera - la storia d’amore tra Satine Kryze ed Obi Wan Kenobi! Era romantica al punto di richiamare le vecchie tragedie, scritte quando ancora esistevano i teatri e gli attori recitavano su un palco e non su uno schermo digitale. 

Una storia d’amore vecchio stile, che le sarebbe piaciuto vivere.

Magari, concludendola con un finale diverso.

Lo scintillio dei gioielli ducali catturò la sua attenzione e si mosse vero la teca chiusa a chiave. 

Il vetro era impolverato, ma mostrava ancora lo splendore del suo contenuto.

- Che belli. Sembrano brillare di luce propria.-

- Leggenda vuole che abbiano racchiuso il bagliore della Luce di Mandalore che risplende giù nelle profondità del pianeta.-

- A proposito!- disse, cercando lo sguardo del suo interlocutore.- Come mai i sarlacc temevano la luce?-

- La duchessa ha cercato di rispondere anche a questa domanda, ed è giunta alla conclusione che, essendosi adattati a vivere nelle viscere della terra, fossero diventati con il tempo fotosensibili ed avessero perso l’attitudine agli spazi luminosi così come avevano perso la simpatia per le zone desertiche. Poi, una volta raggiunto un numero insostenibile per il loro ecosistema sotterraneo, sarebbero risaliti in superficie alla ricerca di prede, invadendo il sistema. Naturalmente, questo non spiega molte cose, ad esempio per quale motivo la duchessa fosse il bersaglio preferito dei nostri letali amici e per quale motivo temessero la Luce di Mandalore, alla quale sarebbero dovuti essere abituati, considerato il loro habitat. Per chi ha fede - e solo per chi ha fede, suvvia, non storcete il naso, mia cara - essi sarebbero stati memori della terribile lezione impartita loro dal duca Marmaduke secoli prima della nascita della duchessa.-

Mentre Ni’Ven sogghignava sotto i baffi, il Custode estrasse dalla sua tunica un mazzo di chiavi così grande e pesante che, le venne da pensare, era già stato tanto se l’uomo non era caduto sotto il suo peso. 

Lo guardò mentre sceglieva cautamente una chiave e la inseriva nella toppa della teca.

La serratura schioccò e scattò. L’anta ruotò sui cardini, scricchiolando.

- Questo, mia cara - fece, mostrandole un ciondolo a forma di farfalla.- E’ il gioiello che la duchessa ha recato in dono al suo giovane amante al momento della sua partenza. E’ stato gentilmente riparato e restituito da un’antica Magistra in tempi remoti, durante il suo peregrinare per la galassia nel tentativo di sopravvivere all’Impero. Immagino che la conosciate. Si chiamava Jocasta Nu.-

La nooriana osservò affascinata la crepa orizzontale che recideva il ciondolo esattamente a metà, proprio come il Custode l’aveva descritto nel suo racconto.

Poi, il gioiello si sollevò nel palmo aperto dell’uomo e si illuminò di un’incantevole luce blu, così ipnotica da incantare sia Ni’Ven che Dom Baren e Zeta, sopraggiunti per ammirare la scena.

Il Custode sospirò, la Luce si spense e il ciondolo ricadde nel palmo aperto dell’uomo.

Il trio era atterrito.

- Quella era…-

- Sì, mia cara. Questa è la Luce di Mandalore. Cioè, lungi da me dichiararmi al pari di… Oh, beh, so fare qualche trucchetto. Del resto, corre nella mia famiglia da secoli. Tuttavia, questo è imbarazzante rispetto a quello che sapeva fare la duchessa. Come imbarazzante è stato, del resto, il trattamento che le hanno riservato. Tutti, nessuno escluso. Anche i suoi sostenitori.-

Ripose il gioiello con cautela dentro la teca e la richiuse, ossequioso. Poi, riposte le chiavi in tasca, si rivolse di nuovo ai suoi ospiti.

- Qua non c’è altro da vedere e l’ora è tarda. Se non vi dispiace, preferirei ricondurvi nel salone e poi alle vostre stanze. Immagino che avrete bisogno di riposo, se domattina, condizioni atmosferiche permettendo, vorrete riparare la vostra navicella.-

 

Il trio procedeva sulle scale a passo lento, mentre il sonno cominciava a prendere possesso di loro. 

Solo il Custode, nonostante avesse parlato per ore, sembrava fresco come un virgulto e disposto ad andare avanti a raccontare.

Dal canto suo, Ni’Ven era profondamente confusa.

Aveva ascoltato rapita - lei come gli altri, del resto - la splendida storia che l’uomo aveva loro raccontato. La sua mente analitica, però, non si era mai spenta. 

L’incongruenza sul comportamento dei sarlacc non era stato l’unico dettaglio poco convincente che aveva individuato, ed una parte di lei non si era mai arresa alla fede.

Quando il Custode aveva finito il suo racconto, Ni’Ven era stata del tutto certa che la sua missione fosse dimostrare che quella era soltanto una bella storia e basta.

Poi lo aveva visto accendere il cristallo blu nella sala dei ritratti, e tutte le sue certezze erano crollate generando un polverone di ulteriori domande.

Com’era stato possibile, infatti, che nessuno fosse mai venuto a conoscenza dell’esistenza di un simile potere? Com’era stato possibile che nessuno fosse mai venuto a sapere dei sarlacc?

Com’era stato possibile che una donna con così tanto potere e così tanti segreti fosse incappata nella terribile fine che aveva fatto?

