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Autore: paige95    06/09/2022    5 recensioni
Percepisci un profumo di gerbere, quando afferra titubante la tua mano; sfiora la stoffa cobalto che adorna la tua schiena. L’oceano non emana aromi floreali - avverti solo l'odore acre della salsedine - e nemmeno gli abiti stropicciati di Dimitri; deve essere un ricordo lontano appartenente ad un’altra esistenza, a cui forse tu sei persino estranea - steli imbiancati sono un tema ricorrente nei meandri della mente.
[Raccolta di flashfic]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia, Dimitri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La storia partecipa all'iniziativa Cinque fette di torta alla melassa sul gruppo Facebook L'angolo di Madama Rosmerta, con i seguenti prompt: strappo; dentro; malinconia; fondo; ancora.


 

Profumo di gerbere blu cobalto




 

 





San Pietroburgo, dicembre 1916

È stato un risveglio brusco, nel mezzo della notte. Nessuna anima ha preso a cuore le tue domande legittime, nessun servitore si è premurato di consegnare alla più piccola un racconto per spiegare le ore di fermento nelle quali è precipitato l’intero palazzo; sei certa che non ci sarebbe stato candore nelle parole della servitù.
Il tuo spirito fanciullo si rifugia negli ultimi istanti di quiete. La nonna ha fretta di condurti al sicuro, mentre tu, anima innocente, ricordi la ninna nanna che addolcisce da sempre il tuo riposo, intonata dalle labbra di colei che ambisce solo alla tua salvezza.
La confusione che ha accompagnato la tua mente lascia il posto al terrore. Il carillon non è con te e non ne tornerai in possesso sfiorando il ciondolo che porti al collo come la più preziosa reliquia. Non sai se prendere l’iniziativa sia buona creanza; sfili la mano da quella della nonna. Ti sono ancora oscuri i pensieri della gente che scivola accanto a te in cerca di un riparo, come se fosse inseguita da lupi affamati. Corri nel verso opposto, riconosci ogni volto sfigurato dalla paura, un sentimento che inizia ad attanagliare anche il tuo cuore, ma tu - a differenza loro - conosci il più soffice dei ripari. Il ritratto dei Romanov si para dinanzi al tuo sguardo, appena prima di svoltare l’angolo della parete; non sai dove si trovino mamma e papà, ma sembra quasi ti incoraggino a non arrenderti. Hai tanta voglia di abbracciarli.
Ti manca il fiato quando raggiungi la tua stanza, dalla quale sei uscita appena poche ore prima. Quando ti sei voltata per seguire il corteo dei fuggiaschi, ti sei accorta che dietro di te ogni ambiente familiare diventava sempre più lontano. L’arrivo urgente della nonna ti dona una triste certezza, la folata d'aria che solleva il suo abito è foriera di sventure.
Apri la casa delle bambole, il tuo carillon è posto in ordine su uno dei piani; ignori i tuoi giochi preferiti, una piega della mente ti confida che non li rivedrai più, ma decidi comunque di non porgere loro un triste addio.

INSIEME A PARIGI

Non ne sei più sicura. Ti abbandoni al panico, a cui hai cercato di resistere per proteggere la tua anima. Non ti senti più padrona delle emozioni che provi, quando l’imperatrice ti fa ondeggiare, un monito a rimetterti in piedi. Il prezioso dono ti scivola nella caoticità del momento, non ti curi della flebile voce maschile alle tue spalle; le sue mani ti spingono e strattonano, sanno essere anche cortesi, ma hanno fretta. Lo supplichi incrociando il suo sguardo, ma lui non vuole accogliere il tuo ultimo desiderio. Sembra ricordarti con devozione che un oggetto non vale quanto la vita della granduchessa. 
Una lacrima si profila sul tuo viso. Quella notte hai dovuto abbandonare in mani nemiche il regalo dell’imperatrice. Noti uno strappo sull’orlo del vestito, un po’ di sangue si allarga sul tessuto; è un pessimo presagio, senti di aver perso tutto: ricordi, amore e famiglia. 
 

