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Autore: Jeremymarsh    14/09/2022    10 recensioni
Nel peggior giorno della sua vita, Kagome ripensa alle leggende che il nonno le raccontava da piccola prima di andare a dormire e alle quali ha smesso da tempo di credere.
È convinta che sia ormai impossibile uscire dal baratro in cui è precipitata all’improvviso, ma non è detto che tutti i mali vengano per nuocere. Un unico evento – per quanto disastroso – ha provocato conseguenze impensabili e ben presto dovrà affidarsi credenze e valori finora ignorati per sopravvivere, lasciando dietro ogni cosa conosciuta.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inu no Taisho, Inuyasha, izayoi, Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon, Soulmate!AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo VIII : Il villaggio degli sterminatori




"Non camminare davanti a me, potrei non seguirti.
Non camminare dietro di me, non saprei dove condurti.
Cammina al mio fianco e saremo sempre amici."

Non camminare davanti a me, Albert Camu
s



Inuyasha seguì con attenzione le tracce dei tre scomparsi, i sensi all’erta nel caso in cui avessero incontrato qualche difficoltà, ma per fortuna all’inizio tutto proseguì liscio – per quanto si potesse considerare liscia l’intera situazione – e continuarono per una prima mezz’ora. Kagome stava ricominciando ad agitarsi quando il mezzo demone si bloccò di colpo e si guardò freneticamente attorno; la ragazza temette che avessero dei visitatori, ma la scintilla nei suoi occhi dorati parlava diversamente.

“Ho capito!” esclamò soddisfatto di sé.

“Li hai trovati? Sono vicini?” gli chiese stringendosi più a lui. Inuyasha le aveva prestato di nuovo la sua giacca rossa per difenderla dal freddo – l'aveva chiamata la veste di Hinezumi, fatta di un materiale capace di resistere al fuoco e all’usura – e il suo volto era quasi del tutto nascosto da essa.

“No, ma dopo aver seguito la loro scia per un po’ posso dire con certezza dove sono diretti. Non ho alcun dubbio!” Si voltò verso di lei sfoggiando un sorriso che metteva in risalto i suoi canini più appuntiti del normale e continuò: “Non devi più preoccuparti; la tua famiglia è al sicuro!”

Kagome trattenne il fiato. “Davvero?” domandò ancora, quasi non credendoci.

“Ti avevo detto che potevi fidarti di me, no?” Ammiccò.

In tutta risposta lei lo abbracciò ancora più stretto, senza pensarci davvero su e prendendolo in contropiede. “Beh, allora, che aspettiamo? Andiamo subito!”

“Non così veloce, ragazzina,” la bloccò quando si fu ripreso. “Non è prudente nemmeno per noi restare tutta la notte in giro da queste parti e tu hai bisogno di riposare.”

“Ma-”

“Niente ma, ho promesso ai miei e alla tua famiglia di proteggerti e non finiremo nei guai quando so per certo che loro sono al sicuro!” E senza aspettare nemmeno un’altra parola, cominciò a saltare da albero in albero cercando il rifugio più adatto a loro e sperando che l’alba arrivasse il prima possibile.

All’inizio, quando si posizionarono entrambi vicini a un tronco e Inuyasha le fece capire che avrebbe dovuto stare quanto più vicino possibile a lui per evitare di cadere mentre dormiva, c’era stato imbarazzo. Ma presto, confortata dall’odore e la presenza del compagno, proprio come due notti prima, si addormentò sapendo che la sua famiglia era al sicuro tanto quanto lei con il mezzo demone.

Anche quello si era rivelato un giorno difficile – non che avesse mai avuto dubbi – e Inuyasha non voleva che Kagome ne risentisse. Lui, invece, grazie alla sua natura demoniaca, poteva permettersi di rimanere a fare la guardia, anzi, doveva. Dopo tutto, era compito suo proteggere la sua anima gemella, anche se erano ben lontani dal raggiungere quello stato di coppia che, già dopo poco più di due giorni, desiderava ardentemente. Ma avrebbe avuto pazienza e, per il momento, proprio come aveva detto al padre, avrebbe considerato quella fase come un passo avanti. Nel frattempo avrebbe fatto il possibile per tenerla al sicuro e dimostrarle che aveva a cuore solo il suo benessere.


