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Autore: LadyPalma    17/09/2022    3 recensioni
| Storia partecipante alla challenge "Un Diamante è per una sola Stagione" indetta da Severa Crouch sul forum "Ferisce più la penna".
Bridgerton!AU Dolores/Alastor
"Non volevo spaventarvi, ma insomma sì, dicevo che tanto vale prenderlo quel pezzo di torta in più, tanto se non vi hanno invitata a ballare finora non lo faranno di certo un'ora dopo l'inizio della serata".
"Hem hem, forse non ballerò questa sera ma perlomeno ho entrambe le gambe per farlo".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Albus Silente, Andromeda Tonks, Dolores Umbridge
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 2

 


 

Gentili lettori, chi è più felice di Miss Umbridge in queste piovose giornate inglesi? Un viavai di scapoli più o meno dorati (in una scala che va precisamente dal visconte Sirius Black a Peter Minus, lo spiantato ultimogenito dei falliti conti di Essex) si presentano puntualmente all'ora del tè in Casa Umbridge pronti a porre i loro omaggi al Diamante della Stagione e sono tanti, basta contare i variopinti ombrelli! Tra di loro, l'autrice non può fare a meno di menzionare anche il duca irlandese Gilderoy Allock, il libertino che in brevissimo tempo ha fatto già parlare di sé, soprattutto per le sue invincibili doti letterarie (prego di consultare gli scorsi numeri delle Cronache mondane, se non siete aggiornati!). Oh, come si sono ribaltati gli eventi!, l'autrice sarebbe pronta a credere nell'esistenza della magia, ché soltanto il ricorso a un sortilegio antico o a una bacchetta magica potrebbe spiegare un simile cambio di rotta nelle fortune di Dolores. Per parte sua, la vostra Autrice si limita a soffiare sul Diamante altra polvere di fata, in attesa di scoprire chi sarà il prescelto con cui coronare il sogno d'amore…

 

Alastor Moody sollevò lo sguardo con una smorfia. Dannazione!, si ritrovò ad esclamare ad alta voce, ripiegando malamente l'opuscolo che aveva tra le mani. Doveva essersi ridotto proprio male se per trascorrere il tempo indugiava a leggere quella sciocca rivista non ufficiale di gossip! Ma del resto cos'altro poteva fare nella situazione in cui si trovava? Sirius Black, Peter Minus, Gilderoy Allock – e, aggiungeva in più rispetto all’articolo, Fabian Prewett, Rabastan Lestrange, Edgar Bones, quel cafone rivestito di Mundungus Fletcher : lui li aveva visti tutti sfilare uno ad uno nel salotto di Casa Umbridge, lo stesso dove al momento era incastrato anche lui. Non per corteggiare Miss Umbridge, ovviamente, ma come semplice accompagnatore di suo nipote Barty, il futuro erede del ducato, un tipo che, tra il gioco d'azzardo e le avventure non proprio galanti, necessitava di essere tenuto sotto stretta sorveglianza.

Da osservatore esterno, aveva avuto modo di avere un'immagine privilegiata dell'argomento di cui tutti parlavano: Dolores Umbridge circondata da fiori di colore rosa, vezzeggiata da poesie vomitevoli scarabocchiate sul momento e da complimenti che, anche in un altro luogo, Alastor avrebbe trovato sempre fuori luogo. Gli uomini erano tutti tronfi, esagerati, impostati, e lei se ne stava seduta con la schiena perfettamente dritta, un sorriso congelato sul volto, e un'espressione da agnellino indifeso. Puah! Falsi loro, e falsa lei. Il mercato matrimoniale era un autentico circo, questa ne era l'ennesima prova, un circo a cui lui aveva rinunciato da tempo di prendere mai parte. Dal suo punto di vista, era palese che nessuno di loro era realmente interessato a lei per nessun motivo (né romantico, né economico) e che essere lì era semplicemente un modo per farsi notare e per dare il proprio sostegno al re nella sua decisione; così come d'altronde era palese che la ragazza stesse mostrando soltanto una maschera, nella speranza che almeno uno di tutti quegli uomini decidesse di tradurre quel corteggiamento di facciata in una proposta autentica. Senza rendersene neanche conto, si ritrovò a scoppiare a ridere di gusto – casualmente proprio mentre Gilderoy Allock terminava di leggere la sua ultima poesia, che decantava tra l’altro la sua bellezza e non quella della destinataria.

"Oh, scusate, fate pure come se non ci fossi" disse ridacchiando ancora, nel ritrovarsi decine di sguardi addosso, prima di infilarsi in bocca tre tartine tutte insieme senza ricevere per questo neanche un'occhiata di disapprovazione. Il privilegio di essere il cugino del re, supponeva. "Se hai finito di fare il buffone, potremmo anche levare le tende" disse poi a bassa voce al nipote che non si fece ripetere due volte l'esortazione.