[strappo; 500 parole]

 

Parigi, 1926


Ti abbandoni quasi alle parole del forestiero che promette di restituire alla legittima proprietaria il passato.
L’entusiasmo di Dimitri ti contagia solo in parte. Ti concedi una riflessione; analizzi il quadro che il ragazzo ti indica: lo zar e la zarina immortalati accanto ai figli. Lui insiste a scorgere l’evidente somiglianza tra te e la principessa Anastasia. Ti fa notare gli occhi; non sai quale fosse il colore delle tue iridi da bambina, non conservi neppure uno scatto della tua infanzia.
Hai conosciuto quel ragazzo da poco più di dieci minuti e sembra sapere più cose della tua breve vita di quante non ne sappia tu - se fosse la verità, sarebbe inquietante. Decidi di assecondarlo per un istante: quanto male potrà fare all’anima sognare per il tempo di un battito di ciglia? Ti immergi dentro il dipinto, ti immagini accomodata in posa elegante accanto a quegli aristocratici, avverti quasi il calore dei loro corpi accostati al tuo, lo stesso affetto che deve aver ricevuto quella bambina così simile a te nelle sfumature e nei lineamenti delicati. Vicino alla cornice il riflesso della realtà spezza l’incantesimo del sogno. Sei stata un’orfanella abbandonata a te stessa da quando hai memoria, indossi stracci frutto dell’elemosina di generosi benefattori; se davvero in passato sei stata qualcuno degna dell’affetto di una famiglia, non puoi certo essere discendente della coppia imperiale.
La razionalità ti invita a non perdere aderenza con la realtà, ti infliggeresti soltanto altra sofferenza, eppure non riesci a ignorare le sensazioni che ti hanno assalita non appena le tue suole si sono posate su quel pavimento antico e logoro. Il Palazzo di Caterina non ti sembra un posto sconosciuto; la polvere accumulata nel tempo non ha mutato la bellezza del luogo, gli arredi sembrano invariati, immobili in un passato lontano; come le lancette dell’orologio, che tu non hai il potere di far risalire ad un evento particolare. L’edificio è abbandonato da anni, eppure avverti respiri vivi tra quelle mura: melodie, passi di danza, giochi e risate. Provi una gioia che non pensi ti appartenga, non hai una nitida memoria del momento esatto in cui l’hai avvertita nascere nel tuo cuore. Non sai se quel rimbombo sia frutto dei ricordi o della follia di un’orfana cresciuta e rimasta troppo al buio, privata della luce del mondo.
Devi aver indugiato troppo; quando il tuo sguardo si schioda dal soffitto, scorgi il giovane sconosciuto ridiscendere la scalinata per andare via e abbandonare la sua impresa.
«Dimitri!»
Non sei stata tu ad attirare la sua attenzione, è colpa di quei ricordi nei quali voli spesso dentro per combattere la solitudine; hai voglia di renderli più nitidi e la sua offerta di aiuto somiglia tanto ad un segno del destino. Non ha perso speranza dopo la diffidenza che hai mostrato, forse sapeva che non avresti rinunciato così presto al tuo passato. Hai deciso di affidare il tuo futuro in mani sconosciute, perché i pro sono più dei contro e non conosci una via diversa da imboccare. 


[dentro; 499 parole]

 

