Crossover
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Autore: evil 65    05/09/2022    7 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci qui! Ormai lo sapete, in estate andiamo praticamente in letargo, ma fortunatamente per voi abbiamo già tre capitoli belli pronti per questo mese!
Senza ulteriori indugi, vi auguriamo una piacevole lettura ;)




 

Capitolo 34 - In search for will

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“What have I become
My sweetest friend
Everyone I know goes away
In the end
And you could have it all
My empire of dirt
I will let you down
I will make you hurt...”

Johnny Cash
 – Hurt


Il silenzio era così fitto da poter essere tagliato con un coltello. Nell’istante in cui Yūko terminò il suo racconto, sopra l’intero negozio calò un velo di cupa realizzazione.
Ogni piano fatto finora, ogni missione svolta, perfino il ritrovamento del TARDIS… erano stati per niente. Coloro che avevano perso la vita per la Ribellione… erano morti invano.
O, almeno, questi erano i pensieri che stavano attraversando la mente del Dottore, i cui occhi grigi sembravano aver perso ogni barlume di tempesta. L’uomo sedeva per terra, con la schiena incollata al muro, la testa rivolta verso il basso e i capelli cadenti.
Ancora non riusciva a crederci: il Maestro, suo acerrimo nemico, dittatore di Battleground… era l’unica cosa che teneva ancora in piedi ciò che restava della realtà. Una realtà che, a quanto pare, era stata completamente spazzata via.
Ancora una volta, il Signore del Tempo aveva perso tutte le persone che contavano per lui. Gallifrey era stato nuovamente spazzato via… Rose, Martha, Sarah Jane, Amy, 
Clara e il resto dei suoi amici… erano tutti morti, consumati dalle folle ambizioni di divinità a cui piaceva giocare con le vite di coloro che avevano contribuito a creare.
Era tutto semplicemente… troppo. Troppo da assorbire, troppo da comprendere…troppo da sopportare.
Il suo sguardo vagò lentamente verso Angel, che lo scrutava preoccupato e ansioso.
<< Tu lo sapevi >> disse con un filo di voce. Non un’accusa, non una domanda, solo una semplice constatazione.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, come se non fosse sicuro di dover rispondere.
<< Io… lo sospettavo >> ammise, accompagnando quella risposta con un sospiro rassegnato << Ma non potevo esserne sicuro. Non senza prove. >>
<< Come... >> sbottò James << Come sarebbe a dire “lo sospettavi”!? Che non avevi prove? E non hai pensato per un secondo, un solo secondo, che anche un semplice dubbio avrebbe potuto fare la differenza!? Che con questa informazione, il Dottore avrebbe potuto indagare? Abbiamo perso due uomini in quella bolgia! E si sarebbe potuto evitare se tu avessi parlato! >>
<< Concordo col mio leader >> ribatté Kirby << anche se a sentire una cosa simile... non credo avrei potuto crederci io stesso. >>
Anche il resto dei Cacciatori presenti era orripilato al pensiero dei trilioni di vite perdute in una manciata di secondi, il tutto perché i cosiddetti Arcani avevano deciso che la loro esistenza era venuta loro a noia: neanche si erano degnati di accampare la scusa di qualche peccato comune a tutto il creato, come nei tanti miti di cui avevano letto.
<< Ma è semplicemente assurdo! >> sbottò Fire, sdegnato << Da quanto va avanti questa dannata situazione? Forse da prima che nascessimo tutti! Non abbiamo perso solo due uomini, ma milioni e milioni! Sono venti fottutissimi anni che la Ribellione combatte contro l’indottrinamento del Maestro! Perché!? Perché hai voluto nasconderci tutto questo, quando l'intera situazione era già assurda e deviante di per sé!? >>
Il rosso abbassò lo sguardo, le mani strette in pugni serrati, lo sguardo rivolto verso il pavimento, il corpo tremante.
<< Io… lo so >> borbottò, la voce rotta più di quanto chiunque di loro l’avesse mai udita << So che non ci sono scuse… so che avrei dovuto dire qualcosa. Ma non potevo! Perché… perché... >>
<< Perché cosa!? >>
<< Perché avevo paura! >>
Quel grido risuonò per tutto il negozio come un colpo di cannone, facendo sussultare alcuni dei presenti
<< Avevo paura che fosse vero! Che tutti i miei amici fossero morti! Che tutta la mia famiglia fosse stata spazzata via! Che tutto ciò che avevo amato… era stato distrutto! >>
Le lacrime cominciarono a rigargli le guance.
<< E così ho continuato fingere… fingere che ci fosse ancora una possibilità. Che qualcuno fosse riuscito a salvare il Multiverso al posto mio… che avremmo potuto riportare le cose com'erano! Che li avrei rivisti… avrei rivisto i miei genitori… avrei rivisto lei... >>
A quel punto, nulla riuscì a frenare la risata gracchiante che gli fuoriuscì dalla bocca, come un singhiozzo strozzato.
<< Ho continuato a ripetermi che sarebbe andato tutto bene, che il Multiverso fosse ancora intatto, solo cambiato… e così ho finito per crederci. E ho aspettato… ho voluto credere nel Dottore, ho voluto credere che saremmo stati capaci di rimettere le cose a posto! Perché... >>
Sospirò stancamente, frustrato.
<< Perché sono un codardo >> sussurrò, incontrando gli sguardi dei suoi alleati << E ora Blue se n’è andato. E non sono riuscito a risolvere nulla. Gran bel Guardiano del Multiverso, non pensate anche voi? >>
<< Be', se posso permettermi, questo gruppo non manca di fallimenti >> commentò Emil, nel tentativo di sdrammatizzare la situazione << o mezzi fallimenti. E ammetto che non mi dispiacerebbe completare la transizione adesso, buttandomi a terra e pensare a come la mia visione del mondo sia stata totalmente stravolta. >>
 << Ma...? >> chiese Blake, intuendo dove l'amico fauno volesse andare a parare.
Il ragazzo sorrise, mostrando i canini. << Non mi sentirei soddisfatto senza dare almeno un bel pugno a “chi sapete voi.” >>
 << Avrei utilizzato altre parole >> aggiunse Ruby, roteando gli occhi << ma concordo che non possiamo fermarci qui. Forse il vostro vecchio universo non esiste più, ma abbiamo ancora questo, una galassia pulsante di vita, nuove conoscenze, e tante altre meraviglie. Nessuno di noi sarebbe soddisfatto se la lasciassimo così com'è. >>
<< I nostri Cacciatori qui presenti sono stati precisi e concisi >> intervenne Lord Royston, incrociando le braccia << Prendercela con te non porterebbe a niente, ragazzo. Non ci renderà il vecchio mondo. Ciò che possiamo fare… è andare avanti con quello che abbiamo: dunque non possiamo uccidere il Maestro, pare, altrimenti il mondo ne pagherebbe le conseguenze, ma ciò non vuol dire che non possiamo sconfiggerlo. >>
<< Buona fortuna >> sbuffò il Dottore, che era rimasto in silenzio fino ad ora, limitandosi ad ascoltare << A quanto pare, il mio vecchio amico ha letteralmente il potere di un dio dalla sua parte. E noi cos'abbiamo? Un macchina del tempo ormai completamente inutile, corpi mortali… oh, quasi dimenticavo, abbiamo pure perso due dei nostri combattenti più forti. Siamo senza un piano, senza alternative… e in fuga. >>
Il suo sguardo vagò fino al soffitto.
<< Per la prima volta, dopo tanto tempo, non ho la minima idea di come risolvere questa situazione. Il Maestro… ha vinto >> sussurrò, pronunciando quelle parole come se fossero una condanna
<< Una volta toccato il fondo, si può solo risalire >> commentò Yūko, tirando una boccata dalla sua pipa.
<< Che vuole dire? >> domandò Angel, confuso.
<< Che una soluzione al vostro problema esiste. La domanda da porsi ora è… avrete la volontà di attuarla? Anche a costo di sacrificarvi? >>
<< Con tutto il dovuto rispetto, signora >> intervenne il giovane Royston, non riuscendo a trattenere l’esasperazione nella voce << non abbiamo tempo per le cazzate e le ovvietà da Enigmista. Il mondo è in pericolo, e lo sono attualmente i nostri compagni. Perciò... vaffanculo al prezzo o alle implicazioni, sputi il rospo! >>
Logan borbottò: << Solo perché hai ragione, per questa volta passi il linguaggio, figliolo. >>
Ancora seduto a terra, il Dottore rilasciò un altro sospiro.
<< Sto diventando troppo vecchio per queste stronzate >> borbottò, ricevendo subito occhiate dal resto del gruppo << Che c'è? Ho appena scoperto di aver perso il mio popolo per la seconda volta! Posso permettermi un linguaggio un po' più colorito. >>
Si alzò lentamente in piedi.
<< Ad ogni modo… sono arrivato fin qui, no? Tanto vale ingoiare tutta la pillola. Com'è che diceva William Joyce? Meglio morire per proteggere che per rubare cioccolato… no, meglio cercare una metafora migliore più tardi. >>
Detto questo, si voltò verso Angel.
<< E tu che mi dici, ragazzo? Hai intenzione di passare le prossime ore ad autocommiserarti... o combatterai al nostro fianco ancora una volta? >>
Angel fissò prima l'anziano, poi gli altri membri della Resistenza. Per circa dieci secondi rimase in silenzio.
<< Un mio amico ha dato se stesso per aiutarci in questa battaglia >> disse, offrendo loro un sorriso teso << Al punto in cui siamo ora, non avrebbe senso tirarsi indietro. Per cui… sì, vi aiuterò. >>
<< Condivido. Fermarsi proprio ora sarebbe da vigliacchi >> continuò Kirby, con un bagliore di Aura rosata negli occhi, a enfatizzarne le parole.
<< Sono sempre con te >> replicò Emil, stringendogli una spalla.
<< Così come lo sono io >> affermò Penny.
<< In questo caso, dovrò accompagnarvi per assicurarmi non vi facciate uccidere invano >> affermò invece James, con un'espressione che rendeva ben chiara la sua promessa.
Il resto del team RWBY non ebbe bisogno di parlare: avrebbero tutti seguito Ruby fino all'inferno e oltre, e a lei bastò lanciare un’occhiata alle altre per rendere chiare le sue intenzioni determinate.