E forse la storia sarebbe stata completamente diversa se la pioggia non fosse ricominciata o se gli altri scapoli non li avessero presi come esempio e non si fossero allontanati pian piano anche loro. Perché, dopo un primo pezzo di strada, colpiti da un nuovo scoppio di pioggia, il duca e suo nipote si resero conto di aver lasciato i loro ombrelli a Casa Umbridge. Imprecando, Alastor piantò il nipote in mezzo alla strada e decise di tornare dentro l'abitazione, vincendo al contrario la corrente della folla che stava uscendo proprio in quel momento.

"Domando scusa ma…"

Una volta arrivato con fatica al piano superiore ed essersi introdotto senza essere annunciato nel salotto, si ritrovò semplicemente pietrificato di fronte allo spettacolo che gli si palesò davanti. La signorina Umbridge se ne stava con la testa reclinata sullo schienale della poltrona e con il décolleté pericolosamente esposto, tanto che l'orlo della scollatura era arrivato all'altezza dei capezzoli, mentre si sventolava energicamente con un ventaglio. Ma la cosa ancora più sconvolgente fu che, invece di scattare a ricomporsi nell'udire la sua voce, continuò imperterrita nei suoi movimenti – secondo Alastor ai limiti della decenza.

"Ah, siete soltanto voi" disse semplicemente, enfatizzando quella dichiarazione di tranquillità accavallano le gambe e scoprendo anche le caviglie.

"Signorina, ricomponetevi, per l'amor di Dio!" esclamò lui, tentando (senza troppo impegno) di distogliere lo sguardo. "Sono pur sempre…"

Confusa, Dolores assunse lentamente una postura più composta. "Siete pur sempre cosa?"

"Un uomo, signorina, sono un uomo e voi non potete…" Di fronte allo sguardo ancora sorpreso di lei, Alastor sbuffò sonoramente e si ricordò convenientemente il motivo per cui era venuto. "Gli ombrelli, abbiamo dimenticato i nostri ombrelli".

"Oh" sospirò lei, prima di aprirsi lentamente in uno dei suoi soliti sorrisi eccessivi, unito a quella velenosa ironia che per tutto il pomeriggio si era imposta di non usare con i potenziali fidanzati. "Mi spiace abbiate fatto tutta questa strada in più con questa gamba, magari la prossima volta vostro nipote potrà venire senza un accompagnatore così non vi affaticate troppo".

Alastor la mandò al diavolo senza ulteriori cerimonie e si diresse rapidamente, per quanto rapidamente consentisse la sua gamba di legno, verso l'uscita. Soltanto una volta arrivato a casa e trangugiato due bicchieri di scotch, si rese conto di che cosa lo avesse irritato così tanto di quella scena. Anzi, no, non era irritato e neanche scandalizzato, era piuttosto un'altra la sensazione che aveva provato, una sensazione che non provava da anni e anni e che per questo stentava a riconoscere: vedendo quella ragazza mezza nuda e sentendola poi offenderlo (per la seconda volta) con una cattiveria immotivata… si era sentito incredibilmente eccitato.
 

 




 

Il duca aveva giurato a se stesso che non si sarebbe più recato a Casa Umbridge, eppure due giorni dopo era di nuovo lì a partecipare a quella farsa che pure intimamente disapprovava. La situazione non era cambiata di una virgola: le stesse presenze scialbe e anonime, gli stessi convenevoli vuoti e finti, la stessa ape regina, piccola e rosa, al centro di quello sciame confuso. Fiori su fiori, poesie su poesie, senza reale altro motivo che sperare di essere citati da Lady Whistledown o celare il reale interesse amoroso verso un’altra dama. Alastor si era accorto in poco tempo che, in effetti, lui era l’unico che la guardava davvero – così come del resto lui era l’unico che lei non degnava mai di attenzione. Di solito era una condizione che trovava perfettamente di suo gradimento, ma c’era qualcosa in quella mancanza di attenzione che lo faceva innervosire oltre misura, e dunque si ritrovò ben presto a fare un’altra cosa che non rientrava nei suoi di solito: attese finché tutti gli ospiti non se ne furono andati uno ad uno, esortò il suo stesso nipote ad andarsene in qualche bordello, e infine fece in modo di restare ancora un po’ in Casa Umbride, questa volta di proposito, senza neanche la scusa di un ombrello.

“Ancora qui, Lord Moody?” lo apostrofò lei, non nascondendo la sua sorpresa nel ritrovarsi ancora una volta sola in sua presenza.

“Già, vi pregherei di attendere questa volta la mia partenza prima di cominciare a denudarvi” rispose lui prontamente, con palese divertimento.

