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Autore: Nao Yoshikawa    18/09/2022    3 recensioni
[ToshiInko + child Izuku]
«Questo fa un po’ ridere. Lo sai? La mia mamma di solito è sempre triste. Adesso invece l’ho vista con un sorriso grande così» Izuku allargò le braccia. «Forse deve essere grazie a te. Tu le vuoi bene, vero?»
Toshinori allungò una mano e gli accarezzò i capelli.
«Io alla tua mamma voglio davvero tanto bene. E voglio renderla felice.»
Quando gli sfiorò i capelli, Izuku sentì qualcosa di familiare. Vide qualcosa di estremamente eroico in quell’uomo così fragile.
Non aveva mai incontrato nessuno che volesse così bene alla sua mamma tanto da volerla rendere felice. Era una cosa bella.
«Anche io!» disse Izuku. «Facciamolo tutti e due, allora.»
Questa storia partecipa alla Challenge “Puoi scriverlo, ma a queste condizioni” indetta dal forum Siate Curiosi Sempre.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: All Might, Inko Midoriya, Izuku Midoriya
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In un giorno di neve rosa


Da questa mattina, la città si è colorata di rosa: è la prima volta che si assiste ad una nevicata del genere. La neve rosa è infatti tipica di zone come la Groenlandia e questo fenomeno avviene a causa dei pigmenti di alcune alghe che…
 
Inko ascoltava il telegiornale. Il volume era talmente basso da essere appena udibile, ma non voleva rischiare di svegliare Izuku in nessun modo: ci aveva impiegato tanto per farlo addormentare.
Non si era ancora affacciata alla finestra e non aveva ancora visto con i suoi occhi la bellezza e la stranezza della neve rosa che, come un manto, si era poggiata sulla città. In realtà, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era suo figlio.
Izuku si era addormentato con le guance ancora umide di lacrime e il respiro pesante. Quell’inverno si era preso una polmonite terribile e Inko gli stava addosso, monitorandolo ogni istante. Doveva fare attenzione che prendesse tutti gli antibiotici e, soprattutto, che respirasse. Izuku era in genere un bambino buono e allegro, ma in quei giorni se ne stava a letto mogio, reclamando le sue attenzioni ventiquattro ore su ventiquattro. E per Inko, che era sola e che era sempre stata molto apprensiva, era difficile essere forte e affrontare una situazione come quella. Accarezzò la testa del bambino. E dire che mancava qualche giorno a Natale, non avrebbe voluto passarlo così.
«Mamma?»
Izuku aprì gli occhi e tossì. Stringeva il suo pupazzo preferito, raffigurante il suo eroe preferito, All Might. Cucito e ricucito mille volte, era un fedele compagno di giochi.
«Oh, Izuku. Continua pure a riposare» Inko si avvicinò e con dolcezza continuò ad accarezzargli i capelli. «Hai fame? Sete? Ti andrebbe di mangiare qualcosa?»
Izuku annuì, stringendosi al petto il pupazzo. A causa della forte tosse non era riuscito a nutrirsi decentemente in quei giorni, ecco perché Inko si era subito prodigata per preparargli qualcosa di caldo. Alla televisione parlavano ancora del bizzarro evento della neve rosa, ma per la donna quello costituiva solo un sottofondo come un altro. Quei giorni erano difficili rispetto agli altri. Essere la madre di un bambino di cinque anni e doverlo crescere da sola non era facile a priori, ma quando capitavano momenti del genere come una malattia fastidiosa, tutto sembrava peggiorare. Sospirò mentre assaggiava il brodo e guardava alla finestra. Certo, lei non poteva dire essere da sola, non dal punto di vista sentimentale almeno. Ma prima di compiere un passo importante ci avrebbe rimuginato mille volte. Anche perché il destino a volte combinava strani scherzi e lei non si era innamorata di un uomo qualunque.
«Mamma.»