Yūko sorrise. << A questo punto, posso rivelarvi ciò che serve. >>
Tirò una lunga boccata dalla pipa, enfatizzando di più l'attesa dei presenti.
<< Il potere del Maestro è grande, ma non è qualcosa che gli appartiene. Perciò, rispettando una determinata condizione, gli può essere sottratto, e affidato a qualcun altro. E l'unico candidato che può reggere un tale potere, siete proprio voi, Dottore… >>
Con occhi emblematici fissò il Signore del Tempo che pendeva dalle sue labbra.
<< Attraverso il  Vortice del Tempo. Solo tramite la sua conoscenza, dopo aver scrutato nell’esistenza stessa,  vi sarà possibile rubare al Maestro il suo potere. >>
Nel negozio calò un silenzio di tomba, mentre ogni singola persona si voltava verso il Signore del Tempo.
<< Ma questo… è fantastico! >> esclamò Ruby, sorprendendo il resto del gruppo << Allora abbiamo solo bisogno di avvicinare il Dottore al Maestro, e tutto sarà risolto! Questo sì che è un Deus Ex Machina con in controfiocchi. >>
Penny inarcò un sopracciglio, presto imitata dal resto della sua squadra.
<< Deus EX… cosa? >> domandò confusa.
La ragazza arricciò le labbra in un sorriso tutto denti, mentre le sue compagne gemevano in apparente realizzazione.
<< Oh, è un espediente narrativo che avviene quando qualcosa di molto conveniente finisce nelle mani dei protagonisti di una storia. Nei fumetti è molto comune. >>
Weiss si portò una mano sul viso. << Ruby, non siamo in un fumetto. >>
<< Ma l’idea è comunque buona >> ribatté la piccola mietitrice, rivolgendosi al Dottore.
L’uomo la fissò in silenzio per qualche secondo, il volto contratto da un’espressione tutt’altro che sollevato.
<< Non… non è così semplice >> borbottò, più debolmente di quanto qualunque Time Warrior si fosse aspettato.
<< Perché? >> chiese Kirby, già sentendosi invadere da una spiacevole sensazione.
Il Signore del Tempo sospirò stancamente. << Ve lo spiegherò più tardi. Ora… immagino dovremo occuparci del nostro secondo problema più grande. >>
Rivolse la propria attenzione nei confronti del gruppo.
<< Naturalmente, mi riferisco ai nostri compagni attualmente tenuti in detenzione. E non sappiamo ancora dove si trovino… >>
<< Asgard. >>
Tutti si voltarono verso
Yūko.
<< Come, scusi? >> le chiese Yang.
<< I vostri amici si trovano ad Asgard >> spiegò la donna << Una volta che qualcuno entra nel mio negozio, posso continuare a percepire la sua presenza ovunque si trovi, salvo alcune piccole eccezioni. E proprio ora, posso assicurarvi che Thor e Accelerator sono detenuti sul pianeta Asgard. >>
<< Il mondo governato da Re Loki >> borbottò Blake << Famoso per le sue lotte tra gladiatori. Il che significa… >>
<< Che probabilmente i nostri amici verranno usati come fenomeni da circo per l’intrattenimento delle masse >> concluse Emil, sconsolato << E non è la parte peggiore. >>
<< No, direi proprio di no >> sospirò il Dottore << Quel posto è una vera e propria Fort Knox versione Colosseo. Qualche idee su come invadere uno dei pianeti più sorvegliati di tutta Battleground? Sono aperto a suggerimenti. >>
<< MEKO! >>
I presenti sobbalzarono. La creatura nominata Mokona era apparsa in mezzo a loro.
<< Il pianeta più sorvegliato? Avete una nave capace di viaggiare nello spazio-tempo e vi ponete una simile domanda? A che serve avere una cosa del genere, se non per entrare indisturbati in qualsiasi luogo e nel momento giusto? >>
<< Fuori discussione >> ribatté il Signore del Tempo, scuotendo la testa << Apprezzo il pensiero, polpetta, ma non posso rischiare che il TARDIS mi venga sottratto un'altra volta. Specialmente non quando potrebbe essere la nostra unica chance di sconfiggere il Maestro, essendo l’unico dispositivo in nostro possesso capace di accedere al Vortice del Tempo. Non ho intenzione di farlo avvicinare ad alcun campo di battaglia. >>
James rifletté qualche secondo, andando a ripescare tra le tante strategie studiate negli anni dell'accademia.
<< E se ci procurassimo dei bozzoli di salvataggio per mascherarli come detriti? Ricoprendoli con dei materiali anti-radar, potremmo atterrare su Asgard. A quel punto, bisognerà infiltrarsi nell'arena di Loki e trovare i nostri compagni. Ammesso che siano davvero usati come gladiatori, e non detenuti in qualche altra prigione. >>
Questa volta, il Dottore rifletté molto più attentamente sulla proposta.
<< Fattibile >> borbottò, portandosi una mano al mento << Ma… troppo rischioso, c'è il rischio che le magie di Loki possano comunque individuarci. >>
Schioccò la lingua, visibilmente irritato con se stesso.
<< Ci sono troppe incognite! Andiamo, Dottore, pensa… pensa! Come si possono infiltrare dieci persone in uno dei pianeti più sicuri della galassia, senza che vengano scoperti? Ci servirebbe qualcuno all'interno… qualcuno che conosce bene il posto, che sa come muoversi! Qualcuno che possa aprirci la strada! Qualcuno come... >>
<< Come me >> disse una voce femminile.
Ed ecco che dall’ombra, spuntò una figura ammantata da un mantello e col viso coperto da un cappuccio. I Time Warriors si allarmarono alla sua vista, e ciascuno di loro sfoderò la propria arma.
Saggiamente, la donna si fermò a una distanza di sicurezza e si levò il copricapo.
<< Vengo in pace, Time Warriors, non sono qui per recare offesa. Non potrei nemmeno volendo. Sono qui per proporvi un’alleanza, poiché io sono l’unica capace di eludere la magia di Loki. Asgard è ben protetta, e solo la magia potrà farvi entrare. La mia magia. >>
<< Salute a voi, signora >> replicò Logan, sebbene non avesse abbassato la propria spada << La vostra proposta di aiuto e soccorso ci onora profondamente, sebbene... be’, come posso dirlo in parole povere? Noi non possiamo fidarci di voi. Avete appena ammesso di essere seguace di Loki, e per di più ci avete trovato con una facilità estrema grazie ai vostri poteri… e guarda caso siete spuntata nel momento più opportuno per proporci aiuto. Come possiamo credere che non vogliate piuttosto attirarci in una trappola per conto del vostro signore? >>
<< Il mio signore non se ne fa nulla di voi. Lui desidera solamente Thor e l’ha ottenuto >> rispose la sconosciuta << Oltretutto, nelle vostre attuali condizioni, avete già perso e il Maestro ha vinto… almeno per il momento. Non ci sarebbe bisogno di attirarvi in una trappola, poiché il Maestro si aspettava dello sconforto da parte vostra. È troppo inebriato dal potere, ed è perfettamente consapevole di quello che può fare. Io voglio davvero aiutarvi, per via dell’amore che mi lega a Thor. Almeno in questo potete credermi. >>

