Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: The Cheshire Cat    11/09/2022    0 recensioni
"Mi sono difesa…"
Una constatazione amara per chi desidera ardentemente di morire.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*Ispirata alla serie di HBO, prequel de Il Trono Di Spade, House Of Dragon.







Non sapeva nemmeno di essere in grado di usare la spada. Non era di certo abile come suo padre, Criston o Daemon…
In realtà quella non era l’abilità di un bravo spadaccino. Il sangue che era riuscita a far uscire dalle ferite che aveva inferto, mortali e non, era dovuto alla rabbia.
Nessuno si era accorto di lei. Era riuscita a passare inosservata nascondendo i lunghi capelli argentei nell’elmo.
 
Mi scambieranno per Daemon?
 
Si era ripetuta quella domanda nella testa non per tranquillizzare sé stessa, ma solo per rispondere a quel leggero dubbio che le era balenato in testa mentre si trovava tra i soldati. La battaglia si sarebbe trasformata nel suo salvataggio, l’avrebbero protetta dalle lame, dalle frecce…
 
Potrei essere riconosciuta. I capelli potrebbero tradirmi.
 
A pensarci bene, tutto avrebbe potuto tradirla. Suo zio era alto, prestante, il più grande guerriero del suo tempo, bellissimo…
Certo che aveva pensato a tutto questo, non era una stupida, era solo morta. Morta dentro, consumata dal dolore e dalla solitudine.
 
 
Con un urlo squarciò la gola del soldato inginocchiato ai suoi piedi. Il corpo dell’uomo cadde a terra con un tonfo, gli occhi ancora sgranati, increduli. Non avrebbe mai immaginato di morire, o magari pensava di morire per mano dei suoi avversari, di certo non per mano di una principessa dagli occhi vuoti. Era morto così, incredulo.
Rhaenyra rimase a fissare gli occhi della sua vittima.
 
Sei più vivo di me.
 
Un’onda di rabbia le tolse il fiato: non era così che doveva andare. Non doveva essere lei l’assassina, doveva esserci lei a terra morta. Aprì la bocca per urlare ancora ma non ci riuscì, si sentiva soffocare e ne era quasi felice. Gli occhi le si riempirono di lacrime, strinse la mano intorno al pugnale e lo piantò con forza nell’addome del soldato.
 
Ti odio. Ti odio. Ti odio. Essere inutile. Vi addestrate tutta la vita per scendere in battaglia e combattere, vi ammazzate tra di voi e non sei stato capace di farmi fuori.
 
Allentò appena la presa sul coltello. Le lacrime che erano uscite mentre lottava si erano ormai seccate sul viso, insieme alla terra e al sangue. In testa un solo pensiero.
 
Mi sono difesa…
 
Una constatazione amara per chi desidera ardentemente di morire. Voleva piangere ma ormai le lacrime erano finite. Non aveva più niente da perdere, non sentiva più niente, era come una pianta secca.
Nel cercare di rialzarsi sentì un dolore lancinante al fianco: abbassò la testa, lentamente allontanò la mano e la girò per osservarne il palmo. Sangue, tanto sangue. Una ferita profonda, che se non curata in tempo poteva portarla doveva voleva. Era lì per quello.
Cominciò a camminare senza meta, voleva solo stancarsi, peggiorare il suo stato fisico.
 
Morirò soffrendo. Non so se me lo merito, forse sì ma almeno questa sarà l’ultima volta. Devo resistere ancora per poco.
Madre, sto arrivando, quando sarò da te vorrei tu mi accogliessi tra le tue braccia. Quei tuoi occhi calmi e sicuri metteranno la mia anima nello stato di quiete in cui ero prima che tu te ne andassi. Papà ha ottenuto l’erede maschio che tanto desiderava. Gli voglio bene anche se mi ha usato fino all’ultimo come una pedina. Si è risposato ma gli manchi molto, hai lasciato un vuoto incolmabile.
 