C’erano molte altre domande, domande politiche, che Ni’Ven si era scoperta incapace di formulare.

Le implicazioni delle conseguenti risposte sarebbero state troppo grandi da digerire.

- Voi dormirete nella camera della duchessina Bo Katan, mio ceruleo amico.- commentò il Custode, battendo una mano sulla spalla di Dom Baren.

- La stessa in cui ha dormito il maestro Kenobi quando era un padawan?-

Il Custode gli sorrise, malizioso.

- Quella in cui avrebbe dovuto dormire, sì. Temo che abbia schiacciato ben pochi pisolini su questo letto. Ecco qua. Chiedo scusa per la polvere. Sono solo a tenere in piedi questo maniero, con eccezione della mia signora che, però, non ha poteri sovrannaturali e non riesce a fare tutto ciò che ci sarebbe da fare. E’ rimasto tutto uguale all’epoca in cui la duchessa regnava. Accomodatevi, prego.-

Ni’Ven osservò la piccola stanza ed ascoltò Dom Baren lanciare piccole grida di giubilo, oh guarda, c’è il dischetto con l’holofilm La luna nel Pozzo, e c’è anche Starlight! 

Poi, in un estremo tentativo di dimostrare che il Custode stava mentendo, non vista da nessuno, aprì il datapad e digitò poche semplici parole sul motore di ricerca.

Amici del Buio. Pochi ma buoni.

Il nome del gruppo musicale il cui poster era appeso al soffitto sopra il letto che, a detta del loro chaperon, sarebbe appartenuto a Bo Katan Kryze.

L’esito della ricerca, però, fu per lei desolante.

 

Gli Amici del Buio sono un gruppo di musica rock elettronica mandaloriano che ha raggiunto la fama internazionale nel 44 BBY con l’album Pochi ma Buoni, divenuto il simbolo della band, con brani come Siamo Mando e lo stesso Pochi ma Buoni, un inno alla resistenza contro le avversità della vita…

 

La ricerca si concludeva con l’ultimo lavoro del gruppo musicale.

 

L’ultimo album, I Grandi Successi, è stato rilasciato nel 31 BBY, ed è considerato il canto del cigno della band più famosa di Mandalore…

 

Ni’Ven si passò sconsolata una mano sugli occhi.

A regola, in base alle informazioni fornite dal Custode, nell’epoca di attività della band - e soprattutto all’epoca dell’uscita dell’album Pochi ma Buoni - la duchessa Satine avrebbe avuto circa sedici anni, mentre la duchessina Bo Katan all’incirca otto.

Che la stanza fosse stata sua, quindi, era più che plausibile.

Diamine.

- … Buon riposo, mio ceruleo amico, e buonanotte anche a voi, Zeta cara. Per ogni esigenza, non esitate a chiamarmi!-

- Dove vi trovo, per curios…-

- Oh, basterà fare un fischio in corridoio. Sarò nei paraggi.-

E con questo, il Custode chiuse la porta.

- Voi, invece, seguitemi. Vi ho lasciato la stanza più bella del maniero.-

La giovane nooriana se l’era quasi aspettato, che quel singolare uomo dall’aria familiare avrebbe tentato il colpo di teatro per convincerla della veridicità del suo racconto, tuttavia non si era di certo aspettata quello che, in quel momento, stava vedendo con i propri occhi.

La stanza era esattamente così come l’aveva immaginata. Tutto, persino i colori, erano vividi come la sua mente li aveva descritti. Pensò di star vivendo in una specie di allucinazione collettiva mentre osservava la finestra che dava sul Suumpir Darasuum, screziato dalle saette della tempesta, la chitarra classica riposta in una teca di vetro vecchia come il mondo, accanto all’armadio, e il letto ai piedi di una scala a pioli in legno che dava sul lucernario chiuso.

La stanza di Satine Kryze.

Si voltò a guardare confusa il Custode che, invece di uscire, si era chiuso la porta alle spalle e si era accomodato su una vecchia sedia impagliata.

La stessa su cui doveva essersi seduto il duca Kyla tanti anni prima, mentre conversava con sua figlia in quella stanza.

- Lo so, mia cara. Lo so.-

- Com’è possibile che…-

- Che devo dirvi, ragazza mia? Ho avuto il dono della favella. Posso garantirvi che tutto ciò che è qua dentro è originale, così come ve l’ho descritto nel mio racconto. Vi ho visto fare la vostra piccola ricerca. Se desiderate, posso fornirvi la discografia completa degli Amici del Buio. La duchessina Bo Katan aveva quasi tutti gli album, e la duchessa continuò la collezione, dopo che la sorella ebbe lasciato Kryze Manor, nella speranza che, un giorno, sarebbe tornata a casa. Una speranza che, purtroppo, non divenne mai realtà. Soltanto alla fine le due ebbero modo di riconciliarsi. La duchessina avrebbe portato con sé il senso di colpa di aver ucciso la sorella per tutta la vita.-

Ni’Ven accarezzò le coperte soffici e si sentì un’intrusa mentre si sedeva sul letto, lo stesso letto che era stato il nido d’amore della duchessa e del giovane padawan.

Il Custode, dal canto suo, non si mosse.

L’archeologa lo guardò perplessa.