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Percepisci un profumo di gerbere, quando afferra titubante la tua mano; sfiora la stoffa cobalto che adorna la tua schiena. L’oceano non emana aromi floreali - avverti solo l'odore acre della salsedine - e nemmeno gli abiti stropicciati di Dimitri; deve essere un ricordo lontano appartenente ad un’altra esistenza, a cui forse tu sei persino estranea - steli imbiancati sono un tema ricorrente nei meandri della mente. Ondeggi tra le sue braccia, ma la volontà ti suggerisce di condurre i vostri passi; è qualcosa di cui ti intendi e non rimembri né il luogo né il tempo in cui hai imparato. Cerchi risposte nello sguardo incantato del tuo accompagnatore, la cui iniziativa è troppo flebile dinanzi al tuo dominio. Trovi confortevole volteggiare al suo fianco, i movimenti consueti della nave guidano il vostro valzer silenzioso. Gli imbarazzati apprezzamenti di Dimitri risultano ovattati, la sua sfacciataggine sembra essersi sopita. 
Il sole brilla nel tuo sguardo, crea un gioco di luci familiare: sotto nastri sfavillanti, mani amorevoli e virili ti hanno già stretta da bambina, ti hanno insegnato a danzare. Non puoi essere stata abbandonata con disprezzo ai piedi delle porte umide di un orfanotrofio se dal tuo passato emergono sogni ricolmi di colore, qualcuno ha desiderato amarti prima che vi separaste; ti rattrista che siano immagini sfocate in cui non riesci a distinguere i volti, in quel caso sarebbe più agibile fornire risposte agli innumerevoli dubbi. 
La malinconia ti devasta da quando Dimitri è entrato nella tua vita senza fingere una grazia che non possiede, mettendo a soqquadro i tuoi pensieri scomposti; ha sfondato le barriere di giorni insipidi, ha donato alla tua identità la speranza di essere svelata. Ha un gusto dolce e amaro affidarsi a un perfetto sconosciuto, fidarsi del futuro che ti ha promesso fin dall’inizio, non sapendo peraltro nulla di te, all’infuori della brama di scoprire le tue origini. Hai paura di rimanere delusa, ma non ti dispiace affrontare l’incertezza al suo fianco, senza non avresti azzardato l'impossibile. 
Ti ammira con pudore e con innocenza ti illudi di meritare affetto. Anche la tua famiglia deve averti desiderata, ma la nostalgia dei ricordi caduti nell’oblio torna a prendere il sopravvento. Avverti timidezza da parte sua, in realtà non sai cosa significhi amare, il tuo cuore non ha mai palpitato per un’altra persona, la vita non ti ha offerto il dono di scoprirlo. Lasci che sia quel giovane a guidarti in un mondo a te misterioso, in questo lui sembra più audace e disinibito. 
Ti invita a restare immobile in un angolo del ponte di poppa che funge da sfondo al vostro incontro inaspettatamente intimo. Socchiudi le palpebre e lasci che sia la mite brezza di ponente ad accarezzarti. Il suo respiro caldo ti sfiora appena il viso; non osa nulla di più, trova persino opportuno interrompere la lezione di ballo. Non conosci la ragione di tanta titubanza, ne resti delusa e la malinconia torna a impadronirsi di te.

 

[malinconia; 487 parole]

 

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Fingere non ti riesce più così bene e dire che ti vantavi di essere il miglior truffatore di San Pietroburgo. Hai imbrogliato per tre quarti della tua esistenza e senti la motivazione, che ti anima da una decade, spegnersi da quando hai compreso la sua vera identità. Ti sembra che ogni tua scelta passata abbia sfiorato il ridicolo.
Vi trovate in un teatro magnifico; non sei abituato a tanto clamore, sono affari che appartengono alla classe più agiata e agli occhi della gente appari inesistente, non potrà un abito elegante donarti una nobiltà che non ti appartiene. Da una vita ammiri gli sfarzi dagli stipiti più infimi delle pareti, ora che sei nel cuore della vita sociale altolocata non provi il minimo brivido. Ti senti davvero benestante, solo quando incateni lo sguardo alla esile figura della ragazza che hai accompagnato fin lì. Le siede accanto, percepisci il tremore che non le consente di rimanere composta, esibendo le maniere più popolari apprese fra gli orfanelli di periferia. 
Anya dubita ancora di se stessa, tu sei incredulo di averla rivista in tempi diversi e in altre circostanze; non ammetti a te stesso il desiderio di incontrarla, ma da quando il palazzo è stato assaltato il tuo cuore non cerca altre mete, il carillon da cui non ti separi mai è una prova inconfutabile. Ti accorgi che la ricompensa dell’imperatrice non potrà valere tanto quanto ciò di cui si beano i tuoi occhi.
Non senti la necessità di esporti rivelando di essere il ragazzino che lei ricorda nitido nella mente - un ricordo che non credevi verosimile potesse possedere la granduchessa; abbassato il sipario non potrai affiancarla e illuderla non è più nelle tue intenzioni. Ogni segnale da parte di Anya suggerisce quanto sia nervosa: le mani non sono quiete, coriandoli di carta sono sparsi sulla gonna del suo vestito. Intrecci le vostre dita, provi a rassicurarla senza svelare la verità prima del momento giusto. Non sai cosa significhi trovarsi a pochi metri dalla propria famiglia, non conosci più la sensazione da tempo, eppure provi una sincera emozione se pensi che lei la stia per vivere. Avverti i suoi muscoli rilassarsi, non sfiora il tuo sguardo. Si è abituata alla tua presenza come àncora a cui aggrapparsi quando tocca il fondo,  in passato e nel presente - nella breve parentesi in cui vi siete frequentati non hai lasciato che precipitasse a picco. Vorresti esserle a fianco per il resto della tua vita, è dilaniante sapere che non sarà possibile, ma ti imponi di sorridere comunque tra un ricordo che sfiora le palpebre e un tempo frantumato che avreste potuto vivere insieme. Ti racconti che sei felice per lei, ha realizzato il suo più grande desiderio; il futuro sembra splendente per Anya e in qualche modo anche tu ne hai preso parte tornando dal passato. Ciò che provi è simile a una gioia commossa: la perdi sapendo che starà bene, anzi meglio senza di te; la famiglia imperiale si ricorderà di lei, dimenticarla è impossibile.