***



I raggi di sole avevano appena cominciato a infiltrarsi tra i tanti rami del fitto bosco quando Kagome si agitò accanto a Inuyasha prima di sollevare le palpebre ancora un po’ stanche; sbadigliò e poi strinse a sé la veste di Hinezumi inconsciamente prima di ricordarsi dov’erano e per quale motivo. Infine, scattò a sedere e Inuyasha dovette cingerle la vita per fermarla prima che capitolasse giù dall’albero e si rompesse più di qualche osso.

“Desideri morire così di prima mattina?” domandò lui a mo’ di buongiorno.

“Non sono mica abituata a dormire a 50 metri d’altezza,” rispose mentre si stiracchiava e poi arrossiva rendendosi conto dell’effettiva vicinanza tra loro.

Lui ammiccò. “Un’esperienza indimenticabile, vero? Dovremo rifarlo presto.”

“Uhm... magari ci penso. Possiamo andare ora? Sono ancora in pensiero per il nonno, la mamma e Sota.”

“Hai ragione. Mangeremo per strada. Andiamo!” E senza darle preavviso, strinse la presa su di lei e balzò a terra. Un urlo acuto gli fece appiattire le orecchie sul capo e lanciò un’occhiataccia alla responsabile.

“Sei pazzo?! Potevi almeno avvertirmi!”

“Come hai fatto tu con le urla? E poi sei tu che mi hai messo fretta dicendo che volevi partire subito; eccolo il mio avvertimento!”

“Sei impossibile,” commentò ancora lei, incrociando le braccia e sbuffando, prima di incamminarsi.

“Keh! Donne, chi le capisce,” mormorò tra sé e sé riprendendo a seguire le tracce dei tre scomparsi.


***



“Si è aggiunta una quarta traccia alla loro in questo punto,” annunciò indicando una zona del sentiero con un dito. “Si dà il caso che io la conosca molto bene. Conferma quello che avevo già sospettato: la tua famiglia è diretta in un villaggio di mia conoscenza ed ha anche incontrato un loro abitante sulla strada. Questo sì che è proprio un colpo di fortuna!”

“Mi sembra strano conoscessero un villaggio così lontano,” meditò Kagome. Dalla sera precedente avevano percorso un bel po’ di miglia e sembrava impossibile che due umani con un bambino a carico potessero fare lo stesso senza alcun tipo di aiuto.

“No, io credo abbiano avuto, appunto, fortuna. Hanno preso il sentiero che hanno ritenuto più sicuro e qualche passante li ha sicuramente aiutati in un certo momento, ma mentre seguivo la loro scia ieri mi sono accorto che la strada mi risultava più che familiare. Ho sperato che non deviassero e così è stato. Qui alle loro si aggiunge un’altra persona e andando avanti è evidente che non si sono più separati. Siamo vicini, Kagome!”

Lei gli regalò un sorriso smagliante che, finora, Inuyasha non aveva mai visto sul suo viso e rimase imbambolato a fissarlo per qualche secondo, prima che lei lo scuotesse dai suoi pensieri.

“Allora? Andiamo! Sono così sollevata che almeno una cosa sia andata per il verso giusto,” esclamò abbracciandolo entusiasta, di nuovo, senza rendersi conto di quanto dopo poco tempo fosse diventato normale per lei e quanto in realtà si trovasse già a suo agio con il mezzo demone. Lui ricambiò impacciato dopo l’iniziale shock e pensò che d’ora in poi avrebbe fatto di tutto per rivedere quel sorriso così sereno; era una sorpresa che a poca distanza da eventi così catastrofici che l’avevano colpita, Kagome fosse già in grado di tornare a sorridere, ma ciò gli confermò solamente che l’indole della ragazza fosse più tranquilla e pacifica di quel che il loro iniziale incontro gli aveva fatto credere.