Mille pensieri, senza più nessuna importanza, le affollavano la mente ma erano tutti stranamente silenziosi, mille volti senza voci, era come se la sua mente si stesse annebbiando, così come la sua vista.
 
Sto perdendo i sensi.
 
Stava lentamente perdendo i sensi, poteva sentire in lontananza le urla della battaglia, l’odore del sangue, di corpi bruciati. Caraxes non si era risparmiato, sembrava fosse il prolungamento della furia di Daemon.
 
Zio, credo che mi mancherai. È un legame speciale il nostro, purtroppo aggiungerei. Ti sono sempre piaciuti gli eccessi, le donne, ma hai mai davvero amato qualcuno? Escluso Caraxes, naturalmente.
Forse sì… Tuo fratello, a modo tuo gli vuoi bene. Hai cercato di metterlo in guardia da Otto Hightower e ti sei sentito tradito quando ti ha cacciato, dopo che gli hai rinfacciato di non essere mai stato scelto come Mano del Re. Volevi solo questo, vero? Stargli vicino.
Sbagli a considerarlo debole. Tu scambi la bontà con la debolezza. Papà pensa prima al regno, alla pace e alla famiglia. Anche se questi pensieri lo hanno sempre assillato, deteriorato e hanno portato alla morte della mamma. Tu non sei adatto a sedere sul trono, ti annoieresti, perderesti il controllo, spargeresti sangue…
Provo qualcosa quando sento pronunciare il tuo nome, quando ti vedo…
 
Si fermò di colpo: tremava, le gambe non avrebbero retto ancora per molto, il respiro divenne affannoso. Aveva fatto molta strada e aveva perso molto sangue. Nonostante quel che le stava succedendo a livello fisico, sentì una strana leggerezza nel petto che le diede sollievo.
 
Ci siamo quasi.
 
Le ginocchia le cedettero e cadde a terra con un tonfo sordo. Niente faceva più male. L’angolo del labbro le si sollevò appena in un lieve sorriso.
 
Syrax...
 
Si girò a guardare per l’ultima volta il cielo. Avrebbe voluto essere come la grande Visenya Targaryen, volare per tutta Westeros in sella a Syrax. Le nuvole si erano diradate e un bel Sole caldo le illuminava il viso sporco di fango insanguinato. Un colpo di tosse le fece salire il sapore di sangue nella bocca.
 
Libera, finalmente libera. Basta Targaryen, eredi maschi, femmine, trono, matrimonio, Lannister, Velaryon, famiglia… Io? Diventare regina? Ho visto cosa sono diventata, una pedina, merce di scambio.
 
Il dolore al fianco divenne più acuto. Chiuse gli occhi e si lasciò andare. Niente trono per Rhaenyra Targaryen ma soprattutto niente felicità. Le era stato portato via tutto, non stava più vivendo ma sopravvivendo.
 
È finita.
 
Quando la vide in terra, immobile, senza vita tutto si fermò intorno a lui.
Si mise sopra di lei e stette immobile ad aspettare: un flebile respiro. Era ancora viva. La raccolse come se fosse l’oggetto più prezioso che avesse mai avuto.
La tenne stretta mentre Caraxes li riportava a casa. Le pulì il viso e rimase fermo ad osservarla: bellissima, nonostante fosse segnata dalla fatica.
L’infanzia di Rhaenyra era finita quando Viserys l’aveva scelta al suo posto. Incompresa, perché i suoi desideri erano semplici ma non rientravano tra i doveri di una principessa, anzi, della nuova erede al trono. Si sentiva sola e quasi tradita dalle persone a cui teneva e nessuno la poteva capire meglio di lui. Non la odiava, non era sua la colpa per essere sceso ancora nella linea di successione.
Poggiò la fronte sulla sua tempia e la strinse a sé.
 
Rhaenyra…
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: The Cheshire Cat