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Autore: Aihara Kotoko    15/09/2022    2 recensioni
"Facevano l’amore incatenando gli sguardi e le labbra per lunghi, densi minuti, e spingendo le unghie nella pelle fino a graffiarsi. In quelle notti, l’amore era una richiesta, una preghiera, una promessa."
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rapporto tra Inuyasha e Kagome era tutt’altro che idilliaco, la loro relazione ben lungi dall’essere perfetta. Non lo era stata ai tempi della ricerca dei frammenti della sfera, quando si erano promessi, nonostante fantasmi del passato e gelosie, di rimanere l’una accanto all’altro e di proteggersi a costo della vita. E non lo era ora che, dopo 3 anni di sofferta lontananza, si erano riuniti grazie alla (fortunata) riapertura del posso mangiaossa.

Sfumata l’iniziale, piacevolmente inaspettata gioia dovuta al ricongiungimento, che li aveva portati per mesi a vivere senza mai allontanarsi troppo l’uno dall’altra come fossero fisicamente inseparabili, l’apparente idillio era stato incrinato da incomprensioni e conseguenti litigi.

E così erano iniziati i giorni in cui i due evitavano deliberatamente di parlarsi per ore intere, limitandosi a scambiarsi sguardi feriti di rabbia e risentimento, entrambi punti da una improduttiva discussione nata per i motivi più banali e poi sfociata in una reciproca incomprensione. E non importava quanto Sango e Miroku - ormai una coppia ben assestata – facessero presente a entrambi che l’orgoglio non li avrebbe portati da nessuna parte, la risposta consisteva sempre in una occhiata torva combinata ad un sonoro “sono affari miei”.

Salvo poi ritrovarsi, al tramonto, ora che segnava la fine degli impegni giornalieri del villaggio, nella dimora che qualche anno prima Inuyasha aveva messo su pensando a lei. Viso a viso, a guardarsi nuovamente negli occhi con dolcezza e rammarico, prima che le mani tornassero a sfiorarsi e i corpi si ricongiungessero in un abbraccio caldo e agognato per ore, mentre le labbra si schiudevano in un imbarazzato e docile “scusa”.
Inuyasha non le avrebbe mai permesso di andare a dormire senza prima guardarla negli occhi e sfiorare le sue labbra con le proprie, anche quando le discussioni più pesanti facevano fatica a dissiparsi, aleggiando nell’aria oltre il limite del giorno. Non le avrebbe mai permesso di sfuggire al suo abbraccio nella notte, non dopo gli anni di forzata distanza. E Kagome, ne era consapevole, non si sarebbe mai sottratta a lui, anche quando non aveva fatto altro che volerlo evitare per tutta la giornata.

Inuyasha e Kagome discutevano. Oh, eccome se discutevano. I primi tempi passavano minuti interi, a volte ore, alzando la voce l’uno contro l’altra nel tentativo di farsi sentire, e di sentirsi capiti. Poi si accorsero che, più che benefici, il metodo non faceva altro che generare maggiore frustrazione. Così presero l’abitudine di sedersi - rigorosamente di fronte al piccolo focolare nella loro dimora o al suo ingresso, nel silenzio del cielo stellato - non appena fossero stati entrambi pronti per parlare e aprirsi all’altro. A volte Kagome posava la testa sulla sua spalla, in una tacita (ma evidente) dichiarazione di intimità e fiducia. Altre volte era Inuyasha ad accarezzarle delicatamente la mano e a portarsela al petto mentre, con uno sforzo, si spogliavano entrambi dalla facciata di ostentata sicurezza e dall’orgoglio ostinato, confidandosi dal profondo del cuore.

Ma, nonostante tutto, due cose rimanevano e sarebbero rimaste invariate: quando Kagome piangeva disperata per la mancanza della sua famiglia, scossa da una paura e da un’insicurezza che le attanagliavano il cuore, Inuyasha sarebbe sempre stato pronto a stringerla a sé con tutte le forze di cui disponeva, sussurrandole che no, nessuno l’avrebbe mai dimenticata, e loro avrebbero trovato insieme un modo di ritornare nel suo tempo. E quando Inuyasha si svegliava di soprassalto, in preda agli incubi della solitudine e del rimorso, lei era pronta ad accarezzarlo, sfoderando il tono di voce più dolce e rassicurante che lui avesse mai sentito dopo quello di sua madre, e a ricordargli del suo coraggio, della sua gentilezza, di come in passato avesse fatto di tutto per salvare Kikyo e di come continuasse a dare il meglio per ogni persona in difficoltà.

Talvolta, era inevitabile, finivano a fare l’amore, con le lacrime agli occhi, stringendosi in una morsa passionale e quasi soffocante, ma altrettanto bramata, necessaria come l’aria. Facevano l’amore incatenando gli sguardi e le labbra per lunghi, densi minuti, e spingendo le unghie nella pelle fino a graffiarsi. In quelle notti, l’amore era una richiesta, una preghiera, una promessa.

Quella di non lasciarsi, mai.
 
 

(Titolo probabilmente provvisorio)
Questa storia molto breve è stata scritta qualche mese fa, a poca distanza dall’ultima ff pubblicata nella stessa sezione. Ho sempre esitato nel pubblicarla perché mi sembra molto poco pretenziosa e imperfetta. Tuttavia, oggi ho voluto trascriverla per tagliare la testa al toro e pubblicarla per quello che è. Perché dovevo scrivere un saggio per una borsa di studio ma mi sentivo piuttosto bloccata nella scrittura, e per ricordarmi che la vita è molto più semplice di come a volte mi sembra che sia. È bello poter filtrare la realtà attraverso le parole, a volte. Come ho già spiegato a qualcuno, Inuyasha e Kagome mi ricordano in molti aspetti me e il mio ragazzo, perciò tendo a interpretarli e a scrivere di loro attraverso la mia esperienza e la mia relazione. Spero comunque di aver tenuto compagnia a qualcuno. Be safe.

   
 
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