Ora leggeva nella sua aura uno spirito puro e contento che, però, sembrava in netto contrasto con ciò che aveva visto in quei pochi giorni. Inuyasha avrebbe dovuto avere meno dubbi e più fiducia, ma a causa del suo passato e del cinismo di cui era sempre stato, suo malgrado, vittima, non ci era riuscito finora. Ma vedendola sorridere comprese che probabilmente ciò che stava intravedendo era la vera Kagome e che se fosse stato anche lui fortunato l’avrebbe avuta a sua disposizione per tutta la vita. Forse gli Dei non erano stato così stupidi nella loro scelta: sua madre avrebbe sicuramente detto che un’anima come quella era perfetta per la sua spesso più tenebrosa; che si completavano a vicenda. E chissà, forse era proprio così.

Poco dopo, Kagome lo lasciò andare imbarazzata e balbettando scuse, seguita a ruota dal mezzo demone. Infine, ripresero il cammino ancora più veloce, rincuorati dall’ultima scoperta e certi che, a breve, si sarebbero riuniti con la famiglia di lei.

Continuarono su sentieri per lo più nascosti e dopo un po’ arrivarono in una radura isolata alla cui fine si intravedeva una piccola salita e in cima un villaggio circondato da alte mura in legna che rendevo impossibile sbirciare all’aldilà di esse. Inuyasha cominciò a correre ancora più veloce non appena lo vide e Kagome fu certa che fosse la loro destinazione e che i suoi cari erano al sicuro dietro quelle stesse mura. Quando giunsero di fronte ad esse, notò immediatamente due guardie che stava azionando quella che poteva considerarsi una porta costruita all’interno del recinto per far passare un altro paio di persone vestite alla stessa maniera.

Queste ultime due erano appena passate oltre quando una delle guardie notò Inuyasha e Kagome e alzò un braccio in segno di saluto.

“Inuyasha!” urlò nonostante non fosse stato necessario. “Che sorpresa! Qual buon vento ti porta? Un’altra missione?” Poi notò anche la giovane sacerdotessa e alzò il sopracciglio interrogativamente. “Ah, vedo che sei in buona compagnia.” Inclinò la testa in segno di saluto, gesto ricambiato immediatamente dalla ragazza, e disse: “Benvenuta anche a lei.”

“Grazie mille, buon uomo,” rispose Kagome che stava osservando meglio la loro particolare armatura che, adesso, cominciava a ricordarle qualcosa che era certa avesse studiato qualche anno fa. Non riusciva però a collegarla ancora a un nome specifico, troppo impaziente di entrare e accertarsi che la sua famiglia fosse davvero lì.

“Osamu,” salutò Inuyasha. “Non la chiamerei esattamente una missione, ma spero non vi dispiaccia la mia compagnia per oggi.” Non aveva finito di parlare che accanto alle due guardie apparve un giovane uomo vestito da monaco con lunghi capelli scuri legati in codino alla base della nuca e penetranti occhi blu che scintillarono di malizia non appena scorsero Kagome accanto all’hanyou.

“Inuyasha, amico mio, che sorpresa!” esclamò abbracciando di slancio Inuyasha e scompigliandogli i capelli, guadagnandosi un paio di bestemmie non esattamente adatte alle orecchie di una sacerdotessa.

“Che scostumato. Ti sembra così il modo di salutare il tuo migliore amico? E che mi dici della fanciulla accanto a te? Non si dovrebbe mai parlare così in compagnia del gentil sesso! Non hai imparato nulla di quello che ti ho insegnato finora?” lo riprese, fingendosi deluso.

“Migliore amico un corno!” borbottò l’altro.

L’intero scambio lasciò spiazzata Kagome, per la quale sembrava impossibile che un uomo di Buddha fosse così in confidenza con un mezzo demone. Nello stesso momento, ricordò anche chi indossasse quelle particolari armature in pelle: gli sterminatori. Spalancò la bocca rendendosi conto che quello doveva essere uno dei pochi villaggi esistenti e ciò spiegava anche perché il sentiero che avevano percorso per raggiungerlo fosse più nascosto dagli altri e la quarta traccia che Inuyasha aveva trovato: senza quella, la sua famiglia non avrebbe mai potuto arrivare fin qui. Aveva avuto proprio ragione quando aveva detto che erano stati fortunati a incamminarsi in quella direzione e a incontrare degli aiuti. Ciò, però, non chiariva ancora come mai Inuyasha fosse così in confidenza con degli sterminatori – normalmente nemici dei demoni – e fosse trattato da questi come uno di loro.