Yūko era l’unica a non essersi allarmata, mantenendo la sua posizione disarmante. << Solo coloro che hanno un desiderio da realizzare possono entrare qui dentro. Vi garantisco che le sue intenzioni non sono ostili. >>
Tuttavia, ciascuno dei presenti stava comunque fissando la donna con titubanza e sospetto.
<< Forse quello che dici su Loki è vero >> considerò Fire << ma non è scontato. E soprattutto, sulla parte di Thor non possiamo affatto esserne sicuri. Noi non ti conosciamo, e lui di certo non ti ha mai nominata. Ma supponiamo di crederti per un istante… se sei innamorata di Thor, come spieghi la tua alleanza con Loki?  >>
<< Perché non può esserci arma più letale di una donna innamorata >> commentò Angel, attirando l’attenzione su di sé << Battleground è nata così, per salvare un amato prossimo alla morte, scambiandolo con tutto il resto. E lo stesso vale per lei e Thor. >>
Fissò poi la donna con comprensione. << O volete dirmi che mi sbaglio? >>
<< Per certi versi, il ragazzino dice il vero >> ammise la bionda << Ebbene... fu colpa mia. Fu colpa mia se Asgard cadde in mano a Loki. Io gli permisi di entrare assieme ai Decepticon, così che il Maestro uccidesse Odino. Fui ingannata dal dio delle menzogne, che utilizzò la realizzazione del mio sentimento come merce di scambio. Ho commesso il più grande degli errori. Non chiedo di essere compatita, e nemmeno di essere perdonata. Ma almeno verso Thor voglio fare ammenda.. e prometto che, quando questa storia sarà finita, mi costituirò a voi. Io non sono una dea ingannatrice come Loki, e quando una dea fa una promessa, ella è vincolata... per l’eternità. >>
Così dicendo, la strega pose il dito sul suo petto, all’altezza del cuore, e vi disegnò una croce, che si illuminò di bianco.
Il Dottore si fece avanti, soppesandola da capo a piedi. I suoi occhi analitici incontrarono quelli di lei, e lì rimasero bloccati per quasi un minuto buono.
<< Se davvero hai intenzione di aiutarci... >> disse all'improvviso << Saresti almeno disposta a rivelarci la tua identità? Ti prometto che nessuno di noi proverà ad attaccarti. Immagino che se ci avessi voluto fare del male, l'avresti già fatto e anzi, avresti potuto avvertire il tuo signore della nostra posizione, non è così? Sono disposto a darti il beneficio del dubbio… almeno per ora. >>
Lei, in tutta risposta, annuì.
<< Il mio nome è Amora l’Incantatrice, antica servitrice di Loki e attuale traditrice di Asgard. Ecco come mi chiamo, e io giuro di aiutarvi nella vostra missione. È il giuramento di una dea. >>