Izuku si era alzato dal letto, malgrado sua madre gli avesse raccomandato di starsene a letto e al caldo. Il bambino aveva gli occhi lucidi e teneva in mano il corpo del pupazzo. Mentre, nell’altra mano, ne teneva la testa. Sembrava essere stato malamente decapitato, ma Inko non se ne sorprese poi molto: quel pupazzo era vecchio e logoro ed era stato ricucito chissà quante volte da lei stessa. Ma era il preferito di Izuku, il che adesso rappresentava un grande problema.
«Oh, tesoro. Fammi un po’ vedere» Inko si inginocchiò, allungando le mani.
«Puoi ricucirlo ancora?» domandò Izuku, singhiozzando. Inko sospirò. In un momento del genere, proprio non ci voleva.
«Mi dispiace, credo che si sia rotto. Del tutto, questa volta. Ma non preoccuparti, troveremo una soluzione.»
Izuku strinse i pugni e iniziò a piangere. Come poteva esserci una soluzione se il suo pupazzo preferito era rotto del tutto?
«Piccolo, non fare così» Inko abbracciò suo figlio. Izuku stava già molto male, non voleva certo farlo stare peggio. «Ascolta, torna a letto adesso. Troverò un modo, promesso. Puoi credermi?»
Izuku annuì, anche se non poté comunque impedirsi di piangere. La sua mamma non mentiva mai e sapeva sempre cosa fare. Doveva fidarsi anche questa volta. Quindi, anche se con il cuore a pezzi, se ne tornò a letto. Inko posò il pupazzo e iniziò a pensare. Nessun nuovo pupazzo avrebbe sostituito quello originale, a causa del grande legame affettivo con suo figlio. No, doveva pensare più in grande. E poi si ritrovò a pensare che poteva cogliere l’occasione e fare una cosa che in realtà avrebbe voluto fare già da un po’. Prese il cellulare e fece una chiamata.
«Toshinori? Non è che potresti venire qui a casa mia? Ecco, sarebbe un’emergenza.»
 
 
E così lo aveva fatto. Aveva davvero chiesto a Toshinori di venire a casa sua. Non doveva farsi prendere dal panico, dopotutto non doveva certo andare suo figlio di cinque anni e dirgli Izuku, io sto con questa persona, questa persona sta con me, ci vogliamo bene e stiamo bene insieme. Ma era comunque nervosa, si trattava del primo incontro. Era però curiosa di sapere come suo figlio avrebbe reagitoo, se con shock, diffidenza. E chissà se lei stava facendo la cosa giusta? Oramai comunque non poteva tirarsi indietro, non le restava che aspettare. Toshinori arrivò dieci minuti dopo la sua chiamata e Inko lo accolse con un sorriso e un dolce bacio. Era da un po’ che non si vedevano, dopotutto essere il più grande degli eroi era un lavoro impegnativo e che portava via molto tempo. Ma in quel momento Toshinori era semplicemente lui, magro e dall’aria fragile, ma pur sempre un eroe.
«Scusa se ti ho chiamato all’improvviso» sussurrò Inko, con le guance arrossate. Si sentiva come una ragazzina, quando era con lui.
«Non fa niente. E poi, non vedevo l’ora di conoscere Izuku. Come sta?»
«Molto male» sospirò. «Si è rotto il suo pupazzo preferito» dicendo ciò indicò il pupazzo decapitato poggiato sul tavolo. Toshinori lo trovò inquietante.
«Sì, capisco. Tu credi che gli piacerò? Dopotutto non saprà che sono All Might. Anche perché in questa forma, nessuno arriverebbe a pensare che siamo la stessa persona.»
«Non preoccuparti, sono sicura che gli piacerai. Seguimi» sussurrò Inko, concitata. In realtà non aveva alcuna certezza, ma non era il caso di far preoccupare ulteriormente Toshinori.
Izuku era seduto sul letto, osservava la neve rosa al di fuori della finestra. Sarebbe stato bello andare fuori a giocare, ma quella brutta polmonite non glielo permetteva. Si sentiva davvero triste, soprattutto adesso che il suo pupazzo preferito era rotto. Avrebbe voluto solo piangere, ma più piangeva e più respirare gli veniva difficile, come se gli bruciassero i polmoni e la gola. E quindi se ne stava lì, con i pugnetti chiusi e le lacrime in bilico tra le ciglia.