- Ho le risposte, come sempre.- commentò quello, aprendo le braccia.- Le rispose a tutte le vostre domande. Quelle scomode. Quelle che so che avete, ma che non siete riuscita a fare. Questo è il momento di formularle. Sono a vostra disposizione.-

La nooriana deglutì, incerta.

Poi, non riuscì più a trattenersi. 

- So che il ruolo di Mand’alor, dopo la morte della duchessa, è stato assunto, seppur in modo travagliato, dalla sorella Bo Katan, che voi però avete descritto come la pecora nera della famiglia. Anche la storiografia ufficiale è ambigua su di lei. Se non sbaglio, la duchessa fu uccisa dalla Ronda della Morte, di cui fece parte proprio sua sorella, che però ha combattuto per anni in suo nome dopo la dipartita di Satine Kryze.-

Il Custode le sorrise.

- I miei complimenti, mia cara, siete preparata. Sì, alla morte della duchessa la giovane Bo Katan ne prese il posto. Questa, però, è un’altra storia, e molto lunga, anche. La Ronda della Morte di cui la povera ragazza faceva parte era ben lontana dall’essere la Ronda originaria. Di essa aveva preso soltanto il nome. Gli uomini e le donne che ne facevano parte erano guerrieri forti, di sicuro, ma strategicamente imbarazzanti. La duchessa Kryze li definì teppisti, e penso che mai termine fu più calzante di questo. Dopo averli trovati, se ne liberò in quattro e quattr’otto, decimando le loro fila. Soltanto pochi di loro riuscirono a fuggire alle spietate retate della duchessa, ma furono sufficienti per compiere l’errore madornale di portare un mostro su Mandalore. Un errore che molti di loro hanno pagato con la vita, incluso il loro leader, Pre Vizla.-

Ni’Ven sembrò persa e il Custode fece spallucce. 

- Questo è qualcosa che la storiografia ufficiale, come voi la definite, è restia a tramandare. Non stupitevi, dunque, se non sapete tutto questo. La Ronda originaria nacque dalle vecchie tradizioni dei Vizla, radicate su Concordia. La Ronda moderna nacque invece nella cittadella - carcere di Akaan. Persino i Vizla avevano rinunciato, all’epoca, a molte delle loro tradizioni più sanguinarie, una volta provato il nuovo stile di vita della duchessa. Cambiarono persino lo stemma, che passò da un tridente bianco ad un tralcio di rose. L’unica cosa che non persero mai fu l’ambizione, e per quella - e per imporre ciò che restava della loro visione - erano disposti a fare qualunque cosa.- 

- Per quale motivo la storiografia non vorrebbe tramandare un dato del genere? E’ del tutto irrilevante!-

- Davvero, mia cara?- fece il Custode, osservandola di sottecchi mentre restava immobile sulla sedia e Ni’Ven faticava a trovare una posizione comoda per star seduta su quel letto. - Avete ascoltato la mia storia. Sapete che c’erano interessi ulteriori, attorno a Mandalore. Interessi che qualcuno voleva che restassero segreti. Vi viene in mente niente?-

Eccome, se le veniva in mente.

- La Ronda della Morte, assieme a Larse Vizla, rispondeva a qualcuno all’esterno del sistema.-

- Esattamente.-

- Quel qualcuno è mai stato individuato?-

- Ovviamente, mia cara. Provate ad arrivarci. Chi ha scritto la storiografia ufficiale di Mandalore?-

- Gli studi su Mandalore sono stati prevalentemente condotti in età imperiale.-

- E chi ha scritto la monografia su cui, sono certo, anche voi avete studiato?-

- L’ammiraglio Tarkin.-

- E chi era l’ammiraglio Tarkin?-

Il braccio destro di Darth Vader.

E all’improvviso agli occhi di Ni’Ven fu tutto chiaro. 

- Sidious.-

- Avete fatto centro, mia cara. Sheev Palpatine fece con Mandalore la prova generale di ciò che avrebbe fatto in futuro con le Guerre dei Cloni. Si insediò in Senato e seminò discordia contro Mandalore, conducendo l’assemblea ad uno stallo mentre, sul pianeta, i sodali da lui profumatamente pagati facevano di tutto per consegnargli l’intero sistema.-

La nooriana sbatté le palpebre, sempre più perplessa.

- Ma perché? Per quale motivo fare una cosa del genere?-

- Oh, di motivi ne aveva, e più di uno. Era stato allievo di Darth Plagueis, un uomo che, per quanto maligno, era estremamente colto. Aveva sentito parlare della Luce di Mandalore. Grazie alla duchessa e al maestro Kenobi, che ha gelosamente tenuto per sé i segreti del sistema nonostante la sua fedeltà al Codice Jedi gli imponesse di rivelare la verità al Consiglio, non è mai riuscito ad impadronirsene. Ci avrebbe riprovato anche in futuro, una volta che la duchessa ebbe perso la vita, ma non vi riuscì. Come ben sapete, Mandalore è protetta. Anche da forze in cui voi non avete fede, ma Sidious sì.- 

Ni’Ven fece per intervenire, ma il Custode la fermò con un cenno gentile della mano.