                                                                                                 * * *
 
Con le informazioni fornite da Amora, il Dottore ci mise meno di dieci minuti ad elaborare una strategia di recupero, e altri dieci per spiegarla al resto del gruppo e dividere i rispettivi compiti. Quando ebbe finito, consigliò loro di prendersi almeno mezz’ora di tempo per riposare e rifocillarsi, in preparazione al salvataggio.
Fu così che Angel si ritrovò a vagare inconsciamente per il negozio, la mente avvolta da cupi pensieri.
La conferma della distruzione del Multiverso lo aveva colpito più di qualunque altro Time-Warriors. Non solo perché aveva fallito nel suo ruolo di protettore… ma anche perché aveva davvero perso tutti coloro che aveva amato di più. Tra cui Makt… la sua bella Mato, la ragazza a cui aveva scelto di donare il suo cuore.
Senza l’intervento di Najimu, non sarebbe nemmeno sopravvissuto allo Scisma! Quindi… meritava davvero di trovarsi qui? Perché mai era scampato alla morte, mentre così tanti altri erano caduti tra le sue braccia?
Lanciò un urlo e colpì con forza il primo muro che gli capitò a tiro. Quando si voltò per andarsene, scoprì tre figure familiari alle sue spalle.
Subito, si sentì invadere dall’imbarazzo.
<< Signorina Yuko! >> sbottò << Io… scusate, non volevo danneggiare il negozio. Ero solo… ecco… >>
Ichihara lo guardò con i suoi occhi rosso sangue.
 << Vorrei scambiare due parole con te in privato, se possibile. Saresti disposto a seguirmi? >>
<< … ovviamente >> annuì il rosso, e così la donna lo condusse fuori dalla stanza, accompagnato dalle ombre silenziose di Maru e Moru.
I quattro giunsero fino alla cantina del negozio, la stessa in cui Angel aveva incontrato Monoka per la prima volta… e trovato il suo vecchio cappello di paglia, quello che Monkey D. Ruffy gli aveva regalato in quel viaggio di tanti anni orsono.
Lo stesso viaggio in cui Ash gli aveva detto tanto, e alla cui domanda fondamentale non era ancora riuscito a trovare una risposta.
Quasi come se avesse intuito i suoi pensieri, Yuko gli chiese: << Sei ancora senza risposte? >>
Il rosso la guardò in silenzio e, dopo qualche secondo, annuì.
<< Te l’ho detto qualche giorno fa, ricordi? Se non si ha ben chiara la domanda… >>
<< … non puoi trovare la risposta >> concluse Angel << Ma cosa succede se le domande sono troppe? >>
<< Non lo sono mai >> rispose la mora, prendendo un libro e mettendoglielo tra le mani << Ne bastano poche e giuste per avere le risposte che cerchi. >>
Angel lesse il titolo e dilatò le pupille. Quel libro… era quello della favola dei Calak’ants, scritto Ajimu in persona.
Lo aprì e rilesse la parte a loro dedicata, per poi fissare la sua ex datrice di lavoro.
<< Come fate ad avere questo libro? Pensavo che fosse sparito con il mio vecchio mondo. >>
<< Perché i Calak’ants ci sono ancora. E fino a quando esisteranno, non c’è motivo che sparisca >> rispose lei, imperturbata << Ma non è questa la domanda che volevi pormi, vero? >>
Il rosso annuì << Chi siete voi, in realtà? Chi siete per davvero. >>
Yuko socchiuse lo sguardo << Qualcuno che ha vissuto molto e che ha visto tante cose. So molto e allo stesso tempo non so nulla. Non ho mai cercato potere o resilienza. Mi sono sempre limitata a sciogliere i nodi di questa matassa cosmica per arrivare alla verità delle cose, ossia “l’inevitabile”. Questo è tutto quello che hai bisogno di sapere. >>
Angel si lasciò scappare uno sbuffo << Mi mancava questo vostro modo di parlare. >>
<< Non posso di certo cambiare così di punto in bianco. Ma perché non mi poni altre domande? Farò del mio meglio per rispondere. >>
Angel abbassò lo sguardo. Avrebbe voluto chiederle molto… ma  come aveva detto lei, le domande che davvero necessitavano di trovare una risposta erano altre.
<< Avete detto che i Calak’ants esistono ancora… ma io sono stato l’unico a sopravvivere allo Scisma, per volere di Ajimu. La mia domanda è semplice: perché indosso ancora questo ciondolo, quando il nostro ruolo non è più necessario? >>
Ichihara osservò il giovane per diversi secondi.
 << Chi ha detto che i Calak’ants non servono più? I Beyonder? Per quanto siano potenti, non possono decidere il vostro destino. Essere Calak’ant non è mai dipeso da loro, e mai lo sarà. E fino a quando esisterà il Multiverso, o parte di esso, anche loro continueranno ad esserci. Poco importa che siano tutti e dieci…o uno soltanto. >>
Angel tornò a guardare il suo ciondolo. Era ancora deformato e brillava debolmente.
<< Allora perché mi sento come se non avessi il diritto di indossare questo manufatto? >>
<< E perché non dovresti esserlo? >> gli chiese Yuko << Chi è il Calak’ant blu? Che cosa rappresenta? >>
Il rosso chiuse gli occhi.
<< Qualcosa che io non posso più rappresentare >> sussurrò stancamente << Non sono come mio padre o mio nonno. >>
<< Se lo indossi ancora, vuol dire che non è così >> lo riprese Yuko << Te lo chiedo di nuovo: che cosa rappresenta quel ciondolo? >>
Il soleano strinse il pugno. Lo sapeva fin troppo bene, ma non voleva ammetterlo.
 << La Volontà. Ma io non ne ho più. Che volontà dovrei avere, quando tutto ciò per cui ho sofferto e combattuto è al di là della salvezza? Io… io sono solo. >>
<< E’ qui che ti sbagli, ragazzo mio >> lo corresse nuovamente la mora << Quel ciondolo non riconosce la volontà del singolo individuo che lo possiede, ma di colui che si fa carica delle volontà altrui. E la tua famiglia ha dimostrato questa qualità in più di un’occasione. Ecco perché a ereditarlo sono stati i tuoi antenati, per chissà quante generazioni >>
Il giovane distolse lo sguardo.
<< Eppure… non credo di essere in grado di sostenere un simile peso >> sussurrò, più a se stesso che alla donna.
<< Lo pensano tutti, all’inizio. Ed è quando meno se lo aspettano… che possono farlo meglio di molti altri >> lo canzonò Yuko << E tu sei in grado di farlo. Sei o non sei un figlio degli eroi? >>
Il rosso le scoccò un’occhiata sorpresa.
 << Come fate a sapere così tanto su di me? Come sapete… chi sono i miei genitori? >>
La donna sorrise e gli si avvicinò, sussurrandogli qualcosa nell’orecchio. Gli occhi del rosso si spalancarono come piatti.
Quelle parole lo avevano scosso nel profondo.
Per un attimo, sentì una forza indomita farsi strada dentro di lui, ma questa sparì altrettanto rapidamente.
Ichihara si distanziò da lui e gli indicò il fondo della cantina.
<< Ora vai! Siamo quasi alla fine di questa storia, Angel. La tua prova aspetta… così come il Maestro. E ti assicurò che non vorrai farti trovare impreparato. >>
Angel la fissò con uno sguardo a metà tra il dubbioso e il sorpreso. Poi, fece un profondo respiro e si avviò nella cantina.
A Yuko si affiancò Mokona, che osservò il giovane mentre scompariva tra le ombre.
<< Qualunque cosa tu gli abbia detto, deve averlo scosso un bel po’. Posso sapere cos’era? >> domandò curioso.
Lei sorrise dolcemente. << Gli ho semplicemente detto che credo in lui e in ciò che ha realmente dentro di sè. Parole semplici… ma che, se dette nel modo e nel momento giusto, possono generare un grande potere. >>
<< Secondo me gli hai detto altro >> disse la polpetta nera, allegramente << Ma poco importa. Alla fine facciamo tutti il tifo per lui, non è vero? >>
<< Sì. Ma non solo >> concordò Ichihara << Tutti loro meritano il nostro appoggio. Per i giorni di burrasca che verranno… e per quelli che potrebbero non arrivare mai. Siamo vicini all’ultimo atto. >>

                                                                                                          * * *
 
Angel raggiunse la fine della cantina. Lì vi era una semplice porta di legno di sambuco, recante un cartello con sopra scritto “Non aprire”.
Sin dal suo primo giorno come impiegato del negozio, Yuko gli aveva espressamente detto che non si sarebbe mai dovuto avvicinare ad essa, poichè conduceva in un luogo che poteva essere visitato solo una volta.
In più occasioni, il rosso si era chiesto a quale posto potesse riferirsi, e soprattutto… chi mai avrebbe avuto il privilegio di aprirla.
Ora era abbastanza sicuro che fosse stata preparata apposta per lui. In qualche modo, Ichihara era sempre stata conscia che un giorno o l’altro si sarebbe fatto vivo nel suo negozio, e che sarebbe stato costretto ad affrontare una grande battaglia.
<< Era inevitabile >> sussurrò, mentre afferrava il pomello della porta.  E prima che potesse fare qualsiasi altra cosa, si sentì risucchiare da una forza invisibile.
Il mondo attorno a lui divenne un vorticare di luci e colori. Per un attimo, ebbe come la sensazione di essere sparato a mille miglia al secondo attraverso lo spazio e il tempo, verso una destinazione sconosciuta.
Quando tutto cessò, il soleano si ritrovò seduto su una sedia, in un luogo che aveva già visitato… di fronte a qualcuno che conosceva assai bene.
<< Bentornato Angel >> lo saluto Ash, suo vecchio mentore e maestro << Spero tu abbia completato il compito che ti avevo assegnato. >>
Il rosso lo fissò incredulo, poi rammentò dell’ultima volta in cui si era trovato in una situazione molto simile.
Dopo aver preso un paio di respiri calmanti, annuì e disse: << Credo di aver trovato alcune risposte, sì. Ma in tutta sincerità, professore… me ne servono altre. >>
L’immagine onirica del suo maestro annuì concorde.
<< Allora riprendiamo la lezione da dove l’avevamo interrotta. Seguimi >> ordinò.