«Izuku, piccolo. Vorrei presentarti una persona» esordì Inko entrando nella sua cameretta. Il bambino voltò la testa. Davanti a lui c’era un uomo magrissimo, sembrava vagamente malaticcio. Gli era familiare, per certi versi gli ricordava All Might, con la differenza che All Might era alto, muscoloso e imponente. E di certo era impossibile che si trovasse nella sua cameretta, questo lo sapeva anche lui.
«Amh… ciao. E tu chi sei?» domandò il bambino, un po’ timido, un po’ diffidente.
Toshinori si avvicinò, cauto. Così era quello il figlio della donna che amava. Il bambino fan numero uno di All Might, che lo aveva preso come esempio da seguire.
«Io sono Toshinori, sono un… un amico di tua madre. Lei mi ha chiesto di venire perché sei un grande fan di All Might e...»
«Conosci All Might?!» esclamò, concitato. Poi però tossì, ogni minimo sforzo veniva frenato dal suo corpo. Inko si avvicinò, rimboccandogli le coperte.
«Non ti agitare troppo, Izuku. Ricordati che sei malato.»
E non osava immaginare come avrebbe reagito se avesse saputo che quello lì era proprio All Might. Probabilmente sarebbe svenuto.
«Sì, in effetti io conosco All Might piuttosto bene, piccolo Izuku. Perché ti piace tanto?»
Nonostante le raccomandazioni di sua madre, Izuku non riusciva proprio a non entusiasmarsi. Adesso i suoi occhi brillavano, nonostante tutto.
«Mi piace perché lui arriva sempre a salvare tutti. E lo fa sempre con il sorriso. Io da grande voglio essere proprio come lui. Io ho un sacco di giocattoli ispirati ad All Might… però il mio pupazzo preferito si è rotto» sospirò, sistemandosi meglio sul cuscino.
I bambini erano davvero stupefacenti. Erano in tanti ad ammirarlo, ma le parole di Izuku erano ancora più importanti per lui. Inko li guardava senza intromettersi, pensando a quanto fosse felice che finalmente si fossero conosciuti, che andassero d’accordo.
«Sì, la tua mamma me l’ha detto. Sei molto coraggioso, Izuku. Stai affrontando questa brutta malattia come un vero hero.»
Izuku arrossì.
«A volte piango… ma solo un pochino. Mamma, ci puoi portare da mangiare?»
Inko sollevò le sopracciglia.
«Ma senti. Se vuoi che vi lasci soli, basta dirlo» disse fingendosi offesa.
In effetti Izuku voleva proprio restare da solo con Toshinori e chiedergli tutto ciò che gli veniva in mente.
«Allora sei proprio amico di All Might? Quando lo vedi puoi dirgli che è il mio eroe super preferito? Puoi dirgli che lo saluto? Ah, posso avere un autografo?»
«Certo… ma certo, Izuku. Lui ne sarà molto felice. Adesso però non ti agitare troppo. Se ti si alza la febbre, la tua mamma si preoccuperà e non è il caso» Toshinori abbassò la voce. Sentiva che lui e Izuku fossero già diventati complici. Il bambino sorrise e poi porse un’altra domanda.
«Come conosci la mia mamma?»
Toshinori non si era aspettato quella domanda. Da cosa avrebbe potuto cominciare? Era stata una giornata come quella, ma senza neve rosa. Non era stato un incontro eroico, lui non l’aveva salvata da un pericolo, da una minaccia. Non l’aveva conosciuto come All Might, ma come Toshinori e il resto era poi venuto da sé.
«In realtà, Izuku…. Tua madre per poco non mi investiva con l’auto» ricordò.
Ma era stato comunque un incontro particolare, su quello non c’erano dubbi.
«Davvero?» domandò il bambino, incredulo.