Mentre rifletteva su queste cose, il monaco le si era avvicinato con un sorriso fin troppo cordiale per i suoi gusti e la stava osservando contemplativo. Fece per allungare le mani e prendere quelle di lei, quando, all’improvviso, Inuyasha si frappose fra i due, coprendo del tutto la ragazza e ringhiando in direzione del suo buon amico.

“Non ci pensare nemmeno, monaco pervertito,” abbaiò stringendo gli occhi.

“Monaco pervertito?” Kagome strabuzzò gli occhi e fu improvvisamente contenta che Inuyasha avesse impedito che le si avvicinasse. Come poteva un monaco essere pervertito?
L’uomo alzò le mani davanti a sé con fare innocente e poi se ne portò una al cuore. “Mi ferisci, Inuyasha,” affermò, melodrammatico. “Sai bene che il mio cuore appartiene solo alla mia dolce Sango e i miei occhi non potrebbero mai vagare lontano.”

“Conosco bene i tuoi occhi e, soprattutto, le tue mani maledette,” lo contraddisse l’altro. “Provaci solo e vedrò di allievarti di questo peso.”

Mentre Kagome arrossiva per la chiara possessività di quelle parole, sulle labbra del monaco si allungò un ghigno e tornò il luccichio malizioso nei suoi occhi. “Capisco,” disse solamente, accarezzandosi il mento. “È così, allora? Bene, venite, venite, vi ho trattenuto abbastanza. Tu e la tua fanciulla siete come al solito i benvenuti. Vi porterò dal capovillaggio e poi potremo aggiornarci davanti a una bella tazza di tè.” Li condusse oltre le cinta di mura – Inuyasha fu attento a frapporsi sempre tra i due per evitare che nessuna mano vagante potesse raggiungere territori che non le erano destinati – e, insieme, si incamminarono all’interno.

“Ho paura che non ci siamo ancora presentati, vero? Inuyasha, non vuoi fare gli onori?” parlò ancora l’uomo di Buddha mentre Kagome rimaneva a bocca aperta nell’osservare finalmente un villaggio di sterminatori.

Uomini, donne e bambini erano tutti all’opera e creavano una sinfonia di suoni che alle sue orecchie pareva molto più melodica di quella della sua vecchia comunità: vi erano risate, grida eccitate, altre di incitamento, armi che cozzavano e in lontananza poteva sentire – prima che vedere e odorare – i lavori della fucina. Si respirava un’aria più rilassata e cordiale a cui non era poi tanto abituata e la cosa la lasciò senza fiato. Fu riscossa dalla sua perlustrazione dalle parole del monaco.

“Keh,” sbuffò Inuyasha, incrociando le braccia. “Kagome, questo pervertito qui è Miroku: è sposato con la figlia del capovillaggio – una delle sterminatrici più eccellenti che potrai mai incontrare – e da allora è diventato il monaco residente. Partecipa spesso alle loro missioni. Ho incontrato lei qualche anno fa e, di conseguenza, sono stato sottoposto anche ai modi tutt’altro che appropriati di questo qui.” Indicò con il pollice l’uomo che ora si era nuovamente portato le mani al petto fingendo oltraggio. “Miroku, questa è Kagome, un’apprendista sacerdotessa,” offrì solamente, conciso, per nulla intenzionato a dirgli che era la sua anima gemella. Miroku non l’avrebbe mai lasciato in pace, altrimenti.

“Suvvia, Inuyasha, nient’altro? Divina Kagome,” si inchinò, “come le è accaduto di incontrare questo scorbutico mezzo demone? Non vorrà dirmi che apprezza la sua compagnia! Sono certo che possiamo offrirle un intrattenimento migliore; non deve essere costretta a restare con lui!”

“Ma veramente,” provò a dire lei.

“Oi!” si intromise Inuyasha lanciandogli uno sguardo omicida. “Smettila di fare il tuo solito.”

Miroku scoppiò a ridere e poi cinse le spalle del mezzo demone con un braccio. “Oh, lo sai che non penso davvero queste cose.”