Lei ebbe la decenza di arrossire e balbettare qualcosa di confuso, reazione che lui interpretò come una piccola vittoria. Tuttavia, non impiegò molto tempo a riprendere il controllo, “Ehm, comunque, non avete ancora spiegato il motivo della vostra… permanenza. Avete dimenticato un parasole questa volta, forse? È stata una splendida giornata soleggiata oggi, dopotutto…”

Il duca arricciò le labbra, stringendosi nelle spalle con aria di noncuranza. “Semplice curiosità, a dire il vero. Ero curioso di vedere se le labbra vi sarebbero cadute a furia di sorridere come una completa idiota”.

Dolores spalancò gli occhi con aria indignata. “L’idiota siete voi”, ribatté alzando di un’ottava la sua voce già acutissima, “magari siete voi che dovreste provare a sorridere ogni tanto, a dire qualcosa di garbato, a… non lo so, a comportarvi in modo civile. Io l’ho sempre detto: il sangue evidentemente non è tutto, sarete anche il cugino del re ma siete comunque un villano!”

Alastor rimase per qualche istante senza parole, non era mai stato insultato nella sua vita in maniera così esplicita (neanche da lei nei precedenti incontri!) e la cosa lo fece scoppiare a ridere sonoramente di gusto. “Ah, eccovi qui, ecco di nuovo la velenosa, acida, schietta lady che siete quando nessuno vi guarda. E questo mi porta a chiedere: come mai siete una tenera gattina spaurita davanti a tutti quei bambocci e tirate fuori gli artigli solamente con questo villano qui?”

“Voi non vivete a Mayfair e non siete coinvolto nel mercato matrimoniale, che interesse avrei nell’essere, ehm per forza, gentile con voi?” replicò lei, con fin troppa fretta, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E, in effetti, nel suo mondo lo era. Tutti i gentiluomini e le dame conducevano da sempre lo stesso gioco di schermaglie e finzioni: gli uni dovevano essere cortesi e galanti, le altre graziose, accondiscendenti, gentili. Lei, Dolores, non faceva eccezione, anzi, era perfino eccessiva nelle rigide regole dell’apparire; eppure, allo stesso tempo, era l’unica donna che sembrava fare uno sforzo, l’unica che a uno sguardo attento lasciava rivelare tutto il marciume, l’insofferenza e il veleno sottostante. Era semplicemente la più falsa e la più autentica di tutte, nessuna via di mezzo. Lady Umbridge odiava quella società tanto quanto lui, si ritrovò a concludere, la differenza era che lei non poteva permettersi di voler rinunciare a farne parte.

Entrambi rimasero in silenzio a scrutarsi per attimi interminabili, quasi come due contendenti prima dell’inizio di un duello. Ma, all’ultimo, lui decise di deporre la sua arma e di abbozzare un sorriso, uno raro, incerto, uno non fatto per forza.

Voi. Mi incuriosite voi, dopotutto” mormorò, parlando quasi tra sé e sé, per poi tornare a guardarla negli occhi. “Sarebbe un peccato se accettaste di sposare uno di quegli idioti, lo sapete?”

Dolores sussultò colta di sorpresa, e ad Alastor parve quasi che la sua espressione si fosse addolcita. “State dando dell’idiota anche a vostro nipote?”

“Sopratutto a mio nipote!”

Invece di sorridere per la battuta (non troppo scherzosa), Dolores si morse un labbro con espressione quasi triste. “Nessuno di loro mi chiederà davvero di sposarmi, in ogni caso” disse poi in tono stanco. La sincerità: ecco un’altra dote che esce fuori, del resto, quando non si vuole impressionare nessuno.

Alastor riacciuffò il suo bastone, decidendo che la sua missione, qualunque fosse, in fondo era compiuta. Non uscì tuttavia senza avere l’ultima, onesta, parola: “Spero per voi che nessuno lo farà, in effetti”.


 

Gentili lettori,

la vostra Autrice vi scrive con un pizzico di delusione: la favola del Diamante della Stagione sembra concludersi più in fretta del previsto, e non possiamo dirci troppo felici della scelta. Lady Dolores Umbridge non è propriamente ciò che si chiama una bella ragazza, tuttavia non è un mistero che la sottoscritta l’aveva presa ormai in simpatia, e di certo saremo tutti concordi nel dire che meritava qualcosa di più del signor Peter Minus, carente di ricchezza quanto di doti personali. Nonostante l’afflusso di corteggiatori, quella dell’ultimo figlio di Essex è stata l’unica proposta ad essere arrivata formalmente alle orecchie di Orford Umbridge e, dunque, fatalmente quella ad essere presto accettata.

Su note molto più interessanti, il nostro occhio di falco segnala l’interesse ormai palese che il dottor Piton nutre nei confronti di Miss Burbage, che però è stata avvistata danzare per due volte di seguito con Mr Lupin all’ultimo Ballo dei Weasley. Sarà forse in arrivo un nuovo duello? Amiamo vedere lo sfortunato dottore coinvolto in triangoli amorosi, per quanto siamo certi che lui non è della stessa opinione…

   
 
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