 

[fondo; 499 parole]

 

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Troppo simili e altrettanto diversi: siete acqua e fuoco che si provocano insidie a vicenda. Non è stato un buon inizio, ma discutere con lei è stato così dolce che non dimenticherai mai ogni suo singolo guanto di sfida.
Le luminarie di Parigi non hanno mai riempito così tanto gli occhi di pura bellezza; la sera scesa sulla metropoli è incantevole, ma la stella che non smette di brillare lungo i loggioni del teatro lo è di più. Lei ti parlerebbe delle luci di dicembre, ancora un ricordo sbiadito nella sua mente che presto si riaccenderà di vita. 
Ti ripeti con rammarico che le principesse non sposano gli sguatteri. È facile crederlo, quando la vedi avvolta in uno scintillante abito di pura seta; risulta soltanto più difficile accettarlo. Domandi venia al tuo cuore, non hai potuto scegliere il materiale della culla in cui sei stato adagiato in fasce.
Non sai come fingerti innocente agli occhi di Anya, vorresti quantomeno evitare di lasciarle un pessimo ricordo di te. No, sei caduto un’ennesima volta in errore, non puoi più permetterti una tale confidenza. Lei è Anastasia, la granduchessa e non c’è niente che tu possa offrirle. 
Ora che puoi congedarti in silenzio, non hai più bisogno di mentire; lo faranno forse i tuoi sentimenti, perché colui che l'ha salvata era nulla più di un semplice servo, non certo degno, di cui lei non sentirà la mancanza, ha finalmente accanto coloro di cui ha davvero bisogno per tornare a vivere. 
Le luci di Parigi si spegneranno nei tuoi ricordi, ma non il viso di Anya: ti ha ridato il calore di una casa e non sa che è diventata per te famiglia, grazie a lei ne hai ancora una; la penserai distante, ma nel petto non si può anestetizzare l’amore. 
Il cuore non illumina la strada per San Pietroburgo, invita a voltarsi indietro, su passi che hai già percorso e di cui avverti già una potente nostalgia. Dell’orfanella che hai conosciuto è rimasto un fiore nell’occhiello della tua giacca distinta; non si rassegna ad appassire, i colori frizzanti sono specchio della sua vitalità travolgente. 
Il passato ha stravolto ogni idea, ogni bramosia, ogni valore; il suo ricordo persiste nell'intento di modificare i tuoi piani. La gelida tundra può aspettare, la Russia non è casa, resta un anonimo posto in cui vivere senza di lei; su questo non le hai mentito e non ti senti di tornarci solo. Con la volontà della tua principessa, il biglietto singolo di sola andata per la madrepatria non avrà fretta di essere vidimato.
Non è il finale perfetto che cercavi, è il perfetto inizio che non ti aspettavi. L'hai capito solo al suo fianco. 

 

[ancora; 446  parole]

 

Buongiorno, cari lettori e care lettrici!

Non ho idea di come io sia approdata su questo fandom, forse avevo bisogno di un po’ di dolcezza dopo tanto angst. In un momento di intenso pensiero questa coppia si è insinuata con prepotenza nella mia mente, quadro e cornice sembravano cadere a pennello; mi auguro che i prompt non siano accostati adeguatamente a questi scorci solo nella mia mente.
Ringrazio chiunque sia giunto fin qui e un ringraziamento speciale a Bluebell per avermi aiutata. ❤️

Un abbraccio,
Vale

 
   
 
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