Stranamente, Inuyasha non si liberò della stretta del monaco, sebbene Kagome fosse convinta che avrebbe potuto senza troppo problemi e capì con assoluta certezza che la confidenza e il continuo prendersi in giro di quei due in realtà tradivano un’amicizia al di fuori del comune. Si sentì sollevata, senza capire nemmeno perché, sapendo che esistevano persone che avessero veramente a cuore Inuyasha e nessuna paura a dimostrarlo. E non importava che fosse gente che avrebbe dovuto disprezzarlo; confutava ancora una volta tutte le dicerie razziste e provava che il lavoro di coabitazione dell’Inu-no-Taisho che andava avanti da secoli aveva il suo perché. In quel mondo non erano tutti prevenuti come in molti nel suo vecchio villaggio e questo la rincuorava tantissimo.

Erano appena arrivati nella piazza centrale quando, da dietro di loro, provenne una voce di bambino che, Kagome si rese conto, le era mancata come l’aria. Si voltò di scattò e le lacrime cominciarono a scorrerle libere sul viso senza che lei potesse fermarle nel vedere la piccola figura di suo fratello completamente in salute che le correva incontro.

“Sorellina! Sorellina!” urlava e, attorno, tutti sembravano essersi fermati per osservare quella riunione di famiglia così entusiasta e felice. “Sorellina!” ripeté una terza volta quando l’ebbe raggiunta e le ebbe buttato le braccia al collo. “Sei qui; mi sei mancata così tanto. Avevo tanto paura di non rivederti più.”

“Oh, Sota, mi sei mancato tanto anche tu. Sono stata così in pena,” gli disse stringendolo forte a sé e incurante delle loro reciproche lacrime. “Sono così contenta.”

Troppi presi dal loro abbraccio e dalla contentezza per essere di nuovi insieme perché sembrava che fossero passati anni e non giorni da quando si erano separati, non si accorsero dei sorrisi – e anche qualche lacrima – che li circondavano.

“Ah, sembra proprio che avremo un bel po’ da dirci, amico mio,” disse Miroku a Inuyasha guardando l’abbraccio dei due fratelli.

Il mezzo demone annuì. Li aspettava una mattinata piuttosto intensa.


***



“Ora capisco. Siete giunti qui perché avete seguito le tracce della sua famiglia,” disse il capo villaggio, Koji, grattandosi il mento. “Beh, è fortunata ad essere in compagnia di Inuyasha, Kagome-sama; ha un naso eccellente e non ho dubbi che li avrebbe trovati ovunque.”

“Così come la mia famiglia è stata fortunata ad essere ospitata da voi,” continuò Kagome, inchinandosi. “Non so come ringraziarla per quel che ha fatto.”

“La nostra è una comunità molto unita e laboriosa e la sua famiglia ha promesso di fare la sua parte in cambio di un posto dove vivere; non vedo perché avrei dovuto rifiutare. Siamo sempre ben accetti verso i giovani volenterosi,” spiegò indicando Sota che stava ancora accanto a Kagome. Quest’ultima arcuò un sopracciglio interrogativamente. “Sarà più indietro rispetto ai ragazzi della sua età, ma sono sicuro che, con la sua determinazione, Sota riuscirà ad unirsi agli allenamenti per diventare sterminatore senza problemi.”

“Sterminatore!” urlò senza pensarci. “Voglio dire, ehm… è sicuro per un bambino?” chiese timidamente.

“Ma certo, Kagome-sama,” assicurò la moglie di Miroku accanto al padre, Sango. “Di solito da noi cominciano ancora prima e a dieci anni non si è ormai più bambini.” Le sorrise gentilmente. “Inoltre, mio fratello ha la sua stessa età e ha promesso di aiutarlo laddove ne avesse bisogno.”

“Oh, ok,” rispose solo l’altra, ancora spaventata dall’idea che suo fratello potesse andare a combattere contro i demoni, nonostante fosse quello che si era allenata a fare anche lei da tutta la vita.

“Comunque è ancora ben lontano dal diventare membro attivo. In base ai suoi progressi, valuteremo quando sarà pronto, ma va da sé che il momento non è vicino,” aggiunse il capo. “Inoltre, Miroku è molto benvoluto e ci fidiamo tutti di lui e delle sue capacità di giudizio. È stato lui a trovare la sua famiglia e a offrirgli un posto da noi se fossero disposti a fare la loro parte; ci ha assicurato che non ci fosse motivo di diffidare e gli abbiamo creduto subito.”