- E poi, c’era il suo piano di guerra. L’imperatore aveva già una mezza idea di che cosa avrebbe combinato di lì a poco, e sapeva benissimo che avrebbe avuto bisogno di mezzi per portare a termine il suo piano. Jango Fett e il maestro Syfo Dias caddero proprio a fagiolo. Anche quando, però, era ormai convinto di avere la galassia in pugno, Satine Kryze sopraggiunse a rompergli le uova nel paniere, fondando il Concilio dei Sistemi Neutrali e sottraendogli un’enorme fetta di quel potere che Sidious avrebbe voluto soltanto per sé.-

- Detta in questo modo, sembra quasi che l’imperatore avesse tutti i motivi per ucciderla.-

- Ci ha provato, oh, sì, innumerevoli volte. Ci ha provato con Larse Vizla e con la prima Ronda della Morte, senza successo. All’epoca credette che fossero stati i Jedi a guastargli i piani, ed infiltrò nell’Ordine tutta la sua oscurità per far sì che non fossero più un problema. Poi, fu costretto ad ammettere che Satine Kryze era una spina nel fianco anche da sola, e ci riprovò di nuovo con la seconda Ronda della Morte e la guerra economica, infiltrando agenti corrotti nel sistema. Fu un fiasco totale. Alla fine, la chiacchierata storia d’amore tra il Jedi e la duchessa di Mandalore giunse casualmente alle orecchie di Darth Maul, suo vecchio apprendista e pazzo a sufficienza da fare il lavoro sporco per lui e vendicarsi al contempo dell’uomo che lo aveva tagliato in due, ovvero il maestro Kenobi. A quel punto, convinto di avercela fatta, una volta salito al potere pretese di prendere Mandalore, ma trovò pane per i suoi denti. Non riuscendo ad ottenere ciò che voleva con i mezzi che aveva, indispettito, decise di eliminare il problema alla radice. Come i bambini bizzosi: se non posso avere io il giocattolo, allora non deve averlo nessuno.-

- La Purga.-

- Esattamente.-

Ni’Ven si grattò la testa, pensierosa.

- Quando dite Darth Maul, intendete il signore del sindacato criminale? Come si chiamava…-

- Proprio lui, mia cara. Proprio lui. Anche in quell’occasione, fece esattamente quello che ha fatto con il sindacato che governava. Lo ha sfruttato fino all’ultimo per i suoi scopi, e così fece con la Ronda della Morte.-

- E che cosa c’entra la duchessina Bo Katan in tutto questo?-

Il Custode sospirò e si aggiustò meglio sulla sedia.

Sembra che questa parte della storia gli pesi parecchio.

- Dopo che la duchessa ebbe sgominato la seconda Ronda della Morte, soltanto il gruppo più preparato, quello guidato da Pre Vizla e la duchessina, rimase in piedi. Molto si è detto sull’attività di Bo Katan all’interno di quel gruppo. La versione più accreditata vuole che la giovane donna amasse il nipote del dittatore al punto da accecare il proprio giudizio. Nella convinzione che egli fosse un fine stratega, rimase a guardare mentre si suicidava con le sue stesse mani e condannava a morte sua sorella. Un atto di cieca fiducia per il quale non si è mai perdonata.

Vizla fu scemo a sufficienza da credere di poter controllare Maul, ignorando i precedenti contrasti con i Sith avvenuti ai tempi di Gozo Kryze il Filibustiere. Maul si liberò presto di lui e prese il controllo della Ronda, entrando apertamente in contrasto con la giovane Bo Katan. Fu a quel punto che la ragazza si ravvide, anche se non avrebbe mai condiviso le posizioni pacifiche della sorella. Certo è che il cambio di posizione fu tardivo. Maul voleva vendicarsi del maestro Kenobi, e la chiacchierata duchessa di Mandalore fu lo strumento eletto attraverso il quale attuare la sua vendetta. La Ronda della Morte si spaccò e Bo Katan divenne il capo dei Gufi della Notte, la squadriglia che provò a liberare la duchessa senza successo, e che successivamente riuscì a far fuggire il maestro Kenobi, prigioniero di Maul.-

Ni’Ven guardò fuori dalla finestra.

Il buio era diventato pesante e la notte era ormai avanzata. La tempesta, però, non accennava a placarsi e scrosci d’acqua sferzavano i vetri. 

Pregò che l’indomani spiovesse e permettesse loro di cominciare le riparazioni.

- Dunque Bo Katan non voleva diventare Mand’alor al posto della sorella.-

- Sì e no.- commentò il Custode, passandosi una mano nei capelli rossicci.- E’ diventata un’esigenza, più che una volontà espressa della duchessina. La storia delle due sorelle Kryze è lunga e tortuosa e, ahimè, anche dolorosa. Ad un certo punto della sua vita, Bo Katan ha deciso di supportare un nuovo Mand’alor per il mero desiderio di dimostrare a sua sorella che la sua non era la giusta Via. Ci avrebbe messo del tempo, per capire chi fosse davvero. Ci sarebbe riuscita soltanto quasi alla fine del suo tempo. Avete mai sentito parlare di un uomo di nome Din Djarin?-

- No.-

- Non mi stupisce. Anche la storiografia post-imperiale… Bah!- e il Custode scosse il capo, mesto. 

E mentre l’uomo continuava a borbottare invettive contro la manipolazione della Storia con la esse maiuscola, Ni’Ven si alzò dal letto e si diresse verso la finestra, rapita dalla tempesta che si stava abbattendo su Kalevala.

- So che cosa state cercando di fare.- commentò, avvicinandosi a lui.- Darmi questa camera. I poster nella stanza di Dom Baren. Voi volete disperatamente che noi crediamo nella vostra storia. Perché?-

L’uomo sospirò, e per la prima volta la giovane nooriana ebbe la sensazione che fosse triste.