                                                                                                            * * *

Il moro accompagnò il suo discepolo verso una lunga scalinata, così alta da poter superare il soffitto dell’accademia, quasi volesse raggiungere la volta celeste.
Sul come fosse possibile, Angel non se lo domandò a lungo.
Aveva visto cose più strane. Inoltre, si trattava pur sempre di un sogno. Poteva succedere di tutto.
<< Permettimi una piccola curiosità >> gli disse Ash, mentre salivano << Alla fine sei più riuscito a trovare una risposta al nostro piccolo quesito? Sei umano? Sei soleano? Oppure sei altro? >>
Angel lo guardò leggermente storto.
<< Nemmeno da defunto smettete di ripeterlo >> commentò.
Ash si lasciò sfuggire una risata. << Le abitudini non muoiono mai davvero. Credo di esserne la prova cosmica. >>
Continuarono a salire, superando la coltre di nubi. Quando queste cominciarono a disperdersi, davanti a loro si stagliò una porta. Era di lucido legno di noce, munita di cardini di metallo, sorretta unicamente da un pallido pavimento.
Angel si girò verso il suo maestro, che lo invitò ad andare verso di essa.
Il rosso vi si avvicinò incerto… ma quando era ormai prossimo ad aprirla, tornò a guardare il suo insegnante.
<< Che cosa troverò dall’altra parte? >>
<< Solo ciò che ti serve… >> disse l’uomo << e che sceglierai di portare con te. >>
<< E lei non viene? >>
<< Certo che no >> ridacchiò l’insegnante << Questa è la via che devi percorrere. Io posso solo indicartela. >>
<< Ma dovrò percorrerla da solo. >>
Ash si limitò a sorridergli. << Tutti dobbiamo combattere da soli, prima o poi. Fa parte della vita, tanto quanto respirare... e ora lo sai meglio di molti altri. >>
Angel annuì comprensivo e si voltò verso la porta. Fece un sospiro… e prese il pomello.
Appena un secondo dopo, si ritrovò al cospetto di un cielo stellato.
Stelle... tante stelle lo circondavano. Lo osservavano. Lo giudicavano. E lo condannavano.
Era questo il pensiero che perseguitava il rosso.
<< Sul serio continui a porti domande del genere? >> gli chiese una voce alla sua destra << A volte sei davvero senza speranza. >>
Angel sgranò gli occhi. Avrebbe potuto riconoscerla ovunque. Come poteva non farlo?
<< Blue! >> sbottò, compiendo un passo indietro << Tu… tu sei qui? Ma come?! Questo… questo non è possibile… >>
L’enorme drago rilasciò un potente sbuffo.
<< Solo se pensi che lo sia >> rispose, come se stesse parlando ad un bambino << E qui siamo nella tua testa, lo hai dimenticato? Finchè avrai bisogno di me, questo vecchio drago sarà sempre disposto ad offrirti un artiglio o due. >>
Il ragazzo chiuse gli occhi, il cuore che gli martellava nel petto.
<< Mi dispiace >> sussurrò << Io… se fossi stato più forte, avrei potuto tenerti con me. È tutta colpa mia. >>
<< No >> lo interruppe duramente lo Spirito << Risparmia le tue lacrime, giovane guerriero, poiché io non ne merito. Ho fatto quello che dovevo per salvarti, e non me ne pento. Il tuo senso di colpa è mal riposto, poiché ben altri esseri sono responsabili per quello che ci è capitato. >>
Le parole del drago riuscirono quantomeno a rincuorarlo. E mentre le sue labbra si arricciavano in un sorriso acquoso, questi gli mise una zampa artigliata sulle spalle e guardò la volta notturna.
<< Non sono le stelle a giudicarti >> riprese, dolcemente << Loro non lo fanno mai. >>
<< Il Multiverso è un posto grande… e abbiamo visto cose anche più assurde. Come puoi esserne sicuro? >> chiese il rosso
<< Perché nessuno tra noi ti accusa di quello che ci è capitato >> gli disse una voce femminile alle sue spalle.
Angel sussultò. Gli bastarono pochi secondi per associarvi un volto.
<< E anche se potessero giudicarti… >> continuò la voce << credi davvero che ti condannerebbero per le pessime scelte di un branco di bambini con troppo potere tra le mani? >>
Non vi era alcun dubbio.
Era lei... Mato. La ragazza di cui si era innamorato. Colei a cui aveva donato il suo cuore… e che aveva perso nella battaglia finale, quella che aveva deciso il destino del Multiverso.  
<< Stai piangendo? >> gli chiese la ragazza, avvolgendolo in un abbraccio.
<< Non sto piangendo >> rispose Angel << Io sto... >>
Non riuscì a terminare la frase. Anche facendo appello a tutto il suo autocontrollo, non riuscì a frenare le calde lacrime che cominciarono a scivolargli sul volto.
<< Mi dispiace >> disse << Io... non sono riuscito a proteggerti. Non sono riuscito a proteggere nessuno di voi. >>
Mentre pronunciava tali parole, le lacrime continuavano a scorrere. Non si fermarono nemmeno per un istante. Il dolore che aveva dentro… era troppo grande per poterle contenere.
<< Avevo... Avevo detto che sarei andato avanti, che non mi sarei mai arreso. Ma... col passare dei giorni, mi sono reso conto di non poterlo fare. Come posso andare avanti, sapendo che tutto quello che amavo non esiste più? Come faccio a camminare in un mondo dove tutti voi siete solo i fantasmi di un ricordo? Ogni passo, ogni respiro... è doloroso. Dite che le stelle non mi giudicano e che non mi accusano… ma allora, perché continuo a sentire questo peso? Come posso liberarmene?! Io… io vorrei solo potervi rivedere un’ultima volta… per dirvi che… che… >>
Le sue gambe divennero molli. Sarebbe caduto miseramente, se le braccia della ragazza non l’avessero sorretto.
Lo aiutò a sedersi e poi lo strinse teneramente a se.
<< E ho continuato a sbagliare >> sussurrò il rosso, stancamente << Contro Vorkye… contro i Decepticons. Se non posso sconfiggere nemmeno loro, cosa mai potrei fare contro i Beyonders? Contro il Maestro? Ti prego… dimmi cosa devo fare… >>
<< Rialzarti >> gli rispose Mato << E se cadrai di nuovo, ti rialzerai ancora e ancora. Perché tu ne sei capace. Ne sei sempre stato capace. >>
Angel strinse i denti. Le parole della ragazza che amava erano… una scintilla. Un qualcosa che per un attimo gli fece dimenticare quel senso opprimente che lo schiacciava… ma solo per poco.
<< Perdonami per non averti salvato. Per non aver salvato nessuno di voi >>
<< Io ti perdono, amore mio. Ti perdono di tutto. E anche gli altri. Continueremo a credere in te, fino alla fine. >>
Il rosso annuì debolmente e cercò di rimettersi in piedi.
<< Ci proverò ancora una volta >> disse il rosso, puntando le gambe << E poi… né tu né Blue mi permettereste di arrendermi, vero? >>
<< Ovvio che no, socio. La tua strada è tutt’altro che finita >> gli rispose il drago.
<< Inoltre, sei davvero sicuro che in questo mondo non esistano più persone capaci di catturare il tuo cuore? >> disse Mato, affiancandolo e stringendogli la mano.
Angel sorrise dolcemente.
<< Najimi >> sussurrò, ripensando a colei che aveva sacrificato la propria libertà per salvarlo. E non solo! Yuko,il Dottore, il resto dei Time Warriors… tutte persone con cui aveva combattuto fianco a fianco per proteggere una galassia che non era nemmeno loro. Degli eroi… i suoi nuovi compagni. La sua nuova famiglia.
<< Sì… combatterò ancora. Per voi… ma anche per loro. Grazie per avermelo ricordato. >>
Inconsciamente, si ritrovò a sollevare lo sguardo.
Sospeso nel vuoto… vi era un castello. Le mura erano bianche come il latte, la forma ricordava quella di un antica reggia, ma Angel non riusciva proprio a identificarne il periodo. Eppure… gli sembrava alquanto familiare.
Una volta avvicinatosi, riuscì a notare qualcosa di singolare. Su quello che sembrava il portone d’ingresso, era riportata una scritta.  E i caratteri scolpiti appartenevano ad una lingua che solo in pochi riuscivano a comprendere. Angel era proprio tra questi.
<< È la lingua dei soleani >> borbottò, il volto contratto da un’espressione contemplativa.
<< E che cosa dice? >> gli chiese Blue, comparendogli alle spalle.
La mente del rosso vagò a ritroso nel tempo, quando suo padre gli aveva insegnato a leggere quei geroglifici.
<< Davanti al grande cerchio… >> cominciò lentamente << fatto di dieci troni, io pronuncio il giuramento:
Della Volontà sono il pilastro
Della Verità porto omaggio
Di Purezza il mondo tingo
E col Coraggio il cuore ricolmo
Di Speranza io sono messaggero
E i Legami vado riunendo
Di Onore la mia mano è piena
E l’Amore io porterò
Perciò ora io mi Risveglio
E tutto porterò a Unione
Glorioso Calak’ant innalzati
Non scordare mai il tuo giuramento
E non cedere mai al tormento
>>
Angel abbassò lo sguardo.
<< Sono rivolte a te >> gli disse Mato << Le stesse parole che hai pronunciato quel giorno, quando Najimi ti ha scelto. >>
Il rosso annuì.
<< È arrivato il momento di fare il grande passo, amico mio >> gli disse Blue << Il nostro compito finisce qui. Fatti valere, mi raccomando! >>
Angel annuì deciso e guardò Mato dritta negli occhi. 
<< Io… >> iniziò a dire, ma ecco che lei gli posò un dito sulle labbra.
La ragazza lo guardò con un sorriso, e poi prese qualcosa da dietro la schiena: il cappello di Monkey D Ruffy… il SUO cappello.
<< Ora sei vestito a dovere >> gli disse in tono scherzoso.
Il rosso fissò quel semplice quanto prezioso oggetto con occhi nostalgici.
 << Già >> sussurrò, mettendoselo in testa << Senza di te sarei davvero perso. >>
Esattamente come più di una settimana prima, la mente del ragazzo fu invasa dai ricordi associati a quel regalo, più forti e caldi che mai.
Tornò a fissare la mora… e strinse le braccia attorno al suo esile corpo, tenendola a sé. Mato gli diede un caldo bacio, mentre il suo corpo cominciava a dissolversi in un turbinio di granelli lucenti.
<< Vai… e non permettere più a nessuno di fermarti >> sussurrò la ragazza, con un ultimo sorriso. E infine sparì tra le braccia del rosso.
Angel rimase lì ancora per lunghi momenti. Avrebbe voluto dirle così tante altre cose ma nel suo cuore sentiva che non serviva alcuna parola.
Si voltò verso Blue, e scoprì che gli stava porgendo Gae Bolg, la sua fidata lancia… la stessa che aveva ereditato da sua madre, la strega Scatach. 
Il ragazzo fissò l’arma con una leggera titubanza. Era ancora degno di poterla brandire, dopo la sua ultima battaglia
No. Non poteva più farsi assalire da simili dubbi. I suoi compagni meritavano di meglio.
Facendosi forza, afferrò l’asta scarlatta e la sollevò verso l’alto. Ne rimirò le rifiniture e la forma perfetta  e poi, con un rapido movimento di polso, la fece roteare più volte, terminando con un affondo preciso.
<< Ora ti riconosco >> commentò il drago, lieto di quella visione.
<< Non so te, vecchio amico, ma per me manca ancora qualcosa >> commentò il rosso, osservando il ciondolo che pendeva dal suo collo. La forma era ancora incerta, ma il bagliore si stava facendo più forte.
<< Mettiamo fine a questa storia. >>
Il drago gli sorrise. << Facciamoli neri, tigre. >>
Angel riconobbe quell’ultimo incoraggiamento con un sorriso smagliante… ed entrò nel castello.