A Kagome si riempirono gli occhi di lacrime nel sentire quelle parole così sincere e abbassò subito il capo cercando di asciugarsele senza farsi notare, ma era pressoché impossibile. Dopo aver sentito tutto ciò che dicevano sul suo conto e aver saputo che avevano scacciato la sua famiglia da quella che era stata la loro casa per generazioni le sembrava incredibile che esistessero ancora persone capaci di così tanta bontà.

Calò il silenzio su di loro e Sota le strinse la mano cercando di confortarla mentre Inuyasha, dall’altro lato, combatteva contro i suoi istinti per non fare lo stesso. Accanto a lui, Miroku lo osservava agitarsi divertito, capendo in parte il motivo della sua ansia.

“Non c’è bisogno di provare vergogna, Kagome-sama,” le disse Sango. “Siamo veramente dispiaciuti degli eventi che l’hanno spinta a commuoversi per così poco.”

Il padre annuì d’accordo. “Avevano cominciato ad accennarci la situazione ma c’è stato poco tempo e poi siete arrivati voi.”

Kagome si asciugò le guance un’ultima volta e poi alzò finalmente il capo, mostrando gli occhi arrossati. “Scusate,” mormorò ancora prima di schiarirsi la gola. “Vi prego, datemi anche del tu, non sono nemmeno una vera sacerdotessa; il mio addestramento è stato interrotto quando ho lasciato il villaggio.”

“Potrei sapere perché?” si intromise Miroku, guardandola interrogativamente. “Il potere spirituale che sento provenire da te è altissimo. Senza completare l’apprendistato potrebbe essere pericoloso gestirne così tanto.”

Prima che potesse rispondere, il nonno lo fece al posto suo, contrariato ancora da tutti gli eventi. “Mia nipote è stata allenata fin dalla tenera età per diventare capo sacerdotessa; il giorno in cui nacque quella all’epoca in carica venne a trovarci affermando che aveva sentito un’energia pura e forte come mai e che Kagome si sarebbe rivelata così potente da rivaleggiare un giorno Midoriko-sama.”

Tutti nella stanza trattennero il fiato, sorpresi; anche Inuyasha aveva sentito quel nome e suo padre gli aveva anche raccontato di aver conosciuto la famosa guerriera.

“Personalmente, ho sempre creduto che Kagome ne fosse la reincarnazione, ma non possiamo provarlo con certezza. Quel che posso dirvi, però, è che non ha mai deluso le aspettative di nessuno e si è sempre messa a disposizione del prossimo,” continuò, fiero.

“A maggior ragione, se mi permette, non capisco come mai possa aver deciso di interrompere i suoi studi,” si intromise ancora Miroku.

“Ci stavo arrivando, giovanotto,” bofonchiò Ichiro. “E rientra anche nel racconto che vi dobbiamo.” Tutti annuirono e lo lasciarono parlare. “Kagome era promessa in sposa a un altro ragazzo del nostro villaggio – un’anima buona e molto innamorata,” fornì. “Potrà sembrarvi strano, ma nessuno ha mai avuto dubbi sul fatto che il matrimonio potesse intaccare la sua risorsa di energia. Alcuni oggi credono che se l’anima è abbastanza pura, non serva esserlo nel corpo – ovviamente, non tutti sono d’accordo e questo ha scatenato voci contraddittorie.”

“Oh, immagino bene,” aggiunse Miroku che si stava dimostrando incapace di starsene zitto. “Nel mio vecchio villaggio non molti erano d’accordo con la mia decisione di sposare la dolce Sango, ma come vede non ho avuto alcun problema.”

Il nonno gli lanciò un’occhiataccia. “Vedo, vedo, come vedo che hai interrotto di nuovo il mio discorso.”

Inuyasha, Sota e un altro ragazzino che Kagome immaginò fosse il figlio del capo ridacchiarono, ma almeno il primo tentò di mascherare le risate con dei colpi di tosse. Miroku gli diede delle gomitate nei fianchi in risposta e il nonno li zittì ancora prima che i loro bisticci da bambini potessero intensificarsi.