«Davvero. Si è preoccupata che mi fossi fatta male, ma direi che la più spaventata era proprio lei.»
E poi si erano guardati negli occhi ed era scoccata la famosa scintilla di cui tanto si sentiva parlare nei film e nei libri. Da quel momento non si erano più lasciati.
«Questo fa un po’ ridere. Lo sai? La mia mamma di solito è sempre triste. Adesso invece l’ho vista con un sorriso grande così» Izuku allargò le braccia. «Forse deve essere grazie a te. Tu le vuoi bene, vero?»
Toshinori allungò una mano e gli accarezzò i capelli.
«Io alla tua mamma voglio davvero tanto bene. E voglio renderla felice.»
Quando gli sfiorò i capelli, Izuku sentì qualcosa di familiare. Vide qualcosa di estremamente eroico in quell’uomo così fragile.
Non aveva mai incontrato nessuno che volesse così bene alla sua mamma tanto da volerla rendere felice. Era una cosa bella.
«Anche io!» disse Izuku. «Facciamolo tutti e due, allora.»
«Tutti e due? Mi sembra una buona idea.»
Izuku avrebbe continuato a parlare con Toshinori per ore. Nonostante la tosse e la febbre, aveva un sacco di domande da porgergli. Ma dopo aver mangiato e aver preso i suoi antibiotici, finì col crollare. Inko credeva che sarebbe stato difficile, vista l’assenza del suo pupazzo preferito. E invece suo figlio era crollato. Ora stava lì a vegliare su di lui. Era così carino, con l’ombra di un sorriso sulle labbra.
«Sei riuscito a farlo addormentare. Da quando si è preso la polmonite non riesce a riposare molto bene. E nemmeno io» sussurrò Inko, stancamente.
Toshinori le poggiò le mani sulle spalle.
«Se vuoi, posso vegliare io su di lui. Così puoi riposarti.»
«Credo che potrei prendere sul serio questa tua proposta. A quanto pare tu piaci molto a Izuku. Non so perché, ma avevo paura che fosse diffidente.»
«Avevo paura anche io» Toshinori guardò il bambino. «Ma dopotutto, tuo figlio somiglia a te. Quindi non avrei dovuto preoccuparmi così tanto.»
Inko lo guardò con gli occhi che brillavano. Era vero, talvolta si sentiva e si comportava come una ragazzina innamorata. E cosa c’era di male? Dopotutto meritava di innamorarsi ed essere felice.
«No, non dovresti. Grazie di essere qui» sussurrò Inko. Poi si avvicinò e con delicatezza lo baciò. Per quanto le riguardava, voleva rimanere con lui, lo voleva nella sua famiglia.
«Non ringraziarmi, Inko. Io e Izuku andremo molto d’accordo. Stasera si è esaltato molto. Ma mi chiedo come reagirà quando saprà che io sono All Might.»
Inko si mise a ridere.
«Ti prego, aspetta almeno che si sia ripreso per dirglielo. Piuttosto… ti piacerebbe passare con noi il giorno di Natale? Anche gli eroi hanno eroi hanno bisogno di godersi un giorno di festa.»
Toshinori le disse che sì, sarebbe rimasto volentieri. Quella e tutte le volte che voleva.
Ora aveva smesso di nevicare e uno strato di neve stranamente rosa ricopriva le strade e i tetti delle case.

Nota dell'autrice
Questa storia partecipa alla challenge del forum Siate curiosi sempre.
Ho proprio un debole per la ship Toshinori/Inko, specie poi se c'è Izuku così piccino. Il prompt da rispettare era il seguente: 
La prima parte della storia deve svolgersi all'interno delle mura domestiche + uno dei personaggi è gravemente malato + deve essere presente una notizia insolita al telegiornale + uno dei personaggi deve dire la seguente frase: «Credo si sia rotto» + due personaggi si incontrano per la prima volta.
Sono contenta di aver scritto una storia così tenera, con questi personaggi poi era inevitabile. Spero sia piaciuta anche a voi (:
Nao

 
   
 
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