                                                                                                          * * *
 
Angel si ritrovò in un ampio salone d’ingresso. Le pareti bianche erano costellate di armi di ogni epoca e parevano ben conservate. Ai lati vi erano due rampe di scale che portavano entrambe ad un piano superiore. Per ognuna delle scale vi era una coppia di statue raffiguranti dei cavalieri in armatura, mentre il pavimento di marmo levigato era coperto da un totale di dieci troni dipinti.
Regnava un silenzio assoluto. Quel tipo di quiete per cui Angel era sempre stato sospettoso. Gli puzzava di trappola.
Con passo cauto, il giovane avanzò nella sala, avvicinandosi ai troni. Osservò con attenzione quel mosaico dettagliato e notò che su ognuno di loro era stata riportata una scritta. Ma mentre la maggior parte di quei seggi era occupata da una misteriosa figura, uno soltanto era rimasto vuoto.
E ai piedi, delle gambe, era stata incisa una parola…
<< Volontà >> lesse Angel, intuendo che non fosse affatto una coincidenza. Ma prima che potesse anche solo rifletterci sopra, percepì qualcosa alle sue spalle.
Nell’istante in cui si voltò…scoprì che un totale di dieci figure avevano appena preso posto all’entrata della stanza. E tutte loro erano pesantemente avvolte da mantelli blu scuro, mentre nelle mani reggevano lance o armi da taglio.
<< Credo siano il comitato di benvenuto >> ringhiò Blue.
Senza perdere tempo, il rosso puntò Gae Bolg verso di loro, mentre questi avanzavano.
<< Allora cercherò di presentarmi a dovere  >> sussurrò, assumendo una posizione pronta al combattimento.
Il drago annui e si fece da parte, lasciandogli spazio. Questa non era la sua battaglia, ma quella di Angel. Poteva solo offrirgli un supporto emotivo, ma nient’altro.
L’aria si fece tesa. Per lunghi momenti, nessuno si mosse.
Poi i dieci avversari si fecero avanti, lanciandosi sul rosso.
Angel rispose ai loro attacchi con altrettanta furia. Era in svantaggio numerico, quindi non poteva permettere che lo circondassero, o le probabilità di vittoria sarebbero scese drasticamente.
Ma mentre affrontava quei misteriosi avversari, sentì che qualcosa non andava. Il suo corpo era… pesante, fu il primo pensiero che gli attraversò la mente. I suoi poteri erano fiacchi, e l’haki dell’osservazione non riusciva a seguire i movimenti  degli sconosciuti.
Era la stessa sensazione che aveva provato quando aveva affrontato Vorkye. Per la prima volta dopo anni, si sentiva impotente.
Eppure, non riusciva a capire da cosa derivasse. Non era agitato o dubbioso come prima, ma qualcosa lo stava sicuramente limitando.
Mentre cercava di comprendere l’origine di questa sensazione, uno dei suoi assalitori lo colpì di forza alle gambe. E prima che il rosso potesse rimettersi in equilibrio, un altro combattente gli tirò un montante alla testa, mandandolo a finire contro il pavimento.
L’impatto fu tanto forte da generare una potente onda d’urto, ma il ragazzo ignorò il dolore conseguente e sollevò la sua fidata lancia, appena in tempo per contrastare le lame avversarie.
Poi, rotolò di lato, e nel fare questo finì proprio nel punto in cui si trovava il trono vuoto.
La sua mente fu attraversata da un lampo.
<< I dieci troni a cerchio…. >> sussurrò, come se fosse in preda ad una specie di incantesimo << Della Volontà sono il pilastro… blu simbolo dell’acqua e della volontà dilagante >> 
Le lame dei dieci nemici calarono contro di lui. Ma ciò che trafissero… fu solo il pavimento.
Con uno scatto istintivo, Angel aveva evocato le ali della sua forma soleana, sollevandosi in volo.
Fuori dalla loro portata, il giovane ebbe modo di riflettere. Come aveva detto Ash, lui era il Calak’ant blu e quindi rappresentava la volontà.
Volontà. Era una semplice parola. Eppure, erano molte le culture che le attribuivano un forte significato. Un concetto che spingeva chiunque a compiere una qualsiasi azione: dalla più semplice alla più ardua.
Ma c’erano anche molte cose che potevano soffocarla: paure, dubbi, preoccupazioni, rimorsi e molto altro. Il risultato di questi “pesi” era la sconfitta e, in estremo, la morte.
Solo ora, di fronte alla forza schiacciante dei suoi avversari, Angel cominciava a comprendere il motivo dietro alla sue limitazioni. Gli mancava la volontà di combattere.
Aveva detto che si sarebbe rialzato e avrebbe continuato a lottare… ma quando mai le parole erano state sufficienti durante una battaglia?
<< La mia volontà continua a vacillare >> borbottò a se stesso << Ecco perché mi sento così pesante, e incapace di usare a dovere i miei poteri. >>
Si era riempito di così tanti pesi da aver perso la sua volontà? La risposta era inevitabilmente “SÌ”. Si era compatito così a lungo da perdere quella parte fondamentale di se stesso.
Nel momento in cui ricadde al suolo, i dieci avversari puntarono verso di lui. Angel tese la mano destra in avanti. In risposta, la sua lancia tornò in quella libera.
Il mezzo soleano la sbatté con forza sul pavimento, gesto che mise in guardia gli avversari. Se davvero aveva perso la sua volontà…
 << Allora me la riprenderò qui e ora >> ringhiò, gli occhi illuminati da un bagliore azzurro.
Ora non avrebbe più provato a difendersi per sopravvivere. Avrebbe attaccato per vincere quei pesi che gli attanagliavano l’anima… e recuperare ciò che aveva così incautamente allontanato.
Provocato dalle parole del rosso, uno dei suoi avversari fece dei decisi passi in avanti, sollevando una lunga sciabola. Ma prima che potesse calarla, ecco che il giovane gli comparve davanti in un turbinio delle ali e lo colpì violentemente con la parte bassa della lancia, nera come catrame. Quel colpo fu sufficiente per scagliare l’avversario contro il muro opposto della stanza, riducendolo ad un cumulo di granelli neri.
I rimanenti nove rimasero fermi per qualche istante, come per metabolizzare ciò che era appena successo. Poi, ripartirono all’attacco con altrettanta foga.
Angel li accolse a braccia aperte, gli occhi chiusi e un’espressione paziente. E utilizzando il suo Haki, riuscì a prevedere la maggior parte degli attacchi, schivandoli come se niente fosse.
A quel punto, gli bastò ruotare Gae Bolg per costringere i combattenti a distanziarsi da lui, poi distese la mani a mò di preghiera, sprigionando un torrente d’acqua.
Come risultato, due degli avversari si ritrovarono scaraventati contro uno dei loro alleati, subendo lo stesso destino del primo sconfitto.
Il resto degli avversari, salvo uno, si lanciarono furenti verso il rosso, che scaraventò contro di loro un vortice d’acqua, abbattendone altri tre. Fu allora che dalla spada di uno dei combattenti si sprigionò una fiammata rosso sangue.
Ma Angel riuscì a deviarla con un roteare di Gae Bolg, poi scalzò di lato per evitare un altro colpo di lama, e infine intercettò un fendente, ritrovandosi coinvolto in un serrato combattimento all’arma bianca. Nella stanza risuonarono schiocchi e sfrigolii, mentre lampi di scintille ne illuminavano le zone d’ombra.
Il mezzo soleano si sentiva diverso. Il suo corpo era più leggero, la fatica non lo sfiorava e i suoi movimenti erano tornati quelli di una volta. Inoltre, a ogni avversario sconfitto… sentiva quel peso che aveva dentro affievolirsi sempre di più.
Avrebbe potuto sorridere della cosa, se non fosse stato così concentrato sul non morire.
Il ragazzo si inclinò leggermente, evitando un altro attacco, e colpì la testa dell’avversario con un montante, riducendolo ad una nebbiolina color pece.
<< Rimani solo tu >> disse,  voltandosi verso l’ultimo nemico rimasto in piedi. Questo si limitò a stringere la mano in un pugno serrato.
Dapprima non accadde niente… poi, la polvere luminosa di cui erano composti i suoi compagni cominciò a strisciare verso di lui, penetrandogli nella vesti e illuminandolo di un intenso bagliore.
Quando lo attaccò, Angel riconobbe qualcosa di familiare nei suoi colpi. Erano gli stessi che aveva testimoniato durante la battaglia nella villa di Anakin Skywalker. Quelli… erano i colpi marziali di Vorkye, colui che era riuscito a sconfiggerlo senza troppo sforzo.
Ma anziché mostrare paura o esitazione, riuscì ad afferrare un pugno con la mano tesa, mentre con la lancia intercettò la lama avversaria.
<< Ora ho capito che cosa siete >> borbottò cupamente << Voi incarnate tutto quello che mi sono tenuto dentro dal giorno della battaglia. I miei dubbi, le mie ansie… le mie paure. Siete tutto ciò che ho sempre cercato di seppellire. >>
La mano del ragazzo iniziò a brillare di un intenso fulmine blu. 
<< Eppure… non posso fare a meno di ringraziarvi >> sussurrò << Perché è solo merito vostro… se sono riuscito a rialzarmi! >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, colpì il petto del nemico con tanta forza da trapassarlo.
Questi rimase immobile, la spada sollevata. Il cappuccio gli cadde dalla testa, rivelando il volto di colui che aveva accompagnati gli incubi del rosso negli ultimi giorni: Vorkye Blodbless… servo del Maestro, e suo nuovo nemico.
Eppure, nei suoi occhi scarlatti, Angel non vide superbia o disprezzo. Solo… accettazione, mista a qualcos’altro: orgoglio.
Quando quel pensiero lo raggiunse, l’essere esplose in un turbinio di scintille, scomparendo senza lasciare traccia.
Angel tirò lunghi respiri, incamerò aria e la espirò lentamente dai polmoni. La sentiva più fresca, più libera.
Ce l’aveva fatta? Aveva recuperato la sua volontà?
<< Niente male, amico mio. Sapevo che ce l’avresti fatta >> disse Blue, apparendogli davanti.
<< Ma ci sono riuscito davvero? >> chiese il rosso.
Il drago gli indicò il suo ciondolo. La luce non era più sbiadita come prima. Ora sembrava… viva e brillante come una stella.
Angel lo prese tra le mani, sentendo un calore familiare darsi strada dentro di lui.
Sì… ora era sicuro di aver recuperato ciò che credeva perso per sempre.
<< Non abbiamo ancora finito >> disse il drago, fissando serio la porta spalancata.
<< Perché la cosa non mi sorprende? >> ribatté il giovane, avviandosi verso l’ennesima sfida.