“Come stavo dicendo,” ricominciò, “non tutti erano d’accordo, ma Kagome era amata dalla maggior parte della comunità ed era stato facile ignorare le poche voci maligne. Tuttavia, a pochi giorni dalle nozze che avrebbero dovuto tenersi proprio oggi,” tutti spostarono lo sguardo verso Kagome che aveva di nuovo il capo calato e poi tornarono da Ichiro, “il povero Hojo ha incontrato una fine che definirei... crudele.” Strinse i pugni sulle gambe, ma per il resto continuò a mantenere il suo contegno, a differenza di qualcun altro.

“NO!” esclamò Miroku a voce alta; Sango in tutta risposta lo schiaffeggiò dietro la nuca per farlo smettere. Funzionò subito e Kagome immaginò fosse una cosa più comune di quel che sembrava dalle reazioni della sua famiglia.

Il nonno la ringraziò, ma prima che potesse riprendere, Koji gli chiese il permesso di aggiungere qualcosa dopo aver lanciato un’occhiata di sfuggita al mezzo demone. “Considerando la presenza di Inuyasha in questa storia – sebbene non l’abbiate ancora nominato – e le voci che ci sono arrivate, posso immaginare il responsabile di un’azione così riprovevole. Dico bene?” Inuyasha fece una smorfia ma annuì: sapeva quali erano le opinioni su Sesshomaru tra gli sterminatori. “Purtroppo ci erano giunte notizie di qualche altra sua azione. Permettetemi di offrirvi le mie più sentite condoglianze.”

La famiglia accettò e poi Ichiro riprese. “Oltre al fatto che mia nipote fosse molto provata dall’accaduto, coloro che non erano molto contenti di lei e non lo avevano mai nascosto hanno cominciato a diffondere-” prese una pausa e si schiarì la gola, “a diffondere certe voci sulla sua presunta sfortuna.” Un singhiozzò provenne dalla madre di Kagome lì accanto e il nonno le colpì affezionatamente il ginocchio per confortarla. “Può comprendere che l’effetto non è stato positivo, soprattutto all’interno di una comunità provata da un simile evento e per calmare gli spiriti il capo villaggio... lui,” Ichiro strinse ancora di più i pugni tanto che le nocche gli divennero bianche, “ha accettato di dare Kagome in sposa a un uomo che abitava ai margini ed era altrettanto malvisto per le voci sulla morte della sua prima moglie. Quando la mia nipotina ci ha lasciati, ci è stato ugualmente intimato di fare lo stesso perché, secondo loro, ormai una nube di sventura incombeva su di loro a causa nostra,” concluse. “Questo è accaduto ieri e un po’ di tempo dopo abbiamo incontrato suo figlio.”

“Una nube tanto fasulla quanto quella vista da Miroku ogni volta che voleva scroccare un pasto gratuito e un posto per la notte all'epoca in cui viaggiavamo insieme,” sbuffò piano Inuyasha lì accanto.

“Mi duole dire che comprendo benissimo le condizioni: è capitato anche a noi di dover scacciare persone dal villaggio che avevano intrapreso la via sbagliata, ma è chiaro, da quanto dice Miroku, che non è il vostro caso,” affermò sicuro Koji ora che il racconto era per lo più concluso. Poi si voltò verso Kagome. “A questo punto, sono più che lieto di proporti di diventare parte di questa nostra comunità, se vorrai, per riunirti di nuovo alla tua famiglia. Miroku non avrà problemi a trovare un mentore adatto al tuo apprendistato e qui abbiamo un piccolo tempio che potrai gestire insieme a tuo nonno. Inoltre, come avrai capito, anche mia figlia – nonostante non sia usuale – prende attivamente parte alle missioni e, se in futuro te la sentirai, potrai fare lo stesso. Le doti di sicuro non ti mancano e a noi non dispiacerà affatto averti dalla nostra parte,” propose.

Inuyasha si irrigidì immediatamente immaginando gli scenari peggiori. Era pur vero che Kagome aveva accettato di conoscerlo ed eventualmente sposarlo come previsto, ma sarebbe venuta meno alla parola data ora che aveva una soluzione così allettante a sua disposizione, una che non prevedeva unirsi ad un essere impuro come lui? Dal suo improvviso pallore, Kagome percepì cosa gli frullava per la testa e, cercando di non attirare l’attenzione, gli sorrise e scosse leggermente la testa per fargli intendere che non avrebbe accettato. Tuttavia, prima che potesse dire lo stesso al capo villaggio, fu ancora una volta suo nonno a parlare.