- Perché la duchessa era un’anima buona e il maestro ha avuto una vita difficile e piena di dolore. Nessuno dice esattamente le cose come stanno. Satine Kryze non era un’opportunista né una politica spietata. Ogni scelta che ha fatto, l’ha fatta con dolore e consapevolezza. In alcune situazioni, non ha avuto nemmeno scelta. Questo non significa che abbia apprezzato quello che si trovò a fare. La scelta di creare il Concilio dei Sistemi Neutrali, ad esempio, non fu sua.-

- Questo non è quello che dice la storiografia ufficiale.- e guardò implorante il Custode, nella speranza che le perdonasse quell’attaccamento morboso a ciò che fino a quel momento aveva imparato a conoscere.

- Ovviamente.-

Ni’Ven provò ad indagare.

- Se Satine Kryze conosceva l’identità del doppiogiochista, perché non l’ha mai rivelata a nessuno?-

Il Custode sospirò di nuovo.

- Perché è morta prima di avere la certezza delle sue deduzioni. Sapete, era arrivata alla conclusione che la sua guerra non sarebbe mai finita. Le era bastato unire i puntini. Il primo generale che aveva aiutato suo padre a scoprire la trama di Larse Vizla, ricordate? Era stato trovato morto impiccato in circostanze discutibili. Anche il dittatore, per la storiografia ufficiale, morì impiccandosi in cella. Tarkin, però, si è dimenticato di dire una cosa fondamentale: come ci si può impiccare, se si tocca terra?

- Quello per la duchessa fu solo il primo indizio, ciò che la indusse a pensare che il potere del doppiogiochista, come lo avete chiamato, fosse ben superiore al suo, e solo durante le Guerre dei Cloni intuì che dovesse essere arrivato all’interno del Governo della Repubblica. Prima di morire, subodorò il tradimento di Palpatine, ma non fece mai in tempo ad avere le conferme che cercava. Riuscì ad avvisare il maestro Kenobi di guardarsi dal Cancelliere, ma il danno, ormai, era fatto. Il maestro diffidò. Il suo padawan, no.

- Ormai la strategia dell’imperatore era riuscita: gli stessi che l’avevano acclamata, corrotti dai crediti, dalla fame o dalla convenienza politica, l’avevano abbandonata. Traditori di Mandalore e della Luce, un sacramento di cui si erano ormai dimenticati per votarsi al dio quattrino. Per farla breve, Satine Kryze pagò per la sua integrità: pagò per non aver concesso ciò che volevano alle correnti del suo stesso partito, perché non era eticamente giusto concedere quei favori. Pagò la gogna mediatica che la seconda Ronda ereditò dalla prima, nelle mani di uno spregiudicato traditore come il primo ministro Almec. Non era una sprovveduta, beninteso: aveva capito da tempo che l’onestà, in politica, non pagava. Se voleva essere più avanti degli altri, che giocavano sporco, avrebbe dovuto imparare a giocare alla loro partita. Tuttavia, una parte di lei non è mai riuscita a dimenticare quella scuola di alta politica nella quale si era formata: la concepiva come un servizio, e un servizio senza passione ed etica, mosso solo da interesse, è un servizio fatto male.- 

Poi, soprappensiero, prese ad accarezzare il bordo della sedia su cui era seduto.

- Sapete, Satine Kryze non rinunciò mai al suo trono scomodo. Aveva cominciato seduta su uno sgabello duro come un sasso, al fianco della poltrona imbottita di suo padre. Era stata incoronata su un trono di mattoni e calcinacci, la Duchessa delle Macerie. Non ricostruì mai il trono originario. Ne fece fare uno di pietra e vetro, duro e scomodo come la sua prima seduta. Il massimo della comodità che si sarebbe concessa, sarebbe stata un cuscino. Per lei, Mandalore non sarebbe mai cambiato. Sarebbe sempre stato ciò che portava nei suoi ricordi. Una famiglia a cui sedersi accanto su una sedia scomoda. Capite, vero? Capite, adesso, perché lo faccio?-

Ni’Ven annuì, la sensazione che tutta quella storia fosse fin troppo importante per quello strano uomo dalla lingua argentina e l’aria familiare per essere inventata.

E’ personale.

- Poi Satine Kryze è morta, e tutti i sogni di questo sistema sono scomparsi assieme a lei. Se n’è andata esattamente come il povero maestro Jedi aveva visto nella sua visione. La duchessa fu uccisa da una creatura metà umana e metà macchina che non aveva assolutamente nulla a che fare con lei. Con il senno di poi, non poteva esserci fine più appropriata per la Luce di Mandalore, se non quella di soccombere per mano dell’oscurità, della follia più estrema.-

Il Custode, poi, prese a grattarsi il mento, pensieroso.

- Che poi, soccombere è una parola grossa…-

Consapevole di aver parlato da solo e di aver attratto l’attenzione di Ni’Ven su un argomento che non avrebbe dovuto sapere, l’uomo decise di correre ai ripari.

- Del resto, si sa. Satine Kryze era speranza allo stato puro, e quella non muore mai!- 

Ni’Ven fece un passo in avanti verso il Custode, spostandosi dalla finestra.

- Capisco il vostro punto di vista. Questo per voi non è soltanto un lavoro, vero? Siete un discendente?-

Questa volta il Custode posò lo sguardo su di lei, gli occhi blu come il cielo e i capelli rossicci che brillavano alla flebile illuminazione notturna.