                                                                                                        * * *
 
Non appena ebbe varcato la soglia, il giovane si ritrovò in un luogo completamente buio. Si tenne pronto a qualsiasi minaccia, ma l’istinto gli diceva di non essere in pericolo. I secondi passarono… ma non accadde niente. Tutto rimase immobile e silenzioso.
Poi, come dal nulla, apparvero delle figure ammantate da una cappa luminosa. Angel ne contò nove, uno in meno rispetto agli avversari di poco prima.
All’inizio, temette che lo avrebbero attaccato, ma presto si rese conto che non avevano armi. Invece, si limitarono a  fissarlo.
Era come se lo stessero sondando… come se stessero cercando di leggergli dentro, e la cosa lo metteva a disagio.
<< Si può saper chi siete? >> sbottò, al limite tra il curioso e il seccato.
Le figure non gli risposero. Per altri interminabili secondi, continuarono ad osservare il rosso in silenzio.
<< Quale desiderio ti spinge? >> chiese una di loro, con voce calma e pacata, eppure autoritaria.
Angel fissò lo sconosciuto, notando che era in disparte rispetto agli altri. Che fosse il capo?
<< Chi siete? >> gli chiese, con più insistenza.
<< Ombre di un antico passato >> gli rispose un’altra figura << Per il momento, dovrai accontentarti di questa risposta. >>
Il giovane inarcò un sopracciglio, e allora chiese: << E che cosa volete da me? >>
<< La domanda giusta… è cosa vuoi TU >> gli disse un’altra figura.
<< Quale desiderio ti guida? >> chiese nuovamente un’altra
Lo stavano mettendo alla prova, era fin troppo chiaro. Quale era il motivo per cui voleva tornare a combattere? Dovere? Rivalsa? O una promessa?
Angel fece un respiro.
<< Non ha alcuna importanza >> disse, con uno sguardo serio << Ciò che conta… è che ho deciso di rimettermi in gioco. Sono caduto e sono stato spezzato così tante di quelle volte da farmi perdere il contro. Ero quasi sul punto di mollare… ma ho deciso di risollevarmi un’ultima volta. >>
Le figure tacquero per lunghi istanti.
<< E se dovessi cadere di nuovo? Che cosa farai? Avrai la forza di rialzarti? >> gli chiese il presunto capo.
Il giovane abbassò il capo. Anche quella era una bella domanda. Ma anche ad essa, aveva già una risposta.
<< Saranno le mie azioni a parlare. Se dovessi cadere… proverò ancora e ancora, fino a quando avrò fiato in corpo. Non mi fermerò mai, fino a quando coloro che minacciano le persone che amo non saranno sconfitti. >>
<< E saresti pronto a giurarlo? Su cosa? >>
Angel sollevò la mano e la mise sul suo cappello di paglia. << Su questo. >>
Le nove figure tacquero in apparente sorpresa.
<< I Calak’ants hanno sempre giurato sul ciondolo che indossano, perché lo reputano il loro tesoro più grande. Ma per me… questo cappello di paglia ha un valore ancora maggiore >> spiegò il rosso, prendendo l’oggetto in mano << È il simbolo della mia promessa più importante. >>
<< E qual è questa promessa? >> chiese la figura più distante.
Angel chiuse gli occhi e si rimise il cappello << Che qualunque fosse stata la mia strada, l’avrei percorsa senza fermarmi… e ne avrei raggiunto la fine completamente libero. E la strada che ho scelto di percorrere… è liberare Battleground! Perché io sono Angel Artorius Hikaru, ultimo Calak’ant Blu di questo multiverso, custode del Blue Dragon, discendente della strega Sc
áthach e del precedente Calak’ant blu… e infine, sono l’erede della volontà dell’uomo che è diventato re dei pirati! E prometto su questo mio cappello di paglia, che fino a quando Battleground non sarà libera… continuerò ad andare avanti. Questa è la mia volontà. >>
Le nove figure tacquero. Poi, accadde qualcosa di inaspettato.
Vi fu un lampo di luce dorata che costrinse il giovane a coprirsi gli occhi. Quando riuscì a riaprirli, si trovò davanti due persone che conosceva assai bene.
<< Padre… Nonno… >>
L’uomo gli sorrise orgoglioso, affiancato da un veliardo con lunghi capelli castani e occhi verdi. E oltre a loro, altri sette individui si materializzarono nella stanza, capitanati da un alto uomo dai capelli biondi che sparavano verso l’alto, come fossero una fiamma.
<< Ehi, non sarà che tutti loro sono… >>
Blue osservò il tutto senza fiato, poi posò lo sguardo su Angel, che annuì in conferma.
<< I miei predecessori. Tutti coloro che si sono fregiati del titolo di Calak’ant blu >> disse, inclinando solennemente la testa.
L’uomo in fondo a questa fila si alzò dal suo sedile e invitò il giovane a farsi avanti.
Cercando di controllare le sue emozioni, Angel avanzò. Gli altri Calak’ants alzarono le proprie armi, che brillarono di un’intensa luce bluastra.
<< Io… accetto questa tua volontà. Percorri la tua strada senza timore, Decimo Calak’ant blu >> disse il suo antenato, la mano destra avvolta da un bagliore << Che la tua stella possa essere una guida per questo nuovo Multiverso. >>
Le luci dei nove predecessori divennero più forti e si unirono al suo ciondolo, la cui forma divenne molto simile a quella di una stella a sette punte. Il manufatto  iniziò a brillare più forte di quanto non avesse mai fatto prima, e quella luce si propagò fino al cappello del rosso.
<< Ora va' >> disse l’antenato, mettendogli una mano sul petto.
Angel ebbe solo il tempo di vedere un’ultima volta il viso del padre, prima di scomparire dalla sala.