“Si sarà chiesto come mai, dopo essere stata promessa in sposa una seconda volta, mia nipote abbia lasciato il villaggio, Koji-sama.”

“Beh, sicuramente. Ma in situazioni simili l’onore non è tutto,” rispose serafico.

“Ben detto, lei mi piace sempre di più,” annuì Ichiro, sincero. “Ma non è quello il motivo. Vede, Inuyasha qui è stato mandato da suo padre per compiere le dovute riparazioni e, tra queste, ha voluto offrire delle prospettive di vita migliori alla nostra Kagome che io non ho potuto rifiutare, soprattutto dopo avergli letto nell’anima. Sapete, non sarò un sacerdote potente, ma ho quel che basta per potere giudicare le persone.”

Koji annuì, preso dal racconto, serio, ma Miroku stava cominciando a collegarlo alle varie reazioni di Inuyasha e faceva ormai fatica a contenersi. Il mezzo demone, invece, stava scuotendo la testa, sapendo che nessuno lo avrebbe salvato e sarebbe stato presto nelle grinfie del monaco.

“Si è offerto di sposare Kagome e portarla via da lì,” concluse. “Quindi, come può comprendere, il suo posto non è qui, ma accanto al suo promesso sposo.”

Sango, che come suo marito aveva un ottimo rapporto con Inuyasha, trattenne il fiato e poi si commosse contenta per entrambi, mentre Miroku stava tentando in tutti modi di infastidire l’hanyou ora rosso come un peperone. “Lo sapevo; quella tua reazione di prima non era assolutamente normale. Quindi volevi nascondere la tua bellissima fidanzata, eh? Non si fa così con gli amici; sono offeso!” Poco dopo, il monaco fu messo k.o. dalla moglie che fece le sue congratulazioni insieme al resto della sua famiglia.

“Questa è un’ottima notizia,” esclamò il capo villaggio. “Con Inuyasha siete in buone mani: tante volte, in passato, c’è stato di aiuto e abbiamo collaborato insieme a lui e suo padre. Certo, suo fratello è colui che vi ha spinto in questa spirale di brutti avvenimenti, ma potremmo dire che non tutti i mali vengono per nuocere. Permettetemi di bere in nome di questa unione,” disse. “Sango, saresti così gentile da recuperare la nostra riserva speciale di sakè? L’occasione lo richiede assolutamente.”

Poco dopo, attorno ai due ancora rossi fino alla punta delle orecchie, tutti brindarono in loro onore e l’aria, che prima era stata funesta a causa dei racconti, si alleggerì di conseguenza.

E alla fine della giornata, quando Inuyasha e Kagome lasciarono il villaggio, lo fecero da soli nonostante la loro missione era stata portare al palazzo la famiglia di lei. Il nonno aveva assicurato che avrebbe incontrato con piacere i genitori del mezzo demone, ma che per il momento preferivano riposarsi e ambientarsi dopo i disordini degli ultimi giorni. Avrebbero mandato una lettera per informarli appena pronti e loro sarebbero tornati a prenderli e, in quell’occasione, avrebbero discusso anche dell’organizzazione del matrimonio – argomento che ancora imbarazzava i due promessi, com’era naturale. Kagome non ebbe problemi ad accettare quelle spiegazioni dopo essersi assicurata che si sarebbero mantenuti in contatto e che lì erano del tutto al sicuro.

Tuttavia, quando abbandonarono quella radura, tutta la felicità che aveva provato quel giorno nel riabbracciare i propri familiari sparì ingoiata da un presagio che era sempre stato lì ad aspettare il suo momento e che ora la lasciava in ansia e agitata. Aveva idea che, ben presto, avrebbero sentito nuovamente parlare di Onigumo e che la sua scomparsa non fosse, in realtà, alcuna buona notizia.





N/A: Salve a tutti!
Spero che il capitolo, insieme all'introduzione degli sterminatori, vi sia piaciuto e di leggere presto i vostri pensieri.

Un bacio e a presto ^^.
   
 
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