- Questo, mia cara, lo sapete già, vero?-

- Avete alcune delle loro doti. Avete aperto la Luce di Mandalore. Avete capito il mio problema senza che io ve lo dicessi. E poi, voi assomigliate molto a…-

Il Custode non la fece nemmeno finire.

- Questo aspetto è stata una benedizione per me, ma anche la peggior condanna che potesse capitarmi. Assomiglio ai Kryze, è vero, eppure non sono un discendente diretto. Sono stato adottato. Mettiamola così, sono la prova vivente che ognuno può essere un Kryze, se si impegna ed impara le loro tradizioni. Non serve essere signori della Luce. Quello rende solo speciali.-

- Che intendete dire?-

L’uomo si alzò dalla sedia e prese a rassettarsi i vestiti.

- Alla fine di questa storia, che cosa resta? Un mucchio di bugie manipolate da un uomo dall’animo oscuro. Non fraintendetemi, la Storia è Storia. La maggioranza di ciò che avete studiato è vero. Mandalore è particolare per molti motivi. Per il settore, innanzitutto. Concord Dawn ha ancora una certa fama. E poi, molti pensano che, ormai, Mandalore non abbia più niente da dare, che sia tutto distrutto. Tutti i torti non li hanno. Solo Kalevala si è salvata, ma non assomiglia nemmeno lontanamente al pianeta che la duchessa aveva coltivato. Un tempo era un vero paradiso. Oggi è un bosco abbandonato.

- Mandalore ha anche pagato sulla propria pelle l’astio che intercorreva con la Repubblica e con i Separatisti. Nessuna delle due parti ha mai avuto interesse ad approfondire davvero la realtà di Mandalore. Era conveniente che la gente pensasse che era il mondo guerrieri e senza legge che tutti ricordavano. Allo stesso modo, l’Impero aveva bisogno di una scusa per giustificare la distruzione programmata del sistema. Che cosa avrebbe mai dovuto diffondere? Che Mandalore era un mondo meraviglioso con un incredibile potenziale?- 

Tutti i torti non li aveva, e una parte di Ni’Ven si sentì sollevata per il fatto che alcune sue certezze rimanevano ancora incrollabili, nonostante i racconti rivelatori di quell’uomo strano.

- Alla fine di questa storia, al netto di tutto ciò che non è mai stato raccontato e di ciò che è stato raccontato male, che cosa rimane? Le persone. Rimangono le persone. Coloro che tramandano la memoria e che credono in essa. Mandalore non è mai stato un artificio retorico. Un giorno, magari, memore della nostra chiacchierata, deciderete di approfondire la storia di Din Djarin, il Mando che non si toglieva mai l’elmo. Un giorno, forse, capirete che cosa voglio dire. Che cosa significa essere Mando? Non far vedere il volto? Combattere? Ci sono cacciatori di taglie in giro per la galassia che si vantano di essere Mando senza avere la più pallida idea di quello che dicono. No, mia cara, quelli non sono Mando. Potranno anche esserlo in linea di sangue, ma hanno perso la vera essenza di questo posto: il sogno, la visione. Essere Mando significa credere nel futuro, nei sogni di libertà, e questa è una scelta di vita. Il resto, si impara. Si impara a combattere e ad indossare un’armatura, ma se non sai perché lo fai, se non ci credi, è inutile fregiarsi di un’appartenenza di sangue. Non è reale.

- Avete ragione, questa storia mi è particolarmente cara. La duchessa mi è cara. Non ho soltanto letto le sue memorie. La sua storia è in parte anche la mia. Questo posto è casa mia. Sentirlo bistrattare fa male. Adesso che è passato molto tempo, adesso che siamo finalmente liberi, è giunto il momento che la verità venga a galla, non trovate? E’ giunto il momento di riabilitare la figura di una donna che ha dato tutto per il suo sistema e che ha cambiato le sorti della Galassia.-

La ragazza si avvicinò a lui, fissandolo per la prima volta negli occhi blu ed ammirandone l’orgoglio.

Vi trovò solo sincerità e un fuoco dentro che la fece sentire piccola piccola. 

- Voglio lasciarvi un’ultima cosa, mia cara.- le disse, avvicinandosi alla piccola scrivania in un angolo della stanza.

C’era un cassetto a scomparsa sotto la superficie piana, tenuto chiuso da un meccanismo a pressione. Il Custode lo azionò e il cassetto si aprì, rivelando una cartellina piena di fogli.

- Vorrei che aveste questo. Magari avrete piacere di leggerlo.-

- Che cos’è?- 

- L’epistolario della duchessa. L’originale. Le lettere che ha scambiato con politici, diplomatici, familiari e anche con il maestro Kenobi. E’ tutto qui. Spero che troverete le risposte a tutte le vostre domande.-

Detto questo, l’uomo fece un piccolo inchino con il capo e si diresse verso la porta, segno che la conversazione era conclusa ed intendeva ritirarsi per la notte.

Ni’Ven rimase con la bocca aperta a fissare il tesoro di carte che il Custode le aveva coraggiosamente affidato. 

Poi, lo rincorse in corridoio.

- Aspettate! Perché sono scritte su carta?-

- Perché, mia cara, i messaggi olografici sono immediatamente rintracciabili. La carta, se hai un valido intermediario, no.-

- E l’intermediario era?-

L’uomo si mise a ridere.