                                                                                                                  * * *
 
Il mezzo soleano si ritrovò davanti ad una porta familiare.
<< Bentornato, ragazzo >> lo salutò Ash << Ora sì che ti riconosco! >>
Angel si voltò verso di lui, regalandogli un sorriso << È bello rivederla per un ultimo saluto, professore. >>
Il moro sorrise e poi, con uno scatto, partì in avanti e calò un rapido pugno… che fu prontamente  bloccato dalla mano del rosso.
<< Molto bene >> disse soddisfatto << Vedo che non ti sei arrugginito. Mi raccomando, conserva quella forza… perché ne avrai bisogno. >>
Ash accompagnò il suo discepolo all’uscita di quel palazzo mentale, mentre discutevano di ciò che aveva visto al di là della porta.
<< Be', è stata certamente una svolta inaspettata degli eventi. Mi raccomando, vedi di non dimenticare più chi sei >> lo ammonì Ash << O la prossima volta potrei non essere così gentile.>>
<< Non succederà >> promise Angel, tendendogli la mano << Grazie di tutto, professore. >>
<< Grazie a te… figliolo >> gli rispose il moro, stringendola.
Angel annuì e si avviò verso la stessa porta da cui era entrato. Ma prima di varcare la soglia, percepì delle presenze familiari alle sue spalle.
Sorrise consapevole.
<< E non azzardatevi a dire che questo è un addio >> disse, lanciando loro un’occhiata << Questa volta lo dico con certezza: sarete tutti dentro di me… sempre. >>
Ash sorrise, orgoglioso del suo allievo << Certo. >>
<< Puoi contarci! >> dissero i membri della sua vecchia squadra. Erano tutti lì, nessuno escluso… compreso Blue.
<< Arrivederci, partner. >>
<< Arrivederci… amico mio >>  disse il drago, con un ghigno tutto denti << E buona fortuna. >>
Angel gli rivolse un ultimo sorriso… e poi, spalancò la porta.

                                                                                                       * * *

Quando i Time Warriors si erano radunati all’entrata del negozio – accompagnati dalla recente aggiunta di Amora
 – Il Dottore aveva detto loro che sarebbero partiti solo dopo il ritorno di Angel.
I membri più emotivi come Ruby e Penny avevano chiesto più volte dove fosse il ragazzo, senza però ricevere alcuna risposta né dal loro leader né dalla proprietaria del negozio. Gli altri, invece, erano rimasti in silente attesa, prima che il loro rimuginare venisse interrotto da uno strano fenomeno.
Le luci della stanza si fecero di colpo più forti, i bicchieri d’acqua ribollirono e gli animali presenti si rizzarono di colpo.

Yūko stessa alzò la testa e, dopo un iniziale momento di confusione, sorrise e disse: << Sta tornando. >>
Il Dottore annuì in accordo e fu il primo a dirigersi verso la cantina, seguito a ruota dagli altri.
Quando raggiunsero la porta, videro che il cardine stava brillando. Una figura avanzò verso di loro e attraversò il legno dell’uscio, come se fosse composto da semplice aria. Quando ciò avvenne, la porta sparì nel nulla… e al suo posto si palesò Angel.
Il giovane era lì davanti a loro. Nella mano destra impugnava la sua fidata lancia cremisi, che brillava di una luce ipnotica. Sul petto, lampeggiava un ciondolo blu dalla forma di una stella, mentre in testa indossava un cappello di paglia con una luccicante striscia rossa.
Sollevò lo sguardo verso i Time Warriors, facendo loro un saluto. L’aura che emanava era calma e potente. Sembrava quasi un’altra persona.
<< Bentornato, Angel >> lo salutò
Yūko, felice di rivederlo.
<< Scusate il ritardo >> disse il rosso, sollevando leggermente la visiera del cappello << Ho avuto qualche problema a trovare l’uscita. >>
<< Dubito che sia l’unica ragione per il tuo nuovo aspetto >> borbottò il Dottore << Allora, vuoi dirci che cos’hai visto dall’altro capo di quella porta? >>
Il rosso gli lanciò un sorriso. << Niente di così significativo. Dovevo solo schiarirmi un po’ le idee… tutto qui. A volte bisogna solo trovare qualcuno disposto a darti una bella botta in testa, sapete? >>
Gli altri Time Warriors lo fissarono in silenzio, confusi, fino a quando Fire scelse di offrire un commento.
<< Quel cappello è inguardabile >> disse con voce impassibile.
Il rosso sbuffò divertito. << Fidati, per me non esiste un tesoro più grande in tutta Battleground >> ribatté, per poi rivolgersi al leader del gruppo << Siamo pronti ad andare? >>
L’alieno annuì risoluto. << Pronti per combattere… >>
<< E fare tanti danni! >> esclamò Yang, sollevando un pugno in aria.
Il resto dei Time Warriors annuirono o sorrisero in accordo… e appena una frazione di secondo dopo, scomparvero dal negozio in un turbinio di magia verde.

Yūko chiuse gli occhi e inviò loro una preghiera silenziosa. Poteva solo sperare che sarebbero usciti vittoriosi dalla loro impresa.
 
 


Bene, direi che il viaggio psicologico di Angel è giunto alla fine! Sarà sufficiente per vincere le battaglie che verranno? Si può solo sperare, visto che – come preannunciato da
Yūko – stiamo per arrivare alla fine della storia. E no, mi dispiace Ruby, ma ciò che vi ha fornito Yūko non è affatto un Deus Ex Machina… e presto capirete tutti il perché.
Riusciranno i nostri eroi a salvare Thor e Accelerator? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
  
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