- Credetemi, non avrete mai abbastanza immaginazione per indovinare i multiformi - e pazzi - stratagemmi della duchessa!-

- Un’ultima cosa: nel plico che mi avete consegnato c’è anche la canzone?-

- Quale canzone?-

- La canzone! Quella che hanno composto il Jedi e la duchessa!-

Il Custode abbozzò un sorriso.

- Sapete, è una bella domanda. Un segreto che, forse, non potrà mai essere rivelato.-

- Perché? Non avevate la tradizione di tramandare le canzoni?-

- Oh, sì, ed è una tradizione bellissima. Ci permette di ricordare in poesia eventi lontanissimi nel tempo. Tuttavia, questa canzone è peculiare. Immaginate che cosa sarebbe successo, in passato, se fosse diventata di dominio pubblico. Sarebbe scoppiato, come minimo, un incidente diplomatico che sarebbe costato caro sia alla duchessa, sia al maestro. Inoltre, va anche detto che durante l’Impero quella canzone così bella sarebbe stata profanata. Immaginate che cosa sarebbe successo se a cantarla fosse stato quella bestia di Maul. No, non era quello che la duchessa voleva, così la distrusse.-

- Cosa?-

- La bruciò. La sapeva a memoria. Adesso la canzone viene tramandata all’interno della famiglia. E’ bellissima, ve lo garantisco. Tuttavia, vi confesso che non sono pronto a cantarvela. E’ privata. Personale. Spero che capiate.-

Ni’Ven e il Custode rimasero a fissarsi per qualche secondo, una consapevolezza che, lentamente, prendeva corpo nel cuore della giovane nooriana.

Io so chi sei.

Ma non può essere vero.

Il Custode, questa volta, girò sui tacchi con tutta l’intenzione di andarsene, ma la giovane archeologa lo trattenne per un’ultima volta.

- La duchessa e il maestro si sono incontrati di nuovo, ma sospetto che quello che so non sia assolutamente vero.-

- Sospettate bene, ragazza mia. Sospettate bene. Tuttavia, l’ora è davvero tarda e io devo tornare dalla mia consorte. Ormai mi darà per disperso.-

- A proposito, dov’è? Non l’abbiamo mai vista.-

- E’ molto stanca. Ha riposato per tutta la sera. Conto di farvela conoscere domani.-

E con queste ultime parole, il buon Custode lasciò la giovane Ni’Ven a fare i conti con quanto aveva appreso e scomparve nel buio del corridoio.

 

 

 

 

La ragazza ha cervello.

 

Sì, ne ha molto. Sono proprio contento che sia arrivata qua. Sento che la Forza è all’opera in questo. Sono convinto che sia la volta buona.

 

C’è bisogno di qualcuno che riabiliti il buon nome dei Kryze!

 

Ordo!

 

Ordo dice che è d’accordo.

 

Sì, assolutamente. I due ragazzi sono preparati e sono convinto che il droide sarà ben contento di dimostrare al Rettore che la sua scheda madre funziona a dovere, poffarbacco!

 

Il Custode ciabattò con calma verso il fondo del corridoio.

Poi, invece di entrare nelle stanze che erano state di Maryam ed Athos, e del duca Kyla, prese a scendere le scale diretto verso il salone.

Conosceva quella casa a memoria. Non aveva nemmeno bisogno di accendere la luce.

Aveva passato secoli chiuso in quel posto, a svolgere la sua mansione nel migliore modo possibile. 

Certo, non era stato per niente semplice. La guerra prima, l’Impero poi. 

Saxon, che aveva sempre continuato a fare l’idiota, fino alla fine del suo tempo.

Poi la Purga. Infine, la Nuova Repubblica. Il Nuovo Ordine.

La galassia stava attraversando un lungo periodo di pace, finalmente. 

Quella poteva davvero essere la volta buona per riabilitare il buon nome di Satine Kryze. 

Il momento giusto per riscoprire la leggenda della duchessa e del Jedi coraggioso. 

Dalla finestra del salotto proveniva un sonoro ticchettio. Il Custode si avvicinò alle ante, sorrise alla vista dell’animaletto che svolazzava fuori dalla finestra ed aprì. 

Una farfalla blu volò attorno alla sua testa e poi si posò sul suo dito mentre l’uomo chiudeva di nuovo fuori da Kryze Manor il temporale che infuriava sull’altopiano.

- Ciao, mia cara. Sono contento di vederti.-

Il suo mestiere era ben più arduo di quanto Ni’Ven e gli altri potessero immaginare. Se Kryze Manor era sopravvissuto intatto alle pieghe del tempo e a tutti gli accidenti che avevano travolto Mandalore, era stato soltanto grazie alle sue peripezie.

E a un certo fantasma infuocato che ancora infestava le campagne del maniero.

 

Hai avuto un po’ d’aiuto, per quello.

 

Le trovate della duchessa erano geniali allora come adesso.

 

Solo che questa volta non hai avuto bisogno né di viinire, né di armature da bruciare.

 

Eh, le cose con il tempo cambiano, e sono convinto che il buon vecchio Marmaduke si diverta a fare lo splendido una volta ogni tanto.

 

Puoi chiederlo di persona, perdinci. La prossima scorribanda è già stata pianificata!

 

A proposito delle condizioni del maniero, andrebbe rifatta la siepe…

 

Chi se ne importa delle piante? Lascia perdere i discorsi di questa pennuta, qua. Le piante costano care!

 

Ci costerà di più se i Makyntire dovessero entrare nel maniero e saccheggiarlo. Per quale motivo hai lasciato che il cancello arrugginisse?

 

Ho due mani sole, ragazzi miei. Ogni cosa a suo tempo. Se poi Marmaduke volesse dirmi dove ha nascosto i talleri, allora sarebbe molto più semplice manutenere questo posto!

 

Giammai! Quelle sono le scorte per i tempi bui!

 

Ordo. Ordo. Ordo.

 

Ordo dice che è d’accordo con l’avaraccio, qui.

 

Non ne dubitavo. Come se non ne avessimo avuti abbastanza, di tempi bui.

 

Sorrise sotto i baffi mentre, in silenzio, scendeva le scale ed imboccava il corridoio diretto al salone, completamente solo se non per la sua fedele amica blu, posata sulla sua spalla, e quelle voci che accompagnava lo scorrere nei suoi pensieri.

Una compagnia che poteva sentire soltanto lui.

Sapeva che l’indomani avrebbe piovuto ancora, che la tempesta non sarebbe passata. Poteva percepirlo nella Forza. 

Quel dono che era stato quasi una condanna e che era costato così tanto a lui e ai suoi cari.

Tutto ciò che era accaduto in passato, finalmente stava per essere rivelato. Qualcuno avrebbe saputo la verità. 

Adesso sembrava tutto chiaro, anche il motivo per cui quel dono così peculiare era toccato proprio a lui.

 

Il mio compito è quello di ridare lustro al buon nome della nobile casata dei Kryze.

 

… Sì. Vuoi venire a letto, adesso? Ti stiamo aspettando tutti.

 

Come se dormiste davvero. Quand’è stata l’ultima volta che uno di noi ha chiuso occhio?

 

Smettila, guastafeste. Vogliamo sapere. Torna qui!

 

Ooooordoooo!

 

Ordo dice che ti devi muovere. 

 

Il Custode rise di gusto mentre attraversava il salone. 

Osservò la farfalla sulla sua spalla sbattere le grandi ali blu.

Poi, all’improvviso, si scosse proprio come un gatto, lanciando goccioline da tutte le parti.

Ridacchiò, divertito.

Oltrepassò il salone buio, illuminato soltanto dai lampi della tempesta, ed imboccò una porta aperta sul nero nulla.

La Stanza dei Ritratti.

Mentre percorreva il corridoio, il Custode prese a canticchiare sotto i baffi.  

 

Anche se non so chi sei

io ti conoscevo già

anima dei sogni miei

prima che tu fossi qua

 

Lanciò un’occhiata al ritratto del duca Marmaduke, suo predecessore, e si disse convinto che quella sera lo avrebbe subissato di domande.

 

Non so per quanto ancora

tu resterai con me

fosse un giorno o forse un’ora

è un eternità per me

 

Un boato più forte degli altri lo distrasse e scosse il capo.

La farfalla fece un voletto indignato, per poi posarsi di nuovo sulla sua spalla.

 

Qualcuno vada a calmare il vecchio brontolone sotto il lago, o finirà con il terrorizzare gli ospiti.

 

Posso dire di aver vissuto

una vita insieme a te

gli altri secoli di vuoto

valgono un’ora con te

 

Si fermò, infine, a guardare il ritratto doppio.

Il Jedi e la Duchessa finalmente vicini per l’eternità.

Guardò gli occhi della donna, che erano anche i suoi, e i capelli del Jedi, che erano anche i suoi.

 

Adesso non tirartela troppo, caro mio.

Sei adottato, lo sai.

 

Sì, ma sono pur sempre…

 

Oh, giusto cielo! Quante volte l’ho già sentita questa storia?

 

E per proprietà transitiva, dunque, sarei anche…

 

Ma piantala e vieni a casa!

 

Ordo dice che hai rotto le scatole. Muoviti.

 

Non l’ho sentito, Ordo. 

 

Si è espresso per fatti concludenti.

 

Il Custode rise, pensando che fosse ora di dare retta alla sua consorte e raggiungerla dovunque lei fosse.

La porta delle fondamenta, un tempo sprangata e chiusa con i lucchetti, era aperta e spalancata sul nulla.

Il Custode riprese a camminare, canticchiando. 

 

Ner cyare, ner re… 

Amor mio, vita mia… 

 

Le parole echeggiarono nel corridoio buio e vuoto, tra i rombi dei tuoni, protette dallo scudo di una porta che, allo sguardo di un eventuale confuso spettatore, sarebbe apparsa chiusa e incatenata a doppia mandata. 

 

***

 

NOTE DELL’AUTORE: Grazie.

Non mi intendo di numeri, né di pubblicazioni. Come sapete già, questa è stata la mia prima storia su questo sito. Non so dunque, se i numeri che ho macinato siano ingenti da un punto di vista oggettivo, ma di sicuro hanno superato tutte le mie aspettative. Dal mio punto di vista, siete stati tantissimi.

Grazie, dunque, a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di seguirmi per sessanta capitoli nei meandri della mia contorta fantasia. Grazie a chi ha recensito, a chi ha preferito, a chi ha ricordato, a chi ha seguito e anche soltanto letto questa storia. 

Spero che non vi dimenticherete di Molly la Talpa, che tornerà presto su questo sito con altre storie da raccontare. 

 

Vostra ora e sempre,

 

Molly.

  
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